Il mattino successivo la nebbia turbinò davanti alla vetrata, fu portata in alto dalla brezza marina, si dissolse e si riformò. Charlie osservava questi cambiamenti con aria assorta, aspettando la colazione insieme a Constance.
«Ci sono problemi?» gli domandò Constance.
Charlie annuì. «Problemi di orario. Nel momento cruciale mancano dei minuti. Proviamo a ricostruire gli spostamenti e gli orari dei presenti come se fossero ciliegie lasciate cadere nella panna montata. Innanzitutto sappiamo che alle dieci e quarantacinque Rich era vivo e possiamo supporre che lo fosse anche alle undici, quando Maddie ha preso l’ascensore. Alle undici e dieci, undici e un quarto, Gary era ancora vivo. A quell’ora però tutti sanno dire all’incirca dove si trovavano. Dobbiamo fare un’altra ipotesi, che Rich sia morto per primo perché dalle undici e un quarto in poi gli altri si trovavano tutti assieme. Capisci cosa intendo quando dico che nel momento cruciale mancano dei minuti?»
Constance inarcò le sopracciglia con aria interrogativa, ma il marito stava fissando gli incessanti movimenti della nebbia. «Intorno alle undici» disse Charlie con un’aria insoddisfatta «Harry sente litigare Bruce e Maddie in cucina e l’ascensore è vuoto. Rich quindi dev’essere ancora vivo. Harry va a fare due chiacchiere con Alexander, Milton e Laura salgono sul tetto, Maddie e Beth guardano un film poi Beth va nella sua stanza, Bruce vaga da solo per la casa. Alle undici e dieci Milton e Laura si uniscono agli altri nella sala tv o nella biblioteca, Beth e Jake scendono insieme le scale, e Bruce si trova con gli altri nella sala tv quando sentono la risata di Gary e l’odore di popcorn. Nel frattempo Harry sale al piano di sopra e lì, contrariamente alla sua situazione precedente, si può muovere liberamente senza che nessuno lo controlli. Sembra che tutti abbiano avuto il tempo di uccidere Rich ma non Gary, e questo è un problema.»
«Alexander è rimasto da solo dal momento in cui Harry lo ha lasciato fino a quando è stato ritrovato il corpo di Rich in ascensore» gli suggerì Constance a bassa voce.
«Già» disse tristemente Charlie. «E probabilmente è l’unico che aveva davvero la necessità di mantenere in vita e in salute Gary, Rich e il progetto.»
«Allora» aggiunse Constance con un’aria preoccupata «in realtà, quando Harry dice di essere salito in camera sua dopo aver dato un’occhiata alle persone che stavano guardando il film nella sala tv e dopo aver parlato con Alexander, bisogna fidarsi solo della sua parola. È possibile che nessuno possa confermare i suoi movimenti anche prima del suo arrivo in camera.»
«No, Milton lo ha visto» disse Charlie con un certo disappunto. «Non lo ha detto ma è scritto sugli appunti in cui ha descritto i suoi spostamenti. Harry si è affacciato nella stanza pochi secondi dopo che Milton era tornato dal suo appuntamento sul tetto. Immagino non sia certo un particolare di cui Milton potrebbe aver voglia di parlare, però lo ha scritto negli appunti.»
«Nonostante questo avrebbe comunque avuto il tempo…»
Charlie scosse la testa. «C’è comunque il problema di Rich, e poi non voglio pensare che abbiamo a che fare con due assassini, con un complotto…» Mrs Ramos entrò con il vassoio della colazione e Charlie smise di parlare.
«Quando Gary faceva i popcorn, alla sera, che cosa usava? Una macchina per popcorn, una padella?» domandò Charlie alla donna intenta a sistemare le uova alla coque davanti a Constance, frittelle dolci e uova per lui.
La donna inarcò quasi impercettibilmente le sopracciglia e Charlie intuì che quella dovesse costituire il massimo dell’espressione sorpresa di Mrs Ramos.
«Utilizzava un congegno automatico.»
«Usava un contenitore particolare?»
«Sì, di acciaio inossidabile.»
«E il giorno seguente alla sua morte dove ha trovato il contenitore, dopo che la polizia se ne andò?»
