Min sedeva nella stanzetta di Cadsuane, attendendo — assieme alle altre — di sentire il risultato dell’incontro di Rand con suo padre. Un basso fuoco ardeva nel caminetto e lampade a ogni angolo della stanza forniva luce alle donne, che si dedicavano a varie mansioni per tenersi impegnate — ricamo, rammendo, maglia — e distogliere la mente dall’attesa.
Min aveva ormai superato il rimpianto per la sua decisione di stipulare un’alleanza con Cadsuane. Il rimpianto era giunto presto, durante i primi giorni, quando Cadsuane aveva tenuto Min vicina, chiedendole di ogni visione che aveva avuto su Rand. La donna era meticolosa come una Marrone, annotava ogni visione e risposta. Era come essere nella Torre Bianca, di nuovo!
Min non era certa del perché la sottomissione di Nynaeve a Cadsuane avesse dato alla donna il permesso di interrogarla, ma era così che Cadsuane sembrava interpretare la faccenda. Mischiando questo al disagio che Min provava nei riguardi di Rand di recente e al suo stesso desiderio di capire cosa stavano architettando Cadsuane e le Sapienti, le pareva di trascorrere praticamente tutto il suo tempo in presenza di quella donna.
Sì, il rimpianto era venuto e se n’era andato. Min era passata alla rassegnazione, con appena un accenno di frustrazione. Cadsuane ne sapeva un bel po’ di quello che Min stava studiando nei suoi libri, ma la donna razionava la sua conoscenza come conserva di camemoro, una piccola ricompensa quando si comportava bene, lasciando sempre intendere che c’era dell’altro. Questo tratteneva Min dal fuggire.
Lei doveva trovare le risposte. Rand ne aveva bisogno.
Con quel pensiero in mente, Min si appoggiò all’indietro sulla sua panca imbottita e riaprì il libro che stava leggendo, un’opera di Sajius intitolata semplicemente Commentario sul Drago. Una riga suscitò la sua attenzione, una frase in genere ignorata da coloro che avevano scritto il commentario. ‘Egli impugnerà una spada di luce nelle sue mani, e le tre saranno una.’
I commentatori ritenevano che fosse troppo vago a paragone di altri passaggi, come il fatto che Rand avrebbe conquistato la Pietra o che il suo sangue sarebbe stato versato sulle rocce di Shayol Ghul.
Cercò di non pensare all’ultima. La cosa importante era che molte delle profezie — riflettendoci e analizzandole — in genere avevano senso. Perfino le frasi su Rand che sarebbe stato marchiato dai draghi e dagli aironi, rileggendole ora.
Ma questa frase? Una lama di luce voleva quasi certamente dire Callandor. Ma ‘le tre saranno una’? Alcuni studiosi affermavano che ‘le tre’ erano le tre grandi città : Tear, Illian e Caemlyn. O, se per caso si trattava di uno studioso di Cairhien, si diceva che fossero Tear, Illian e Cairhien. Il problema era che Rand aveva unificato più di tre città. Aveva conquistato anche Bandar Eban, per non parlare del fatto che avrebbe avuto bisogno di portare gli uomini delle Marche di Confine sotto il suo stendardo.
Ma lui governava — o quasi — in tre regni. Aveva ceduto l’Andor, ma Cairhien, Illian e Tear erano sotto il suo diretto controllo, anche se lui personalmente indossava solo una corona. Forse questo passaggio significava quello che dicevano gli studiosi, e la ricerca di Min era futile.
I suoi studi erano inutili quanto la protezione che aveva pensato di fornire a Rand? Min, si disse, l’autocommiserazione non ti porterà da nessuna parte.
Tutto quello che poteva fare era studiare, riflettere e sperare.
«Questo è sbagliato» si ritrovò a dire ad alta voce.
Udì lo sbuffo derisorio di Beldeine dall’altro lato della stanza. Min alzò lo sguardo, accigliata. Le donne che si erano votate a Rand — Erian, Nesune, Sarene e Beldeine — si erano trovate a essere meno gradite in sua presenza, dal momento che lui si fidava sempre meno delle Aes Sedai. L’unica a cui permetteva di vederlo regolarmente era Nynaeve. Non era strano, quindi, che le altre si fossero fatte strada fino al ‘campo’ di Cadsuane.
E la relazione della stessa Min con Rand? Lei era ancora gradita in sua presenza; quello non era cambiato. Ma c’era qualcosa che non andava, qualcosa di sbagliato. Rand erigeva muri quando lei era vicina… non per tenerla fuori, ma per tenere dentro il vero se stesso. Come se avesse paura di cosa il vero Rand avrebbe fatto, o avrebbe potuto fare, a coloro che amava…
Sta soffrendo di nuovo, pensò, percependolo attraverso il legame. Una tale rabbia.
