BRIENNE

A est di Maidenpool le colline erano più selvagge, circondate dai pini simili a un esercito di silenziosi soldati grigioverdi.

Dick lo Svelto diceva che la strada costiera era più breve e agevole, quindi raramente perdevano di vista la baia. A mano a mano che avanzavano, le città e i villaggi diventavano sempre più piccoli, sempre più rari. La sera cercavano una locanda. Dick Crabb di solito divideva il giaciglio comune con altri viandanti, mentre Brienne prendeva una stanza per sé e Podrick. «Costerebbe meno se dividessimo tutti lo stesso letto, milady» ripeteva Dick lo Svelto. «Puoi mettere la tua spada tra noi. Il vecchio Dick è un tipo innocuo. Leale quanto un cavaliere e onesto fino al midollo.»

«E se invece tu fossi uno smidollato?» chiese retoricamente Brienne.

«Può darsi. Se non ti fidi a farmi dormire nel letto, posso rannicchiarmi sul pavimento, milady.»

«Non sul mio.»

«Allora vuol dire che non ti fidi proprio di me.»

«La fiducia bisogna guadagnarsela. Proprio come l’oro.»

«Come vuoi tu, milady» disse Crabb «ma a nord, quando la strada sparisce nel nulla, dovrai fidarti del vecchio Dick. Se vorrò prendermi il tuo oro a colpi di spada, allora chi mi fermerà?»

«Tu sei senza spada, Dick. Ce l’ho solo io.»

Brienne gli chiuse la porta in faccia e rimase in ascolto finché non fu sicura che se ne fosse andato. Per quanto svelto, Dick non era certo Jaime Lannister, né Topo pazzo e neppure Humfrey Wagstaff. Era scheletrico e denutrito, l’unico pezzo di armatura che aveva era mezzo elmo ammaccato, chiazzato dalla ruggine. Al posto della spada, aveva un vecchio pugnale pieno di tacche. Finché era sveglia, Dick non poteva rappresentare alcun pericolo per lei.

«Podrick» disse «verrà il momento in cui non ci saranno più locande dove fermarsi. Non mi fido della nostra guida. Quando ci accamperemo, vigilerai su di me mentre dormo?»

«Restare sveglio, mia signora? Ser.» Il giovane scudiero ci pensò su. «Ho una spada. Se Crabb cercherà di farti del male, lo ucciderò.»

«No» rispose Brienne con fermezza. «Non dovrai combattere contro di lui. Ti chiedo solo di tenerlo d’occhio mentre dormo e di svegliarmi se si comporta in modo sospetto. Ho il sonno leggero, vedrai.»

Dick Crabb mostrò la sua vera natura il giorno seguente, quando si fermarono ad abbeverare i cavalli. Brienne andò dietro un cespuglio per svuotare la vescica. Mentre si stava accucciando, udì Podrick dire: «Cosa stai facendo? Allontanati da lì». Finì quello che doveva fare, si tirò su le brache e ritornò sulla strada. Trovò Dick lo Svelto che si puliva le dita dalla farina. «Non troverai dragoni nelle mie bisacce» gli disse Brienne. «L’oro me lo tengo addosso.» Una parte era nella borsa attaccata alla cintura, il resto nascosto in un paio di tasche interne dei suoi vestiti. La grossa sacca di cuoio che stava dentro la bisaccia era piena di monete grandi e piccole, centesimi e mezzi centesimi, conio d’argento da quattro centesimi e stelle, oltre a della finissima farina bianca, per rendere la sacca più voluminosa. Brienne aveva comprato quella sottile polvere bianca dal cuoco della locanda Sette spade, la mattina in cui era partita da Duskendale.

«Non volevo mica fare niente di male, milady.» Dick lo Svelto scosse le mani coperte di farina, mostrando di essere disarmato. «Volevo solo vedere se quei dragoni che mi hai promesso c’erano davvero. Il mondo è pieno di furfanti, pronti a imbrogliare gli uomini onesti. Non che tu lo sei.»

Brienne sperò che come guida valesse più che come ladro. «Sarà meglio rimettersi in marcia.» Rimontò in sella.

Dick aveva l’abitudine di cantare mentre procedevano a cavallo: mai una canzone intera, solo un pezzo di una e un verso di un’altra. Brienne pensò che lo facesse per cercare di distrarla. A volte, Dick invitava lei e Podrick a cantare con lui, ma senza successo. Il ragazzo era troppo timido e riservato e Brienne non amava cantare. "Cantavi per tuo padre?" le aveva chiesto una volta lady Stark, a Delta delle Acque. "Cantavi per Renly?" Non l’aveva fatto mai, anche se avrebbe voluto…

Quando non cantava, Dick lo Svelto parlava, intrattenendoli con storie su punta della Chela Spezzata. Tutte le valli più lugubri avevano un loro lord, diceva, ed erano accomunate solo per la diffidenza nei confronti degli estranei. Nelle loro vene, il sangue dei Primi Uomini scorreva scuro e forte. «Gli andali tentarono di prendere la Chela Spezzata, ma noi versammo il loro sangue nelle valli e li annegammo nelle paludi. Ma quello che i loro figli non hanno saputo vincere con le spade, le loro donzelle l’hanno preso con i baci. Si sono sposate nelle Case che non erano riusciti a conquistare, aye.»

I re Darklyn di Duskendale avevano cercato di imporre il loro dominio su punta della Chela Spezzata, anche i Motton di Maidenpool ci avevano provato, così come in seguito gli altezzosi Celtigar di isola della Chela. Ma gli abitanti di Chela Spezzata conoscevano le loro paludi e foreste come nessun altro e, una volta messi alle strette, sparivano nelle caverne disseminate sulle colline. Quando non combattevano contro potenziali conquistatori, lottavano l’uno contro l’altro. Queste faide sanguinose erano profonde e scure come le paludi tra le loro alture. Ogni tanto, chi primeggiava riusciva a portare la pace alla Punta, ma non durava mai oltre la sua morte. Lord Lucifer Hardy fu uno dei grandi, così come i fratelli Brune. Anche il Vecchio Spaccaossa non era da meno, ma i più potenti di tutti rimanevano i Crabb. Dick continuava a non credere che Brienne non avesse mai sentito parlare di ser Clarence Crabb e delle sue prodezze.

«Perché dovrei mentire?» gli chiese Brienne. «Ogni posto ha i suoi eroi locali. Nelle terre da dove provengo, i menestrelli cantano di ser Galladon di Morne, il Cavaliere Perfetto.»

«Ser Gallachi di Cosa?» sbuffò Dick. «Mai sentito nominare. Perché era così dannatamente perfetto?»

«Ser Galladon era un cavaliere così valoroso che la Fanciulla stessa perse il cuore per lui. Gli regalò una spada incantata come pegno del suo amore: Fanciulla giusta, si chiamava. Nessuna spada comune poteva sconfiggerla, né gli scudi potevano resistere al suo bacio. Ser Galladon la portava con orgoglio, ma la sfoderò solo tre volte. Non usava la Fanciulla contro i mortali, era così potente che avrebbe reso impari qualsiasi scontro.»

