Il sole del mattino apparve dalle finestre, Alayne si sedette sul letto e si stiracchiò. Gretchel la udì muoversi e si alzò a sua volta per portarle la vestaglia. Durante la notte le stanze diventavano gelide. "Sarà ancora peggio quando saremo in pieno inverno" pensò. "L’inverno renderà questo luogo gelido come una tomba." Alayne si infilò la vestaglia e l’allacciò in vita. «Il fuoco è quasi spento» osservò. «Metti un altro ciocco, per favore.»
«Come milady desidera» rispose l’anziana donna.
Gli appartamenti di Alayne nella Torre della fanciulla erano più ampi e lussuosi della piccola cameretta dove era stata tenuta quando lady Lysa era ancora viva. Ora aveva uno spogliatoio e un bagno tutti per sé, oltre a un balcone scolpito nella pietra bianca che si affacciava sulla valle. Mentre Gretchel si occupava del fuoco, Alayne attraversò a piedi nudi la stanza e uscì silenziosamente. La pietra era fredda e il vento soffiava molto forte, come sempre sulla cima della montagna, ma per qualche istante il panorama le fece dimenticare tutto. La Fanciulla era la più orientale delle sette agili torri di Nido dell’Aquila e dominava l’intera valle di Arryn, con le sue foreste, i fiumi e i campi, il tutto immerso nella bruma del mattino. Il sole illuminava le montagne facendole sembrare di oro massiccio.
"Uno scenario incantevole." La cima della Lancia del Gigante, ricoperta di neve, incombeva su di lei. Un’immensità di pietra e ghiaccio che schiacciava il castello, arroccato su uno dei versanti. Stalattiti di ghiaccio lunghe sei iarde ornavano l’orlo dell’abisso e durante l’estate si tramutavano nella cascata chiamata Lacrime di Alyssa. Un falco sorvolò il blocco di ghiaccio, ali blu dispiegate contro il cielo del mattino. "Potessi avere le ali anch’io."
Appoggiò le mani alla balaustra di pietra e si chinò in avanti. Quasi duecento iarde sotto di lei, poteva vedere Cielo, il fortilizio intermedio più alto lungo il ripido sentiero che scalava la Lancia. Vedeva i gradini di pietra scolpiti nella montagna, e il tortuoso percorso che oltrepassava Neve e Pietra, gli altri due fortilizi, scendendo giù verso il fondovalle. Vedeva le torri e i masti delle Porte della Luna, la fortezza ai piedi della Lancia del Gigante, simili a giocattoli di un bambino. Intorno alle mura, le schiere dei lord alfieri erano in movimento, uscivano dalle tende come le formiche escono dai formicai. "Se fossero realmente formiche" pensò "potremmo calpestarli e schiacciarli."
Due giorni prima, il giovane lord Hunter e i suoi soldati erano arrivati per unirsi agli altri. Nestor Royce aveva sbarrato loro le Porte, ma la sua guarnigione era composta da meno di trecento uomini. Ogni lord alfiere ne aveva condotti mille, e i lord della valle di Arryn erano sei. Alayne conosceva i loro nomi come il proprio. Benedar Belmore, lord di Strongsong. Symond Templeton, il Cavaliere di Nove stelle. Horton Redfort, lord di Redfort. Anya Waynwood, lady di Ironoaks. Gilwood Hunter, che tutti chiamavano Giovane Lord Hunter, lord di Longbow Hall. E infine Yohn Royce, il più potente di tutti, il temibile Yohn il Bronzeo, lord di Rune, cugino di Nestor e capo del ramo principale di Casa Royce. Si erano riuniti a Rune dopo la caduta di Lysa Arryn, e là avevano stretto un patto, impegnandosi a difendere il giovane lord Robert, la Valle, e a proteggersi l’un l’altro. La loro dichiarazione non menzionava il lord protettore, ma parlava del caos cui bisognava porre fine, e anche di falsi amici e cattivi consiglieri.
Una raffica di vento gelido investì le gambe di Alayne. Tornò dentro per scegliere l’abito da indossare a colazione. Petyr Baelish le aveva messo a disposizione il guardaroba della sua defunta moglie, una profusione di sete, rasi, velluti e pellicce, molto più di quello che Alayne avesse mai sognato, anche se gran parte dei vestiti le andavano grandi. Lady Lysa si era notevolmente irrobustita nella lunga serie di gravidanze, bambini nati morti e aborti spontanei. Ma alcuni degli abiti più vecchi erano stati fatti per la giovane Lysa Tully di Delta delle Acque, quanto agli altri, Gretchel era riuscita ad adattarli ad Alayne che, a tredici anni, era alta quasi quanto la zia a venti.
Quella mattina, la sua attenzione fu attratta da un abito variopinto, rosso e blu, foderato di vaio. Gretchel l’aiutò a infilare le braccia nelle maniche a campana e lo allacciò sulla schiena, poi le spazzolò i capelli e li acconciò. Alayne li aveva scuriti di nuovo la sera precedente, prima di andare a letto. La lozione che la zia le aveva dato serviva a trasformare il suo biondo ramato nel castano di Alayne, ma non passava molto tempo prima che il rosso tornasse a emergere alle radici. "Che cosa farò quando la tinta finirà?" La lozione veniva dalla città libera di Tyrosh, dall’altra parte del mare Stretto.
Quando scese per colazione, Alayne rimase ancora una volta colpita dalla quiete che regnava a Nido dell’Aquila. In tutti i Sette Regni, non esisteva castello più ovattato. La servitù era scarsa e comunque di una certa età, tutti parlavano sottovoce per non agitare il giovane lord. Sulle pendici della montagna non c’erano cavalli, né cani che abbaiassero o ringhiassero, e nemmeno cavalieri che si addestravano nel cortile. Perfino i passi delle guardie parevano stranamente attutiti quando transitavano nelle pallide sale di pietra. Alayne sentiva solo il vento gemere e sospirare attorno alla torre, e nient’altro. Quando era arrivata a Nido dell’Aquila, c’era il mormorio delle Lacrime di Alyssa, ma adesso la cascata era ghiacciata. Gretchel aveva detto che sarebbe rimasta silente fino alla primavera.
