— E adesso? — domandò Meta con voce tremante. Esprimeva il pensiero dei coloni presenti, e quello delle migliaia che seguivano la scena ai teleschermi. Tutte le differenze erano dimenticate. Jason aveva cambiato il loro vecchio mondo, e gliene offriva un altro, con problemi diversi, sconosciuti.
— Un momento — rispose Jason, alzando una mano. — Non sono un sociologo, io. Non cercherò di guarire il pianeta; gente in gamba ne ha abbastanza.
— Ma sei l’unico che può aiutarci — ribatté Meta. — Cosa ci riserva l’avvenire?
Improvvisamente stanco, Jason si abbandonò nel seggiolino imbottito del posto di pilotaggio. Si guardò attorno. Sembrava che i coloni, adesso, fossero sinceri. Almeno per il momento, l’ostilità fra i grubbers e i cittadini pareva dimenticata.
— Be’, vi dirò quello che penso — ammise Jason. — In questi ultimi giorni, ho riflettuto molto. Innanzitutto, ho capito che la vecchia utopia del leone e dell’agnello che mangiano vicini non è realizzabile. Teoricamente, ora che avete scoperto le ragioni dei vostri guai, dovreste abbattere il muro di cinta, e lasciar entrare gli animali. Ma non credo che in pratica funzionerebbe… Non dobbiamo dimenticare il fenomeno dell’inerzia mentale. Una verità teorica non è sempre applicabile in pratica. Le religioni barbariche dei primitivi non hanno un atomo di verità, anche se pretendono di spiegare tutto il mondo. I selvaggi si ostinano a credere, e dicono che la loro è «fede». Poi — proseguì Jason — c’è anche l’inerzia culturale. So che voi mi credete, e desiderate che tutto cambi; ma siete sicuri che anche la vostra gente lo vorrà? Gli ostinati, gli opportunisti, gli inerti, rallenteranno tutti i vostri progetti.
— Dunque non c’è più speranza per Pyrrus? — domandò Rhes.
— Non ho detto questo; spiegavo soltanto che i vostri guai non termineranno tutto a un tratto. Io vedo tre possibilità, per il futuro; probabilmente, si verificheranno tutte e tre assieme.
— Innanzitutto — spiegò Jason — la città e le fattorie si riuniranno nell’unico gruppo iniziale da cui provengono. Ciascuno dei due è incompleto, adesso, e ha qualcosa che serve anche all’altro. In città, voi avete la scienza, e la possibilità di rapporti con il resto della Galassia. Ma avete anche la guerra… Le fattorie invece vivono in pace con tutti, ma non conoscono la medicina, non hanno conoscenze scientifiche e non sono in contatto con gli altri pianeti. Unendovi, guadagnerete tutti e due. Ma contemporaneamente, dovrete dimenticare l’odio che vi divideva… Così nasceranno comunità nuove, che non saranno più di coloni né di grubbers, ma di Pyrrus.
— E la nostra città…? — domandò Kerk.
— Resterà qui; e probabilmente non cambierà in nulla. Nei primi tempi, le difese perimetrali potranno ancora servire; e anche quando saranno nate altre città, resterà sempre qualcuno che non vorrà lasciarsi convincere.
Rimarrà qui a combattere, e finirà per scomparire. Forse otterrete risultati migliori educando i loro figli. Ma non ho idea di quale sarà veramente il destino della città.
— E la terza possibilità? — chiese Meta.
— È la mia favorita — sorrise Jason. — E spero di trovare gente abbastanza, che sia disposta a seguirmi. Ho intenzione di spendere tutti i miei milioni per equipaggiare la migliore astronave possibile, con l’equipaggiamento scientifico più progredito che riuscirò a trovare. Poi offrirò a dei volontari di venire con me.
— Perché, poi? — insistette Meta.
— Oh, non per carità. Ho addirittura intenzione di guadagnarci. Mi capite…, dopo questi mesi, non sarei più capace di tornare alla mia vecchia vita. Dunque, prenderò l’astronave, e mi dedicherò all’esplorazione di nuovi mondi. Esistono migliaia di pianeti dove l’uomo sarebbe disposto a stabilirsi; ma sono troppo rozzi e pericolosi, per i normali coloni. Ma sapreste immaginare un pianeta dove un individuo proveniente da Pyrrus non si troverebbe come a nozze con l’addestramento che ha avuto? E non si tratterebbe soltanto di divertirsi. In città, vi siete abituati a una vita piena di rischi. Ora, l’avvenire vi riserva la pace… Io vi offro la possibilità di continuare la vita cui siete abituati, e di compiere nello stesso tempo azioni costruttive. La scelta tocca a voi.
