24

Quinn mi mandò a chiamare. Era il giorno prima della cerimonia alla Banca del Kuwait.

Quando entrai, era in piedi al centro del suo ufficio. La stanza era anonima è squallidamente funzionale, tutto l’opposto del maestoso studio di Lombroso; i mobili municipali scuri erano tutt’altro che eleganti e sulle pareti era appesa una serie di ritratti di ex sindaci, ma quel giorno c’era nell’aria un misterioso splendore. La luce del sole che filtrava dalla finestra alle spalle di Quinn lo ammantava di un’aureola dorata e il sindaco sembrava irraggiare forza, autorità e caparbietà, una corrente di luce più intensa di quella che riceveva dal sole. Un anno e mezzo come sindaco di New York avevano lasciato il segno: la rete di rughe sottili intorno agli occhi era più profonda di quanto non fosse il giorno dell’investitura; i capelli biondi avevano perso un po’ di lucentezza; le spalle robuste sembravano curve come se stessero cedendo sotto un peso troppo forte. Ma oggi tutto questo era sparito, gli era tornato il vecchio vigore alla Quinn. La sua presenza riempiva tutta la stanza. Mi disse: — Ti ricordi, un mese fa, quando mi dicesti che si stavano profilando nuove condizioni e che in breve tempo mi avresti dato uno schema di previsioni per il prossimo anno?

— Certo. Ma…

— Aspetta. Effettivamente si sono presentati nuovi fattori ma tu non li conosci ancora. Ho intenzione di metterteli a disposizione in modo che tu ci possa lavorare sopra tenendone conto nel tuo lavoro di sintesi.

— Che tipo di fattori?

— Il mio progetto di presentarmi candidato alla presidenza.

Dopo una lunga pausa imbarazzata riuscii a dire: — Vuoi dire, presentarti l’anno prossimo?

— Per il prossimo anno non ho un accidente di probabilità. Non sei d’accordo?

— Sì, ma…

— Niente ma. L’accoppiata per il 2000 è Kane-Socorro, Non ho bisogno della tua abilità stocastica per capirlo. Ormai hanno dalla loro parte abbastanza delegati da poter ottenere la nomina al primo scrutinio. Se la vedranno con Mortonson l’anno prossimo e verranno stracciati. Penso che Mortonson otterrà la vittoria più schiacciante dal tempo di Nixon, nel 1972, qualunque sia il candidato che si presenta contro di lui.

— Anch’io la penso così.

— È per questo che sto già parlando del 2004. Mortonson non potrà più presentarsi e i Repubblicani non hanno più nessuno della sua levatura. Chiunque tra i Nuovi Democratici riesca ad acciuffare la nomina è sicuro di essere eletto, giusto?

— Giusto, Paul.

— Kane non avrà un’altra possibilità. Quelli che subiscono una Waterloo elettorale non si rialzano più. Chi rimane? Keats? Avrà più di 60 anni. Pownell? Non ha capacità di resistenza. Sarà dimenticato. Randolph? Non lo vedo ottenere qualcosa di più di una nomina vicepresidenziale.

— Ci sarà ancora Socorro.

— Socorro, sì. Se gioca bene le sue carte durante la campagna del prossimo anno, ne verrà fuori rafforzato, per quanto rovinosa sia la sua débâcle con Kane. Proprio come fecero Muskie, perdendo nel 1968, e Shriver, perdendo nel ’72. Ho pensato molto a Socorro, tutta l’estate, Lew. L’ho osservato salire come un razzo dopo la morte di Leydecker. È per questo che ho deciso di smetterla di essere prudente e iniziare fin da adesso a darmi da fare per la nomina. Devo legare le mani a Socorro. Se ottiene lui la nomina nel 2004, vince sicuramente e, se vince, sarà sicuramente rieletto nel 2008, il che significa che dovrei stare con le mani in mano fino al 2012.

Mi gratificò di una notevole dose del classico contatto d’occhi alla Quinn finché non cominciai a sentirmi a disagio.

— Nel 2012 avrò 51 anni, Lew. Non voglio aspettare tanto. Un potenziale candidato può ammuffire quando se ne sta a far niente una dozzina di anni aspettando il suo turno. Cosa ne pensi?

— Che la tua previsione è azzeccata.

Quinn annuì.