Cosa stava succedendo? Min provò un impeto di paura, ma lo ricacciò indietro. Doveva confidare nel piano di Cadsuane. Era un buon piano.
Corele e Merise — attendenti quasi costanti di Cadsuane in questi giorni — continuavano a ricamare su sedie gemelle presso il focolare. Cadsuane aveva proposto loro di svolgere quel lavoro per tenere le mani occupate mentre attendevano. Pareva che l’antica Aes Sedai di rado facesse qualcosa senza voler impartire una lezione a qualcuno.
Delle Aes Sedai votate a Rand, solo Beldeine si trovava lì in quel momento. Cadsuane sedeva vicino a Min, leggendo attentamente un libro. Nynaeve camminava avanti e indietro, su e giu’, dando uno strattone di tanto in tanto alla sua treccia. Nessuna parlava della tensione nella stanza.
Di cosa stavano discutendo Rand e Tarn? Il padre di Rand sarebbe stato capace di cambiarlo? La camera era affollata. Con tre sedie sul tappeto accanto al caminetto, una panca lungo la parete e Nynaeve che andava avanti e indietro davanti alla porta come un segugio maculato, c’era a malapena lo spazio per muoversi. Le pareti di pietra liscia davano l’impressione di essere dentro una cassa, e c’era solo una finestra, aperta all’aria della notte, dietro Cadsuane. Della luce risplendeva dai tizzoni nel caminetto e dalle lampade. I Custodi stavano parlando a voce bassa nella stanza adiacente.
Sì, era affollata, ma considerando il suo esilio, Cadsuane era fortunata già solo ad avere delle stanze nella Pietra.
Min sospirò e tornò al Commentario sul Drago. Quella stessa frase le tornò di nuovo in mente.
‘Egli impugnerà una spada di luce nelle sue mani, e le tre saranno una.’ Cosa voleva dire?
«Cadsuane,» disse Min, tenendo sollevato il libro «penso che l’interpretazione di questa frase sia sbagliata.»
Di nuovo, Beldeine emise un bene — quasi impercettibile — sbuffo di sdegno.
«Hai qualcosa da dire, Beldeine?» chiese Cadsuane, senza alzare gli occhi dal libro, una trattazione di storia intitolata L’appropriato utilizzo del potere.
«Non proprio, Cadsuane Sedai» rispose Beldeine piano. La Verde aveva un viso che qualcuno avrebbe potuto definire grazioso, che recava tracce del suo retaggio saldeano. Era abbastanza giovane da non avere ancora il volto senza età , e sembrava spesso sforzarsi molto per dare prova di se.
«È evidente che hai pensato qualcosa, quando Min ha parlato, Beldeine» replicò Cadsuane, voltando una pagina. «Dunque, sentiamo.»
Beldeine arrossì; certe cose si potevano notare quando si trascorreva molto tempo con le Aes Sedai. Avevano reazioni emotive, solo che erano sottili. A meno che, naturalmente, la Aes Sedai in questione non fosse Nynaeve. Anche se era migliorata nel controllo delle proprie emozioni, lei… be’, lei era comunque Nynaeve.
Beldeine disse: «Penso semplicemente che la bambina sia divertente, visto il modo in cui mette il naso in quei libri come se fosse una studiosa.»
Min l’avrebbe considerata una sfida da parte di parecchie persone, ma da Beldeine quelle parole erano realiste.
Cadsuane voltò un’altra pagina. «Capisco. Min, cosa mi stavi dicendo?»
«Nulla di importante, Cadsuane Sedai.»
«Non ti ho chiesto se fosse importante, ragazza» replicò Cadsuane in tono brusco. «Ti ho chiesto di ripetere quello che hai detto. Forza.»
Min sospirò. Nessuno poteva umiliare una persona in modo più efficace di una Aes Sedai, poiche lo facevano senza malizia. Moiraine una volta glielo aveva spiegato in termini semplici: parecchie Aes Sedai sentivano che era importante stabilire il controllo quando non c’erano grandi conflitti, in modo che, nel caso fosse avvenuta davvero una crisi, la gente avrebbe saputo dove rivolgersi.
Era molto frustrante.
«Ho detto» ripete Min «che un passaggio è sbagliato. Sto leggendo un commentario sul Ciclo Karaethon. Sajius afferma che la frase sulle tre che diventano una parla dell’unificazione di tre nazioni sotto lo stendardo del Drago. Ma penso che si sbagli.»
«E perché mai» disse Cadsuane «pensi di saperne di più di uno stimato studioso delle profezie?»
