Passarono tre giorni prima che potessero vedere Sopravento, che era un gatto di mare, un autentico gatto di mare.
Sopravento era la mascotte dello Hannes II, una potente draga incaricata di mantenere sempre pulito e libero da ostacoli il fondo dell'Elba. I marinai dello Hannes II erano affezionati a Sopravento, un gatto color miele con gli occhi azzurri, che consideravano un compagno come tutti gli altri durante il duro lavoro di dragaggio del fiume.
Nei giorni di tempesta lo coprivano con un mantello di tela cerata gialla fatto su misura, simile agli impermeabili che usavano loro, e Sopravento passeggiava in coperta con l'espressione accigliata dei marinai che sfidano il maltempo.
Lo Hannes II aveva pulito anche i porti di Rotterdam, di Anversa e di Copenaghen, e Sopravento miagolava sempre storie divertenti su quei viaggi. Sì. Era un autentico gatto di mare.
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Lo scimpanzè sbatté le palpebre perplesso vedendo che il gatto avanzava ondeggiando da sinistra a destra a ogni passo, e che ignorava l'importanza della sua carica di bigliettaio del bazar.
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Quando arrivò nella stanza dei libri, salutò dalla porta i gatti lì riuniti.
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Rapidamente gli miagolarono la storia della gabbiana e delle promesse di Zorba, promesse che, ripeterono, impegnavano anche tutti loro.
Sopravento ascoltò scuotendo la testa con aria afflitta.
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Lo accompagnarono dal pulcino che dormiva soddisfatto dopo essersi pappato un calamaro portatogli da Segretario, a cui Colonnello aveva dato ordine di occuparsi della sua alimentazione.
Sopravento allungò una delle zampe davanti, gli esaminò la testa, e poi sollevò le piume che iniziavano a crescergli sulla coda. Il pulcino cercò Zorba con occhi spaventati.
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Zorba leccò la testa della piccola gabbiana. Rimpianse di non aver chiesto alla madre come si chiamava, perché se la figlia era destinata a proseguire il suo volo interrotto dalla disgrazia, sarebbe stato bello che portasse lo stesso nome.
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Tutti furono d'accordo sul nome proposto da Colonnello. Così i cinque gatti formarono un cerchio intorno alla piccola gabbiana, si alzarono in piedi sulle zampe posteriori e, allungando quelle davanti fino a coprirla con un tetto d'artigli, miagolarono la rituale formula di battesimo dei gatti del porto.
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