Al contrario della ragazza, che si rilassò completamente non appena la navetta uscì dalla ionosfera, Flinx non allentò la sorveglianza. Era stato in troppi posti e aveva visto troppe cose per non sapere che la sola presenza del vuoto non offriva nessuna garanzia di salvezza. Osservò e ascoltò attentamente, ma nulla si avvicinò a loro. Il traffico attorno ad Alaspin era inesistente. La radio era muta. Erano soli.
Clarity Held era rimasta impressionata dalla sua descrizione del Teacher e quando la sagoma lunga e snella dell'astronave comparve nel finestrino della navetta, ne fu sopraffatta. Quando pose piede all'interno, dopo aver varcato il portello passeggeri, l'unica reazione che le era rimasta era lo stupore.
Si trovavano nell'area che su di una nave da trasporto sarebbe stata denominata sala comune, ma Flinx chiamava familiarmente il suo “covo”. Al centro c'era una vasca rialzata piena di pesci tropicali provenienti da mondi diversi, circondata da arbusti e piante ben tenute. Il soffitto era coperto da una varietà di rampicante che cresceva particolarmente bene alla luce artificiale.
Flinx amava molto il verde. Il mondo in cui era cresciuto era ricoperto da fitte foreste di sempreverdi. Il mondo di Pip era tutto giungle e savane. Non gli piacevano il ghiaccio e i deserti, ne aveva visti già troppi.
Era la gravità artificiale a rendere possibile ogni cosa, anche lo zampillo della fontana al centro, da cui usciva acqua sia normale che leggera. L'acqua pesante a bordo si comportava normalmente, ma quella leggera poteva venir tinta di diversi colori. Si trattava di una miscela di glicerina e gas racchiusa in membrane di polimeri incredibilmente sottili. L'acqua schizzava in aria sotto forma di bolle variopinte che venivano risucchiate fino a scomparire in un cono nascosto dai rampicanti del soffitto. Il cono condensava e riciclava le bolle nell'acqua.
I mobili erano di vero legno, ricoperti da cuscini imbottiti che rispondevano con una musica ogni volta che qualcuno si sedeva, adattando la melodia ai movimenti e alle emozioni. Lungo le pareti ricurve, forme azzurre e purpuree si rincorrevano apparentemente a caso e quell'inseguimento casuale diventava un'espressione artistica. Quel luogo era un notevole miscuglio di forme geometriche e di globi di luce, di piante verdi e di bolle d'acqua, di natura e scienza.
Clarity girò per la stanza, guardando le piante e le decorazioni. Ciascun elemento spiccava lucido e brillante come l'occhio di un bambino, come se fosse stato scrupolosamente disegnato e progettato da un professionista. In realtà, Flinx si era limitato invece a mettere le cose insieme senza un particolare ordine.
Quando ebbe terminato il giro di ispezione, Clarity riuscì di nuovo a respirare. — Davvero tutto questo è tuo?
— La gente ha la tendenza a farmi dei regali — Flinx sorrise imbarazzato. — Non so perché. Alcune di queste cose le ho prese durante i miei viaggi. — Fece un gesto. — La fontana e le piante ci sono perché mi piace guardarle. Ci sono dei robot, ma preferisco occuparmi personalmente delle cose che crescono. Sembra che ci sappia fare con le piante.
Non le disse che pensava che la sua abilità con le piante avesse qualcosa a che fare con la sua telepatia empatica, né accennò alle teorie che affermavano che le piante erano capaci di emozioni e sentimenti. La ragazza lo giudicava già abbastanza bizzarro, anche se le aveva salvato la vita.
Forse avrei dovuto fare il contadino, pensò. Non che ci fosse molto spazio per i contadini, su Moth. Se avesse chiesto, il tipo di piante che Mamma Mastino gli avrebbe consigliato di coltivare sarebbero probabilmente state illegali.
— Dovremmo andarcene — disse lei all'improvviso come se si fosse appena ricordata per quale ragione si trovavano su quella nave.
— Siamo già in volo.
— Dove? — Si guardò intorno sorpresa, ma nella stanza non c'erano oblò.
