33 Una conversazione col Drago

«Sarà meglio che si tratti di qualcosa di importante» disse Rand. Nynaeve si voltò e trovò il Drago Rinato in piedi sulla soglia del soggiorno. Indossava una vestaglia rosso scuro con draghi neri ricamati sulle braccia. Il suo moncherino era nascosto fra le pieghe della manica sinistra. Anche se aveva i capelli arruffati dal sonno, i suoi occhi erano svegli.

Avanzò nel soggiorno, regale come sempre: perfino ora, diverso tempo dopo la mezzanotte e appena svegliato, camminava come se fosse assolutamente sicuro di se. Alcuni servitori avevano portato del te caldo, e lui riempì una tazza mentre Min lo seguiva dentro la stanza. Anche lei indossava una veste da camera; era un capo che andava di moda presso i Domanesi, e quella di Min era di seta gialla, con l’intreccio molto più sottile di quello di Rand. Delle Fanciulle Aiel presero posizione accanto alla porta, reclinandosi nel loro modo stranamente pericoloso.

Rand bevve un sorso dalla sua tazza. Era sempre più difficile vedere in lui il ragazzo che Nynaeve aveva conosciuto nei Fiumi Gemelli. La sua mascella era sempre stata così serrata con quelle rughe di determinazione? Quando il suo passo si era fatto più sicuro, la sua postura così esigente? Quest’uomo sembrava quasi… un’interpretazione del Rand che lei aveva conosciuto un tempo. Come una statua, cesellata nella roccia per assomigliargli, ma esagerata nelle sue linee eroiche.

«Ebbene?» domandò Rand. «Chi è questo?»

Il giovane apprendista, Kerb, sedeva legato con Aria su una delle panche provviste di cuscini della stanza. Nynaeve gli lanciò un’occhiata, poi abbracciò la Fonte e intesse una protezione contro orecchie indiscrete. Rand la guardò aspramente. «Hai incanalato?» chiese. Poteva percepirlo quando lei lo faceva senza prendere precauzioni; stando alle ricerche di Egwene ed Elayne, a Rand veniva la pelle d’oca.

«Una protezione» disse lei, rifiutandosi di farsi intimidire. «A quanto ricordo, non mi è mai servito il tuo permesso per incanalare. Sei diventato arrogante, Rand al’Thor, ma non dimenticare che ti ho sculacciato quando arrivavi a stento agli stinchi di un uomo.»

Una volta questo avrebbe suscitato una reazione in lui, anche se solo uno sbuffo di irritazione. Ora si limitò a guardarla. Quei suoi occhi parevano, a volte, la parte di lui che era cambiata di piu’.

Rand sospirò. «Perche mi hai svegliato, Nynaeve? Chi è questo giovanotto magro e terrorizzato? Se chiunque altro mi avesse mandato quel messaggio a quest’ora della notte, lo avrei mandato da Bashere per essere fustigato.»

Nynaeve fece un cenno col capo verso Kerb. «Ritengo che questo ‘giovanotto magro e terrorizzato’ sappia dove si trova il re.»

L’affermazione catturò l’attenzione di Rand, così come quella di Min. Lei si era versata una tazza di te ed era appoggiata contro una parete. Perche non erano sposati?

«TI re?» chiese Rand. «Anche Graendal, allora. Come lo sai, Nynaeve? Dove l’hai trovato?»

«Nelle segrete dove hai mandato Milisair Chadmar» disse Nynaeve, squadrandolo.

«È terribile, Rand al’Thor. Non hai alcun diritto di trattare una persona in tal modo.»

Lui non si adirò neanche a quel commento. Invece, si diresse semplicemente verso Kerb.

«Ha udito qualcosa durante gli interrogatori?»

«No» disse Nynaeve. «Ma penso che abbia ucciso il messaggero. So per certo che ha tentato di avvelenare Milisair. Sarebbe morta entro la fine della settimana, se io non l’avessi Guarita.»

Rand lanciò un’occhiata a Nynaeve, e lei pote quasi sentirlo collegare i commenti per capire cosa aveva fatto. «Sono arrivato a rendermi conto» disse infine «che voi Aes Sedai avete molto in comune con i ratti. Vi trovate sempre in luoghi dove non siete desiderate.» Nynaeve sbuffò. «Se me ne fossi stata alla larga, Milisair sarebbe morta e Kerb sarebbe stato libero.»

