Gawyn osservò il sole bruciare le nubi mentre moriva a ovest e l’ultima luce svaniva. Quella foschia di perpetua oscurità manteneva il sole stesso ammantato. Proprio come nascondeva le stelle dalla sua vista di notte. Oggi le nubi erano innaturalmente alte nel cielo. La vetta di Montedrago di solito era nascosta nei giorni coperti, ma questa densa foschia grigia si librava talmente in alto che la maggior parte del tempo si limitava a sfiorare la punta spezzata e frastagliata della montagna.
«Ingaggiamoli» sussurrò Jisao dal punto in cui era accucciato accanto a Gawyn sulla cima del colle.
Gawyn distolse lo sguardo dal tramonto, tornando a contemplare il villaggio sottostante. Sarebbe dovuto essere immobile, tranne forse per un fattore che controllava il suo bestiame prima di rientrare. Sarebbe dovuto essere buio, senza luci tranne quelle di poche candele di sego che ardevano alle finestre mentre la gente terminava il proprio pasto serale.
Ma non era buio. Non era silenzioso. Il villaggio era illuminato da torce accese portate da una dozzina di robuste figure. Alla luce di quelle torce e del sole morente, Gawyn poteva distinguere che ognuna di esse stava indossando una indefinita uniforme marrone e nera. Gawyn non riusciva a vedere l’emblema a tre stelle sulle loro divise, ma sapeva che era lì. Dal suo lontano punto di osservazione, Gawyn osservò alcuni ritardatari incespicare fuori dalle loro case, con aria spaventata e preoccupata mentre si radunavano con gli altri nella piazza affollata. Questi paesani accoglievano con riluttanza quella forza armata. Le donne stringevano a se i bambini, gli uomini erano attenti a tenere gli occhi bassi. ‘Non vogliamo guaì diceva la loro postura. Senza dubbio avevano sentito dagli altri villaggi che questi invasori erano disciplinati. I soldati pagavano per i beni che prendevano e nessun giovane veniva costretto ad arruolarsi, anche se non venivano nemmeno dissuasi. Un esercito invasore davvero strano. Comunque Gawyn sapeva cosa avrebbe pensato la gente. Questo esercito era guidato da Aes Sedai, e chi poteva dire cos’era strano o normale quando le Aes Sedai erano coinvolte?
Non c’erano Sorelle con questa pattuglia in particolare, grazie alla Luce. I soldati, educati ma severi, allinearono i paesani e li passarono in rassegna. Poi un paio di soldati entrarono in ogni casa e fienile, ispezionandoli. Nulla veniva preso e nulla veniva rotto. Tutto molto ordinato e cordiale. Gawyn poteva quasi sentire l’ufficiale che porgeva le sue scuse al sindaco del villaggio.
«Gawyn?» chiese Jisao. «Ne conto a malapena una dozzina. Se mandiamo la squadra di Rodic da nord, chiuderemo entrambi i lati e li schiacceremo in mezzo a noi. Sarà abbastanza buio perché non ci vedano arrivare. Possiamo prenderli senza nemmeno causare la minima agitazione.»
«E i paesani?» domandò Gawyn. «Ci sono dei bambini laggiu’.»
«Questo non ci ha fermato altre volte.»
«Quelle volte erano diverse» disse Gawyn, scuotendo la testa. «Gli ultimi tre villaggi che hanno ispezionato formano una linea diretta verso Dorian. Se questo gruppo scompare, il prossimo si domanderà cos’è che avevano quasi scoperto. Attireremmo l’attenzione dell’intero esercito in questa direzione.»
«Ma…»
«No» disse Gawyn piano. «Dobbiamo sapere quando ripiegare, Jisao.»
«Allora abbiamo fatto tutta questa strada per niente.»
«Abbiamo fatto tutta questa strada per un’opportunità» replicò Gawyn, indietreggiando dalla sommità della collina, assicurandosi di non mostrare il proprio profilo all’orizzonte. «E ora che ho valutato quell’opportunità , non la sfrutteremo. Solo uno sciocco scaglia la sua freccia per il semplice fatto che ha un uccello di fronte a se.»
«E perché non tireresti se è proprio lì di fronte a te?» chiese Jisao unendosi a Gawyn.
«Perche a volte la ricompensa non vale la freccia» disse Gawyn. «Andiamo.»