Dick Crabb pensò che si trattasse di un’assurdità. «Cavaliere Perfetto? Scemo Perfetto, direi io. Che senso ha avere una spada magica se poi non ci fai niente?»

«Onore» rispose Brienne. «È una questione di onore.»

Questo lo fece ridere ancora più forte. «Ser Clarence Crabb si sarebbe pulito il culo con il tuo Cavaliere Perfetto, milady. Se s’incontravano, c’era un’altra testa mozzata sulla scansia dei Sussurri, te lo dico io. "Dovevo usare la spada magica" direbbe la sua testa alle altre. "Avrei dovuto proprio usare quella maledetta spada."

Brienne non riuscì a trattenere un sorriso. «Forse» disse in tono ironico «ma ser Galladon non era uno sprovveduto. Contro un avversario di due metri e mezzo a cavallo di un uri magari avrebbe estratto la Fanciulla giusta. Dicono che una volta l’abbia usata per uccidere un drago.»

Dick lo Svelto non rimase per nulla impressionato. «Anche Spaccaossa ha combattuto contro un drago, ma lui non aveva bisogno di nessuna spada magica. Gli ha solo fatto un nodo al collo, così tutte le volte che sputava fuoco si arrostiva il culo da solo.»

«E che cos’ha fatto Spaccaossa quando sono arrivati Aegon il Conquistatore e le sue sorelle?» chiese Brienne.

«Era morto. Milady dovrebbe saperlo.» Crabb la guardò di traverso. «Aegon ha mandato sua sorella su a punta della Chela Spezzata, quella Visenya. I lord avevano saputo della fine di Harren. Visto che non sono mica tanto scemi, depongono le spade ai suoi piedi. La regina li prende come suoi uomini e dice loro che non devono giurare fedeltà a Maidenpool, isola della Chela o Duskendale. Ma questo non ferma quello scemo di Celtigar, che manda degli uomini sulla riva orientale per raccogliere le tasse. Se ne manda abbastanza, qualcuno torna indietro… altrimenti ci pieghiamo solo ai nostri lord, e al re. A quello vero, non a Robert e alla sua razza.» Dick sputò con disprezzo. «C’erano i Crabb, i Brune, i Bogs con il principe Rhaegar sul Tridente, e anche la Guardia reale. Un Hardy, un Cave, un Pyne e tre Crabb, Clement, Rupert e Clarence il Corto. Era alto sei piedi, che era però poco rispetto al vero ser Clarence. Siamo tutti ottimi uomini da drago, qui a Chela Spezzata.»

A mano a mano che avanzavano verso nordest, il movimento di carri e viandanti continuò a ridursi. Alla fine non c’erano più locande dove fermarsi. A quel punto la strada costiera era ridotta a un sentiero invaso dalle erbacce. Quella notte trovarono riparo in un villaggio di pescatori. Brienne pagò alcune monete di bronzo per avere il permesso di stendersi in un fienile. Prese il sottotetto per sé e Podrick e, una volta saliti, tirò su la scala.

«Mi lasciate qua sotto da solo, potrei rubarvi i vostri maledetti cavalli» urlò Crabb. «Faresti bene a fare salire su anche loro, milady!»

Brienne lo ignorò.

«E stanotte pioverà!» continuò Dick. «Una fredda notte di pioggia. Tu e Pods ve ne state lì a dormire al caldo e il vecchio Dick qua sotto da solo a tremare.» Scosse la testa, mugugnando, mentre si preparava un giaciglio su un mucchio di fieno. «Non ho mai incontrato una donzella così diffidente.»

Brienne si sistemò sotto il mantello, Podrick sbadigliava al suo fianco. "Non sono sempre stata così cauta" avrebbe voluto gridare a Crabb. "Da piccola, credevo che tutti gli uomini fossero nobili come mio padre." Anche quelli che le dicevano quanto era carina, alta, intelligente e brillante, con quanta grazia danzava. Era stata septa Roelle ad aprirle gli occhi. "Dicono quelle cose solo per guadagnarsi il favore di tuo padre" le aveva rivelato. "La verità la troverai nello specchio, non nelle lingue degli uomini." Era stata una dura lezione, che aveva lasciato Brienne in lacrime, ma le era tornata utile a Harrenhal, quando ser Hyle e gli altri si erano presi gioco di lei. "Una fanciulla deve essere diffidente in questo mondo, o non resterà fanciulla a lungo" pensò Brienne, mentre iniziava a cadere la pioggia.

Nella grande mischia a Ponte Amaro era andata a cercare i suoi cosiddetti pretendenti e li aveva pestati, uno per uno, Farrow, Ambrose, Bushy, Mark Mullendore, Raymond Nayland e Will la Cicogna. Il suo cavallo aveva calpestato Harry Sawyer e aveva frantumato l’elmo di Robin Potter, lasciandogli una brutta cicatrice. E quando anche l’ultimo di loro era caduto, la Madre le aveva dato Connington. Quella volta ser Ronnet teneva in mano una spada, non una rosa. E ogni colpo che Brienne gli aveva assestato era stato più dolce di un bacio.

Quel giorno, l’ultimo ad affrontare la sua collera era stato Loras Tyrell. Il Cavaliere di Fiori non le aveva mai fatto la corte, l’aveva sempre a malapena guardata, ma quel giorno aveva tre rose dorate sullo scudo e Brienne odiava le rose. La vista di quei fiori le aveva infuso una forza furibonda. La notte sognò il combattimento che aveva avuto con ser Loras, e ser Jaime che le metteva una cappa arcobaleno sulle spalle.


La mattina dopo stava ancora piovendo. A colazione Dick lo Svelto suggerì di aspettare che smettesse.

«E quando pensi che accadrà?» lo imbeccò Brienne. «Oggi? Tra due settimane? Al ritorno dell’estate? No. Abbiamo i mantelli e molte leghe da percorrere davanti a noi.»

Continuò a piovere per tutto il giorno. In breve, lo stretto sentiero si tramutò in fango sotto gli zoccoli dei loro cavalli. Gli alberi erano tutti spogli e la pioggia battente aveva trasformato le foglie cadute in un fradicio tappeto marrone. Nonostante avesse il mantello foderato di pelle di scoiattolo, Dick era bagnato, e Brienne vide che stava tremando. Per un istante provò pietà. "Non mangia abbastanza, questo è poco ma sicuro." Si chiedeva se esistevano davvero una cala dei contrabbandieri o un castello in rovina chiamato Sussurri. Gli uomini affamati commettono atti disperati. Quel viaggio poteva essere un trucco di Dick per ammorbidirla. Il sospetto le inacidì lo stomaco.

