23 Oltre la Pietra

Egwene inciampò, avvinghiandosi al collo di Nebbia quando il terreno si inclinò sotto i suoi piedi. Tutto si muoveva, gli Aiel lottavano con i muli raglianti che scivolavano su un ripido pendio roccioso dove non cresceva nulla. Il calore che rammentava dal Tel’aran’rhiod la martellava. L’aria tremava davanti agli occhi della ragazza, il terreno le bruciava i piedi attraverso le suole. La pelle le pizzicò dolorosamente per un momento, quindi il sudore sgorgò da ogni poro. Non appena si inumidiva, il vestito sembrava evaporare immediatamente.

I muli che si dibattevano e gli alti Aiel le nascondevano quasi la visuale, ma riusciva a intravedere comunque brandelli di paesaggio. Una spessa colonna di pietra grigia spuntava angolata dal terreno a meno di tre passi di distanza, battuta da folate di vento sabbioso tanto da non poter più riconoscere se era mai stata simile alla Pietra Portale di Tear. Montagne dai fianchi di pietra accidentata che sembravano scolpite dall’ascia di un gigante impazzito cuocevano sotto a un sole infuocato in un cielo privo di nuvole. Eppure al centro della lunga, arida valle in lontananza era sospesa una massa di nebbia densa che ondeggiava come le nuvole; quel sole scottante di certo avrebbe dovuto farla evaporare in un momento, ma la nebbia si agitava indenne. E fuori da quel grigiore ondeggiante spuntavano le cime di una serie di torri, alcune a pinnacolo, altre che finivano di colpo come se fossero ancora in costruzione.

«Aveva ragione» mormorò fra sé. «Una città fra le nuvole.» Afferrando le briglie del castrone, Mat si guardava attorno a occhi sgranati. «Ce l’abbiamo fatta, Egwene, e senza alcuna... Che io sia folgorato, ce l’abbiamo fatta!» Si slacciò la camicia attorno al collo. «Luce, fa caldo. Che io sia folgorato se non è vero!»

D’improvviso Egwene si accorse che Rand era carponi, a testa bassa, e si sosteneva appoggiando una mano al suolo. Tirandosi appresso la giumenta, si fece largo fra gli Aiel affollati per andare verso di lui mentre Lan lo aiutava ad alzarsi. Moiraine era già lì, che lo studiava con calma apparente — e una leggera tensione agli angoli della bocca a significare che gli avrebbe volentieri tirato le orecchie.

«L’ho fatto» ansimò Rand, guardandosi attorno. Il Custode era la sola cosa che lo sosteneva; il viso di Rand era esangue e teso, come quello di un uomo sul letto di morte.

«Ci sei andato vicino» lo rimproverò freddamente Moiraine. Molto freddamente. «L’angreal non era sufficiente per il compito. Non devi farlo nuovamente. Se azzardi qualcosa, devi ragionarci e deve esserci una forte motivazione. Dev’essere così.»

«Non azzardo nulla, Moiraine. È Mat quello delle casualità.» Rand aprì a forza la mano destra; l’angreal, il piccolo uomo grasso, aveva conficcato la punta della sua spada nel palmo della mano, proprio nel marchio dell’airone. «Forse hai ragione. Forse ho bisogno di un angreal più forte. Solo un po’, forse...» bisbigliò risentito. «Ha funzionato, Moiraine. Questa è la cosa importante. Li ho superati. Ha funzionato.»

«Questo è ciò che importa» confermò Lan annuendo.

Egwene emise un verso irritato. Uomini. Uno si era quasi ammazzato, quindi aveva cercato di farne uno scherzo e l’altro che gli diceva che aveva fatto la cosa giusta. Ma non crescevano mai?

«La fatica di incanalare non è come le altre forme di fatica» spiegò Moiraine. «Non posso liberartene completamente, non quando hai incanalato così tanto, ma farò quel che potrò. Forse quella che resterà ti rammenterà di essere più prudente in futuro.» Era arrabbiata; c’era un cenno di soddisfazione nella sua voce.

Il bagliore di saidar circondò l’Aes Sedai mentre si accingeva a prendere fra le mani la testa di Rand, il quale si fece scappare un’esclamazione tremante mentre rabbrividiva senza controllo, quindi si allontanò bruscamente da lei, liberandosi anche dalla presa di Lan.

«Chiedi, Moiraine» si rivolse Rand alla donna infilando l’angreal nel sacchetto. «Prima chiedi. Non sono il tuo cagnolino al quale puoi fare tutto quello che vuoi, quando vuoi.» Si strofinò le mani per rimuovere un rivolo di sangue.

Egwene emise nuovamente quel verso irritato. Infantile e ingrato fino in fondo. Adesso poteva stare in piedi da solo, anche se gli occhi sembravano ancora socchiusi, e non aveva bisogno di guardargli il palmo per vedere che la ferita era scomparsa come se non ci fosse mai stata. Del tutto ingrato. Sorprendentemente Lan non lo aveva richiamato per essersi rivolto a Moiraine in quel modo.

Si accorse anche che gli Aiel si erano immobilizzati adesso che avevano calmato i muli. Si allontanarono con cautela, non verso la valle e la città immersa nelle nebbie che doveva essere il Rhuidean, ma verso due accampamenti a entrambi i lati del gruppo, forse lontani mezzo chilometro. Erano due gruppi di decine e decine di basse tende aperte da un lato, una larga il doppio delle altre, abbarbicate al fianco scosceso della montagna; quasi scomparivano contro di essa, ma gli Aiel vestiti di grigio e marrone in ogni campo erano chiaramente visibili, lance corte e frecce incoccate sugli archi d’osso che impugnavano fra le mani, alcuni che si velavano se non lo erano già. Sembravano tenersi sulle punte dei piedi, pronti ad attaccare.

«La pace del Rhuidean» gridò una voce femminile in cima al pendio, ed Egwene sentì che la tensione abbandonava gli Aiel intorno a lei. Quelli intorno alle tende abbassarono i veli, anche se guardavano con cautela.

Si accorse che c’era un terzo accampamento molto più piccolo in alto sulla montagna, alcune tende basse in una piccola macchia. Quattro donne stavano scendendo dal campo, calme e dignitose con scure gonne voluminose e ampie bluse bianche, scialli marroni o grigi attorno alle spalle, malgrado il caldo che stava iniziando a far sentire a Egwene la testa leggera, e molti braccialetti d’avorio e d’oro. Due avevano i capelli bianchi, una del colore del sole e lunghi fino alla vita, tenuti indietro da fazzoletti legati attorno al capo.

Egwene riconobbe una delle donne con i capelli bianchi; Amys, la Sapiente che aveva incontrato in Tel’aran’rhiod. Fu nuovamente colpita dal contrasto fra il suo volto abbronzato e i capelli bianchi candidi; la Sapiente non sembrava abbastanza vecchia. La seconda donna con i capelli bianchi aveva un viso rugoso che poteva essere di una nonna e un’altra, con i capelli scuri striati di bianco, sembrava altrettanto vecchia. Era certa che fossero tutte Sapienti, molto probabilmente le stesse che avevano firmato la lettera indirizzata a Moiraine.

Le donne aiel si fermarono sul pendio a dieci passi dal gruppo attorno alla Pietra Portale, e la donna che sembrava una nonna parlò con una voce segnata dall’età, anche se potente. «Che la pace del Rhuidean sia con voi. Chi viene al Chaendaer possa tornare in pace nella sua tenuta. Non verrà versato del sangue.»

A queste parole gli Aiel giunti da Tear cominciarono a separarsi, assegnandosi velocemente i muli da soma e il loro carico. Adesso non erano divisi per società; Egwene vide le Fanciulle che si aggregavano in diversi gruppi, alcuni dei quali iniziarono subito ad avviarsi verso la montagna, evitandosi tra loro e restando lontani dagli accampamenti, pace del Rhuidean o no. Altre si recarono verso uno dei grandi gruppi di tende, dove alla fine le armi vennero deposte.

