CAPITOLO DICIASSETTESIMO

Anche Clarity lo udì e prese a mormorare tra sé, inebetita:

— La telepatia vera non esiste. Non esiste.

— Temo invece di sì — disse Flinx sospirando di nuovo. Si rivolse al mostro. — Salve, Fluff. È passato tanto tempo.

— Tanto tempo, Flinx-amico! — Fu come un'esplosione mentale. Il massiccio Ujurriano si avvicinò ballonzolando al giovane con i capelli rossi e gli posò entrambe le enormi zampe sulle spalle. — Flinx-amico sta bene?

— Molto bene, grazie. — Fu sorpreso di scoprire che quella comunicazione da mente a mente, da umano e Ujurriano, questa volta era più facile di quanto non lo fosse stata anni prima, quando aveva incontrato la razza di Fluff sul loro mondo messo al bando dalla Chiesa. Capire ora non era più difficile.

Fluff fece un gesto di approvazione, mentre altri due Ujurriani sbucavano dal pozzo come pagliacci ursinoidi dalle loro scatole a sorpresa. Flinx riconobbe Bluebright e Moam. I due esaminarono l'ambiente con la sconfinata curiosità della loro razza.

— La mente di Flinx-amico è più limpida. Non c'è tanto fango come prima. — Fluff si batté sulla tempia con un dito grassoccio.

Flinx indicò alla sua destra. — Questa è la mia amica Clarity.

Fluff le si avvicinò, emanando un torrente di emozioni d'amicizia. — Salve, Clarity-amica. — Lei si ritrasse, appiattendosi contro la parete. L'Ujurriano si fermò e guardò Flinx. — Perché la tua amica ha paura di Fluff?

— Non sei tu, Fluff, è la tua statura.

— Oh, oh! — subito l'Ujurriano si mise a quattro zampe.

— Meglio così, Clarity-amica?

Esitando, lei si allontanò dalla parete. — Meglio. — Sollevò lo sguardo e vide che Flinx la stava osservando divertito. — Sono amici tuoi?

— Non li hai ancora riconosciuti?

— Ma come hanno fatto ad arrivare qui? Che cosa sono?

— Sono gli Ujurriani. Credo di avertene parlato.

— Il mondo sotto Editto, certo. Ma nessuno può entrare o uscire di lì.

— Sembra che qualcuno abbia dimenticato di informarne gli Ujurriani. E in quanto a come sono arrivati qui, sono curioso quanto te di scoprirlo.

— Ti abbiamo sentita. — La voce mentale di Bluebright era diversa da quella di Fluff quanto lo era da quella di Flinx. — La sua luce della mente è luminosa.

Clarity corrugò la fronte incerta. — Che cosa vuol dire?

— Vuol dire che hai una forte aura mentale. Per gli Ujurriani tutto è come una luce, che varia, da più luminosa a più scura. Non lasciarti intimidire dalla loro mole. Oh, certo, sono capacissimi di fare a pezzi un essere umano come un giocattolo, ma noi siamo vecchi alleati. E se ti fa sentire meglio, ti dirò che sono prevalentemente vegetariani. Non amano mangiare cose che generano “luce”.

Scrap si rannicchiò contro il collo di Clarity. Era la prima volta che Flinx vedeva un minidrago mostrare paura. Per il giovane serpente volante, l'aura emotiva dell'Ujurriano doveva essere insostenibile. Pip non aveva paura, perché ricordava.

— Ti ho sentito chiamare — spiegò Moam mentre esaminava le figure svenute sul pavimento. — Siamo venuti più in fretta che abbiamo potuto per offrirti aiuto.

— Chiamare? — per un attimo Flinx si dimenticò di Clarity. — Non stavo chiamando. Non ero neppure cosciente. — Cercò di ricordare cosa aveva provato galleggiando sotto la superficie di quel lago, ma i ricordi stavano svanendo, quella melodia mistica di pensieri sospesi nel morfogas stava sbiadendo.

— Come avete fatto ad arrivare qui? — Clarity si costrinse a non guardare il pozzo buio. — Flinx mi ha detto che gli avete costruito una nave.

— Una nave, sì. — disse orgoglioso Fluff. — Un Teacher per l'insegnante. A noi, le navi non piacciono. Sono rumorose e strette. L'abbiamo costruita solo perché si adattava al gioco.

— Gioco? — La ragazza si rivolse a Flinx. — Che gioco?

— Il gioco della civiltà. — Parlò in tono assente, mentre ancora cercava di ricordare. — Gli Ujurriani adorano i giochi, così prima di andarmene da Ulru-Ujurr ho cominciato ad insegnarglielo. Quando il Teacher fu completato, erano diventati molto bravi in quel gioco. Non riesco ad immaginare a che stadio siano giunti ora.

— Ci piacciono alcune parti del gioco — disse Bluebright, — e altre no. Teniamo le parti che ci piacciono e scartiamo le altre.

— Molto sensato. Come va lo scavo della galleria?

— Stai dicendo delle cose senza senso — Clarity non riusciva a nascondere la propria confusione.

— Non c'è bisogno che abbia senso. Ascolta, ed imparerai qualcosa.

