12

Pen, intontita e accaldata per il vino e il tempo trascorso nella vasca, decise di farsi una doccia. L’acqua fredda la inondò scivolandole sul corpo. Indossava ancora il bikini per risciacquarlo dal doro. Se lo tolse e lo appese alla porta della cabina.

Pensò a Melanie. La ragazza era entrata nella jacuzzi a torso nudo.

Niente di strano, pensò Pen. Anch’io sarei entrata in acqua nuda, se non ci fossero stati loro due.

Be’, è questo il punto, no? Se Melanie fosse entrata solo con Bodie, o solo con me… Ma c’eravamo tutti e due. Ecco perché ti sembra così strano.

Come se volesse dimostrare qualcosa. A Bodie o a me? Forse a se stessa.

Pen si chiese se la brusca partenza di Bodie avesse qualcosa a che fare con il comportamento di Melanie. Lei era seduta vicino a lui. Forse gli aveva messo la mano dentro il costume?

Pensando a questo, Pen provò un senso di calda eccitazione. Smise di insaponarsi e piegò la faccia verso il getto.

Cerca di capire, si disse. Melanie sta solo cercando di salvaguardare i suoi interessi… di tenere Bodie per sé. Probabilmente ora è peggio per via di papà. Qualcosa che dà sfogo alle emozioni, che altera la tua prospettiva.

Dovrei farle capire che non ho nessun progetto su Bodie.

Sicuro. Lei, però, non ci crederebbe.

Quando ebbe finito con la doccia, uscì e si asciugò.

La doccia fredda non era stata sufficiente a dissipare il caldo e il vino, e un leggero velo di sudore fece aderire la vestaglia alla pelle.

Nel corridoio, Pen spense la luce e passò rapidamente davanti alla porta chiusa della camera di Joyce. Anche la porta di Melanie era chiusa. Una lama di luce filtrava da sotto. Passando davanti all’uscio sentì una radio. E Melanie.

Rapidi gemiti soffocati, non abbastanza attutiti dalla voce di Kenny Rogers alla radio.

Pen entrò in camera sua e chiuse la porta. Si asciugò la faccia sudata con la manica della vestaglia. Il suono della musica giungeva attraverso la parete. Rimase immobile ad ascoltare, ma non sentì Melanie.

Gettò la vestaglia sul letto, andò alla finestra e l’aprì. La investì la brezza della notte, raffreddando il suo corpo umido.

Ora alla radio cantava Waylon Jennings. Poi sentì un grido soffocato che le diede una stretta allo stomaco.

Corse a frugare nella valigia, prese il phon e l’accese. Il rumore cancellò la musica e Melanie.


Entrò nella stanza d’ospedale e il letto era vuoto. «Dov’è papà?» chiese. «È andato a casa?»

«Non vuoi saperlo?» disse il dottore sogghignando. Era basso e ossuto, con i capelli neri.

«Dov’è papà?» ripeté lei.

«Prima fammi vedere le tette.»

«Va’ all’inferno.»

«Non stuzzicarmi. Lo so che mi vuoi.» Il dottore le tirò il top del bikini.

Lo sapevo che dovevo vestirmi prima di venire qui.

Il bikini si lacerò. Lei incrociò le braccia sui seni.

«Va tutto bene, sono un medico.» Lui prese lo stetoscopio. «Fammi solo sentire il cuore.»

Pen non era tanto sicura di tutta questa storia. Probabilmente si trattava di qualche trucco. Ma lui poteva dirle dov’era papà. Abbassò le braccia.

Il dottore si chinò e premette il disco di metallo su un capezzolo. «Tossisci», ordinò.

Non è un medico. Il cuore non è lì. Un autentico medico lo saprebbe.

«Non lo sento. Sdraiati.»

«Per far che cosa?»

«Per fottere fino a farti impazzire.»

«Sei lui!»

Lei gli cacciò un coltello nel ventre, così forte che lo fece piegare in due e lo sollevò da terra. Lui cadde sul pavimento. «Dov’è papà?»

