10

Nell’ufficio di polizia trovai McNulty, solo, che se ne stava seduto dietro la scrivania senza far niente, a meno che non riflettesse.

Dissi: «Salve, Mac. Qualcosa di nuovo su Amy?»

«Niente di importante. In questo momento sto aspettando due interurbane, e allora, forse, saprò qualcosa.»

«Una è da Kansas City?»

«No, è già arrivata quella. Ora sappiamo qualcosa di più di lei, ma niente che appaia pertinente od utile. Una delle chiamate che aspetto deve venire da Douglas e riguarda l’autopsia. L’altra è da Seattle. Abbiamo trovato nome e indirizzo dell’ex marito. Ho telefonato alla polizia di là; lo interrogheranno e mi richiameranno.»

«Nome e indirizzo vi sono stati trasmessi da Kansas City?»

«No, li ho trovati qui, prima ancora che Kansas City chiamasse. Il cassiere capo della banca ricorda perfettamente Amy. Non aveva aperto conti correnti, Amy, ma una volta alla settimana incassava un assegno di cinquanta dollari. Ha incassato l’ultimo due giorni fa, il pomeriggio del giorno in cui è stata uccisa; l’assegno non era ancora stato spedito alla banca d’origine, e allora ho copiato i dati. Era firmato… Un momento.» Sfogliò alcune carte e trovò un appunto. «Firmato da Gerald H. Piggott, avvocato, uno — quattordici Reese Building, Seattle. E recava l’annotazione: “Alimenti per conto di J. S. Waggoner”. I ragazzi di Seattle sono al lavoro. Se J. S. Waggoner non figura nell’elenco telefonico, lo troveranno attraverso l’avvocato.»

«Lo sospettate, per caso?»

McNulty si strinse nelle spalle. «Se dovessi pagare a una donna un cinquanta per tutta la vita, sarei tentato anch’io di fare qualcosa. Ma forse è un ricco bastardo che non bada neppure a una cifra del genere.» Si infilò una sigaretta in bocca e l’accese.

«Avete detto di aver ricevuto una telefonata da Kansas City. Novità?»

«Le stesse di ieri sera, con l’aggiunta di qualche particolare di scarsa utilità. Ha abitato due anni all’indirizzo della patente di guida. Hanno trovato altri due posti dove aveva abitato prima, per un anno circa: un albergo e un’altra casa d’affitto. A quanto pare, il suo divorzio era precedente. Non hanno trovato nessuno che conoscesse il marito.»

«Ha lasciato conti in sospeso quando è partita?»

«No, che si sappia. E inoltre aveva lasciato il suo nuovo indirizzo per l’inoltro della corrispondenza — Fermo Posta, Mayville — non solo alla sua padrona di casa, ma anche alla posta stessa.»

«Può darsi che questa sia la chiave dell’enigma, Mac. Se riusciamo a sapere perchè è venuta qui, perchè ha scelto questa destinazione prima di partire, allora…»

Il telefono squillò e mi interruppi. In ogni modo, era evidente quello che stavo per dire.

McNulty sollevò il ricevitore e parlò, poi appoggiò una mano sul microfono e disse: «È Seattle. Se volete ascoltare a una derivazione, mi risparmierete il fastidio di ripetervi tutto poi.»

Andai alla seconda scrivania nell’angolo e sollevai il ricevitore della derivazione. Lo appoggiai all’orecchio in tempo per sentire: «Ecco la comunicazione, signor McNulty,» poi una voce forte e rimbombante: «Signor McNulty? Parla John S. Waggoner. Un tenente della polizia di Seattle che se n’è appena andato mi ha comunicato la notizia che la mia ex moglie è stata assassinata nella vostra città. Ho risposto come meglio potevo a tutte le domande che mi ha rivolto, ed ora senza dubbio egli si metterà in contatto con voi. Ma ho deciso intanto di chiamarvi direttamente. Desidero aiutarvi, nei limiti delle mie forze.»

«Bene,» disse McNulty. «Uh… signor Waggoner, quando avete visto l’ultima volta Amy?»

«Poco più di quattro anni fa, quando è partita di qui alla volta di Reno per ottenere il divorzio.»

«E quando avete avuto per l’ultima volta sue notizie?»