— Va benissimo — gli disse Fluff. — Abbiamo ancora molte gallerie da scavare. Abbiamo sentito chiamare. Deciso di scavare un altra galleria. Lo scavo più veloce che abbiamo mai fatto, ma l'insegnante era nei guai. Forse siamo arrivati lo stesso troppo tardi?

— Sto bene. — Fu la volta di Flinx di aggrottare le sopracciglia. Se non avesse saputo per esperienza di cosa erano capaci gli Ujurriani, non avrebbe mai potuto porre la domanda. — Stai dicendomi che siete venuti qui scavando una galleria da Ulru-Ujurr?

Fluff sembrò perplesso. — E da dove altro scaviamo gallerie?

Sorridendo, per mostrare che non intendeva offenderli, anche se sapeva che erano in grado di leggerglielo nella mente, disse; — Clarity-amica ha ragione, non ha senso.

L'enorme Ujurriano ridacchiò, e la sua voce fu piena di divertita perplessità. — E allora come abbiamo fatto ad arrivare qui? È stata dura, ma anche divertente.

— Ecco, mi sono persa — mormorò Clarity.

— Non perso — disse Moam, fraintendendo le sue parole e i suoi pensieri. — Cominci una galleria. Fai una curva qui, una girata là, poi avvolgi intorno così e così e là! Sei arrivato.

— Mi chiedo se scavino gallerie attraverso lo spazio-più o il non-spazio — mormorò stupito Flinx. — O attraverso qualche altro luogo che i matematici teoretici non hanno ancora inventato. Come avete fatto a trovarmi? Siete in grado di sintonizzarvi sulla mia firma mentale attraverso tutti quei parsec?

— Non facile — disse Moam. — Così abbiamo chiesto a qualcuno di venire a vedere.

Flinx corrugò la fronte. — Venire a vedere? Ma chi…

Una voce dietro di lui lo fece sobbalzare. — Tu chi pensi?

Era Maybeso, con quell'espressione acida e accigliata di sempre. Persino per un Ujurriano, Maybeso era incredibile. I suoi compagni lo giudicavano matto. Se gli abitanti di Ulru-Ujurr erano un'anomalia tra le razze intelligenti, allora Maybeso era un'anomalia tra le anomalie.

— Salve, Maybeso.

— Addio, Flinx-amico. — Il gigantesco ursinoide scomparve silenziosamente e misteriosamente come era comparso. Non era un tipo ciarliero.

Flinx vide che Clarity stava fissando con gli occhi spalancati… Era convinta che nulla avrebbe più potuto stupirla, ma la breve apparizione di Maybeso le aveva dimostrato il contrario.

— Lui va dove vuole — spiegò Flinx in tono di scusa, — e non ha bisogno di usare una galleria. — Nessuno sa come ci riesce, neppure gli Ujurriani e lui non lo dice. Loro lo credono un tantino strano.

— Non strano. Matto. — Un quarto Ujurriano emerse dal buco senza fondo al centro della stanza. Sembrando in tutto e per tutto un incrocio tra un orso grigio e un lemure, Softsmooth balzò sul pavimento e cominciò a ripulirsi. A quel punto, Flinx notò che tutti loro portavano degli anelli che emettevano un debole luccichio.

— Questi? — Fu Bluebright a rispondere alla domanda. — Giocattoli che aiutano a scavare. Abbiamo costruito la tua nave, abbiamo fatto questi. Tutto parte del gioco, sì?

— Aspetta un attimo. Quell'altro — Clarity fece un gesto incerto. — Quello che è comparso dietro di te, Flinx. Da dove è venuto? E dove è andato?

— Nessuno sa da dove viene — disse Moam — e nessuno sa dove va Maybeso.

— Credo di cominciare a capire — disse piano la ragazza, — perché Ulru-Ujurr è sotto editto della Chiesa.

— Devi ricordare — le disse Flinx, — che gli Ujurriani sono del tutto innocenti e ingenui. Gli Aann stavano iniziando lo sfruttamento illegale del loro mondo quando sono arrivato io. A quel tempo, gli Ujurriani non avevano nessuna cognizione di civiltà o tecnologia moderna o cose collegate. Vivevano, mangiavano, si accoppiavano e scavavano le loro gallerie. Giocare il gioco, lo chiamavano. Così ho insegnato loro un nuovo gioco, il gioco della “civiltà”. Non ci hanno messo molto per imparare a costruire un'astronave. Il mio Teacher. Non riesco ad immaginare cosa possano aver imparato, a questo punto. Come fare anelli, sembra.

— Come divertirsi di più! — ruggì Fluff. — Siamo arrivati troppo tardi per aiutare Flinx-amico… ma non troppo tardi per divertirci. Dovevamo trovarti, comunque. Nuovi elementi sono entrati nel gioco. Molto sconcertanti. Tu diresti: “Coinvolge un'inesplicabile metastasi astrofisica e matematica”.

— Forse non direi proprio così — rispose cauto Flinx.

— Dobbiamo andarcene da qui — Clarity stava studiando le scale. — Potrebbero arrivare altri di quei fanatici per cercare i loro amici.

