Reuben, Louise, Ponter e Mary erano seduti attorno al tavolo della cucina. A parte Louise, che aveva davanti un'insalata, gli altri mangiavano hamburger.
Sembrava che nel mondo dei Neandertal si mangiasse con i guanti. A Ponter non piaceva usare le posate, anche se con l'hamburger faceva un'eccezione. Non mangiò il pane, ma lo usò per schiacciare la carne addentando la parte che fuoriusciva dalla fetta.
«Allora, Ponter,» disse Louise, tanto per fare un po' di conversazione «vivi solo? Nel tuo mondo, voglio dire.»
Ponter scosse il capo. «No, vivevo con Adikor.»
«Adikor? Non era il collega con cui lavoravi al tuo progetto?» gli chiese Mary.
«Sì. Ma è anche il mio partner.»
«Collega, vuoi dire?» chiese Mary.
«Sì, ma è anche il mio 'partner': questa è la parola che usiamo. Viviamo insieme.»
«Ah» fece Mary. «La persona con cui dividi l'appartamento.»
«Sì.»
«Dividete i lavori domestici e le spese?»
«Sì. Anche i pasti, il letto e…»
Mary non sopportava che le battesse il cuore così forte. Conosceva tanti omosessuali ed era abituata a vederli uscire dal gabinetto, non da un varco transdimensionale.
«Sei gay!» esclamò Louise. «Troppo forte!»
«Per la verità ero più gaio quando stavo a casa» disse Ponter.
«No, no. Non gaio, cioè contento, ma gay. Omosessuale.» Bip. «Chi ha rapporti sessuali con persone dello stesso sesso: uomini che hanno rapporti con altri uomini, o donne con donne.»
Ponter appariva più confuso che mai. «Non è possibile avere rapporti sessuali con un membro dello stesso sesso. Quello sessuale è un atto di potenziale procreazione che richiede un maschio e una femmina.»
«Sì, certo, voglio dire, non il sesso inteso come rapporti sessuali» cercò di spiegarsi Louise «ma come contatto intimo, come per esempio, ehm, accarezzarsi i… i genitali.»
«Oh, certo. Io e Adikor lo facevamo.»
«Noi intendiamo questo con la parola omosessuale» intervenne Reuben. «Avere dei contatti solo con membri del tuo stesso sesso.»
«Solo?» ripeté Ponter sbigottito. «Intendi dire unicamente? No, no, io e Adikor stiamo insieme quando Due sono separati, ma quando Due diventano Uno — come lo hai chiamato, Lou? -accarezziamo i genitali delle nostre rispettive femmine… o almeno questo fin quando la mia compagna, Klast, è morta.»
«Ah» disse Mary. «Siete bisessuali.» Bip. «Avete contatti sessuali con uomini e donne.»
«Sì.»
«Sono tutti così nel tuo mondo? Bisessuali?» si informò Louise conficcando la forchetta nella lattuga.
«Più o meno.» Ponter batté le palpebre, percependo cosa intendesse Louise.«Vuoi dire che qui da voi non è così?»
«Oh, no» disse Reuben. «Be', comunque non per la maggior parte delle persone. Voglio dire, certo, ci sono delle persone bisessuali e una grande quantità di gay, cioè di omosessuali. Ma la stragrande maggioranza è eterosessuale. Il che significa che hanno dei contatti solo con membri dell'altro sesso.»
«Piuttosto noioso» disse Ponter.
Louise sghignazzò; poi, ricomponendosi, chiese: «E hai dei figli?»
«Due figlie» rispose Ponter annuendo. «Jasmel e Megameg.»
«Che nomi deliziosi» disse Louise.
Ponter si rattristò, pensando al fatto che probabilmente non le avrebbe più riviste.
Comprendendo il suo stato d'animo, Reuben cercò di portare il discorso su qualche argomento meno personale. «Senti, uhm, cos'è quel 'Due che diventa Uno' a cui accennavi prima? Di che si tratta?»
«Be', nel mio mondo i maschi e le femmine vivono la maggior parte del tempo separati, così…»
«Binford!» esclamò Mary.
«No, è vero.» ribadì Ponter.
«Non è una parolaccia» spiegò Mary. «È il nome di un uomo. Lewis Binford è un antropologo che afferma quello che hai appena detto: gli uomini e le donne della specie dei Neandertal vivevano separatamente. Ha sviluppato questa teoria basandosi sui ritrovamenti di Combe Grenal, in Francia.»