Nessuno era sicuro della pace del Rhuidean. Lan rilasciò la presa sull’elsa della spada ancora nel fodero, anche se Egwene non lo aveva visto mettervi sopra le mani, e Mat fece scivolare velocemente un paio di pugnali di nuovo nella manica. Rand stava in piedi con i pollici infilati dietro la cintura, ma c’era un chiaro sollievo negli occhi del giovane.

Egwene cercò Aviendha per rivolgerle alcune domande prima che andasse da Amys. Di certo la donna aiel sarebbe stata un po’ più disponibile a parlare delle Sapienti in questo luogo, nella sua terra. Vide le Fanciulle, che trasportavano a spalla un grosso sacco di juta che tintinnava e due arazzi arrotolati, mentre si avviavano a passo deciso verso uno degli accampamenti.

«Tu rimani, Aviendha» disse ad alta voce la Sapiente con le striature grigie nei capelli. Aviendha si fermò senza guardare nessuno.

Egwene si mosse verso di lei, ma Moiraine mormorò: «Meglio non interferire, dubito che voglia la tua compassione, o qualsiasi altra cosa tu abbia da offrirle.»

Egwene annuì controvoglia. Effettivamente sembrava che Aviendha volesse restare da sola. Che cosa cercavano da lei le Sapienti? Aveva trasgredito qualche regola o legge?

Lei per prima avrebbe gradito un po’ di compagnia. Si sentiva molto esposta lì in piedi senza Aiel che la circondavano e tutti quelli attorno alle tende che guardavano. Gli Aiel che erano venuti dalla Pietra erano stati cortesi anche se non proprio amichevoli; gli osservatori non sembravano né l’uno né l’altro. Abbracciare saidar era una tentazione. Solo Moiraine, serena e fredda come sempre, malgrado la traspirazione sul viso, e Lan, per nulla turbato come le rocce che lo circondavano, la trattennero. La coppia avrebbe saputo se c’era pericolo. Finché accettavano la situazione, lo avrebbe fatto anche lei. Ma desiderava che questi Aiel smettessero di fissarla.

Rhuarc si arrampicò sul pendio sorridendo. «Sono tornato, Amys, anche se non dalla via che ti aspettavi, scommetto.»

«Sapevo che saresti stato qui oggi, ombra del mio cuore.» La donna si distese per toccargli la guancia, lasciando ricadere lo scialle marrone sulle braccia. «Mia sorella moglie ti manda il suo cuore.»

«È a questo che ti riferivi con il Sognare» mormorò Egwene a Moiraine. Lan era il solo abbastanza vicino da sentire. «Per questo eri disponibile a lasciare che Rand ci portasse qui usando la Pietra Portale. Le Sapienti sapevano e lo avevano menzionato nella lettera. No, non ha alcun senso. Se avessero menzionato la Pietra Portale non avresti provato a convincerlo a non farlo. Però sapevano che saremmo arrivati.»

Moiraine annuì senza distogliere lo sguardo dalle Sapienti. «Hanno scritto che ci avrebbero incontrati qui, sul Chaendaer, oggi. Ho creduto che fosse... improbabile... fino a quando Rand ha menzionato le Pietre Portali. Quando ho visto che era sicuro — di certo oltre il mio tentativo di dissuasione — che ce ne fosse una qui... Diciamo che di colpo mi è sembrato ‘molto’ probabile che avremmo raggiunto il Chaendaer oggi.»

Egwene inspirò a fondo l’aria calda. Questa era dunque una delle cose che potevano fare le Sognatrici. Non vedeva l’ora di incominciare a imparare. Voleva seguire Rhuarc e presentarsi ad Amys — farlo nuovamente — ma Rhuarc e Amys si stavano guardando negli occhi in un modo tale che escludeva gli estranei.

Da ognuno dei campi si era fatto avanti un uomo, uno alto e dalle spalle ampie, con i capelli rosso fiamma e ancora lontano dalla mezza età, l’altro più anziano e scuro, non meno alto ma più snello. Si fermarono ad alcuni passi da entrambi i lati di Rhuarc e le Sapienti. L’uomo più anziano con il viso segnato dalle intemperie non aveva con sé alcuna arma visibile se non il pugnale dalla spessa lama, ma l’altro aveva le lance e lo scudo, e manteneva la testa alta con uno cipiglio fiero e orgoglioso diretto a Rhuarc, il quale lo ignorò rivolgendosi all’altro uomo. «Ti vedo, Heirn. Qualcuno dei capi della setta ha deciso che sono già morto? Chi cerca di prendere il mio posto?»

«Ti vedo, Rhuarc. Nessuno dei Taardad è entrato nel Rhuidean, o ha tentato di farlo. Amys ha detto che sarebbe venuta a incontrati qui oggi e queste Sapienti hanno viaggiato con lei. Ho portato questi uomini della setta Jindo per assicurarmi che giungessero sane e salve.»

Rhuarc annuì solennemente. Egwene aveva la sensazione che fosse stato appena detto qualcosa di importante, o alluso a essa. Le Sapienti non guardavano l’uomo con i capelli rossi, e nemmeno Rhuarc o Heirn, ma a giudicare dal colore che si accendeva sulle guance dell’altro, sembrava lo stessero fissando. Egwene lanciò un’occhiata a Moiraine e in cambio ricevette un lieve cenno del capo; nemmeno l’Aes Sedai capiva.

Lan si inchinò fra loro, parlando con calma. «Una Sapiente può andare ovunque al sicuro, in qualsiasi fortezza, indipendentemente dal clan di appartenenza. Credo che nemmeno gli antagonismi di sangue tocchino le Sapienti. Questo Heirn è venuto per protegger Rhuarc da chiunque appartenga all’altro campo, ma non sarebbe onorabile professarlo.» Moiraine sollevò leggermente il sopracciglio e Lan aggiunse: «Non so molto delle loro usanze, ma li ho combattuti spesso prima di incontrarti. Non mi hai mai chiesto di loro.»

«Me ne ricorderò» rispose asciutta l’Aes Sedai.

Voltarsi indietro verso le Sapienti e i tre uomini fece girare la testa a Egwene. Lan le mise in mano una borraccia d’acqua stappata e la ragazza reclinò il capo indietro per bere, grata di quel gesto. L’acqua era tiepida e odorava di pelle, ma in quel caldo le sembrava fresca di sorgente. Offrì la fiasca mezza vuota a Moiraine, che bevve con parsimonia e la restituì. Egwene fu felice di bere il resto, a occhi chiusi; un po’ d’acqua le cadde sulla fronte e li riaprì velocemente. Lan le stava versando un’altra borraccia d’acqua in testa e i capelli di Moiraine erano già gocciolanti.

«Questo calore può uccidere se non ci sei abituata» spiegò il Custode mentre inumidiva un paio di fazzoletti di lino bianco che si era tolto di tasca. Seguendo le sue istruzioni Moiraine ed Egwene si legarono i panni umidi attorno alla testa. Rand e Mat stavano facendo lo stesso. Lan rimase con il capo scoperto al sole; nulla sembrava sconcertarlo.

Il silenzio fra Rhuarc e gli Aiel intorno a lui si era prolungato, ma il capo clan alla fine si rivolse all’uomo dai capelli rosso fiamma. «Allora sono gli Shaido che si ritrovano senza un capo clan, Couladin?»

«Suladric è morto» rispose l’uomo. «Muradin e entrato nel Rhuidean. Se dovesse fallire, entrerò io.»

«Non lo hai chiesto, Couladin» intervenne la Sapiente che ricordava una nonna con quella sua esile, ma forte voce. «Se Muradin dovesse fallire, chiedi allora. Siamo in quattro, abbastanza per dire sì o no.»

«È mio diritto, Bair» rispose arrabbiato Couladin. Aveva l’aspetto di un uomo che non era abituato a essere contraddetto.