— Fuori dal sistema solare, lontani dall'orbita di Alaspin. — Controllò l'orologio da polso. — È un comando facile da impartire. La nave si può controllare a voce, il che è molto più semplice che non farlo tramite tastiera. Se senti una terza voce, femminile e fredda, quella è la voce del Teacher. Non possiede capacità di ragionamento, quindi non cercare di discutere con lei. L'ho preferita così. Volevo qualcosa che rispondesse ai miei comandi immediatamente, senza mettersi a dibattere le varie possibilità.
— Al contrario di me? — Clarity si avvicinò al bordo della fontana e si sedette, affondando una mano nell'acqua. Subito una forma purpurea con pinne turchesi si avvicinò per ispezionarle la mano. Lei la agitò un poco e la sagoma si allontanò con un guizzo.
— La gente ti regala le cose. Come questa nave, hai detto.
— Ho un certo numero di amici interessanti. In realtà l'hanno costruita apposta per me. — Scrollò la testa al ricordo. — Ancora non so come abbiano fatto. Chissà perché non mi sembrava una delle cose in cui erano più versati, ma in verità non sembravano capaci in nulla. Amici sorprendenti.
— Oh, che carino! — Si alzò e si allontanò dalla fontana. — Che cos'è?
Fece scorrere la mano sopra qualcosa che assomigliava a una dozzina di nastri di Mòbius che giravano attorno a un centro comune. Nei punti in cui si incontravano intersecandosi, sembravano scomparire nel nulla. Quando ne toccò uno, un suono molto basso riempì la stanza. Toccandone un altro, si udì un fischio stridente. Non c'era nulla che tenesse sospesa quella creazione a un metro e mezzo dal pavimento.
— Qualche tipo di proiezione gravitazionale?
— Non so — rispose scrollando le spalle. — Temo di averlo preso senza istruzioni o spiegazioni. — Fece un cenno verso l'oggetto. — Metti la mano nel mezzo, dove convergono le strisce.
— Perché? Scomparirà?
Lui sorrise: — No.
Con uno sguardo di sfida, infilò adagio la mano nell'intersezione, con le dita leggermente aperte. Subito chiuse gli occhi e sul suo viso passò un'espressione di puro rapimento. Socchiuse leggermente le labbra, scoprendo i denti serrati. La testa si piegò all'indietro, poi in avanti, insieme alla parte superiore del corpo, come un nastro che ondeggiava al vento. Flinx dovette correre a sostenerla.
La trascinò verso il più vicino divano, adagiandola dolcemente sui cuscini musicali. Lei teneva il dorso della mano sinistra sulla fronte e sulla sua pelle spiccavano gocce di sudore simili a perle birmane. Quell'espressione rimase sul suo viso per due minuti, poi la ragazza sbatté le palpebre, si asciugò il sudore e si voltò a guardarlo.
— Non è stata una cosa leale — disse con voce roca. — Non mi aspettavo… nulla di simile.
— Neppure io la prima volta che ho infilato la mano. È una sensazione un tantino soverchiante.
— Un tantino? — Stava guardando con desiderio il punto in cui i nastri di Mòbius si intersecavano. — Non ho mai provato nulla di simile in tutta la mia vita e la mano è rimasta là solo per un attimo. Ma non era solo la mano, vero? — Riportò lo sguardo su di lui. — Era tutto il corpo.
— Era tutto il tuo essere, eri tu, come se fossi inserita in una presa ad alto voltaggio, ma senza nessun rischio. Almeno, credo che non ci sia pericolo. Solo quella sconvolgente ondata di piacere.
— Dovrebbe essere dichiarato illegale — disse mettendosi a sedere.
Flinx distolse il viso. — Lo è.
— Non ho mai sentito parlare di un congegno simile. Dove viene costruito?
— Su di un mondo fuorilegge da gente fuorilegge. Non ci sono restrizioni, perché a quanto ne so, è l'unico del genere. Nessun altro ne conosce l'esistenza. Il popolo che ha costruito questa nave per me… — si guardò intorno, — ha costruito anche quello. Un altro regalo. Volevano essere sicuri che fossi sempre felice, quindi mi hanno fornito i mezzi per esserlo.
— Si potrebbe morire con tanta felicità.
— Lo so. Quelli che l'hanno progettato, hanno una maggiore tolleranza per molte cose, inclusa la felicità. Devi fare attenzione alle dosi. Lo uso solo quando sono profondamente depresso.
— E capita spesso che tu sia profondamente depresso, Flinx?
