— La caccia è stata lunga e difficile, Burton — disse un uomo in inglese.
Burton riaprì gli occhi, e per un attimo rimase esterrefatto di trovarsi in quel luogo. Era seduto in una poltrona di un materiale assai soffice ed elastico. Il locale era una sfera perfetta, di un verde slavato e semitrasparente. Burton scorse altre sfere simili tutt’attorno: davanti, dietro, sopra, sotto: ma lo sbalorditivo era che esse non erano adiacenti a quella in cui egli si trovava, bensì la intersecavano. Ne intravide infatti le calotte all’interno della sua sfera, per quanto fossero incolori e traslucide.
Sulla superficie della sfera, in un punto diametralmente opposto a quello in cui stava Burton, c’era un ovale di un verde più scuro, concavo anch’esso, in cui si vedeva una foresta spettrale. Un daino fantasma attraversò la scena, da cui proveniva odor di pino e sanguinella.
Davanti a Burton, all’interno della sfera, dodici persone sedevano su poltrone uguali alla sua. Sei erano uomini, e sei donne. Tutti avevano un aspetto magnifico, e, tranne due, capelli neri o molto scuri e pelle assai abbronzata.
Una donna aveva una lunga chioma bionda e ondulata, e un uomo era rosso di pelo, di un rosso-volpe. I lineamenti dell’uomo erano irregolari, il suo naso grande e aquilino, gli occhi di un verde scuro.
Tutti e dodici portavano un camiciotto color argento o porpora dalle maniche corte e rigonfie e dal colletto arricciato, una sottile cintura luminescente, un gonnellino e sandali. Sia uomini che donne avevano gli orecchini, e le dita delle mani e dei piedi smaltate, le labbra tinte col rossetto, gli occhi truccati.
Sopra le teste di ciascuno, quasi a contatto con i capelli, ruotava un globo di una trentina di centimetri di diametro, che cambiava continuamente di colore passando attraverso tutte le sfumature dello spettro. Di quando in quando ogni globo emetteva lunghe diramazioni esagonali, di color verde o blu o nero o bianco brillante. Poi le diramazioni scomparivano e di lì a poco il ciclo si ripeteva.
Burton posò gli occhi sul proprio corpo. Indossava solo una salvietta nera avvolta intorno ai fianchi.
— Anticipo la tua prima domanda precisandoti che non ti daremo alcuna informazione circa il luogo in cui ti trovi.
A parlare era stato l’uomo dai capelli rossi. Fece un sorrisetto a Burton, rivelando denti di un candore non umano.
— Benissimo — replicò Burton. — Non so chi sei, ma dimmi: a quali domande risponderete? Per esempio, come avete fatto a trovarmi?
— Io sono Loga. Ti abbiamo trovato in parte grazie al nostro lavoro di ricerca, in parte per caso. È stata una cosa complicata, ma te la spiegherò molto semplicemente. Ti abbiamo messo alle calcagna un certo numero di agenti: un numero penosamente piccolo, considerando quello dei candidati che vivono lungo il Fiume, che è di trentasei miliardi sei milioni novemilaseicentotrentasette.
Candidati? pensò Burton. Candidati a cosa? Alla vita eterna? Allora Spruce aveva detto il vero circa lo scopo della Resurrezione?
— Non avevamo la minima idea che tu stessi sfuggendo alle nostre ricerche mediante il suicidio — continuò Loga. — Non lo sospettammo neppure scoprendoti in zone così remote che non avresti potuto raggiungerle se non con una nuova resurrezione: pensammo solo che eri stato ucciso. Gli anni passarono, e non sapevamo dove fossi. Avevamo altre cose da fare, e così ritirammo tutti gli agenti assegnati al Caso Burton, come lo chiamavamo, tranne alcuni appostati a entrambe le estremità del Fiume. In qualche modo venisti a conoscenza della Torre Polare, e più tardi scoprimmo come. I tuoi amici Goering e Collop ci furono assai d’aiuto, benché naturalmente non sapessero che stavano parlando con un Etico.
— Chi ti avvertì che ero vicino alla fine del Fiume? — chiese Burton.
Loga fece un sorriso. — Non c’è alcun bisogno che tu lo sappia. In ogni caso avremmo finito col prenderti. Vedi, ogni loculo della camera di ringiovanimento (quel posto dove stranamente ti svegliasti durante la fase di preresurrezione) è munito di contatore automatico, a scopo di statistica e di studio. Noi vogliamo prendere nota di tutto quello che succede. Un candidato che muore un numero di volte superiore alla media, per esempio, presto o tardi diviene oggetto di studio. Di solito tardi, in quanto non abbiamo molti tecnici. Infatti fu solo quando eri già morto settecentosettantasette volte che cominciammo a esaminare i casi di resurrezione più frequente. Tu avevi raggiunto il totale più alto: suppongo che dobbiamo farti le nostre congratulazioni per questo.
— Ce ne sono altri nelle mie condizioni?