«Non ho saputo più niente di lei dopo il divorzio. La nostra rottura era completa, non ci scrivevamo nemmeno. Il mio avvocato si interessa… si interessava al pagamento degli alimenti. Tramite suo, sapevo che abitava a Kansas City, ma questo è tutto. Non so che cosa facesse là, non so che cosa abbia fatto in questi ultimi quattro anni.»

«Sapevate che un mese fa era venuta a Mayville?»

«No. Se gli è stato notificato il cambio d’indirizzo, il mio avvocato non me ne ha parlato. Anzi, spero di non offendere il vostro orgoglio civico se vi dico di non aver mai sentito nominare Mayville fino a stamattina. E adesso so soltanto che si trova nell’Arizona.»

McNulty disse: «È soltanto una cittadina. Bene, se non potete riferirci niente di recente a proposito di Amy, potete informarci di qualcosa sul suo passato? Ci sono congiunti con i quali potremmo metterci in contatto?»

«Non c’erano congiunti, che lei sapesse. Amy era stata allevata in un orfanotrofio; ignorava persino chi fossero i suoi genitori. Che io sappia, stava a Chicago. Mi ha detto di essere rimasta là… a Chicago, voglio dire, non nell’orfanotrofio… fino a… non ricordo esattamente l’età, ma se non mi sbaglio deve essere stato fino ai vent’anni appena passati.»

«Dove l’avete conosciuta?»

«Qui, a Seattle. Ho sempre abitato a Seattle, io. L’ho conosciuta… vediamo un po’… poco più di sette anni fa; siamo stati sposati meno di tre anni prima del divorzio. Non mi ha mai parlato molto della sua vita dal giorno in cui è uscita dall’orfanotrofio a quello in cui l’ho conosciuta. Non è scesa in particolari, ecco. Ha fatto l’entraîneuse in un locale notturno… la cantante e la ballerina. Poi aveva fatto la ballerina di fila in una rivista. Aveva viaggiato molto. Ma, quando l’ho conosciuta, faceva la guardarobiera in un locale notturno di Seattle.»

«Era già stata sposata precedentemente?»

«No, o almeno mi ha detto di no. E aveva ventotto o ventinove anni. Io ho cinque anni di più.»

«E qual era il suo nome da ragazza, signor Waggoner?»

«Evans. Amy Evans.»

«Uh-uh. E adesso una domanda personale, signor Waggoner, ma in un caso di assassinio bisogna pur rivolgere domande personali. Perchè avete divorziato?»

«Bene, la colpa è stata soprattutto dell’abitudine che Amy aveva di bere troppo. E poi il nostro matrimonio era stato un errore; ce ne siamo accorti prima che fosse passato un anno. Lei beveva sempre di più, al punto di ubriacarsi quasi tutte le sere. E nemmeno a casa, il che sarebbe già stato abbastanza brutto, ma nei bar, dove andava prima che rientrassi dal lavoro per rincasare poi a mezzanotte o magari anche più tardi. La situazione era diventata semplicemente insostenibile. Ma Amy si rifiutava di cercare di smetterla o di limitarsi. Sarei stato pronto a mandarla in una casa di cura, solo che non ne voleva nemmeno sentir parlare.»

«Ma il divorzio deve essere stato pronunciato a suo favore, se siete stato condannato a pagarle gli alimenti. Perchè non siete stato voi a chiedere il divorzio?»

«Forse avrei potuto farlo, ma non me la sentivo di affrontare lo scandalo di un divorzio contestato qui a Seattle. Avrebbe danneggiato il mio lavoro, ed era una cosa che, personalmente, non mi andava di fare. E poi… volevo ancora abbastanza bene ad Amy per non desiderare che cadesse troppo in basso, come sarebbe potuto succederle se non avesse avuto un reddito, sia pure minimo. Ci siamo divisi di comune accordo, ho accettato di passarle un cinquanta la settimana, cifra che posso permettermi, e di pagarle le spese di soggiorno a Reno per il divorzio. Ho messo una condizione, verbale, ma ella l’ha osservata, volevo che non tornasse più a Seattle. Ho pensato che sarebbe stato meglio per tutti e due un taglio netto: non volevo più incontrarla, e non volevo che la incontrassero i miei amici.»

«Uh-uh,» fece McNulty. «È rimasta a Kansas City per quattro anni, il che significa che deve essersi trasferita là direttamente da Reno. Sapete per caso perchè ha scelto proprio Kansas City?»