Trovò lord Robert da solo nella sala del Mattino, sopra le cucine, che rimescolava distrattamente con un cucchiaio di legno una grossa ciotola di porridge e miele. «Volevo le uova» si lamentò quando la vide. «Volevo tre uova alla coque e della pancetta.»
Non avevano uova, né tanto meno pancetta. I granai di Nido dell’Aquila avevano scorte di avena, mais e orzo sufficienti per un anno intero, ma per gli approvvigionamenti di cibi freschi dal fondovalle dipendevano da una giovane bastarda di nome Mya Stone. Con i lord alfieri accampati ai piedi della montagna, però, Mya non poteva passare. Lord Belmore, il primo dei sei a raggiungere le Porte della Luna, aveva inviato un corvo messaggero per informare Ditocorto che l’invio di cibo a Nido dell’Aquila era sospeso fino a quando lord Robert non fosse sceso a valle. Non era ancora un vero e proprio assedio, ma mancava poco perché lo diventasse.
«Quando arriva Mya potrai avere tutte le uova che vorrai» promise Alayne al piccolo lord. «Porterà uova, burro, meloni, tante cose buone.»
Ma il ragazzo non si consolò. «Io le voglio oggi, le uova.»
«Caro, non ce ne sono, lo sai. Coraggio, mangia il porridge, è buono.» Lei stessa lo assaggiò.
Robert continuava a muovere il cucchiaio senza però portarlo alla bocca. «Non ho fame» decise alla fine. «Voglio tornare a letto. Questa notte non ho dormito. C’era qualcuno che cantava. Maestro Colemon mi ha dato un po’ di vino dei sogni, ma io lo sentivo lo stesso.»
Alayne abbassò il cucchiaio. «Se qualcuno avesse cantato, l’avrei sentito anch’io. Hai solo fatto un brutto sogno.»
«Non era un sogno.» Gli occhi del piccolo Robert si riempirono di lacrime. «Marillion canta ancora. Tuo padre dice che è morto, ma non è vero.»
«Invece sì.» La spaventava sentirlo parlare in quel modo. "È già abbastanza dura perché è gracile e malaticcio, ci manca solo che sia anche pazzo!" «Caro, ma è così. Marillion adorava la lady tua madre e non poteva più vivere dopo quello che le aveva fatto, così è andato in cielo.» Alayne non aveva visto il corpo, neppure Robert lo aveva visto, ma lei non nutriva dubbi sulla morte del cantastorie. «Se ne è andato, davvero.»
«Ma io lo sento tutte le notti. Anche quando chiudo le persiane e mi metto il cuscino sulla testa. Tuo padre avrebbe dovuto tagliargli la lingua. Gli avevo detto di farlo, ma lui non ha voluto.»
"Bisognava che avesse la lingua per confessare." «Fai il bravo bambino e mangia il porridge» lo pregò Alayne. «Per favore.»
«Non voglio il porridge.» Robert scagliò via il cucchiaio. Colpì un arazzo, lasciando una chiazza gocciolante su una luna bianca di seta ricamata. «Il lord vuole le uova!»
«Il lord mangerà il porridge» disse la voce di Petyr Baelish alle loro spalle «e dirà anche grazie.»
Alayne si voltò. Ditocorto era sulla porta, con maestro Colemon al fianco.
«Dovresti ascoltare il lord protettore, mio signore» disse il maestro. «I tuoi sostenitori stanno salendo la montagna per venire a renderti omaggio, avrai bisogno di tutte le tue forze.»
«Mandateli via. Non li voglio.» Robert si strofinò l’occhio sinistro con le nocche. «Se vengono li farò cacciare via.»
«Riguardo a questo, tu mi tenti, milord» disse Petyr «ma temo di aver promesso loro una visita. E comunque è troppo tardi per mandarli via. A questo punto saranno già arrivati a Pietra.»
«Perché non ci lasciano in pace?» gemette Alayne. «Non abbiamo fatto loro nulla di male. Che cosa vogliono da noi?»
«Solo lord Robert. Vogliono lui, e la valle di Arryn.» Petyr sorrise. «Saranno in otto. Lord Nestor farà gli onori di casa e c’è anche Lyn Corbray. Ser Lyn non è il tipo d’uomo da tirarsi indietro quando si comincia a sentire l’odore del sangue.»
Quelle parole non alleviarono certo i timori di Alayne. Lyn Corbray aveva ucciso in duello tanti uomini quanti ne aveva sgozzati in battaglia. Si era conquistato la sua fama durante la Ribellione di Robert, Alayne lo sapeva, lottando prima contro Jon Arryn, alle porte di Città del Gabbiano, e poi per Jon Arryn, cavalcando sotto i suoi vessilli nella battaglia del Tridente, dove aveva abbattuto il principe Lewyn di Dorne, uno dei cavalieri bianchi della Guardia reale. Petyr aveva anche aggiunto che il principe Lewyn era già seriamente ferito quando la marea del combattimento lo aveva sospinto all’ultima danza con Signora piangente, la spada di Lyn Corbray. «Non è comunque il caso di sollevare la questione con lord Lyn. Chi osi farlo, avrà la possibilità di chiedere direttamente a Lewyn Martell come sono andate davvero le cose, giù nei corridoi degli inferi.» Se anche solo la metà di ciò che Alayne aveva sentito dire dalle guardie di lord Robert era vero, Lyn Corbray era più pericoloso di tutti gli altri sei lord alfieri messi assieme.
«Perché sta venendo qui?» chiese a Petyr. «Pensavo che i Corbray fossero dalla tua parte.»