«È tuo diritto chiedere» proseguì la donna con la voce acuta. «È nostro diritto rispondere. Non credo che ti sarà concesso di entrare, qualunque cosa accada a Muradin. Tu hai qualcosa che non va, Couladin.» La donna sistemò lo scialle grigio, avvolgendolo attorno alle spalle spigolose come a dire che aveva già parlato più di quanto considerava necessario.

Il volto dell’uomo dai capelli rosso fiamma divenne ancora più rosso. «Mio fratello primo tornerà con il marchio del capo clan e guideremo gli Shaido verso un grande onore! Intendiamo...!» chiuse la bocca di scatto, quasi tremando.

Egwene decise che lo avrebbe tenuto d’occhio fino a quando sarebbe rimasto nelle sue vicinanze. Le ricordava i Congar e i Coplin giù a casa, spacconi e combina guai. Di certo fino a ora non aveva visto nessun Aiel manifestare così apertamente certe emozioni.

Amys sembrava averlo già accantonato. «Qualcuno è venuto con Rhuarc» sentenziò la donna. Egwene si aspettava che si riferisse a lei, ma gli occhi di Amys si posarono su Rand. Moiraine chiaramente non era sorpresa. Egwene si chiese cosa ci fosse scritto in quella lettera delle Sapienti che l’Aes Sedai non aveva rivelato.

Rand sembrò preso alla sprovvista per un momento, esitante, ma poi camminò su per il pendio per piazzarsi accanto a Rhuarc rivolgendo uno sguardo pacato alle donne. Il sudore impregnava la camicia bianca facendola aderire al corpo e creava macchie scure sui pantaloni. Con il fazzoletto bianco avvolto attorno alla testa di certo non sembrava grandioso come lo era stato nella Pietra. Le rivolse un inchino curioso, con il piede sinistro in avanti, la mano sinistra sul ginocchio, la mano destra protesa con il palmo rivolto verso l’alto.

«Per il diritto di sangue» intonò Rand «chiedo il permesso di accedere al Rhuidean, per l’onore dei nostri antenati e la memoria di quel che era.»

Amys batté le palpebre chiaramente sorpresa e Bair mormorò: «Una formula antica, ma la domanda è stata rivolta. La risposta è sì.»

«Anche io rispondo di sì, Bair» aggiunse Amys. «Seana?»

«Quest’uomo non è un Aiel» intervenne adirato Couladin. Egwene sospettò che lo fosse quasi sempre. «Per lui trovarsi su questo suolo significa la morte! Perché Rhuarc lo ha portato con sé? Perché...?»

«Desideri essere una Sapiente, Couladin?» chiese Bair, con un cipiglio che aumentava le rughe sul viso. «Indossa un abito, vieni da me e vedrò se puoi essere addestrato. Fino ad allora, rimani in silenzio quando le Sapienti parlano!»

«Mia madre era Aiel» rispose Rand con la voce tesa.

Egwene lo fissò. Kari al’Thor morì quando Egwene era appena uscita dalla culla, ma se la moglie di Tan era Aiel, Egwene di certo ne avrebbe sentito parlare. Lanciò un’occhiata a Moiraine; l’Aes Sedai stava osservando la scena con il viso assolutamente calmo. Rand somigliava molto agli Aiel, alto, con gli occhi grigi e i capelli rossi, ma questo era ridicolo.

«Non tua madre» rispose lentamente Amys. «Tuo padre.» Egwene scosse il capo. Adesso la questione si avvicinava alla follia. Rand aprì la bocca, ma Amys non lo lasciò parlare. «Seana, cosa dici?»

«Sì» rispose la donna con le striature grigie fra i capelli. «Melaine?»

L’ultima delle quattro, una bella donna con i capelli rosso dorati, non più di dieci o quindici anni più grande di Egwene, esitò. «Dev’essere fatto» rispose alla fine, con riluttanza. «La mia risposta è sì.»

«Ti è stato risposto» Amys si rivolse a Rand. «Puoi accedere al Rhuidean e...» si interruppe nel vedere Mat che risaliva la china e le rivolgeva goffamente lo stesso inchino di Rand.

«Anche io chiedo di entrare nel Rhuidean» chiese tremante.

Le quattro Sapienti lo fissarono. Rand girò la testa sorpreso. Egwene pensò che nessuno poteva essere più colpito di quanto non lo fosse lei, ma Couladin dimostrò che si sbagliava. Sollevando una delle lance con un ringhio, colpì Mat al petto.

Il bagliore di saidar circondò Amys e Melaine e dei flussi di Aria sollevarono l’uomo dai capelli rosso fuoco scagliandolo lontano una dozzina di passi.

Egwene fissava la scena a occhi sgranati. Potevano incanalare. Almeno due di loro. Di colpo i lineamenti giovanili di Amys sotto a quei capelli bianchi si rivelarono per quel che erano, qualcosa di molto vicino al viso senza età delle Aes Sedai. Moiraine era assolutamente immobile. Egwene però poteva quasi sentire il ronzio dei suoi pensieri. Questa era chiaramente una sorpresa anche per lei.

Couladin si accovacciò. «State accettando questo forestiero come uno di noi» disse con voce stridula, indicando Rand con la lancia che aveva tentato di usare contro Mat. «Se lo dite voi, così sia. È pur sempre un rammollito abitante delle terre bagnate e il Rhuidean lo ucciderà.» La lancia oscillò verso Mat, che stava cercando di riporre nuovamente il pugnale nella manica senza farsi notare. «Ma lui, per lui trovarsi qui significa morte, e sacrilegio anche solamente il chiedere di entrare nel Rhuidean. Solo quelli del sangue possono entrare. Solo loro!»

«Torna alle tue tende, Couladin» Melaine si rivolse all’uomo con freddezza. «E anche te, Heirn. E tu, Rhuarc. Questi sono affari delle Sapienti e di nessun uomo al di fuori di chi ha rivolto la domanda. Andate!» Rhuarc e Heirn annuirono e si incamminarono verso un piccolo gruppo di tende, parlando fra loro. Couladin guardò furioso Rand, Mat e le Sapienti, prima di voltarsi di scatto e avviarsi verso il campo più grande.

Le Sapienti si scambiarono delle occhiate. Preoccupate, avrebbe detto Egwene, anche se erano brave quasi quanto le Aes Sedai a mantenere i volti inespressivi quando volevano.

«Non ti è permesso» rispose alla fine Amys. «Giovane uomo, non sai cosa hai fatto. Torna con gli altri.» Gli occhi della donna si spostarono su Egwene, Moiraine e Lan, adesso in piedi da soli, i cavalli vicino alla Pietra Portale escoriata dal vento.

«Non posso.» Mat sembrava disperato. «Sono giunto lontano, ma questo non conta, vero? Devo andare nel Rhuidean.»

«Non ti è permesso» ripeté dura Melaine, i lunghi capelli rosso dorato che ondeggiarono quando scosse il capo. «Non hai sangue Aiel che ti scorre nelle vene.»

Rand aveva studiato Mat per tutto questo tempo. «Verrà con me» esclamò all’improvviso. «Mi avete dato il permesso e può venire con me, anche se dite di no.» Guardò le Sapienti, non in modo provocatorio, solo determinato. Egwene lo conosceva sotto questo punto di vista; non si sarebbe fatto indietro qualunque cosa gli avessero risposto.

«Non è permesso» replicò Melaine con fermezza, rivolgendosi alle sorelle. Sollevò lo scialle per coprirsi la testa. «La legge è chiara. Nessuna donna può inoltrarsi nel Rhuidean più di due volte, nessun uomo più di una volta e nessuno che non abbia sangue Aiel.»

Seana scosse il capo. «Molte cose stanno cambiando, Melaine. Le vecchie vie...»

«Se lui è il prescelto» intervenne Bair «il Tempo del Cambiamento è giunto. Le Aes Sedai calpestano il suolo del Chaendaer e anche Aan’allein con il mantello cangiante. Possiamo seguire ancora le vecchie regole? Sapendo quanto cambierà tra breve?»

