Abner Marsh si era aspettato di trovare l’oscurità, ma quando Billy la Serpe lo spinse attraverso la porta nella cabina del capitano, la stanza era illuminata dalla debole luce delle lampade ad olio. Era più polverosa di quanto Marsh ricordasse, ma altrimenti era rimasta come l’aveva tenuta Joshua. Billy la Serpe chiuse la porta, e Marsh rimase da solo con Damon Julian. Afferrò con forza il suo bastone di noce — Billy aveva gettato il fucile nel fiume, ma aveva permesso a Marsh di conservare il bastone — e aggrottò le ciglia. «Se state per ammazzarmi, provateci,» disse. «Non sono dell’umore di giocare.»
Damon Julian sorrise. «Uccidervi? Perbacco, Capitano! Avevo in mente di offrirvi la cena.» Un vassoio d’argento era stato sistemato sul tavolino tra le due grosse poltrone di pelle. Julian alzò il coperchio per rivelare un piatto di pollo fritto e verdure, rape e cipolle in un piatto a parte, e una fetta di torta di mele con sopra del formaggio. «C’è anche del vino. Prego sedetevi, Capitano.»
Marsh guardò il cibo e lo annusò. «Toby è ancora vivo,» disse, con subitanea certezza.
«Certo che lo è,» disse Julian. «Volete sedervi?» Marsh avanzò con cautela. Non riusciva a immaginare a cosa mirasse Julian, ma ci pensò su un istante e decise che non gli importava. Forse il cibo era avvelenato, ma questo non aveva senso, c’erano metodi più facili per ucciderlo. Si sedette e prese un petto di pollo. Era ancora caldo. Lo addentò avidamente, e si ricordò di quanto tempo fosse passato da quando aveva consumato un pasto decente. Forse tra poco sarebbe morto, ma almeno sarebbe morto a pancia piena.
Damon Julian, risplendente nel suo abito scuro con il panciotto dorato, osservò Marsh mangiare con un sorriso divertito stampato sul suo volto pallido. «Vino, Capitano?», fu tutto quello che disse. Riempì due bicchieri e sorseggiò delicatamente il suo.
Quando Abner Marsh ebbe ingurgitato tutto il pasticcio di carne, si rilassò sulla sua sedia e ruttò, poi il suo viso si accigliò. «Un ottimo pasto,» riconobbe a malincuore. «Ora, perché sono qui, Julian?»
«La notte della vostra frettolosa partenza, Capitano, ho cercato di dirvi che volevo semplicemente parlare con voi. Avete scelto di non credermi.»
«È dannatamente giusto che io non vi abbia creduto,» disse Marsh. «E non vi credo ancora. Ma, vista la situazione, parlate pure.»
«Siete ardito, Capitano Marsh. E forte. Vi ammiro.»
«Non so che farmene delle vostre lodi.»
Julian rise. Il suo sorriso fu pura musica. I suoi occhi scuri brillarono. «Divertente,» commentò, «quale temerarietà.»
«Non so perché stiate tentando di adularmi, ma non vi servirà a nulla. Tutti i polli fritti del mondo non riusciranno a farmi dimenticare cosa avete fatto a quel bambino, e al signor Jeffers.»
«Sembrate dimenticare che Jeffers mi ha infilzato con una spada. Questa non è una cosa che una persona possa prendere alla leggera.»
«Quel bambino non aveva nessuna spada.»
«Uno schiavo,» replicò con tono arioso Julian, «una proprietà privata, secondo le leggi della vostra stessa nazione. Un inferiore, secondo la vostra gente. Gli ho risparmiato una vita di schiavitù, Capitano.»
«Andate all’inferno. Era soltanto un bambino e voi gli avete tagliato la mano come se fosse la testa di un pollo, e poi gli avete schiacciato la testa. Non vi aveva fatto niente.»
«No. E neppure Jean Ardent aveva fatto del male alla vostra gente. Eppure voi e il vostro ufficiale gli avete fracassato il cranio mentre dormiva.»
