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Mary aveva trascorso una pessima notte.

Reuben Montego aveva dei sonagli appesi in giardino; per Mary tutti i possessori di quell'oggetto meritavano la fucilazione. In un'altra situazione, dato che Reuben possedeva un paio di acri di terra e viveva solo, quelle dannate cianfrusaglie non avrebbero infastidito nessuno. Ma quella notte il continuo tintinnio non le aveva fatto chiudere occhio.

Avevano discusso a lungo come organizzarsi per la notte. C'era un letto matrimoniale nella camera dove dormiva Reuben, un divano nello studio e uno nel soggiorno, nessuno dei due, però, trasformabile in letto. Alla fine avevano deciso di cedere il letto a Ponter, che sicuramente ne aveva più bisogno di loro. Reuben si sistemò sul divano dello studio, Louise su quello del soggiorno, e Mary dormì su una poltrona reclinabile, anche lei nel soggiorno.

Ponter stava molto male, ma Hak era in perfetta forma, e così Mary, Louise e Reuben si misero d'accordo per dargli a turno lezioni di inglese. Louise propose di essere la prima, dichiarandosi una inveterata nottambula, e rimase con Ponter dalle dieci alle due di notte, finché Mary, che non aveva chiuso occhio, le aveva dato il cambio.

Mary si sentiva a disagio; non perché trovasse deprimente parlare con un computer — la cosa, anzi, la affascinava — quanto piuttosto perché doveva rimanere da sola con un uomo e chiudere anche la porta, per non disturbare Reuben, che dormiva nella stanza accanto.

Fortunatamente Ponter dormì tutto il tempo, anche se Mary per un momento fu colta dal panico quando il Neandertal girò la testa verso di lei. Conversando con Hak, le parve che l'impianto diffondesse rumore bianco per facilitare il sonno di Ponter.

Rimase sorpresa dai progressi fatti da Hak dopo la lezione di Louise, ma dopo un'ora passata a spiegare nomi e categorie verbali, era esausta. Si scusò con Hak e scese dabbasso, dove trovò Louise stesa sul divano, seminuda, coperta solo in parte da un afgano. Si sdraiò sulla poltrona reclinabile, stanchissima, e si addormentò quasi subito.


La mattina seguente Ponter non aveva più febbre; pareva che le aspirine e gli antibiotici somministratigli da Reuben fossero efficaci. Il Neandertal si alzò dal letto e scese nel soggiorno. Mary fu letteralmente scioccata nel vederlo tutto nudo. Louise dormiva ancora, mentre lei, rannicchiata sulla poltrona, s'era appena svegliata. Per un attimo temette che Ponter fosse sceso per lei… ma a pensarci, se avesse desiderato una donna sarebbe certamente stata la giovane e bella francocanadese.

Invece si limitò a gettare loro una rapida occhiata, dirigendosi di filato in cucina. Sembrava non si fosse accorto che lei era sveglia. Era sul punto di fargli notare che non stava bene girare per casa completamente nudo, ma…

Mio Dio, pensò guardandolo attraversare il soggiorno. Mio Dio. Non avrebbe dovuto guardare, ma…

Voltò la testa e ne vide il fondoschiena mentre entrava in cucina, e guardò di nuovo quando riemerse con una lattina di coca cola in mano. Reuben aveva un intero reparto del frigorifero pieno di quella roba. Lo scienziato che era in lei era affascinato nel vedere un Neandertal tutto nudo, e…

E la sua parte femminile provava semplicemente piacere nel vedere quel corpo muscoloso in movimento.

Accennò un sorriso; si era convinta che non sarebbe mai più riuscita a guardare un uomo nudo: era bello scoprire che si era sbagliata.


Mary, Reuben e Louise avevano rilasciato numerose interviste telefoniche, e il dottore, con il permesso della Inco, aveva persino organizzato una conferenza stampa: avevano risposto alle domande dei giornalisti sedendo attorno al telefono col viva voce inserito, mentre telecamere dotate di grossi zoom avevano ripreso le immagini attraverso la finestra del soggiorno.

Nel frattempo, si stavano effettuando le analisi per il vaiolo, la peste bubbonica e una lunga serie di altre malattie. I campioni del sangue erano stati trasportati dall'aviazione canadese al Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive di Atlanta, e ai laboratori specializzati di Winnipeg. I primi risultati arrivarono alle 11.14. Nel sangue di Ponter non erano stati rinvenuti germi patogeni, e nessuno di coloro che erano entrati in contatto con lui — compresi quelli messi in quarantena all'ospedale St. Joseph — mostrava segni di malessere. Contestualmente ai test, i microbiologi stavano effettuando anche ricerche su agenti patogeni, cellule e altri fattori sconosciuti.