Per molto tempo, lo scrosciare continuo della pioggia parve l’unico suono al mondo. Dick lo Svelto avanzava a fatica, l’espressione indifferente. Brienne lo osservò con attenzione: teneva la schiena incurvata, come se aggobbirsi sulla sella potesse servirgli per bagnarsi meno. Quando calò la sera, questa volta non c’erano villaggi nelle vicinanze. Né alberi sotto cui ripararsi. Furono costretti ad accamparsi tra le rocce, a una cinquantina di iarde dalla battigia. Almeno sarebbero stati protetti dal vento.

«È meglio che stanotte facciamo la guardia, milady» disse Dick Crabb, mentre Brienne cercava di accendere un fuoco. «In un posto come questo possono esserci i fangostri.»

«Chi?» Brienne gli lanciò un’occhiata sospettosa.

«Mostri» rispose Dick lo Svelto, quasi con compiacimento. «Da lontano sembrano degli uomini, ma hanno teste molto grosse e squame al posto dei capelli. Sono bianchi come la pancia dei pesci e hanno le dita palmate. Sono sempre bagnati e puzzano di pesce, ma dietro le labbra mollicce hanno denti verdi aguzzi come aghi. Alcuni dicono che i Primi Uomini li hanno uccisi tutti, ma è meglio non crederci. I fangostri arrivano di notte e portano via i bambini cattivi. E quando si muovono con i piedi palmati fanno un rumore tipo ciac-ciac. Le bambine, le tengono per fare figli, i maschi invece li mangiano, strappando le carni con quei denti verdi e aguzzi.» Fece un ghigno guardando Podrick. «Ragazzo, a te, ti mangerebbero. Crudo.»

«Se ci provano, io li ammazzo.» Podrick mise la mano sulla spada.

«Provaci. I fangostri mica crepano così facilmente.» Fece l’occhiolino a Brienne. «Tu non sei mica una bambina cattiva, vero milady?»

«No.» "Solo sciocca."

La legna era troppo umida per accendersi, per quante scintille Brienne facesse con la pietra focaia e l’acciarino. L’esca fece salire un po’ di fumo, ma nulla di più. Nauseata da quegli inutili sforzi, appoggiò la schiena a una roccia, si coprì con il mantello e si rassegnò a una notte fredda e umida. Sognando un pasto caldo, addentò una striscia di carne di manzo salata. Dick lo Svelto raccontava della volta in cui ser Clarence Crabb aveva lottato contro il re dei fangostri. "È un bravo narratore" dovette ammettere "ma anche Mark Mullendore era divertente, con la sua scimmietta."

Era troppo umido per vedere il calare del sole e troppo grigio per vedere il sorgere della luna. La notte era buia e senza stelle. Dick lo Svelto finì di raccontare le sue storie e si mise a dormire. Poco dopo anche Podrick stava russando. Brienne rimase seduta contro la roccia ad ascoltare lo sciabordio delle onde. "Sei vicina al mare, Sansa?" si domandò. "Sei in quel fantomatico castello dei Sussurri in attesa di un vascello che non arriverà mai? Chi c’è vicino a te? Un passaggio per tre persone, ha detto Dick. Sei con il Folletto e con ser Dontos Hollard, oppure hai trovato la tua sorellina?"

Era stata una lunga giornata e Brienne era stanca. Anche stando seduta contro la roccia, con la pioggia che cadeva quietamente intorno a lei, sentì le palpebre farsi sempre più pesanti. Si appisolò due volte. La seconda si svegliò di soprassalto, con il cuore che le martellava nel petto, convinta che qualcuno incombesse su di lei. Sentiva gli arti rigidi e aveva il mantello attorcigliato intorno alle caviglie. Lo scalciò, si alzò in piedi. Dick lo Svelto dormiva arrotolato contro una roccia, mezzo sepolto nella sabbia umida e pesante. "Un sogno. È stato un sogno."

Forse aveva fatto un errore ad abbandonare ser Creighton e ser Illifer. Sembravano persone oneste. "Se Jaime fosse venuto con me" pensò… ma Jaime era un cavaliere della Guardia reale, il suo posto era vicino al re. E poi lei voleva Renly. "Ho giurato che l’avrei protetto e ho fallito. Poi ho giurato che l’avrei vendicato e ho fallito anche in quello. Allora sono fuggita con lady Catelyn e ho mancato anche con lei." Il vento aveva cambiato direzione e ora la pioggia le bagnava il viso.


Il giorno successivo la strada diventò un viottolo di ciottoli e alla fine solo una traccia. Verso mezzogiorno, finì di colpo ai piedi di una scogliera erosa dal vento. Sulla sommità, un piccolo castello si ergeva a picco sulle onde, con tre torri convesse stagliate contro il cielo plumbeo.

«È il castello dei Sussurri?» chiese Podrick.

«A te pare forse una dannata rovina?» disse Dick Crabb, sprezzante. «Quello è il Dyre Den, dove c’è il vecchio lord Brune. Ma qui finisce la strada. Da adesso in poi ci sono i pini.»

Brienne studiò la scogliera. «Come arriviamo lassù?»

«Facile.» Dick lo Svelto girò il suo cavallo. «Seguitemi, state vicino. I fangostri hanno l’abitudine di prendere quelli che restano indietro.»

La strada si rivelò un sentiero ripido e pietroso, nascosto in una fenditura della roccia. Per lo più era un passaggio naturale, solo qua e là erano stati scavati dei gradini per facilitare l’ascesa. Pareti di roccia a picco, scolpite da secoli di vento e mare, costeggiavano il loro cammino, da un lato e dall’altro. In alcuni punti, le rocce avevano assunto forme fantastiche. Mentre salivano, Dick lo Svelto ne indicò alcune. «Quella è la testa di un orco, vedete?» Brienne sorrise quando la individuò. «E là c’è un drago di pietra. L’altra ala è caduta quando il mio babbo era un ragazzino. Sopra, ci sono le tette che penzolano, come quelle delle vecchie.» Lanciò un’occhiata al seno di Brienne.

«Ser? Mia lady?» disse Podrick. «C’è un cavaliere.»

«Dove?» Nessuna di quelle pietre le ricordava un uomo a cavallo.

«Sulla strada. Non di roccia, uno vero. Che ci segue» indicò. «Laggiù.»

Brienne si voltò sulla sella. Erano saliti abbastanza in alto da dominare un lungo tratto della spiaggia. Il cavallo si stava inerpicando sullo stesso sentiero che avevano percorso loro, quattro o cinque miglia indietro. "Ancora?" Lanciò un’occhiata sospettosa a Dick lo Svelto.

«Non guardarmi così male» disse lui per tutta risposta. «Chiunque sia, non ha niente a che fare con il vecchio Dick lo Svelto. Qualcuno della famiglia Brune, probabilmente, che torna dalla guerra. O uno di quei cantastorie che vagano di villaggio in villaggio.» Dick girò la testa e sputò. «Non è un fangostro. Di questo statene pur certi. Loro non vanno mica a cavallo.»

