19

Pen finì di metter via la sua roba e aspettò in soggiorno. Bodie scese dopo qualche minuto, reggendo i bagagli. Melanie lo seguiva. Si era lavata il sangue dalla faccia e indossava una camicia bianca pulita.

«Possiamo restare da te?» domandò Melanie.

«Certamente», rispose Pen, guardando Bodie. «Sei sicuro di non voler ripartire stasera?»

«Be’…»

«Non è che voglia liberarmi di voi, ma se Harrison vi ha denunciato, sarebbe meglio non farvi trovare in questo stato.»

«Quello non denuncia nessuno», intervenne Melanie. «Sa che diremmo ogni cosa.»

«Probabilmente sarebbe meglio passare una buona notte di sonno prima di partire», osservò Bodie. «Partiremo in mattinata.»

«Bene.»

Bene un accidente, pensò Pen. Lei desiderava che non se ne andassero affatto. Ma sapeva che non potevano fermarsi a lungo. Partendo l’indomani tutti e due avrebbero perso la scuola e Bodie teneva dei corsi nuovi. Inoltre era meglio che se ne andassero appena possibile prima che Melanie combinasse altri guai.

Tuttavia era sorpresa dall’apparente disponibilità di Melanie a partire.

Sarà meglio tenerla d’occhio, pensò.

«Mi fermerò a un fast food a prendere qualcosa per cena», annunciò Bodie.

«Ce n’è uno qui vicino…»

«L’ho visto.»

Quando uscirono domandò: «Dobbiamo lasciare le chiavi di casa?»

«Nemmeno per sogno», replicò Melanie. «È sempre la casa di papà. Joyce non ha nessun diritto di buttarci fuori a calci.»

«Suppongo di no.»

Melanie salì con Bodie nel furgone, Pen nella sua auto e li seguì a San Vicente.

Mentre tornava a casa sua, pensò che Melanie volesse cambiare idea a proposito della partenza. Era difficile che abbandonasse le speranze di inchiodare Joyce e Harrison, specialmente ora che li aveva sentiti ammettere la loro colpa.

Melanie deve avere un piano. Forse ha in mente di sgusciar via stanotte. Per fare che cosa? Dio solo lo sa. È stata abbastanza pazza da nascondersi in casa di Harrison… e aggredire Joyce.

Dobbiamo stare all’erta, assicurarci che non si allontani da noi. A costo di restar svegli tutta la notte.

Quando Pen parcheggiò davanti a casa sua, si chiese se non dovesse aspettarli in macchina. La fermata al fast food non doveva richiedere più di cinque minuti.

Non essere così paurosa, si disse Pen. Se non hai intenzione di traslocare, e per questo hai acquistato un fucile, dovrai riabituarti a questo posto.

Lui ha preso le mie mutandine. E stato qui oggi pomeriggio. Forse è un inquilino come Manny.

Ma non è Manny, è qualcun altro.

Non posso continuare a vivere così.

E neppure poteva scendere dall’auto.

Andrà meglio quando ci sarà qui Bodie.

Domani cercherò una nuova casa. Starò in un motel fin quando…

Domani Bodie se ne andrà.

Deve andare, deve portar via Melanie da tutto questo.

Io stessa me ne andrei lontano da qui.

Però non posso andare da nessuna parte, con papà in queste condizioni.

Dovrei chiamare l’ospedale, magari andarci questa sera.

E se ci trovo Joyce?

Dobbiamo fare qualcosa a proposito di quei due. Non devono cavarsela tranquillamente.

Domani potrei andare alla polizia e raccontare tutto. Se concentrano le indagini su Harrison, potrebbe saltar fuori qualcosa. Lo farò. A meno che non arrivi prima la polizia per arrestare Melanie e Bodie.

Meno male che l’abbiamo tirata fuori dalla casa di Harrison tutta d’un pezzo.

Bodie aveva ragione, avremmo dovuto lasciarla là. Probabilmente sarebbe riuscita a sgusciar fuori senza l’aiuto di nessuno.

O forse no.