«Non c’era bisogno di ammazzarmi.»

«Tu non sei morto, parli.»

«Ti prenderò!»

Lei corse fuori dalla stanza e guardò dietro quando sentì i passi alle sue spalle. L’uomo la inseguiva, estraendo il coltello dal ventre mentre correva. Il sangue colava dalla ferita imbrattando il pavimento e la parete.

Pen premette il tasto dell’ascensore.

Lui correva sempre più vicino, agitando il coltello sopra la testa.

Ascensore. Sbrigati.

Crepa! Crepa!

Pen saltellava da un piede all’altro, bussò contro la porta dell’ascensore.

L’uomo aveva un ghigno selvaggio. Cominciò a ridere, il sangue gli esplose dalla bocca e dalle narici.

Le porte dell’ascensore presero a scorrere. Pen balzò dentro. Lui si slanciò per raggiungerla, ma le porte si chiusero in tempo, intrappolando un braccio all’altezza del gomito.

L’ascensore cominciò a scendere. Il braccio fra le porte salì fino al soffitto, si staccò e cadde sul pavimento. Non mollò il coltello. Il braccio rotolò, la lama puntata in direzione di Pen compiva piccoli cerchi. Pen indietreggiò. L’ascensore guadagnava velocità. Precipitava.

Dove va?

Perché non rallenta?

Si fermerà di colpo e io cadrò sul coltello. Ma non sarà così.

Sedette sul pavimento dell’ascensore.

Ti ho fregato, bastardo.

L’ascensore si fermò senza sobbalzi.

Le porte si aprirono.

Dietro, l’oscurità.

L’indicatore acceso sopra la porta dell’ascensore diceva S.

Questo è il sotterraneo. Qualcuno ha spento la luce, ecco tutto.

Stranamente, il braccio amputato con il coltello che girava nella mano non preoccupava Pen più del buio fuori dall’ascensore.

Il sotterraneo. Era lì che conservavano i cadaveri. I pazienti che non ce l’avevano fatta. Sistemati nei cassetti.

Lei si spostò evitando il braccio e si fermò al bordo del pavimento dell’ascensore. Sbirciò nel buio totale.

Non voleva uscire là fuori.

Il cuore le martellava per il terrore, faceva fatica a respirare.

«Ehi!» gridò. «C’è qualcuno?»

Nessuna risposta.

Naturale. I morti non parlano.

Chiamò di nuovo: «Ehi!»

«Aiutami!» implorò la voce distante e soffocata di suo padre.

«Vengo subito!»

Se potessi trovare un interruttore… Allungò il braccio fuori dall’ascensore, tastò la parete e una mano gelida le afferrò il polso.

«Ahhhhh!»

Pen si svegliò con un sobbalzo e sentì l’ultima parte del proprio grido nella camera buia. Balzò a sedere ansando.

«Dio Santissimo!» mormorò.

Si tirò una manica sulla faccia per asciugare il sudore. Il pigiama era incollato alla pelle.

Che incubo. Cercò di ricordarlo, ricordò di aver allungato un braccio per cercare l’interruttore. Qualcuno le aveva afferrato la mano.

Doveva esserci dell’altro nel sogno, ma il resto era svanito.

Aveva sentito dire che bisognava aspettare svegli tre o quattro minuti; se uno si riaddormentava troppo presto, poteva ricadere nello stesso incubo.

No grazie.

Inoltre aveva la bocca arida, un leggero mal di testa e doveva far pipì.

Si alzò, staccò il pigiama dalla schiena e dalle natiche e aprì la porta. Il corridoio era buio. Uno degli interruttori si trovava proprio fuori dalla porta. Stava quasi per toccarlo, ma il ricordo dell’incubo la fece rabbrividire. Sentiva la pelle d’oca sulle cosce e sulle braccia, sulla nuca e sulla fronte. La pelle sui capezzoli era tesa e rigida.