— Temo di sì. Sono sempre stato lunatico, ed ora è peggio di quando ero ragazzo.
— Capisco. Non sono affari miei e tu non sei tenuto a dirmelo, ma c'è qualcun altro su questa nave?
— Solo tu ed io, a meno che tu non voglia contare Pip e Scrap.
Lei scrollò le spalle. — Non mi aspetto che tu mi racconti dei tuoi fornitori illegali.
— Non mi dispiace farlo. I miei amici sono delle brave persone. Speciali. A volte mi sorprendo a pensare che siano i prescelti dell'universo. Sono innocenti. Assolutamente innocenti, anche se io ho intrapreso qualche passo fondamentale per rimediare alla cosa. La Chiesa sa di loro, e anche il governo, ma hanno paura di quel genere di innocenza. E poi i miei amici sono incomprensibili.
— Posso averne sentito parlare?
— Può darsi, ma ne dubito. — Accostandosi ad un'alta felce verde-azzurra, scostò una fronda, scoprendo una piccola tastiera sulla quale posò le dita. Sarebbe stato molto più semplice impartire il comando a voce, ma ebbe l'impulso infantile di impressionarla ancor di più.
Per chiunque non sapesse nulla di geografia galattica, l'ammasso di stelle che si materializzò a mezz'aria tra Flinx e la fontana poteva sembrare bizzarramente allineato. Ma ad un esame più ravvicinato, si sarebbero viste le minuscole lettere color verde brillante che fluttuavano sopra ciascun sole. Appena una piccolissima parte delle stelle rappresentate era indicata con lettere gialle invece che verdi.
— Il Commonwealth — spiegò senza che ve ne fosse bisogno.
L'Impero AAnn non era rappresentato, anche se Clarity non aveva dubbi che avrebbe potuto farlo comparire con un cenno. Non era visibile neppure il Braccio del Sagittario. L'ologramma mostrava solo rotte e vettori del Commonwealth. Mentre la guardava, l'intera configurazione si orientò sulla posizione del Teacher.
— È molto distante — Flinx stava osservando attentamente l'immagine che ruotava piano. — Forse entro i confini del Commonwealth e forse no. Lassù, vicino alla nebulosa di Rosette, verso il confine esterno della Galassia. Non è un pianeta grande o impressionante. — Sfiorò un controllo dietro la felce e lei vide un puntolino accendersi di color smeraldo.
Flinx mosse di nuovo la mano e l'ologramma si spostò più in fretta.
Quando si fermò, un mondo completamente diverso brillava molto più intenso degli altri: — Alaspin. — Mosse la mano una terza volta, illuminando un pianeta ai confini estremi del Commonwealth.
— Mondi esistenti, prospettive differenti. Il primo ologramma era legale, un camuffamento. Le posizioni sono state falsate. Queste sono quelle giuste e messe in proscrizione.
Clarity guardò con attenzione. Il nuovo pianeta che aveva illuminato si muoveva impercettibilmente, quanto bastava per confondere chiunque cercasse di localizzarlo. E questa volta non era verde, ma rosso intenso.
— Non ho mai fatto grande uso di una mappa sospesa — mormorò Clarity, — ma ho visto pianeti segnati in verde, azzurro, giallo e rosa, tuttavia mai di quel colore.
— Significa che il mondo in questione cade sotto l'Editto della Chiesa. Nessuno dovrebbe sapere della sua esistenza. Ci sono sei stazioni automatiche armate su orbite multiple a distanza di sei diametri planetari per impedire non solo un atterraggio, ma anche un avvicinamento non autorizzato. — Mosse la mano e l'ologramma scomparve, come se il cosmo fosse svanito. — Se la gente sapesse che esiste e che cade sotto l'Editto della Chiesa, qualcuno cercherebbe di andarci solo perché è proibito. Il risultato sarebbe un avventuriero morto ed una burocrazia sconfitta.
Lei lo guardò fisso. — Ma tu ci sei stato. Hai detto che la gente che lo abita ti ha costruito la nave.
— Sì, i miei amici, gli Ujurriani. — Il suo sguardo si posò oltre lei, come se si aspettasse di vedere qualcun altro. Forse una creatura alta tre metri e ricoperta di pelliccia. Ma vide solo le piante e la fontana.
— Perché è sotto l'Editto?
— Se te lo dicessi, violerei l'Editto stesso.
