6 Soglie

«Rand al’Thor» esordì Moiraine rivolgendosi all’aria con voce bassa e tesa «è un testardo, cocciuto, idiota di un... un... uomo!»

Elayne sollevò il mento arrabbiata. La bambinaia che aveva, Lini, era solita sostenere che potevi tessere seta dalle setole dei maiali prima di riuscire a fare di un uomo nient’altro che un uomo. Ma questa non era una scusa per Rand.

«Li tiriamo su a quel modo nei Fiumi Gemelli.» Nynaeve aveva represso a fatica un sorriso soddisfatto. Nascondeva di rado la sua antipatia per l’Aes Sedai, anche se credeva di farlo bene. «Le donne dei Fiumi Gemelli non hanno problemi con loro.» Dall’occhiata stupita che le lanciò Egwene, quella era una bugia abbastanza grossa da giustificare che le venisse lavata la bocca con il sapone.

Moiraine abbassò le sopracciglia come se fosse sull’orlo di rispondere a Nynaeve in un modo ancora più duro. Elayne si agitò, ma non riusciva a trovare nulla da dire che avrebbe potuto prevenire la discussione. Rand le danzava nella testa. Non ne aveva alcun diritto! Ma che diritti aveva lei?

A parlare fu invece Egwene. «Che cosa ha fatto, Moiraine?»

Gli occhi dell’Aes Sedai andarono su Egwene, uno sguardo così duro che la donna più giovane fece un passo indietro e aprì il ventaglio, sventolandolo nervosamente davanti al viso. Ma lo sguardo fisso di Moiraine si posò su Joiya e Amico, la prima la guardava con circospezione, la seconda era legata e ignara di quanto stava accadendo dall’altro lato della stanza.

Elayne sobbalzò quando si accorse che Joiya non era legata. Controllò velocemente lo schermo che escludeva la donna dalla Vera Fonte. Sperò che nessuna delle altre l’avesse notata sobbalzare; Joiya la spaventava quasi a morte, ma Egwene e Nynaeve non erano meno spaventate da Moiraine. A volte per Elayne era difficile essere coraggiosa come doveva essere l’erede al trono di Andor; si ritrovava spesso a desiderare di cavarsela bene come le altre due.

«Le guardie» borbottò Moiraine quasi a se stessa. «Le ho viste ancora nel corridoio, e non ho mai pensato...» Si sistemò il vestito, ricomponendosi con uno sforzo palese. Elayne non credeva di aver mai visto Moiraine così fuori di sé come in quel momento. Ma l’Aes Sedai ne aveva motivo. Non più di me, si disse. Ma io ce l’ho un motivo? Cercò di non incontrare gli occhi di Egwene.

Se una di loro, Egwene o Nynaeve o Elayne, fosse stata disorientata, Joiya avrebbe certamente detto qualcosa, subdola e con un doppio significato, per farle innervosire ulteriormente. Quantomeno se fossero state sole. Con Moiraine, si limitava a guardare a disagio, in silenzio.

Moiraine camminò accanto al tavolo, dopo aver recuperato la calma. Joiya era più alta, ma anche se avesse indossato seta, non ci sarebbe stato dubbio su chi era al comando della situazione. Joiya non arretrò, ma strinse le mani sulla gonna un momento prima di riprendere il controllo.

«Ho preso degli accordi» spiegò Moiraine con calma. «In quattro giorni verrai portata a monte del fiume via nave, a Tar Valon e alla Torre. Là non saranno gentili come lo siamo state noi. Se non hai ancora trovato la verità, cerca di farlo prima di raggiungere il porto meridionale, o finirai certamente alla forca della Corte dei Traditori. Non ti parlerò più a meno che non mi mandi a dire che hai qualcosa di nuovo da raccontare. E non voglio sentire una parola da te — non una parola — a meno che non sia nuova. Credimi, ti risparmierà del dolore a Tar Valon. Aviendha, vuoi dire al capitano di portare due dei suoi uomini?» Elayne batté le palpebre mentre la donna aiel si alzava e scompariva attraverso la soglia; a volte Aviendha poteva essere così immobile da non sembrare presente.

Il viso di Joiya si mosse come se volesse parlare, ma Moiraine la fissò, e alla fine l’Amica delle Tenebre distolse lo sguardo.

Gli occhi rilucevano come quelli di un corvo, tradendo un oscuro intento omicida, ma tenne a freno la lingua.

Agli occhi di Elayne un bagliore bianco dorato circondò di colpo Moiraine; era lo splendore di una donna che abbracciava saidar. Solamente un’altra donna addestrata a incanalare avrebbe potuto vederlo. I flussi che imprigionavano Amico si sciolsero più velocemente di quanto avrebbe potuto fare Elayne. Potenzialmente era più forte di Moiraine. Nella Torre le donne che le avevano fatto lezione erano state quasi incredule davanti al suo potenziale, come anche a quello di Egwene e Nynaeve. Quest’ultima era la più forte di tutte, quando riusciva a incanalare. Ma Moiraine aveva l’esperienza. Ciò che le ragazze stavano ancora imparando, Moiraine poteva farlo mezza addormentata. Eppure c’erano alcune cose che Elayne e le altre due potevano fare e l’Aes Sedai no. Una ben misera soddisfazione di fronte alla facilità con cui Moiraine aveva intimidito Joiya.

Liberata, in grado di sentire, Amico si voltò e per la prima volta si accorse della presenza di Moiraine. Con un gridolino fece la riverenza, profonda come quella di qualsiasi novizia. Joiya guardava furiosa verso la porta, evitando lo sguardo delle altre. Nynaeve stava a braccia conserte, le nocche bianche per quanto stringeva la treccia, rivolgendo a Moiraine uno sguardo quasi letale quanto quello di Joiya. Egwene si toccò la gonna e guardò torva Joiya; Elayne aggrottò le sopracciglia, desiderando di essere coraggiosa come Egwene, e non di sentirsi come se stesse tradendo un’amica. In quel mentre entrò il capitano con altri due difensori alle calcagna, vestiti in nero e oro. Aviendha non c’era; sembrava che avesse colto l’occasione per sfuggire all’Aes Sedai.