È stato solo un maledetto incubo, si disse.

Non riusciva neppure ad allungare il braccio per accendere l’interruttore.

Accese la lampada in camera da letto. Gettava una piccola luce nel corridoio. Non c’era nessuno pronto ad afferrarla. Naturalmente.

Tranquillizzata, si avviò silenziosamente verso il bagno. Usò la toilette. Nell’armadietto dei medicinali trovò una boccetta di Tylenol e ne inghiottì un paio. Mentre tornava nella sua camera, si fermò davanti alla porta di Melanie. La lama di luce sotto l’uscio era sparita. Dentro, nessun rumore. Proseguì verso la sua camera, entrò e si fermò di botto.

Bodie, avvolto in un accappatoio spiegazzato, stava in piedi davanti alla finestra. «Sei abbastanza coperta?» chiese sottovoce senza guardarsi attorno.

Pen chiuse la porta e tirò un sospiro. «Sì, lo sono», rispose. «Che cosa fai qui?»

Lui si voltò. Teneva le mani strette alla vita. I suoi occhi avevano uno sguardo nervoso. Cercò di sorridere, il sorriso svanì rapidamente. «Ho bisogno di parlarti per un paio di minuti. Mi dispiace di essere piombato in camera tua.»

«Non ti preoccupare», disse lei. La sua voce risuonava stranamente soffocata e roca.

Cristo, pensava Pen. È venuto nella mia camera. Che cos’è questa storia?

Lei sedette sul bordo del letto e strinse le mani tremanti. Poi respirò profondamente. Abbassò lo sguardo, vide che il primo bottone era slacciato, lo allacciò e tornò a stringersi le mani.

Bodie si avvicinò a una sedia con lo schienale alto accanto al cassettone. I suoi capelli castano chiaro erano arruffati.

L’accappatoio era chiuso con un cordone stretto in vita. Quando sedette, lui tirò i lembi sulle cosce.

«Hai gridato», disse Bodie.

«Sì. Un incubo. Tremendo.»

«Stai bene?»

Pen annuì.

«Non avevo intenzione di venire, ma ho sentito il grido e poi sei passata davanti alla nostra porta. Io ero sveglio e pensavo…» Bodie s’interruppe, esitando.

«Che cosa?»

«Di dirtelo.»

«Dirmi che cosa?» si stupì lei. Le batteva il cuore.

«Bodie», sussurrò. «Non saresti dovuto venire qui.»

«Lo so, lo so. Melanie mi ucciderebbe…»

«Potresti biasimarla?»

«Non riesco a tenere questa cosa per me.»

«Mi conosci appena.»

«So di potermi fidare di te. Credo che ci saranno guai seri.»

Pen corrugò la fronte sollevata, ma anche un po’ delusa.

«Di che cosa stai parlando?»

«Ti ricordi che cosa è successo in ospedale? Ti ricordi come si è sentita male Melanie?»

«Se mi ricordo? Scherzi?»

«Lei ha detto di non sapere che cos’era la sua visione, ma non era vero. Ricordava tutto. E me ne ha parlato in camera, stanotte.»

Prima o dopo aver fatto l’amore? Si domandò Pen, e subito si sentì furibonda con se stessa per averlo pensato. «Che cosa ha detto?»

«Un altro incidente. Ha visto l’auto accelerare verso di lei, come prima, solo che stavolta ha potuto vedere il conducente. Ha detto che era Harrison Donner.»

«Oh, Dio!» mormorò Pen. «È sicura?»

«Sembrava sicurissima.»

«Harrison ha investito papà?»

«Melanie pensa che sia stato un complotto, che Harrison e Joyce l’abbiano ideato insieme.»

«C’era anche questo nella visione?»