«Pensavamo si trattasse di voi.»
«Ah,» Julian sorrise. «Si è trattato di un errore, allora. Ma che si sia trattato di un errore oppure no, avete massacrato un innocente. Non sembrate eccessivamente consumato dalla colpa.»
«Non era un uomo. Era uno di voi. Un vampiro.»
Julian corrugò la fronte. «Per favore, condivido il disgusto di Joshua per quel termine.»
Marsh scrollò le spalle.
«Vi contraddicete, Capitano Marsh. Mi giudicate malvagio, perché faccio quello che voi fate senza alcun rimorso — togliere la vita a quelli che non sono come voi. Non importa. Voi difendete la vostra gente. E tra questi, includete perfino le razze nere. Per questo vi ammiro, vedete. Voi sapete chi siete, voi conoscete il vostro status, la vostra natura. Dovrebbe essere così. Voi ed io, in questo siamo simili.»
«Non ci assomigliamo in nulla.»
«Ah, ma è così! Noi accettiamo la nostra natura, voi ed io, non cerchiamo di essere le persone che non siamo, che non abbiamo mai voluto essere. Io disprezzo i deboli, gli insoddisfatti che odiano così tanto se stessi da dover far finta di essere qualcos’altro. Voi la pensate allo stesso modo.»
«Non è così.»
«No? Perché odiate così tanto Billy la Serpe?»
«È un essere spregevole.»
«Certo che lo è!» Julian sembrò enormemente divertito. «Povero Billy, è un debole e desidera essere forte. Farebbe qualunque cosa pur di diventare uno della mia gente. Qualunque cosa. Ne ho conosciuto degli altri come lui, molti altri. Sono utili, spesso divertenti, ma mai ammirevoli. Disprezzate Billy la Serpe perché imita la nostra razza e si nutre della vostra, Capitano Marsh. Il caro Joshua la pensa come voi, non comprendendo che in Billy egli vede se stesso.»
«Joshua e Billy Tipton non si somigliano affatto,» disse risoluto Marsh. «Billy è un maledettissimo viscido. Joshua ha forse compiuto cose abominevoli, ma sta cercando di mettervi fine. Avrebbe potuto aiutarvi tutti.»
«Ci avrebbe fatto diventare come voi. Capitano Marsh, la vostra nazione è terribilmente divisa sulla questione della schiavitù, una schiavitù basata sulla razza. Supponiamo che si possa porre fine a tutto ciò. Supponiamo che esistesse un modo per trasformare ogni uomo bianco di questa terra in un negro, nel giro di una notte. Lo fareste?»
Abner Marsh fece una smorfia. Non gli piaceva molto l’idea di diventare un negro, ma capiva dove Julian voleva andare a parare e non aveva alcuna intenzione di assecondarlo. Così non disse nulla.
Damon Julian sorseggiò il suo vino e sorrise. «Ah. Vedete. Perfino i vostri abolizionisti ammettono che le razze nere sono inferiori. Perderebbero la pazienza con uno schiavo negro che pretendesse di essere un bianco, e sarebbero disgustati se un bianco bevesse una pozione per diventare un negro. Non ho fatto del male a quel fanciullo per malizia, Capitano Marsh. Non c’è malizia in me. L’ho fatto per scuotere Joshua, il caro Joshua. È così bello, ma mi dà la nausea.
«Voi siete un altro caso. Avete veramente temuto che volessi farvi del male quella notte d’agosto? Oh, forse l’avrei fatto, in preda al dolore e alla collera. Ma non prima. La bellezza mi attira, Capitano Marsh, e voi non siete bello.» Rise. «Credo di non aver mai visto un uomo più brutto. Siete volgare, pieno di rotoli di grasso, con rozzi capelli e coperto da verruche, puzzate di sudore, avete un naso schiacciato e occhi di maiale, i denti storti e macchiati. Non potreste risvegliare la Sete che è in me più di quanto potrebbe farlo Billy. Eppure siete forte, e molto coraggioso, e conoscete la vostra condizione. Ammiro queste cose. Sapete anche comandare un battello. Capitano, non dovremmo essere nemici. Unitevi a me. Comandate il Fevre Dream per me.» Sorrise. «O in qualunque modo esso si chiami adesso. Billy ha deciso che il nome doveva essere cambiato e Joshua ne ha trovato uno da qualche parte. Potete cambiarlo di nuovo con l’originale, se lo preferite.»