— Non ha più importanza. Qui ci sono degli Ujurriani. — Stava parlando a lei, ma il suo pensiero era rivolto a Fluff. — Che cosa vuoi dire quando parli di “nuovi elementi” nel gioco? Pensavo che le regole che avevo stabilito per voi fossero più che chiare.

— Sì, lo erano. Ma ricordi che ci hai anche insegnato che non tutti giocano secondo le regole? Ci hai spiegato cosa significa barare. Questo è una specie di barare.

Softsmooth si intromise, e la sua voce era decisamente femminile in confronto a quella dei tre maschi. — Tu sai che abbiamo sempre scavato gallerie, Flinx-amico. Abbiamo trovato alcune interessanti idee per nuove gallerie, nelle informazioni che ci hanno lasciato le menti fredde. Abbiamo cominciato una galleria in quel modo. — Sorrise, scoprendo zanne affilate e denti robustissimi. — Possiamo scavare tutti i tipi di gallerie, attraverso le rocce, la sabbia, attraverso quello che tu chiami lo spazio-tempo.

— È divertente scavare verso altri mondi — commentò Moam. — Lo stesso mondo annoia. — Stava ispezionando una delle pistole lasciate cadere dalle guardie del corpo di Vandervort. Flinx non se ne preoccupò: sapeva che Moam era interessato solo alla costruzione della pistola.

Softsmooth continuò. — Abbiamo scavato molte gallerie verso altri mondi. — Indicò il buco vuoto. Flinx fece attenzione a non avvicinarsi troppo al bordo. Se si cadeva dentro, non c'era modo di dire dove e quando ci si poteva fermare.

— Abbiamo scavato una galleria in un posto che la tua gente chiama Horseye e i nativi Tslamaina. Abbiamo trovato una cosa interessante.

— Una grande macchina — intervenne Moam, — la macchina più grande che abbiamo mai visto. — Dal suo pensiero era assente la consueta nota di frivolezza.

— Abbiamo fatto degli studi — proseguì Softsmooth. — Dopo un po', qualcosa di molto strano ci ha scoperti studiare ed è venuto per cacciarci via, ma noi ce ne siamo andati prima che arrivasse. — Sorrise di nuovo. — Possiamo muoverci in fretta quando dobbiamo, lo sai. Abbiamo scoperto altre cose più piccole tutte collegate a quella molto grande sul mondo di Horseye. I collegamenti sono come le nostre gallerie, ma molto più piccoli.

— Cos'è cavallo? — chiese Fluff all'improvviso.

— Un quadrupede terrestre, — rispose Flinx. — Non sono più molto comuni.

— Peccato. L'immagine è bella.

— Sta zitto, Fluff — lo redarguì Softsmooth… — Stavo parlando io.

— Non dirmi di stare zitto.

E cominciarono a scambiarsi delle pacche, la più leggera delle quali avrebbe ucciso sul colpo qualunque uomo robusto; poi ricominciarono a parlare come se non fosse successo nulla. Appena lo scontro era iniziato, Clarity era corsa a mettersi accanto a Flinx e lui, con riluttanza, le permise di restare. La sua mente era sgombra, ma le sue emozioni erano un turbinio.

— Prima che quella cosa stranissima arrivasse per cacciarci via, abbiamo scoperto a cosa serve quella macchina.

— È un allarme — mormorò Moam. Flinx vide che era indaffarato a smontare la pistola laser, con le enormi dita che staccavano con delicatezza i circuiti interni.

— Che genere di allarme?

— Per mettere in guardia contro qualcosa. Contro un grande pericolo. Solo che tutta la gente che avrebbe dovuto avvertire se n'è andata tanto tempo fa. — Nella mente di Flinx, l'immagine di “tanto tempo fa” che Softsmooth aveva proiettato si stendeva all'infinito. E questo era un concetto impressionante, perché gli Ujurriani non esageravano mai.

— Avete detto che dovevate comunque trovarmi. A causa di questo? — Tutti e quattro gli orsi annuirono all'unisono. — E perché siete venuti da me? Non so nulla di un mondo chiamato Horseye e meno ancora di strane macchine.

— Tu sei l'insegnante — fu la semplice risposta di Fluff. E poi aggiunse: — E anche perché tu sei in qualche modo coinvolto.

— Io? — Pip fece un piccolo saltello sulla spalla del padrone, poi si risistemò. — Come posso essere coinvolto, quando è la prima volta che ne sento parlare?

— La sensazione è là. — Persino Fluff ora stava comunicando con grande serietà. — Tu sei la chiave di qualcosa, forse della macchina o del pericolo o di qualcosa d'altro che non sappiamo ancora. Vorremmo sapere. Ci aiuterebbe nel gioco. Questo pericolo ci preoccupa.

Flinx sapeva che se era reale e preoccupava gli Ujurriani, allora chiunque altro avrebbe dovuto essere debitamente terrorizzato. — Il pericolo è imminente?

— Imminente? — gli fece eco Bluebright spalancando gli occhi.

— Colpirà presto? — chiese stancamente. Nella loro semplicità, gli Ujurriani erano in grado di comprendere i concetti meccanici e matematici più complessi, e al tempo stesso fraintendere termini molto più semplici.