«Non possiamo» rispose Amys. «Adesso tutto è in bilico sull’orlo del Cambiamento. Melaine?» La donna dai capelli rosso dorato guardò le montagne che le circondavano e la città avvolta dalla nebbia sotto di loro, quindi sospirò e annuì. «È fatto» concluse Amys voltandosi verso Rand e Mat. «Voi» iniziò a dire, e si fermò. «Come vi chiamate?»

«Rand al’Thor.»

«Mat. Mat Cauthon.»

Amys annuì. «Tu, Rand al’Thor, devi recarti nel cuore del Rhuidean, al centro. Se desideri andare con lui, Mat Cauthon, così sia, ma sappi che la maggior parte degli uomini che entra nel cuore del Rhuidean non fa ritorno, e alcuni impazziscono. Non potete portare cibo o acqua, in memoria del nostro esilio dopo la Frattura. Dovrete inoltrarvi nel Rhuidean disarmati, solamente le vostre mani e la forza del cuore, per onorare i Jenn. Se avete armi, lasciatele in terra davanti a noi. Saranno qui quando farete ritorno. Se tornerete.»

Rand estrasse il pugnale che aveva alla cintura e lo depose ai piedi di Amys, quindi dopo un momento vi aggiunse la piccola scultura di pietra verde che rappresentava il piccolo uomo rotondo. «Questo è tutto» aggiunse Rand.

Mat iniziò con il pugnale che aveva alla cintura e proseguì, estraendo pugnali dalle maniche e da sotto la giubba, anche da dietro al colletto, accatastandone una pila che sembrò impressionare anche le donne aiel. Fece la mossa di fermarsi, guardò le donne, quindi ne estrasse altri due da ogni stivale. «Me ne ero dimenticato» aggiunse con un sorriso stringendosi nelle spalle. Gli sguardi fissi delle Sapienti gli cancellarono il sorriso dal volto.

«Sono vincolati al Rhuidean» proseguì formalmente Amys, guardando sopra le teste degli uomini, e le altre tre risposero in coro: «E Rhuidean appartiene ai defunti.»

«Non potranno parlare ai viventi fino al loro ritorno» intonò Amys, e le altre risposero ancora una volta: «I defunti non parlano con i viventi.»

«Non li vedremo fino a quando non torneranno fra i viventi.» Amys si tirò lo scialle davanti agli occhi, e, una dopo l’altra, le altre fecero lo stesso. Con i volti nascosti, parlarono all’unisono. «Abbandonate i viventi e non perseguitateci con i ricordi di quanto è andato perduto. Non parlate di cosa vedono i morti.» Rimasero in piedi e in silenzio, aspettando.

Rand e Mat si guardarono. Egwene voleva andare da loro, parlargli — avevano entrambi quell’espressione troppo fissa degli uomini che non volevano mostrare di essere a disagio o spaventati — ma avrebbe potuto interrompere la cerimonia.

Alla fine Mat scoppiò a ridere. «Be’, immagino che i morti possano parlare almeno fra loro. Mi chiedo se questo vale per... non importa. Credi che vada bene se cavalchiamo?»

«Non penso» rispose Rand. «Credo che dobbiamo camminare.»

«Oh, che i miei piedi doloranti siano folgorati. Allora tanto vale che cominciamo. Ci vorrà mezzo pomeriggio solo per giungere laggiù. Se siamo fortunati.»

Rand rivolse a Egwene uno sguardo rassicurante mentre iniziavano a ridiscendere la montagna, come per convincerla che non c’era pericolo, niente di spiacevole. Il sorriso di Mat era quello di quando stava facendo qualcosa di particolarmente stupido, come cercare di ballare in cima a un tetto.

«Non farai nulla di... ‘pazzo’... vero?» chiese Mat. «Voglio ritornare vivo e vegeto.»

«Anch’io» rispose Rand. «Anch’io.»

Si allontanarono, diventando sempre più piccoli man mano che scendevano. Quando furono solamente due sagome minute, visibili a malapena, le Sapienti abbassarono gli scialli.

Sistemandosi il vestito e desiderando di non sudare, Egwene risalì la piccola distanza che le divideva guidando Nebbia. «Amys? Sono Egwene al’Vere. Hai detto che dovevo...»

Amys la interruppe sollevando una mano e guardò nella direzione in cui Lan stava guidando Mandarb, Pips e Jeade’en, alle spalle di Moiraine, con Aldieb. «Adesso sono affari di donne, Aan’allein. Devi farti da parte. Vai alle tende. Rhuarc ti offrirà acqua e ombra.»

Lan attese il lieve cenno del capo di Moiraine prima di inchinarsi e allontanarsi nella stessa direzione in cui si era avviato Rhuarc. Il mantello cangiante che gli scendeva sulla schiena a volte gli dava l’aspetto di una testa decapitata con le braccia staccate dal corpo che si muovevano sul terreno davanti ai tre cavalli.

«Perché lo chiamate a quel modo?» chiese Moiraine quando l’uomo fu lontano. «‘Unico Uomo’. Lo conoscete?»

«Lo conosciamo, Aes Sedai.» Amys fece sembrare il titolo una onorificenza fra eguali. «L’ultimo dei Malkieri. L’uomo che non abbandonerà la sua guerra contro l’Ombra anche se la sua nazione è stata distrutta da quella molto tempo fa. C’è molto onore in lui. Sapevo dal sogno che se tu fossi venuta, era quasi certo che Aan’allein avrebbe fatto lo stesso, ma non sapevo che ti obbedisse.»

«È il mio Custode» rispose semplicemente Moiraine.

Egwene pensò che malgrado il tono di voce l’Aes Sedai fosse in difficoltà, e sapeva perché. ‘Quasi certo’ che Lan sarebbe andato con Moiraine? L’avrebbe seguita nel Pozzo del Destino senza battere ciglio. Quasi altrettanto interessante era il ‘se tu fossi venuta’. Le Sapienti lo sapevano o no che sarebbero venuti? Forse interpretare i sogni non era così lineare come sperava. Stava per chiedere, quando Bair parlò.

«Aviendha? Vieni qui.»

Aviendha era rimasta accovacciata e sconsolata da una parte, con le braccia avvolte attorno alle gambe, lo sguardo fisso al suolo. Si alzò lentamente. Se Egwene non l’avesse conosciuta bene, avrebbe pensato che la donna era spaventata. Aviendha trascinava i piedi mentre si arrampicava verso le Sapienti e si appoggiò la borsa e le coperte arrotolate davanti a sé.

«È giunto il momento» continuò Bair, con calma. Ma non c’era compromesso negli occhi azzurro chiaro. «Hai corso con le lance per quanto hai potuto. Più di quanto avresti dovuto.»

Aviendha scosse il capo in modo provocatorio. «Io sono una Fanciulla della Lancia. Non voglio essere una Sapiente. Non lo sarò!»

Il viso della Sapiente si indurì. A Egwene venne in mente la Cerchia delle donne a confronto con una donna che si stava cacciando in qualcosa di stupido.

«Sei già stata trattata più gentilmente di quanto si faceva ai giorni miei» intervenne Amys con una voce dura come la roccia. «Anche io mi rifiutai quando venni chiamata. Le mie sorelle di lancia mi hanno spezzato le lance davanti agli occhi. Mi condussero da Bair e Coedelin legata mani e piedi e con indosso solamente la mia pelle.»

«E una graziosa bambolina sotto al braccio» aggiunse Bair seccamente «per rammentarti di quanto fossi infantile. Se mi ricordo bene, sei fuggita nove volte il primo mese.»

Amys annuì torvamente. «E mi avete fatta singhiozzare come una bambina per ognuna di quelle fughe. Il secondo mese scappai solamente cinque volte. Credevo di essere forte e dura quanto può esserlo una donna. Però non ero furba; ci ho messo sei mesi per imparare che eravate più forti e più dure di quanto sarei mai potuta essere io, Bair. Alla fine ho imparato quale era il mio dovere, il mio obbligo nei confronti degli altri. Come farai tu, Aviendha. Come te, tutti abbiamo degli obblighi. Non sei una bambina. È giunto il momento di mettere via le bambole — e le lance — e diventare la donna che devi.»