— Okay. Questa è la tabella di marcia che Haig e io abbiamo studiato nei giorni scorsi. Passeremo ciò che resta del ’99 e la prima metà dell’anno prossimo a gettare le basi. Faccio qualche discorso in giro per il paese e così riesco a conoscere meglio i caporioni del partito. Instauro rapporti amichevoli con un sacco di pesci piccoli che saranno dei pezzi grossi del partito nel 2004. L’anno prossimo, dopo la nomina di Kane e Socorro, farò una campagna nazionale in loro favore, puntando soprattutto sul nord-est. Mi dannerò l’anima per consegnargli lo stato di New York su un piatto d’argento. All’inferno! Dopo tutto, sono convinto che riusciranno ad avere comunque sei o sette dei grossi stati industriali, quindi tanto vale che abbiano anche il mio, dal momento che io poi verrò considerato un uomo attivo e dinamico; Mortonson, comunque, li schiaccerà nel sud e negli Stati agricoli. Nel 2001 me la prenderò con più calma e mi concentrerò sulla rielezione a sindaco, ma una volta ottenuta questa, mi darò nuovamente ai giri propagandistici in tutto il paese, e dopo le elezioni per il Congresso, nel 2002, annuncerò la mia candidatura. Questo mi concederà tutto il 2003 e metà del 2004 per lavorarmi i delegati e, alle elezioni primarie, avrò già la nomina in tasca. Cosa ne dici?

— Mi piace, Paul. Mi piace da matti.

— Bene. Tu sarai il mio uomo chiave. Voglio che tu ti concentri a tempo pieno sul lavoro di studio e previsione del contesto politico-nazionale in modo da poter elaborare i piani d’azione secondo il mio progetto. Lascia perdere i piccoli problemi locali, quelli che riguardano New York. Mardikian può organizzare da solo la campagna per la mia rielezione a sindaco. Tu studi il contesto più vasto, mi dici cosa pensano di volere quelli dell’Ohio, delle Hawaii e del Nebraska, mi dici cosa è probabile che vogliano tra quattro anni. Tu sarai l’uomo che mi farà presidente.

— Puoi starne certo.

— Sarai gli occhi che guarderanno nel futuro per me.

— Lo sai, amico.

Ci stringemmo le mani.

— Verso la Casa Bianca! — urlò Quinn.

— Washington, arriviamo! — sbraitai io.

Fu una cosa stupida, ma commovente. Immaginai la storia ai nostri piedi, noi in marcia verso la Casa Bianca con me in testa a sventolare la bandiera e suonare i tamburi. Ero così scosso dall’emozione che fui sul punto di dire a Quinn di lasciar perdere la cerimonia della Banca del Kuwait. Poi, però, vidi il volto triste di Carvajal apparire tra i granellini di polvere del raggio di luce che entrava dalla finestra e mi fermai.

Così non dissi nulla: Quinn fece il suo discorso e naturalmente si andò a impegolare in una serie di grossolane barzellette sulla situazione politica del Medio Oriente.

— Mi hanno detto che la settimana scorsa re Abdullah e il Primo Ministro Eleazar giocavano a poker al casinò di Eilat; il re aveva scommesso tre cammelli e un pozzo di petrolio e il primo ministro aveva rilanciato a cinque maiali e un sottomarino, così il re… — No, no, è troppo stupida per ripeterla. Naturalmente l’exploit di Quinn fu il pezzo forte dei notiziari della sera, e il giorno seguente la City Hall fu invasa da telegrammi risentiti. Mardikian mi telefonò per avvertirmi che il posto era picchettato dal B’nai B’rith, dall’Appello per gli Ebrei Uniti, dalla Lega di Difesa Ebrea e dall’intera squadra della Casa di Davide.

Ci andai anch’io, sgattaiolando molto poco ebraicamente tra la ressa di ebrei offesi e con il desiderio di chiedere scusa al mondo intero per avere permesso, con il mio silenzio, che accadesse tutto questo. Con il sindaco c’era anche Lombroso. Ci scambiammo una rapida occhiata. Mi sentivo soddisfatto — Carvajal non aveva forse previsto esattamente l’incidente? — impacciato e impaurito nello stesso tempo.

Lombroso mi strizzò rapidamente l’occhio, cosa che avrebbe potuto avere almeno dieci significati diversi, ma che io presi come un gesto rassicurante e di perdono.

Quinn non sembrava molto turbato. Un po’ nervosamente diede un colpetto alla scatola piena di telegrammi e disse amaramente: — È così che si comincia la caccia all’elettore americano. Non è un gran bell’inizio, vero, ragazzo?

— Non preoccuparti — esclamai con un tono volonteroso ed entusiasta da boyscout. — Questa è l’ultima volta che succederà una cosa del genere.

Загрузка...