L’ufficiale brizzolato, con due corte piume bianche sull’elmetto bordato, si intimidì mentre incrociava lo sguardo di Joiya, anche se non sembrava che questa lo avesse notato. Gli occhi dell’uomo saltavano incerti da una donna all’altra. L’atmosfera nella stanza era satura di guai, e un uomo saggio non voleva avere a che fare con problemi fra questo genere di donne. I due soldati si strinsero le lunghe lance al fianco, quasi temessero di doversi difendere. Forse lo temevano davvero.

«Riportate queste due alle loro celle» ordinò seccamente Moiraine ai due ufficiali. «Ripetete le vostre istruzioni. Non voglio errori.»

«Sì, Ae...» La gola del capitano sembrò strozzarsi. «Sì, mia signora» rispose, guardandola ansiosamente per vedere se quel titolo andava bene. Dato che Moiraine era rimasta in attesa, l’uomo esalò un palese sospiro di sollievo. «Le prigioniere non devono parlare con nessun altro se non con me, nemmeno fra loro. Venti uomini nella stanza delle guardie e due fuori ogni cella tutto il tempo, quattro nel caso che una delle celle debba essere aperta per un qualsiasi motivo. Io in persona controllerò il cibo delle prigioniere e glielo porterò. Tutto come hai ordinato, mia signora.» Nella voce del capitano c’era una punta di curiosità. In giro per la Pietra c’erano centinaia di voci sulle prigioniere e sul motivo per cui dovevano essere controllate così strettamente. C’erano anche storie raccontate a mezza bocca sulle Aes Sedai, una più sinistra dell’altra.

«Molto bene» osservò Moiraine. «Prendile.»

Non era chiaro chi fosse più ansioso di lasciare la stanza, se le prigioniere o le guardie. Anche Joiya camminò velocemente, come se non sopportasse di rimanere in silenzio vicino a Moiraine per un altro momento.

Elayne era certa di aver mantenuto un’espressione calma da quando era entrata nella stanza, ma Egwene le venne vicino cingendola con un braccio. «Qual è il problema, Elayne? Sembra quasi che tu stia per piangere.»

La preoccupazione nella voce di Egwene le fece venire voglia di scoppiare in lacrime. Luce! pensò. Non sarò così sciocca. Non lo sarò! ‘Una donna in lacrime è un secchio senza fondo’. Lini era piena di proverbi come quello.

«Tre volte...» esplose Nynaeve rivolgendosi a Moiraine «solamente tre! Hai acconsentito ad aiutarci a interrogarle. Stavolta sei sparita prima che incominciassimo e adesso annunci con calma che le manderai a Tar Valon! Se non vuoi aiutare, almeno non interferire!»

«Non presumere troppo sull’autorità dell’Amyrlin» rispose freddamente Moiraine. «Può averti ordinato di inseguire Liandrin, ma sei ancora un’Ammessa, e tristemente ignorante, qualunque lettera tu abbia con te. O intendevi interrogarle per sempre prima di giungere a una decisione? Voi dei Fiumi Gemelli sembrate bravi a evitare le decisioni che devono essere prese.» Nynaeve aprì e chiuse la bocca, gli occhi sgranati come se stesse decidendo a quale accusa rispondere per prima, ma Moiraine si rivolse a Egwene ed Elayne. «Ricomponiti, Elayne. Come puoi eseguire gli ordini dell’Amyrlin se pensi che ogni nazione abbia le stesse usanze di quella in cui sei nata? E non capisco perché sei così turbata. Non lasciare che i tuoi sentimenti facciano del male agli altri.»

«Che cosa intendi dire?» chiese Egwene. «Quali usanze? Di cosa stai parlando?»

«Berelain era nelle stanze di Rand» rispose Elayne a mezza bocca prima di trattenersi. Gli occhi le guizzarono colpevolmente verso Egwene. Certamente aveva tenuto i suoi sentimenti nascosti.

Moiraine le rivolse uno sguardo colmo di biasimo e sospirò. «Te lo avrei risparmiato se avessi potuto, Egwene. Se Elayne non si fosse lasciata prendere dal disgusto per Berelain. Le usanze di Mayene non sono quelle dei luoghi dove siete nate. Egwene, so cosa provi per Rand, ma devi renderti conto che non ne nascerà nulla. Il ragazzo appartiene al Disegno e alla storia.»

Apparentemente ignorando l’Aes Sedai, Egwene guardò Elayne negli occhi, la quale avrebbe voluto distogliere lo sguardo, ma non poté. All’improvviso Egwene le si avvicinò, bisbigliando dietro le mani a coppa. «Lo amo. Come un fratello. E te come una sorella. Ti auguro buona fortuna con lui.»

Elayne sgranò gli occhi e un sorriso si allargò lentamente sul suo viso. Ricambiò l’abbraccio di Egwene con uno ancora più energico. «Grazie» mormorò. «Anche io ti amo, sorella. Oh, grazie.»

«Ha capito male» osservò Egwene quasi parlando da sola, con un sorriso deliziato che le fiorì in volto. «Sei mai stata innamorata, Moiraine?»

Che domanda sorprendente. Elayne non poteva immaginare l’Aes Sedai innamorata. Apparteneva all’Ajah Azzurra e si diceva che le Sorelle Azzurre dedicavano la passione alle loro cause.

La donna slanciata non fu affatto presa alla sprovvista. Guardò a lungo con occhi privi di espressione la coppia di ragazze, strette l’una all’altra. Alla fine disse: «Potrei scommettere che conosco il viso dell’uomo che sposerò meglio di quanto voi conosciate quello dei vostri futuri mariti.»

Egwene rimase a bocca aperta dalla sorpresa.

«Chi?» esclamò Elayne.

L’Aes Sedai sembrò pentirsi di aver parlato. «Forse intendevo solamente dire che condividiamo una certa ignoranza. Non cercate troppi significati in poche parole.» Guardò Nynaeve soppesandola. «Dovessi mai scegliere un uomo — ho detto dovessi mai — non sarà Lan. Questo è quanto sono disposta a rivelare.»