Mrs Ramos terminò di servire la colazione e si fermò un attimo a riflettere. «Al suo posto, nella credenza, ma la macchina per i popcorn era in giardino, nella stanza della piscina.»
«Era stata utilizzata?»
La donna studiò Charlie per un lungo istante poi annuì. «Era piena di popcorn.»
Le chiese delle copie cianografiche e dei computer portatili, ma la donna non ne sapeva nulla. Come furono raggiunti da Laura e Harry Westerman, Mrs Ramos si allontanò.
Laura scrutò attentamente Constance, annuì leggermente e studiò Charlie con calma accennando a un sorriso, come se condividessero un segreto. Era una reazione automatica, pensò Charlie, e si chiese se la donna se ne rendesse conto. Harry indossava una felpa e dei pantaloncini. «È andato a correre?»
«Sì.» Harry si versò del caffè. Laura fece altrettanto e nessuno dei due si scambiò uno sguardo. Harry bevve un sorso, posò la tazza con un gesto deciso e domandò bruscamente: «Cosa diavolo sta succedendo nel giardino?»
Charlie si strinse nelle spalle e non diede spiegazioni. Prima delle sette era riuscito a trovare Mrs Ramos, e pochi minuti dopo aveva parlato con il marito della donna che ora, insieme a un aiutante, stava ispezionando ogni vaso. Riflettendoci su, per Charlie non fu una sorpresa il fatto che Harry fosse andato a correre. Non manteneva certo quel fisico muscoloso restandosene seduto tutto il giorno in un ufficio a sommare colonne di numeri. «Ho notato che ieri sera, durante la ricostruzione delle vittime e degli assassini, lei non ha partecipato molto attivamente» fu il commento di Charlie che ignorò la domanda di Harry.
Harry prese un sorso di caffè e quando parlò lo fece con un tono glaciale: «Ha notato bene. Quello stupido gioco! Io non ho nemmeno partecipato.»
«Ah sì? Però ha preso un’arma e ha testimoniato per la morte di due persone. A proposito, che arma aveva scelto?»
«Una pistola ad acqua. Una pistola ad acqua di plastica. Il giorno dopo le due morti, quelle vere intendo, sono andato sulla punta del promontorio e l’ho buttata nell’oceano più lontano che ho potuto. Non ci avevo messo nemmeno l’acqua.»
«Perché l’ha presa se non intendeva giocare?»
Harry finì il caffè, se ne versò dell’altro e non rispose.
«Non avevamo molta scelta» disse Laura. «Gary si era messo in testa che avremmo giocato e noi dovevamo assecondarlo, altrimenti avremmo rischiato che fosse di pessimo umore per tutto il fine settimana. Era capace di vagare per casa come una furia per giorni interi. Anche altri avevano deciso di assecondarlo solo per farlo contento. Alcuni prendevano le armi e poi le lasciavano in giro. Ne parlavamo ieri sera quando vi siete allontanati con Alexander. Bruce ha trovato una cerbottana al bar del giardino, Milton ha raccolto una pistola ad acqua mentre eravamo insieme sul tetto, io ho trovato due palloncini nella sala tv. Dovevamo prenderle, ma potevamo non usarle.»
«E pensavate che Gary sarebbe stato in grado di controllare ogni vostra mossa? Di barare?»
Laura inclinò leggermente la testa all’indietro e accentuò il sorriso. «Lei non lo avrebbe pensato? Insomma, ha scritto le regole, ha fornito le armi, ha programmato tutto quanto… È ovvio che l’abbiamo pensato.»
Charlie annuì. «Lei che arma aveva scelto?»
«La garrotta. Un bel nastro blu con del velcro alle estremità.»
«E anche lei ha gettato in mare l’arma che aveva scelto?»
«Non ho la minima idea di dove sia finita. Non ci ho nemmeno più pensato» rispose con studiato disinteresse.
Charlie si rivolse nuovamente al marito di Laura, notando contemporaneamente lo sguardo divertito di Constance. «Mi può dire cosa successe esattamente quando Rich Schoen uccise Gary? Durante il gioco, naturalmente.»