«È Billy Tipton che sta comandando il battello, vero?»
Julian scrollò le spalle. «Billy è un sorvegliante, non un uomo di fiume. Posso sbarazzarmi di Billy. Vi piacerebbe, Capitano? Potrebbe essere la vostra prima ricompensa, se vi unirete a me. La morte di Billy. Lo ucciderò per voi, oppure lascerò che siate voi stesso a farlo. Ha ucciso il vostro ufficiale in seconda, sapete.»
«Mike il Peloso?», chiese Marsh, sentendosi gelare.
«Sì, ed anche il vostro ufficiale di macchina, alcune settimane dopo. Lo ha colto mentre tentava di danneggiare le caldaie affinché esplodessero. Vorreste vendicare la vostra gente? È nelle vostre possibilità.» Julian si piegò in avanti, risoluto, con i suoi occhi scuri balenanti, eccitati. «Potreste avere anche altre cose. Ricchezza. Non mi interessa affatto. Potreste prendervi tutto il mio denaro.»
«Che avete rubato a Joshua.»
Julian sorrise. «Un Signore del Sangue riceve molti doni. Posso anche offrirvi delle donne. Ho vissuto tra la vostra gente per molti anni, conosco la vostra lussuria, i vostri desideri. Quanto tempo è passato da quando avete avuto una donna, Capitano? Vi piacerebbe Valerie? Può essere vostra. È molto più bella di qualunque donna della vostra razza e non diventerà vecchia e ripugnante, per tutta la vostra vita. La potete avere. Anche le altre. Non vi faranno del male. Cosa altro vi piacerebbe? Cibo? Toby è ancora vivo. Potreste ottenere che cucini per voi sei, sette volte al giorno se lo desiderate.
«Voi siete un uomo pratico, Capitano. Voi non condividete le illusioni religiose della vostra razza. Riflettete su ciò che vi viene offerto. Avreste il potere di punire i vostri nemici e proteggere i vostri amici, uno stomaco pieno, denaro, donne. E tutto lo otterreste per fare ciò che desiderate disperatamente: comandare questo battello. Il vostro Fevre Dream.»
Abner Marsh emise un suono sprezzante. «Non è più mio. L’avete insudiciato.»
«Guardatevi intorno. Le cose stanno poi così male? Abbiamo navigato tra Natchez e New Orleans regolarmente, il battello è in buono stato, centinaia di passeggeri sono saliti senza mai notare la mancanza di qualcosa. Pochi sono scomparsi, la maggior parte di essi è a terra, nei villaggi e nelle città che tocchiamo. Billy dice che è più sicuro così. Soltanto una minima parte è morta sul battello, quelli la cui bellezza e giovinezza erano particolarmente eccezionali. Molti più schiavi muoiono ogni giorno a New Orleans, eppure voi non fate nulla contro la schiavitù. Il mondo è pieno di malvagi, Abner. Non vi chiedo di perdonare o di partecipare. Solo di guidare il vostro battello, e di riprendere i vostri affari. Abbiamo bisogno della vostra esperienza. La presenza di Billy fa scappare i passeggeri, e così, ad ogni viaggio, perdiamo del denaro. Perfino i fondi di Joshua non sono inesauribili. Suvvia, Abner, datemi la mano. Dite di sì. Lo volete. Lo leggo nei vostri occhi. Voi rivolete indietro questo battello. In voi vi è una sete, una passione. Prendetelo, allora. Bene e male sono delle stupide bugie, delle assurdità inventate per affliggere gli uomini onesti e sensibili. Vi conosco, Abner, e io posso darvi quello che desiderate. Unitevi a me, servitemi. Prendete la mia mano, e insieme sconfiggeremo l’Eclipse.» I suoi occhi scuri turbinavano e