Sotto, in attesa nelle tenebre con lanterne schermate, c’erano alcuni degli stessi uomini che i soldati nel villaggio stavano cercando. Gareth Bryne doveva essere stato davvero scontento quando aveva appreso che una forza di disturbo si nascondeva da qualche parte nelle vicinanze. Era stato diligente nel cercare di stanarla, ma la campagna vicino Tar Valon era generosamente disseminata di villaggi, foreste e valli nascoste che potevano occultare una forza d’assalto piccola e mobile. Finora Gawyn era riuscito a mantenere i suoi Cuccioli nascosti mentre compiva l’occasionale scorreria o imboscata contro le forze di Bryne. Si poteva fare solo un certo numero di cose con trecento uomini, però. In particolare quando ci si trovava di fronte uno dei cinque grandi capitani.
Sono destinato a ritrovarmi a combattere contro qualunque uomo che per me sia stato un mentore? Gawyn prese le redini del suo cavallo e diede un ordine silenzioso di ritirata sollevando la mano destra, poi ordinò con un brusco gesto di allontanarsi dal villaggio. Gli uomini si mossero senza commenti, smontando e conducendo i loro destrieri a mano per spostarsi in modo furtivo e sicuro.
Gawyn aveva pensato di aver finito con le morti di Hammar e Coulin; Bryne in persona gli aveva insegnato che a volte il campo di battaglia trasformava all’improvviso degli alleati in nemici. Gawyn aveva combattuto i suoi ex insegnanti e aveva vinto. Questa era la fine.
Di recente, però, la sua mente pareva determinata a riportare a galla quei cadaveri e a trascinarli in giro. Perche ora, dopo così tanto tempo?
Sospettava che il suo senso di colpa avesse qualcosa a che fare con l’affrontare Bryne, il suo primo e più autorevole istruttore nell’arte della guerra. Gawyn scosse il capo mentre guidava Challenge lungo il paesaggio sempre più fosco; mantenne i suoi uomini lontano dalla strada in caso gli esploratori di Bryne avessero piazzato delle sentinelle. I cinquanta uomini attorno a Gawyn camminavano il più silenziosamente possibile, col rumore degli zoccoli dei cavalli attutito dal terreno ammorbidito.
Se Bryne era rimasto sconcertato nel trovare una forza di disturbo ad assalire i suoi battistrada, Gawyn era rimasto ugualmente sbalordito quando aveva scoperto le tre stelle sulle uniformi degli uomini che uccideva. Come avevano fatto i nemici della Torre Bianca a reclutare la miglior mente militare in tutto l’Andor? E soprattutto cosa ci faceva il capitano generale delle guardie della regina a combattere con un gruppo di Aes Sedai ribelli? Sarebbe dovuto stare a Caemlyn a proteggere Elayne.
Volesse la Luce che Elayne fosse arrivata nell’Andor. Non poteva essere ancora con le ribelli. Non quando alla sua patria mancava una regina. Il suo dovere verso l’Andor era più importante di quello verso la Torre Bianca.
E il tuo, di dovere, Gawyn Trakand?, pensò fra se.
Non era certo che gli rimanesse alcun dovere od onore. Magari il suo senso di colpa per Hammar, i suoi incubi di guerra e morte ai Pozzi di Dumai, erano dovuti alla lenta comprensione che forse aveva giurato fedeltà alla fazione sbagliata. La sua lealtà apparteneva a Elayne ed Egwene. Allora cosa ci faceva a combattere una battaglia di cui non gli importava, aiutando una fazione che, secondo tutti i resoconti, era opposta a quella con cui si erano schierate Elayne ed Egwene?
Sono solo Ammesse, disse a se stesso. Elayne ed Egwene non hanno scelto questa fazione: stanno solo facendo ciò che è stato ordinato loro di fare!
Ma le cose che Egwene gli aveva detto tutti quei mesi fa, a Caemlyn, lasciavano intendere che lei avesse preso la sua decisione in modo consapevole.
Aveva scelto da che parte stare. Hammar aveva scelto da che parte stare. Gareth Bryne, a quanto pareva, aveva scelto da che parte stare. Ma Gawyn continuava a voler stare da entrambe le parti. Quella divisione lo stava lacerando.
A un’ora di distanza dal villaggio, Gawyn diede l’ordine di montare in sella e prendere la strada. Sperava che gli esploratori di Bryne non avrebbero pensato a ispezionare il territorio fuori dal villaggio. Se l’avessero fatto, le impronte di cinquanta cavalieri sarebbero state difficili da non notare. Non c’era modo di evitarlo. La cosa migliore adesso era raggiungere un terreno solido, dove i segni del loro passaggio sarebbero stati nascosti da mille anni di passi e traffico. Due paia di soldati cavalcarono in avanscoperta e due paia si attardarono di retroguardia. Gli altri rimasero in silenzio, anche se i loro cavalli ora andavano a un fragoroso galoppo. Nessuno chiese perché si stavano ritirando, ma Gawyn sapeva che se lo stavano domandando, proprio come aveva fatto Jisao.
