A dar retta ai libri di storia (ma nessuno ci credeva), una volta le Nazioni Unite contavano 174 nazioni. I Pianeti Uniti ne avevano solo sette, ed erano già anche troppi. In ordine di distanza dal Sole erano: Mercurio, Terra, Luna, Marte, Ganimede, Titano e Tritone.
Nell'elenco c'erano parecchie omissioni e ambiguità, che sarebbero state probabilmente corrette in futuro. Gli amanti dei cavilli non si stancavano mai di far rilevare che molti Pianeti Uniti erano in realtà satelliti, e che era ridicolo che i quattro giganti, Giove, Saturno, Urano e Nettuno, non vi fossero compresi. Ma nessuno viveva sui Giganti Gassosi, e con tutta probabilità nessuno ci avrebbe mai vissuto. Lo stesso valeva per l'altro grande assente: Venere. Anche i tecnici planetari più entusiasti sostenevano che ci sarebbero voluti ancora secoli prima di riuscire a domare Venere, e intanto gli hermiani lo tenevano d'occhio, certo rimuginando su qualche progetto a lunga scadenza.
Era stato oggetto di critiche anche il fatto che la Terra e la Luna avessero un rappresentante ciascuno. Gli altri membri sostenevano che c'era troppo potere accentrato in quella zona del sistema solare. Ma la Luna contava più abitanti di tutti gli altri mondi, eccettuata la Terra, ed inoltre la Luna era sede dei P.U. Per di più, la Terra e la Luna non erano quasi mai dello stesso parere, per cui era molto improbabile che potessero costituire un blocco pericoloso.
Marte aveva sotto la sua giurisdizione gli asteroidi, salvo il gruppo Icariano (affidato a Mercurio), e una manciata d'altri il cui perielio si trovava oltre Saturno e che rientravano nella giurisdizione di Titano. Un giorno, gli asteroidi maggiori, Pallade, Vesta, Giunone e Cerere, sarebbero diventati abbastanza importanti da avere ambasciatori propri, e così il numero di membri dei P.U. avrebbe superato la decina.
Ganimede rappresentava non solamente Giove ma anche gli altri satelliti gioviani, che ammontavano a una cinquantina volendo comprendere nel novero i corpi attratti più o meno temporaneamente dalla cintura degli asteroidi, sebbene i legali stessero ancora discutendo su questo punto.
La situazione era ancora più complessa quando si passava a Tritone. La grande luna di Nettuno era il corpo più esterno del sistema solare in cui esistessero colonie permanenti. Come risultato, il suo ambasciatore parlava anche in rappresentanza di altri, e cioè Urano e le sue otto lune (nessuna delle quali ancora occupata), Nettuno e i suoi altri tre satelliti, Plutone e la sua unica luna, Persefone, che di lune non ne aveva. Se poi, al di là di Persefone, c'erano altri pianeti, anche questi sarebbero entrati sotto la giurisdizione di Tritone. E, come se non bastasse, l'ambasciatore delle Tenebre Esterne, come talvolta veniva chiamato, si era lamentato dicendo: — E le comete? — Ma si preferiva rinviare al futuro la soluzione di questo problema.
Eppure, in un certo senso, il futuro si era già avverato. Secondo alcuni, Rama era una cometa. Le comete erano i soli corpi provenienti dagli spazi che erano entrati nel sistema solare, e molte avevano percorso orbite iperboliche avvicinandosi al Sole molto più di Rama. Un buon avvocato spaziale poteva trarne materia per una causa, e l'ambasciatore hermiano era uno dei migliori avvocati.
— La parola a sua eccellenza, l'ambasciatore hermiano.
Poiché i delegati sedevano in senso antiorario secondo la distanza del loro pianeta dal Sole, l'hermiano si trovava alla destra del presidente. Si era dato da fare fino all'ultimo momento col suo calcolatore e ora si tolse gli occhiali sincronizzati che permettevano a lui solo di leggere la risposta che appariva sullo schermo. Raccolse i fogli che aveva davanti e si alzò prontamente in piedi.