«È una sua teoria. Da come l’ha spiegata, Joyce sapeva in anticipo del programma di cenare da Gerard’s, probabilmente aveva fatto lei stessa la prenotazione. Sapeva anche che tuo padre lasciava sempre la macchina nel parcheggio della banca, perciò avrebbe dovuto attraversare Cañon per entrare nel ristorante. Aveva riferito ogni cosa a Harrison e lui aspettava, forse fermo al marciapiede. Quando tuo padre ha fatto per attraversare…» Bodie sollevò le mani dalle ginocchia, le lasciò ricadere dopo un momento.

«Stai dicendo… che Melanie crede che abbiano complottato per uccidere papà?»

«È così… Non sono del tutto convinto che Melanie abbia ragione, ma potrebbe essere andata in questo modo. Non vedo lacune nel ragionamento, e tu?»

«Harrison non poteva essere sicuro che non ci fossero testimoni.»

«Se il momento non era quello adatto, poteva sempre lasciar perdere. Per quello che ne sappiamo, potrebbero aver fatto le prove una mezza dozzina di volte prima di quella sera, e ogni volta avere desistito per un motivo o per l’altro. Testimoni, troppo traffico, e altro.»

«Certo che ci hai pensato parecchio», osservò Pen.

«Due ore, tra quando Melanie me l’ha detto e quando sono venuto qui.»

Pen si accorse di tremare. Poteva essere per la storia di Bodie. O forse per la brezza che entrava dalla finestra e le incollava il sudore alla pelle.

Bodie sedeva rigido sulla sedia, le gambe unite, le mani sulle ginocchia.

«Hai freddo?» chiese lei.

«Un po’», ammise lui.

Le passò per la mente l’idea di invitarlo nel suo letto. Potevano coprirsi.

Non mi sembra il caso, si disse.

«Chiudo la finestra», decise Pen.

«La chiudo io», si offrì lui.

Mentre Bodie si avvicinava alla finestra, Pen si lasciò cadere sul fianco, allungò la mano verso i piedi del letto e si mise seduta trascinando una trapunta di maglia. Quando Bodie tornò verso la sedia, gliela tese.

Lui la ringraziò, si avvolse la trapunta attorno al corpo e sedette sulla sedia. «Così va molto meglio», confessò.

Pen tornò a sedersi sul materasso, e incrociò le gambe. Si tirò vicino una coperta e se la mise sulle spalle. «E allora?» riprese. «Qual è il movente?»

«Joyce e Harrison sono amanti.»

«Credi che lo siano veramente?»

Bodie si strinse nelle spalle. «Non lo so. È possibile, anzi probabile.»

«Okay, supponiamo che lo siano. Questo non mi sembra un movente per un omicidio. Il divorzio si ottiene come ridere in questo Stato e lei ne sarebbe uscita con una buona sistemazione.»

«La metà?»

Pen scosse la testa. «Sono sposati da quasi tre anni. Probabilmente a lei spetterebbe la metà di quanto ha guadagnato papà dopo la data del matrimonio, più, forse, un paio d’anni di alimenti.»

«Ma se lei…» Bodie esitò.

«Lo uccide?»

«Sì. Si prende tutto. Compresa l’assicurazione.»

«Questo dipende dal testamento di papà, e da chi è il beneficiario delle polizze d’assicurazione. Suppongo che Melanie e io ne otterremo una parte.» Pen corrugò la fronte. «Melanie ne ha parlato all’ospedale. Ti ricordi? Ha borbottato qualcosa sul fatto che Joyce avrebbe Harrison, l’assicurazione e l’eredità se papà morisse. È stato allora che si è precipitata nella stanza per salvarlo

«Ha pensato che Joyce volesse staccare la spina.»

«Ed è stato allora che ha avuto la sua visione», continuò Pen. «Era appena entrata dalla porta, quando è cominciata.»

Bodie si strinse la trapunta sulle spalle. «Pensi che abbia finto?»