«No, non vanno a cavallo» disse Brienne. Almeno su questo erano d’accordo.

Le ultime trenta iarde della salita si rivelarono le più ripide e insidiose. I ciottoli franavano sotto gli zoccoli, rotolando rumorosamente a valle lungo il sentiero roccioso. Quando emersero dalla fenditura, si trovarono sotto le mura del castello. Da un parapetto sopra di loro si sporse qualcuno a osservarli, quindi scomparve.

Brienne pensò che si trattasse di una donna e lo disse a Dick. Lui fu d’accordo. «Il lord Brune è troppo vecchio per andarsene in giro ad arrampicarsi sui camminamenti delle mura, i figli e i nipoti sono partiti per la guerra. Sono rimaste qui solo ragazze e un moccioso di tre o quattro anni.»

Brienne fu sul punto di chiedergli per quale re si fosse schierato lord Brune, ma ormai non aveva più importanza. I suoi figli erano partiti, qualcuno forse non sarebbe più tornato. "Non troveremo ospitalità per la notte." Era improbabile che un castello pieno di vecchi, donne e bambini aprisse le porte a degli estranei armati. «Parli di lord Brune come se lo conoscessi» disse a Dick lo Svelto.

«Forse, un tempo.»

Brienne gettò uno sguardo al pettorale del farsetto che Dick indossava. Fili spezzati e una zona più scura dove pareva che fosse stato strappato un emblema. Crabb era un disertore, non c’erano dubbi al riguardo. E se il cavaliere che li seguiva fosse stato uno dei suoi compagni d’arme?

«Dobbiamo muoverci» incalzò Dick «prima che Brune cominci a chiedersi che cosa ci facciamo qui, sotto le sue mura. Anche le ragazze sanno usare le balestre.» Fece un gesto verso le colline calcaree che si estendevano dietro il castello, con i pendii coperti di boschi. «Qui le strade finiscono, ci sono solo i torrenti e le orme della selvaggina, ma milady non deve temere. Dick lo Svelto conosce bene queste zone.»

Proprio quello che Brienne temeva. Il vento ululava in cima alla scogliera, ma lei riusciva solo a sentire l’odore di una trappola. «E quel cavaliere?» A meno che il suo cavallo non fosse in grado di camminare sulle acque, sarebbe arrivato presto in cima alla collina.

«Che c’entra? Sarà qualche pazzo di Maidenpool, mi sa che neanche trova il passaggio. E se anche lo trova, lo seminiamo nei boschi. Da qui in poi non avrà più una strada da seguire.»

"Solo le nostre tracce." Brienne si chiese se non valesse la pena di affrontare quel cavaliere, con la spada in pugno. "Ma farei la figura della stupida se invece dovesse trattarsi di uno di quei menestrelli girovaghi o uno dei figli di lord Brune." Pensò che Crabb aveva ragione. "Se domani sarà ancora dietro di noi, allora me ne occuperò." «Come vuoi» disse a Dick, dirigendo il cavallo verso gli alberi.

Il castello di lord Brune si allontanò alle loro spalle e in breve non fu più visibile. I pini-soldato e gli alberi-sentinella si infittirono, torreggianti lance ricoperte di verde erette verso il cielo. Il sottobosco era un tappeto di aghi caduti, spesso come le mura di un castello, disseminato di pigne. Gli zoccoli dei cavalli sembravano non fare alcun rumore. Pioveva un po’, poi smetteva, poi riprendeva, ma in mezzo agli alberi se ne accorgevano appena.

Nel bosco, l’andatura era molto più lenta. Brienne spronava la sua giumenta nella verde oscurità, destreggiandosi tra i pini. Si rese conto che sarebbe stato fin troppo facile perdersi. In qualsiasi direzione volgesse lo sguardo, il paesaggio era lo stesso. Anche l’aria sembrava grigia, verde e immobile. I rami dei pini le graffiavano le braccia, grattavano rumorosamente contro il suo scudo dipinto di nuovo. Con il passare delle ore, quella quiete innaturale la infastidiva sempre più.

Anche Dick lo Svelto era innervosito. Qualche ora dopo, all’avvicinarsi del crepuscolo, cercò di cantare. «Là c’era un orso, un orso tutto nero e marrone, coperto di pelliccia.» La sua voce era ruvida come un paio di brache di lana. I pini inghiottirono la canzone, così come avevano inghiottito il vento e la pioggia. Dopo qualche tempo, Dick rinunciò.

«È brutto qui» disse Podrick. «È un brutto posto.»

Brienne aveva la stessa sensazione, ma ammetterlo non sarebbe servito a niente. «Una foresta di pini è un luogo lugubre, ma in fondo sono soltanto pini. Non c’è nulla da temere qui.»

«E i fangostri pieni di squame? E le teste che sussurrano?»

«Sveglio, il ragazzo» fece Dick, ridacchiando.

Brienne gli lanciò una dura occhiata. «I fangostri non esistono» disse a Podrick «e nemmeno le teste.»

Le colline salivano e scendevano. Brienne si ritrovò a pregare che Dick lo Svelto fosse onesto e sapesse dove li stava portando. Da sola non era neppure sicura di riuscire a ritornare al mare. Giorno e notte, il cielo era di un grigio compatto, senza sole né stelle per aiutarla a seguire la strada.

Si accamparono presto quella sera: dopo essere discesi da un’altura, si ritrovarono vicino a una scintillante palude verde. Nella luce grigiastra, il terreno davanti a loro pareva abbastanza solido ma, quando si inoltrarono, i cavalli affondarono fino al garrese. Dovettero invertire la marcia e cercare un appoggio più stabile.

«Non c’è problema» li rassicurò Dick Crabb. «Risaliamo la collina e scendiamo dall’altra parte.»

Il giorno successivo fu lo stesso. Attraversarono pinete e paludi, sotto cieli scuri e piogge intermittenti, superarono canaloni e caverne, oltrepassarono rovine di antichi torrioni ricoperte di muschio. Ogni cumulo di pietre aveva una storia che Dick lo Svelto narrò. A sentire lui, gli uomini di punta della Chela Spezzata avevano innaffiato i pini con il loro sangue. La pazienza di Brienne cominciò presto a logorarsi.

«Manca ancora molto?» chiese alla fine. «Ormai dobbiamo aver visto tutti gli alberi di punta della Chela Spezzata.»

«Non ancora» replicò Crabb. «Ci siamo quasi. Vedi, il bosco si sta diradando. Siamo vicino al mare Stretto.»