— Non sappiamo. Tu devi aiutarci a capire questa cosa — disse Softsmooth. — Tu sei l'insegnante.

— Io non sono un insegnante! — replicò irato. — Io sono solo uno studente. A questo punto, uno qualsiasi di voi ha accumulato più conoscenza di quanta ne immagazzinerò mai io.

— Ma tu conosci il gioco — gli rammentò Fluff. — Il gioco della civiltà. Quello noi lo stiamo ancora imparando.

— E questo in qualche modo fa parte del gioco — disse Bluebright.

Lo stavano fissando tutti e quattro e lui scoprì di non poter guardare quei grandi occhi gialli e mentire. C'era cascato di nuovo. Proprio quando era sicuro di aver finito con i problemi di qualcun altro, ecco che se ne materializzavano dei nuovi. Se avesse insistito, se ne sarebbero andati e l'avrebbero lasciato solo. Se avesse insistito.

Lo stavano pregando in silenzio, Non gli serviva a nulla voltarsi, perché questo significava che avrebbe dovuto guardare Clarity, ed era altrettanto sconvolgente. Non poteva sfuggire a se stesso. Non in quella stanza, in quel momento, in quel luogo. Forse da nessuna parte, mai.

— Non posso fare nulla per aiutare — disse alla fine, — perché non so nulla di questa cosa. Non riuscite a capirlo?

— Capiamo l'ignoranza, Flinx-amico — disse Softsmooth senza esitare. — E possiamo rimediare.

Flinx fu colto di sorpresa. — Come? Portandomi a Horseye? — Guardò con diffidenza il pozzo nero.

— No. Forse possiamo mostrartene un po'. Noi non possiamo vederlo, ma possiamo aiutare te a vedere. Non sarà pericoloso… speriamo. — Fluff si era avvicinato e aveva posato una zampa sulla spalla di Flinx. — Dobbiamo sapere, Flinx-amico. Anche per noi è importante. Potrebbe essere abbastanza serio da fermare il gioco. Da fermare tutti i giochi.

Doveva davvero pensarci? Aveva davvero una scelta?

— Come farete a mostrarmelo? La minaccia è qua vicino?

— È molto, molto lontana. Possiamo solo indovinare dove si trova. Dovrai fidarti di noi. L'insegnate deve fidarsi degli allievi.

— Se è così lontano, come potete mostrarmelo?

— Nello stesso modo in cui siamo riusciti a trovarti qui. — Un grosso dito indicò il suo collo. Percependo le emozioni dirette verso di lei, Pip sollevò la testa incuriosita.

— Pip?

— Lei — Fluff lottò per esprimere un concetto difficile, — è un amplificatore per qualcosa che si trova dentro di te, nel profondo, dentro la tua mente. Qualcosa che non possiamo vedere. Qualunque sia la cosa che ti fa dire quello che provano gli altri e che forse un giorno ti farà fare altre cose. Noi possiamo aiutarti nello stesso modo, un poco. La tua piccola compagna è un amplificatore. Noi possiamo essere un preamplificatore. Uno molto, molto grosso. — Piegò la testa per guardare il soffitto.

— Il tuo corpo rimarrà qui, ma possiamo mandare la tua mente da un'altra parte.

— Da un'altra parte? Non potete essere un po' più precisi?

— Verso il pericolo, la minaccia. Per osservare e imparare. Noi non possiamo farlo, ma possiamo farlo con te. Perché tu sei diverso da noi. Perché tu sei diverso da chiunque altro.

Le proporzioni del piccolo problema degli Ujurriani stavano dilatandosi molto più in fretta di quanto lui riuscisse a tenergli dietro. — Perché non scavate una delle vostre gallerie in quella direzione?

— Perché è troppo lontano. Incommensurabilmente lontano.

— Se è così incommensurabilmente lontano, come può rappresentare una minaccia per noi?

— Si può muovere. In questo momento non sembra che si muova da questa parte, ma non ne siamo sicuri. Dobbiamo esserne sicuri. — Fluff guardò Flinx con occhi pieni di affetto. — Non ti vogliamo costringere, maestro.

— Oh, al diavolo, questo lo so. Ma che differenza fa? Solo, assicuratevi di non perdermi, dopo che mi avrete lanciato là fuori, dovunque sia il luogo in cui mi manderete. — Trasse un lungo sospiro. — Cosa devo fare?

— Sarebbe meglio se ti sdraiassi, Flinx-amico, in modo da non cadere e farti del male.

— Mi sembra sensato. Se devo impegnarmi in una qualche proiezione astrale Ujurriana, o quel che è, non vorrei mai uscirne con un polso slogato. — Come al solito, il suo sarcasmo andò perduto con i suoi amici pelosi, ma lo aiutò a mascherare un po' la paura che stava cominciando a nascere in lui.

Fece un passo in direzione del sarcofago, ma subito ci ripensò. Non sarebbe tornato in quella bara. In fondo alla stanza c'erano un paio di brande: scelse la più vicina e si sdraiò, dopo essersi assicurato che le spire di Pip non lo stringessero. Tenne le braccia lungo i fianchi, desiderando di non essere così rigido e a disagio come certo doveva apparire.