Pen considerò la possibilità, ricordò Melanie che si dibatteva fra le sue braccia, gemendo. «Non credo che abbia finto, ma mi chiedo se i suoi sospetti non abbiano fatto scattare la molla, in qualche modo. Lei sospettava già che Joyce e Harrison fossero amanti e pensava che Joyce desiderasse che papà morisse. Il passo è breve verso la convinzione che quei due abbiano complottato per investirlo. Forse è stato il suo subconscio a darle l’idea.»

«E le ha provocato l’attacco», concluse Bodie. «Non saprei. Ho avuto quasi la stessa idea riguardo l’episodio di quella sera al concerto. Lei non sapeva se fossi tu o suo padre, ma si sentiva arrabbiata e colpevole verso entrambi. Così ho avuto la sensazione che la sua visione fosse una specie di perverso appagamento di un desiderio.»

Pen lo fissò.

«Non che lei vi volesse morti. Solo che non sapeva contenere i suoi sentimenti per l’uno o per l’altra. E la sua mente si è bloccata. Le ha dato la visione. Ma ciò che ha visto in trance, si è verificato nella realtà. Forse anche questa visione.»

«Non le ha sempre, le visioni», ribatté Pen e sentì una morsa allo stomaco.

«Per sua madre aveva visto giusto, no?»

«Ma ci sono state altre occasioni. Come la sera del matrimonio di papà e Joyce. Erano in volo per le Hawaii per la luna di miele. Melanie e io eravamo qui a casa e lei ha avuto un attacco. Quando si è ripresa, ha detto che l’aereo era esploso in volo.»

Bodie piegò le labbra come per fischiare, ma non ne uscì alcun suono.

«Chiaro che quella volta sbagliava», riprese Pen. «Nessun aereo è precipitato quella sera, tanto meno quello che trasportava papà e Joyce.»

«Non era contenta del matrimonio, questo lo so.»

«Era furibonda. Credeva che papà tradisse la memoria di nostra madre e che Joyce fosse una sgualdrina che aveva incastrato papà per il suo denaro. Ecco perché è venuta ad abitare con me quando sono tornati dal viaggio di nozze. Non poteva sopportarli.»

«Poi c’è stata la sua visione che riguardava me», riprese Pen dopo qualche secondo. Provò di nuovo quella strana sensazione allo stomaco ed ebbe improvvisamente caldo. Si scrollò la coperta dalle spalle e tirò un profondo sospiro. Parlare di questo sarebbe stato difficile. Ma Bodie doveva sapere.

«Era l’estate prima del mio ultimo anno al college. Tornavo sempre a casa durante l’estate. Melanie aveva quindici anni. Aveva cominciato a frequentare un tale, Steve Wells, che si era appena diplomato al liceo. Aveva diciassette o diciotto anni, mi pare.»

«Le piacciono gli uomini più vecchi», osservò Bodie.

Pen sorrise. «Già, evidentemente è così. A ogni modo, lui passava un sacco di tempo qui in casa…» Tacque esitando.

«E si è innamorato di te», concluse Bodie.

Pen annuì. «Te l’ha detto Melanie?»

«Non c’era bisogno di dirlo. Da come si comporta con te, è chiaro che qualcosa dev’essere successo.»

«Dio, io non avevo fatto niente per incoraggiarlo. Voglio dire, ero gentile con lui, non lo ignoravo, ma non ho mai flirtato con il ragazzo, niente di simile.»

La faccia di Bodie arrossì leggermente.

Pen non voleva pensare che cosa potesse significare quel rossore. Prese a giocherellare con il bordo del pantalone del pigiama. «Una sera lui era qui a cena. Papà si occupava del barbecue sul retro. Dopo cena, doveva uscire. Aveva una riunione o qualcosa di simile, l’ho dimenticato.»

«Fammi indovinare», la interruppe Bodie. «Tutti e tre siete andati nella jacuzzi.»

Pen lo guardò negli occhi.

«Non avevamo ancora la jacuzzi.»

«Oh.»