Prima che qualcuno potesse rispondere, Skop, con un balzo, scattò. Con un movimento solo del braccio, strappò Jason dalla poltrona del pilota, afferrandolo per la gola. Gli arcieri lo presero di mira, ma non osarono tirare, perché Skop si faceva scudo di lui.
— Kerk! Meta! — urlò Skop con voce rauca. — Prendete le pistole! Aprite i boccaporti! I nostri entreranno, e faranno fuori i grubbers con tutte le loro menzogne!
Jason afferrò le dita che lo soffocavano, ma era come aggrapparsi a sbarre d’acciaio. Le orecchie gli ronzavano. Aveva perduto. Si sarebbero massacrati, nell’astronave, e Pyrrus sarebbe rimasto per sempre il mondo della morte.
Meta balzò come una molla, e le corde degli archi ronzarono. Una freccia la colse alla gamba, l’altra le trafisse il braccio. Ma era rimasta colpita dopo lo scatto, e l’inerzia le fece traversare la cabina, fino a Skop.
Alzò il braccio valido, e colpì con violenza, con il taglio della mano.
Il braccio destro di Skop ricadde inerte, lasciando libero Jason. Meta colpì ancora Skop alla trachea; il colono cadde.
Jason vedeva come in una nebbia, quasi svenuto.
Skop si rialzò a fatica, e guardò gli amici. — Stai sbagliando — disse Kerk. — Non farlo!
Il ferito emetteva un rantolo più animalesco che umano. Quando si lanciò verso le pistole, all’altro lato della cabina, le corde degli archi e delle balestre risuonarono come arpe di morte. Skop cadde ancora; tese la mano verso le armi, ma non riuscì a raggiungerle.
Quando Brucco si avvicinò a Meta, nessuno lo impedì. Jason respirava a grandi boccate, tornando in vita. I teleschermi diffondevano la scena in tutta la città.
— Grazie, Meta… del tuo aiuto… e della tua… comprensione — articolò.
— Skop aveva torto — dichiarò Meta. Strinse i denti per un attimo, mentre Brucco estraeva di colpo le due frecce. — Non resterò in città; soltanto gente come Skop potrà farlo. E temo che non avrò il coraggio di affrontare la giungla. Se non hai niente in contrario, credo che verrò con te. Ne sarei felice.
Jason riuscì soltanto a sorridere; ma Meta comprese.
Kerk guardò il cadavere ai suoi piedi. — Skop aveva torto… ma posso capirlo. Non lascerò la città, per ora. Qualcuno dovrà badare a mantenere l’ordine, mentre si verificano i cambiamenti. Certo, l’idea dell’astronave è buona, Jason. Sono sicuro che i volontari non vi mancheranno. Ma dubito che Brucco venga con voi.
— No, certo! — scattò Brucco. — C’è abbastanza da fare qui a Pyrrus.
Dovremo studiare gli animali… sono sicuro che chissà quanti scienziati arriveranno qui da tutte le parti!
Kerk si avvicinò a passo lento allo schermo che rimandava l’immagine della città. Guardò gli edifici, il fumo che saliva ancora dalla cinta, la giungla tutta attorno.
— Avete cambiato tutto, Jason — disse. — Pyrrus non sarà più com’era prima della vostra venuta. Molto meglio, o molto peggio.
— Meglio, accidenti, meglio — esclamò Jason con voce rauca, passandosi una mano sulla gola che gli faceva ancora male. — E adesso datevi la mano, e fate finire la guerra in modo che il popolo ci creda davvero.
Rhes si voltò, e dopo un attimo di esitazione tese la mano a Kerk. Il colono provò una ripugnanza identica. Tutta una vita di odio gli tornò alla 1mente. Toccare un grubber!
Ma i due si strinsero la mano. L’avvenire era in moto.
FINE.