Lissa non era in casa. Ispezionò l’appartamento con grande cura, ripassando metodicamente da una stanza all’altra più volte, e tornando rapidamente indietro, come se lei potesse scivolare invisibile attraverso la porta davanti a lui; ma no: non era da nessuna parte. Controllò in bagno e negli armadi. Le sue cose erano appese ancora a casaccio fra quelle di lui. Non se n’era andata per sempre, dunque. Aveva lasciato un biglietto? No, niente. Forse era uscita a fare una passeggiata. O a comprare qualcosa per la cena. A quell’ora? Sapendo che lui tornava sempre a casa puntuale? Vagamente allarmato, frugò ancora una volta l’appartamento, cercando tracce di violenza. No. Un mistero, dunque.
Lei aveva la sua chiave, e Macy aveva riprogrammato la piastra della serratura in maniera che accettasse le sue impronte digitali; poteva andare e venire come preferiva. Ma avrebbe dovuto farsi trovare in casa al suo arrivo. Non riusciva a capire perché non ci fosse. Cosa fare adesso? Avvertire la polizia? Vedete, c’è questa ragazza che è venuta a stare da me da martedì scorso, e non l’ho trovata a casa quando sono tornato dal lavoro, e mi chiedevo se voi… No. Non andava. Chiedere ai vicini se l’avevano vista? No. Uscire e cercarla nei negozi del quartiere? No. Cercarla al suo vecchio appartamento? Forse. Non fare niente e aspettare che tornasse? Forse. Per il momento sì. Diamole un’ora, due ore. Ha i suoi momenti. Magari è andata a uno spettacolo. Sentendosi tesa, è uscita da sola. Strano che non abbia lasciato un biglietto, però.
Si fece una doccia, indossò la sua vestaglia logora, si versò un goccio di sherry alla crema per calmare l’appetito. Intanto il tempo passava. Le sei e mezzo, e nessun segno di Lissa. La sua ansia cresceva. Durante l’opera di ricostruzione al Centro Riab non l’avevano preparato ad affrontare una situazione del genere. Ripassò in rassegna le possibili opzioni. Polizia. Negozi. Il suo appartamento. I vicini. Aspettare. Nessuna tattica pareva adeguata.
Dal silenzio, la voce del serpente:
…Non preoccuparti per lei.
In quel momento, nello stato di ansia in cui si trovava, perfino la presenza di Hamlin fu un conforto. Il suo alter ego aveva parlato in tono tranquillo, noncurante; nessuna sfida in quel momento, solo una conversazione.
Macy fu contento di quell’approccio. Si chiese come dovesse comportarsi per essere un ospite a modo. Offrire ad Hamlin dello sherry? Una oro? Siediti, Nat, fai come se fossi a casa tua. Un impulso di demenziale cortesia.
Non posso fare a meno di preoccuparmi, disse Macy.
…È capace di badare a se stessa. Ne sei proprio sicuro?
…La conosco meglio di te.
Non la vedi più da quasi cinque anni. È instabile, Hamlin. Non mi piace l’idea che se ne vada in giro da sola.
…Probabilmente ha pensato di andare a respirare un po’ d’aria fresca. Cattive vibrazioni telepatiche che rimbalzano dalle pareti, in questa casa, non è così che ti ha detto? La buttano giù. Perciò è andata a farsi una passeggiata.
Senza lasciarmi un biglietto?
…Lissa non ha l’abitudine di lasciare biglietti. Il senso di responsabilità non è il suo forte. Rilassati, Macy.
Facile a dirsi.
…Magari se ne è andata per sempre. Forse è stufa di noi due. La tensione, i litigi.
Le sue cose sono ancora qui, osservò Macy. Aggrappandosi ai fuscelli. Lissa! Lissa!
…Questo non vuol dire molto. Abbandonare cose in giro è la sua specialità. Ehi, un po’ di buon umore. Il peggio che può capitarti è di non vederla più. Il che tutto sommato non sarebbe un grande male.
Ti piacerebbe, vero?