«Suppongo che tu gli abbia chiesto chi gli ha ordinato di uccidere il messaggero.»

«Non ancora» disse Nynaeve. «Ho trovato il veleno fra le sue cose, però, e ho avuto conferma che è stato lui a preparare il cibo sia per Milisair che per il messaggero.» Esitò prima di continuare. «Rand, non sono certa che lui sarà in grado di rispondere alle nostre domande. L’ho Sondato, e per quanto fisicamente non sia malato, c’è… qualcosa qui. Nella sua mente.»

«Che intendi?» chiese Rand piano.

«Un blocco di qualche genere» rispose Nynaeve. «Il carceriere sembrava frustrato — sorpreso, perfino — che il messaggero fosse stato in grado di resistere ai suoi ‘interrogatori’. Ritengo che dovesse esserci qualche blocco anche su quell’uomo, qualcosa per impedirgli di rivelare troppo.»

«Coercizione» disse Rand. Parlò in modo brusco, portandosi il te alle labbra.

La Coercizione era cupa, malvagia. Lei stessa l’aveva provata; rabbrividiva ancora quando rifletteva su quello che le aveva fatto Moghedien.

E quella era stata solo una piccola cosa, l’asportazione di alcuni ricordi.

«Pochi sono abili nella Coercizione come Graendal» disse Rand in tono meditabondo. «Forse questa è la conferma che stavo cercando. Sì… questa potrebbe essere davvero una scoperta enorme, Nynaeve. Tanto enorme da farmi dimenticare come l’hai ottenuta.»

Rand girò attorno alla panca e si sporse verso il basso per incontrare gli occhi del giovane.

«Lascialo andare» le ordinò Rand. Lei obbedì.

«Dimmi,» esordì Rand rivolto a Kerb «chi ti ha ordinato di avvelenare quelle persone?»

«Io non so niente!» squittì il ragazzo, «Io…»

«Basta» disse Rand piano. «Credi che io possa ucciderti?»

Il ragazzo tacque e — anche se Nynaeve non l’avrebbe ritenuto possibile — sgranò ancora di più i suoi occhi azzurri.

«Credi che, se io dicessi semplicemente una parola,» continuò Rand con quel suo tono sommesso e inquietante «il tuo cuore smetterebbe di battere? Io sono il Drago Rinato. Credi che io potrei prendere la tua vita, o la tua stessa anima, se solo lo volessi?»

Nynaeve la vide di nuovo, quella patina di oscurità attorno a Rand, quell’aura che lei non poteva essere del tutto certa che si trovasse lì. Si portò il te alle labbra e scoprì che tutta un tratto era diventato amaro e stantio, come se fosse stato lasciato in infusione troppo a lungo. Kerb si accasciò e iniziò a piangere.

«Parla» ordinò Rand.

D giovane aprì la bocca, ma ne uscì solo un gemito. Era così pietrificato da Rand che non sbatteva — o non poteva sbattere — le palpebre per scacciare il sudore dagli occhi.

«Sì» disse Rand pensieroso. «Questa è Coercizione, Nynaeve. Lei è qui! Avevo ragione.» Guardò Nynaeve. «Dovrai dipanare la tela della Coercizione, rimuoverla dalla sua mente, prima che possa dirci quello che sa.»

«Cosa?» domandò lei incredula.

«Ho poca abilità con questo genere di flussi» disse Rand agitando la mano. «Sospetto che tu possa rimuovere la Coercizione, se ci provi. È simile alla Guarigione, in un certo senso. Usa lo stesso flusso che crea la Coercizione, ma invertilo.»

Lei si accigliò. Guarire il povero ragazzo pareva una buona idea: ogni ferita doveva essere Guarita, dopotutto. Ma provare qualcosa che non aveva mai fatto prima, e di fronte a Rand per di piu’, non era allettante. E se avesse sbagliato e in qualche modo avesse fatto del male al ragazzo?

Rand si mise a sedere sulla panca di fronte al giovane, con Min che si andò ad accomodare accanto a lui. Stava osservando il suo te con una smorfia; pareva che fosse diventato improvvisamente imbevibile come quello di Nynaeve.

Rand osservò Nynaeve e attese.