«Perche» rispose Min, inalberandosi «la teoria non ha senso. Rand detiene in realtà solo una corona. Se ne sarebbe potuto dibattere se non avesse dato Tear a Darlin. Ma questa teoria non regge piu’. Io ritengo che il passaggio si riferisca a qualche modo con cui deve usare Callandor.»
«Capisco» disse Cadsuane, voltando un’altra pagina del libro. «E un’interpretazione molto anticonvenzionale.» Beldeine sorrise, ritornando al suo ricamo. «Naturalmente,» aggiunse Cadsuane «sei quasi nel giusto.»
Min alzò gli occhi.
«È stato proprio quel passaggio a condurmi a indagare su Callandor» proseguì Cadsuane.
«Attraverso parecchie ricerche, ho scoperto che la spada poteva essere usata correttamente in un circolo di tre. Quello è con tutta probabilità il significato definitivo del passaggio.»
«Ma questo implicherebbe che Rand doveva usare Callandor in un cerchio, in qualche occasione» disse Min, guardando di nuovo il passaggio. Rand non l’aveva mai fatto, a quanto sapeva lei.
«E così» disse Cadsuane.
Min provò un’improvvisa eccitazione. Un indizio, forse. Qualcosa che Rand non sapeva, che poteva aiutarlo! Tranne che… Cadsuane lo sapeva già. Perciò, dopotutto, Min non aveva scoperto nulla di davvero importante.
«Penserei» disse Cadsuane «che sia dovuto un riconoscimento. Le cattive maniere non vanno tollerate, dopotutto.»
Beldeine alzò lo sguardo dal suo ricamo, il volto cupo. Poi, inaspettatamente, si alzò in piedi e lasciò la stanza. Il suo Custode, il giovanile soldato Asha’man Karldin, si affrettò a seguirla dalla camera laterale, attraversando la stanza con la Aes Sedai e seguendo Beldeine nel corridoio di fuori. Cadsuane tirò su col naso, poi tornò al suo libro.
La porta si chiuse e Nynaeve squadrò Min prima di tornare al suo avanti e indietro. Min pote leggere parecchio in quello sguardo. Nynaeve era irritata che nessun’altra sembrasse nervosa. Era frustrata che non avessero trovato qualche modo per origliare la conversazione di Rand e Tarn. Ed era terrorizzata per Lan. Min capiva. Provava lo stesso per Rand.
E… cos’era quella visione che all’improvviso fluttuava sopra la testa di Nynaeve? Era inginocchiata sul cadavere di qualcuno in una posa di lutto. La visione scomparve un momento più tardi.
Min scosse il capo. Quella non era una visione che riusciva a interpretare, perciò lasciò correre. Non poteva sprecare il suo tempo cercando di decifrarle tutte. Per esempio, il coltello nero che di recente ruotava attorno alla testa di Beldeine poteva voler dire qualunque cosa. Si concentrò sul libro. Dunque… Rand avrebbe usato Callandor come parte di un circolo, allora? Le tre che diventavano una? Ma per quale ragione e con chi? Se doveva combattere il Tenebroso, non aveva senso che fosse in un circolo di cui qualcun altro aveva il controllo, giusto?
«Cadsuane,» disse «questo è comunque sbagliato. Qui c’è altro. Qualcosa che non abbiamo scoperto.»
«Su Callandor?» chiese la donna. Min annuì.
«Anch’io lo sospetto» replicò Cadsuane. Che strano sentirla parlare in modo franco! «Ma non sono riuscita a determinare cosa. Se solo quello sciocco ragazzo revocasse il mio esilio, potremmo procedere con cose più importa…»
La porta per la stanza di Cadsuane si spalancò e Merise sobbalzò dalla sorpresa. Nynaeve fece un passo all’indietro dalla porta: per poco non l’aveva colpita.
In piedi sulla soglia c’era un Tarn al’Thor davvero adirato. Guardò torvo Cadsuane. «Cosa gli hai fatto?» domandò.
Cadsuane abbassò il suo libro. «Io non ho fatto nulla al ragazzo, tranne incoraggiarlo all’educazione. Qualcosa che, a quanto pare, potrebbero imparare altri membri della sua famiglia.»
«Bada a come parli, Aes Sedai» ringhiò Tarn. «Lo hai visto? L’intera stanza è parsa diventare più buia quando è entrato. E quella faccia… ho visto più emozione negli occhi di un cadavere! Cos’è successo a mio figlio?»
«Deduco» disse Cadsuane «che la riunione non sia andata come sperato.»
Tarn trasse un profondo respiro e la rabbia parve defluire all’improvviso da lui. Era ancora deciso, i suoi occhi seccati, ma la rabbia era scomparsa. Min aveva visto Rand riprendere il controllo di se così facilmente, prima che le cose fossero cominciate ad andare storte a Bandar Eban.
