Il sergente Peter Rousseau sapeva perché si era offerto volontario per quel lavoro: sotto molti punti di vista era la realizzazione di un suo sogno infantile. Aveva cominciato a interessarsi ai telescopi quando aveva sei o sette anni e aveva trascorso gran parte dell'adolescenza raccogliendo lenti di tutte le forme e dimensioni. Poi le montava su tubi di cartone fabbricando strumenti sempre più potenti, finché non conobbe a fondo la Luna e i pianeti, e le più vicine stazioni spaziali, oltre il territorio compreso in un raggio di trenta chilometri da casa sua.
Aveva avuto la fortuna di nascere fra le montagne del Colorado, e in qualunque direzione il panorama era vario e spettacolare. Peter aveva trascorso ore e ore esplorando, con perfetta sicurezza, i picchi delle alte montagne che lo circondavano. Sebbene avesse visto molte cose, ne immaginava ancora di più. Gli piaceva pensare che al di là delle creste, dove non arrivava la portata del suo telescopio, si estendessero regni meravigliosi abitati da creature fantastiche. E proprio per questo aveva evitato per lungo tempo di recarsi di persona nei posti che le sue lenti gli avvicinavano, perché sapeva che la realtà avrebbe infranto il sogno.
Adesso, stando sull'asse centrale di Rama, poteva osservare meraviglie quali nemmeno la fantasia più sfrenata dei suoi anni infantili era arrivata a immaginare. Un mondo intero si spiegava sotto i suoi occhi, piccolo, è vero, eppure ci sarebbe voluta tutta una vita per esplorarlo, anche nel caso fosse stato morto e immutabile.
Ma adesso la vita, con tutte le sue infinite possibilità, si era svegliata su Rama, e se i robot biologici non erano creature viventi ne erano però un'ottima imitazione.
Nessuno sapeva chi avesse inventato il termine «biot», che era entrato nell'uso comune per indicare generazione spontanea. Dal suo posto, lassù sull'asse, Rousseau fungeva da Osservatore Biot in capo, e cominciava a capire, almeno così credeva, i motivi del loro comportamento.
I ragni erano sensori mobili, che ricorrevano alla vista, e forse anche al tatto, per esplorare tutto l'interno di Rama. A un dato momento ne erano comparsi centinaia che correvano qua e là a velocità fantastica, ma dopo due giorni erano spariti quasi tutti. Adesso era raro vederne uno.
Erano stati sotituiti da un'intera congerie di creature molto più imponenti, a cui era stato difficile dare un nome. C'erano i pulitori di finestre dotati di grossi piedi imbottiti, il cui compito consisteva nel lucidare i sei soli artificiali di Rama in tutta la loro lunghezza. Le loro ombre enormi, che si stendevano direttamente attraverso il diametro del mondo, provocavano a volte eclissi temporanee nelle zone estreme.
I granchi come quello che aveva demolito la Libellula erano probabilmente spazzini. Una fila di creature identiche si era avvicinata al campo Alfa per portare via gli avanzi che erano stati accumulati ai margini, e avrebbero continuato a portar via tutto se Norton e Mercer non glielo avessero impedito. Lo scontro era stato preoccupante, ma breve. In seguito, gli spazzini dovevano aver capito cosa potevano toccare e cosa no, e arrivavano a intervalli regolari per vedere se i loro servigi erano richiesti. Era una combinazione molto utile e conveniente, e denotava un notevole grado di intelligenza da parte degli spazzini o dell'entità misteriosa che li controllava.
Su Rama era semplice liberarsi dei rifiuti: tutto veniva gettato nel mare dove probabilmente era ridotto in forme e materiali che potevano essere riutilizzati. Il procedimento era rapido. La Resolution era sparita una notte, con gran dispiacere di Ruby Barnes. Norton l'aveva consolata dicendo che ormai aveva portato a termine il suo incarico in modo egregio, e che comunque lui non avrebbe più permesso che fosse messa in mare. Le aragoste, o squali come le chiamavano ora più appropriatamente, potevano rivelarsi meno selettive dei granchi.
Nessun astronomo che avesse scoperto un nuovo pianeta avrebbe potuto essere più felice di Rousseau, quando scopriva un nuovo tipo di biot e si affrettava a fotografarlo. Purtroppo sembrava che le specie più interessanti si trovassero nella zona del Polo Sud, dove eseguivano misteriose mansioni intorno agli Horns. Uno, che sembrava un millepiedi fornito di ventose, fu scorto mentre esplorava il Big Horn, e più sotto Rousseau riuscì a intravedere un mostro affaccendato intorno ai sei picchi minori, che pareva l'incrocio tra un bulldozer e un ippopotamo. E poi c'era anche una giraffa con due colli, che agiva come una gru mobile.
Probabilmente anche Rama, come tutte le navi, aveva bisogno di controlli, prove, manutenzione, e riparazioni. La ciurma era già al lavoro. Quando sarebbero comparsi i passeggeri?