…Che differenza fa per me?
Non vuoi che lei stia con me. Sei geloso perché io sono vivo e tu no. Perché io posso averla e tu no.
Sonore risate di derisione echeggiarono nei corridoi involuti del suo cervello.
…Sei proprio un coglione, Macy.
Puoi negare quello che ho detto?
…Quello che hai detto contiene più scemenze per centimetro quadro di quanto sia consentito dalle attuali leggi sull’inquinamento del cervello.
Per esempio?
…Per esempio quando dici di "avere" Lissa. Nessuno "ha" Lissa, mai. Lissa si libra in una sua orbita privata, Lissa vive all’interno di una sua gabbia di vetro sigillata. Non si lascia coinvolgere dalle altre persone. Passa del tempo con loro, sì, parla con loro, qualche volta scopa con loro, ma non cede mai nulla che sia importante per lei.
Si è lasciata coinvolgere da te.
…È stata una faccenda diversa. Mi amava. La grande eccezione della sua vita. Ma non ama te né alcun altro, se stessa compresa. Ti illudi se pensi di significare qualcosa per lei.
Come puoi credere di sapere tutto di lei, se non la vedi da cinque anni?
…Anch’io ho avuto una settimana per osservarla, non ti pare? Quella ragazza è molto malata. La faccenda dell’ESP la sta facendo andare a pezzi. Pensa di dover stare da sola per tenere lontane le voci dalla sua testa. Non può darsi a nessuno per molto tempo; deve ritirarsi, affondare in se stessa. Altrimenti le fa troppo male. Perciò non sorprenderti se ha tagliato la corda. Era inevitabile. Credimi, Macy, ti sto dicendo la verità.
C’era una strana nota di sincerità nella voce di Hamlin. Come se cercasse di proteggermi da un legame pericoloso, pensò Macy. Come se avesse a cuore il mio benessere. Curioso.
Le sette. Nessun segno di Lissa. Un altro sherry. Sdraiato in poltrona. Si sentiva quasi rilassato, malgrado tutto. Non aveva neanche fame. Un po’ di mal di testa. Dov’è Lissa? È capace di badare a se stessa. È capace di badare a se stessa.
…Hai ripensato alla proposta che ti ho fatto?
Quale proposta?
…Martedì, al museo. Che tu te ne vai e mi restituisci il mio corpo.
Sai già la risposta.
…Non ti stai comportando in maniera ragionevole, Macy. Considera la cosa obiettivamente. Puoi anche credere di esistere, ma in realtà non è vero. Sei una costruzione artificiale. Non possiedi più realtà genuina, come persona, come essere umano, di quel muro lì.
È quello che dici tu. Ma se non esisto perché mi preoccupo per Lissa? Perché mi piace sorseggiare questo sherry? Perché lavoro così duro alla rete?
…Perché sei stato programmato per farlo. Cazzo, Macy, non ti rendi conto che sei solo una macchina inserita in un corpo umano vuoto? Che però non era del tutto vuoto, che aveva ancora qualche avanzo del suo ex occupante dentro. Se tu fossi capace di affrontare la realtà onestamente, capiresti che…
Esatto, tagliò corto Macy. Capirei che io non sono niente e che tu sei un genio, e mi tirerei fuori dalla tua testa.
…Sì.
Spiacente, Hamlin. Stai perdendo il tuo tempo. Perché dovrei suicidarmi? Solo per dare a te la possibilità di incasinare una seconda volta la tua vita?
…Suicidio! Suicidio! Uno deve essere vivo prima di potersi suicidare!
Io sono vivo.
…Soltanto nel senso strettamente tecnico del termine.
Vaffanculo, Hamlin.
…Cerchiamo di mantenere la conversazione su una base amichevole, d’accordo?
Come faccio a essere amichevole se mi inviti ad ammazzarmi? Che vantaggio ne ho ad accettare la tua proposta? Cos’hai da offrirmi in cambio della restituzione del tuo corpo?