"Il fesso da cui ha promesso di portarmi si rivelerà essere il mio riflesso in uno stagno" pensò Brienne, ma a quel punto era ormai inutile tornare indietro. Era comunque diffidente, non poteva negarlo. Sentiva le cosce dure come ferro per la lunga cavalcata, dormiva solo quattro ore per notte, mentre Podrick montava la guardia. Se Dick lo Svelto intendeva provare ad assassinarli, era convinta che sarebbe stato qui, in un terreno che lui conosceva. Poteva condurli nel nascondiglio di qualche fuorilegge, dove magari lo aspettavano altri esseri infidi come lui. Oppure stava semplicemente girando in tondo, in attesa che il cavaliere li raggiungesse. Da quando avevano lasciato il castello di lord Brune non lo avevano più visto, ma questo non significava che avesse abbandonato la caccia.

"Forse dovrò ucciderlo" rimuginò Brienne una sera, mentre camminava su e giù per l’accampamento. Quel pensiero la turbò. Il suo maestro d’armi aveva sempre dubitato che lei fosse sufficientemente forte per la battaglia. "Nelle braccia hai la forza di un uomo" le aveva detto più di una volta ser Goodwin "ma il tuo cuore è delicato come quello di qualsiasi altra fanciulla. Una cosa è esercitarsi nel cortile con una spada dalla punta smussata, un’altra infilzare trenta centimetri di acciaio nel ventre di un uomo e vedere la luce che si spegne nei suoi occhi." Per renderla più risoluta, ser Goodwin era solito mandarla dal macellaio di suo padre a sgozzare agnelli e porcellini. I piccoli suini strillavano, gli agnelli gridavano come bambini terrorizzati Finita la macellazione, Brienne era accecata dalle lacrime versate e gli abiti erano talmente intrisi di sangue che doveva consegnarli alla sua serva perché li bruciasse. Ma ser Goodwin continuava ad avere dubbi. "Un maialino è pur sempre un animale. Con un uomo è diverso. Quando ero un giovane scudiero, avevo un amico forte, agile e veloce, un campione a corte. Sapevamo tutti che un giorno sarebbe stato un ottimo cavaliere. Poi a Scala di Pietra arrivò la guerra. Ho visto il mio amico ridurre l’avversario in ginocchio e strappargli l’ascia di mano, ma sul punto di finirlo ebbe un attimo di esitazione. E in battaglia un attimo è la durata di una vita. L’uomo estrasse un pugnale e trovò un varco tra le placche dell’armatura del mio amico. La sua forza, la sua velocità, la sua prodezza, tutte le capacità apprese grazie all’esercizio… tutto inutile, quanto la scoreggia di un guitto, perché si era tirato indietro e non aveva ucciso. Ricordalo, ragazza."

"Lo farò" promise Brienne alla propria ombra, in mezzo al bosco di pini. Si sedette su una roccia, prese la spada e cominciò ad affilarne la lama. "Ricorderò e prego che al momento giusto non mi tirerò indietro."

Il giorno successivo sorse cupo, freddo e coperto. Non videro il levarsi del sole, ma quando il nero della notte sbiadì nel grigio, Brienne capì che era giunto il momento di salire nuovamente in sella. Con Dick lo Svelto che apriva la marcia, tornarono a immergersi nel bosco. Brienne lo seguiva da presso, con Podrick di retroguardia sul suo ronzino.

Arrivarono al castello senza neppure averlo avvistato. Un momento erano nel fitto in mezzo al bosco, con intorno solo una infinita distesa di pini, poi aggirarono un masso tondeggiante e di fronte a loro si aprì un varco. Un miglio più avanti, la foresta terminava d’improvviso. Si ritrovarono al cospetto del cielo, del mare e di un antico castello diroccato, abbandonato, invaso dalle erbacce, sul limitare della scogliera. «I Sussurri» disse Dick lo Svelto. «Ascoltate. Riuscite a sentire le teste?»

Podrick rimase a bocca aperta. «Io le sento.»

Anche Brienne le sentiva. Un mormorio debole e sommesso che pareva salire dal terreno e dal castello al tempo stesso. Più si avvicinavano alla scogliera, più il rumore era udibile. "È il mare" si rese conto Brienne all’improvviso. Le onde avevano scavato la base delle scogliere e rimbombavano nelle caverne e nei tunnel sotto terra. «Non ci sono teste» disse. «Quello che senti è il sospiro delle onde.»

«Le onde non sospirano mica. Sono le teste.»

Il castello era stato costruito con vecchie pietre, una diversa dall’altra, senza malta. Il muschio invadeva le fenditure tra le rocce e dalle fondamenta crescevano degli alberi. Gran parte degli antichi castelli aveva un parco degli dèi. A guardarlo bene, il castello dei Sussurri pareva avere poco altro. Brienne portò la giumenta fino al bordo della scogliera, dove il muro non portante era crollato. Dell’edera rossa velenosa era cresciuta sui cumuli di pietre sconnesse. Brienne legò la giumenta a un albero e si avvicinò più che poté al precipizio. Quindici iarde più sotto, le onde si abbattevano sui resti di una torre crollata. Dietro, intravide l’imboccatura di una grossa caverna.

«Quella è la vecchia torre di segnalazione» disse Dick, sopraggiungendo alle sue spalle. «È crollata quando io avevo la metà degli anni del nostro Pods. I gradini scendevano giù fino alla cala, ma quando la scogliera è sprofondata sono spariti anche quelli. Da allora, i contrabbandieri hanno smesso di venire. Prima entravano nella grotta con le barche a remi, ma poi… Vedi?» Le mise una mano sulla schiena e con l’altra indicò.

La carne di Brienne formicolò. "Una spinta e mi ritrovo tra le rovine della torre." Fece un passo indietro. «Tieni giù le mani.»

Dick Crabb fece una smorfia. «Ma volevo solo…»

«Non mi interessa che cosa volevi fare. Da dove si entra?»

«Dall’altro lato.» Dick esitò. «Il tipo, il fesso che stai cercando, è uno che se la prende?» chiese nervosamente. «Voglio dire, ieri notte ho cominciato a pensare che magari è arrabbiato con il vecchio Dick, per quella mappa che gli ho venduto e che non gli ho mica detto che i contrabbandieri qua non ci vengono più.»

«Con l’oro che ti darò, potrai rendergli qualsiasi somma lui ti abbia dato per il tuo aiuto.» Brienne non riusciva a immaginare Dontos Hollard in atteggiamento minaccioso. «Se lui, tra l’altro, è ancora qui.»

Fecero un giro intorno alle mura. Il castello aveva una pianta triangolare, con torri quadrate a ogni angolo. I portoni erano marci. Quando Brienne ne spinse uno, il legno scricchiolò malamente, staccandosi in lunghe schegge umide. Per poco, metà del portone non le cadde addosso. Brienne scorse un interno ancora più tetro e cupo, invaso dalla vegetazione. La foresta aveva oltrepassato le mura, inghiottendo il mastio e i bastioni. Ma dietro il portone c’era ancora la grata, con i denti conficcati nel molle terreno fangoso. Il ferro era rosso di ruggine ma quando Brienne lo scosse non cedette.

«È molto tempo che nessuno usa più questo ingresso.»

«Potrei scavalcare» si offrì Podrick. «Dalla scogliera, dove il muro è crollato.»