Di colpo Egwene si rese conto del perché si fosse sentita così vicina ad Aviendha fin dall’inizio, del perché Amys e le altre volevano che diventasse una Sapiente. Aviendha poteva incanalare. Come lei, Elayne e Nynaeve — nonché Moiraine — era una di quelle rare donne alle quali non solo poteva essere insegnato a incanalare, ma che era nata con quell’abilità, per cui prima o poi avrebbe toccato la Vera Fonte, sia che sapesse cosa stava facendo o no. Il volto di Moiraine era immoto, calmo, ma Egwene vide la conferma dipinta negli occhi della donna. L’Aes Sedai di certo se ne era accorta subito, fin dalla prima volta che si era avvicinata alla donna aiel. Egwene si rese conto di sentire la stessa affinità con Amys e Melaine. Però non con Bair e Seana. Solo le prime due potevano incanalare, ne era certa. E adesso poteva percepirlo anche con Moiraine. Era la prima volta che provava una simile sensazione: l’Aes Sedai era una donna distaccata.

Alcune Sapienti sembrarono vedere altro nel volto di Moiraine. «Volevi portarla alla tua Torre Bianca» le disse Bair «per farne una di voi. È una Aiel, Aes Sedai.»

«Può essere molto forte se viene addestrata come si deve. Alla Torre può raggiungere quella forza.»

«Anche noi possiamo insegnarle le stesse cose, Aes Sedai.» La voce di Melaine era abbastanza calma, ma il disprezzo tingeva quello sguardo fermo degli occhi verdi. «E meglio. Ho parlato con alcune Aes Sedai. Voi coccolate le donne nella Torre. La terra delle Tre Piegature non è un luogo per le tenerezze. Aviendha imparerà quel che può fare nel lasso di tempo in cui voi stareste ancora a farla giocherellare.»

Egwene rivolse ad Aviendha uno sguardo preoccupato; l’altra donna si fissava i piedi e la sfida era scomparsa dal suo sguardo. Se credevano che l’addestramento alla Torre fosse tenero... Lei aveva lavorato sodo e con disciplina da novizia come mai in vita sua. Sentì un morso di autentica simpatia per la donna aiel.

Amys protese le mani e Aviendha con riluttanza vi depose le lance e lo scudo, sussultando quando la Sapiente le gettò da una parte e cozzarono al suolo. Lentamente Aviendha si sfilò da tracolla l’arco nel fodero e lo consegnò, sciolse la cintura dove portava la faretra e il pugnale, anch’esso nel fodero. Amys accolse tutte le offerte e le gettò di lato come fossero spazzatura; Aviendha sobbalzava leggermente ogni volta. Una lacrima tremolava nell’angolo di un occhio azzurro.

«Dovete trattarla a questo modo?» chiese arrabbiata Egwene. Amys e le altre le rivolsero degli sguardi piatti, ma senza dubbio stava per essere intimidita. «State trattando cose alle quali tiene come se fossero spazzatura.»

«Deve vederle come tali» rispose Seana. «Quando tornerà — se tornerà — le brucerà e ne cospargerà le ceneri. Il metallo lo darà a un fabbro per costruire oggetti semplici. Non armi. Nemmeno un coltello per fare le incisioni. Fibbie, pentolame, o giochi per i bambini. Cose che regalerà lei in persona una volta costruite.»

«La Terra delle Tre Piegature non è tenera, Aes Sedai» aggiunse Bair. «Le cose qui muoiono presto.»

«Il cadin’sor, Aviendha» Amys indicò verso il cumulo di armi scartate. «I tuoi nuovi indumenti ti aspetteranno al tuo ritorno.»

Meccanicamente Aviendha si spogliò, gettando giubba e brache, morbidi stivali, tutto, sul mucchio. Nuda, stava in piedi senza muovere un dito, nonostante Egwene sentisse i propri piedi ricoprirsi di vesciche anche attraverso le scarpe. Si ricordava di quando aveva assistito mentre gli abiti indossati per recarsi alla Torre Bianca venivano bruciati. Anche quello era stato un taglio con la vita precedente, ma non come questo. Non così duro.

Quando Aviendha cominciò ad aggiungere il sacco e gli arazzi alla pila di oggetti, Seana li prese. «Questi puoi averli indietro. Se farai ritorno. In caso contrario, andranno alla tua famiglia, come ricordo.»

Aviendha annuì. Non sembrava spaventata. Riluttante, arrabbiata, forse anche imbronciata, ma non spaventata.

«Nel Rhuidean» proseguì Amys «troverai tre anelli, così composti.» Disegnò tre linee nell’aria, che si univano al centro. «Attraversa ognuno. Vedrai il tuo futuro, più e più volte in tutte le sue varianti. Non ti guideranno completamente, come dovrebbe essere, perché si fonderanno assieme per mostrarti storie sentite molto tempo fa, eppure ricorderai abbastanza da sapere che alcune cose devono essere, per te, malgrado ciò che potrebbero essere, e alcune non devono, pur essendo speranze care. Questo è il primo passo per essere chiamata saggia. Alcune donne non tornano mai più dagli anelli; forse non possono sopportare di affrontare il futuro. Alcune sopravvissute agli anelli non sono però sopravvissute al secondo viaggio nel Rhuidean, al cuore. Non stai rinunciando a una vita dura e pericolosa per una più tenera, ma per una più dura e più pericolosa.»

Un ter’angreal. Amys stava descrivendo un ter’angreal. Che tipo di posto era questo Rhuidean? Egwene voleva andarci di persona e scoprilo. Era un’idea sciocca. Non si trovava lì per correre rischi inutili con un ter’angreal di cui non sapeva nulla.

Melaine mise le mani a coppa sotto al mento della ragazza e la fece voltare per guardarla negli occhi. «Hai la forza» le rammentò con calma convinzione. «Adesso le tue armi sono una mente e un cuore forti, tienili forte come hai fatto con le lance. Ricordati di loro, usali e ti proteggeranno attraverso tutto.»

Egwene era sorpresa. Delle quattro, avrebbe detto che la donna dai capelli rosso oro era quella con meno compassione.

Aviendha annuì, e riuscì anche a fare un sorriso. «Batterò quegli uomini nel Rhuidean. Non possono correre.»

Ogni Sapiente la baciò sulla guancia a turno, mormorando: «Torna da noi.»

Prendendo la mano di Aviendha Egwene la strinse e la donna ricambiò il gesto. Quindi la donna aiel cominciò a correre a balzi lungo la fiancata della montagna. Sembrava che avrebbe potuto raggiungere Rand e Mat. Egwene la guardò andare via preoccupata. Era quasi come essere promosse Ammesse, così le sembrava, ma senza precedente addestramento da novizia, senza nessuno che alla fine portasse un po’ di conforto. Come sarebbe stato essere promossa Aes Sedai nella Torre? Pensò di stare impazzendo. Nynaeve era stata promossa a quel modo per via della sua forza; suppose che parte del disgusto che aveva per le Aes Sedai derivasse da quanto si era aspettata allora. Torna da noi, pensò. Sii risoluta.

Quando Aviendha scomparve dalla visuale, Egwene sospirò e si voltò verso le Sapienti. La sua presenza aveva uno scopo e tenersene alla larga non avrebbe aiutato nessuno. «Amys, in Tel’aran’rhiod mi avevi detto di venire da te per imparare. L’ho fatto.»

«Fretta» rispose la donna con i capelli bianchi. «Siamo state frettolose perché Aviendha ha combattuto a lungo contro il suo toh, perché temevamo che gli Shaido potessero indossare il velo, anche qui, se non avessimo spedito Rand al’Thor nel Rhuidean prima che riuscissero a pensare.»

«Credete che avrebbero provato a ucciderlo?» chiese Egwene. «Ma lui è quello che avete mandato a cercare inviando la vostra gente oltre il Muro del Drago. È Colui che viene con l’Alba.»