…Niente. Posso solo fare appello al tuo senso della giustizia. Io ho più talento di te. Ho più valore per la società. Merito di vivere più di te.
Non ne sono tanto sicuro. Il verdetto della società è stato che tu non hai alcun valore, anzi, che eri pericoloso e dovevi essere distrutto. Neppure riabilitato, nel senso vecchio della parola, prima del Riab. Distrutto.
…Un errore giudiziario. Potevo essere curato. Ero diventato matto, non lo nego. Ho fatto del male a un sacco di donne innocenti. Ma questo è passato. Se tornassi, non farei più stronzate del genere. Me ne starei da solo, a praticare la mia arte.
Ma certo, certo. Senti Hamlin: se vuoi indietro questo corpo, devi prendermelo con la forza… se ci riesci. Ma non intendo dartelo solo perché me lo chiedi. Non ho un’opinione di me stesso bassa come la tua. Scordatelo.
…Vorrei riuscire a farti comprendere il mio punto di vista.
Le sette e mezzo. Niente Lissa. Macy passò dallo sherry al bourbon. Si accese anche la prima oro della sera. Un profondo respiro; un effetto immediato: leggerezza alla testa, perdita di contatto con i piedi. Un tocco di paranoia da erba, anche: e se Hamlin gli saltava addosso mentre aveva il cervello annebbiato dall’alcool e dai fumi? Sarebbe stato in grado di combattere? Il suo compagno di testa era rimasto tranquillo per dieci o quindici minuti. Raccogliendo le forze per un assalto, forse. Stai in guardia.
Ma non arrivò alcun assalto. Gli intossicanti che cullavano Macy sembravano cullare anche Hamlin.
Le otto.
Hamlin? Ci sei ancora?
…Il signore ha suonato?
Parlami.
…Ottantasette anni or sono i nostri padri diedero vita su questo continente a una nuova nazione, concepita in libertà e…
No, seriamente. Dimmi qualcosa. Come si sta lì dentro?
…Stretti e scomodi.
Come vedi te stesso?
…Come un polipo. Un piccolissimo polipo, Macy, grande forse un milionesimo di pollice, piazzato in mezzo al tuo emisfero sinistro. Con lunghi tentacoli sottili, che arrivano in varie parti del tuo cervello.
Puoi vedere il mondo esterno?
…Se voglio. Richiede un certo dispendio di energie, ma non è molto difficile. Mi aggancio al tuo input ottico, ecco tutto, e così vedo quello che vedi tu.
E l’udito?
…Un aggancio diverso. Questo lo tengo in funzione quasi sempre.
Il tatto? L’odorato? Il gusto?
…Lo stesso. Non ci vuole molto a insinuarsi nei tuoi recettori sensoriali e scoprire cosa succede fuori.
Sei capace di leggere i miei pensieri?
…È facile. Un tentacolo nella corteccia cerebrale. Ti tengo costantemente sotto controllo lì, Macy. Tu pensi, e io ricevo istantaneamente. E posso distinguere gli impulsi mentali coscienti dalle interferenze e dai rumori che emetti in continuazione.
Come hai imparato queste cose?
…Provando e riprovando. Vedi, mi sono svegliato senza sapere dove fossi o cosa mi fosse successo. Lissa mi aveva dato una gomitata telepatica, senza neanche accorgersene, ed eccomi qui. Rinchiuso in una stanza buia, una bara per quel che ne sapevo. Così ho cominciato ad annaspare nella tua testa. Per caso ho toccato qualcosa e ho stabilito un contatto. Ehi, posso vedere! Ho toccato qualcos’altro: posso sentire! Cosa succede? Qualcun altro sta indossando il mio corpo! Ma se tocco qui, posso sentire i suoi pensieri. E così via. Ci sono voluti alcuni giorni.
E continui a imparare cose nuove, eh Hamlin?