«È troppo pericoloso. Quelle pietre sembrano instabili e l’edera rossa è velenosa. Dev’esserci una posteria.»

La trovarono sul lato nord del castello, seminascosta dietro un cespuglio di lamponi. I frutti erano stati tutti raccolti, e metà del cespuglio era stata tagliata per aprire un varco verso la porta. La vista dei rami rotti riempì Brienne di inquietudine.

«Qualcuno però è passato di qui e di recente.»

«Il tuo fesso e quelle ragazze» disse Crabb. «Te l’avevo detto, io.»

"Sansa?" Brienne non riusciva a crederci. Neppure quell’ubriacone perenne di Dontos Hollard sarebbe stato così stupido da portarla in un posto simile. C’era qualcosa, in quelle rovine, che la turbava profondamente. No, non avrebbe trovato qui la giovane Stark… ma doveva comunque dare un’occhiata. "Qualcuno è passato di qui" pensò. "Qualcuno che doveva restare nascosto."

«Io entro» li avvisò. «Crabb, vieni con me. Podrick, tu controlla i cavalli.»

«Voglio venire anch’io. Sono uno scudiero. So combattere.»

«È per questo che voglio che tu stia qui. Potrebbero esserci dei fuorilegge nel bosco. Non possiamo rischiare di lasciare i cavalli senza protezione.»

Podrick diede un calcio a un sasso. «Come vuoi.»

Brienne si fece largo attraverso i rovi e tirò un anello di ferro arrugginito. La porta della posteria resistette per un momento, poi si aprì con uno strattone e i cardini cigolarono in segno di protesta. Il rumore fece rizzare i capelli sulla nuca di Brienne. Estrasse la spada. Anche con la cotta di maglia di ferro e il cuoio indurito si sentiva comunque nuda.

«Avanti, milady» la incitò Dick, dietro di lei. «Che cosa aspetti? Il vecchio Crabb è morto da secoli.»

Che cosa stava aspettando? Brienne si sforzò di porre fine ai propri timori. L’unico rumore era quello del mare, un’eco continua attraverso le caverne sotto il castello, che cresceva e calava a ogni onda. Eppure, quel suono sembrava veramente un sussurro. Per un attimo, le parve di vedere le teste parlanti, riposte sulle scansie, intente a bisbigliare l’una all’altra. «Avrei dovuto usare la spada» mormorava una di loro. «Avrei dovuto usare la spada magica.»

«Podrick» disse Brienne. «Ci sono una spada e un fodero avvolti nelle mie coperte. Portameli.»

«Sì, ser. Mia lady. Certo.» Il ragazzo partì di corsa.

«Una spada?» Dick lo Svelto si grattò dietro un orecchio. «Tu hai già una spada in mano. Perché ne vuoi un’altra?»

«Questa è per te» disse Brienne offrendogli l’elsa.

«Davvero?» Crabb allungò la mano esitante, come se quella lama potesse morderlo. «La fanciulla diffidente dà una spada al vecchio Dick?»

«Sai come usarla, no?»

«Sono un Crabb.» Prese la spada con un gesto brusco. «Ho lo stesso sangue di ser Clarence.» Cominciò a fendere l’aria e le rivolse un ampio sorriso. «C’è chi dice che è la spada che fa il lord.»

Podrick Payne fece ritorno. Reggeva Giuramento pieno di soggezione, come fosse stato un bambino in fasce. Dick lo Svelto lanciò un fischio alla vista del fodero riccamente ornato con le teste di leone, ma rimase in silenzio quando Brienne estrasse la lama ed eseguì un taglio calante di prova. "Anche il suono è più affilato di quello di una spada normale."

«Seguimi» disse a Crabb. Entrò di traverso nella posteria, abbassando la testa sotto il vano della porta.

Davanti a lei, si aprivano i bastioni ricoperti di erbacce. Alla sua sinistra c’era il portone principale e i resti di quella che doveva essere stata una stalla. Arbusti spuntavano nel centro delle scuderie, perforando quello che era stato il tetto di paglia, secca e marrone. Alla sua destra, Brienne vide dei gradini di legno marcio che scendevano nell’oscurità di un torrione o di una segreta. Dove un tempo si trovava il mastio, adesso c’era un cumulo di pietre, ricoperte di muschio verde e viola. Il cortile era invaso dalle erbacce, ricoperto di aghi di pino. I pini-soldato erano ovunque, allineati in ranghi solenni. In mezzo a loro si trovava un pallido straniero, un giovane, esile albero-diga, con il tronco pallido come il viso di una sorella di clausura. Dai rami spuntavano foglie rosso scuro. Oltre l’albero-diga, solo il vuoto del cielo e del mare, là dove il muro era crollato…

… e i resti di un bivacco.

I sussurri tormentavano le sue orecchie, insistenti. Brienne mise un ginocchio a terra vicino al fuoco. Raccolse un frammento annerito, lo annusò, rimescolò le ceneri. "Ieri sera qualcuno ha tentato di scaldarsi. Oppure cercava di inviare un segnale a una nave di passaggio."

«Ehiii» gridò Dick lo Svelto. «C’è nessuno?»

«Sta’ zitto» lo ammonì Brienne.

«Forse c’è nascosto qualcuno. E vuole darci un’occhiata prima di uscire allo scoperto.» Dick si diresse verso i gradini che scendevano sotto terra e sbirciò nell’oscurità. «Ehiiiii» gridò di nuovo. «C’è nessuno laggiù?»

Brienne vide uno degli arbusti ondeggiare. Dai cespugli uscì un uomo, talmente lurido da sembrare spuntato direttamente dalla terra. Teneva in mano una spada spezzata, ma fu il suo volto, gli occhi piccoli e le narici grandi e schiacciate a bloccare Brienne.

Conosceva quel naso. Conosceva quegli occhi. I suoi amici lo chiamavano "Pyg".

Tutto parve accadere in un battito di ciglia. Un secondo uomo uscì dall’orlo del pozzo. Non fece più rumore di un serpente che strisci su un mucchio di foglie umide. Indossava un mezzo elmo di ferro avvolto in un drappo di seta rossa macchiata. In mano reggeva una spessa lancia corta. Brienne conosceva anche lui. Alle sue spalle si udì un fruscio, mentre una testa sbucava tra le foglie rosse.

Dick Crabb era ancora in piedi sotto l’albero-diga. Alzò lo sguardo, vide un volto. «Eccolo qua!» gridò a Brienne. «Il tuo fesso…»

«Dick» chiamò Brienne in tono teso «a me.»

Shagwell piombò giù dall’albero-diga con una stridente risata. Era l’orrido giullare dei Guitti Sanguinari di Vargo Hoat. Indossava gli abiti multicolori dei giullari, ma così scoloriti e macchiati che sembravano tutti marrone più che grigio o rosa. Impugnava una mazza da guerra, tre sfere irte di rostri attaccate a un manico di legno. Vorticò la sua arma, in diagonale e verso il basso. Una delle ginocchia di Dick Crabb esplose in un’eruzione di ossa e sangue.

