CAPITOLO NONO: La scelta dell'umano

Non fu facile decidere con quale umano avrebbe miagolato Zorba. I gatti fecero una lista di quelli che conoscevano, ma li scartarono tutti uno dopo l'altro.

<> dichiarò Colonnello.

<> commentò Diderot.

<> spiegò Segretario.

<> concluse Sopravento.

<> miagolò Zorba.

<> brontolò Colonnello.

<> spiegò Zorba. <>.

Bubulina era una bella gatta bianca e nera che passava lunghe ore tra i vasi di fiori di una terrazza. Tutti i gatti del porto passavano lentamente davanti a lei sfoggiando l'elasticità dei loro corpi, la lucentezza delle loro pellicce accuratamente pulite, la lunghezza dei loro baffi,l'eleganza delle loro code erette nel tentativo di impressionarla, ma Bubulina rimaneva impassibile, e accettava solo l'affetto di un uomo che si piazzava sulla terrazza davanti a una macchina da scrivere.

Era un umano strano, che a volte rideva dopo aver letto quello che aveva appena scritto, e a volte appallottolava i fogli senza nemmeno guardarli. La sua terrazza era sempre inondata da una musica dolce e malinconica che faceva assopire Bubulina e suscitava profondi sospiri nei gatti che passavano da lì.

<> chiese Colonnello.

<> ammise Zorba. <>.

<<È un poeta! Si chiama poesia quello che fa. Sedicesimo volume, lettera P, dell'enciclopedia>> dichiarò Diderot.

<> volle sapere Segretario.

<> rispose Zorba.

<> ordinò Colonnello.

E fu così che lo autorizzarono a miagolare con il poeta.

Загрузка...