— Va bene. Cosa devo fare, ora? Mi prendete e mi gettate verso il soffitto? — fece una risata nervosa. Gli Ujurriani si sistemarono ai quattro capi del letto. Tra Fluff e Bluebright vide Clarity, che lo fissava ansiosa.

— Flinx, forse non dovresti farlo.

— Probabilmente hai ragione. Ma non sono mai stato capace di fare quello che era meglio per me. Sembra sempre che finisca col fare quello che è meglio per gli altri. — Chiuse gli occhi, chiedendosi che differenza faceva. — Procedi, Fluff, fate quello che dovete.


Non ci fu transizione, non ci fu un passaggio. Era di nuovo nel lago, con Pip accanto. Ma questa volta non stava galleggiando senza una meta. Era in grado di muoversi. Per prova, fece qualche cerchio nuotando, e Pip lo seguì. Il liquido trasparente non gli colò giù per le narici e i polmoni, soffocandolo.

Quando ebbe completato il quarto cerchio, il lago cominciò ad oscurarsi. Continuò a nuotare ed ebbe la sensazione di muoversi a grande velocità, anche se il suo corpo sembrava non muoversi per nulla. Le mani e i piedi si agitavano pigramente, mentre il cosmo gli sfrecciava accanto.

La trasparenza e la luce del sole cedettero il posto a strisce cremisi e porpora, come se ciò che lo circondava stesse subendo un incredibile effetto Doppler. Stelle e nebulose esplosero verso di lui, solo per svanire rapidamente sotto i suoi piedi. Un'illusione interessante, ma niente di più.

Era questo che si provava ad essere un quasar? pensò distratto.

Gli sarebbe piaciuto indugiare a studiare ogni stella ed ogni pianeta. Come scintille elettriche, immagini di potenti razze e civiltà immense gli sfiorarono per un istante la mente e poi scomparvero. Erano tutte nuove, sconosciute, aliene e insospettate. La sua mente le sfiorò ed esse si ritrassero, come un'onda che si infrange e si ritrae sulla riva del mare.

Al di là dell'ultimo pensiero sapiente e ancora più in là, null'altro che un concetto, una pecca nei precetti della fisica convenzionale. Non una particella, nient'altro che un ripensamento sfuggito alla prigione della mente.

Le stelle erano tutte scomparse, come pure l'ultima saggezza, e luì si trovò in una regione che non avrebbe dovuto esistere. Un luogo in cui il vuoto era macchiato solo da dimenticati refoli di idrogeno interstellare e dove l'occasionale cuore di una stella brillava come una candela in una bottiglia messa a mare in un oceano di nulla.

E qualcosa d'altro.

Troppo grande per essere vivo, eppure viveva. Una torbida ridefinizione della vita e della morte, del bene e del male.

La forza che lo spingeva avanti cercava di spingerlo nel mezzo della cosa, ma lui rallentò, ritraendosi, Aveva toccato intere civiltà, aveva compreso intere galassie, ma questa cosa era troppo vasta e troppo terribile perché la sua coscienza disincarnata potesse comprenderla. Ne intravvide le ombre e si ritrasse, ripiegandosi in se stesso, e corse, corse a ritroso lungo la strada che aveva percorso…

E mentre fuggiva, la cosa si accorse di lui. Lui cercò di accelerare, mentre l'universo gli scivolava accanto come una massa piatta di colori brillanti. Lenta ma immensa, la cosa si tese verso l'intruso… e lo mancò. Di un chilometro, di un anno luce, di un diametro galattico… Flinx non lo avrebbe mai saputo. L'unica cosa che importava era che l'aveva mancato e l'aveva lasciato intoccato, senza insozzarlo con ciò che era.

Fuggì indietro, in se stesso e all'ultimo istante sfrecciò accanto ad una mente grande ma confusa, più innocente persino degli Ujurriani, un esecutore di un potenziale ancor più grande. Era un verde in espansione, una pallida immagine congelata nel vetro, in cui lui vide riflesso se stesso e Clarity e tutta l'umanità. Una colla color smeraldo teneva tutto insieme. Poi scomparve.

E venne rimpiazzata da un'altra, tanto diversa da quella precedente come lo era lui da essa. Nuotava in un altra parte del lago. Quando gli passò accanto, toccandolo appena, Flinx percepì un grande senso di pace. Questa seconda sapienza era calda, amica, persino contrita. Era lì, e poi scomparve, nella stessa direzione del verde.

Il terzo tocco, e il più leggero di tutti, venne da una consapevolezza che lui finalmente riconobbe. Un richiamo solitario. Un grido che nessuno si sarebbe mai aspettato da un'intelligenza artificiale. Lontano, al di là dei confini del Commonwealth, nel Blight. Un'arma e uno strumento insieme, che attendeva il suo ritorno, per dirigerla, per dare uno scopo alla sua esistenza, anche se tutti i vecchi nemici erano scomparsi.

E i nemici nuovi? Coloro che avevano costruito quell'enorme rete di allarmi che aveva il suo centro ad Horseye dov'erano andati? E perché? Nessuno lo sapeva. Gli Ujurriani volevano saperlo. E anche Flinx.