«No, non ne ho la più pallida idea. Ecco tutto quanto posso dirvi di Amy, e temo non vi sia del minimo aiuto. Ma, già che ci siamo, c’è un’altra cosa. Il tenente con il quale ho parlato mi ha detto che l’assassinio si ricollega a un furto. Amy ha lasciato qualcosa? Denaro in banca o simili?»

«Niente conto in banca qui, signor Waggoner. E nemmeno la polizia di Kansas City, per ciò che la riguarda, ne ha scoperti. E, se nella sua stanza c’erano oggetti di valore, gioielli o altro, sono scomparsi anche quelli. Rimangono soltanto gli abiti e la macchina. Ma la macchina è vecchia, e può valere, come massimo, un paio di centinaia di dollari.»

«Capisco. È precisamente come immaginavo, Amy non era tipo da fare economie, non ha mai pensato al domani. Ma statemi a sentire, signor McNulty: voglio che funerali e sepoltura avvengano in maniera dignitosa, che tutto non si limiti a un semplice trasporto dall’obitorio al campo dei poveri. Voglio che sia sepolta in un normale cimitero e che la sua tomba sia contrassegnata da una piccola lapide. E, naturalmente, sarò io a pagare tutto. Nei limiti del ragionevole… non sono ricco, e di conseguenza non dovete esagerare. Potete prendere accordi con l’impresa di pompe funebri locale, con l’intesa che il conto venga poi spedito a me?»

«Volentieri,» rispose McNulty. «Vorreste fissare una cifra massima, in modo che non si corra il rischio di esagerare? L’impresa sarà certo lieta di sapere quanto siete disposto a spendere.»

«Bene, avvertitela di cercare di restare intorno ai mille dollari. Non è un limite categorico, ma avevo pensato, più o meno, a questa cifra.»

«Benissimo, signor Waggoner. L’impresa vi farà un bel lavoro senza arrivare a tanto. Non costano molto cari i funerali da queste parti. E… avete qualche preferenza a proposito del servizio religioso?»

«Temo che Amy non fosse religosa. Comunque penso che un pastore presbiteriano non guasterebbe. L’orfanotrofio dove è stata allevata era presbiteriano. Ma forse potrebbe andar bene un qualsiasi pastore protestante. E, se la vostra impresa ha una cappella, penso che ella la preferirebbe a un servizio in chiesa. Non vorrei sembrare irriguardoso, ma credo che Amy si sentirebbe piuttosto a disagio in chiesa.»

«Va bene,» disse McNulty. «L’impresa ha appunto una cappella; ci penso io. Volete essere avvertito dell’ora e del giorno dei funerali?»

Ci fu un attimo di esitazione all’altro capo della linea. Poi Waggoner disse: «Non potrei venire lì, e così sarebbe inutile. Mi piacerebbe che ci fosse qualche fiore mio, ma non è il caso di mandarli da qui; provveda anche a questi l’impresa e me li aggiunga al conto.»

«Certo. L’impresa provvederà a tutto. Uh… un’altra domanda soltanto, signor Waggoner. Quando la conoscevate, Amy ha mai fatto ricorso a stupefacenti?»

«Stupefacenti?» La voce si fece più acuta ed assunse un tono sinceramente addolorato. «Mio Dio, no! Non ditemi che Amy si era data agli stupefacenti! Era già un guaio abbastanza grosso l’alcool, nelle quantità in cui lo consumava.»

«No, no,» si affrettò a rassicurarlo McNulty. «Nulla sta a dimostrare che si fosse data agli stupefacenti, signor Waggoner. Si tratta di una domanda puramente formale. Bene, grazie mille per la vostra telefonata.».

Riagganciammo tutti e due, ed io andai a piantarmi di nuovo davanti alla scrivania di McNulty e lo guardai. Dissi: «Domanda puramente formale un accidente! Che cos’è questa storia degli stupefacenti?»

Mi fissò con aria offesa. «Era una domanda formale. Non abbiamo prove che Amy consumasse stupefacenti.»

«Sciocchezze,» replicai. «Prove no, ma forse qualche indicazione. Ho incontrato Willie Zenkovich ieri sera, dopo che voi lo avevate passato al setaccio. A prescindere dal fatto che non ha un alibi dimostrabile, lo avete stuzzicato più che altro su questa storia degli stupefacenti. Pensavo che esagerasse o che avesse frainteso. Ora, dopo quella domanda di “normale amministrazione” che avete rivolto a Waggoner, so invece che aveva perfettamente ragione. Voi mi nascondete qualcosa, Mac.»