Bair spostò lo scialle. «Forse lo è. Vedremo. Se sopravviverà.»

«Ha gli occhi di sua madre» osservò Amys «e molto di lei nel viso quanto qualcosa del padre, ma Couladin vedeva solo i suoi indumenti e il cavallo. Anche gli altri Shaido avrebbero fatto lo stesso, forse anche i Taardad. I forestieri non vengono ammessi su questo suolo e adesso siete in cinque. No, quattro; Rand al’Thor non è uno straniero, ovunque sia stato cresciuto. Ma abbiamo già permesso a uno di entrare nel Rhuidean, che è altrettanto proibito. Il Cambiamento giunge come una valanga, che lo vogliamo o no.»

«Deve giungere» rispose Bair, anche se non ne sembrava contenta. «Il Disegno ci semina dove vuole.»

«Conoscevate i genitori di Rand?» chiese Egwene con cautela. Qualunque cosa avessero detto, ancora pensava che Tam e Kari al’Thor fossero i suoi genitori.

«Quella è la sua storia» rispose Amys «se vuole ascoltarla.» A giudicare dalla fermezza nella sua voce, non avrebbe aggiunto un’altra parola in merito.

«Venite» la invitò Bair. «Non c’è fretta adesso. Venite, vi offriremo acqua e ombra.»

Le ginocchia di Egwene tremarono quasi alla menzione dell’ombra. Il fazzoletto semigrondante attorno al capo era quasi asciutto; si sentiva cuocere la testa, il resto poco meno. Moiraine sembrò altrettanto grata di seguire le Sapienti verso uno dei piccoli gruppi di basse tende aperte da un lato.

Un uomo alto che indossava sandali e indumenti bianchi con il cappuccio prese le redini dei loro cavalli. Quel volto aiel sembrava strano sotto a quel morbido cappuccio, con gli occhi abbassati.

«Fai bere gli animali» ordinò Bair prima di inchinarsi per entrare nella bassa tenda priva di pareti e l’uomo le rivolse un inchino, toccandosi la fronte.

Egwene esitò nel lasciare che l’uomo portasse via Nebbia. Sembrava sicuro, ma cosa poteva saperne un Aiel di cavalli? Eppure non pensava che gli avrebbe fatto del male, e poi sembrava splendidamente scuro all’interno della tenda. Lo era, e deliziosamente fresco in confronto all’esterno.

Il tetto della tenda culminava in una punta attorno a un buco, ma anche là sotto si riusciva appena a stare in piedi. Come per fare ammenda per i colori monotoni che indossavano gli Aiel, c’erano grandi cuscini rossi con tasselli dorati sparsi su tappeti dai colori brillanti, abbastanza spessi e sovrapposti da ammorbidire il suolo. Egwene e Moiraine imitarono le Sapienti, sdraiandosi sui tappeti e appoggiandosi con un gomito sopra un cuscino. Si erano disposte in circolo, quasi abbastanza vicine da toccare la donna che avevano di fianco.

Bair colpì un piccolo gong di ottone, e due giovani donne fecero il loro ingresso con vassoi d’argento, inchinandosi graziosamente, vestite di bianco con cappucci profondi e gli occhi rivolti a terra, come l’uomo che aveva preso i cavalli. Inginocchiandosi nel centro della tenda, una riempì di vino una piccola coppa d’argento per ogni donna e l’altra coppe più grandi d’acqua. Senza una parola, uscirono arretrando e inchinandosi, lasciando gli splendenti vassoi e caraffe imperlate di condensa.

«Qui trovate acqua e ombra» iniziò Bair sollevando l’acqua «offerte liberamente. Lasciamo che non ci siano obblighi fra noi. Tutte qui sono le benvenute, come sorelle prime.»

«Lasciamo che non ci siano obblighi» mormorano Amys e le altre due. Dopo un sorso d’acqua, le donne aiel si presentarono formalmente. Bair, della setta Haido degli Aiel Shaarad. Amys, della setta delle Nove Valli degli Aiel Taardad. Melaine, della setta Jhirad degli Aiel Goshien. Seana, della setta della Rupe Nera, degli Aiel Nakai.

Egwene e Moiraine seguirono il rituale, anche se Moiraine serrò le labbra quando dichiarò di essere Aes Sedai dell’Ajah Verde.

Come se lo scambio di acqua, nomi e ombra avesse abbattuto un muro, l’umore nella tenda cambiò visibilmente. Alcuni sorrisi delle donne aiel, un lieve rilassamento e le formalità erano concluse.

Egwene era più riconoscente per l’acqua che per il vino. Nella tenda era più fresco che fuori, ma solo respirare le seccava la gola. In seguito a un cenno di Amys si versò impaziente un’altra coppa.

La gente vestita di bianco era stata una sorpresa. Era sciocco, ma si accorse di aver creduto che, tranne le Sapienti, gli Aiel fossero tutti come Rhuarc o Aviendha, guerrieri. Era naturale che anche loro avessero fabbri, tessitori e altri artigiani; dovevano. Perché non servitori? Solo che Aviendha era stata sdegnosa con i servitori nella Pietra, non lasciando loro fare nulla per lei quando poteva evitarlo. E questa gente con il loro umile comportamento non agiva affatto da Aiel. Non ricordava di aver visto nessuno in bianco nei due campi grandi. «Solo le Sapienti hanno dei servitori?» chiese Egwene.

Melaine quasi si strozzò con il vino.«Servitori?» esclamò. «Sono gai’shain, non servi.» Sembrava che quell’osservazione avrebbe dovuto spiegare tutto.

Moiraine aggrottò leggermente le sopracciglia mentre sorseggiava il vino. «Gai’shain? Come lo traducete? Quelli votati alla pace in battaglia?»

«Sono semplicemente gai’shain» rispose Amys. Sembrò rendersi conto che non capivano. «Perdonatemi, ma conoscete il ji’e’toh?»

«Onore e obblighi» rispose prontamente Moiraine. «O forse onore e dovere.»

«Queste sono le parole, sì. Ma il significato. Noi viviamo seguendo il ji’e’toh, Aes Sedai.»

«Non cercare di spiegar loro tutto insieme» avvertì Bair. «Una volta trascorsi un mese cercando di spiegare il ji’e’toh a un abitante delle terre bagnate e alla fine aveva più domande che all’inizio.»

Amys annuì. «Mi atterrò al nocciolo della questione. Se vuoi che te lo spieghi, Moiraine.»

Egwene avrebbe preferito cominciare a parlare del Sognare, e dell’addestramento, ma, con suo disappunto, l’Aes Sedai rispose: «Sì, se vuoi.»

Con un cenno del capo rivolto a Moiraine, Amys iniziò la spiegazione. «Seguirò la linea dei gai’shain semplicemente. Nella danza delle lance, il maggior ji, onore, è conquistato toccando un nemico armato senza ucciderlo o senza fargli del male.»

«Reca maggior onore perché è più difficile» intervenne Seana, con gli occhi grigioazzurri increspati ironicamente «e quindi conseguito raramente.»

«L’onore minore deriva dalle uccisioni» continuò Amys. «Un bambino o uno stupido possono uccidere. A metà fra i due c’è la cattura di prigionieri. Sto riducendo molto l’argomento, come vedi. Ci sono molti livelli. I Gai’shain sono prigionieri fatti in questo modo, benché un guerriero che è stato toccato può chiedere talvolta di essere preso come gai’shain per ridurre l’onore del nemico e la propria sconfitta.»

«Le Fanciulle della Lancia e i Cani di Pietra sono noti in particolar modo per questa reazione» intervenne Seana lanciando un’occhiata tagliente ad Amys.

«Lo spiego io o tu? Per continuare, alcuni naturalmente possono non essere presi come gai’shain. Una Sapiente, un fabbro, un bambino, una donna incinta o una che abbia un figlio di età inferiore ai dieci anni. Un gai’shain ha un toh nei confronti del suo catturatore. Per i gai’shain significa servire un anno e un giorno, obbedendo umilmente, senza toccare un’arma o fare violenza.»