Erano bravi uomini. Forse troppo bravi. Mentre cavalcavano, Rajar accostò il suo destriero a quello di Gawyn. Solo pochi mesi fa, Rajar era stato un giovane. Ma ora Gawyn non poteva pensare a lui se non come a un soldato. Un veterano. Alcuni uomini accumulavano esperienza attraverso gli anni passati a vivere. Altri nel corso di mesi passati a guardare i loro amici morire.
Lanciando un’occhiata verso l’alto, Gawyn non vide le stelle. Gli nascondevano le loro facce dietro quelle nubi. Come Aiel dietro veli neri. «Dove abbiamo sbagliato, Rajar?» chiese Gawyn mentre cavalcavano.
«Sbagliato, lord Gawyn?» domandò Rajar. «Non so se abbiamo fatto qualcosa di sbagliato. Non avremmo potuto sapere quali villaggi quella pattuglia avrebbe scelto di ispezionare, o che non avrebbero svoltato lungo la vecchia strada carrettiera, come tu speravi. Alcuni degli uomini possono essere confusi, ma è stato giusto ritirarsi.»
«Non stavo parlando della scorreria» disse Gawyn, scuotendo il capo. «Sto parlando di tutta questa maledetta situazione. Tu non avresti dovuto partecipare a razzie di cibo o passare il tuo tempo a uccidere esploratori. A quest’ora saresti dovuto diventare un Custode per una nuova Aes Sedai.» E io dovrei essere di nuovo a Caemlyn, con Elayne.
«La Ruota tesse come vuole» replicò l’uomo più basso.
«Be’, la Ruota ha intessuto noi in un buco» borbottò Gawyn, lanciando un’occhiata ancora una volta al cielo coperto. «Ed Elaida non sembra propensa a tirarcene fuori.»
Rajar guardò Gawyn con aria di rimprovero. «I metodi della Torre Bianca sono solo i suoi, lord Gawyn, così come le sue motivazioni. Non spetta a noi metterli in discussione. A cosa serve un Custode che contesta gli ordini della sua Aes Sedai? È un ottimo modo per farli uccidere entrambi, ecco cos’è.»
Tu non sei un Custode, Rajar. Questo è il problema! Gawyn non disse nulla. Nessuno degli altri Cuccioli pareva tormentato da queste domande. Per loro il mondo era molto più semplice. Facevi quello che la Torre Bianca e l’Amyrlin Seat comandavano. E non aveva importanza se quegli ordini parevano fatti apposta per farti ammazzare.
Trecento giovani contro una forza di oltre cinquantamila veterani, comandati da Gareth Bryne in persona? Che fosse la volontà dell’Amyrlin o no, quella era una trappola mortale. L’unica ragione per cui i Cuccioli erano sopravvissuti così a lungo era per via della familiarità di Gawyn con i comportamenti del suo insegnante. Lui sapeva dove Bryne avrebbe mandato pattuglie ed esploratori in avanscoperta, e sapeva come evitare i suoi schemi di ricerca.
Era comunque uno sforzo inutile. Gawyn non aveva nemmeno lontanamente le truppe necessarie per esercitare una vera forza di disturbo, in particolare con Bryne trincerato nel suo assedio. Oltre a quello, c’era il considerevole problema della completa mancanza di una linea di approvvigionamento per quell’esercito. Dove si procuravano il cibo? Compravano provviste dai villaggi circostanti, ma nemmeno il necessario per sfamare loro stessi. Come potevano mai aver portato tutto il necessario mentre si muovevano ancora tanto rapidamente da essere comparsi, senza preavviso, nel mezzo dell’inverno?
Gli attacchi di Gawyn erano quasi insignificanti. Era abbastanza per far pensare che l’Amyrlin non volesse altro che lui e gli altri Cuccioli stessero fuori dai piedi. Prima dei Pozzi di Dumai, Gawyn aveva sospettato che fosse così. Ora ne stava diventando certo. Eppure continuo a seguire i suoi ordini, pensò fra se.
Scosse il capo. Gli esploratori di Bryne si stavano avvicinando pericolosamente alla sua base delle operazioni, e Gawyn non poteva rischiare di ucciderne altri senza farsi scoprire. Era tempo di tornare a Dorian. Forse le Aes Sedai lì avrebbero avuto un suggerimento su come procedere.
Si rannicchiò sul suo baio e continuò a cavalcare nella notte. Per la Luce, come vorrei poter vedere le stelle, pensò.