Quella era stata una concessione a Nynaeve, la quale non sembrava apprezzare di averla sentita. Nynaeve aveva quello che Lini avrebbe chiamato ‘un campo difficile da zappare’, innamorata non solo di un Custode, ma di un uomo che negava di ricambiare quell’amore. Da uomo sciocco qual era, diceva di non poter smettere di combattere la Guerra contro l’Ombra, che questa era persa in partenza e che si rifiutava di far vestire Nynaeve da vedova per la festa nuziale. Scemenze del genere. Elayne non capiva come faceva Nynaeve a sopportarle. Non era una donna molto paziente. «Se avete finito di parlare di uomini» intervenne acida Nynaeve, come a provare esattamente la mancanza di pazienza, «forse potremmo tornare a cose più importanti?» Stringendo forte la treccia, acquistò forza e velocità mentre proseguiva, come la ruota di un mulino ad acqua senza freni. «Come facciamo a decidere se Joiya sta mentendo, o Amico, se le manderai via? O se stanno mentendo entrambe? O nessuna di loro? Non mi piace titubare, non importa cosa pensi, Moiraine, ma sono caduta dentro troppe trappole per volerci finire di nuovo. E non voglio nemmeno correre appresso ai fuochi fatui. Io... noi... siamo quelle che l’Amyrlin ha incaricato di inseguire Liandrin e le sue amichette. Visto che sembri pensare che non sono abbastanza importanti da dedicare non più di un momento ad aiutarci, il meno che potresti fare sarebbe non spezzarci le caviglie con una scopa!»

Sembrava pronta a strapparsi quella treccia e usarla per strangolare l’Aes Sedai, mentre Moiraine era pericolosamente calma, la qual cosa suggeriva che poteva essere pronta a impartire nuovamente la lezione per tenere a freno la lingua già somministrata a Joiya. Era giunto il momento, decise Elayne, che smettesse di essere abbattuta. Non sapeva come era entrata nel ruolo di paciera fra queste due donne — a volte voleva prenderle entrambe per la collottola e scuoterle vigorosamente — ma la madre sosteneva sempre che nessuna buona decisione veniva presa quando si era arrabbiate. «Puoi aggiungere alla tua lista di cose da scoprire» intervenne «il motivo per cui siamo state convocate da Rand? Lì ci ha condotte Carene. Adesso sta bene, naturalmente. Moiraine lo ha guarito.» Non poté reprimere un brivido, pensando alla rapida occhiata che aveva dato alla camera, ma il diversivo aveva lavorato perfettamente.

«Guarito!» esclamò Nynaeve. «Che cosa gli è accaduto?»

«È quasi morto» rispose l’Aes Sedai, con tale calma che poteva aver detto che Rand aveva preso una tazza di tè.

Elayne sentì Egwene tremare mentre ascoltava il rapporto spassionato di Moiraine, e forse parte del tremito era suo. Bolle di male che scivolavano attraverso il Disegno. Riflessi che uscivano dagli specchi. Rand ridotto a un ammasso di sangue e ferite. Quasi fosse un pensiero secondario, Moiraine aggiunse che di sicuro Perrin e Mat avevano avuto esperienze simili, ma ne erano usciti indenni. La donna doveva avere il ghiaccio al posto del sangue. No, era molto alterata per la testardaggine di Rand. E non era fredda quando parlava di matrimonio, anche se ci provava, pensò. Ma adesso sembrava stesse decidendo se un taglio di seta era del colore giusto per un vestito.

«E queste... queste ‘cose’ continueranno a succedere?» chiese Egwene quando Moiraine finì di parlare. «C’è qualcosa che puoi fare per fermarle? O che Rand possa fare?»

La piccola pietra azzurra che pendeva dall’acconciatura di Moiraine dondolò quando la donna scosse il capo. «Solo se imparerà a controllare le sue capacità. Forse nemmeno allora. Non so se sarà abbastanza forte per spingere il miasma lontano da lui. Almeno potrà difendersi meglio.»

«Non puoi fare nulla per aiutarlo?» chiese Nynaeve. «Sei quella fra noi che dovrebbe sapere tutto, o che pretende di saperlo. Non puoi insegnargli nulla? Almeno una parte? E non citare proverbi di uccelli che cercano di insegnare ai pesci a volare.»

«Ne sapresti di più» rispose Moiraine «se ti fossi presa la briga di compiere gli studi che ti spettano. Dovresti saperne di più. Vuoi imparare a usare il Potere, Nynaeve, ma non ti interessa imparare le cose che lo riguardano. Saidin non è saldar. I flussi sono differenti come lo è il modo di intesserli. L’uccello avrebbe maggiori possibilità.»

Stavolta fu il turno di Egwene di allentare la tensione. «Su cosa Rand è stato ostinato, adesso?» Nynaeve aprì la bocca ed Egwene aggiunse: «A volte può essere cocciuto come una pietra.» Nynaeve chiuse la bocca di scatto; sapevano tutte quanto fosse vero.

Moiraine le guardò soppesandole. A volte Elayne non era sicura di quanto l’Aes Sedai si fidasse di loro. O di chiunque altro. «Deve muoversi» rispose alla fine l’Aes Sedai. «Al contrario se ne sta qui, e i Tarenesi cominciano già ad avere meno paura di lui. Se ne sta qui, e più a lungo rimarrà a non far nulla, più i Reietti interpreteranno la sua inoperosità come segno di debolezza. Il Disegno si muove e fluisce; solo i morti sono immobili. Deve agire, o morirà. A causa di un dardo di balestra nella schiena, o del veleno nel cibo, o dei Reietti uniti per strappargli l’anima dal corpo. Deve agire o morire.» Elayne sobbalzò alla menzione di ognuno di questi pericoli; il fatto che fossero reali rendeva peggiore la situazione.

«E tu sai cosa deve fare, vero?» chiese Nynaeve tesa. «Hai programmato tutto.»

Moiraine annuì. «Preferiresti vederlo fuggire nuovamente da solo? Non oso rischiare. Stavolta potrebbe significare la morte o peggio, prima che lo ritrovi.»

Era quasi vero. Rand sapeva a malapena cosa stava facendo. Ed Elayne era certa che Moiraine non desiderava perdere quel minimo di guida che ancora gli offriva. Quel poco che Rand le consentiva. «Condividerai con noi il tuo piano per lui?» chiese Egwene. Stavolta non stava di certo aiutando a smorzare la tensione.