— Non parlerei. Ti devo la vita. So mantenere i tuoi segreti.
Flinx rifletté, poi distolse lo sguardo, sospirando. — Sto arrivando al punto che non mi interessa più scoprire chi sa e che cosa sa. Gli Ujurriani fisicamente assomigliano a dei grossi orsi e, secondo i nostri standard, sono il massimo dell'ingenuità. Almeno lo erano quando li ho incontrati. E sono anche, potenzialmente, la razza più avanzata mai incontrata.
Clarity corrugò la fronte. — Non è una ragione per metterli sotto Editto.
— Sono telepati naturali — le disse Flinx. — Leggono la mente. Non sono telepati empatici, come i serpenti volanti. — E come me, aggiunse tra sé.
Clarity emise un fischio significativo. — Intendi dire che possono davvero comunicare con la mente? Come i personaggi del tri-di e dei libri?
Lui accennò di sì. — La cosa che più di ogni altra abbiamo sempre temuto in una razza aliena. Gente in grado di leggere le nostre menti mentre noi non possiamo leggere le loro. E non solo le nostre menti. Su Ulru-Ujurr c'era un'installazione AAnn. Gli Ujurriani erano in grado di leggere anche le loro menti e hanno cacciato gli AAnn. Credo che siano persino in grado di leggere la mente di Pip, almeno, quel poco che ha. — Il serpente volante sollevò il capo dalla sua spalla, poi si riappoggiò. — E non è tutto.
— Non basta ancora?
— Imparano con una velocità che si potrebbe rappresentare con una curva esponenziale. Quando li ho incontrati, il loro livello di crescita era quasi piatto. Vivevano nelle caverne. Ora il livello sta salendo molto in fretta. Quando me ne sono andato, avevano imparato abbastanza dalle registrazioni dell'installazione AAnn da poter iniziare la costruzione di un'intera cittadina. E anche del Teacher, anche se ancora non ho capito come abbiano fatto a mettere insieme tanto in fretta le infrastrutture necessarie. Hanno anche altri talenti. — Fece un leggero sorriso. — Amano fare scherzi, giocare e scavare gallerie.
— Gallerie? Che buffo.
— Perché buffo?
— Lo scoprirai presto. Ma non sono ostili?
— Al contrario. Sono morbidi, paffuti e grassottelli… se riesci a immaginare paffuto e grassottello qualcosa che è alto tre metri e pesa tra i mille e i milleduecento chili. Siamo andati molto d'accordo.
— Non lo metto in dubbio. — Clarity stava di nuovo giocando con l'acqua. — Se hanno costruito una nave solo per regalartela… Quante astronavi possiedono?
— Per quello che ne so, il Teacher è l'unica nave che abbiano mai costruito. — E quello gli fece venire in mente un certo Ujurriano, così particolare che persino quelli della sua razza lo consideravano strano. — C'era un maschio di nome Maybeso che non ne aveva bisogno, anche se immagino che non dovrei dirlo, perché non so che distanza potesse percorrere.
Lei spalancò gli occhi. — Sono anche in grado di teletrasportarsi?
— Non lo so. Loro lo chiamano in modo diverso. Credo che siano in grado di fare anche altre cose, ma all'epoca non ne sapevo abbastanza per fare le domande giuste. È passato tanto tempo e dovrei tornare. — Sbatté le palpebre. — Adesso capisci perché la Chiesa ha messo sotto Editto un mondo simile. Gli Ujurriani sono una razza di telepati innocenti, probabilmente in grado di teletrasportarsi, con un potenziale mentale illimitato. Sai come la pensa il Dipartimento delle Razze Aliene. Il fatto che siano amichevoli adesso, non significa che lo saranno anche domani. “La paranoia è sopravvivenza” e altre sciocchezze del genere.
Clarity annuì lentamente e lui distolse lo sguardo per posarlo sulla fontana. — Adesso non devi più preoccuparti di un eventuale inseguimento. Il Teacher è molto veloce ed è armato, anche se non sono certo che l'armamento funzioni. Non ho mai dovuto usarlo.
— Al contrario di quelli che mi hanno rapito — disse lei piano.
Flinx controllò le coordinate sul visore assicurato al polso sinistro. — Ci siamo allontanati abbastanza e presto potremo inserire i motori KK. Una volta nello spazio-più, nessuno potrà toccarci.