«Lord Lyn Corbray è ben disposto nei miei confronti» disse Petyr. «Suo fratello, invece, fa di testa propria. Sul Tridente, quando il padre venne ferito, fu Lyn a impugnare Signora piangente e a uccidere l’uomo che lo aveva colpito. Mentre Lyonel trasportava l’anziano padre dai maestri nelle retrovie, fu ancora Lyn a guidare la carica contro i dorniani che minacciavano il fianco sinistro dell’esercito di Robert, ridusse a brandelli le loro linee e uccise Lewyn Martell. Così, alla morte del vecchio lord Corbray, la Signora fu conferita al figlio più giovane. Lyonel ottenne le terre, il titolo, il castello e tutto il denaro, ma ancora oggi continua a ritenere di essere stato defraudato della primogenitura, mentre ser Lyn… be’, ama il fratello Lyonel quanto ama me. Avrebbe voluto Lysa tutta per sé.»
«Non mi piace ser Lyn» insistette Robert. «Non lo voglio qui. Rimandalo indietro. Non gli ho mai dato il permesso di venire. Non qui. Mia madre diceva che Nido dell’Aquila è inespugnabile.»
«Tua madre è morta, milord. Fino al compimento del tuo sedicesimo compleanno, sono io a governare Nido dell’Aquila.» Petyr si rivolse alla cameriera dalla schiena curva che si aggirava vicino alla scala che portava alle cucine. «Mela, porta un altro cucchiaio a sua signoria. Vuole mangiare il porridge.»
«Non è vero! Adesso gli faccio fare un bel volo!»
Quindi Robert lanciò la ciotola, con dentro tutto il porridge e miele. Petyr Baelish la schivò con agilità, maestro Colemon non fu altrettanto veloce. La ciotola di legno lo colpì in pieno petto e il contenuto gli schizzò in faccia e sulle spalle. Strillò in modo poco consono a un maestro, mentre Alayne cercava di calmare il piccolo lord, ma ormai era troppo tardi. Lord Robert cadde preda di un’ennesima crisi convulsiva. Anche una caraffa di latte prese il volo, quando il ragazzo l’agguantò e la lanciò. Poi Robert cercò di alzarsi in piedi, ma la sedia si rovesciò all’indietro e lui vi rovinò sopra. Con un piede colpì Alayne all’addome, così forte da toglierle il fiato. «Oh, dèi del cielo» udì Petyr dire, disgustato.
Maestro Colemon aveva ancora la faccia e i capelli cosparsi di grumi di porridge quando si inginocchiò accanto al ragazzo affidato alle sue cure, mormorandogli parole di conforto. Un grumo scivolò lentamente lungo la sua guancia destra, come una enorme lacrima grigia. "Questa crisi è più leggera dell’ultima che ha avuto" cercava di convincersi Alayne. Il tremito si era già fermato quando giunsero due guardie con il mantello azzurro cielo e le cotte di maglia argentee, chiamate da Petyr.
«Riportatelo a letto e fategli un salasso» ordinò il lord protettore. La guardia più alta prese in braccio il ragazzo. "Potrei sollevarlo anch’io" pensò Alayne. "Pesa come un bambolotto."
Maestro Colemon si trattenne un istante prima di seguirli. «Milord, forse è meglio rimandare questo colloquio. Dalla morte di lady Lysa, gli attacchi di sua signoria sono peggiorati. Sono diventati più frequenti e più violenti. Gli faccio più salassi possibile e miscelo vino dei sogni e latte di papavero per farlo dormire, ma…»
«Dorme già dodici ore al giorno» disse Petyr. «Ho bisogno che sia sveglio ogni tanto.»
Il maestro si passò la mano tra i capelli, facendo colare altri residui di porridge sul pavimento. «Lady Lysa gli dava il seno ogni volta che era sovreccitato. L’arcimaestro Ebrose sostiene che il latte materno abbia molte ottime proprietà.»
«È questo il tuo consiglio, maestro? Che troviamo una nutrice per il lord di Nido dell’Aquila e protettore della Valle? E quando lo svezziamo? Il giorno del suo matrimonio? Così passerebbe direttamente dai capezzoli della balia a quelli della moglie!» La risata di lord Petyr espresse chiaramente il suo parere. «No. Ti suggerisco di trovare un’altra soluzione. Il ragazzo ama i dolci, vero?»
«I dolci?» ripeté Colemon.
«Sì. Torte, crostate, marmellate e gelatine, miele d’api. Magari una dose di dolcesonno nel latte, ci hai provato? Appena un po’, quanto basta per calmarlo e fermare quel terribile tremito.»
«Solo un po’?» Il pomo alla gola del maestro si mosse su e giù mentre tentava di deglutire. «Solo una piccola quantità… forse. Non troppo e non tanto spesso, sì, potrei provare…»
«Esatto: una piccola quantità» confermò lord Petyr «prima di accompagnarlo a incontrare i lord.»
«Ai tuoi ordini, milord.» Il maestro se ne andò in fretta, con la catena che tintinnava dolcemente a ogni passo.
«Padre» disse Alayne quando se ne fu andato «vuoi una ciotola di porridge per colazione?»
«Il porridge mi fa ribrezzo.» La guardò con gli occhi da Ditocorto. «Preferirei fare colazione con un bacio.»
Una brava figlia non rifiuterebbe mai un bacio al suo progenitore, così Alayne andò verso di lui e lo baciò, un rapido e secco bacio frettoloso su una guancia. Con altrettanta rapidità si ritrasse.
«Molto… obbediente.» Ditocorto sorrise con la bocca ma non con gli occhi. «Be’, ho altre cose da farti fare, a quanto pare. Di’ alla cuoca di preparare vino speziato con miele e uva passa. I nostri ospiti saranno infreddoliti e assetati dopo la lunga salita. Quando arriveranno, sarai tu ad accoglierli e a offrire loro qualcosa per rinfrancarsi. Vino, pane e formaggio. Che tipo di formaggio è rimasto?»
«Quello bianco forte e quello blu puzzolente.»
«Quello bianco, allora. Ed è meglio se vai a cambiarti.»
Alayne guardò l’abito che indossava, il blu scuro e il rosso intenso di Delta delle Acque. «Questo è troppo…»
«Fa troppo Tully. Ai lord alfieri non farà piacere vedere la mia figlia bastarda che si pavoneggia con i vestiti della mia defunta moglie. Scegli qualcos’altro. C’è bisogno che ti ricordi di evitare l’azzurro cielo e il crema?»