«Sì, fallo» aggiunse Elayne, sorprendendosi per la fredda eco del tono di Egwene. Il confronto non rientrava nelle sue tattiche, quando poteva farne a meno; la madre le ripeteva sempre che era meglio guidare il popolo che cercare di forzarlo in linea.

Se le loro maniere irritavano Moiraine, non ne diede segno. «Fin quando capirete che dovete tenerlo per voi. Un piano rivelato è destinato a fallire. Sì, vedo che capite.»

Elayne capiva di certo; il piano era pericoloso, e Moiraine non era sicura che avrebbe funzionato.

«Sammael si trova a Illian» proseguì l’Aes Sedai. «I Tarenesi sono sempre maturi per una guerra contro Illian, e viceversa. Si sono ammazzati a vicenda per mille anni e parlano di un’altra guerra come del prossimo giorno festivo. Dubito che anche sapendo della presenza di Sammael cambierebbero opinione, non con il Drago Rinato a guidarli. Tear seguirà Rand con discreta impazienza in questa impresa, e se abbattesse Sammael, Rand...»

«Luce!» esclamò Nynaeve. «Non solo vuoi che dia inizio a una guerra, vuoi che cerchi uno dei Reietti! Non mi meraviglia che si stia comportando ostinatamente. Non è uno sciocco, per essere un uomo.»

«Alla fine dovrà affrontare il Tenebroso» rispose tranquilla Moiraine. «Credi davvero che a questo punto possa evitare i Reietti? Per quanto riguarda la guerra, ce ne sono già abbastanza senza di lui, e ognuna ben più che inutile.»

«Ogni guerra è inutile» iniziò Elayne, quindi tentennò quando all’improvviso capì. Tristezza e rimpianto forse trapelavano dal viso dell’erede al trono, certamente vi era comprensione. La madre le aveva dato molte lezioni su come guidare una nazione e come governarla, due azioni molto diverse, ma entrambe necessarie. E a volte in entrambi i casi bisognava fare cose più che sgradevoli, ma non farle sarebbe stato anche peggio.

Moiraine la guardò piena di comprensione. «Non è sempre piacevole, vero? Tua madre deve aver iniziato quando eri appena abbastanza grande da capire, immagino, a insegnarti ciò che ti servirà per governare dopo di lei.» Moiraine era cresciuta al palazzo reale di Cairhien, non destinata a regnare, ma imparentata con la famiglia regnante e, senza dubbio, aveva assistito alle stesse lezioni. «Eppure a volte sembra preferibile l’ignoranza; essere una contadina che conosce solo i confini del proprio campo.»

«Altri indovinelli?» chiese Nynaeve sprezzante. «La guerra una volta era qualcosa di cui sentivo parlare dagli ambulanti, qualcosa di molto distante che non capivo sul serio. Adesso so di cosa si tratta. Uomini che uccidono altri uomini. Esseri umani che si comportano come animali, ridotti a creature bestiali. Villaggi incendiati, fattorie, campi. Fame, malattie e morte, per gli innocenti come per i colpevoli. Che cosa renderebbe migliore questa tua guerra? Che cosa la rende più pulita?»

«Elayne?» Moiraine la invitò a parlare.

La ragazza scosse il capo — non voleva essere lei a spiegare la cosa — ma non era certa che nemmeno la madre seduta sul trono del Leone sarebbe potuta rimanere in silenzio sotto quello sguardo dagli occhi scuri che incuteva rispetto. «La guerra scoppierà, che la inizi Rand o no» spiegò riluttante. Egwene arretrò di un passo, fissandola incredula, non meno intensamente di Nynaeve; l’incredulità svanì dal volto di entrambe le donne mentre l’amica continuava. «I Reietti non resteranno in ozio ad aspettare. Sammael non può essere il solo che ha preso le redini di un paese, solo l’unico di cui siamo al corrente. Prima o poi verranno a cercare Rand, forse di persona, ma di certo con qualsiasi armata avranno al loro comando. E le nazioni libere dai Reietti? Quante proclameranno gloria alla bandiera del Drago e lo seguiranno a Tarmon Gai’don e quante si convinceranno che la caduta della Pietra è una bugia e Rand solamente un altro falso Drago che deve essere abbattuto, forse abbastanza forte da rappresentare una minaccia se non si muovono prima loro? In un modo o nell’altro, la guerra scoppierà» concluse secca. C’era dell’altro, ma non poteva, non voleva, raccontare questa parte.

Moiraine non fu così reticente. «Molto bene» intervenne annuendo «ma ancora incompleto.» L’occhiata rivolta a Elayne rivelava che sapeva che l’erede al trono aveva lasciato fuori quella parte di proposito. Con le mani appoggiate sulla vita, si rivolse a Egwene e Nynaeve. «Niente rende questa guerra migliore, o più pulita. Tranne che legherà i Tarenesi a Rand, e gli Illianesi finiranno con il farlo proprio come Tairen. Come non potrebbero, una volta che la bandiera del Drago sventolerà su Illian? Solo la notizia della sua vittoria potrebbe essere decisiva per rivolgere a suo favore le guerre a Tarabon e nell’Arad Doman; e tu credi ci siano guerre ‘finite’.

«In un sol colpo si renderebbe così forte in termini di uomini e spade che solo una coalizione di tutte le nazioni da qui alla Macchia potrebbe sconfiggerlo, e con lo stesso colpo potrebbe dimostrare ai Reietti che non è una pernice grassa che fa il nido su un ramo. Una simile azione li renderebbe diffidenti e gli darebbe il tempo di imparare a usare la sua forza. Si deve muover per primo, essere il martello, non il chiodo.» L’Aes Sedai fece una leggera smorfia, una traccia dell’ira di prima le oscurava la calma. «Si ‘deve’ muovere per primo. E cosa fa invece? Legge. Fino a cacciarsi in guai più grossi.»

