Scesero le scale in silenzio. In strada, Meta incenerì un uccello munito di aculeo, che non rappresentava un pericolo immediato. Jason tacque.
Meglio l’uccello, che lui.
In un edificio, fra i numerosi occupati dai calcolatori elettronici, c’erano locali disponibili. Erano tenuti chiusi per evitare l’intrusione di qualche mostro. Mentre Meta si procurava una branda in magazzeno, Jason trascinò nella stanza una scrivania, un tavolo e alcune sedie. Quando la donna tornò con un materasso pneumatico, vi si lasciò cadere con un sospiro. Meta fece una smorfia.
— È meglio che ti ci abitui — esclamò Jason. — Ho intenzione di lavorare sdraiato il più possibile. Tu mi farai da braccio destro. Dunque, braccio destro… potresti procurarmi qualcosa da mangiare? Intendo fare anche i pasti, nella stessa posizione.
Meta uscì di scatto. In sua assenza, Jason rifletté un po’, quindi prese alcuni appunti. Quand’ebbero finito di mangiare, iniziò la ricerca.
— Meta, dove posso trovare documenti antichi? Qualunque informazione, di ogni tipo, sui primi giorni della colonia su Pyrrus.
— Non ne ho mai sentito parlare. Non saprei davvero…
— Ma dev’esserci qualcosa, da qualche parte — insistette lui. — Anche se oggi pensate soprattutto alla sopravvivenza, non dev’essere sempre stato così. Avete una biblioteca?
— Certo. La sezione tecnica è eccellente.
Cercando di non gemere, Jason si alzò. — Andiamo.
La biblioteca funzionava in modo completamente automatico. Un indice forniva il numero di ogni volume da consultare. I microfilm arrivavano per tubo pneumatico trenta secondi dopo l’ordine.
— Splendido — esclamò Jason, spingendo indietro il catalogo. — Ma non contiene niente che ci interessi. Soltanto una infinità di testi.
— Cos’altro dovrebbe esserci in una biblioteca?
— Ne parleremo più tardi — disse Jason. — Adesso dobbiamo trovare una traccia. Può darsi che esistano microfilm o nastri magnetici che questa macchina non registri?
— È improbabile, ma possiamo chiedere a Poli. Vive qui, da qualche parte, e la biblioteca gli è affidata. Registra i microfilm e cura le macchine.
La porta che conduceva nella parte posteriore dell’edificio era chiusa, e neanche bussando riuscirono a svegliare l’incaricato. Allora Jason premette il pulsante Macchina guasta. Ottenne l’effetto desiderato; entro cinque minuti; Poli si trascinava davanti a loro.
Di solito, la morte era rapida, su Pyrrus. Se qualche ferita diminuiva l’efficienza di un uomo, il nemico sempre in agguato terminava in fretta di liquidarlo. Poli era l’eccezione alla regola. La parte inferiore del suo volto era scomparsa quasi per intero. Aveva il braccio sinistro contratto e inutile.
Riusciva appena a spostarsi zoppicando da un punto allo altro. Ma aveva sempre un braccio buono, e ci vedeva bene… Poteva lavorare alla biblioteca, sostituendo un uomo efficiente. Nessuno sapeva da quanto tempo si trascinava, come un rottame, per l’edificio; malgrado la sofferenza, che gli occhi lacrimosi e orlati di rosso esprimevano, Poli continuava a vivere.
Disinnestò la sirena d’allarme che l’aveva chiamato; poi inserì in un orecchio uno strumento acustico. Jason spiegò cosa cercava. Poli fece un cenno di assenso, e scrisse la risposta su un foglio.
Ci sono molti vecchi libri… qui sotto, in magazzeno.
Quasi tutto l’edificio era occupato dal sistema elettronico di registrazione e trasporto dei volumi: Jason e Meta seguirono Poli fra le file compatte di macchine, sino a una porta chiusa, sul fondo. Poli l’indicò. Mentre Jason e Meta si sforzavano di aprirla, togliendo i chiavistelli incrostati di ruggine, scrisse ancora qualcosa sul blocco degli appunti: Non si apre da tanti anni, topi.
Con gesto automatico, Jason e la donna impugnarono la pistola; Jason terminò di aprire l’uscio da solo. Poli e Meta si tennero pronti.
In realtà, non fu neppure lui, che aperse. Il rumore che aveva provocato doveva essere stato udito dai roditori chiusi nella parte bassa dell’edificio: e quando Jason fece per girare la maniglia, la porta si spalancò, spinta dall’interno.
Aprire l’inferno, per vedere cosa ne esce…! Meta e Poli, spalla a spalla, spararono nella massa immonda che rigurgitava dall’apertura; Jason saltò da parte, e si incaricò di eliminare i pochi topi che venivano verso di lui.
Parve un’eternità; trascorsero lunghi minuti, prima che l’ultima bestia infetta si fosse lanciata all’attacco. Meta e Poli aspettarono qualche istante; erano eccitati dalla possibilità di eliminare tanti nemici. Jason notò un graffio sul volto della donna. Meta non vi badava.
Estraendo il necessario per il pronto soccorso, Jason girò attorno al mucchio degli animali morti e si avvicinò, appoggiando l’analizzatore al graffio. L’apparecchio scattò, e Meta fece un balzo, mentre l’ago delle antitossine la trafiggeva. Soltanto in quel momento si accorse di quello che Jason stava facendo.
— Grazie — esclamò. — Erano tanti, e uscivano tanto in frettai Poli aveva una grossa torcia elettrica, e Jason la prese. Per quanto malconcio, il vecchio era sempre molto abile, nel maneggio delle armi.
Scesero adagio la scala coperta di escrementi.
Qualcosa si lanciò nel raggio della torcia, e una detonazione lo fermò a mezz’aria…
Ai piedi della scala, si guardarono attorno. C’erano stati libri, e registrazioni, lì, una volta. Ma per decenni i topi li avevano rosicchiati e divorati sistematicamente.
Jason si spostò nel locale. Niente rimaneva di utilizzabile. Con la punta di uno stivale, diede un calcio a una catasta di frammenti, incollerito. Sotto i detriti, brillò per un attimo un riflesso metallico.
— Tieni questa! — Passò a Meta la torcia e dimenticando per un attimo il rischio, cominciò a frugare nel mucchio. Comparve una scatola appiattita di metallo, con un quadrante numerato sul coperchio.
— Diamine, è un libro di bordo! — esclamò Meta, sorpresa.
— È quanto pensavo — rispose Jason. — Se lo è davvero… potrebbe anche darsi che fossimo fortunati.