«No.» Erano i due colori di Casa Arryn. «Otto, dicevi… Yohn il Bronzeo è con loro?»
«L’unico che conta.»
«Yohn il Bronzeo sa chi sono» gli rammentò Alayne. «Era ospite a Grande Inverno quando suo figlio andò al Nord per prendere il nero.» Sansa Stark, non Alayne!, si era follemente innamorata di ser Waymar Royce, ricordava vagamente, ma questo ormai faceva parte di una vita precedente, quando lei era ancora una stupida ragazzina del Nord. «E quella non è stata l’unica volta. Lord Royce ha visto… anzi, rivisto Sansa Stark ad Approdo del Re, durante il Torneo del Primo Cavaliere.»
Petyr le appoggiò un dito sotto il mento. «Che Royce abbia già visto questo bel musetto è indubbio, ma era uno in mezzo a migliaia di altri. Un uomo che partecipa a un torneo ha altro cui pensare che non al viso di una bambina tra la folla. E a Grande Inverno, Sansa era una ragazzina con i capelli biondi ramati. Mia figlia è una fanciulla alta e bella, con i capelli castani. Gli uomini vedono solo quello che si aspettano di vedere, Alayne.» La baciò sul naso. «Di’ a Maddy che accenda il fuoco nel mio studio. È là che riceverò i lord alfieri.»
«Non nella sala Alta?»
«No. Che gli dèi ce ne scampino. Non voglio che mi vedano a fianco dell’alto scanno degli Arryn: potrebbero pensare che ho intenzione di impossessarmene. Gente di umili origini come me non deve mai aspirare a sedere su morbidi cuscini.»
«Lo studio…» Alayne avrebbe dovuto fermarsi a quel punto, ma le parole le uscirono da sole. «E se tu gli dessi Robert…»
«… e anche la Valle?»
«La Valle è già loro.»
«Sì, in gran parte, questo è vero. Non tutta però. Sono molto amato a Città del Gabbiano e ho alcuni amici tra i lord. Grafton, Lynderly, Lyonel Corbray… e, te lo garantisco, non sono da meno dei lord alfieri. Quindi, dove vorresti che andassimo, Alayne? Alla mia fortezza, sui promontori delle Dita?»
Alayne aveva pensato anche a questo. «Joffrey ti ha dato Harrenhal. Là sei lord di diritto.»
«Solo come titolo. Avevo bisogno di una carica importante per sposare Lysa, e i Lannister non mi avrebbero mai concesso Castel Granito.»
«Sì, ma il castello è tuo.»
«E che castello! Sale buie e torri in rovina, fantasmi e correnti d’aria, spese insostenibili per riscaldarlo, impossibile da presidiare… e poi c’è la storia della maledizione di Harren il Nero.»
«Le maledizioni esistono solo nelle canzoni e nelle leggende.»
Ditocorto sembrò quasi divertito. «Qualcuno ha forse scritto una canzone su Gregor Clegane, morto per le ferite di una lancia avvelenata? Oppure, prima di lui, sul comandante mercenario al quale ser Gregor ha mozzato gli arti, uno alla volta? Sto parlando di colui che ha tolto Harrenhal a ser Amory Lorch, il quale a sua volta l’aveva ricevuto da lord Tywin. Un orso ha ucciso il primo, ser Lorch, e il tuo nanerottolo Tyrion il secondo, lord Tywin. Mi pare di avere udito che è morta anche lady Whent. Lothston, Harroway, Strong… Harrenhal ha ridotto a scheletri dunque ci abbia posato sopra la mano.»
«Allora consegna la fortezza a lord Frey.»
Petyr rise. «Forse lo farò. Anzi, meglio ancora: la consegnerò alla nostra dolce Cersei. Anche se non dovrei parlare così di lei: mi deve mandare degli splendidi arazzi. Non è gentile da parte sua?»
Al solo udire il nome della sua regina, Alayne si irrigidì. «Lei non è affatto gentile. Mi fa paura. Se dovesse mai venire a sapere dove mi trovo…»
«… dovrei toglierla di mezzo prima del previsto. A meno che non ci pensi da sola.» Petyr la stuzzicò con un sorriso. «Nel gioco del trono, perfino i pezzi più umili possono avere i loro desideri. Anche se a volte rifiutano di fare la mossa che hai progettato per loro. Ricordalo bene, Alayne. È una lezione che Cersei Lannister non ha ancora imparato. E adesso, non hai delle cose da fare?»
In effetti era così.
Si occupò del vino caldo, trovò una forma presentabile di formaggio bianco forte e ordinò alla cuoca di cucinare pane per venti persone, qualora i lord alfieri arrivassero con più uomini del previsto. "Quando avranno mangiato il nostro pane e il nostro sale, saranno nostri ospiti e non potranno farci del male." I Frey avevano infranto tutte le leggi dell’ospitalità quando avevano assassinato sua madre e suo fratello alle Torri Gemelle, ma non poteva credere che un lord nobile come Yohn Royce si sarebbe mai abbassato a tanto.
Alayne passò nello studio. Il pavimento era coperto da un tappeto di Myr, quindi non c’era bisogno di far stendere la paglia. Chiese a due servitori di montare il tavolo a cavalletti e di portare otto pesanti sedie di quercia e cuoio. Se fosse stato un banchetto, avrebbe preparato due posti a capotavola e tre su ogni lato, ma quella non era una festa. A quest’ora i lord alfieri dovevano già essere arrivati a Neve. Per salire, anche a dorso di mulo, ci voleva quasi un’intera giornata. A piedi, in genere si impiegavano più giorni.
Forse i lord sarebbero rimasti a parlare fino a notte fonda. Avrebbero avuto bisogno di altre candele. Quando Maddy ebbe acceso il fuoco, Alayne la mandò giù a prendere quelle di cera d’api profumate che lord Waxley aveva regalato a lady Lysa quando l’aveva chiesta in sposa. Alayne tornò di nuovo in cucina, per controllare i preparativi per il vino e il pane. Tutto sembrava procedere bene. Aveva ancora tempo per farsi un bagno, lavarsi i capelli e cambiare vestito.