Potevano acciuffarla. E Dio solo sa che cosa le avrebbe fatto Harrison.

È stata la mossa giusta.

Quale sarà la prossima mossa? Loro sanno che gli stiamo addosso. Che cosa faranno? Forse niente. Harrison è un avvocato, sa che non abbiamo prove.

Forse è già troppo che li sospettiamo.

Che cosa farà, ci ucciderà tutti e tre?

Sarebbe una mossa rischiosa. Lui non vorrà correre il rischio a meno che non sia disperato.

Domani Melanie e Bodie partono. Quando loro sapranno che non sono più qui la pressione si allenterà. E se invece andrò alla polizia, saranno guai.

Dobbiamo ragionarci sopra, a questa storia.

Nella mente, Pen immaginò Harrison che apriva la porta del suo appartamento e si precipitava dentro sparando all’impazzata con la sua pistola calibro 38. Un proiettile si conficcava nel petto di Melanie, abbattendola. Lei e Bodie si mettevano a correre, ma una pallottola colpiva Bodie alla schiena. Lei si precipitava in camera, afferrava il fucile e tagliava Harrison in due mentre entrava dalla porta. Poi tornava di corsa in soggiorno. Melanie era morta, ma Bodie respirava ancora. Andrà tutto bene, gli diceva, guarirai.

Bel pensierino, si disse. Faccio morire mia sorella e sopravvivere Bodie.

Pen sapeva benissimo di non essere una sensitiva. Quella era la sfera di Melanie. Ma riconosceva l’importanza dei sogni a occhi aperti. Ciò che aveva immaginato era uno scenario possibile. Improbabile, ma possibile.

Perciò, avrebbe piazzato una sedia contro la porta e tenuto il fucile a portata di mano.

Harrison, si disse, avrebbe dovuto essere pazzo per entrare in casa sua sparando.

Ma lui aveva la pistola.

E quelle maledette manette.

Un ex detective privato. Come mai non aveva restituito il distintivo e la tessera quando aveva smesso di lavorare per quell’agenzia? Forse aveva dichiarato di averli persi. Due articoli del genere potevano sempre servire, specialmente se uno ha confidenza con lo stupro.

Non così utili come le manette.

Non ricominciare. Smetti di torturarti.

Ma quella sera aveva detto qualcosa… qualcosa che si riferiva al suo incarico. Che cos’era? Aveva mai sparato a qualcuno? No, ma aveva estratto la pistola in un paio di occasioni. Ha detto che era un lavoro noioso.

Pen sbatté le palpebre quando qualcuno bussò al finestrino. Melanie la guardava e lei scese dall’auto.

«È tanto che sei qui?» domandò Bodie. Fra le mani reggeva dei sacchetti di provviste.

Pen scosse la testa. «Solo qualche minuto.» Doveva raccontar loro che Harrison aveva avuto esperienza di auto rubate e che poteva avere degli attrezzi per rubarle?

Melanie sarebbe partita subito alla ricerca degli attrezzi.

Una ricerca a mezzanotte per trovare gli attrezzi?

Risparmia l’informazione per la polizia.

Pen tirò fuori la sua valigia e precedette gli altri due attraverso il cancello di ferro. Dirigendosi verso le scale, fece scorrere lo sguardo sugli appartamenti di fronte che circondavano la piscina. Lui abitava in uno di quelli? Pen conosceva solo pochi inquilini. Magari era qualcuno che non conosceva.

Ma lui mi conosce.

Ha le mie mutandine.

Vorrebbe fottermi fino a farmi impazzire e…

Basta!

Si affrettò su per le scale, imponendosi di stare calma. Quel verme non tenterà niente stasera, con Bodie in casa.

E questa è la mia ultima notte qui, maledetto.

Aprì la porta del suo appartamento e guardò il tappeto. Nessun messaggio era stato infilato sotto la porta durante la sua assenza.

Mentre Pen e Melanie apparecchiavano la tavola in cucina, Bodie scese a prendere il resto dei bagagli.

«Davvero volete partire domani?» chiese Pen.

«Credo di sì. Tornerò se papà… cambia.»