«Ha cercato di uccidermi» disse Tarn con voce misurata. «Il mio stesso figlio. Una volta era il ragazzo più gentile e leale che un padre potesse sperare. Stanotte ha incanalato l’Unico Potere e lo ha rivolto contro di me.»
Min si portò la mano alla bocca, provando un terribile senso di panico. Quelle parole le riportarono alla mente ricordi di Rand che incombeva sopra di lei, cercando di ucciderla.
Ma quello non era stato lui! Era stata Semirhage. Vero? Oh, Rand, pensò, capendo adesso il dolore che aveva avvertito attraverso il legame. Cos’hai fatto?
«Interessante» disse Cadsuane con voce fredda. «E hai detto le parole che ti avevo preparato?»
«Ho iniziato,» disse Tarn «ma mi sono accorto che non stava funzionando. Non si sarebbe aperto con me, e tanto meglio così. Un uomo che usa il testo scritto da una Aes Sedai col suo stesso figlio! Non so cosa gli hai fatto, donna, ma riconosco l’odio quando lo vedo. Hai molto da spiegare a…»
Tarn si interruppe quando venne sollevato in aria all’improvviso da mani invisibili. «Forse ricordi cos’ho detto sull’educazione, ragazzo?» chiese Cadsuane.
«Cadsuane!» esclamò Nynaeve. «Non c’è bisogno di…»
«E tutto a posto, Sapiente» disse Tarn. Guardò Cadsuane. Min l’aveva vista trattare altri a questo modo, Rand incluso. Lui era sempre rimasto frustrato, e gli altri a cui lei l’aveva fatto erano propensi a urlare.
Tarn la fissò negli occhi. «Ho conosciuto uomini che, quando venivano sfidati, ricorrevano sempre ai loro pugni come risposta. Non mi sono mai piaciute le Aes Sedai; sono stato felice di liberarmi di loro quando tornai alla mia fattoria. Un prepotente è sempre un prepotente, che usi la forza delle braccia o altri mezzi.»
Cadsuane sbuffò, ma quelle parole l’avevano urtata, poiche rimise a terra Tarn.
«Ora,» disse Nynaeve come se fosse stata lei a sedare quello scambio «forse possiamo tornare alle questioni importanti. Tarn al’Thor, mi sarei aspettata che tu, fra tutti, gestissi questa faccenda in maniera migliore. Non ti avevamo forse avvisato che Rand era diventato instabile?»
«Instabile?» chiese Tarn. «Nynaeve, quel ragazzo e quasi prossimo alla pazzia. Cosa gli è successo? Comprendo quello che le battaglie possono fare a un uomo, ma…»
«Questo è irrilevante» disse Cadsuane. «Ti rendi conto, bambino, che questa potrebbe essere stata la nostra ultima opportunità di salvare tuo figlio?»
«Se mi avessi spiegato come ti considerava,» disse Tarn «le cose sarebbero potute andare diversamente. Che io sia folgorato! Questo è ciò che si ottiene a dare ascolto alle Aes Sedai.»
«Questo è ciò che si ottiene a fare lo zuccone e a ignorare quello che ti viene detto!» interloquì Nynaeve.
«Questo è ciò che otteniamo tutti» disse Min «a presumere di poterlo indurre a fare quello che vogliamo.»
Sulla stanza calò il silenzio.
E tutt’a un tratto Min si rese conto che, attraverso il loro legame, poteva percepire Rand. Distante, verso ovest. «Se n’è andato» sussurrò.
«Sì» disse Tarn con un sospiro. «Ha aperto uno di quei passaggi proprio sul balcone. Mi ha lasciato in vita, anche se avrei potuto giurare — guardandolo negli occhi — che aveva intenzione di uccidermi. Ho visto quel lo sguardo negli occhi di altri uomini prima d’ora, e uno di noi due finiva sempre a terra sanguinante.»
«Poi cos’è successo?» chiese Nynaeve.
«era… sembrato distratto da qualcosa, all’improvviso» disse Tarn. «Ha preso quella statuetta ed è schizzato via attraverso il passaggio.»
Cadsuane sollevò un sopracciglio. «E per caso hai visto dove lo ha portato?» A ovest, pensò Min. Lontano a ovest.
«Non sono sicuro» ammise Tarn. «Era buio, ma ho pensato…»
«Cosa?» lo spronò Nynaeve.
«Ebou Dar» disse Min, sorprendendoli tutti. «E andato a distruggere i Seanchan. Proprio come aveva detto alle Fanciulle.»
«Non so nulla di quest’ultima parte» disse Tarn. «Ma sembrava proprio Ebou Dar.»
«Che la Luce ci preservi» mormorò Corele.