E in quell'istante capì. C'era bisogno di lui. Perché lui era uno scherzo di natura, un'anomalia, un germoglio. Un essere che coloro che avevano costruito quell'allarme non avevano potuto prevedere. Proprio come non avevano potuto prevedere l'evoluzione del verde, il calore e la macchina della distruzione del Tar-Aiym che piangeva nella sua solitudine. Essi avevano costruito quell'allarme per metterli in guardia contro una minaccia inconcepibile che si annidava alle frange più estreme dell'esistenza, e probabilmente erano fuggiti perché non erano stati in grado di trovare un modo per affrontarla.

Ma l'imprevedibile li aveva seguiti. La vita era nata e si era evoluta al di là di quello che si sarebbero attesi. O forse se l'erano aspettati, si erano aspettati ogni cosa e avevano lasciato quell'allarme per avvertire chiunque o qualunque cosa fosse venuta dopo di loro? Il verde, il calore e l'arma.

Un'unica cosa non avevano potuto prevedere: un ragazzo di diciannove anni di nome Flinx.

Forse era questo che gli Ujurriani avevano percepito. Come? lui non era in grado di immaginarlo, ma gli ursinoidi erano in grado di compiere molte cose che loro stessi non capivano. Come Maybeso, che era in grado teletrasportarsi quando e dove voleva, ma che non faceva nulla se glielo si chiedeva ed era probabilmente matto da legare.

Tante cose che avvenivano contemporaneamente e lui c'era in mezzo. C'erano delle responsabilità a cui non poteva sfuggire, Qualunque cosa minacciasse lui, minacciava anche la sapienza, dovunque. Le grandi civiltà che aveva percepito, le intelligenze che ancora stavano lottando per emergere dal fango primordiale, il verde, il calore e l'arma che cantava. E il Commonwealth il suo Commonwealth. Il genere umano, i thranx, tutto e tutti.

Quell'incredibile vastità che aveva sfiorato con la sua mente cosciente stava agitandosi. Si preparava a muoversi, anche se per un po' non lo avrebbe fatto. Per un po' del suo tempo o del tempo galattico? Scoprì di non saperlo. Era una cosa che avrebbe dovuto scoprire.

E questo era giusto. Lui non era forse uno studente? Avrebbe avuto l'aiuto degli Ujurriani e dei suoi vecchi mentori, se riusciva a trovarli. E sarebbe andato di nuovo, al di là dello spazio, per guardare ancora. Sarebbe andato, perché lui era l'unico che poteva farlo. Bisognava fare qualcosa per quello che aveva scoperto, se non durante la sua vita, allora in un'altra. Anche coloro che avevano costruito il sistema di allarme avevano pensato la stessa cosa.


Quando si svegliò, stava nuotando nel suo stesso sudore. Pip era sdraiata sul suo petto, con le ali aperte e flosce, completamente esausta. Quattro stanchi Ujurriani lo fissavano preoccupati, insieme ad un'umana dal viso sconvolto.

Clarity gli prese una mano e se la strinse contro il petto, ammiccando per cacciare le lacrime. Scrap era ancora aggrappato alla sua spalla.

Non poteva essersi mosso, ma quando cercò di mettersi a sedere, non accadde nulla. Ogni muscolo, ogni osso del suo corpo doleva.

— È stato esilarante — sussurrò. — E anche terrificante e istruttivo.

Clarity gli lasciò andare la mano per asciugarsi gli occhi e il naso. — Pensavo che stessi morendo. Te ne stavi sdraiato lì, con quell'espressione di beatitudine e di pace sul viso, quando tutto ad un tratto hai urlato.

Lui corrugò la fronte. — Non ricordo di aver urlato.

— Lo hai fatto — lo assicurò lei, — e ti sei inarcato, agitato, e hai tremato tanto convulsamente che ho creduto che ti saresti rotto le braccia. I tuoi amici hanno dovuto tenerti fermo.

— Non facile — mormorò Bluebright. — Non avremmo mai creduto che ci fosse tanta forza nel piccolo corpo dell'insegnante.

— Sono andato vicino — ricordò all'improvviso. — Troppo vicino. — Non dovette spiegare agli Ujurriani cosa intendeva, che potevano leggerlo nella sua mente, ma Clarity non possedeva la stessa percezione. — C'è qualcosa là fuori — le disse in tono calmo.

— Là fuori? Vicino a Gorisa?

— No. Là… fuori. Oltre il Commonwealth, oltre la nostra Galassia. Oltre l'oltre, credo. Non so come, ma loro… — indicò gli Ujurriani che lo osservavano in silenzio, — …e Pip insieme sono riusciti a mandare una parte di me al di là del raggio del miglior telescopio. Ma non dei radiotelescopi. Penso che sia stato individuato, anche se chi ha letto i dati non deve aver avuto la minima idea di cosa stesse osservando. E neppure io sono sicuro di cosa fosse. So solo che è pericoloso. E grande. Grande, oltre ogni limite.

Fluff era serio. — Questo non è divertente. È un gioco serio.

— Sì, un gioco serio — convenne Flinx.

— Cosa facciamo ora, Flinx-amico-insegnante? — chiese Moam.