«Vuoi che andiamo all’ospedale, stasera?» suggerì Pen.

«A che scopo?» ribatté Melanie. «Lui è… come morto. Non sopporto di vederlo a quel modo.» Melanie si lasciò cadere su una sedia e si tenne la testa. «Voglio solo dimenticare. Voglio dormire.»

«Come ti senti?»

«Ho un terribile mal di testa.»

«Vado a prenderti l’aspirina.» Pen andò in bagno e aprì l’armadietto dei medicinali. Mentre allungava la mano per prendere le pillole vide una boccetta di sonnifero prescrittole dal medico quando aveva sofferto d’insonnia, dopo il brutto episodio dello stupro. Il sonnifero non era forte, ma due compresse sarebbero bastate per far dormire Melanie tutta la notte. E per stroncare un eventuale piano di sgusciar via, più tardi.

Le mani di Pen tremavano quando lasciò cadere dalla boccetta due compresse sul palmo della mano.

È uno sporco trucco, pensò.

Ma così si addormenterà. Bodie e io non dovremo trascorrere la notte a sorvegliarla.

Mise via la boccetta. Con le due pillole in mano, uscì dal bagno.

Bodie era seduto al tavolo quando lei entrò in cucina. Pen prese un bicchiere dalla credenza e lo riempì d’acqua. «Ho preso delle pasticche per Mel», spiegò.

Bodie annuì.

Posò il bicchiere davanti a sua sorella e le mise in mano le compresse. «È un nuovo prodotto», spiegò. «Sono molto forti. Ti daranno un po’ di sonnolenza, ma…»

«Bene», tagliò corto Melanie. Si cacciò in bocca le pillole e bevve mezzo bicchiere d’acqua.

«Ci vedi bene e non provi nausea, vero?» s’informò Bodie.

«No, ho solo mal di testa.»

«Meglio che ti metti a letto, dopo mangiato», suggerì Bodie.

«Sì.»

Pen prese una bottiglia di birra per Bodie e versò vino per sé e Melanie. Sedette, tirò fuori i tacos dalla busta di carta e li mise sul proprio piatto. Bodie e Melanie scartarono i loro cheeseburger. Bodie aveva comperato anche delle tortillas per tutti.

«Ci manca solo un’orchestrina di mariachi messicana», osservò Bodie.

«Avrei dovuto preparare dei margarita», si scusò Pen. Meno male che non l’aveva fatto, concluse fra sé. Altrimenti non avrebbe potuto dare il sonnifero a Melanie. Un po’ di vino non poteva causare problemi, ma la tequila sì.

«Perché non racconti a Pen che cosa è successo questo pomeriggio?» suggerì Bodie a Melanie.

Lei scrollò le spalle. «Non c’è molto da dire», rispose e mangiò un boccone di cheeseburger.

«Chiaro che avevano un sacco di cose da dire su noi tre», osservò Bodie. «Cose per niente lusinghiere.»

«Harrison ce l’aveva soprattutto con te», disse Melanie, guardando giuliva sua sorella. «Ha usato certe parolacce che farebbero arrossire il tuo ammiratore del telefono.»

«Gentile», mormorò Pen, e continuò a mangiare.

«Sicuro. Lui crede che sia stata tu a suggerirmi di fare la telefonata e di introdurmi nel garage. Ha detto che vuoi vendicarti.»

«Per caso ha detto anche perché?»

«Ha detto a Joyce che era perché lui ti aveva scaricato.»

«Ah.»

«Ha detto anche che vuole ridurti in poltiglia», aggiunse Melanie.

Bodie posò la birra. «Avrei dovuto sistemare quel mascalzone quando ho avuto l’occasione.»

«E che cosa ha detto dell’incidente?» insistè Pen.

«Sanno che noi sappiamo. La prima cosa che ha fatto Harrison è stata quella di andare a controllare il garage. Aveva capito ancor prima di vedere la finestra rotta che la telefonata era un trucco per liberarci di lui, in modo che potessimo esaminare la sua auto. Quando è rientrato in casa, ha detto a Joyce: ‘Lo sapevo. Quei fottuti ci perseguitano’. Poi l’ha rassicurata spiegandole che non eravamo in grado di provare niente.»