Nynaeve sembrava scossa, come se potesse vedere tutte le battaglie e la morte; gli occhi scuri di Egwene erano sgranati dalla terribile realizzazione. I loro volti fecero rabbrividire Elayne. Una aveva visto Rand crescere, l’altra era cresciuta con lui. Ora lo vedevano iniziare una guerra. Non il Drago Rinato, ma Rand al’Thor.

Egwene era visibilmente combattuta, attaccata alla parte più piccola, quella più irrilevante, di quanto aveva detto Moiraine. «Come può la lettura cacciarlo nei guai?»

«Ha deciso di scoprire da solo cosa dicono le Profezie del Drago.» Il volto di Moiraine rimase freddo e impassibile, ma di colpo sembrò stanca quasi quanto si sentiva Elayne. «Forse sono state codificate a Tear, ma il Capo Bibliotecario aveva nove diverse traduzioni in una cassa chiusa a chiave. Ora Rand le ha tutte. Gli ho fatto notare il verso che si riferisce alla situazione attuale, e mi ha risposto enunciando una vecchia traduzione Kandori.»

Il Potere dell’Ombra fatto di carne umana,

risvegliato nel tumulto, discordia e rovina.

Il Rinato, marchiato e sanguinante,

fa danzare la spada nei sogni e nella nebbia,

incatena i Fautori dell’Ombra alla sua volontà,

dalla città, persa e desolata,

guida le lance ancora una volta in guerra,

spezza le lance e fa vedere loro

verità a lungo celate nell’antico sogno.

Moiraine fece una smorfia. «È applicabile a questa situazione come a qualsiasi altra. Illian sotto il controllo di Sammael è di certo una città desolata. Conduci le lance di Tairen in guerra, incatena Sammael, e si è compiuto il verso. L’antico sogno del Drago Rinato. Ma non lo vedrà. Rand ha pure una copia nella lingua antica, come se ne capisse due parole. Corre appresso alle ombre, e Sammael, o Rahvin, o Lanfear potrebbero afferrarlo per la gola prima che riesca a convincerlo del suo errore.»

«È disperato.» Il tono di voce gentile di Nynaeve non era per Moiraine, Elayne ne era sicura, ma per Rand. «Anche io sono disperata» puntualizzò Moiraine con fermezza. «Ho dedicato la mia vita a trovarlo, e non lascerò che fallisca, se posso prevenirlo. Sono quasi abbastanza disperata da...» Si interruppe umettandosi le labbra. «Accontentatevi di sapere che farò ciò che devo.»

«Ma non è abbastanza» osservò tagliente Egwene. «Che cos’è che farai?»

«Hai altre cose di cui preoccuparti» rispose l’Aes Sedai.

«L’Ajah Nera...»

«No!» La voce di Elayne era affilata e autorevole, aveva le nocche delle mani bianche per quanto stringeva la soffice gonna blu. «Hai molti segreti, Moiraine, ma questo rivelalo. Che cosa intendi fargli?» Nella mente le si stagliò l’idea di afferrare Moiraine per le spalle e scuoterla fino a farla confessare, in caso di bisogno.

«Fare a lui? Niente. Oh, molto bene. Non c’è motivo per cui non dovreste sapere. Avete visto ciò che i Tarenesi chiamano la Grande Proprietà?»

Stranamente, per un popolo che temeva così tanto il Potere, i Tarenesi custodivano nella Pietra una collezione di oggetti legati al Potere seconda solo a quella della Torre Bianca. Elayne per prima credeva che fosse perché erano stati costretti a fare la guardia a Callandor per così tanto tempo, volenti o nolenti. Anche la spada che non è una spada poteva sembrare meno di quanto fosse, quando era solo uno dei tanti oggetti. Ma i Tarenesi non erano mai stati in grado di mostrare i loro averi. La Grande Proprietà era custodita in una sudicia serie di stanze affollate, seppellite anche più in basso delle segrete. Quando Elayne l’aveva vista per la prima volta, i lucchetti chiuse sulle porte erano bloccati dalla ruggine, quando le porte non erano marcite e collassate.

«Abbiamo trascorso l’intera giornata laggiù» intervenne Nynaeve. «Per controllare se Liandrin e le sue ‘amiche’ avessero preso qualcosa. Non credo che lo abbiano fatto. Ogni cosa era seppellita nella polvere e nella muffa. Ci vorranno almeno dieci battelli fluviali per trasportare tutto alla Torre. Forse là riusciranno a capirci qualcosa; io non ho potuto di certo.» La tentazione di pungolare Moiraine era apparentemente troppo grande per evitarla, perché aggiunse: «Sapresti tutto questo se ci avessi dedicato un po’ più di tempo.»

Moiraine non ci fece caso. Sembrava guardarsi interiormente, esaminando i propri pensieri, e parlò quasi a se stessa. «C’è un particolare ter’angreal nella Proprietà, qualcosa che assomiglia a una soglia di granito vagamente ritorta alla vista. Se non riuscirò a fargli prendere ‘qualche’ decisione, potrei dovervi passare attraverso.» La piccola pietra azzurra che le pendeva sulla fronte tremò luccicando. Apparentemente non era impaziente di compiere quel passo.

Sentendo nominare il ter’angreal, Egwene istintivamente mise una mano sul corpetto del vestito. Aveva cucito una piccola tasca interna per nascondere l’anello di pietra che vi si trovava. Quell’anello era un ter’angreal, a modo suo potente anche se piccolo, ed Elayne era una delle tre donne che sapeva della sua esistenza. Moiraine non faceva parte del trio.

I ter’angreal erano strani oggetti, frammenti dell’Epoca Leggendaria come gli angreal e i sa’angreal, anche se più numerosi. I ter’angreal usavano l’Unico Potere invece di ingigantirlo. Ognuno era stato apparentemente costruito per un’unica azione specifica, ma nessuno era certo di adoperarlo per ciò per cui era stato creato. La Verga dei Giuramenti, sulla quale una donna prestava i Tre Giuramenti quando veniva elevata al rango di Aes Sedai, era un ter’angreal che inglobava questi giuramenti nella carne e nelle ossa. L’ultima prova che una novizia affrontava quando veniva promossa ad Ammessa si svolgeva all’interno di un altro ter’angreal, che metteva a nudo le paure più grandi e sentite dalla ragazza fino a farle sembrare reali, o forse la trasportava in un luogo dove ‘erano’ reali. Con un ter’angreal potevano accadere strane cose. Aes Sedai erano rimaste danneggiate o uccise, o erano semplicemente svanite, nel tentativo di studiarli. O di usarli.

