CAPITOLO QUINTO: In cerca di consiglio

Zorba scese rapidamente dal tronco dell'ippocastano, attraversò il cortile interno a tutta velocità evitando di essere visto da alcuni cani randagi, uscì in strada, si assicurò che non arrivassero auto, attraversò e corse in direzione del Cuneo, un ristorante italiano del porto.

Due gatti che frugavano in un bidone della spazzatura lo videro passare.

<> miagolò uno di loro.

<> chiese l'altro.

Benché fosse molto preoccupato per la gabbiana, Zorba non era disposto a sopportare le provocazioni di quei due poco di buono. Per cui frenò, rizzò i peli sulla schiena e saltò sopra il bidone della spazzatura.

Lentamente tese una delle zampe davanti, tirò fuori un artiglio lungo come un cerino, e lo avvicinò al muso di uno dei provocatori.

<> miagolò con tutta calma.

Il gatto con l'artiglio davanti agli occhi ingoiò la saliva prima di rispondere.

<> miagolò senza smettere di fissare l'artiglio.

<> miagolò Zorba all'altro gatto.

<>.

Sistemata la faccenda, Zorba riprese la sua strada fino ad arrivare davanti alla porta del ristorante. Dentro, i camerieri preparavano i tavoli per i clienti di mezzogiorno. Zorba miagolò tre volte e aspettò seduto sulla soglia. Dopo pochi minuti arrivò Segretario, un gatto romano molto magro e con solo due baffi, uno a destra e uno a sinistra del naso.

<> miagolò come saluto. Stava per aggiungere qualcos'altro, ma Zorba lo interruppe.

<>.

<> miagolò Segretario e rientrò nel ristorante.

Colonnello era un gatto dall'età indefinibile. Alcuni dicevano che aveva tanti anni quanti il ristorante che gli dava alloggio, mentre altri sostenevano che era ancora più vecchio.

Ma la sua età non importava, perché Colonnello possedeva uno strano talento per dar consigli a chi si trovava in difficoltà, e per quanto non risolvesse mai alcun problema, i suoi consigli per lo meno davano un po' di conforto. Grazie alla sua vecchiaia e alla sua grande dote, Colonnello era una vera autorità fra i gatti del porto.

Segretario tornò indietro di corsa.

<> miagolò.

Zorba lo seguì. Passando sotto i tavoli e le sedie della sala da pranzo arrivarono alla porta della cantina. Scesero a balzi i gradini di una scala stretta, e di sotto trovarono Colonnello, con la coda ben ritta, che controllava i tappi di alcune bottiglie di champagne.

<> lo salutò Colonnello, che aveva l'abitudine di miagolare parole in napoletano.

<> miagolò Zorba.

<> ordinò Colonnello.

<> si lamentò Segretario.

Zorba ringraziò spiegando che non aveva fame e riferì rapidamente il movimentato arrivo della gabbiana, le sue penose condizioni, e le promesse che si era visto costretto a farle. Il vecchio gatto ascoltò in silenzio, poi meditò accarezzandosi i lunghi baffi, e alla fine miagolò risoluto: <>.

<> miagolò Zorba.

<> osservò Segretario.

<> reclamò Colonnello.

<> miagolò Zorba.

<> dichiarò solennemente Colonnello.

I tre gatti uscirono dalla cantina e, attraversando il labirinto di cortili interni delle case lungo il porto, corsero verso il tempio di Diderot.

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