«Ha ragione» disse Ponter. «Le donne vivono nel centro dei nostri territori, i maschi nelle zone periferiche. Ma una volta al mese i maschi si recano al centro per trascorrere quattro giorni con le femmine. Questo periodo lo chiamiamo 'Due diventano Uno'.»
«Però!» disse Louise con un gran sorriso.
«Interessante» fu il commento di Mary.
«È una cosa necessaria. Noi non produciamo le vostre quantità di cibo, quindi dobbiamo mantenere la popolazione costantemente sotto controllo.»
Reuben aggrottò la fronte. «Quindi questo affare del 'Due che diventano Uno' è finalizzato al controllo delle nascite?»
Ponter annuì. «In parte. L'Alto Consiglio dei Grigi — che sarebbe il governo degli anziani — ha stabilito le date degli incontri, e normalmente Due diventano Uno nel periodo in cui le donne non sono fertili. Ma quando giunge il momento di creare una nuova generazione, si cambiano le date, e ci si unisce nel momento di maggiore fertilità delle donne.»
«Però» disse Mary. «Un intero pianeta che si basa sull'Ogino-Knauss, come piacerebbe al papa. Ma… ma come fa a funzionare? Voglio dire, non tutte le donne hanno le mestruazioni nello stesso periodo.»
Ponter sbatté le palpebre. «Ma certo.»
«Ma come… oh, aspetta. Ho capito» disse Mary con un sorriso. «Il vostro naso. È molto sensibile, vero?»
«Che vuoi dire?»
«Be', al confronto dei nostri è molto più sensibile.»
«In effetti i vostri nasi sono molto piccoli» disse Ponter. «A guardarli resto un po', come dire, sconcertato. Continuo a pensare che correte sempre il rischio di soffocare, anche se ho fatto caso che molti respirano anche con la bocca.»
«Abbiamo sempre pensato che la specie dei Neandertal si sia evoluta per adattarsi alle condizioni dell'età delle glaciazioni» disse Mary «e che quindi nasi così grossi permettessero l'umidificazione dell'aria fredda prima che entrasse nei polmoni.»
«I nostri ricercatori sono arrivati alle stesse conclusioni» disse Ponter.
«Nel frattempo il clima si è riscaldato un bel po'» continuò la genetista «e forse avete conservato quella caratteristica la cui funzione secondaria è avere un olfatto più sviluppato.»
«Credi? Cioè, sento il vostro odore, e quello dei cibi presenti in questa cucina, e dei fiori in giardino, e la cosa acre che Reuben e Lou hanno bruciato giù nel seminterrato, ma…»
«Ponter» lo interruppe Reuben «noi non siamo in grado di sentire il tuo odore.»
«Davvero?»
«Sì. Oh, se ficcassi il naso sotto la tua ascella sentirei qualcosa. Ma di solito gli esseri umani non sentono l'odore l'uno dell'altro.»
«E come fate a individuare qualcuno al buio?»
«Con la voce» rispose Mary.
«Davvero strano» disse Ponter.
«E tu puoi fare molto di più che percepire la presenza di qualcuno, vero?» gli chiese Mary. «Quella volta che mi hai…» Deglutì non riuscendo a finire la frase, ma dopo tutto Louise era una donna e Reuben un medico. «Con l'olfatto hai capito che avevo il ciclo, vero?»
«Sì.»
Mary annuì. «Anche le donne della nostra specie, se vivono a lungo insieme, possono sincronizzare i loro cicli mestruali, pur avendo il senso dell'olfatto scadente. Credo proprio che sia possibile che nelle vostre città le donne abbiano il ciclo tutte nello stesso periodo.»
«Non ho mai pensato che potesse essere diverso» disse Ponter. «Anzi, mi sono meravigliato che tu avevi il ciclo e Louise no.»
Louise aggrottò la fronte ma non disse niente.
«Qualcuno gradisce qualcos'altro? Ponter, un'altra coca cola?»
«Sì, grazie.»
Reuben si alzò a prenderla.
«Lo sai che quella roba contiene caffeina? Dà assuefazione.»
«Non preoccuparti,» disse Ponter «ne bevo solo sette o otto lattine al giorno.»
Louise scoppiò a ridere, e si rituffò nella sua insalata.
Mary prese un altro boccone di hamburger, sgranocchiando gli anelli di cipolla. «Aspetta un momento» disse d'un tratto, inghiottendo il boccone. «Questo significa che per le vostre donne l'ovulazione non è visibile?»
«Be', in effetti non lo è» confermò Ponter.