«Andate all’inferno!» brontolò. Non sembrava irritato.

Continuai: «Con me potete parlare in confidenza, e nessuno ne saprà nulla. Non sarebbe la prima volta che mi date notizie riservate, e mai nulla è trapelato sul giornale, vero? Ma statemi a sentire, Mac: se non mi dite niente, sono libero di riferire o discutere tutto quello che vedo e deduco. Il che, in questo caso, significa che, quando telefonerò un articolo a Bisbee, racconterò che la polizia sospetta un legame fra l’assassinio di Amy e il traffico degli stupefacenti.»

Sospirò. «E va bene. Non scrivetene niente, e io vi spiegherò come stanno le cose. Ricordate che, prima che usciste per l’ultima volta di qui, ieri sera, Charlie ha portato la patente che aveva trovato nello scomparto dei guanti? E che io l’ho mandato a prendere anche l’altra roba?»

«Sì.»

«Bene, in mezzo all’altra roba c’era qualcosa che non aveva notato la prima volta. Sotto la scatola dei Kleenex ha trovato una bustina con cinque capsule. Capsule semplicissime, non di quelle con una fascia colorata che serve a contrassegnare i medicinali. E in queste capsule c’era una polvere bianca.»

«Eroina?»

«Né io né lo sceriffo eravamo in grado di dirlo. Lui allora le ha portate via per farle analizzare. Mi comunicherà il rapporto assieme al referto dell’autopsia.»

«Ammesso che Amy usasse stupefacenti, doveva annusarli. Niente siringa. Portava quasi sempre abiti con le maniche corte, e i segni degli aghi si sarebbero notati.» Rimasi un momento pensieroso. «Ma, se si tratta di una sostanza stupefacente, e per l’ora della mia telefonata a Bisbee lo sapremo, perchè tenere segreta la notizia?»

«Perchè, sia che là usasse o sia che la spacciasse, la cosa potrebbe ricollegarsi alla sua morte, e in questo caso che bisogno c’è di avvertire l’assassino che noi ne siamo al corrente? Ha frugato dappertutto nella sua stanza, ed era probabilmente questa che stava cercando. E forse ha trovato il nascondiglio; non possiamo saperlo. Ma evidentemente ignorava che queste cinque capsule erano nella macchina, e allora perchè avvertirlo?»

Annuii. «Sono d’accordo con voi, Mac. Nessun accenno a quelle capsule. Ammesso che risultino eroina e non qualcosa per il mal di testa. Che impressione vi ha fatto Waggoner?»

«Mi è sembrato sincero, un tipo a posto. Può darsi che ci abbia dato una versione unilaterale di quanto è successo fra di loro; forse Amy avrebbe raccontato tutto in maniera diversa. Ma si tratta soltanto di una impressione, intendiamoci bene. Sarà meglio, comunque, aspettare le notizie che ci trasmetteranno su di lui gli agenti di Seattle. Voglio sapere se è rispettabile e finanziariamente solido come ha fatto capire di essere. Se le cose stanno realmente così, allora, e solo allora, lo cancellerò dall’elenco.»

Diede un’occhiata all’orologio e brontolò: «Le undici. Avete qualche progetto per la prossima mezz’ora?»

Scossi la testa.

«Ho fame. Sono riuscito a dormire qualche ora, ma ho dovuto saltare la prima colazione e mi sorride l’idea di un pranzo anticipato. Ma, con queste interurbane in arrivo, non mi va di allontanarmi dal telefono. Accettereste di restare qui in ufficio il tempo sufficiente per permettermi di buttare giù una salsiccia?»

«Certo, Mac, con piacere. E, se arriva una di quelle due telefonate, devo prendere appunti in modo da riferirvi tutto poi? O volete che li preghi di richiamare fra una mezz’ora?»

«Credo che possiate riceverle voi, quelle telefonate. Badate soltanto a trascrivere tutto, senza trascurare una sola parola. Se non mi sbaglio, ora che vi ho parlato di quelle capsule, siete al corrente del caso come me, tale e quale.»

Si alzò e si stiracchiò.

«Un momento, Mac,» dissi. «Sono al corrente di tutto? Avete parlato con molte persone ieri sera, dopo che me ne sono andato. So che cosa avete ricavato da Willie, ma… e gli altri? Qualcuno vi ha riferito qualcosa di interessante?»