— Signor presidente, egregi colleghi delegati, vorrei cominciare con un breve riassunto della situazione che stiamo affrontando.
Se a parlare fosse stato qualcun altro, le parole breve riassunto avrebbero strappato negli altri borbottii mal repressi, ma tutti sapevano che l'hermiano era estremamente preciso, e, quando diceva una cosa, era quella.
— La gigantesca astronave, o asteroide artificiale, che è stato battezzato Rama, fu scoperta più di un'anno fa nella zona più esterna di Giove. Dapprima si pensò che fosse un corpo naturale che seguiva un'orbita iperbolica che l'avrebbe portato a girare intorno al Sole, per poi allontanarsi fra le stelle.
«Allorché venne scoperta la sua vera natura, si ordinò al vascello di Sorveglianza Spaziale Endeavour di accostarsi ad esso. Sono certo che vi unirete a me nel congratularvi con il Comandante Norton e il suo equipaggio per il modo efficiente con cui hanno attuato il rendez-vous.
«In un primo momento si credette che Rama fosse morto, congelato da centinaia di migliaia d'anni e che non fosse possibile un risveglio alla vita. Forse questo è ancora vero nel senso strettamente biologico della parola. Gli scienziati che hanno studiato l'argomento sono d'accordo nel sostenere che nessun organismo semplice o complesso può sopravvivere per più di pochi secondi in stato di animazione sospesa. Se così fosse stato, e sebbene Rama sia importantissimo dal punto di vista archeologico, non avrebbe presentato gravi problemi di astropolitica.
«Ma è chiaro che si trattava di una convinzione ingenua, sebbene fin dal principio qualcuno sostenesse che Rama era diretto con troppa precisione verso il Sole perché potesse trattarsi di un caso.
«Anche così si sarebbe potuto obiettare, come infatti è avvenuto, che si trattasse di un esperimento fallito. Rama aveva raggiunto il bersaglio prefisso, ma le intelligenze che lo controllavano erano morte. Ma anche questa ipotesi era un po' troppo semplicistica: non teneva in sufficiente considerazione gli esseri che avevano creato Rama.
«Noi commettemmo il grave errore di non pensare alla possibilità di una sopravvivenza non biologica. Se accettiamo la teoria molto plausibile del dottor Perera che sicuramente si adatta ai fatti, le creature che abbiamo osservato all'interno di Rama non esistevano fino a poco tempo fa. I loro schemi o archetipi erano immagazzinati in qualche centrale d'informazione, e quando è giunto il momento propizio sono stati costruiti con il materiale a disposizione, probabilmente il brodo organo-metallico del Mare Cilindrico. Un'impresa di questo genere è ancora al di sopra delle nostre possibilità, ma non presenta problemi teorici particolari. Sappiamo che i circuiti compatti, a differenza della materia vivente, possono immagazzinare informazioni per un periodo di tempo indefinito.
«Dunque, Rama è attualmente in piena attività, e persegue gli obiettivi dei suoi ignoti costruttori. Dal nostro punto di vista non importa se i ramani sono morti da milioni di anni o se verranno ricreati anche loro per andarsi a unire ai loro servitori. Con o senza di loro, la loro volontà sarà eseguita, ora e sempre.
«Rama ci ha dato prova recentemente che il suo sistema di propulsione continua a funzionare. Fra pochi giorni arriverà al perielio dov'è logico che faccia un notevole cambiamento di rotta. È quindi probabile che fra non molto avremo un nuovo pianeta nel sistema solare, sul quale avrà giurisdizione il mio pianeta. Ma potrebbe anche eseguire altri mutamenti di rotta e installarsi alla fine in un'orbita a qualunque altra distanza dal Sole. Non è poi da escludere che finisca col diventare il satellite di uno dei pianeti maggiori, come la Terra.