Prima che Harry potesse rispondere apparve Mrs Ramos con la colazione. Posò un mezzo pompelmo davanti a Laura e una scodella di una cosa che sembrava paglia davanti a Harry. Charlie fissò il contenuto della scodella. Erano barrette di frumento sminuzzato, pensò sorpreso. Erano più di vent’anni che non vedeva delle barrette di frumento.
Mrs Ramos si allontanò nuovamente e Harry disse: «Stavo parlando con Rich di Smart House, naturalmente. È quello che stavamo facendo un po’ tutti, cercavamo di saperne il più possibile. Rich vide Gary e mi fece segno di andare con lui. In giardino, accanto al bar, srotolò le copie cianografiche che aveva con sé e tirò fuori una specie di bastone di gommapiuma col quale colpì Gary uccidendolo. Andammo al computer del bar per registrare l’uccisione che io confermai. Rich si allontanò e io lo seguii. Gary era furibondo, davvero arrabbiato, e io non volevo restarmene lì con lui in quello stato. Gary non sapeva perdere.»
Charlie sollevò la mano. «Procediamo con calma. Che mi dice del bastone e delle copie cianografiche?»
Harry masticò rumorosamente le sue pagliuzze con un’aria corrucciata. «Non lo so. Ha posato le copie su uno di quei tavoli laggiù e forse il bastone sul bancone del bar. Non ci ho fatto caso. Mentre registravamo l’uccisione è arrivata Beth. Lo chieda a lei.»
«D’accordo. Lei è andato via con Rich ma poi è ritornato, e questa volta ha assistito all’uccisione di Beth da parte di Jake. Perché è ritornato?»
Harry sospirò in maniera esagerata. «Senta, cerchi di immaginarsi l’atmosfera di quel dannato fine settimana. Non eravamo certo contenti, nessuno di noi lo era. Era un gioco stupido e avevamo cose serie di cui discutere. Certo, la casa è un miracolo di innovazioni, ma è anche un vero buco nero. Gary si stava comportando come un bambino, nessuno sapeva che intenzioni avesse. Ero stufo di lui, del gioco, delle sue scenate e di tutto quanto. Anche di quel continuo nascondersi, inchiodati in questa casa per tre giorni. Non lo ha nemmeno sfiorato l’idea di quanto potesse essere inopportuno nei nostri confronti, per i futuri clienti, per i dipendenti, per tutti. Io di sicuro non meditavo ogni spostamento né guardavo l’ora ogni minuto. La maggior parte di noi stava solo cercando di capire quanto più poteva della casa stando alla larga da Gary. Non c’è un motivo per cui sono tornato, l’ho fatto e basta.»
«Perché Gary ha costruito qui la casa? Perché non in California?» domandò Charlie quando Harry tacque.
«Perché era un maledetto pazzo!»
«Perché sapeva che il mondo informatico era pieno di spie» rispose freddamente Laura. «Mi ha spiegato il perché. Aveva un contratto con una compagnia aerea privata in modo che lui e la sua squadra potessero spostarsi senza problemi, inoltre bisogna dire che siamo solo a un paio d’ore da Palo Alto, e qui sapeva che non sarebbe riuscita a entrare nessuna spia.»
Charlie annuì. «Viaggiava in aereo quando veniva qui?»
Se l’intenzione di Charlie era di scuoterla, di sicuro non ci riuscì. Laura si strinse nelle spalle. «Sì, l’ho fatto un paio di volte.»
Si rivolse nuovamente a Harry. «Il giorno del gioco, quando è tornato in giardino, Jake si trovava già lì?»
«Gesù!» Harry si strofinò gli occhi. «Sì, penso di sì. Stavo solo passando di lì e Jake mi ha fatto segno di seguirlo. Beth era al bar. Non stavamo nemmeno cercando di non fare rumore, camminavamo normalmente e lei non si è accorta della nostra presenza. Ovviamente aveva appena litigato con Gary. Ha passato tutto il fine settimana in preda alla collera. Beth voleva il divorzio, o almeno sembrava fosse questa la sua intenzione, e lui, Dio solo sa perché, non voleva concederglielo. Questione di orgoglio, credo.»
«Non solo per questo» intervenne Laura con freddezza. «Voleva impiegarla come accompagnatrice durante le visite guidate a Smart House. Gli piaceva utilizzare gente che conosceva.»