— Non ci siamo messi sulle loro tracce, se è questo che intendi dire. Comunque sono relativamente pochi. Noi non avevamo la minima idea che fossi proprio tu quello che aveva raggiunto un totale così sorprendente di resurrezioni. Quando iniziammo l’esame della camera di P.R., il tuo loculo era vuoto. I due tecnici che ti avevano scorto quando ti svegliasti anzitempo ti identificarono mediante la … fotografia. Noi regolammo il tuo resurrettore in modo che un allarme scattasse la prima volta che il tuo corpo fosse stato ricreato: così fummo in grado di portarti qui.
— E se io non fossi più morto? — disse Burton.
— Non avresti potuto evitarlo! Avevi progettato di arrivare al mare polare attraverso la foce del Fiume, giusto? È una cosa impossibile. Per gli ultimi centocinquanta chilometri il Fiume scorre in un tunnel sotterraneo: qualsiasi imbarcazione sarebbe fatta a pezzi. Avresti trovato la morte, come gli altri che hanno osato affrontare il viaggio.
Burton disse ancora: — La mia fotografia, quella che presi ad Agneau, è stata evidentemente scattata sulla Terra quando ero ufficiale in India. In che modo?
— Prova un po’ a indovinare, Burton! — rispose Loga sorridendo di nuovo.
Burton sentì il desiderio di far scomparire quel sorrisetto di superiorità dalla faccia di Loga. Sembrava che nulla lo trattenesse, e che egli potesse avvicinarsi a Loga e suonargliele. Ma non era verosimile che gli Etici si trovassero nello stesso locale con lui senza aver previsto un sistema di difesa. Sarebbe stato come mettere in libertà una iena rabbiosa.
— Siete riusciti a scoprire che cosa ha fatto svegliare anzitempo me e gli altri? — chiese.
Loga ebbe un sussulto, e parecchi dei suoi colleghi emisero un’esclamazione soffocata.
Loga fu il primo a riaversi. — Abbiamo esaminato da cima a fondo il tuo corpo — rispose. — Non hai idea di quanto minuzioso sia stato tale esame. Abbiamo analizzato ogni componente del tuo… della tua aura, come credo che diciate. — Indicò il globo che aveva sopra il capo. — Non abbiamo trovato il minimo indizio.
Burton gettò la testa all’indietro e scoppiò in una lunga e sonora risata.
— Così voialtri bastardi non sapete ogni cosa!
Loga fece un sorriso forzato. — No. Né mai ci arriveremo. Solo Uno è onnipotente.
Con le tre dita centrali della mano destra si toccò la fronte, labbra, cuore, genitali. Gli altri lo imitarono.
— Comunque, se questo ti può far piacere, ti dirò che ci hai spaventati, e che ci spaventi tuttora. Vedi, noi siamo assolutamente sicuri che tu sia uno degli uomini dai quali dobbiamo stare in guardia.
— Stare in guardia? Perché?
— Così disse un… una specie di gigantesco calcolatore, vivente. E la cosa fu confermata dal suo operatore. — Di nuovo Loga fece lo strano gesto con le tre dita. — Questo è tutto ciò che intendo dirti, malgrado il fatto che poi, quando ti rimanderemo nella valle del Fiume, provvederemo a cancellarti ogni ricordo di quanto è successo quaggiù.
Burton si sentì scoppiare di collera, ma non tanto da non accorgersi che Loga aveva detto «quaggiù». Questo significava che gli impianti per la resurrezione, e il nascondiglio degli Etici, si trovavano sotto la superficie del pianeta?
— I dati — continuò Loga — indicano che tu sei potenzialmente in grado di rovesciare i nostri piani. Perché dovresti farlo, e in che modo, non lo sappiamo. Ma abbiamo fiducia nella nostra fonte di informazioni: non puoi immaginare fino a che punto.
— Se siete convinti di questo — osservò Burton — perché non mi rimettete semplicemente nella camera di preresurrezione? Potete appendermi tra quelle due barre e lasciarmi ruotare come un pollo sullo spiedo finché i vostri piani siano portati a termine.
— Non potremmo farlo! — esclamò Loga. — Questa sola azione rovinerebbe tutto! Come conseguiresti in tal modo la salvezza? Inoltre ciò costituirebbe un’imperdonabile violenza da parte nostra! È inconcepibile!
— Siete stati pur violenti quando mi avete costretto a fuggire e nascondermi — replicò Burton. — E lo siete anche ora, tenendomi qui contro la mia volontà. E lo sarete quando distruggerete il mio ricordo di questo piccolo tête-à-tête con voi.
Loga si torse le mani. Se era lui l’Etico traditore, lo Straniero Misterioso, era un grande attore. Con voce triste disse: — Questo è vero solo in parte. Noi dobbiamo prendere certe misure per proteggerci. Se tu fossi stato un altro ti avremmo lasciato assolutamente in pace. È vero che abbiamo infranto il nostro codice etico facendoti fuggire da noi e studiandoti, ma questo doveva essere compiuto per forza. E credimi, lo stiamo scontando con un’estrema sofferenza mentale.
— Potete compensarmi in parte spiegandomi perché io e tutti gli esseri umani mai vissuti siamo risorti. E in che modo.
