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C’era qualcosa nel boschetto di noccioli che chiudeva da un lato il campo di grano, il vago senso di una presenza, una sagoma indistinta che non si rivelava mai in pieno. Qualcosa si nascondeva là dentro. Il sergente Gordy Clark ne era sicuro, anche se non sapeva perché. La certezza gli derivava probabilmente dall’istinto che si era sviluppato in lui in centinaia di pattugliamenti in territorio nemico, un istinto indefinibile ma sicuro che ora gli dava la certezza che ci fosse qualcuno, o qualcosa, acquattato fra i noccioli.

Rimase immobile, trattenendo il respiro sulla sommità della piccola altura che s’innalzava oltre il campo, col lanciarazzi posato su un tronco imputridito e l’incrocio del reticolo sul mirino puntato in direzione del boschetto. Poteva esserci un cane, là nascosto, o un bambino, ma qualcosa c’era.

Il cespuglio di sommacco, dai rami ricadenti che si erano chiusi su di lui, lo nascondeva alla vista di chiunque fosse appostato fra i noccioli. Il silenzio era rotto dal mormorio sommesso del torrentello che scorreva oltre il confine opposto del campo, e dal coccodè di una gallina della fattoria, invisibile perché situata nell’avvallamento tra due collinette.

Gli altri membri della pattuglia non erano in vista. Il sergente sapeva che non dovevano essere lontani, ma tutti facevano la massima attenzione a non tradire la propria presenza. Erano tutti militari di carriera e conoscevano il loro mestiere. Sapevano muoversi nei boschi come ombre, senza far rumore né spostare rami o arbusti.

Il proprietario della fattoria tra le colline aveva riferito di aver visto qualcosa; cosa, non sapeva spiegarlo, ma gli era bastato un attimo per restare atterrito. Era qualcosa che non aveva mai visto in vita sua. Parlandone, l’uomo rabbrividiva ancora.

La cosa che era rimasta acquattata nel boschetto uscì allo scoperto a una tale velocità da risultare un’ombra indistinta. Poi si fermò con la stessa rapidità con cui si era mossa, nel piccolo spiazzo fra il campo e il boschetto.

Il sergente trattenne il fiato e si sentì stringere lo stomaco, ma ebbe ugualmente la presenza di spirito di brandeggiare la canna del lanciarazzi in modo che l’incrocio del reticolo puntasse sull’enorme pancia del mostro. Stava per premere il grilletto, quando il mostro scomparve. Nel mirino si vedeva soltanto un ciuffo di stoppie al limitare del campo. Il sergente non si mosse, tolse solo il dito dal grilletto. Il mostro era rimasto immobile, su questo poteva giurarci. Era scomparso di punto in bianco, non c’erano altre spiegazioni. Un attimo prima era lì, un attimo dopo non c’era più. Non poteva essersi mosso. Per quanto veloce, quando era uscito dal boschetto, il sergente aveva avuto il tempo di vederlo, anche se indistintamente.

Il sergente Clark alzò la testa e si sollevò sulle ginocchia, passandosi una mano sulla faccia. Quando la ritrasse, si meravigliò di vederla bagnata. Non si era accorto di sudare.

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