«Insomma, tutti sono convinti del fatto che Beth volesse divorziare ancora prima che lei lo avesse deciso» disse Charlie. «Per caso Gary ne aveva parlato a uno di voi due?»
«Ne aveva parlato a me» rispose Laura, e d’improvviso il suo tono divenne brusco e sgradevole, il viso tirato.
Harry la guardò sorpreso, e ritornò a fissare i cereali della colazione.
«Lei è stato l’ultima vittima di Rich, vero?» domandò Charlie a Harry.
«Non lo so» rispose Harry. «Le regole prevedevano che non si potessero dare informazioni agli altri concorrenti. Come diavolo faccio a saperlo?»
«Oh, sì, lo avevo dimenticato. Ma se Bruce aveva il suo nome, e sappiamo che era così, e se Rich ha ucciso Bruce, allora Rich ha ereditato lei come vittima.»
«Ha una buona memoria» commentò Harry teso.
«Sono nella media» replicò Charlie con modestia.
«Be’, allora cerchi di ricordarsi questo: chiunque avesse quell’accidenti di computer portatile poteva procurarsi un’arma in qualunque momento. Questa è una delle operazioni che avrebbe potuto compiere senza il minimo sforzo.»
Charlie guardò Constance. Pareva così tranquilla, così distaccata e assente da sembrare immersa nelle sue fantasticherie. Ma Constance avvertì lo sguardo di Charlie, si scosse e rispose a sua volta con uno sguardo che diceva: "Aspetta un attimo".
Constance guardò Harry e disse: «Conosceva Gary da molto tempo, vero? Per quale motivo pensa che abbia insistito perché partecipaste al gioco in quel particolare frangente?»
Harry posò il cucchiaio, si versò del caffè osservando i propri movimenti come se stesse decidendo se darsi la pena di rispondere, oppure stesse meditando su quale tipo di risposta potesse risultare più soddisfacente. O, più semplicemente, pensò Constance, fino a quel momento non si era posto la domanda.
«Penso che intendesse tenerci separati il più possibile e al contempo volesse farci cambiare opinione, in particolare a quanti di noi non volevano buttare altri soldi in questo progetto» rispose infine. «Per tutto il sabato Gary e Rich avevano fatto pressione su Jake per ottenere il suo appoggio. Se non fossero morti sarei stato io il prossimo da convincere. Penso che ogni singola mossa sia stata programmata in anticipo.»
«E la casa invece l’ha convinta?»
«No. Non scordi che sono l’economo della società e che più di chiunque altro sapevo quanto stava costando e quanto sarebbe continuata a costare.» La sua voce era nuovamente priva di intonazione. Prese il cucchiaio ma si limitò a esaminarlo. «Argento sterling» disse con quella voce monotona e dura, e gettò bruscamente il cucchiaio sul tavolo.
«Capisco» disse Constance con un’espressione assorta. «Mi sembra logico che un uomo alto come Jake abbia scelto una garrotta per una donna tanto più bassa come Beth. Lo ha visto tirare fuori il nastro?» domandò rivolto a Harry, che la stava guardando con avversione e forse persino con un po’ di disprezzo. Charlie fu colto di sorpresa per questo cambio improvviso di direzione della moglie.
«No, lo teneva nascosto, ma poi ho visto Beth portare le mani alla gola nel gesto tipico di chi viene strangolato…»
«Oh, ma certo, si tratta di un riflesso.»
Charlie la osservava attentamente. Poveretto chi avesse provato a strangolarla, pensò. Constance era cintura nera di aikido e per anni aveva tenuto delle dimostrazioni. Le sue mani avrebbero raggiunto parti e fatto cose che l’ipotetico assassino non avrebbe gradito.
«Conoscevate il nome della vittima prima di prendere l’arma?» domandò loro Constance.
Laura e Harry si scambiarono delle occhiate colme d’irritazione. Laura guardò l’orologio e disse: «Non era indispensabile. Non so gli altri ma io lo conoscevo. Dove vuole arrivare?»