«Ho visto quella soglia» rispose Elayne. «Nell’ultima stanza in fondo al corridoio. La mia lampada si era spenta e caddi tre volte prima di raggiungere la porta.» Un lieve rossore per l’imbarazzo le colorò le guance. «Avevo paura di incanalare là dentro, anche solo per riaccendere la lampada. La maggior parte di quegli oggetti a me sembra spazzatura — penso che i Tarenesi hanno semplicemente preso qualsiasi cosa potesse sembrare collegata al Potere — ma ho pensato che se incanalavo potevo avviare per sbaglio qualcosa che non era spazzatura, e chi sa cosa sarebbe accaduto allora.»

«E se inciampando al buio fossi caduta attraverso la soglia ritorta?» chiese Moiraine sarcasticamente. «Quella non ha bisogno che si incanali, devi solo passarvi attraverso.»

«A che scopo?» chiese Nynaeve.

«Per ottenere risposte. Tre risposte, ognuna vera, su passato, presente e futuro.»

Il primo pensiero di Elayne andò a una favola per bambini, Bill sotto la collina, per via delle tre risposte. Un secondo pensiero le giunse subito dopo, e non solo a lei. Parlò mentre Nynaeve ed Egwene stavano ancora aprendo la bocca. «Moiraine, questo risolve i nostri problemi. Possiamo chiedere se Joiya o Amico stanno dicendo la verità. Possiamo chiedere dove sono Liandrin e le altre. I nomi delle appartenenti all’Ajah Nera che ancora si trovano nella Torre...»

«Possiamo chiedere cos’è questa cosa pericolosa per Rand» aggiunse Egwene, e Nynaeve: «Perché non ce ne hai parlato prima? Perché hai lasciato che ascoltassimo le stesse storie giorno dopo giorno quando avremmo potuto risolvere tutto?»

L’Aes Sedai sussultò e alzò le mani. «Voi tre correte alla cieca dove Lan e cento Custodi camminerebbero circospetti. Perché credete che non lo abbia ancora fatto? Giorni fa avrei potuto chiedere cosa doveva fare Rand per sopravvivere e trionfare, come poteva sconfiggere i Reietti e il Tenebroso, come poteva imparare a controllare il Potere e tenere alla larga la pazzia a sufficienza per fare quel che deve.» Moiraine attese, con le mani sui fianchi, mentre le ragazze assorbivano la nozione. Nessuna di loro parlò. «Ci sono regole» proseguì «e pericoli. Nessuno può attraversarla più di una volta. Solamente una volta. Puoi porre tre domande, ma devi proporle tutte e tre e ascoltare le risposte prima di andare via. Le domande frivole vengono punite, almeno sembra, ma pare che ciò che è serio per qualcuno, può essere frivolo per altri. Più importante di tutto, le domande che riguardano l’Ombra hanno conseguenze terribili.

«Se chiedeste dell’Ajah Nera potreste uscirne morte o impazzite, se mai uscirete. Per quanto riguarda Rand... Non sono sicura che sia possibile porre domande sul Drago Rinato che in qualche modo non tocchino l’Ombra. Vedete? A volte ci sono motivi per essere cauti.»

«Come fai a saperlo?» chiese Nynaeve, con i pugni piantati sui fianchi per confrontarsi con l’Aes Sedai. «I Sommi signori di certo non hanno mai permesso a un’Aes Sedai di studiare una qualsiasi cosa della Proprietà. A giudicare dalla sporcizia laggiù, nessuno di quegli oggetti ha visto la luce del sole in almeno cento anni o più.»

«Di più, credo» rispose Moiraine con calma. «Hanno smesso di collezionare oggetti circa trecento anni fa. Poco dopo aver acquisito questo ter’angreal. Fino a quel momento era stato proprietà della Prima di Mayene, che usava le risposte per aiutare a tenere Mayene fuori dalle grinfie di Tear. E permisero alle Aes Sedai di studiarlo. In segreto, naturalmente; Mayene non ha mai osato sfidare Tear troppo apertamente.»

«Se era così importante per Mayene» puntualizzò Nynaeve sospettosa «perché si trova qui, nella Pietra?»

«Perché i Primi hanno preso decisioni sbagliate come anche giuste, nel tentativo di mantenere Mayene libera da Tear. Trecento anni fa i Sommi signori stavano progettando di costruire una flotta per inseguire le navi di Mayene e scoprire i banchi di pesci da olio. Halvar, il Primo di allora, alzò il prezzo dell’olio per lampade di Mayene, che divenne molto più costoso di quello dell’olio di oliva di Tear, e per convincere ulteriormente i Sommi signori che Mayene avrebbe sempre anteposto gli interessi di Tear ai propri, regalò loro il ter’angreal. Lo aveva già usato, così ormai non gli serviva più a nulla ed era quasi giovane quanto lo è ora Berelain, apparentemente con un lungo regno davanti a sé e la necessità di tenersi buoni i Tarenesi.»

«Fu uno sciocco» borbottò Elayne. «Mia madre non farebbe mai un simile errore.»

«Forse no» rispose Moiraine. «Ma Andor non è una piccola nazione stretta in un angolo da una molto più grande e forte. Halvar ‘fu’ uno sciocco come dimostrò la storia — i Sommi signori lo fecero assassinare l’anno dopo — ma la sua stoltezza mi offre un’opportunità, se ce ne fosse bisogno. Pericolosa, ma pur sempre meglio di niente.»

Nynaeve borbottò a se stessa, forse delusa dal fatto che non era riuscita a confondere l’Aes Sedai.

«Non cambia nulla» sospirò Egwene. «Non sappiamo chi sta mentendo, o se entrambe lo stanno facendo.»