«Rand, io…»

«Prova e basta» disse Rand. «Non posso dirti come fare nello specifico, non per una donna, ma sei intelligente. Sono certo che puoi farcela.»

Il suo tono involontariamente condiscendente la fece arrabbiare. E la sua stanchezza non aiutava di certo. Nynaeve digrignò i denti, voltandosi verso Kerb, e intesse tutti e cinque i Poteri. Gli occhi del ragazzo dardeggiarono avanti e indietro, anche se non poteva vedere i flussi.

Nynaeve appoggiò una Guarigione molto leggera su di lui e il ragazzo si irrigidì. Lei intesse una linea separata di Spirito, Sondando dentro la sua testa il più delicatamente possibile, saggiando i flussi aggregati nella sua mente. Sì, poteva vederla ora, una tela complessa fatta di filamenti di Spirito, Aria e Acqua. La guardava con gli occhi della mente, si intersecava nel cervello del giovane in modo orribile. Pezzi di flussi lo toccavano qua e là , come minuscoli uncini, penetrando in profondità nel cervello stesso.

Invertire il flusso, aveva detto Rand. Questo era tutt’altro che facile. Avrebbe dovuto tirar via la rete di Coercizione strato per strato, e se avesse commesso un errore, era probabile che l’avrebbe ucciso. Per poco non si arrese.

Ma chi altro c’era? La Coercizione era un flusso proibito, e Nynaeve dubitava che Corele o le altre avessero qualche esperienza al riguardo. Se si fosse fermata ora, Rand non avrebbe fatto altro che mandare a chiamare le altre e chiedere a loro di farlo. E quelle gli avrebbero obbedito, ridendo di Nynaeve, l’Ammessa che si riteneva una Aes Sedai completa.

Ebbene, era stata lei a scoprire nuovi modi di Guarigione! Aveva contribuito a ripulire la corruzione dallo stesso Unico Potere! Aveva guarito persone che erano state quietate e domate!

Poteva farcela.

Lavorò in fretta, intessendo un’immagine speculare del primo strato di Coercizione. Ogni uso del Potere era preciso, ma invertito rispetto al disegno già intessuto nella mente del ragazzo. Nynaeve appoggiò il suo flusso con cautela, esitante, e come aveva detto Rand, entrambi scomparvero con uno sbuffo.

Come l’aveva saputo? Rabbrividì, pensando a quello che Semirhage aveva detto su di lui. Ricordi da un’altra vita, ricordi a cui non aveva diritto. C’era un motivo per cui il Creatore permetteva loro di dimenticare le vite passate. Nessun uomo avrebbe dovuto ricordare i fallimenti di Lews Therin Telamon.

Nynaeve continuò, strato dopo strato, rimuovendo i flussi di Coercizione come un medico che toglieva le bende da una gamba ferita. Era un lavoro estenuante ma appagante. Ogni flusso metteva a posto qualcosa di sbagliato, guariva il giovane un po’ di piu’, rendeva qualcosa appena un po’ più giusto nel mondo.

Ci volle quasi un’ora e fu un’esperienza faticosa. Ma ci riuscì. Non appena l’ultimo strato di Coercizione scomparve, Nynaeve emise un sospiro spossato e lasciò andare l’Unico Potere, convinta di non poter incanalare un altro filamento anche se fosse servito per salvarle la vita. Si diresse barcollando verso una sedia e vi si accasciò. Min, notò, si era raggomitolata sulla panca accanto a Rand e si era addormentata.

Ma lui non dormiva. Il Drago Rinato osservava, come vedendo cose che Nynaeve non riusciva a vedere. Rand si alzò e si diresse verso Kerb. Nella sua condizione intontita, Nynaeve non aveva notato il volto del giovane candelaio. Era stranamente vacuo, come quello di una persona stordita da un forte colpo in testa.

Rand si abbassò su un ginocchio, cullando il mento del giovane nella mano, fissandolo negli occhi. «Dove?» chiese piano. «Dov’è lei?»

Il ragazzo aprì la bocca e un filamento di bava colò da un lato.

«Dov’è lei?» ripete Rand.

Kerb gemette, gli occhi ancora vacui, la lingua che gli separava appena le labbra.

«Rand!» esclamò Nynaeve. «Smettila! Cosa gli stai facendo?»