«Questo è niente!» esultò Shagwell.

Dick crollò. La spada che Brienne gli aveva dato volò via dalle sue mani e fu inghiottita dalle erbacce. Dick si contorse a terra urlando, con le mani serrate su ciò che restava del ginocchio.

«Ma guarda te» disse Shagwell «è Dick il Contrabbandiere, quello che ci ha disegnato la mappa. Sei venuto fin qua a renderci il nostro oro, Dick?»

«Vi prego» piagnucolò Dick «vi prego, no, la mia gamba…»

«Male? Posso farlo smettere.»

«Lascialo stare» tuonò Brienne.

«NO!» urlò Dick lo Svelto, poi sollevò le mani insanguinate a proteggersi il capo.

Shagwell fece roteare la mazza ferrata ancora una volta sopra la sua testa. Mandò le sfere con i rostri ad affondare nella faccia di Dick Crabb. Ci fu uno scricchiolio da far torcere le budella. Nel silenzio che seguì, Brienne poteva udire il battito del proprio cuore.

«Shags, come sei cattivo» disse l’uomo spuntato dal pozzo. Rise nel riconoscere Brienne. «Ancora tu, donna? Che cosa sei venuta a fare qui, a darci la caccia? O magari ti mancavano le nostre simpatiche facce?»

«È venuta per me.» Shagwell spostava il peso del corpo da un piede all’altro, facendo roteare la mazza. «Mi sogna tutte le notti, quando si infila le dita nella fica. Mi vuole, gente! Questa vacca sente la mancanza delle mie scopate! Me la inculo e la riempio di seme di giullare, fino a che non caccia fuori un altro piccolo Shagwell!»

«Per fare uscire quello devi usare un altro buco, Shags» lo corresse Timeon, con la sua parlata strascicata di Dorne.

«Allora è meglio che uso tutti i buchi che ha.» Shagwell si spostò minacciosamente alla destra di Brienne. «Così vado sul sicuro.»

Pyg la aggirò sulla sinistra, costringendola ad arretrare verso il bordo frastagliato della scogliera. "Un passaggio per tre" ricordò Brienne. «Siete rimasti solo in tre.»

Timeon alzò le spalle. «Ce ne siamo andati ognuno per la sua strada quando abbiamo lasciato Harrenhal. Urswyck e i suoi hanno proseguito per Vecchia Città. Rorge ha pensato di venire fino a Padelle Salate. Io e i miei amici ci siamo diretti a Maidenpool, ma non siamo riusciti a salire su una nave.» Il dorniano soppesò la sua lancia. «Hai ammazzato Vargo con quel morso, sai? L’orecchio gli è diventato tutto nero e lui ha cominciato a vomitare pus. Rorge e Urswyck volevano partire, ma il lord Caprone ha detto che dovevamo badare al suo castello. Diceva che era lui il lord di Harrenhal, che nessuno glielo poteva prendere. L’ha detto in quel suo modo sentimentale, come faceva sempre lui. Ma poi abbiamo sentito dire che la Montagna che cavalca l’ha ammazzato, pezzo a pezzo. Una mano un giorno, un piede quello dopo, l’ha macellato proprio come si deve. Gli bendavano i moncherini in modo che non crepasse. Voleva tenere il cazzo per ultimo, ma un corvo l’ha chiamato ad Approdo del Re, così ha finito il Caprone, ed è partito.»

«Non sono qui per voi. Sto cercando…» Brienne stava quasi per dire "mia sorella". «… un giullare.»

«Io sono un giullare» annunciò Shagwell tutto felice.

«Non sei tu» ribatté Brienne. «Quello che cerco è con una ragazza d’alto lignaggio, la figlia di lord Stark di Grande Inverno.»

«Allora cerchi il Mastino» disse Timeon. «Guarda caso, non è qui neanche lui. Ci siamo solo noi.»

«Sandor Clegane?» chiese Brienne. «Cosa intendi?»

«È lui che ha la giovane Stark. Da quel che ho sentito, lei era diretta a Delta delle Acque e lui l’ha presa. Cane maledetto.»

"Delta delle Acque" pensò Brienne. "Stava andando a Delta delle Acque. Dai suoi zii." «Come fai a saperlo?»

«L’ho sentito da uno degli uomini di Beric Dondarrion. Anche il Lord della Folgore la sta cercando. Ha mandato i suoi a setacciare il Tridente, sulle sue tracce. Ci siamo imbattuti in tre di loro dopo Harrenhal e a uno gli abbiamo cavato fuori la storia prima che crepasse.»

«Può avere mentito.»

«Sì, ma non l’ha fatto. Poi abbiamo sentito che il Mastino aveva ucciso tre degli uomini di suo fratello in una locanda al crocevia. La ragazza era con lui. Il locandiere lo ha giurato prima che Rorge lo uccidesse, e anche le puttane hanno detto la stessa cosa. Erano proprio una brutta banda. Non brutta come te, diciamolo, ma comunque…»

"Sta cercando di distrarmi" si rese conto Brienne "mi vuole cullare con la sua voce."

Pyg si stava avvicinando. Shagwell balzò verso di lei. Brienne arretrò. "Mi spingeranno con le spalle alla scogliera se non faccio qualcosa." «State lontani» li avvisò.

«Mi sa che ti chiaverò il naso, puttana» annunciò Shagwell. «Sarà tutto da ridere, sai?»

«Ha un cazzo molto piccolo» spiegò Timeon. «Butta quella bella spada e magari saremo gentili con te, donna. Abbiamo bisogno di oro per pagare i contrabbandieri, tutto qua.»

«E se vi do l’oro ci lascerete andare?»

«Ma certo.» Timeon sorrise. «Ma solo dopo che ci hai scopato tutti. Ti pagheremo come una vera puttana. Una moneta d’argento per ognuno di noi. Oppure prendiamo l’oro e ti chiaviamo lo stesso, e poi ti ammazziamo così come la Montagna ha ammazzato lord Vargo. Qual è la tua scelta?»

«Questa.» Brienne si avventò contro Pyg.

Il mercenario alzò la sua lama rotta per proteggersi la faccia. Mossa sbagliata: Brienne lo attaccò alla coscia. Giuramento trapassò cuoio, lana, pelle e muscoli, lacerando qualsiasi cosa. Pyg contrattaccò, pieno di rabbia. La gamba gli cedette. Prima di cadere a terra sulla schiena, la sua spada rotta si levò verso Brienne, graffiando la maglia di ferro che le proteggeva il mento.

Brienne gli passò la gola da parte a parte, girò la lama, la estrasse in un vortice rosso. Roteò su se stessa nella frazione di secondo in cui la lancia di Timeon le sfiorava il volto. "Non ho esitato." Un rivolo di sangue le colava lungo la guancia. "Hai visto, ser Goodwin?" Non sentiva neppure la ferita. «Tocca a te!» gridò a Timeon, mentre il dormano estraeva una seconda lancia, più corta e spessa della prima. «Buttala.»