C’era un abito di seta viola, che però non la convinceva del tutto, e un altro di velluto blu scuro con fili d’argento che avrebbe fatto risaltare i suoi occhi. Ma poi si ricordò che Alayne era solo una bastarda, per cui non doveva cercare di abbigliarsi come qualcuno di più alto lignaggio. Alla fine scelse un abito di lana marrone scuro dal taglio semplice, con foglie e viti ricamate sul corpetto e sulle maniche e dell’oro che correva lungo il bordo. Era modesto e appropriato, anche se appena più ricercato di quello che avrebbe potuto indossare una servetta. Petyr le aveva dato anche i gioielli di lady Lysa, così Alayne si provò varie collane, ma sembravano tutte molto pretenziose. Scelse un semplice nastro di velluto color oro d’autunno. Quando Gretchel le diede lo specchio argentato di Lysa, vide che il colore si intonava perfettamente ai folti capelli castano scuro di Alayne. "Lord Royce non mi riconoscerà mai" pensò. "Io stessa faccio fatica."
Sentendosi temeraria quasi quanto Petyr Baelish, Alayne Stone esibì il suo miglior sorriso e scese ad accogliere gli ospiti.
Nido dell’Aquila era l’unico castello dei Sette Regni ad avere l’entrata principale sotto il dongione. Ripidi gradini di roccia si arrampicavano lungo il fianco della montagna, accanto ai fortilizi intermedi di Pietra e Neve, ma a Cielo finivano. Le ultime duecento iarde erano verticali, obbligando i potenziali visitatori a scendere dai muli e a prendere una decisione. Potevano salire nell’ondeggiante cesto di vimini usato per trasportare le vettovaglie, oppure scalare il condotto scavato nella roccia, servendosi degli appigli ricavati nella pietra.
Lord Redfort e lady Waynwood, i lord alfieri più anziani, scelsero di essere trasportati dal verricello, dopo di che il cesto fu calato un’altra volta per il grasso lord Belmore. Gli altri optarono per l’arrampicata. Alayne li accolse nella sala della Mezzaluna, dove ardeva un bel fuoco. Diede loro il benvenuto a nome di lord Robert e servì pane e formaggio e coppe d’argento con il vino speziato.
Petyr le aveva dato un rotolo con gli stemmi nobiliari da studiare, in modo da poter così riconoscere i vari lord. Il castello rosso era Redfort, un uomo basso con la barba grigia curata e lo sguardo mite. Lady Anya era l’unica donna e indossava un mantello verde scuro con la ruota rotta di Waynwood, tempestata di ambra nera. Le sei campane d’argento su sfondo viola erano di Belmore, dal ventre prominente e le spalle cadenti. La sua barba era un’oscenità grigio-rossastra che spuntava da svariati menti. All’opposto, quella di Symond Templeton era nera e appuntita come una lama. Il naso adunco e gli occhi azzurro ghiaccio facevano somigliare il Cavaliere delle Nove stelle a un elegante rapace. Il suo farsetto mostrava nove stelle nere con una croce decussata d’oro. La cappa di ermellino del Giovane Lord Hunter la confuse fino a quando non riuscì a scorgere la spilla che la fermava, cinque frecce d’argento disposte a ventaglio. Alayne avrebbe detto che era più vicino ai cinquanta che ai quaranta. Suo padre aveva regnato su Longbow Hall per quasi sessant’anni, per poi morire così all’improvviso che si mormorava che il nuovo lord avesse accelerato la propria eredità. Le guance e il naso di Hunter erano rossi come mele, rivelando una certa inclinazione per il succo d’uva. Alayne fece in modo di riempirgli la coppa ogni volta che era vuota.
Il più giovane di tutti aveva sul petto tre corvi con un cuore rosso sanguinante tra gli artigli. I capelli castani gli arrivavano alle spalle, una ciocca ribelle gli scendeva sulla fronte. "Ser Lyn Corbray" pensò Alayne, guardando con sospetto la bocca dura e gli occhi inquieti.
Gli ultimi ad arrivare furono i Royce, lord Nestor e Yohn il Bronzeo. Il lord di Rune era alto quanto il Mastino. Nonostante i capelli grigi e il volto segnato, lord Yohn aveva ancora l’aspetto di qualcuno in grado di spezzare come rami secchi uomini ben più giovani con quelle enormi mani nodose. Quel viso rugoso e solenne riportò alla memoria di Alayne tutti i ricordi di Sansa e del periodo in cui quell’uomo aveva vissuto a Grande Inverno. Se lo ricordava a tavola, che parlava tranquillamente con sua madre. Sentiva la sua voce rimbombare tra le pareti quando rientrava a cavallo dalla caccia, con un cervo di traverso dietro la sella. Lo vedeva nel cortile, con una spada da addestramento in pugno, mentre atterrava lord Eddard suo padre, per poi battere anche ser Rodrik, il maestro d’armi. "Mi riconoscerà. Come può non riconoscermi?" Considerò la possibilità di gettarsi ai suoi piedi e implorare la sua protezione. "Non ha mai combattuto per Robb. Perché dovrebbe farlo per me? La guerra è finita e Grande Inverno è caduta."
«Lord Royce» chiese timidamente «desideri una coppa di vino, per scacciare il freddo?»
Yohn il Bronzeo aveva gli occhi color ardesia, seminascosti dalle sopracciglia più folte che Alayne avesse mai visto. Si incresparono quando abbassò lo sguardo su di lei. «Ti conosco, per caso, ragazzina?»
Ad Alayne sembrò di aver ingoiato la lingua, ma venne lord Nestor in suo aiuto. «Alayne è la figlia naturale del lord protettore» spiegò bruscamente al cugino.
«Il ditino di Ditocorto si è dato da fare» commentò Lyn Corbray, con un sorriso maligno. Belmore rise, Alayne sentì le guance diventare di fuoco.
«Quanti anni hai, bambina?» chiese lady Waynwood.
«Quattordici, milady» Per un attimo dimenticò l’età che Alayne doveva avere. «E non sono una bambina, ma una fanciulla in fiore.»