«Per tutto questo, colleghi delegati, ci troviamo di fronte a un'intera gamma di possibilità, alcune delle quali molto preoccupanti. È pazzesco presupporre che queste creature debbano avere intenti amichevoli e che non interferiranno in nessun modo con noi. Se sono venuti nel sistema solare, è perché vogliono qualcosa. E se anche si trattasse solo di nozioni scientifiche, pensate al modo in cui le potrebbero usare.
«Noi ci troviamo di fronte a una tecnica progredita di centinaia, forse migliaia d'anni rispetto alla nostra, e a una civiltà che non ha nessun punto di contatto con la nostra. Abbiamo studiato il comportamento di quei robot biologici, i cosiddetti biot, nei film trasmessici dal Comandante Norton, e siamo pervenuti a certe conclusioni che vorremmo ora esporvi.
«Su Mercurio purtroppo, ma forse non è una sfortuna, non esiste vita indigena. Ma abbiamo studiato la zoologia terrestre e vi abbiamo riscontrato sorprendenti paralleli con Rama.
«Questa è una colonia di termiti. Come Rama, è un mondo artificiale, con ambiente controllato. Come Rama, il suo funzionamento dipende da tutta una serie di macchine biologiche specializzate: operai, costruttori, agricoltori… guerrieri. E sebbene ignoriamo se Rama abbia una regina, a mio parere, quell'isola che hanno chiamato New York ha una funzione similare.
«Sarebbe assurdo voler portare troppo oltre il parellelo, che d'altra parte non corrisponde in molti punti. Ma vi chiedo di domandarvi: che grado di collaborazione o comprensione potrebbe mai esserci tra gli esseri umani e le termiti? Se non esistono conflitti d'interesse, ci tolleriamo a vicenda, ma se uno ha bisogno del territorio o delle risorse dell'altro, si verrà a un conflitto.
«Grazie alle risorse della nostra tecnica e della nostra intelligenza, noi siamo sempre in grado di vincere, se vogliamo. Ma talvolta non è facile, e c'è chi crede che la vittoria finale possa arridere alle termiti.
«Tenendo bene in mente questo, pensate quale terribile minaccia può (non ho detto deve) costituire Rama per la civiltà umana. Che misure abbiamo preso nel caso si verifichi l'eventualità peggiore? Nessuna. Ci siamo limitati a parlare, discutere e scrivere.
«Bene, colleghi delegati, Mercurio ha fatto qualcosa di più. Agendo in conformità agli articoli della Clausola trentaquattro del Trattato Spaziale del duemilacinquantasette, che ci accorda la facoltà di prendere le misure che riteniamo necessarie per proteggere l'integrità del nostro sistema solare, abbiamo inviato verso Rama un congegno nucleare ad alto potenziale. Saremo felici se non dovremo servircene mai. Però, almeno, non siamo più indifesi come prima.
«Potrete obiettare che abbiamo agito unilateralmente senza previa consultazione. Lo ammettiamo. Ma credete, con tutto il rispetto, signor presidente, che saremmo giunti a un accordo nel tempo limite che abbiamo a disposizione? Non ci siamo mossi solo per proteggere noi stessi, ma tutta l'umanità. E forse le generazioni future ci ringrazieranno per la nostra previdenza.
«Ammettiamo che sarebbe una tragedia, anche un delitto, distruggere un capolavoro come Rama. Se troveremo un motivo valido per farne a meno, senza rischio per l'umanità, saremo ben felici. Ma finora motivi validi non ne abbiamo trovati, e il tempo stringe.
«Bisognerà decidere prima che Rama raggiunga il perielio. Naturalmente avvertiremo in tempo la Endeavour, ma consiglieremmo il Comandante Norton di tenersi pronto a partire con un'ora di preavviso. Non è improbabile che Rama subisca una drammatica trasformazione da un momento all'altro.
«Questo è tutto, signor presidente, colleghi delegati. Vi ringrazio per l'attenzione, e spero nella vostra collaborazione.»