— Cercheremo di saperne di più. Ci sono altri coinvolti, non solo io e voi, ma altri che nessuno di noi avrebbe sospettato. Devo scoprire anche loro. Ci vorrà tempo e tanto lavoro. Spero che avremo il tempo. Avrò bisogno del vostro aiuto.

— Sempre, Flinx-amico. — I quattro parlarono con un'unica voce mentale.

— Vorrei che parlaste ad alta voce.

Flinx si volse verso Clarity, rendendosi conto di aver intavolato una discussione puramente telepatica con gli Ujurriani. — Ho scoperto cosa farò della mia vita. Pensavo di essere destinato a vagare senza scopo, acquisendo una conoscenza fine a se stessa. Ora invece ho uno scopo. Là fuori c'è un luogo vuoto. Secondo le leggi che regolano la distribuzione della materia nell'universo, non dovrebbe esistere. Ma esiste e nel mezzo c'è qualcosa. Qualcosa di malvagio. Io cercherò di trovare un modo per fronteggiarlo, se comincia a muoversi in questa direzione. E nel farlo, forse diventerò un essere umano completo.

— Tu sei un essere umano completo, maledizione!

Lui sorrise. — Clarity, ho diciannove anni. Nessun ragazzo di diciannove anni è un essere umano completo.

— Stai prendendomi in giro?

— No, non sto prendendoti in giro. — Softsmooth gli tese una mano per alzarsi dalla branda. Pip aveva appena la forza di aggrapparsi alla sua spalla. La lingua appuntita pendeva inerte dalla bocca.

— Ho bisogno di bere. Qualcosa di fresco. — Per la prima volta si accorse che la stanza era vuota. — Dove sono tutti gli altri?

— Si sono svegliati uno alla volta — spiegò Clarity, indicando il punto del pavimento in cui si era trovato Dabis. — Lui si è risvegliato prima degli altri. La prima cosa che ha visto è stata Bluebright che teneva in mano la sua pistola smontata.

— Se ne sono andati tutti in gran fretta — disse Moam. — Avremmo voluto parlargli, ma le loro menti erano confuse e piene di paura.

— Lo credo bene che sono scappati in tutta fretta — Flinx si rivolse a Fluff. — Cosa farete ora?

— Torneremo ad imparare il gioco della civiltà.

— Bene. Io cercherò di imparare qualche nuova regola. Poi mi metterò in contatto con voi.

Fluff batté le zampe, riempiendo la stanza di un rombo cupo. — Meraviglioso! ne faremo un nuovo gioco.

— Ci proveremo — gli disse Flinx. — Devo studiare. Imparare e crescere.

— Ti ritroveremo quando sarà il momento. — Softsmooth gli mise un braccio intorno alle spalle, facendolo quasi sparire e lo abbracciò con affetto. Le vertebre del collo di Flinx scricchiolarono. — Non perderemo mai le tracce di Flinx-amico-maestro. Possiamo sempre chiedere a Maybeso di trovarti.

— Sì. Vorrei che Maybeso fosse qui.

Come se fosse stato chiamato, il quinto Ujurriano si materializzò. La sua espressione perennemente acida non era cambiata. — Sono qui — grugnì.

— Hai nulla da aggiungere a tutto questo? — gli chiese Flinx. Sapeva di non dover spiegare cosa intendeva con “tutto questo”. Con Maybeso non c'era mai bisogno di spiegare nulla.

— Più tardi — disse brusco Maybeso e scomparve.

— Ecco uno strano essere — mormorò ammirato Flinx.

— Molto strano — convenne Softsmooth. — Credo che tu gli piaccia, ma chi può dirlo?

Flinx guardò le scale. — Non credo che qualcuna delle persone che era qui tornerà.

Clarity fu costretta a sorridere. — Chi avrebbe mai detto che uomini tanto grossi potessero muoversi tanto in fretta.

— Allora parleremo dopo.

I quattro Ujurriani formarono un cerchio intorno a lui e gli appoggiarono leggermente le zampe sulle mani. — Più tardi — dissero all'unisono.

Si voltarono e balzarono nel buco al centro del pavimento. Udì le loro menti salutarlo e ascoltò, finché anche l'ultimo svanì dalla sua coscienza.

Trascorsero parecchi minuti. Poi il terreno si sollevò, come se l'edificio avesse ricevuto un calcio dal basso. Roccia e terra riempirono il buco dal basso. Flinx e Clarity corsero su per le scale e rimasero lì finché tutta la polvere non si fu depositata.

— Hanno riempito il tunnel dietro di loro — osservò lui pensoso. — Una buona idea. Non era il caso di lasciare una cosa simile, rischiando che qualcuno ci cadesse dentro. — Si rivolse a Clarity. — Ora mi chiederai di portarti con me, dovunque andrò, perché credi di amarmi.

— Non lo credo — rispose lei, — lo so.

Lui scosse lentamente il capo. — Mi spiace, ma penso di aver ragione io. Tu credi di amarmi. Io ti sconcerto e magari mi trovi anche attraente. Ma devi capire che non puoi venire con me.