«Interrogale ancora se desideri» la ammonì Moiraine. «Hai tempo fino a quando non verranno imbarcate, anche se dubito molto che una delle due cambierà versione ora. Il mio consiglio è di concentrarvi su Tanchico. Se Joiya sta dicendo la verità, ci vorranno Aes Sedai e Custodi per tenere Mazrim Taim sotto controllo, non solo voi tre. Ho inviato un avviso all’Amyrlin con un piccione non appena ho sentito la storia di Joiya. In realtà ho inviato tre piccioni, per essere certa che almeno uno giunga alla Torre.»

«Molto gentile da parte tua averci informate» mormorò freddamente Elayne. La donna procedeva per la sua via. Solo perché stavano facendo finta di essere Aes Sedai, non c’era motivo perché Moiraine le tenesse all’oscuro. L’Amyrlin aveva inviato loro a caccia dell’Ajah Nera.

Moiraine chinò brevemente il capo, come ad accettare sul serio i ringraziamenti. «Prego. Ricorda che siete i segugi che l’Amyrlin ha liberato dietro l’Ajah Nera.» Il lieve sorriso che le rivolse Moiraine diceva che sapeva perfettamente cosa pensava Elayne. «La decisione su dove dirigervi dev’essere vostra. Me lo avete fatto presente voi stesse» aggiunse seccamente. «Ritengo che sarà una decisione più facile della mia. E ritengo che dormirete bene, per le ore rimaste prima del sorgere del sole. Buonanotte a voi.»

«Quella donna...» borbottò Elayne quando la porta si chiuse alle spalle delle Aes Sedai. «A volte potrei strangolarla.» Si lasciò cadere su una delle sedie attorno al tavolo e rimase seduta a fissarsi le mani poggiate in grembo.

Nynaeve grugnì, forse in accordo con Elayne, mentre si dirigeva verso uno stretto tavolo addossato al muro dove calici d’argento e vasetti di spezie erano appoggiati vicino a due caraffe. Una, piena di vino, riposava in un luccicante contenitore ormai pieno di ghiaccio fuso, portato dalla Dorsale del Mondo imballato in casse e protetto da segatura. Ghiaccio durante l’estate per rinfrescare le bevande dei Sommi signori; Elayne non riusciva a crederci.

«Una bevanda fresca prima di andare a letto ci farà bene a tutte» spiegò Nynaeve, indaffarata con il vino, l’acqua e le spezie.

Elayne alzò le mani mentre Egwene si sedeva vicino a lei. «Intendevi davvero quello che hai detto, Egwene? Di Rand?» Egwene annuì ed Elayne sospirò. «Ti ricordi cosa diceva Min, tutte quelle battute sul dividerselo? A volte mi chiedo se era una visione che aveva avuto e che non ci ha svelato. Credevo che intendesse che entrambe lo amavamo, e che lo sapeva. Ma tu avevi la precedenza e io non sapevo cosa fare. Ancora non lo so, Egwene, ti ama.»

«Deve solo essere puntato nella giusta direzione» rispose Egwene con fermezza. «Quando sposerò qualcuno, sarà perché voglio, non perché un uomo si aspetta che lo ami. Sarò gentile con lui, Elayne, ma prima che avrò finito, saprà che è libero. Che lo voglia o no. Mia madre sostiene che gli uomini sono diversi da noi. Dice che noi vogliamo essere innamorate, ma solo con l’uomo che vogliamo; un uomo ha bisogno di essere innamorato, ma amerà la prima donna che legherà il suo cuore.»

«Questo è tutto molto bello» rispose Elayne con voce tesa «ma Berelain era nelle sue stanze.»

Egwene tirò su con il naso. «Qualunque cosa abbia in mente, Berelain non si concentrerà su un solo uomo abbastanza a lungo da farlo innamorare. Due giorni fa stava facendo gli occhi dolci a Rhuarc. Fra altri due sorriderà a qualcun altro. È come Else Grinwell. Te la ricordi? La novizia che trascorreva tutto il tempo al campo di addestramento a battere le ciglia appresso ai Custodi?»

«Questa non stava battendo le ciglia nella sua camera da letto a quell’ora. Indossava anche meno del solito, se è possibile!»

«Quindi intendi lasciarglielo?»

«No!» Elayne lo pronunciò con gran fierezza, sicura, ma il momento successivo era disperata. «Oh, Egwene, non so cosa fare. Lo amo. Voglio sposarlo. Luce! Che dirà mia madre? Preferirei passare una notte in cella con Joiya piuttosto che ascoltare tutte le prediche di mia madre.» I nobili andorani, anche le famiglie reali, sposavano spesso la gente comune, tanto da non scatenare chiacchiere — almeno ad Andor — ma Rand non era propriamente il solito uomo comune. La madre era effettivamente capace di inviare Lini a trascinarla a casa per un orecchio.

«Morgase è appena in grado di parlare, se possiamo credere a Mat» osservò Egwene affabilmente. «Anche solo parzialmente. Questo lord Gaebril del quale tua madre si è invaghita non sembra davvero la scelta di una donna pensante.»

«Sono certa che Mat ha esagerato» rispose Elayne compassata. Sua madre era troppo scaltra per istupidirsi appresso a un qualsiasi uomo. Se lord Gaebril — non ne aveva mai sentito parlarne prima che Mat lo nominasse — se questo tipo si sognava di acquisire potere tramite Morgase, la regina gli avrebbe procurato un brusco risveglio.

Nynaeve portò tre coppe di vino speziato a tavola, con delle goccioline di condensa che scivolavano lungo i lati lucidi dei calici, e piccoli sottobicchieri di tessuto verde e oro, per non macchiare la cera del tavolo con l’umidità. «Allora» iniziò prendendo una sedia «hai scoperto di essere innamorata di Rand, Elayne, mentre Egwene ha scoperto di non esserlo.»

Le due donne più giovani la guardarono a bocca aperta, una scura, l’altra chiara, eppure simili immagini di meraviglia. «Ho gli occhi» aggiunse Nynaeve compiacente. «E le orecchie, quando non vi prendete il disturbo di bisbigliare.» Sorseggiò il vino e la voce divenne fredda quando continuò. «Che cosa intendi fare a riguardo? Se quella smorfiosa di Berelain gli ha messo le grinfie addosso, non sarà facile farle mollare la presa. Sei sicura di voler affrontare lo sforzo? Sai chi è. Sai cosa lo aspetta, anche lasciando da parte le Profezie. Pazzia. Morte. Quanto gli è rimasto? Un anno? Due? O inizierà prima della fine dell’estate? È un uomo che può incanalare.» Pronunciò ogni parola con voce ferrea. «Ricordati cosa ti è stato insegnato. Ricordati cosa è Rand.»