«Non un gran che. Ma c’è una cosa: adesso sappiamo con sicurezza che Amy è uscita dal Filone intorno alla mezzanotte e che si è diretta a casa da sola, a piedi. Cal Jenkins e sua moglie… Conoscete Cal?»

Annuii. Cal è l’amministratore volante locale, tiene la contabilità per una dozzina di negozi e di aziende troppo piccoli per pagarsi un dipendente proprio. Fra i suoi clienti figurava il Filone, ed era là che egli andava immancabilmente a bere.

Mac disse: «Cal e sua moglie erano al Filone mercoledì sera, e se ne sono andati quasi contemporaneamente ad Amy, sono usciti subito dopo di lei. Lei si è allontanata a piedi invece di dirigersi verso la sua macchina, e Cal le ha chiesto se voleva un passaggio fino al motel. Si è voltata e lo ha ringraziato, ma ha rifiutato ed ha tirato diritto. Cal dice che aveva la voce un poco incerta, ma che camminava sènza barcollare minimamente.

«Poi Cal non è riuscito a far partire la macchina, perchè la messa in moto funzionava come se le batterie fossero scariche. Ma i fari funzionavano. Allora ha cominciato a lavorare intorno al motore con una torcia elettrica. Alla fine ha trovato un filo che si era staccato, lo ha rimesso a posto e tutto allora è andato bene. Ma dice che la riparazione ha richiesto dai quindici ai venti minuti e che in quel lasso di tempo nessun altro è uscito dal Filone, e tanto lui quanto la moglie sono sicuri che nessuna macchina è passata sulla strada, né verso la città né verso la periferia.»

«Amy poteva coprire quel tragitto in dieci minuti,» dissi. «In questo modo è certo, o quasi certo, che è arrivata a casa sola, a piedi.»

«Già, e che Cal e sua moglie sono stati gli ultimi a vederla viva. Assassino escluso, naturalmente.»

Si diresse verso la porta, ma, prima di raggiungerla, fece schioccare le dita e si voltò. «Oh, un’altra cosa più importante che dovete sapere, se chiama il coroner e gli parlate. Le noccioline. Ci sono moltissimi testimoni su questo particolare. Poco prima di uscire, mentre beveva l’ultimo bicchiere, Amy ha preso al banco un sacchetto di noccioline e le ha mangiate. Buona parte almeno, perchè ha diviso il sacchetto con la moglie di Cal.»

Rimasi perplesso. «Si tratta di un particolare importante?»

«Il coroner avrà così un punto abbastanza sicuro per stabilire l’ora della morte. Sappiamo a che ora le ha mangiate, e lui può dedurre quanto tempo era trascorso da allora quando è morta. Lo può capire studiando fino a che punto erano state digerite.»

«Sa di dover osservare questo particolare?»

«Certo. Lo abbiamo saputo quando lo sceriffo era ancora qui, e lo sceriffo ha detto che doveva assolutamente ricordarsi di avvertire il perito settore.»

Raggiunse la porta, e l’aveva aperta a metà quando tornò a voltarsi. «Oh, un’altra cosa ancora, nel caso che riceviate la telefonata da Douglas. I funerali avranno luogo qui.»

«Devo chiedere di rimandare il cadavere?»

«No, dite semplicemente di tenerlo in consegna.» Sogghignò. «Quando si è pubblici ufficiali, figliolo, si impara a non far pagare ai contribuenti ciò che può essere sistemato altrimenti. Manderemo Murcheson con il suo autocarro a Douglas a ritirare il cadavere, e anche questo viaggio figurerà sul conto. Arrivederci.»

Questa volta uscì davvero. La porta si chiuse alle sue spalle.

Se n’era andato da pochi secondi soltanto quando squillò il telefono. Avrei potuto richiamarlo, ma mi divertiva l’idea di sbrigare le funzioni di capo della polizia e preferii non farne nulla. Girai attorno alla scrivania, mi misi a sedere sulla poltrona girevole e sollevai il ricevitore. Dissi: «Ufficio di polizia di Mayville.»

«Una chiamata da Seattle, pagamento in arrivo. C’è il capo McNulty?»

«Non c’è,» risposi. «Ma mi ha autorizzato a ricevere la telefonata per suo conto. Passatemi Seattle, prego.»

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