«È un peccato che Ponter sia un fisico e non un medico» disse Reuben a Mary al termine della conferenza stampa.

«Perché?»

«Be', sarebbe una fortuna scoprire altri antibiotici efficaci. I batteri sviluppano nel tempo l'immunità contro i farmaci. Ai miei pazienti di solito somministro l'eritromicina, perché la penicillina non è più efficace, ma con lui ho cominciato con la penicillina, che come sappiamo è a base di muffa di pane: se i Neandertal non conoscono il pane, questa sostanza sarà loro sconosciuta, quindi potrebbe essere efficace contro ogni tipo di infezione batteriologica che può aver contratto nel suo mondo. Gli ho somministrato della eritromicina e un gruppo di altri antibiotici per combattere eventuali infezioni che potrebbe aver contratto qui. Ad ogni modo, immagino che loro abbiano sintetizzato degli antibiotici diversi dai nostri. Se ce ne potesse parlare, avremmo a disposizione un'arma in più nella guerra contro le malattie, magari qualcosa in grado di debellare i nostri batteri.»

«Interessante» rifletté Mary annuendo. «È un peccato che il varco tra i due mondi si sia richiuso così presto. Credo che potremmo scambiarci moltissime informazioni, e i farmaci sono solo la punta dell'iceberg. La maggior parte del cibo di cui ci nutriamo viene fuori da un processo di lavorazione. Forse a loro non interessa il cibo a base di grano e frumento, ma le patate e i pomodori, i cereali, gli animali domestici come polli, maiali e mucche sono tutti alimenti che abbiamo creato attraverso un allevamento selettivo, che a loro potrebbero fare comodo. Potremmo esportare queste cose in cambio del loro cibo.»

Reuben annuì. «E questo sarebbe solo l'inizio. Pensa un po' a cosa si potrebbe fare nell'ambito della ricerca dei minerali. Scommetto che hanno scoperto un mucchio di siti di minerali preziosi che noi non conosciamo, e viceversa.»

Probabilmente aveva ragione, pensò Mary. «Tutto ciò che si trova allo stato naturale e che abbia più di alcune decine di migliaia di anni dovrebbe essere comune ad entrambi i mondi, no? Un'altra Lucy, un altro tirannosauro Sue, un altro gruppo di fossili Burgess Shale, un altro diamante Hope, o per lo meno la pietra originale.» Rimase in silenzio a rifletterci su.


Verso mezzogiorno Ponter stava molto meglio. Mary e Louise lo trovarono che dormiva placidamente sotto le coperte.

«Meno male che non russa» disse Louise. «Con quel naso…»

«Per la verità, è proprio quella la ragione per cui non russa: lì dentro passa un sacco d'aria» spiegò Mary gentilmente.

Ponter si volse su un fianco.

Louise lo guardò un attimo, poi disse: «Vado a fare una doccia.»

«Quando ha finito la faccio anch'io» disse Mary. Quella mattina le era venuto il ciclo, e aveva bisogno di una doccia. Louise andò nel bagno e chiuse a chiave la porta.

Ponter si mosse nuovamente, poi si destò. «Mare» disse piano. Dormiva con la bocca chiusa, e la voce, malgrado si fosse appena svegliato, non era per nulla aspra.

«Buongiorno, Ponter. Hai dormito bene?»

Il Neandertal inarcò il lungo sopracciglio biondo — Mary non era ancora adusa a quella vista — come se reputasse assurda la domanda. Nel frattempo Louise aveva cominciato a fare la doccia. Ponter tirò su la testa e allargò le narici, ognuna larga quanto una moneta da venticinque cent, fissando gli occhi su Mary.

D'un tratto la donna capì: il Neandertal sentiva l'odore delle sue mestruazioni. A disagio, imbarazzatissima, indietreggiò. Non se la sentiva di aspettare lì il turno per la doccia.

L'espressione di Ponter era assolutamente neutrale. «Luna» disse.

Sì, pensò Mary. È proprio quel periodo del mese. Ma non aveva nessuna voglia di parlare dell'argomento, e corse giù in soggiorno.

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