«Non ho fatto nulla» disse Rand piano, senza guardare verso di lei. «Questo è ciò che hai fatto tu, Nynaeve, nel dipanare quei flussi. Le Coercizioni di Graendal sono potenti… ma grezze, per certi versi. Riempie una mente di Coercizioni fino a un punto tale da cancellare la personalità e l’intelletto, lasciandosi alle spalle una marionetta che funziona solo secondo i suoi comandi diretti.»

«Ma fino a pochi istanti fa era in grado di interagire!»

Rand scosse il capo. «Se chiedi agli uomini alla prigione, ti diranno che era piuttosto tardo e di rado parlava con loro. Non c’era una vera persona in questa testa, solo strati di flussi di Coercizione. Istruzioni abilmente progettate per cancellare qualunque personalità questo povero derelitto avesse e rimpiazzarla con una creatura che avrebbe agito esattamente come desiderava Graendal. L’ho visto dozzine di volte.»

Dozzine di volte?, pensò Nynaeve con un fremito. L’hai visto tu o Lews Therin? Quali ricordi ti dominano ora?

Nynaeve guardò Kerb, provando un senso di nausea. I suoi occhi erano vacui per essere intontito come lei aveva pensato; anzi, ancora più vuoti. Quando Nynaeve era stata più giovane, nuova al suo ruolo come Sapiente, le era stata portata una donna che era caduta dal suo carro. La donna aveva dormito per giorni, e quando finalmente si era svegliata, aveva uno sguardo fisso come questo. Nessun accenno che riconoscesse qualcuno, nessun indizio che fosse rimasta un’anima nel guscio vuoto che era il suo corpo.

Era morta circa una settimana dopo.

Rand parlò di nuovo a Kerb. «Mi serve un luogo» disse. «Qualcosa. Se dentro di te resta qualche traccia che ha resistito, qualunque frammento che si sia opposto a lei, ti prometto vendetta. Un luogo. Dov’è lei?»

Dalle labbra del ragazzo colò un po’ di saliva. La sua bocca sembrava tremolare. Rand si alzò in piedi, torreggiando sul ragazzo e tenendo ancora lo sguardo fisso nel suo. Kerb fremette, poi sussurrò tre parole.

«Collina di Natrin.»

Rand espirò piano, poi lasciò andare Kerb con un movimento quasi riverente. Il giovane scivolò dalla panca al pavimento, con la saliva che colava sul tappeto. Nynaeve imprecò, balzando giù dalla sedia, poi ondeggiando leggermente mentre la stanza ruotava. Luce, quanto era esausta! Si stabilizzò, chiuse gli occhi e trasse alcuni profondi respiri. Poi si inginocchiò a fianco del ragazzo.

«Non serve agitarti» disse Rand. «È morto.»

Nynaeve confermò la morte da se. Poi fece scattare la testa all’insù, guardando Rand. Che diritto aveva di sembrare esausto quanto lei? Non aveva fatto quasi nulla! «Cos’hai…»

«Io non ho fatto nulla, Nynaeve. Sospetto che, una volta che hai rimosso la Coercizione, l’unica cosa che lo teneva in vita fosse la sua rabbia verso Graendal, sepolta in profondità. Qualunque brandello di lui rimaneva, sapeva che l’unico aiuto che poteva dare erano quelle tre parole. Dopodiche, si è lasciato andare e basta. Non c’era altro che avremmo potuto fare per lui.»

«Io non lo accetto» disse Nynaeve frustrata. «Avrei potuto Guarirlo!» Lei sarebbe dovuta essere capace di aiutarlo! Disfare la Coercizione di Graendal le aveva dato una sensazione così buona, così giusta. Non sarebbe dovuta finire così.

Rabbrividì, sentendosi sporca. Usata. In che modo lei era meglio del carceriere, che aveva fatto cose tanto orribili per delle informazioni? Guardò Rand. Avrebbe potuto dirle cosa avrebbe comportato rimuovere la Coercizione!

«Non guardarmi così, Nynaeve.» Lui si diresse verso la porta e fece un gesto alle Fanciulle di venire a prendere il corpo di Kerb. Loro lo fecero, portandolo via mentre Rand chiedeva a bassa voce altro te.