…Francamente non ho fatto molti progressi negli ultimi tempi. Trovo difficile superare il tuo controllo cosciente, i tuoi centri motori, quelli vocali. Farti camminare dove voglio io, farti dire quello che voglio io. Posso fare qualcosa del genere, ma mi costa una tremenda quantità di energia, e prima o dopo tu riesci a farmi mollare. Forse c’è un segreto per sopraffarti che non ho ancora scoperto.
Però riesci a manipolare facilmente il mio cuore.
…Oh, sì. Ho un discreto controllo sulla maggior parte del tuo sistema autonomo. Potrei bloccarti il cuore nel giro di cinque secondi. Ma a che mi servirebbe? Se muori tu muoio anch’io. Potrei manipolare i tuoi succhi gastrici e procurarti un’ulcera entro domattina. Solo che questo è il tuo corpo quanto il mio: non ci guadagno niente a danneggiarti.
Tuttavia puoi causarmi molto dolore.
…Senz’altro. Potrei farti vedere i sorci verdi, Macy. Cosa ne diresti di un mal di denti ventiquattro su ventiquattro? Ma niente che un dentista potrebbe curare, solo la sensazione del dolore. Che ne diresti di un’eiaculazione precoce ogni volta? Oppure un circuito chiuso nel tuo sistema uditivo, che ti fa sentire ogni cosa due volte con un ritardo di mezzo secondo? Potrei renderti la vita un’inferno. Ma non sono un sadico. Non ho risentimenti verso di te. Rivoglio semplicemente indietro il mio corpo. Spero ancora che riusciremo a trovare una soluzione amichevole, senza bisogno che applichi pressioni drastiche.
Non ricominciamo questo discorso. Macy allungò una mano per prendere il bourbon. Vorrei sapere qualcosa di più su di te. Come te la cavi lì dentro? Riesci veramente a vedere l’interno del mio cervello?
…Vederlo? I neuroni, le sinapsi, le cellule cerebrali? Non materialmente. Solo in senso metaforico. Posso formarmi mentalmente degli equivalenti esatti, come per esempio me stesso nelle vesti di un polipo in miniatura, mi segui? Ma non vedo veramente. È difficile da spiegare. Sono consapevole di cose, strutture, forme, ma semplicemente non posso comunicare questa consapevolezza a qualcuno che non sia stato dentro, come me. Non dimenticarti che io non ho un’esistenza organica. Non sono un grumo solido sotto la tua calotta cranica, una specie di tumore. Sono solo una rete di impulsi elettrochimici, e percepisco le cose in maniera diversa.
Ma non siamo noi tutti una rete di impulsi elettrochimici? Cosa sono io se non questo?
…Vero. Eccetto che tu sei collegato a questo cervello in tanti punti che non hai alcuna consapevolezza di te stesso come qualcosa di distinto dagli organi attraverso cui percepisci le cose. Io sì. Sono dissociato e disincarnato. Vedo la mia esistenza come qualcosa di separato dall’esistenza di questo cervello, attraverso cui ricevo vari impulsi sensoriali quando li cerco, e attraverso cui posso forzare un output, se mi do da fare. È strano, Macy, è una situazione schifosa, e non mi piace per niente. Ma non riesco a ottenere un collegamento effettivo, perché tu mi intralci in troppi posti, sei trincerato troppo profondamente per farti sloggiare.
Cosa possiamo fare allora?
…Continuare a darci fastidio a vicenda, suppongo.
Un quarto alle nove. Dovrei davvero cercare Lissa, in qualche maniera, andare nel suo appartamento, chiedere alla polizia di investigare. Ma non ne ho molta voglia, adesso. Magari tornerà fra poco. Una lunga passeggiata in una serata di primavera, tornerà prima che faccia buio.
…Sei innamorato di lei, vero Macy?
Non credo. Una certa attrazione fisica, non lo nego. E una specie di solidarietà fra handicappati… lei ha i suoi guai, io ho i miei, dobbiamo darci una mano a vicenda, cose del genere. Ma non amore. Non la conosco così bene. Non conosco bene neanche me stesso. Non mi faccio illusioni: manco di esperienza, sono emotivamente immaturo, sono appena venuto al mondo.