fiammeggiavano, abissi senza fine, che raggiungevano l’intimo più profondo di Marsh, lo scuotevano, lo sondavano, impuri eppure seducenti, invitanti, invitanti. La sua mano era tesa. Abner Marsh iniziò ad allungare la sua. Julian sorrideva così gentilmente, e le sue parole sembravano così sensate. Non stava chiedendo a Marsh di far qualcosa di orribile, ma soltanto di comandare il battello, di aiutarlo a proteggere se stesso e i suoi amici. Per l’inferno, aveva protetto Joshua, non era forse anche lui un vampiro? È vero, c’erano stati degli omicidi sulla nave, ma un uomo era stato strangolato sul Sweet Fevre nel ’54 e due giocatori d’azzardo erano stati uccisi sul Nick Perrot, quando Marsh era stato al comando di quel battello; non aveva avuto alcuna responsabilità in quei due episodi, si era limitato a prendersi cura dei propri affari, a comandare i suoi battelli, non era come se fosse stato lui ad uccidere quella gente. Un uomo può proteggere i suoi amici ma non il mondo intero, inoltre gli pareva che Billy la Serpe avrebbe avuto quello che si meritava. Tutto gli suonava eccezionale, un affare dannatamente ottimo. Gli occhi di Julian erano neri e affamati, la sua pelle era fresca, dura come quella di Joshua, come Joshua quella notte sull’argine… e Abner Marsh tirò indietro la mano di scatto. «Joshua,» disse ad alta voce. «È così. Non lo avete ancora sconfitto, vero? Gli avete dato una bella batosta, ma è ancora vivo, e non siete riuscito a fargli bere sangue, non lo avete cambiato. Ecco perché.» Marsh sentì il sangue montargli alla testa. «Non vi importa di quanto dannato denaro produca questo battello. Se domani affondasse, non ve ne importerebbe un accidente, vi limitereste ad andarvene da qualche altra parte. E Billy la Serpe, forse volete sbarazzarvene, e usare me al posto suo, ma non è questo il punto. È Joshua. Se io mi unisco a voi, ciò distruggerà quel po’ di forza d’animo che lo sostiene, e sarà la prova che avete ragione. Joshua ha fiducia in me, e voi mi volete perché sapete cosa questo gli provocherebbe.» La mano di Julian era ancora tesa, gli anelli luccicavano debolmente sulle pallide dita affusolate. «Dannazione a voi!» ruggì Marsh, afferrò il bastone da passeggio e lo batté con violenza. «DANNAZIONE A VOI!» Il sorriso morì sulle labbra di Julian e il suo viso divenne qualcosa di inumano. Non c’era nient’altro nei suoi occhi che tenebre e passato e deboli fiamme guizzanti che bruciavano di antica malvagità. Si alzò, torreggiando su Abner Marsh, e strappò via il bastone dalla mano di Marsh, quando quest’ultimo tentò di colpirlo sul viso. Lo spezzò a nude mani, tanto facilmente quanto Marsh avrebbe potuto spezzare un fiammifero consumato, e lo gettò da un lato. I pezzi colpirono il muro e ricaddero sul tappeto.
«Potevate essere ricordato come l’uomo che ha superato l’Eclipse,» disse Julian con fredda malizia. «Invece, morirete. E ci metterete molto tempo, capitano Marsh. Siete troppo brutto per me, vi darò a Billy la Serpe, per insegnargli a gustare il sangue. Forse anche il caro Joshua ne vorrà un bicchiere. Gli farà bene». Sorrise. «Per quanto riguarda la vostra barca, capitano Marsh, non preoccupatevene. Mi prenderò cura di lei dopo la vostra dipartita. Nessuno sul fiume dimenticherà mai il Fevre Dream»