CAPITOLO VENTISETTESIMO

… E accanto a lui c’era Hermann Goering.

— Tu ed io dobbiamo essere anime gemelle — disse Goering. — Sembra che il Responsabile di tutto ciò ci abbia accoppiati.

— L’asino e il bue erano insieme — replicò Burton, lasciando al tedesco di decidere chi dei due era l’asino. Poi entrambi ebbero un gran daffare a presentarsi (o a tentare di presentarsi) agli abitanti della regione. Costoro, come Burton scoprì più tardi, erano Sumeri dell’epoca classica, vissuti cioè tra il 2500 e il 2300 a.C. Gli uomini si radevano il capo, cosa non facile con rasoi di selce, e le donne andavano a petto scoperto. In genere avevano corpo basso e tozzo, occhi sporgenti, e faccia, secondo Burton, orribile.

Ma se tra i Sumeri l’indice di bellezza non era elevato, i Samoani di epoca precolombiana che costituivano il trenta per cento della popolazione erano più che attraenti. E naturalmente c’era l’immancabile dieci per cento di gente di ogni luogo ed epoca, con prevalenza del ventesimo secolo. Questo era logico, poiché il loro totale costituiva un quarto dell’intera umanità. Naturalmente Burton non possedeva statistiche precise, ma i suoi spostamenti l’avevano convinto che gli uomini del ventesimo secolo erano stati sparpagliati lungo il Fiume in misura maggiore di quanto egli si fosse aspettato. Questo era un altro particolare del pianeta del Fiume che egli non capiva. Cosa avevano voluto ottenere gli Etici con quella distribuzione?

C’erano ancora troppe domande senza risposta. Burton aveva bisogno di tempo per riflettere, e non avrebbe concluso nulla se avesse continuato a compiere un viaggio dopo l’altro sul Direttissimo del Suicidio. Quella regione, a differenza della maggior parte delle altre, poteva offrire la quiete necessaria alla meditazione. Perciò Burton decise di rimanervi per un po’.

E poi c’era Hermann Goering. Burton intendeva osservare la sua strana forma di intossicazione. Una delle molte domande che non aveva potuto rivolgere allo Straniero Misterioso (Burton aveva la tendenza a pensare in lettere maiuscole) riguardava appunto la narcogomma. In che punto del quadro generale andava collocata? Faceva anch’essa parte del Grande Esperimento?

Sfortunatamente Goering non durò a lungo.

La prima notte cominciò a urlare. Poi si precipitò fuori dalla sua capanna e corse verso il Fiume, fermandosi di quando in quando per colpire l’aria o afferrare esseri invisibili o rotolarsi avanti e indietro nell’erba. Burton lo seguì fino in riva al Fiume. Qui giunto, Goering si preparò a gettarsi in acqua, probabilmente per affogarsi. Ma d’improvviso s’irrigidì, poi prese a rabbrividire, e infine crollò a terra, immobile come una statua. I suoi occhi erano aperti, ma nulla vedeva di ciò che lo circondava. La visione era esclusivamente interna. Dal momento che era incapace di parlare, non si poteva capire a quali orrori stesse assistendo.

Le sue labbra tremavano senza però emettere alcun suono, e non si fermarono per tutti e dieci i giorni in cui egli sopravvisse. Gli sforzi di Burton per farlo mangiare furono vani: la mandibola era bloccata. Goering si assottigliava davanti agli occhi di Burton: la carne si dissolveva, la pelle si ritirava, lo scheletro diventava evidente. Una mattina Goering ebbe le convulsioni, poi si alzò a sedere e gridò. Un attimo dopo era morto.

Burton, incuriosito, gli fece l’autopsia con quello che aveva a disposizione: coltelli di selce e seghe di ossidiana. La vescica di Goering, dilatatasi, era scoppiata spargendo l’urina in tutto il corpo.

Burton, prima di seppellire il cadavere, gli estrasse i denti. I denti avevano un valore commerciale, perché potevano essere infilati su budella di pesce o su tendini formando collane assai richieste. Lo scalpo fece la stessa fine. I Sumeri avevano copiato dai loro nemici, gli Shawnee del diciassettesimo secolo che stavano dall’altra parte del Fiume, l’abitudine di togliere lo scalpo ai morti. Poi avevano aggiunto la trovata «civile» di cucirne insieme un certo numero ricavandone mantelli, gonne, e perfino tende. Alla borsa-merci uno scalpo non valeva quanto un dente, però aveva sempre una buona quotazione.

Mentre scavava una fossa accanto a un grosso macigno, alla base delle montagne, Burton ebbe un lampo di memoria che lo illuminò. Aveva interrotto un attimo il lavoro per bere un sorso d’acqua, quando gli capitò di dare un’occhiata a Goering. I lineamenti distesi come quelli di un dormiente e la testa completamente nuda fecero scattare una molla nella sua mente.

Quando si era svegliato in quello sterminato locale, trovandosi a fluttuare in una fila di corpi, aveva visto quel volto. Apparteneva a un corpo della fila accanto alla sua. Goering, come tutti gli altri dormienti, aveva la testa glabra. Burton l’aveva notato solo di sfuggita nel breve tempo trascorso prima che i Guardiani lo scoprissero sveglio. Più tardi, dopo la Resurrezione generale, quando aveva incontrato Goering non si era accorto della somiglianza tra lui e l’altro, in quanto il tedesco aveva una folta capigliatura biondastra.