«Sì, ma… be', vedi, io tenevo un corso al dipartimento di Studi femminili in biologia dei rapporti sessuali. Abbiamo teorizzato che l'ovulazione invisibile fosse la strategia delle femmine per proteggersi dai maschi e tenerli lontani. Vedi, se non sai quando una femmina è fertile, devi sempre fare attenzione, per non correre il rischio di essere tradito.»
Hak emise un bip.
«Tradito» ripeté Mary. «Succede quando un uomo si ritrova a investire le sue energie per allevare dei figli biologicamente non suoi. Ma con l'ovulazione invisibile…»
Ponter scoppiò a ridere. Il petto poderoso e la bocca profonda produssero una profonda risata fragorosa.
Mary e Louise lo guardarono, sbalordite. «Che c'è di così divertente?» gli chiese Reuben porgendogli la lattina di coca cola.
Il Neandertal alzò la mano, sforzandosi di smettere, invano. Gli occhi incavati si riempirono di lacrime e la carnagione solitamente pallida si colorò di rosso.
Mary, sempre seduta, pose le mani sui fianchi, ma subito si rese conto del linguaggio del corpo che stava impiegando: con le mani sui fianchi si dà l'impressione di aumentare la propria corporatura, per intimidire chi si ha di fronte. Ma Ponter era talmente più robusto e muscoloso di qualsiasi donna — se per questo anche di qualsiasi uomo — che quell'atteggiamento era ridicolo. «Allora?» si limitò a dire.
«Chiedo scusa» disse Ponter riassumendo il controllo e asciugandosi le lacrime con i grossi pollici. «E che alle volte avete proprio delle idee balzane.» Scoccò un sorriso e aggiunse: «Quando parlate di ovulazione invisibile intendete il fatto che alle femmine in calore non crescono i genitali, vero?»
Mary annuì. «Questo succede agli scimpanzé, ai babbuini, ai gorilla e alla maggior parte dei primati.»
«Ma per gli umani la causa di questo tipo di ovulazione è un'altra» disse Ponter. «La crescita dei genitali scomparve nel momento in cui perse la sua funzione di emissione di segnali, quando il clima si fece più freddo e gli umani cominciarono a vestirsi per ripararsi. Quella sorta di esibizione visiva, basata sull'irrorazione del sangue di determinati tessuti, comporta un grande dispendio di energie; è inutile conservare quella caratteristica una volta che copriamo il corpo. Comunque, per la mia specie, l'ovulazione è percepibile con l'olfatto.»
«Sei in grado di sentire anche l'odore dell'ovulazione?» gli chiese Reuben.
«Sì, gli agenti chimici che la determinano.»
«I feromoni» suggerì il medico.
Mary annuì lentamente. «E così,» disse tanto a Reuben quanto a se stessa «i maschi possono allontanarsi per settimane senza preoccuparsi che le loro femmine rimangano incinte di qualcun altro.»
«Esatto» confermò Ponter. «Ma non è solo questo.»
«Ah!» fece Mary.
«Noi crediamo che la ragione per la quale i nostri progenitori maschi — credo che anche voi usiate questa metafora — abbiano 'preso la strada della montagna,' sia stata, be', la sgradevolezza delle femmine durante gli Ultimi Cinque.»
«Gli Ultimi Cinque?» si stupì Louise.
«Gli ultimi cinque giorni del mese; il periodo che precede il ciclo mestruale.»
«Oh» disse Reuben. «Sindrome premestruale.»
«Sì» confermò Ponter. «Ma naturalmente questa non è la vera ragione.» Scrollò appena le spalle e aggiunse: «Mia figlia Jasmel sta studiando la storia della prima pre-generazione. È stata lei a spiegarmelo. I maschi erano in continua competizione violenta per conquistarsi le femmine. Ma, come ha detto Mare, dal punto di vista dell'evoluzione della specie l'unico momento importante è quel periodo del mese in cui sono più feconde. Dal momento che i cicli mestruali di tutte le femmine erano sincronizzati, i maschi trovarono più conveniente vivere lontano da loro per la maggior parte del mese, per poi tornare tutti insieme quando era il momento di riprodursi. Quindi la separazione tra i sessi non è stata causata dalla sgradevolezza femminile, ma dalla violenza dei maschi.»
Mary annuì. Erano passati degli anni da quando aveva tenuto quel corso sui rapporti sessuali come forma di potere, ed era arrivata alle stese conclusioni: gli uomini causano i problemi e incolpano le donne. Probabilmente non avrebbe mai incontrato alcuna donna del mondo di Ponter, ciò nondimeno sentì una forte affinità con le sue sorelle Neandertal.