«Che spero nessuno abbia ancora colto.» I folti baffi del Giovane Lord Hunter nascondevano tutta la sua bocca.»
«Per ora no» rispose Lyn Corbray, come se Alayne non fosse presente. «Ma già pronta per essere colta, direi.»
«E questa a Casa Heart la considerate cortesia?» I capelli di lady Waynwood si stavano ingrigendo, aveva zampe di gallina attorno agli occhi e la pelle del collo rilasciata, ma la sua aura di nobiltà era inconfondibile. «La ragazza è giovane e allevata bene. Ha sofferto abbastanza. Tieni a bada la lingua, ser.»
«Alla mia lingua ci penso io» ribatté Corbray. «La mia signora farà meglio a occuparsi della propria. Non ho mai sopportato i rimbrotti, come può testimoniare un gran numero di uomini morti.»
Lady Waynwood si allontanò da lui. «È meglio che ci porti da tuo padre, Alayne. Prima finiamo, meglio sarà per tutti.»
«Il lord protettore vi attende nel suo studio. Se volete seguirmi, signori.»
Dalla sala della Mezzaluna, salirono una ripida rampa di scale di marmo che passava vicino alle cripte, ai dongioni e anche a tre feritoie da balestrieri, che i lord alfieri finsero di non vedere. Non ci volle molto perché Belmore iniziasse a sbuffare come un mantice, mentre il volto di Redfort si faceva grigio come i suoi capelli. Al loro arrivo, le guardie in cima alle scale alzarono la saracinesca.
«Per di qua, miei lord.»
Alayne li guidò lungo il portico, oltrepassando una decina di splendidi arazzi. Ser Lothor Brune era di guardia davanti allo studio. Aprì loro la porta e li seguì all’interno della stanza.
Petyr Baelish era già seduto al tavolo, con una coppa di vino in mano, intento a studiare una pergamena bianca e increspata. Sollevò lo sguardo quando i lord alfieri entrarono l’uno dopo l’altro.
«Miei lord, siete i benvenuti. E anche tu, milady. La salita è faticosa, lo so. Prego, sedetevi pure. Alayne, cara, porta dell’altro vino per i nostri nobili ospiti.»
«Come vuoi, padre.»
Le candele erano state accese, notò con piacere. Lo studio profumava di noce moscata e altre spezie pregiate. Alayne andò a prendere la brocca mentre i visitatori si accomodavano… tutti tranne Nestor Royce, che esitò prima di girare attorno al tavolo per andare a sedersi di fianco a lord Petyr, e Lyn Corbray, il quale decise di restare in piedi vicino al fuoco. Il rubino a forma di cuore sull’elsa della sua spada mandava barbagli rossi mentre lui si scaldava le mani. Alayne lo vide sorridere a ser Lothor Brune. "Ser Lyn è molto bello, per la sua età" pensò "ma non mi piace il modo in cui sorride."
«Stavo leggendo la vostra dichiarazione» iniziò Petyr. «Splendida. Il maestro che l’ha scritta è un uomo veramente dotato. Mi sarebbe piaciuto che aveste invitato anche me a firmarla.»
La frase li colse alla sprovvista. «Te?» chiese Belmore. «A firmarla?»
«Riesco a reggere la penna come chiunque altro, e nessuno ama lord Robert più di me. E per quanto riguarda i falsi amici e i cattivi consiglieri, dobbiamo assolutamente sradicarli dalla valle di Arryn. Miei lord, sono con voi, in tutto e per tutto. Mostratemi dove devo firmare, ve ne prego.»
Alayne, che stava versando, sentì Lyn Corbray che soffocava una risata. Gli altri sembravano a disagio, fino a quando Yohn il Bronzeo fece scrocchiare le nocche. «Non siamo venuti per la tua firma» disse. «Né abbiamo intenzione di discutere con te, Ditocorto.»
«È un peccato. Mi piace così tanto discutere.» Petyr mise da parte la pergamena. «Come desiderate. Siamo schietti. Che cosa volete da me, signori e signora?»
«Da te niente.» Symond Templeton fissò il lord protettore con il suo sguardo glaciale. «Vogliamo che tu te ne vada da qui.»
«Che me ne vada?» Petyr si finse stupito. «E dove?»
«La Corona ti ha nominato lord di Harrenhal» sottolineò il Giovane Lord Hunter. «Dovrebbe bastare a chiunque.»
«Le terre dei fiumi hanno bisogno di un lord» aggiunse il vecchio Horton Redfort. «Delta delle Acque è assediata, Bracken e Blackwood sono in guerra aperta, e i fuorilegge scorrazzano liberamente su entrambi i lati del Tridente, rubando e uccidendo a loro piacimento. I cadaveri lasciati senza sepoltura ingombrano il paesaggio ovunque si vada.»
«Da come la racconti sembra molto interessante» rispose Petyr «ma a quanto pare ho delle cose di cui occuparmi qui. E bisogna considerare anche lord Robert. Volete che trascini un bambino malato nel bel mezzo di una simile carneficina?»
«Il giovane lord resterà nella Valle» dichiarò Yohn Royce. «Intendo portare il ragazzo con me a Rune per farlo diventare un cavaliere del quale Jon Arryn sarebbe orgoglioso.»
«Perché a Rune?» rifletté come tra sé, a voce alta, Petyr. «Perché non a Ironoaks o a Redfort? Perché non a Longbow Hall?»
«Uno qualsiasi di quei posti va bene» dichiarò lord Belmore «e lord Robert li visiterà tutti, a turno e a tempo debito.»
«Ah, sì?» disse Petyr in tono dubbioso.
Lady Waynwood sospirò. «Lord Petyr, se pensi di metterci l’uno contro l’altro, puoi risparmiarti la fatica. Qui parliamo con un’unica voce. Rune va bene a tutti. Lord Yohn ha allevato tre ottimi figli, non c’è uomo più adatto per crescere il giovane lord Robert. Maestro Helliweg è molto più anziano e ha più esperienza del tuo maestro Colemon, inoltre è più adatto per trattare le fragilità di lord Robert. A Rune, il ragazzo apprenderà le arti della guerra da Sam Stone il Forte. Nessuno potrebbe sperare di avere un maestro d’armi migliore di lui. Septon Lucos lo istruirà riguardo alle questioni dello spirito. A Rune troverà anche altri ragazzi della sua età, una compagnia migliore delle donne anziane e dei mercenari che attualmente lo circondano.»