…E sei innamorato di lei.
Definisci meglio il termine.
…Risparmiami queste stronzate da studentello. Sai cosa voglio dire. Lascia che ti racconti alcune cose sulla tua Lissa, cose che uno immaturo come tu dici di essere forse non avrà notato.
Parla.
…È completamente egoista. Esiste solo per il beneficio di Lissa Moore. Una troia, una strega, una fica ambulante, una divoratrice di forza vitale. Cercherà di risucchiare la tua vitalità. Ha cercato di farlo con me, sperando di appropriarsi di un po’ del mio talento. Dovevo combattere sempre con lei. La tenevo a bada abbastanza bene. Anche se credo che quella sua ESP mi abbia in qualche modo infettato, provocando il mio crollo. Non me ne sono reso conto mentre stava succedendo, Macy; mi è venuto in mente più tardi; mi si era abbarbicata, incasinandomi la mente, rubandomi la forza, spingendomi fino a una qualche sorta di baratro. E dopo un anno circa ci sono caduto dentro. Non le ci vorrà tanto con te. Ti spremerà nel giro di un mese.
La fai sembrare un mostro. Ma mi sembra un mostro terribilmente patetico, Hamlin.
…Perché l’hai conosciuta solo nel momento in cui era nei guai. Questa sua ESP, credi che sia un incidente? Qualcosa che le è venuto, come il morbillo? È la sua fame insaziabile. Di usare gli altri, divorare gli altri, prosciugare gli altri, inghiottire gli altri. Che alla fine le è sfuggita di mano. Adesso prosciuga automaticamente, attira impulsi da tutte le parti, più di quanto la sua mente riesca a sopportare, e la sta uccidendo. La sta bruciando. Ma se l’è cercato.
Sei molto duro.
…Soltanto realistico. Non ho mai conosciuto una donna che non fosse una qualche sorta di vampiro, e Lissa è quella più pericolosa che abbia mai conosciuto. Una figa è una figa. Un piccolo groviglio di ambizioni. Ci sono cascato, per un po’. E mi ha rovinato, Macy, mi ha esaurito.
Credo che la tua visione delle donne sia distorta.
…Forse sì, forse no. Ma almeno me la sono formata onestamente. Vivendo. Attraverso l’esperienza. Tirando le mie conclusioni. Non mi sono formato le mie idee per interposta persona. Non mi sono state inculcate al Centro Riab.
Sia pure. Ma ciò non rende le tue idee più giuste delle mie.
…Come preferisci. Volevo solo metterti in guardia.
Sono sorpreso per la differenza fra le immagini che ci facciamo di lei. Tu la vedi come una saccheggiatrice, un vampiro, una bevitrice di anime. La mia impressione è esattamente l’opposta: che sia una ragazza debole, passiva, bisognosa di aiuto, terrorizzata dal mondo. Come possono essere riconciliate?
…Non è necessario che lo siano. Perché l’immagine che io mi faccio di lei non dovrebbe essere diversa dalla tua? Io sono diverso da te. Noi siamo due persone molto diverse.
E se un estraneo dovesse dare una definizione di Lissa basata su quanto noi abbiamo detto?
…Dovrebbe operare delle compensazioni di parallasse, per riconciliare le nostre diverse prospettive.
Ma qual è la vera Lissa? La tua o la mia?
…Entrambe. Lei può essere debole e passiva, e tuttavia anche un mostro e un vampiro.
Ma tu credi che lei cerchi deliberatamente di prosciugare la vitalità delle persone?
…Non è detto che lo faccia deliberatamente, Macy. Forse non si rende neppure conto di quello che fa. Sono sicuro che non se ne è resa conto fino a quando i suoi impulsi non sono diventati troppo intensi per controllarli. Era soltanto una cosa che aveva, una cosa telepatica, un bisogno, una fame. Che ha come effetto collaterale quello di distruggere la gente che veniva in contatto con lei.
Non ho la sensazione che mi abbia distrutto.
…Te la lascio tutta, amico.