«Melanie si era addormentata sul divano. Avevamo bevuto a cena e lei era un po’ sbronza. Andai in cucina a preparare il caffè e Steve mi seguì. È stato terribile. Balbettando, lui dichiarò di aver perso ogni interesse per Melanie dal momento in cui aveva posato gli occhi su di me e l’unica ragione per cui continuava a frequentarla era che poteva venire in casa e vedermi. Gli dissi di scordarselo, che non volevo aver niente a che fare con lui e che se aveva perso interesse per Melanie, doveva uscire dalla sua vita. Gli ci volle un po’ per captare il messaggio. Ma alla fine se ne andò.

«Melanie continuò a dormire per un paio d’ore. Nel frattempo, io avevo fatto il bagno e avevo indossato la camicia da notte. Stavo leggendo a letto quando Melanie entrò in camera mia. Mi chiese dove fosse Steve, le risposi che era andato a casa. Non le riferii ciò che era successo. Ho pensato che dovesse dirglielo lui, capisci?»

«Sì», rispose Bodie. «Perché dovevi essere tu a darle la notizia?»

«A ogni modo, all’improvviso Melanie si sentì male. Rovesciò gli occhi e incominciò a tremare. Cadde sul pavimento. Io ero spaventata, non sapevo che cosa le stesse succedendo. Poi si riprese e mi guardò come se fossi una specie di mostro. Era impazzita. Mi chiamò con epiteti orribili. Disse che Steve e io avevamo fatto l’amore mentre lei smaltiva la sbornia sul divano. Le assicurai che non avevamo fatto niente, ma lei non volle credermi. Perché l’aveva visto, diceva. L’aveva visto in ogni dettaglio mentre si rotolava sul tappeto della mia camera.»

Quando finì, Pen tremava. Emise un lungo sospiro, poi aspettò fissando il bordo del materasso finché si sentì ragionevolmente calma. «Ho negato, e anche Steve, quando lei gli telefonò. Ma ancor oggi è convinta che abbiamo mentito tutti e due, che in realtà… abbiamo fatto l’amore, mentre lei dormiva. Melanie ha fiducia assoluta nelle sue visioni.»

Bodie aveva la fronte corrugata. Era accigliato da quando Pen aveva iniziato il suo racconto. «Dev’essere terribile sentirsi accusare di qualcosa che non si è fatto.»

«Sì. Ti fa desiderare perfino di aver fatto qualcosa per meritartelo.»

Bodie increspò le labbra. «Fossi andata a letto con quel tale…»

«Non era il mio tipo», replicò Pen e sorrise suo malgrado. «A ogni modo, quelle accuse erano troppo, ma…»

«Questo spiega un sacco di cose di te e Melanie… il rancore che prova verso di te. Mette in tensione anche il sottoscritto, capisci?»

«Posso immaginarlo. Sono sicura che mia sorella pensa che non vediamo l’ora di saltare in un letto insieme.» Subito Pen si pentì di aver detto una cosa simile. Si accorse di arrossire. «Torniamo alle sue visioni», suggerì.

«Giusto. Le sue visioni.»

«Ne ha avute almeno due che erano completamente fasulle: Steve e io, e l’aereo che non è esploso.»

«Lei non crede di sbagliare a proposito di te e Steve», le fece notare Bodie, «ma la faccenda dell’aereo potrebbe aver scosso leggermente la sua sicurezza.»

«Sì, penso di sì.»

«Be’, l’ultima visione l’ha convinta assolutamente che Harrison ha investito tuo padre, ed è certa che Joyce lo abbia aiutato a preparare la trappola. Ha intenzione di fare qualcosa in proposito.»

«Per esempio?» volle sapere Pen.

«Ha detto: ‘La pagheranno’.»

«Sta pensando a una vendetta?»

«Sembrerebbe.»

«Oh, Gesù.»

«Ecco perché dovevo parlarti. Credo che dobbiamo fare qualcosa.»

«Forse sarà meglio che tu la riporti a Phoenix.»

«Non credo che accetterà.»