Poi tornò, sedendosi sulla panca accanto all’assopita Min; lei si era infilata uno dei cuscini sotto la testa. Una delle due lampade nella stanza stava bruciando debolmente, e questo lasciava metà della faccia di Rand in ombra. «Questo era l’unico modo in cui poteva andare» continuò. «La Ruota tesse come vuole. Tu sei Aes Sedai. Non è forse questa una delle vostre convinzioni?»

«Io non so cosa sia,» sbottò Nynaeve «ma non è una scusa per le tue azioni.»

«Quali azioni?» chiese lui. «Tu hai portato questo ragazzo da me. Graendal ha usato la Coercizione su di lui. Ora la ucciderò per questo: quell’azione sarà la mia unica responsabilità. Ora lasciami in pace. Cercherò di tornare a dormire.»

«Non provi alcun senso di colpa?» domandò lei.

I loro occhi si serrarono, Nynaeve frustrata e impotente, Rand… Chi poteva indovinare cosa provava Rand di questi tempi!

«Dovrei soffrire per tutti loro, Nynaeve?» chiese lui piano, alzandosi, col volto ancora per metà al buio. «Stendi questa morte ai miei piedi, se desideri. Non sarà che una delle tante. Quante pietre puoi impilare sul corpo di un uomo prima che il peso perda importanza? Fino a che punto puoi bruciare un pezzo di carne prima che il calore supplementare non diventa irrilevante? Se permetto a me stesso di sentirmi in colpa per questo ragazzo, allora dovrei sentirmi in colpa anche per gli altri. E questo mi schiaccerebbe.»

Lei lo squadrò in quella mezza luce. Un re, di certo. Un soldato, anche se aveva visto la guerra solo di rado. Nynaeve represse la rabbia. Tutto questo non aveva avuto lo scopo di dimostrargli che poteva fidarsi di lei?

«Oh, Rand» disse voltandosi. «Questa cosa che sei diventato, il cuore senza alcuna emozione tranne la rabbia. Ti distruggerà.»

«Sì» ribatte lui piano.

Lei si girò a guardarlo, sconcertata.

«Continuo a domandarmi» disse lui abbassando lo sguardo verso Min «perché voi tutti supponete che io sia troppo ottuso per vedere quello che voi trovate così ovvio. Sì, Nynaeve.

Sì, questa durezza mi distruggerà. Lo so.»

«Allora perché?» chiese lei. «Perche non ci permetti di aiutarti?»

Lui alzò lo sguardo… non verso di lei, ma fissando il nulla. Una servitrice bussò piano, indossando il bianco e il verde foresta della casata di Milisair. Entrò e depositò il te, poi si ritirò.

«Quando ero molto più giovane,» disse Rand con voce sommessa «Tarn mi raccontò una storia che aveva sentito viaggiando per il mondo. Mi parlò di Montedrago. All’epoca non sapevo che l’aveva visto per davvero, ne che mi aveva trovato lì. Ero solo un pastore, e Montedrago, Tar Valon e Caemlyn per me erano luoghi quasi leggendari.

«Me ne parlò, però, una montagna così alta da far sembrare basso perfino il nostro Picco dei Corni Gemelli. Le storie di Tarn affermavano che nessun uomo si era arrampicato mai fino alla vetta di Montedrago. Non perché fosse impossibile, ma perché raggiungere la sommità avrebbe richiesto ogni briciolo di forza che un uomo aveva. Quella montagna era tanto alta che avere la meglio su di essa sarebbe stata un’impresa che avrebbe prosciugato completamente un uomo.»

Rand tacque.

«Dunque?» chiese infine Nynaeve.

Lui la guardò. «Non capisci? Le storie sostenevano che nessun uomo si era mai arrampicato su quella montagna poiche, facendolo, sarebbe rimasto senza forze per ritornare. Uno scalatore poteva averne la meglio, raggiungere la cima, vedere quello che nessun altro uomo aveva mai visto. Ma poi sarebbe morto. Gli esploratori più forti e più saggi lo sapevano. Perdo non l’avevano mai scalata. Avevano sempre voluto, ma aspettavano, riservando quel viaggio per un altro giorno. Poiche sapevano che sarebbe stato il loro ultimo.»

«Ma si tratta solo di una storia» disse Nynaeve. «Di una leggenda.»