Petyr Baelish si accarezzò la barba. «Il giovane lord ha bisogno di compagni, su questo sono perfettamente d’accordo. Alayne però non è una donna anziana. Lord Robert ama profondamente mia figlia, ve lo dirà lui stesso con piacere. E vi informo che ho chiesto a lord Grafton e a lord Lynderly di mandarmi un figlio ciascuno per i quali fungerò da protettore. Entrambi hanno l’età di Robert.»
Lyn Corbray rise. «Due cuccioli da un paio di leccapiedi.»
«Robert dovrebbe avere vicino un ragazzo più grande. Un promettente giovane scudiero, per esempio. Qualcuno che lui possa ammirare e cercare di emulare.» Petyr si rivolse a lady Waynwood. «E tu, milady, a Ironoaks hai proprio un ragazzo del genere. Forse potresti acconsentire a mandare qui Harrold Hardyng.»
Anya Waynwood sembrava divertita. «Lord Petyr, sei un ladro così scaltro, come raramente mi è capitato di incontrarne.»
«Non intendo affatto rapire il ragazzo» la corresse Petyr «ma lui e lord Robert dovrebbero essere amici.»
Yohn Royce il Bronzeo si sporse in avanti. «È giusto che lord Robert faccia amicizia con il giovane Harry e così sarà, a Rune, sotto la mia ala, quale mio protetto e scudiero.»
«Dacci il ragazzo» disse lord Belmore «e potrai lasciare la Valle senza difficoltà per raggiungere il tuo scanno a Harrenhal.»
Petyr gli rivolse uno sguardo di lieve rimprovero. «Vuoi dire che altrimenti potrei farmi del male, milord? Non riesco a immaginare perché. La mia defunta moglie sembrava pensare che fosse questo lo scanno destinato a me.»
«Lord Baelish» disse lady Waynwood «Lysa Tully era la vedova di Jon Arryn e la madre di suo figlio, e governava qui come reggente. Tu… siamo franchi, non sei un Arryn, né lord Robert è sangue tuo. In base a quale diritto pensi di dominare su tutti noi?»
«Lysa mi ha nominato lord protettore, se non ricordo male.»
«Lysa Tully non è mai appartenuta davvero alla Valle, né aveva il diritto di decidere per noi» ribatté il Giovane Lord Hunter.
«E lord Robert?» domandò Petyr. «Milord intende forse anche sostenere che lady Lysa non aveva diritto di disporre del proprio figlio?»
Nestor Royce, che era rimasto fino allora in silenzio, prese la parola. «In passato anch’io avevo sperato di sposare lady Lysa. Così come ha fatto il padre di lord Hunter e il figlio di lady Anya. Corbray la lasciò per sei mesi senza sue notizie. Se lei avesse scelto uno qualsiasi di noi, nessuno ora metterebbe in discussione il suo diritto di essere il lord protettore. È successo però che abbia scelto lord Ditocorto e gli abbia affidato la custodia di suo figlio.»
«Era anche figlio di Jon Arryn, cugino» disse Yohn il Bronzeo, rivolgendo uno sguardo accigliato al Custode. «Lui è della Valle.»
Petyr finse di essere perplesso. «Nido dell’Aquila è parte della Valle quanto Rune. O qualcuno l’ha spostato senza avvertirmi?»
«Scherza pure, Ditocorto» strepitò lord Belmore. «Il ragazzo viene con noi.»
«Mi dispiace molto doverti deludere, lord Belmore, ma il mio figlioccio resterà qui con me. Non è un bambino robusto, come tutti voi ben sapete. Il viaggio lo affaticherebbe enormemente. In qualità di suo patrigno e di lord protettore, non posso permetterlo.»
Symond Templeton si schiarì la gola e disse: «Ciascuno di noi ha mille uomini ai piedi di questa montagna, Ditocorto».
«Che luogo ameno per loro!»
«Se occorre, ne possiamo radunare molti altri.»
«Mi stai minacciando di guerra, ser?» Petyr non sembrava affatto spaventato.
Yohn il Bronzeo disse: «Noi avremo lord Robert».
Per un istante sembrò che fossero giunti a un punto morto, ma poi Lyn Corbray si allontanò dal caminetto. «Tutte queste chiacchiere mi danno la nausea. Ditocorto vi ridurrà in mutande se continuerete ad ascoltarlo. L’unico modo per mettere al loro posto quelli come lui è con la spada.» La estrasse.
Petyr mostrò le mani. «Non ho armi con me, ser.»
«A questo si rimedia facilmente.»
La luce delle candele ondeggiò sull’acciaio grigio fumo della lama di Corbray, così scura che Sansa ripensò a Ghiaccio, la grande spada di suo padre.
«Il tuo scagnozzo ha una spada. Digli di dartela o lancia quel pugnale.»
Alayne vide Lothor Brune allungare la mano verso la propria arma. Un attimo prima che le lame potessero incontrarsi, Yohn il Bronzeo si alzò in piedi, furibondo. «Metti via quel ferro, cavaliere! Sei un Corbray o un Frey? Noi qui siamo ospiti!»
Lady Waynwood fece una smorfia e disse: «È una vera indecenza!».
«Rinfodera la spada, Corbray» fece eco il Giovane Lord Hunter. «Così facendo getti vergogna su tutti noi.»
«Dài, Lyn» lo rimproverò Redfort in tono più lieve. «Non servirà a nulla. Metti a riposo Signora piangente.»
«La mia signora ha sete» insistette ser Lyn. «Tutte le volte che esce, gradisce una goccia di rosso.»
«La tua signora dovrà tenersi la sete.» Yohn il Bronzeo sbarrò la strada a Corbray.
