16

La volontà di acciaio e la personalità prepotente furono di grande aiuto, in quel mo­mento, al presidente della Confederazione. Herrera non era mai stato un tipo da versa­re lacrime sul latte, o sul san­gue, versato: ormai quel che era fatto era fatto, e non restava che cercare, in tutti i modi, di salvare il salvabile.

Il presidente rilesse lenta­mente, con estrema attenzio­ne, le note che gli aveva invia­to il comandante della flotta sconfitta.

Juliene non aveva mai creduto nella vittoria, pensò Her­rera tra sé, ma allora lui non aveva di meglio sottomano. Rilesse ancora una volta i rap­porti, poi premette un pulsan­te e ordinò al segretario accor­so di inviare copia delle note al presidente del Parlamento, al Capo di Stato maggiore, al comandante della Base Lunare e al presidente della Compa­gnia di Navigazione Solare.

Herrera rimase per qualche secondo immerso nei propri pensieri, chiedendosi fino a che punto si potesse fidare di Altho Franken. Franken, cer­to, aveva dato la sua parola, ma sarebbe stato fedele alla parola data più di quanto lo fosse lui, Herrera? E quel Janas? Herrera si chiese se era stato saggio affidare la faccen­da a Franken. Forse avrebbe fatto meglio a tentare di arri­vare a Janas, tramite gli agenti della Confederazione. D’altra parte, la spia che agiva per lui in seno al gruppo Janas e che faceva il doppio gioco con Franken, convinto a sua volta che l’uomo lavorasse esclusiva­mente per lui, lo aveva avverti­to che, se non voleva guai, era opportuno lasciare la cosa in mano a Franken. Quell’agente lo aveva assicurato che Franken non avrebbe mai mandato un contrordine nonostante le pressioni di Janas, e che, co­munque, in caso contrario, si sarebbe provveduto con un buon raggio a energia.

“Si” concluse Herrera “la­sciamo per il momento la cosa in mano a Franken. La CNS è un covo di bastardi orgogliosi, ma, prima o poi, penseremo anche a loro.”

Nel frattempo, tanto per rimanere con i piedi sulla ter­ra, avrebbe spedito un po’ di agenti della Confederazione a dare una mano, per così dire, al presidente della CNS. Anzi, avrebbe inviato una nave su Central, in modo da ispirare una salutare paura un po’ a tutti, compreso al cittadino Altho Franken. “Ricor­diamogli che Herrera si aspetta che lui mantenga la parola” pensò.

Herrera si chinò sul tavolo: ormai aveva preso la sua deci­sione.

Dopo una rapida chiamata in 3D, il presidente stese una breve nota dà unire alle copie del rapporto di Juliene. Gli uomini a cui mandava copia del rapporto dovevano cono­scere la gravità della situazio­ne. Era perfettamente inutile nascondere la verità alla gente da cui dipendevano la sua vita e il suo potere.

“La Confederazione ha su­bito” scrisse Herrera “una sconfitta grave ma non fatale. Il nemico ha vinto, subendo però gravissime perdite. Ora, per sfruttare la vittoria ottenu­ta, i ribelli puntano sulla Ter­ra, ma la Terra non è una conquista facile, perché il pia­neta è validamente protetto dai Forti Orbitali, dalla Base Lunare, dalle Forze di Terra e dai resti dell’Armada che stan­no accorrendo in aiuto della madre patria. Inoltre, le navi della CNS fanno rotta verso il pianeta per collaborare a loro volta alla difesa della Terra. La Confederazione ha perso una battaglia, ma non la guerra. Il nemico, se vuole sfruttare la propria vittoria, deve conqui­stare la Terra, e questo è mate­maticamente impossibile. Le flotte dei ribelli si schianteran­no contro le rocce della Confe­derazione e così si concluderà la sfida che essi hanno portato all’ordine e alla legge della Terra.”

Il presidente Herrera infilò il testo nel copiatore e si ab­bandonò in poltrona. Aveva l’aria stanca, ma i suoi occhi erano carichi di odio. I ribelli non avevano ancora in pugno la Terra e non l’avrebbero mai avuta, finché lui, Jonal Herre­ra, era in vita, perché la Terra e tutta la Confederazione ap­partenevano a lui.

Загрузка...