«Semplice curiosità» rispose Constance allegramente. «Mi sembra così strano che una donna scelga una garrotta quando la sua vittima è tanto più grande di lei. Lei Laura quanto è alta, uno e settantatré, uno e settantasei? Jake è perlomeno uno e ottantacinque. Mi chiedevo se avesse provato a usare l’arma e non ci fosse riuscita, se fosse stata lei a far venire in mente a Jake di usarla in seguito per Beth.»
«Non sono nemmeno riuscita a trovarlo per tutto il giorno!» rispose Laura infuriata. «È rimasto chiuso con Rich o Gary o Alexander da qualche parte.»
Harry allontanò in modo brusco la sedia dal tavolo. «Se avete finito» disse sgarbatamente «avrei del lavoro da sbrigare» e uscì a grandi passi dalla stanza. Constance si voltò verso Laura che la guardava con astio.
«Pensavo di arrivargli di soppiatto alle spalle mentre era seduto, ma non ne ho mai avuto l’occasione.»
«Da quanto tempo lei e Harry siete sposati? Charlie sgranò nuovamente gli occhi. Laura avvampò di rabbia e contrasse le labbra.»
«Non sono affari suoi!»
«Ovviamente no» rispose amabilmente Constance, e i suoi occhi chiari e imperturbabili sostennero lo sguardo di Laura, mentre la consapevolezza della risposta rimasta in sospeso aleggiò tra loro finché Laura balzò in piedi e uscì di corsa dalla stanza.
«Cosa accidenti significa tutto questo?» le domandò Charlie a bassa voce, impressionato da come la moglie fosse riuscita a scuoterla tanto efficacemente, mentre lui no.
«Semplice curiosità. Mi chiedevo se stessero ancora dormendo insieme e la risposta è no.»
«Come lo sai?» le domandò scrutandola attraverso le fessure degli occhi.
«Lo so e basta» rispose. «Credo che Harry sia impotente, che non abbia nemmeno un briciolo di feromoni.»
«Dio mio!»
«Charlie, i segnali ci sono tutti» disse gentilmente. «Il modo in cui parla di Beth, in cui la guarda, in cui guarda me e tratta Laura. All’inizio pensavo fosse omosessuale, ma non credo che lo sia. Forse sarebbe più corretto definirlo asessuale. La moglie corre la cavallina, lui lo sa ma non fa nulla per impedirglielo. Laura lo tormenta con il suo atteggiamento, come quando ha tirato di nuovo fuori la storia dell’incontro tra lei e Milton sul tetto, o il fatto che abbia scelto appositamente un’arma che avrebbe implicato un contatto fisico con Jake. Se Harry cercasse di liberarsi di lei, Laura minaccerebbe di dirlo a tutti e lui morirebbe piuttosto che farlo sapere. E poi, tutte quelle montagne…» Constance sospirò. «Povero Harry. Laura avrà pure viaggiato con l’aereo della società, ma è stato Gary a mettere fine alla loro storia, non lei.»
Nel sentire quelle parole a Charlie andò di traverso il caffè. Constance lo guardò sorpresa. «Be’, è ovvio. Gary si garantiva la lealtà delle persone distribuendo loro delle quote di azioni, no? A lei non ne ha mai date, e da come si comporta direi che Laura è piuttosto risentita per il modo in cui Gary l’ha trattata. Credo le abbia detto che presto avrebbe dovuto affrontare un divorzio, e che le abbia confidato l’intenzione di voler usare Beth come accompagnatrice per le dimostrazioni a Smart House, un ruolo perfetto per Laura ma non per Beth. Oh, sì, è parecchio arrabbiata. E poi mi sembra evidente che non avrebbe mai cercato di sorprendere alle spalle un uomo. Si sarebbe avvicinata a Jake apertamente, gli avrebbe messo le braccia intorno al collo e poi avrebbe esclamato: "Preso!" non pensi, Charlie?»
«Hai detto che Harry non ha feromoni» disse cupamente. «Intendevi letteralmente nessuno? E come lo sai?»
«Da quell’aura verde carica di vibrazioni che avvolge la maggior parte della gente, da una piccola scossa qua e là, da un formicolio che si avverte alla punta delle dita quando ci si avvicina a loro. Naturalmente alcuni tipi di aura sono rosa, o azzurri, ma anche il verde è piuttosto comune. Harry invece non ne ha. Quella di Laura è color topo e molto compatta.»