«A questo proposito probabilmente ha ragione», convenne Bodie.

«Joyce ha paura che papà abbia visto Harrison alla guida. Lei era più propensa a iniettargli qualcosa nelle vene.»

Pen s’irrigidì. «In ospedale?»

«Sì. Ma Harrison le ha spiegato che era inutile tentare una mossa così rischiosa, dal momento che papà non avrebbe mai ripreso conoscenza. Ha detto che dovevano aspettare e vedere. Anche se papà sopravvive, esiste solo una minima possibilità che si ricordi dell’incidente.»

Bodie annuì. «È davvero improbabile che possa ricordare. Da bambino sono caduto dal tetto e ancora oggi non riesco a ricordare d’essere caduto.»

«Che cosa ci facevi sul tetto?» volle sapere Pen.

«Non lo so. Avevo pranzato circa un’ora prima che accadesse, ma il resto è vuoto finché mi sono svegliato in una ambulanza.»

«È così che Peter Hurkos è impazzito», osservò Melanie. «È caduto da una scala o da un tetto o…»

«Be’, io non sono diventato matto, grazie a Dio. Qui uno è…»

«Di troppo?» suggerì Melanie, alzando un sopracciglio.

Bodie parve seccato per un momento. «Stavo per dire che basta uno.»

«Giusto.»

«Piantala», intervenne Pen rivolgendosi a sua sorella.

Melanie fissò Pen con uno sguardo furbesco. «Sono sicura che aspetti solo di liberarti di me.»

«Ehi, guarda che noi siamo dalla tua parte.»

«Allora perché tutti e due siete così ansiosi di rispedirmi a Phoenix?»

«È per il tuo bene», le ricordò Bodie.

«Oh, certo.»

«Guarda che cos’hai combinato oggi», intervenne Pen, cercando di tener ferma la voce. «Hai infranto non so quante leggi…»

«Te le raccomando, le leggi.»

«Cristo, hai aggredito Joyce.»

«Ha cercato di uccidere nostro padre.»

«Forse.»

«Niente forse.»

«Oltretutto, hai messo in grave pericolo anche Bodie. Potevate finire entrambi ammazzati.»

«Mentre tu eri al sicuro nella tua auto.»

«Ehi», protestò Bodie. «Qualcuno doveva restare fuori per chiamare aiuto nel caso le cose si fossero messe male. Pen voleva entrare al mio posto.»

«Sicuro, difendila.»

«Maledizione!» Bodie sbatté la bottiglia sul tavolo, Pen sbatté le palpebre, Melanie sobbalzò, scoppiò in lacrime e corse fuori dalla cucina.

Bodie rimase a guardarla mentre spariva. Poi guardò Pen, scosse la testa e borbottò: «Scusa».

«Se l’è cercato lei.»

«Lo so, ma…» Con un sospiro lui spinse indietro la sedia e si alzò. «Sarà meglio che vada a scusarmi.»


Bodie la trovò in camera di Pen, distesa sul letto con un cuscino sugli occhi. Si sedette accanto alla ragazza.

«Lasciami in pace», borbottò Melanie.

«Ehi, mi dispiace di aver perso la pazienza. Perché non torni di là e finisci di mangiare?»

«Non ho fame.»

«Non vuoi diventare forte e robusta?»

«Ah, ah.»

«Su, andiamo, Mel.»

«Voglio solo dormire. Sono stanca e ho mal di testa.»

«Ti sentirai meglio se finisci di mangiare.»

«No.»

Bodie le mise una mano sullo stomaco. La pelle di Melanie era calda. «Non mi piace vederti sconvolta.»

Lei tirò su con il naso. «Siete tutti e due contro di me.»

«Non è vero. Forse ti abbiamo rimproverato troppo precipitosamente, ma è stata una giornata stressante. Non sapevamo che cosa ti stava capitando mentre eri in quella casa.»

«Ero nascosta.»