Ma ora seppe che quell’uomo si era trovato accanto a lui nella camera di preresurrezione.

Era possibile che i loro resurrettori, così vicini l’uno all’altro materialmente, fossero anche entrati in risonanza? Se era così, ogniqualvolta la morte sua e di Goering fosse avvenuta all’incirca nello stesso istante, entrambi sarebbero risorti accanto alla medesima pietra-fungo. La battuta di Georing, cioè che essi erano anime gemelle, poteva essere non troppo lontana dal vero.

Burton riprese a scavare, imprecando al tempo stesso perché aveva tante domande e così poche risposte. Se avesse avuto un’altra possibilità di mettere le mani su un Etico gli avrebbe strappato fuori le risposte, in un modo o nell’altro.

Nei tre mesi che seguirono, Burton fu impegnato nell’adattarsi alla strana società di quella regione. Si trovò affascinato dalla nuova lingua che si era formata dalla fusione del sumero col samoano. Poiché i sumeri erano in maggior numero, la loro lingua aveva avuto il sopravvento sulle altre. Ma, come in ogni altro luogo, la lingua dominante aveva riportato una vittoria di Pirro. Il risultato della fusione era un dialetto ibrido con flessione assai ridotta e sintassi semplificata. Il genere grammaticale era stato eliminato, le parole troncate, tempi e modi del verbo ridotti al solo presente, che era usato anche per il futuro, mentre avverbi di tempo indicavano il passato. Le frasi idiomatiche erano state sostituite da espressioni che potessero essere comprese tanto dai sumeri quanto dai samoani, anche se le prime volte sembravano goffe e banali. E molte parole samoane, con qualche modifica alla pronuncia, avevano preso il posto delle corrispondenti sumere.

Una simile nascita di nuovi dialetti si stava verificando lungo tutta la valle del Fiume. Burton pensò che gli Etici dovevano affrettarsi se avevano intenzione di registrare tutte le lingue dell’umanità: quelle originali stavano scomparendo, o meglio si trasformavano. Ma, per quello che ne sapeva, Essi potevano aver già provveduto a tale compito. Forse i loro registratori, così necessari ai fini della Resurrezione, erano in grado di ricevere ogni lingua.

Nel frattempo Burton, di sera, quando aveva la possibilità di rimanere da solo, fumava i sigari così generosamente offerti dai graal e cercava di analizzare la situazione. A chi doveva credere? Agli Etici o al Traditore, lo Straniero Misterioso? O sia l’uno che gli altri mentivano?

Perché lo Straniero Misterioso aveva bisogno di lui per bloccare la macchina cosmica degli Etici? Com’era possibile che Burton, semplice essere umano intrappolato in quella valle e così limitato dalla sua ignoranza, fosse utile al Giuda?

Una cosa era certa: se lo Straniero non avesse avuto bisogno di lui non sarebbe andato a cercarlo. Invece voleva che egli raggiungesse quella Torre situata al Polo Nord.

Perché?

A Burton occorsero due settimane per trovare l’unica risposta ragionevole.

Lo Straniero aveva detto che né lui né gli altri Etici potevano togliere direttamente la vita a qualcuno. Però non aveva alcuno scrupolo a compiere tale azione per interposta persona, come dimostrava il fatto che aveva dato il veleno a Burton. Perciò, se voleva che Burton entrasse nella Torre, ciò significava che egli aveva bisogno di Burton come sicario. Egli avrebbe aperto la finestra all’assassino prezzolato, facendo entrare in mezzo alla propria gente una tigre in libertà.

Un assassino esige il compenso. Che compenso offriva lo Straniero?

Burton aspirò il fumo del sigaro sino in fondo ai polmoni, poi lo espirò di nuovo e buttò giù un sorso di bourbon. Lo Straniero avrebbe cercato di sfruttarlo? Benissimo! Ma che stesse in guardia: anche Burton avrebbe sfruttato lo Straniero.

Alla fine del terzo mese Burton decise di aver riflettuto abbastanza. Era tempo di andarsene.

In quel momento stava nuotando nel Fiume, e seguendo l’impulso si diresse al centro di esso. Si immerse e scese alla maggior profondità che poté, prima che l’insopprimibile istinto di sopravvivenza del suo corpo lo costringesse a salire con furiose bracciate per respirare l’amata aria. Ma non salì. I pesci necrofagi avrebbero divorato il suo corpo, e le sue ossa sarebbero cadute sul fondo del Fiume, in mezzo al fango, a trecento metri dalla superficie. Tanto meglio. Burton non voleva che il suo corpo finisse nelle mani degli Etici. Se era vero quanto aveva detto lo Straniero Misterioso, Essi erano in grado di estrarre dalla sua mente tutto ciò che aveva visto e udito, sempre che l’avessero trovato prima che le cellule cerebrali fossero danneggiate.

Burton ritenne che non ci fossero riusciti. Durante i successivi sette anni, a quel che gli risultò, non fu mai localizzato dagli Etici. Se il Traditore sapeva dove egli era, non lo volle spiegare a Burton. Questi dubitava che qualcuno lo sapesse: egli stesso non era in grado di stabilire in quale parte del pianeta si trovasse, e quanto lontano o vicino fosse al quartier generale della Torre. Ma andava sempre avanti, avanti, senza fermarsi mai. E un giorno rifletté che doveva aver battuto un singolarissimo record. La morte era divenuta per lui una seconda natura.

Se il suo conto era esatto, aveva compiuto 777 viaggi sul Direttissimo del Suicidio.

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