Le dieci meno venti. Un altro bicchierino di bourbon. Liscio come l’olio. Un’altra Acapulco Special, lunga e gustosa, nel nuovissimo formato con filtro a ioni negativi. Una piacevole sonnolenza. Forse il corpo smembrato di Lissa è stato ormai sparso nei sei distretti della città. Gli sembra lontana e irreale. Durante gli ultimi dieci minuti si è lasciato scivolare in una disposizione di intensa nostalgia. Una curiosa nostalgia, per la vita che non ha mai vissuto. Meditando sui frammenti di esperienza di Hamlin che sono filtrati in lui attraverso i confini che separano le loro identità. E un desiderio di saperne di più.
Hamlin?
…Sì?
Sarebbe molto difficile integrare interamente i nostri archivi di memorie?
…Non ti seguo. Cosa vuoi dire?
In maniera che io possa avere accesso a tutto quello che ricordi tu, e tu a tutto quello che è successo a me.
…Immagino che non sarebbe difficile.
Io ci sto, se tu ci stai.
…Significherebbe una mescolanza di identità. Non sapremmo più dove finisce uno di noi e dove comincia l’altro. Dopo un po’ ci fonderemmo. Francamente, ti spazzerei via.
Credi?
…Ci sono buone probabilità.
Cosa te lo fa pensare?
…Perché io porterei nella fusione trentacinque anni di esperienza autentica. I tuoi trentacinque anni di ricordi sintetici si sovrapporrebbero come una pellicola di polvere, e dopo un po’ la spazzerei via, lasciando la mia vita vera fusa con i tuoi quattro anni al Centro Riab, con qualche interpolazione dalla tua esistenza artificiale a colorare i ricordi delle cose che ho veramente fatto. Ne emergerebbe un Nat Hamlin in parte inquinato da Paul Macy. È questo che vuoi? Io ci sto, Macy.
Non intendevo una unione così completa. Soltanto uno scambio di banchi memoria.
…Io ho già accesso a quanto ti ha fornito il Centro Riab, per quello che mi può servire.
Ma io non ho alcun accesso al tuo passato, a parte alcune cose che mi sono arrivate mentre ero addormentato. E voglio sapere di più.
…Perché?
Perché sto cominciando a riconoscerti come la mia identità. Perché mi sento escluso da me stesso. Voglio sapere cosa faceva questo corpo, dove ha viaggiato, cosa mangiava, con chi dormiva, cosa significava essere uno psicoscultore. È una necessità che ho sentito crescere nelle ultime due ore. O forse da più tempo. È frustrante sapere di essere stato qualcuno importante, un artista, ed essere completamente tagliato fuori dalla sua vita.
…Ma tu non sei mai stato qualcuno importante, Macy. Io lo ero. Tu non eri nessuno. Il sogno sconcio di un dottore Riab.
Non occorre rigirare il coltello nella piaga.
…Lo ammetti?
Non ho mai negato di essere una costruzione artificiale, Hamlin.
…Allora perché non ti fai da parte e mi lasci usare il tuo corpo?
Te l’ho detto e ripetuto. Il mio passato può anche essere una finzione, ma il mio presente è maledettamente reale, e non intendo rinunciarci.
…Perciò vuoi aggiungere il mio passato al tuo, per dargli una dimensione di realtà. Vuoi continuare a essere Paul Macy, ma vuoi potere pensare che eri anche Nat Hamlin?
Qualcosa del genere.
…Col cazzo, Macy. I miei ricordi sono proprietà personale. Sono tutto quello che ho. Perché dovrei permetterti di ficcarci il naso? Perché dovrei aiutarti a farti sentire più reale?
Le dieci e un quarto. Che silenzio a quest’ora. Non ho cenato, e neanche me ne sono accorto. Ho sonno. Telefonare alla polizia? Domani, forse. Deve essere tornata a casa sua. Mmmm. Mmmmmm.
…Ho una nuova proposta da farti.
Eh? Huh?
…Sveglia, Macy.