Loga parlò, interrotto di tanto in tanto da qualcuno degli altri. Più di tutti interloquì la donna dai capelli biondi, e dopo un po’ Burton dedusse dall’atteggiamento di lei e di Loga che la donna doveva essere sua moglie oppure avere un alto grado.
Burton osservò un altro Etico. Quando interrompeva Loga, veniva ascoltato con tale attenzione e rispetto che Burton fu convinto che si trattasse del capo del gruppo. Una volta girò il capo in modo tale che la luce gli si riflettesse su un occhio. Burton rimase stupefatto, perché non si era accorto che l’occhio sinistro di quell’uomo era un rubino.
Burton pensò che probabilmente si trattava di un dispositivo che gli dava dei poteri negati agli altri. Da quel momento, tutte le volte che lo pseudo-occhio si posava su di lui Burton si sentiva a disagio. Cosa poteva vedere, quella pietra rutilante?
Alla fine della spiegazione Burton non sapeva molto di più di quello che già conoscesse. Gli Etici potevano scrutare nel passato con una specie di cronoscopio, e mediante questo strumento erano stati in grado di registrare qualsiasi essere vivente che avessero voluto. Usando queste registrazioni come modelli, avevano poi provveduto alla resurrezione grazie a convertitori di energia-materia.
— Cosa sarebbe successo — chiese Burton — se aveste ricreato contemporaneamente due corpi dello stesso individuo?
Loga fece un mezzo sorriso e rispose che l’esperimento era stato tentato. Uno solo dei due corpi era tornato in vita.
Burton sogghignò come un gatto che ha appena mangiato un topo. — Credo che mi stiate mentendo — disse. — O propinando delle mezze verità. C’è qualcosa che non funziona in tutto questo. Se gli esseri umani possono raggiungere un livello etico così alto da riuscire a ottenere la «salvezza», come mai voialtri Etici, ritenuti superiori agli esseri umani, siete ancora qui? Neanche voi avete ancora ottenuto la salvezza?
Tutti, tranne Loga e l’uomo dal rubino, si irrigidirono in volto. Loga scoppiò a ridere. — Davvero astuto — disse. — Domanda assai intelligente. Posso solo rispondere che alcuni di noi l’hanno già ottenuta. Ma a noi è richiesto di più, dal punto di vista etico, che non a voi risorti.
— Continuo a pensare che tu stia mentendo — replicò Burton. — Ma ad ogni modo non posso farci nulla. — Sogghignò e aggiunse: — Per ora, almeno.
— Se persisti in questo atteggiamento non raggiungerai mai la salvezza — disse Loga. — A noi è solo sembrato doveroso nei tuoi confronti spiegarti meglio che potevamo quello che stiamo facendo… Quando prenderemo gli altri faremo lo stesso.
— C’è un Giuda fra voi — annunciò Burton, pregustando l’effetto delle sue parole.
Ma l’uomo dall’occhio di rubino esclamò: — Perché non gli dici la verità, Loga? Servirà a cancellargli quel sorrisetto ripugnante e a fargli passare la boria.
Loga ebbe un attimo di esitazione. — Benissimo, Thanabur — replicò alla fine. — Burton, d’ora in poi dovrai stare molto attento. Non devi più commettere suicidio, e devi difendere la tua vita come facevi sulla Terra, quando sapevi di averne una sola. C’è un limite al numero di volte in cui un uomo può risorgere. A un certo punto l’aura diviene, per così dire, incapace di riunirsi al corpo. Non si può dire quando, perché il fenomeno varia da individuo a individuo. Ogni morte successiva indebolisce l’attrazione tra corpo e aura, alla fine questa diventa, per usare un’espressione non scientifica, un’«anima perduta», e prende a vagare per l’universo priva del suo corpo originale. Possiamo avvistare senza strumenti queste aure vaganti, a differenza di quelle dei… come chiamarli… dei «salvati», che scompaiano del tutto dalla nostra vista. Capisci pertanto che devi cessare questo tipo di viaggio attraverso la morte. Il suicidio ripetuto, da parte degli infelici che non riescono ad affrontare la vita, è un peccato non tanto imperdonabile quanto irrevocabile.
L’uomo dall’occhio di rubino aggiunse: — Il traditore, l’immondo sconosciuto che afferma di aiutarti, in realtà ti ha usato per i suoi scopi. Non ti ha spiegato che portando a termine i suoi (e tuoi) progetti, avresti esaurito le tue possibilità di conseguire la vita eterna. Uomo o donna che sia il traditore, è un essere malvagio! Pertanto d’ora in poi devi stare molto attento. Forse ti rimane ancora una dozzina di morti o giù di lì, o forse la tua prossima morte sarà l’ultima!
Burton balzò in piedi gridando: — Non mi volete far arrivare alla fine del Fiume? Perché? Perché?
— Addio — disse Loga. — Perdonaci per averti usato questa violenza.
Burton non vide nessuno dei dodici puntare verso di lui uno strumento: tuttavia, con la rapidità con cui una freccia scatta dall’arco, perse la conoscenza, e poi si svegliò di nuovo…