Ma la classificazione dei biot non era il compito principale di Rousseau. Aveva l'ordine di tenere d'occhio le due o tre squadre che, a turno, erano fuori a esplorare nuove zone, per avvertirle in caso si avvicinasse qualcuno. Rousseau veniva sostituito ogni sei ore da chiunque fosse disponibile, ma più di una volta aveva prestato servizio per dodici ore filate. Come risultato, ora conosceva la geografia di Rama meglio di chiunque altro. Gli era familiare come lo erano state un tempo le montagne del Colorado.
Quando Kirchoff uscì dal compartimento stagno Alfa, Rousseau si accorse immediatamente che stava succedendo qualcosa d'insolito. Nei turni di riposo non avvenivano mai trasferimenti di personale, e adesso la mezzanotte era passata da un pezzo. Poi Rousseau si ricordò di quanto fossero a corto di personale, e rimase colpito da una irregolarità così sorprendente.
— Jerry… chi è rimasto al comando?
— Io — rispose pronto il secondo. — Non crederai che lasci la plancia quando sono di guardia, vero?
Infilò la mano nella bisaccia che portava a tracolla e ne trasse un barattolo sulla cui etichetta era scritto: Succo d'arancia concentrato — per cinque litri di aranciata.
— Tu sei bravo in queste cose, Peter. Il Comandante lo sta aspettando.
Rousseau soppesò il barattolo. — Spero che sia abbastanza pesante — disse. — Qualche volta non vanno oltre la prima terrazza.
— L'esperto sei tu.
Era vero, in quanto gli osservatori al mozzo avevano ormai fatto pratica nel lancio di piccoli oggetti che erano stati dimenticati o di cui qualcuno aveva improvvisamente bisogno. Il trucco consisteva nel riuscire a fargli superare la zona di bassa gravità, stando attenti che l'effetto di Coriolis non li spostasse allontanandoli troppo dal campo durante gli otto chilometri della caduta.
Rousseau si ancorò saldamente, afferrò il barattolo e lo lanciò mirando a circa trenta gradi dal campo Alfa.
Quasi subito, la resistenza dell'aria rallentò la velocità iniziale del barattolo, ma poi la pseudo gravità di Rama prese il sopravvento ed esso cominciò a scendere a velocità costante. Arrivato alla base della scala a pioli, rimbalzò andando a finire oltre l'orlo della terrazza.
— Tutto bene — commentò Rousseau. — Facciamo una scommessa?
— No — fu la risposta. — Sei tu l'esperto.
— Non è sportivo da parte vostra. Ma pazienza… vedrete che finirà a trecento metri al massimo dal campo.
— Non mi pare molto vicino.
— Provate voi. Una volta Joe ha sbagliato di due chilometri.
Rousseau seguì la caduta del barattolo al cannocchiale. Dopo un lungo silenzio comunicò: — È stato un vero peccato per voi non aver accettato la scommessa. Il capitano dovrà percorrere solo cinquanta metri.
— Grazie, Peter. Ottimo lavoro. Puoi tornare a dormire.
— Dormire? Sono di guardia fino alle quattro!
— Peccato… credevo che dormissi. Altrimenti come hai fatto a sognare che io ho lasciato la nave e sono venuto qui?
Ispezione spaziale — Comando. Al Comandante della ns Endeavour — Urgentissimo — Strettamente personale — Da non registrare. Un veicolo a velocità ultrarapida apparentemente lanciato da Mercurio dieci o dodici giorni fa esegue rotta di interferenza con Rama. Se orbita non cambia arrivo previsto giorno 322 ore 15. Può essere necessario evacuare prima di allora. Avvertiremo in seguito.
Norton lesse il messaggio due volte e mandò a memoria la data. Stando su Rama era difficile tenere il conto del tempo. Dovette guardare l'orologio-calendario per accertarsi che quello era il giorno 315. Restava una settimana.
Il messaggio era agghiacciante, non solo per quello che diceva ma soprattutto per quello che sottintendeva. Gli hermiani avevano fatto un lancio clandestino, il che, di per sé, era un'infrazione alla legge. La conclusione era ovvia: il veicolo non poteva essere che un missile.
Ma perché? Era inconcepibile… quasi inconcepibile, che rischiassero di danneggiare la Endeavour. Probabilmente gli stessi hermiani l'avrebbero avvertito. In caso d'emergenza avrebbe potuto staccarsi da Rama con poche ore di preavviso, ma lo avrebbe fatto solo in caso estremo, e dietro ordine del Comandante in capo.
Andò a gettare il messaggio in un electrostan e la brillante fiammata del laser che divampò sotto il sedile lo rassicurò: il messaggio era stato distrutto, peccato solo che non tutti i problemi si potessero risolvere così in fretta e così igienicamente.