Malgrado tutto Egwene era interessata. «Non cercano di fuggire? Io lo farei certamente.» Non lascerei mai più che nessuno mi facesse prigioniera! pensò.

Le Sapienti sembrarono colpite. «È accaduto,» rispose rigida Seana «ma non c’è onore nella fuga. Un gai’shain che scappa verrebbe riconsegnato dalla setta di appartenenza per iniziare da capo l’anno e il giorno di servizio. La perdita di onore è così grande che un fratello primo o una sorella prima potrebbero offrirsi come gai’shain per liberare la setta di appartenenza dal toh. Più di uno, se la perdita di ji è grande.»

Moiraine sembrava accogliere le informazioni con calma, sorseggiando l’acqua, ma tutto ciò che poteva fare Egwene era non scuotere il capo. Gli Aiel erano pazzi; era l’unica conclusione. E la spiegazione peggiorò.

«Alcuni gai’shain fanno dell’umiltà un’arroganza» intervenne con disapprovazione Melaine. «Credono che così facendo guadagnano onore, portando l’obbedienza e la remissività a un livello da presa in giro. Questa è una novità e una sciocchezza. Non ha nulla ha che vedere con il ji’e’toh.»

Bair rise, un suono sorprendentemente ricco a confronto con la voce acuta. «Ci sono sempre stati gli sciocchi. Quando gli Shaarad e i Tomanelle si rubavano bestiame a vicenda e capre ogni notte, Chenda, una padrona di casa di Mainde Cut, venne spinta da un giovane Haido Cercatore d’Acqua durante un’incursione. La ragazza si recò alla Valle Inclinata e chiese che il ragazzo la facesse gai’shain; non voleva lasciargli l’onore di averla toccata perché lei aveva un pugnale per incidere fra le mani quando il fatto accadde. Un pugnale per incidere! Dichiarò che era un’arma, come se lei fosse una Fanciulla. Il ragazzo non ebbe scelta, anche se si scatenarono grandi risate come conseguenza. Uno non può rimandare indietro una padrona di casa a piedi nudi. Prima che l’anno e il giorno terminassero, le sette Haido e Jenda si scambiarono le lance e il ragazzo si ritrovò sposato alla figlia più grande di Chenda. Con la madre seconda ancora sua gai’shain. Cercò di darla alla moglie come parte del dono di nozze, ed entrambe le donne dichiararono che stava cercando di derubarle dell’onore. Dovette quasi accettare sua moglie come gai’shain. Si rischiarono nuove incursioni fra Haido e Jenda prima che il toh venisse esaurito.» Le donne aiel quasi si rotolavano in terra dalle risate, Amys e Melaine si asciugavano le lacrime.

Egwene aveva capito poco di quella storia — o del perché fosse divertente — ma rise lo stesso per educazione.

Moiraine appoggiò l’acqua per prendere la coppa di vino. «Ho ascoltato uomini che avevano combattuto contro gli Aiel, ma questo non lo avevo mai sentito prima. Di certo non di un Aiel che si fosse arreso per essere stato toccato.»

«Non è una resa» chiarì Amys. «È ji’e’toh.»

«Nessuno chiederebbe a un abitante delle terre bagnate di essere fatto gai’shain» aggiunse Melaine. «Gli stranieri non conoscono il ji’e’toh.»

Le donne aiel si scambiarono delle occhiate. Erano a disagio. Perché? si chiese Egwene. Oh. Per gli Aiel non conoscere il ji’e’toh doveva essere come non conoscere le buone maniere, o non comportarsi in modo onorevole. «Fra noi ci sono uomini e donne onorevoli» rispose Egwene. «La maggior parte di noi. Sappiamo distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.»

«Naturalmente» mormorò Bair mentre il tono di voce diceva che non era affatto la stessa cosa.

«Mi avete inviato una lettera a Tear» cambiò discorso Moiraine «prima ancora che vi giungessi. Mi avete detto molte cose, alcune delle quali si sono rivelate vere. Incluso che avrei... dovuto... incontrarvi qui oggi; mi avete quasi ordinato di essere presente. Prima però avete detto ‘se’ fossi venuta. Quanto di ciò che avete scritto sapevate essere vero?»

Amys sospirò e mise da parte la coppa di vino, ma fu Bair a parlare. «Molto è incerto, anche per una camminatrice dei sogni.

Amys e Melaine sono le migliori fra noi e anche loro non vedono tutto ciò che è o che potrebbe essere.»

«Il presente è molto più chiaro del futuro, anche nel Mondo dei Sogni» osservò la Sapiente dai capelli rosso dorato. «Ciò che sta accadendo, o sta iniziando ad accadere, si vede con maggiore chiarezza di quanto accadrà, o potrebbe accadere. Non abbiamo visto affatto Egwene o Mat Cauthon. Non era più di una vaga possibilità che il giovane uomo che si fa chiamare Rand al’Thor sarebbe venuto. Se non lo avesse fatto era certo che sarebbe morto e con lui gli Aiel. Eppure è venuto e, se sopravvive al Rhuidean, anche alcuni degli Aiel sopravviveranno. Questo lo sappiamo. Se non fossi venuta, sarebbe morto. Se Aan’allein non fosse venuto, saresti morta tu. Se non attraversi gli anelli...» Si interruppe come se si fosse morsa la lingua.

Egwene si protese in avanti molto attenta. Moiraine doveva recarsi nel Rhuidean? Ma l’Aes Sedai sembrò non farci caso e Seana parlò velocemente per coprire l’errore di Melaine.

«Non c’è una traiettoria definita per il futuro. Il Disegno fa sembrare il merletto più rifinito come la grezza tessitura di un sacco, o un filo annodato. Nel Tel’aran’rhiod è possibile vedere alcuni probabili risultati futuri. Non più di quello.»

Moiraine sorseggiò il vino. «La lingua antica spesso è difficile da tradurre.» Egwene la fissò. La lingua antica? Che cosa ne pensa degli anelli, del ter’angreal? Ma Moiraine proseguì allegramente. «Tel’aran’rhiod significa ‘Mondo dei Sogni’, o forse ‘il Mondo Invisibile’. Nessuna delle due traduzioni è veramente esatta; è un concetto più complesso. Aan’allein. Unico Uomo, ma anche ‘l’Uomo che è un intero Popolo’ e altri due o tre modi di tradurlo. E le parole che abbiamo acquisito per uso comune, senza mai pensare al loro significato nella lingua antica. I Custodi vengono chiamati Gaidin, ‘fratello di battaglia’. Le Aes Sedai lo usano con il significato di ‘servitore di tutti’. E Aiel. ‘Dedicati’ nella lingua antica. Più forte di quello; implica un giuramento scritto nelle vostre ossa. Mi sono chiesta spesso a cosa fossero dedicati gli Aiel.» I volti delle Sapienti erano pietrificati, ma Moiraine proseguì. «E gli Aiel Jenn. ‘Gli autentici dedicati’, ma, anche in questo caso, più forte. Forse ‘i soli veri dedicati’. Gli unici veri Aiel?» Le guardò con aria interrogativa, come se non sembrassero avere di colpo occhi di pietra. Nessuna delle donne parlò.

Cosa stava facendo Moiraine? Egwene non aveva intenzione di permettere all’Aes Sedai di guastare la sua opportunità di imparare qualsiasi cosa potessero insegnarle le Sapienti. «Amys, possiamo parlare del Sognare adesso?»

«Stanotte avremo tempo a sufficienza» rispose Amys.

«Ma...»

«Stanotte, Egwene. Potrai anche essere Aes Sedai, ma devi tornare a essere una studentessa. Ancora non sei in grado di dormire quando vuoi, o avere il sonno leggero per poterti ricordare cosa hai visto. Quando il sole comincerà a tramontare, io inizierò a darti lezione.»