Charlie era stato ad ascoltarla attentamente con grande serietà. Cominciò a ridere, e il suo viso si raggrinzì come accadeva sempre quando rideva, facendolo sembrare molto più giovane. «Così impara a farmi gli occhi dolci davanti a te.»
Constance assunse un’espressione innocente.
L’aria era decisamente troppo fredda quando uscirono per andare nella serra. La nebbia era rimasta impigliata tra le cime degli alberi e celava ancora l’orizzonte attardandosi sulle colline dietro a casa. L’erba, coperta di piccole gocce d’acqua, luccicava, e passando tra i rododendri sembrava che i cespugli scuotessero via quel che rimaneva dell’umidità notturna e si ergessero per affrontare un nuovo giorno.
«Che bello» mormorò Constance. Il brontolio dell’oceano, il fragore di un’onda, l’aria pungente del mare, era tutto molto bello, una mattina perfetta.
Mr Ramos li aspettava davanti alle porte aperte della serra, una costruzione sufficientemente grande e con un numero tale di piante da poter essere scambiata per un’attività commerciale. Charlie emise un leggero fischio. Non c’era da stupirsi che gli azionisti si lamentassero per tutti i soldi sperperati. Gary aveva fatto le cose davvero in grande.
Mr Ramos aveva un fisico forte e un viso aguzzo. I muscoli, i tendini e le ossa erano tutti in sintonia, tutti perfettamente armonici e ben marcati. Aveva una cinquantina d’anni, capelli grigi e occhi quasi neri e troppo piccoli. Nel vedere Charlie in soggezione sorrise, scoprendo una dentatura bianca e splendente con otturazioni d’oro brillante.
«È una gran bella serra» disse Mr Ramos. «Vuole visitarla?»
«Certo. Ha terminato di controllare le piante?»
«Tutte quelle all’interno della casa. Non abbiamo trovato niente, non sono state toccate. Questo è uno speciale ambiente a carattere sperimentale» disse, indicando una delle piccole aree delimitate dal vetro all’interno della grande struttura della serra. In tutto c’erano sei piccole aree, ognuna con un diverso assortimento di piante, una gran varietà di fiori o di frutti. «All’interno possiamo mantenere temperature differenti» spiegò Ramos. «E miscelare diverse concentrazioni di biossido di carbonio o eseguire altre operazioni. Là dietro c’è la stanza di propagazione.»
Attraversarono con lui la serra e l’uomo spiegò loro l’utilizzo delle varie aree. Arrivati davanti a un intrico di tubi, Charlie lo fermò. I pesticidi erano stivati in una stanza separata in fondo all’autorimessa, mentre l’anidride carbonica proveniva attraverso un tubo dalla casa. L’acqua e il fertilizzante arrivavano tramite altre tubature e l’intera gestione della serra poteva essere affidata al computer. «A parte in questo momento» soggiunse Ramos con un sorriso, facendo brillare i denti d’oro agli angoli della bocca. «Ora mandiamo avanti la serra alla vecchia maniera, grazie all’aiuto dell’intuito e di Dio.»
«La sera in cui sono morte le due vittime nella serra è stato rilasciato dell’insetticida» disse Charlie. «Penso sarà contento di sapere che il computer non controlla più nulla.»
«L’ho già detto alla polizia e lo dico a lei adesso. Non è stato il computer. Ci vuole la mano di un uomo per aprire quella valvola, non bastano gli ordini di un computer.»
«Me la faccia vedere» disse Charlie.
Ramos li condusse alla fine del muro su cui scorreva l’intrico di tubi. «Vede quello?» disse indicando un piccolo tubo d’acciaio. «Va nell’insetticida che si trova nel deposito. Dal serbatoio l’insetticida arriva in un miscelatore dove viene diluito con l’acqua e pressurizzato per poter essere spruzzato. Quella mattina avevo chiuso presto la valvola perché stavamo finendo l’insetticida e dovevo sostituirlo con un nuovo serbatoio. Non erano previsti trattamenti per cui, dopo aver cambiato il serbatoio, non ho più riaperto la valvola. Ho raccontato anche questo alla polizia, ma suppongo che abbiano deciso di non credermi. Hanno pensato che mi fossi dimenticato di averla riaperta.»