Elayne tenne alta la testa e sostenne lo sguardo fisso di Nynaeve. «Non importa. Forse dovrebbe, ma non mi importa. Forse mi sto comportando da sciocca. Non mi interessa. Non posso guidare il cuore a comando, Nynaeve.»

Di colpo Nynaeve sorrise. «Dovevo esserne sicura» rispose con voce calda. «Devi esserne sicura. In generale non è facile amare un uomo, ma amare lui sarà ancora più difficile.» Il sorriso svanì mentre proseguiva. «Devi ancora rispondere alla mia prima domanda. Che cosa intendi fare? Berelain può sembrare tenera — di certo fa sì che gli uomini la vedano a quel modo! — ma non credo lo sia. Lotterà per ciò che vuole. Ed è il tipo da mantenere tenacemente qualcosa che non vuole in particolare, solo perché qualcun altro la vuole.»

«Mi piacerebbe cacciarla in un barile» rispose Egwene, stringendo la coppa come se fosse la gola della Prima di Mayene «e rispedirla con una nave a Mayene. Nel fondo della stiva.»

La treccia di Nynaeve dondolò mentre scuoteva il capo. «Molto bello, ma cerca di offrire un suggerimento che serva a qualcosa. Se non puoi, stai zitta e lascia che sia Elayne a decidere cosa fare.» Egwene la fisso e Nynaeve aggiunse: «Rand è un problema di Elayne adesso, non tuo. Ti sei fatta da parte, ricordi?»

L’osservazione avrebbe dovuto far sorridere Elayne, ma non lo fece. «Doveva essere tutto diverso» sospirò. «Credevo che avrei incontrato un uomo, imparando a conoscerlo in alcuni mesi o magari anni, e che lentamente avrei realizzato di esserne innamorata. L’ho sempre immaginato così. Rand invece lo conosco a malapena. Avrò parlato con lui una mezza dozzina di volte nell’arco di un anno. Ma sapevo di amarlo cinque minuti dopo averlo visto per la prima volta.» Ora, questo sì che era sciocco. Ma era vero, e a Elayne non importava che sembrasse stupido. Avrebbe detto lo stesso alla madre. E a Lini. Be’, forse non a Lini. La vecchia nutrice aveva un modo drastico di vedersela con le sciocchezze, e sembrava pensare che Elayne non fosse cresciuta oltre i dieci anni. «Così come stanno le cose, però, non ho nemmeno il diritto di essere arrabbiata con lui. O con Berelain.» Ma lo era. Mi piacerebbe dargli uno schiaffone fino a fargli risuonare le orecchie per anni! Mi piacerebbe fustigare lei per tutto il percorso fino alla nave che la riporta a Mayene! pensava, solo che non ne aveva il diritto, e questo rendeva tutto peggiore. La voce assunse un tono esasperatamente lamentoso. «Cosa posso fare? Non mi ha mai guardata due volte.»

«Nei Fiumi Gemelli» spiegò lentamente Egwene «se una donna vuole che un uomo si accorga che è interessata, gli mette dei fiori fra i capelli il giorno di Bel Tine o il Giorno del Sole. Oppure può ricamargli una camicia per la festa in un qualsiasi momento dell’anno. O chiedere di ballare solo a lui e a nessun altro.» Elayne la guardò incredula, ed Egwene si sbrigò ad aggiungere: «Non sto suggerendo che ricami una camicia, ma ci sono modi per lasciargli capire quello che provi.»

«Gli abitanti di Mayene credono nell’efficacia della comunicazione diretta.» Nella voce di Elayne c’era un tono calcolatore. «Forse è il modo migliore. Semplicemente dirglielo. Almeno allora saprà quello che provo. Almeno avrò qualche diritto di...»

Afferrò la coppa di vino speziato e inclinò il capo da un lato, bevendo. Dichiararmi? Come una sgualdrina di Mayene! Appoggiando la coppa vuota sul sottobicchiere, inalò un respiro profondo e mormorò: «Cosa dirà mia madre?»

«Quello che è più importante» osservò gentilmente Nynaeve «è cosa farai quando dovremo andare via da qui. Che sia Tanchico o la Torre, o qualche altro posto, dovremo andare via. Cosa farai quando gli avrai appena detto che lo ami, e che devi lasciarlo indietro? Se ti chiedesse di rimanere? Se tu lo volessi?»

«Andrò via.» Non vi fu esitazione nella risposta di Elayne, ma un tocco di severità. L’altra donna non avrebbe dovuto chiedere. «Se devo accettare che sia il Drago Rinato, lui deve accettare che sono quel che sono, che ho dei doveri. Voglio essere un’Aes Sedai, Nynaeve. Non è un ozioso passatempo. Come non lo è il lavoro che ci aspetta. Credi davvero che potrei abbandonare te ed Egwene?»

Egwene si affrettò a rassicurarla che il pensiero non le era mai passato per la mente; Nynaeve fece lo stesso, ma più lentamente.

Elayne guardò da una all’altra. «In verità, temevo che mi avreste dato della sciocca, agitarmi così per una cosa come questa quando dobbiamo preoccuparci dell’Ajah Nera.»

Un vago bagliore negli occhi di Egwene mostrò che quel pensiero le era passato per la testa, ma Nynaeve rispose: «Rand non è il solo che potrebbe morire l’anno prossimo, o fra un mese. Potrebbe accadere anche a noi. I tempi non sono più quelli di una volta, e nemmeno noi possiamo esserlo. Se te ne resti seduta a sognare quello che vuoi, potresti non vederlo realizzato da questo lato della tomba.»

Era una strana rassicurazione, agghiacciante, ma Elayne annuì. Non stava comportandosi da sciocca. Se solo il problema con l’Ajah Nera potesse risolversi così facilmente. Premette la coppa vuota sulla fronte per rinfrescarsi. Cosa avrebbero fatto?

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