Che c’è?
…Voglio parlarti. Stavi sonnecchiando.
Okay. Parla, ti ascolto.
…Facciamo un accordo. Dividiamoci il corpo alternativamente. Prima lo comandi tu, poi io, poi tu ancora, poi io ancora, e così via. Sotto l’identità di Paul Macy, naturalmente, per non avere difficoltà legali.
Vuoi dire che ci scambiamo posto ogni giorno? Lunedì, mercoledì, venerdì tocca a me, martedì, giovedì, sabato a te, e domenica facciamo conversazione?
…Non esattamente. Tu hai bisogno del corpo quattro giorni alla settimana per il lavoro, giusto? In questi quattro giorni è tuo. Il sabato, la domenica e le vacanze è mio. La sera dei giorni feriali ce lo dividiamo in maniera da averlo un po’ per uno. Possiamo trovare degli accordi per scambiarci il tempo in caso di necessità particolari.
Non vedo perché dovrei darti alcun tempo, Hamlin. Il tribunale ha concesso il tuo corpo a me.
…Ma io ci sono ancora dentro. E sono pronto a darti una montagna di fastidi se non mi permetti di prendere il controllo per un po’ di tempo.
Vuoi che ti ceda metà della mia vita con le minacce.
…Voglio che tu sia sensato e collabori, ecco tutto. Puoi andare avanti tranquillamente se comincio a farti degli scherzi al sistema nervoso? Ti piace essere tormentato? Posso renderti la vita un inferno, Macy. E quanto a me? Devo essere condannato a restare rinchiuso qui dentro, con i miei doni? Ascolta, anche se controlli il corpo per metà del tempo, sono sempre tre giorni e mezzo la settimana più di quanto il fato avesse stabilito. Secondo giustizia non dovresti affatto essere qui. Dunque perché non accettare un ragionevole compromesso? Per metà del tempo sarai te stesso, e potrai fare qualsiasi fottuta cosa ti piacerà. Per l’altra metà rinuncerai alla tua autonomia e ti limiterai a fare da spettatore, mentre io mi occupo dei miei affari. Scolpire, scopare, mangiare, quello che ho voglia di fare. Entrambi ne trarremmo vantaggio. Io potrò vivere ancora, in parte, e tu sarai libero dal fastidio di avermi continuamente fra i piedi.
Be’…
…Un altro incentivo. Ti darò libero accesso al mio patrimonio di ricordi. Quello che mi chiedevi poco fa. Potrai scoprire chi eri veramente, prima di essere te stesso.
Vade retro, Satana!
…Mi vuoi dire cosa non ti va in questo maledetto affare?
Niente. Solo che mi tenta troppo, ecco tutto.
…E allora perché non accetti?
Un momento di inquietudine, mentre soppesava i pro e i contro, meditava, rimuginava. Sbatteva un sacco le palpebre. Consapevole di avere la testa troppo annebbiata per un negoziato così pericoloso. Perché cedere un pezzo della sua vita a un criminale condannato? Non era meglio combattere, cercare di espellere definitivamente Hamlin, spezzare la sua presa una volta per tutte? Forse non posso. Forse quando arriverà il momento decisivo, sarà lui a espellermi. Forse è più sensato accettare un condominio. Però… un’improvvisa ondata di sospetto…
Come si potrebbe mettere in atto questo scambio?
…Facile. Io penetro nel sistema limbale. Lo sai cos’è? È fra le pieghe più profonde. Controlla la ghiandola pituitaria, il sistema olfattorio, e un sacco di altre cose, la pressione del sangue, la digestione, eccetera. È anche la sede dell’io, per quel che ne capisco. E molto ben sorvegliato, che tu lo sappia o no. C’è una parete di energia elettrica che lo chiude. Ma potrei penetrare attraverso il talamo, invertire la polarità… se cooperiamo sarebbe una faccenda di pochi secondi, e avremmo il nostro cambio di identità… ho già studiato il meccanismo, so dove sono i punti critici su cui agire…
D’accordo. Diciamo che io coopero, e tu prendi il sopravvento. Come faccio a essere sicuro che mi lasceresti tornare al posto di comando, una volta finito il tuo tempo?