«Noi non lo sapevamo. Eravamo realmente preoccupati, e sai perché? Perché ti vogliamo bene. Nessuno è contro di te. Tranne Joyce e Harrison.»

Lei increspò le labbra in un tremulo sorriso. Spinse da parte il cuscino e se lo mise sotto la testa. Con le punte delle dita si asciugò le lacrime dal viso. Poi respirò profondamente. «Non volevo procurarvi tanto disturbo.»

«Niente paura, anzi è stato eccitante, in un certo senso.»

«Davvero Pen voleva entrare a prendermi?»

«Sì. Ho dovuto minacciarla per farla restare in macchina.»

«Non avrei dovuto trattarla a quel modo.»

«Sono sicuro che lei capisce. Questi ultimi due giorni sono stati difficili per tutti noi.»

«Ti dispiace tirare le tende?»

Bodie si alzò, tirò il cordone delle tende chiudendo fuori la luce del tardo pomeriggio.

«Torno di là appena mi sento meglio», mormorò Melanie.

«Rimango con te.»

«No, vai a finire di mangiare.»

«Sei sicura?»

«Sì. Solo ti prego di non mangiare anche il mio burger. Vengo fra poco.»

Bodie si chinò sul letto e la baciò dolcemente sulle labbra. «Buon riposo», sussurrò.

Uscì e chiuse la porta. Poi si rese conto che a Melanie poteva venire qualche idea strana e la riaprì.

Tornò in cucina. Pen era ancora a tavola e lo guardò sopra la spalla mentre si avvicinava. «Come sta?»

«Bene. Vuole fare un sonnellino.»

«Probabilmente è una buona idea.»

«Mi ha avvertito di non mangiare la sua cena.»

«Allora vuol dire che sta meglio», concluse Pen.

Bodie sedette a tavola di fronte a Pen. Si sentiva sollevato che Melanie non fosse presente, e colpevole per quella sensazione. Il suo cheeseburger non era più caldo, ma era buono ugualmente. Ne mangiò alcuni bocconi con un sorso di birra.

«Lei non sembra molto entusiasta di tornare a Phoenix», osservò Pen.

«Nemmeno io sono felice della prospettiva», confessò Bodie.

«E invece dovresti essere contento di uscire da questo pasticcio.»

«Non mi va l’idea di lasciarti sola a reggere il fardello. Melanie l’ha combinata grossa e tu sarai qui a pagare le conseguenze.»

«Me la caverò. Non c’entro con la grande rissa. Con te e Melanie lontani, Harrison penserà di avere vinto. Probabilmente farà finta che non sia successo niente. È bravissimo in queste cose.»

«A che cosa alludi?»

Pen scosse la testa. «Non tenterà nulla con me.»

«Spero che tu abbia ragione. Ma Melanie afferma che lui è convinto che ci sia tu dietro questa faccenda.»

«Lasciamogli credere quello che vuole.» Pen si portò una patatina alla bocca, la masticò e si leccò il labbro superiore. «Forse non dovresti dirlo a Melanie, perlomeno non prima di partire ma ho intenzione di andare alla polizia e raccontare ogni cosa.»

Bodie corrugò la fronte. «Credi che sia una buona idea?»

«Per prima cosa, è una forma di autodifesa. Quando avrò parlato con la polizia e avrò accusato quei due, non credo che oseranno fare delle ritorsioni. Se mi capitasse qualcosa non farebbe certo una buona impressione. E poi spero di convincere i poliziotti, chissà che loro non trovino le prove.»

«Meglio loro di noi.»

«Questo è certo», convenne Pen.

«Comunque non so che cosa potremmo fare, dopo quanto è accaduto.»

«Melanie potrebbe avere qualche idea in proposito.» Pen si guardò attorno per assicurarsi che sua sorella non entrasse in cucina, poi aggiunse: «Sospetto che abbia un asso nella manica. C’è tanto tempo prima di domattina».

«Sì», convenne Bodie. «Capisco che cosa vuoi dire. Lei fa un sonnellino e stanotte sguscia via, mentre noi dormiamo. Dovremo assicurarci che non le si presenti l’occasione.»

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