«Così tu mi puoi attaccare? Finirei stecchito come Pyg. No. Ammazzala, Shags.»

«Ammazzala tu» controbatté Shagwell. «Hai visto che cosa ha fatto a Pyg? È pazza: ubriaca di sangue di luna.» Il giullare era dietro di lei, Timeon di fronte. Da qualunque parte Brienne si voltasse, avrebbe avuto sempre uno di loro alle spalle.

«Ammazzala» ripeté Timeon «così poi ti scopi il cadavere.»

«Oh, le gioie dell’amore…» La mazza stava roteando. "Scegline uno" si disse Brienne. "Scegline uno e uccidilo in fretta."

Improvvisamente, dal nulla, saettò un sasso. Colpì Shagwell alla testa. Brienne non esitò neanche un istante. Si gettò su Timeon.

Era un avversario migliore di Pyg, ma aveva solo una lancia corta mentre lei aveva una lama d’acciaio di Valyria. Tra le sue mani Giuramento sembrava un’entità viva. Brienne di Tarth non era mai stata così veloce. La lama diventò una grigia macchia sfocata. Brienne andò all’attacco. Timeon la ferì a una spalla. Non bastò a fermarla. Brienne gli troncò di netto un orecchio e mezza guancia, tagliò la punta della sua lancia, gli piantò un piede di acciaio nelle viscere, attraverso la maglia di ferro.

Timeon stava ancora tentando di combattere quando Brienne estrasse la spada dal suo corpo. La lama grondava sangue fino all’elsa. Timeon raggiunse il suo cinturone, riuscì a estrarre un pugnale. Brienne gli mozzò la mano. "Questo è per Jaime." «Madre, abbi pietà.» La voce del dorniano era un rantolo strozzato. Il sangue gli usciva dalla bocca. Altro sangue sprizzava fuori dal moncone al polso. «Finiscimi, dannata troia! Rimandami a Dorne…»

Brienne di Tarth lo mandò dove voleva andare.

Si voltò, con la spada grondante in pugno. Shagwell era in ginocchio, intontito, cercava la mazza. Barcollando si rialzò. Un altro sasso lo colpì all’orecchio. Podrick Payne si era arrampicato sul muro crollato. Era in piedi in mezzo all’edera, con lo sguardo torvo, pronto a lanciare un altro sasso. «Te l’avevo detto che sapevo combattere!»

Shagwell cercò di strisciare via. «Mi arrendo» gridò. «Mi arrendo. Non devi fare del male al povero Shagwell, sono troppo brutto per morire.»

«Non sei meglio di tutti gli altri. Hai rubato, stuprato, ucciso.»

«Oh, sì, l’ho fatto, non lo nego… ma sono divertente, con i miei scherzi e le mie stravaganze. Faccio ridere gli uomini.»

«E piangere le donne.»

«È colpa mia? Le donne non hanno il senso dell’umorismo.»

«Scava una tomba, giullare.» Brienne abbassò Giuramento. «Là, sotto l’albero-diga.» Indicò il punto con la spada.

«Sono senza vanga.»

«Hai due mani.» "Una in più di quella che avete lasciato a Jaime."

«Perché darsi tanta pena? Lasciali ai corvi.»

«Timeon e Pyg possono essere carne da corvi. Dick lo Svelto avrà una tomba. Era un Crabb. Questa era casa sua.»

Il terreno era morbido per via della pioggia, ma il giullare ci mise comunque il resto della giornata per scavare una fossa abbastanza profonda. Quando finì, stava già calando la sera. Aveva le mani insanguinate, coperte di vesciche. Brienne rinfoderò Giuramento, raccolse Dick lo Svelto e lo trasportò verso la fossa. Era difficile guardare il poco che restava del suo volto. «Mi dispiace di non essermi fidata di te. Ora è troppo tardi.»

Quando si inginocchiò per adagiare il cadavere, pensò: "Il giullare tenterà adesso, mentre gli giro le spalle".

Udì il suo respiro rantolante un attimo prima che Podrick desse l’allarme. Shagwell stringeva in pugno una pietra acuminata. Brienne teneva il pugnale nascosto in una manica.

Quasi sempre il pugnale è meglio di un sasso.

Con un pugno deviò il suo braccio, con l’altro gli affondò la lama nel ventre.

«Ridi, giullare» ringhiò. Lui emise un gemito. «Ridi!» Gli afferrò la gola con una mano, pugnalandolo con l’altra. «Ridi!»

Brienne andò avanti a ripeterlo, si fermò solo quando vide la propria mano rossa di sangue, quando il puzzo delle viscere del giullare parve soffocarla. Ma Shagwell non rise. I singhiozzi che Brienne udiva erano i suoi. Quando se ne rese conto, gettò via il pugnale, scossa da tremiti.

Podrick la aiutò a mettere il corpo di Dick nella fossa. Quando ebbero terminato, la luna era già alta in cielo. Brienne si pulì le mani, e gettò due dragoni d’oro nella tomba.

«Perché l’hai fatto, mia lady? Ser?» le chiese Pod.

«Era la ricompensa che gli avevo promesso se mi avesse portata dal fesso che cercavo.»

Dietro di loro udirono delle risate. Brienne estrasse la spada dal fodero, si voltò di scatto, pensando ci fossero altri Guitti Sanguinari…

… ma era solo ser Hyle Hunt, seduto a gambe incrociate in cima al muro diroccato. «Se ci sono dei bordelli agli inferi, quel disgraziato ti ringrazierà» disse il cavaliere. «Altrimenti è solo uno spreco di oro buono.»

«Io mantengo le promesse. Tu che cosa ci fai qui?»

«Lord Randyll mi ha chiesto di seguirti. Se per caso ti fossi imbattuta in Sansa Stark, mi ha anche detto di riportargliela a Maidenpool. Non temere, mi ha ordinato di non farti del male.»

Brienne sbuffò. «Credi di poterci riuscire?»

«Che cosa farai ora, mia lady?»

«Coprirò questa tomba.»

«Per la ragazza, intendo. Lady Sansa.»

Brienne rifletté un momento. «Stava andando a Delta delle Acque, se Timeon ha detto la verità. Da qualche parte lungo la strada il Mastino l’ha presa. Se trovo lui…»

«… il Mastino ti ucciderà.»

«O io ucciderò lui» rispose Brienne ostinata. «Mi aiuti a ricoprire il povero Crabb?»

Ser Hyle scese dal muro. «Nessun cavaliere potrebbe mai dire di no a una simile beltà.»

Insieme, accumularono la terra sopra il corpo di Dick lo Svelto, mentre la luna saliva sempre più alta nel cielo e giù, sotto la terra, le teste dei re dimenticati sussurravano i loro segreti.

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