…Be’, se non lo facessi tu potresti rivolgermi le stesse minacce che io ho rivolto a te! La situazione sarebbe invertita. Potresti giocare brutti scherzi al mio cuore, alla mia vita sessuale… impareresti subito i collegamenti giusti, Macy, non sei stupido…
Non sono convinto che tu mi dica la verità. Forse avresti un vantaggio naturale, perché in origine era il tuo corpo. Forse se ne riprendessi il controllo, potresti eliminarmi per sempre.
…Sei proprio un bastardo diffidente.
È in gioco la mia vita.
…Tutto quello che posso dirti è che devi avere più fiducia nelle mie buone intenzioni.
E come faccio?
…Senti, mi aprirò a te completamente per un minuto. Ti permetterò di penetrare nella mia personalità, senza difese. Frugami dentro, valuta le mie intenzioni… le vedrai proprio di fronte a te. E decidi se puoi fidarti di me o no. D’accordo?
D’accordo. Ma niente trucchi.
…Sto denudando la mia anima, e lui è ancora pieno di sospetti…
D’accordo, ti ho detto. Come si fa?
…Per prima cosa qualche piccola regolazione elettrica nel corpus callosum…
Strane sensazioni lungo la nuca. Pizzicore, formicolio, un lieve irrigidimento della pelle. Non del tutto fastidioso; anzi, una sensazione quasi piacevole. Dita invisibili che gli accarezzavano i lobi del cervello, le prominenze e i corrugamenti. Un formicolio all’interno del cranio. Del muschio cominciò a crescere fra le frastagliate creste craniali e le morbide pieghe cerebrali sottostanti. E il colare di liquidi caldi. Pulsazioni. Una meravigliosa sensazione di sonnolenza. La passività, sì, che cosa splendida la passività. Ci stiamo fondendo. Stiamo aprendo le porte. Come ho potuto pensare che un essere umano così ammirevole volesse farmi del male? Ora che la sua anima è spalancata. Le sue montagne e le sue vallate. Le sue esaltazioni e depressioni. Le sue brame e le sue paure. Vedi, vedi, sono umano quanto te! E desidero. E lamento. Vieni, lascia che ti avvolga. Vieni. Metti da parte questa indegna sfiducia. Apriti. Apriti. Apriti. Immerso nel caldo fiume. Cullato dalle placide onde. Tic. Toc. Tic. Toc. Così ci uniamo. Evitando ogni frizione. La totale lubrificazione dell’universo. E ci dissolviamo l’uno nell’altro. Ci dissolviamo.
Cos’è questo rumore?
Una motosega al lavoro nella foresta! Il trapano di un dentista che violenta un premolare! Martelli pneumatici che scoperchiano una strada! Ruote che frenano stridendo! La furia di gatti che si azzuffano!
La chiave che gira nella serratura!
Lissa! Lissa! Lissa!
In piedi sulla soglia. Le dita contro la bocca, allarmata. Il corpo piegato all’indietro, per lo shock. Poi il grido. E poi:
— Lascialo stare! Levagli le mani di dosso, Nat!
Seguito da un bombardamento improvviso di forza mentale, un singolo colpo tremendo che fece cadere Macy a terra, tramortito. Buio. Sommovimento interno. Cigolio di meccanismi difettosi. Lento ritorno alla semicoscienza. Lissa che lo abbracciava, stringendogli la testa dolorante fra le braccia. Un sapore di rame in bocca. Un incredibile dolore lancinante fra gli occhi. La faccia di Lissa, sbavata e tesa, accanto alla sua. Un debole sorriso preoccupato. E Hamlin che era sparito dalla circolazione. C’era nella testa di Macy quella strana e meravigliosa solitudine che aveva provato così poche volte dal primo risveglio del suo secondo io. Solo. Solo. Che silenzio qui.