«Qual è la valvola che apre e chiude il flusso nel tubo?»
Ramos indicò nuovamente una delle tante valvole. «L’idea è di lasciarle sempre aperte, in modo che sia il computer a regolare l’afflusso di tutto ciò che passa nei tubi. Quando però qualche prodotto si esaurisce sono io a occuparmi di rimpiazzarlo, io o uno dei ragazzi. Porto dell’altro fungicida e lo sistemo nel deposito, o dell’altro pesticida, o del fertilizzante. Quando finisce un prodotto chiudiamo la valvola, altrimenti falsa tutte le letture dei valori come la pressione o altre cose. I veleni potrebbero essere pompati nel modo sbagliato, oppure potrebbe non essere vaporizzato abbastanza prodotto. Non mi dimentico cose simili.»
«Chi poteva saperlo oltre a lei?» domandò Charlie cercando di seguire la rete di condutture sparse per tutta l’ampiezza della serra. Era inutile, non ci riusciva.
«Mr Schoen o il dott. McDowd, l’orticoltore. È un consulente, viene qui due, tre volte a settimana. Oltre a me lo sapeva anche uno dei miei uomini, ma non era qui durante quel fine settimana.»
«Gary Elringer?»
«Non che io sappia, non il suo dipartimento. Non gli interessava cosa succedeva qui.»
«Come avete bonificato l’aria dopo l’immissione del veleno?»
«Possiamo cambiare l’aria della serra in quattro minuti netti, l’intero volume d’aria. Per le aree sperimentali invece occorrono pochi secondi. Era questo ciò che la polizia voleva sentirsi dire, non della valvola.»
Charlie lo studiò con una certa curiosità. «Pensano che Rich Schoen possa essere stato soffocato qui e poi spostato?»
«Ovviamente non mi hanno detto quello che pensano, però hanno esaminato le aree sperimentali e hanno chiesto in che modo si poteva aspirare l’aria all’interno.»
«C’era qualche altra valvola che non doveva essere aperta o chiusa e invece lo era?»
«No, io non ho notato niente di anomalo. Quando è scattato l’allarme, qualche dannato idiota ha rotto un vetro per fare uscire l’aria. Il tempo di arrivare e di organizzarmi per far partire il sistema di aspirazione e già c’erano vetri sparsi dappertutto, oltre al fatto che non si sa come abbiano potuto rompere un tubo per l’irrigazione… avevamo un dito d’acqua sotto i piedi. Un disastro! Hanno combinato un vero disastro.»
«Sono accorsi tutti?»
Ramos guardò verso la grande casa e si strinse nelle spalle. «In casa c’era una dozzina di poliziotti o forse anche di più. Il computer ha cominciato a segnalare l’allarme per il veleno, così Alexander e Bruce Elringer li hanno portati tutti qui. Credo sia stato Bruce a cominciare a rompere i vetri con una vanga.»
Proseguirono il giro, e intanto in Charlie aumentava sempre più il senso di frustrazione. C’erano troppe ipotesi plausibili per quella morte: il veleno della serra, la cella frigorifera, l’aspirapolvere automatico nell’ascensore e Dio solo sapeva cos’altro. Un trattore con una lama livellatrice venne messo in moto e il gruppetto si fermò. La macchina stava spostando una pila di corteccia sminuzzata che due uomini infilavano in grandi sacchi di plastica raccogliendola con delle pale. «Ne compriamo intere cannonate» disse Mr Ramos sovrastando il rumore del trattore. «Alcune piante non amano lo sfagno, per cui noi copriamo il terreno con la corteccia sminuzzata.» L’uomo guardò Charlie con un’aria scaltra. «La polizia ha voluto vedere le carriole, i carrelli agricoli.»
Charlie annuì quasi involontariamente. «Potrebbero interessare anche a me.»
C’erano due carriole, un carrello con grandi ruote su cui erano stati impilati dei sacchi di tela pieni di sfagno. Charlie li guardò e provò un grande senso di vuoto, poi prese sottobraccio Constance. «Grazie Mr Ramos. Ci è stato molto utile.»
«Accidenti se lo sono stato» rispose lui.