Quelle parole la fecero trasalire. — Non ti fidi ancora di me. È così, vero? Dopo quello che ho fatto, non posso biasimarti. Ma è tutto finito ora, ce lo siamo lasciati alle spalle. Ti vedo come ti ho visto la prima volta, ti vedo per quello che sei realmente.

— Davvero? È molto interessante, perché io non mi vedo per quello che realmente sono. Ho passato tanto tempo a cercare di sapere chi erano i miei genitori. E non sono approdato a nulla. Forse avrò migliore fortuna cercando di scoprire chi sono io. Ma non è questa la ragione per cui non puoi venire con me. Non posso portarti con me perché non so cosa mi accadrà. Che strano, mi trovo a dover dare ragione a Vandervort, dopo tutto.

«Ci sono in gioco cose che fanno apparire pallide e insignificanti le relazioni personali. Dovrò dedicare tutto il mio tempo a capire queste cose. Questo non sarebbe giusto nei confronti di un'altra persona. Soprattutto di qualcuno come te. Ti garantisco che dopo anni passati a spostarsi in incognito da un mondo all'altro, studiando relazioni dimenticate e accumulando conoscenze arcane, ti annoieresti a morte. Anch'io, può darsi, ma io non ho scelta. Io devo farlo. Tu no.

«Ci sono altri mondi che potrai visitare, altri lavori che ti interesseranno nel tuo campo.

— Non me ne importa più nulla. — Flinx vide che stava cercando con tutte le sue forze di non piangere.

— Forse ora non te ne importa più nulla, ma più avanti te ne importerà. Ci sono altri uomini al mondo, molti dei quali più maturi di me. Probabilmente di aspetto più attraente, di certo meno ossessionati mentalmente. Potrai esser felice con uno di loro, o due, o tre o quanti vorrai. Più felice di quanto saresti mai con me. Non sono preveggente, ma questo penso di potertelo assicurare. — Si asciugò le lacrime che avevano cominciato a cadere.

— Credo che Scrap abbia stabilito con te un legame permanente. Sarà un buon compagno e certamente ti aiuterà a scegliere l'uomo migliore. — Fece una smorfia. — L'accessorio ideale per la donna indipendente. Protezione e affetto confezionati in uno stesso piccolo pacchetto scaglioso. Addio, Scrap.

Tese un dito verso il minidrago. Scrap non poteva capire il gesto, ma era in grado di avvertire l'emozione di quel momento. La sua linguetta appuntita sfiorò parecchie volte la calda pelle dell'uomo.

— Siamo creature strane, noi esseri umani. I costruttori di quell'allarme non ci avevano previsti. Ci sono molte cose là fuori che essi non hanno previsto. Alcune io le ho viste, ma non posso dirti di più su di esse, perché io stesso non ne so di più. L'evoluzione ha i suoi sistemi per sconfiggere anche il metodo più avanzato di predire il futuro. E forse in questo caso è meglio così.

— Flinx, aspetta! Non puoi lasciarmi così! Non puoi lasciarmi qui.

Lui esitò. — Hai ragione. Non hai un posto dove andare, vero? Senza parlare di tutte le bugie che il tuo ex supervisore spargerà sul tuo conto per cercare di salvare la sua pelle dagli Scarpaniani. Vediamo… sai che ha tradito la Coldstripe. Credo che i sostenitori della compagnia sarebbero molto interessati a questa informazione. Forse potrebbero anche avere un altro lavoro per te. Mettiti in contatto con loro e spiega ogni cosa e sono sicuro che ti proteggeranno dalla Vandervort. Ci sono dei sistemi per controllare la verità delle tue affermazioni… e delle sue. — Di colpo si fece assorto.

«Fa tutto parte del gioco, vero? La civiltà. Passiamo la vita a giocarlo. Credo che quello che mi è successo sia di essere stato promosso ad un livello superiore. Continua con la tua ingegneria genetica, Clarity e forse un giorno potrai persino aiutarmi a comprendermi meglio.

Tese la mano e lei la prese. Insieme salirono le scale.

— Ti aiuterò in tutti i modi che potrò — gli disse quando raggiunsero l'ufficio deserto. — Farò tutto quello che mi chiederai.

— Qualunque cosa farai, falla per te stessa, non per me. — Rimase lì, pensando tra sé. — Quel sistema d'allarme è in funzione da parecchio e penso che ci resti un po' di tempo prima che la minaccia che tiene sotto controllo richieda tutta la nostra attenzione. Per capirla appieno, devo prima capire me stesso e per capire me stesso, devo capire quelli come me. Non posso prometterti nessuna relazione permanente, ma adesso che ci penso, non vedo nessuna ragione perché tu non possa assistermi nei miei studi. — Esitò. — Se la cosa ti interessa, cioè.

Lei lo fissò a lungo, poi scosse lentamente il capo. — Appena penso di averti inquadrato, devo ricominciare tutto daccapo.

— Se è tanto complicato per te, pensa a quanto spaventoso è per me — le disse serio.

Clarity era felice del suo cambiamento di umore e si sarebbe accontentata di restare con lui per tutto il tempo che Flinx le avrebbe permesso, ma per quanto gradevole potesse poi essere la loro vita insieme, sapeva che non sarebbe mai riuscita a scacciare dalla mente quell'ultimo pensiero.


FINE
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