«Hai qualche idea, dunque?» domandò Pen.

«La cosa principale è sorvegliarla.»

«Non è mai stata violenta, che io sappia.»

«Nessuno aveva tentato di uccidere suo padre, prima d’ora.»

«Non sappiamo se loro…»

«Lei lo sa. Ne è assolutamente certa. E io credo che esista una possibilità che abbia ragione. Le sue visioni hanno fatto centro quasi sempre.»

«Io direi al cinquanta per cento.»

«Credo che abbia ragione quando afferma che quei due sono amanti. Tu che ne pensi?» volle sapere Bodie.

«Non ne sono convinta», replicò Pen, «ma ho i miei sospetti.»

«Se lo sono, è logico pensare che abbiano deciso di eliminare tuo padre.»

«Difficile crederlo.»

«La gente commette degli omicidi ogni giorno.»

«Questo lo so.»

«E le persone uccise, per lo più, sono amici o membri della famiglia.»

Pen annuì. «Ho svolto qualche ricerca sull’argomento.»

Bodie si scostò la trapunta dalle spalle e si chinò in avanti, i gomiti sulle ginocchia. «Non dico che siano colpevoli. Il fatto è che Melanie crede che lo siano. Potrebbe aver ragione o no, ma di sicuro farà qualcosa. Se soltanto la sorvegliamo, possiamo aiutarla.»

«Aiutarla a far che?»

«A inchiodare quei due», rispose Bodie.

«Che cosa?»

«È solo sorvegliando Melanie, che possiamo darle una mano. Prima di tutto cerchiamo di convincerla che la visione non basta. Poi ci offriamo di aiutarla a investigare. Credo che accetterà.»

«E noi investighiamo?»

«Solo curiosando qua e là. Non si può mai sapere, magari troviamo realmente qualche prova.»

«Improbabile.»

«Se troviamo le prove, le portiamo alla polizia. Se facciamo fiasco, perlomeno avremo tenuto Melanie lontano dai guai per un po’, e forse alla fine si convincerà che i due non c’entrano per niente.»

«C’è un problema. Si suppone che io non sappia nulla della sua visione, e non credo che farebbe salti di gioia se venisse a sapere che sei venuto in camera mia per mettermi al corrente.»

«Dille che hai dei sospetti. Ora come ora, lei crede che tu stia dalla parte di Joyce.»

«Te l’ha detto?»

Bodie annuì.

«Non posso biasimarla.»

«Ma se le confidi di avere dei dubbi sul conto di Joyce credo che ti considererà un’alleata e si confiderà con te.»

«È come cospirare contro di lei.»

«Joyce, vuoi dire?»

«Melanie.» Pen sospirò. «Non lo so. Se cominciamo a cercare indizi o cose simili, potremmo alimentare le sue illusioni.»

«Sempre che siano illusioni.»

«Già. E se Melanie ha ragione, sarei ansiosa come chiunque altro di vedere quei due ricevere quello che si meritano.»

«Dillo a Melanie.»

«Forse sarebbe bene che glielo facessi capire.»

«Credo che sarà contenta di sapere che sei dalla sua parte.»

«Forse.»

Bodie si alzò. «Sarà meglio che vada.» Sollevò la trapunta dalle spalle e la portò ai piedi del letto. «A proposito di alimentare illusioni… Se si sveglia e scopre che sono stato qui…» Sistemò la trapunta sul letto. «Non crederà mai che è stata una visita innocente.»

«Non so fino a che punto lo fosse davvero.»

Bodie sbarrò gli occhi.

«Non intendevo questo.» Di nuovo Pen si sentì arrossire. «Alludevo al fatto che stiamo complottando contro di lei.»

Bodie annuì e andò alla porta. Si fermò con la mano sulla maniglia e guardò Pen. «I tempi sono cambiati.»

«Credo che dovremmo seguire la linea di Melanie.»

Lui sorrise. «Buonanotte, Pen.»

«Buonanotte».

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