Abbassando la testa Egwene sbirciò dal bordo del foro nella tenda. Da quell’ombra profonda, la luce esterna brillava perforante attraverso il calore che faceva tremare l’aria; il sole era solamente a metà strada dalla cima delle montagne.

Di colpo Moiraine si mise in ginocchio; mettendosi le mani dietro la schiena, incominciò a sbottonare il vestito. «Immagino di dover andare come ha fatto Aviendha.» Era un’affermazione, non una domanda.

Bair rivolse a Melaine un’occhiata dura che la giovane donna incontrò solo per un momento prima di abbassare lo sguardo. Seana rispose con voce rassegnata «Non avrebbero dovuto dirtelo. Ormai è fatto. Il cambio. Uno che non è del sangue si è recato nel Rhuidean, e adesso un’altra.»

Moiraine si fermò. «Fa differenza che mi sia stato detto?»

«Forse una grande differenza» rispose con riluttanza Bair «forse nessuna. Noi spesso guidiamo, ma non sveliamo. Quando ti abbiamo vista attraversare gli anelli, ogni volta eri stata tu ad avanzare la richiesta, a chiedere il diritto anche se non eri del sangue. Nessuna di noi ne aveva parlato per prima. Ci sono già cambiamenti rispetto a quanto abbiamo visto. Chi può dire di cosa si tratta?»

«E cosa avete visto se non vado?»

Il viso rugoso di Bair era privo di espressione, la simpatia le sfiorò gli occhi azzurro chiari. «Ti abbiamo già detto troppo, Moiraine. Ciò che vede una camminatrice dei sogni è ciò che probabilmente accadrà, non è però certo. Coloro che si muovono con troppa consapevolezza del futuro finiscono inevitabilmente nel disastro, fosse anche per lo sforzo nel tentativo di cambiarlo.»

«È per la grazia degli anelli che si dimentica» aggiunse Amys. «Una donna sa alcune cose — alcune — che accadranno; altre non le riconoscerà finché non si troverà di fronte alla decisione, se mai accadrà. La vita è incerta e combattuta, fatta di scelte e cambiamenti; una donna a conoscenza dell’ordito della sua vita nel Disegno, come dell’intreccio di un filo in un tappeto, condurrebbe la vita di un animale. Se non impazzisse. L’umanità è fatta per le incertezze, gli sforzi, le scelte e i cambiamenti.»

Moiraine ascoltava senza mostrarsi impaziente, anche se Egwene sospettava che lo fosse; l’Aes Sedai era abituata a impartire lezioni, non a riceverle. Rimase in silenzio mentre Egwene la aiutava a liberarsi dell’abito, senza parlarle fino a quando non si accucciò nuda al margine dei tappeti, guardando il fianco della montagna verso la città nella valle avvolta dalla nebbia. Quindi disse: «Non lasciate che Lan mi segua. Ci proverà, se mi vede.»

«Sarà quel che sarà» rispose Bair. La sua voce flebile sembrava fredda e definitiva.

Dopo un momento, Moiraine annuì malvolentieri e scivolò fuori della tenda sotto al sole rovente. Iniziò subito a correre a piedi nudi giù per la cocente pendenza.

Egwene fece una smorfia. Rand, Mat, Aviendha e adesso Moiraine, tutti nel Rhuidean. «Sopravviverà? Se lo avete sognato, dovreste saperlo.»

«Alcuni posti non sono accessibili nel Tel’aran’rhiod» rispose Seana. «Il Rhuidean. Gli stedding ogier. Alcuni altri. Ciò che accade in quei luoghi è schermato agli occhi di una camminatrice dei sogni.»

Non era una risposta — potevano aver visto se sarebbe uscita dal Rhuidean — ma chiaramente era tutto quanto avrebbero rivelato. «Devo andare anch’io?» Non gradiva il pensiero di provare gli anelli; sarebbe stato come essere nuovamente promossa Ammessa. Ma se tutti stavano andando...

«Non essere sciocca» rispose energicamente Amys.

«Non abbiamo visto nulla di tutto ciò a tuo riguardo» aggiunse Bair con un tono un po’ più delicato.

«Non ti abbiamo vista affatto.»

«E non risponderei di sì se ne facessi richiesta» proseguì Amys. «Serve il permesso di quattro Sapienti, e io risponderei di no. Sei qui per imparare a camminare nei sogni.»

«In quel caso» rispose Egwene sistemandosi sul cuscino «insegnatemi. Ci dev’essere qualcosa con cui poter iniziare prima che giunga la notte.»

Melaine la guardò cupa, ma Bair rise asciutta. «È bramosa e impaziente come lo eri tu quando decidesti di imparare, Amys.»

Amys annuì. «Mi auguro che mantenga la bramosia e perda l’impazienza, per il suo bene. Ascoltami, Egwene. Anche se sarà difficile, devi dimenticare di essere un’Aes Sedai se vuoi imparare. Devi ascoltare, ricordare e fare ciò che ti viene detto. Soprattutto, non devi accedere al Tel’aran’rhiod finché una di noi non ti dirà che puoi. Sei in grado di accettarlo?»

Non sarebbe stato difficile dimenticare di essere Aes Sedai, visto che non lo era. Per il resto, sembrava malauguratamente di tornare a essere novizia. «Posso accettarlo.» Sperò di non essere apparsa dubbiosa.

«Bene» rispose Bair. «Adesso ti racconterò qualcosa in generale sull’essere una camminatrice dei sogni e sul Tel’aran’rhiod. Quando avrò finito, mi ripeterai tutto quello che ti ho detto. Se non riuscirai a toccare tutti i punti, stanotte pulirai le pentole al posto del gai’shain. Se la tua memoria è così povera da non riuscire a ripetere ciò che ti dirò dopo un secondo ascolto... Be’, ne parleremo quando accadrà. Presta attenzione.

«Quasi tutti possono toccare Tel’aran’rhiod, ma pochi possono realmente accedervi. Di tutte le Sapienti, solo noi quattro possiamo camminare nei sogni e la tua Torre non ha prodotto una camminatrice dei sogni per almeno cinquecento anni. Non è una cosa collegata all’Unico Potere, anche se le Aes Sedai lo credono. Io non posso incanalare, come Seana, eppure camminiamo nei sogni come Amys o Melaine. Molte persone sfiorano il Mondo dei Sogni durante il sonno. Poiché lo sfiorano solamente, si svegliano doloranti quando invece dovrebbero avere ossa spezzate o ferite mortali. Una camminatrice dei sogni vi accede totalmente, per cui le eventuali ferite conseguite sono reali al risveglio. Per una che si trova completamente nel sogno, camminatrice dei sogni o no, la morte è la morte. Entrare troppo a fondo nel sogno significa perdere contatto con la carne; non c’è possibilità di ritorno e la carne muore. Si racconta che una volta c’era gente che riusciva ad accedere ai sogni in carne e ossa e scomparire del tutto da questo mondo. Questa era una cosa malvagia perché perpetravano il male; non deve mai essere tentato, anche se credi che per te sia possibile, perché ogni volta perderai una parte di ciò che ti rende umana. Devi imparare ad accedere a Tel’aran’rhiod quando vuoi, con l’intensità che desideri. Devi imparare a trovare ciò di cui hai bisogno e leggere ciò che vedi, ad accedere ai sogni di un’altra che ti sta vicina per aiutare la guarigione, a riconoscere quelli che si trovano nel sogno in forma abbastanza completa da farti del male...»

Egwene ascoltava con attenzione. Era affascinata, immaginando cose che non aveva mai nemmeno sospettato fossero possibili, ma oltre a quello non aveva intenzione di finire a strofinare pentole. Non le sembrava giusto. Qualunque cosa Rand, Mat e le altre affrontassero nel Rhuidean, non sarebbero stati mandati a strofinare padelle. E io ho acconsentito! sì disse. Non era giusto. Ma in fondo dubitava che gli altri avrebbero imparato dal Rhuidean tutto quello che lei avrebbe appreso da queste donne.

Загрузка...