«È ciò che sono io» replicò Rand. «Una storia. Una leggenda. Da raccontare ai bambini fra anni, sussurrata.» Scosse il capo. «A volte non puoi tornare indietro. Devi continuare ad avanzare. E a volte sai che questa scalata sarà la tua ultima.

«Voi tutti affermate che sono diventato troppo duro, che inevitabilmente mi romperò e andrò in mille pezzi se continuo così. Ma voi supponete che sia necessario che rimanga qualcosa di me per continuare. Che io debba scendere dalla montagna una volta raggiunta la cima.

«È questa la chiave, Nynaeve. Ora lo capisco. Non sopravvivrò a questo, perciò non devo preoccuparmi di quello che potrebbe succedermi dopo l’Ultima Battaglia. Non ho bisogno di trattenermi, non mi serve recuperare nulla di questa mia anima malandata. So che devo morire. Coloro che desiderano che io sia più malleabile, disposto a piegarmi, sono quelli che non riescono ad accettare quello che mi accadrà.» Abbassò di nuovo lo sguardo su Min. Molte volte in precedenza Nynaeve aveva visto affetto nei suoi occhi quando la osservava, ma stavolta erano vuoti. Collocati in quello stesso volto privo di emozioni.

«Possiamo trovare un modo, Rand» disse Nynaeve. «Di sicuro esiste un modo per vincere ma anche permetterti di vivere.»

«No» borbottò lui piano. «Non mi tentare di nuovo per quella strada. Conduce solo al dolore, Nynaeve. Io… io ero solito pensare a lasciarmi alle spalle qualcosa per aiutare il mondo a sopravvivere una volta che fossi morto, ma quella era una lotta per continuare a vivere. Non posso illudermi. Scalerò questa dannata montagna e fronteggerò il sole. Voi tutti affronterete quello che verrà dopo. È così che dev’essere.»

Lei aprì la bocca per obiettare di nuovo, ma Rand le rivolse un’occhiata penetrante. «È così che dev’essere, Nynaeve.» Lei chiuse la bocca.

«Hai agito bene stanotte» disse Rand. «Hai risparmiato a tutti noi parecchi problemi.»

«L’ho fatto perché voglio che tu ti fidi di me» disse Nynaeve,, e un attimo dopo si maledisse. Perche l’aveva detto? Era davvero tanto stanca da farfugliare la prima cosa che le passava per la testa?

Rand si limitò ad annuire. «Io mi fido di te, Nynaeve. Quanto mi fido di chiunque; più di quanto mi fidi di molti. Tu pensi di sapere cos’è meglio per me, perfino contro i miei desideri, ma è qualcosa che non posso accettare. La differenza fra te e Cadsuane è che tu tieni davvero a me. A lei importa solo del mio posto nei suoi piani. Vuole che io sia parte dell’Ultima Battaglia. Tu vuoi che io viva. Per questo, hai la mia riconoscenza. Sogna per me, Nynaeve. Sogna cose che io non posso più sognare.»

Si chinò a sollevare Min; ci riuscì malgrado la mano mancante, facendo serpeggiare un braccio sotto di lei e afferrandola con la mano mentre la tirava su. Lei si agitò, poi si accoccolò vicino a lui, svegliandosi e lamentandosi che poteva camminare. Lui non la mise giu’; forse per via della spossatezza nella sua voce. Nynaeve sapeva che molte notti lei restava alzata con i suoi libri, lavorando sodo quasi quanto Rand.

Con Min in braccio, lui si diresse verso la porta. «Per prima cosa tratteremo con i Seanchan» disse. «Sii ben preparata per quell’incontro. Mi occuperò di Graendal subito dopo.»

Quindi la lasciò sola. La lampada tremolante infine si estinse e rimase solo quella sul tavolo. Rand l’aveva sorpresa di nuovo. Era ancora uno sciocco zuccone, ma era uno sciocco sorprendentemente consapevole. Come poteva un uomo comprendere così tanto eppure essere così ignorante?

E perché a lei non riusciva a venire in mente un’obiezione contro quello che aveva detto? Perche non riusciva a indursi a urlargli che si sbagliava? C’era sempre speranza. Abbandonando quell’emozione così importante, lui poteva rendersi forte — ma rischiava di perdere tutti i motivi che poteva avere per tenere all’esito delle sue battaglie.

Per qualche motivo, Nynaeve non riuscì a trovare le parole per quell’argomentazione.

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