«I grandiosi lord alfieri…» Lyn Corbray sbuffò. «Avreste dovuto chiamarvi le Sei Vecchiette.» Rinfoderò la scura spada e se ne andò, urtando Brune con la spalla mentre passava, come se il mercenario di Petyr non fosse esistito. Alayne ascoltò i suoi passi allontanarsi.
Anya Waynwood e Horton Redfort si scambiarono uno sguardo. Hunter vuotò la coppa di vino e la porse per farsela riempire di nuovo. «Lord Baelish» disse ser Symond «devi scusarci per questo spettacolo.»
«Davvero, dovrei?» La voce di Ditocorto si era fatta gelida. «Siete voi ad averlo portato qui, miei lord.»
Yohn il Bronzeo cominciò a dire: «Non avevamo intenzione…».
«Siete voi ad averlo portato qui. Sarebbe nei miei diritti chiamare le guardie e farvi arrestare tutti.»
Hunter si alzò in piedi con tale foga che quasi rovesciò la brocca che Alayne aveva ancora in mano. «Ci hai dato il salvacondotto!»
«Certo. E siate grati che abbia più onore di molta altra gente.» Petyr appariva adirato come mai Alayne lo aveva visto prima. «Ho letto questa vostra cosiddetta dichiarazione e ho ascoltato le vostre richieste. Ora voi ascolterete le mie. Allontanate gli eserciti da questa montagna. Tornatevene a casa e lasciate in pace mio figlio. C’è stato un momento di caos, non lo nego, ma è stato opera di Lysa, non mia. Datemi un anno, e con l’aiuto di lord Nestor vi prometto che nessuno di voi avrà motivo di pentirsene.»
«Questo lo dici tu» si inserì Belmore. «Come facciamo a crederti?»
«Osate dare a me del disonesto? Non sono stato io a sguainare la spada durante un abboccamento. Voi parlate di difendere lord Robert e intanto gli negate il cibo. Questa situazione deve finire. Non sono un guerriero ma combatterò fino a quando non toglierete l’assedio. Ci sono altri lord nella valle di Arryn oltre a voi, e anche Approdo del Re manderà delle truppe. Se è una guerra che volete, ditelo ora e la Valle sanguinerà.»
Alayne vide il dubbio insinuarsi negli occhi dei lord alfieri. «Un anno passa in fretta» disse lord Redfort in tono incerto. «Inoltre… se tu ci dessi delle assicurazioni…»
«Nessuno di noi vuole una guerra» ammise lady Waynwood. «L’autunno sta finendo e dobbiamo prepararci all’inverno.»
Belmore si schiarì la voce. «Alla fine di quest’anno…»
«… se non avrò riportato la valle di Arryn sulla retta via, mi dimetterò spontaneamente da lord protettore» promise loro Petyr.
«Mi sembra più che giusto» interloquì lord Nestor.
«Non dovranno esserci ritorsioni» insistette Templeton. «Che non si parli più di tradimento o ribellione. Giura anche su questo, lord Baelish.»
«Con piacere» rispose Petyr. «Voglio amici, non avversari. Perdonerò tutti voi, per iscritto se lo desiderate. Anche Lyn Corbray. Suo fratello è un uomo retto, non c’è motivo di portare vergogna su un’antica, nobile Casa.»
Lady Waynwood si rivolse agli altri lord alfieri. «Miei signori, dovremmo forse consultarci?»
«Non ce n’è bisogno. È evidente chi esce vincitore.» Gli occhi grigi di Yohn il Bronzeo squadrarono Petyr Baelish. «Non mi piace, ma a quanto pare sei riuscito a ottenere il tuo anno. Farai meglio a usarlo bene, milord. Non potrai prenderci in giro in eterno.» Spalancò la porta con tale veemenza che quasi la scardinò.
Più tardi, ci fu una sorta di banchetto, anche se Petyr dovette scusarsi per il vitto modesto. Robert venne condotto alla loro presenza, abbigliato con un farsetto color crema e azzurro, e recitò abbastanza bene la parte del piccolo lord. Yohn il Bronzeo non c’era. Aveva già lasciato Nido dell’Aquila per iniziare la lunga discesa, così come ser Lyn aveva fatto prima di lui. Gli altri lord si trattennero fino al mattino.
"Li ha stregati" pensò Alayne quella notte, distesa sul letto ad ascoltare il vento che ululava fuori dalla sua finestra. Non avrebbe saputo dire da dove le venisse quel sospetto, ma una volta affiorato alla mente non la fece più dormire. Si girò e rigirò, attaccandosi a quell’idea come un cane che addenti un vecchio osso. Alla fine si alzò e si vestì, lasciando Gretchel ai suoi sogni.
Petyr era ancora sveglio, intento a scrivere una lettera. «Alayne» le disse. «Cara. Che cosa ti porta qui a quest’ora?»
«Devo sapere. Che cosa accadrà tra un anno?»
Petyr posò la piuma. «Redfort e Waynwood sono anziani. Uno o entrambi potrebbero morire. Gilwood Hunter verrà ucciso dai suoi fratelli: con ogni probabilità dal giovane Harlan, che ha organizzato anche l’assassinio di lord Eon. Una volta avviata, la cosa non si ferma più. Belmore è corrotto e lo si può comprare. A Templeton ci penso io. Yohn Royce il Bronzeo continuerà a essere ostile, temo, ma se resta isolato non rappresenta una vera minaccia.»
«E ser Lyn Corbray?»
La luce della candela danzava negli occhi verdastri di Ditocorto. «Ser Lyn resterà un mio nemico giurato. Parlerà di me con disprezzo e odio a tutti quelli che incontra, e offrirà la sua spada a qualsiasi congiura organizzata per abbattermi.»
Fu a quel punto che il sospetto di Alayne si tramutò in certezza. «E come lo ripagherai di questo servigio?»
«Con oro, fanciulli e promesse, ovviamente.» Ditocorto rise di cuore. «Ser Lyn è uomo dai gusti semplici, mia cara. Ben poche sono le cose che gli piacciono: l’oro, i fanciulli e uccidere.»