Non le disse che il Teacher era l'unica nave in tutto in Commonwealth in grado di decollare e atterrare direttamente dalla superficie di un pianeta. Quei geni degli Ujurriani avevano risolto in una settimana il problema che tormentava i migliori fisici del Commonwealth fin dalla scoperta della propulsione KK. C'erano ancora alcuni segreti che intendeva nascondere alla sua ospite. E uno di questi sarebbe stato continuare a fingere che quella nave fosse come tutte le altre.
— Se era sotto Editto, come hai fatto a trovarti su quel mondo e ad entrare nelle grazie degli abitanti tanto da spingerli a costruirti questa nave?
Flinx stava esaminando il soffitto. Notò con sorpresa che fra i tralci del rampicante c'erano delle cimici. Non riusciva ad immaginare come e quando fossero riuscite a salire a bordo. Erano loro i veri dominatori dell'universo, pensò, non gli esseri umani, non i thranx, non gli AAnn. Erano sempre i più piccoli che governavano. Gli insetti erano riusciti a colonizzare ogni cosa, tranne il vuoto. E adesso si erano appropriati del Teacher. Aumentavano la sensazione di calore domestico della stanza… tranne quando una cadde giù da un tralcio, finendogli in testa. Fino a quel momento, niente di pericoloso aveva mai chiesto un passaggio ai suoi capelli. Comunque, di rado gli insetti lo morsicavano. Forse lui non era saporito come gli altri.
Ricordò la domanda di Clarity e rispose in tono assente. — Stavo cercando qualcuno e per questo ho visitato un sacco di posti strani.
— Posso chiederti chi stavi cercando?
— Mio padre e mia madre.
— Oh! — Non era questa la risposta che si aspettava. — Li hai trovati?
— Ho scoperto che mia madre era morta. Ancora adesso non so cosa ne sia stato di mio padre e neppure chi fosse.
— Stai ancora cercando?
Flinx scosse il capo con violenza, sorpreso nel sentirsi tanto teso. — Ho attraversato a lungo il vuoto e ho visitato molti mondi, cercando di trovare una risposta. E quella ricerca ha prosciugato molta della mia passione. Ora i miei interessi stanno cambiando. Quello che era di importanza vitale qualche anno fa, ora non lo è più. Anche se desidero ancora saperlo, non vedo ragione di dedicare ogni mia risorsa a scoprirlo.
— Così sei cresciuto orfano?
Quella domanda lo fece sorridere, come sempre capitava con i ricordi della sua infanzia. — Ho avuto una madre adottiva: Mamma Mastino. Una vecchia signora, bugiarda, brutta, sporca, ingannatrice, che amo moltissimo.
— Me ne sono accorta — disse piano lei.
— Sai — esclamò all'improvviso, — l'unica cosa che ho sempre voluto è di essere lasciato in pace. Non l'ho voluta io questa nave, proprio come non ho mai voluto tutti gli altri problemi che mi sono trovato ad affrontare. Dèi, non ho nemmeno vent'anni!
— Flinx, tu sei molto più maturo della maggior parte degli uomini più vecchi di te che ho conosciuto. — Era tanto preso dalla commiserazione per se stesso, che le implicazioni di quella frase lo sfiorarono appena.
— Comincio solo ora ad intravedere le forze che muovono l'universo, Clarity. Almeno, la sua parte senziente. Nulla è davvero ciò che sembra. Vi sono delle correnti impercettibili che turbinano intorno alle nostre cose e, per qualche maledetta ragione, molte di esse sembrano turbinare intorno a me. Più cerco di scappare e più sembrano inseguirmi.
Toccò a lei sorridere. — Adesso stai dicendo delle sciocchezze.
— Vorrei che fosse così. Forse lo è. Forse hai ragione tu. — Dopo tutto, pensò, complicato com'era il suo sistema nervoso, poteva benissimo darsi che le sue fantasie fossero solide e reali senza che lui fosse in grado di vedere la differenza.
— Quindi pensi che l'universo ce l'abbia con te?
— Non ce l'ha con me. Solo non mi lascia in pace. Tutto quello che volevo dall'universo erano l'identità di mio padre e di mia madre. Mentre cercavo di scoprirlo, molte persone sono morte intorno a me. Sì, sono morte — ripeté, in risposta al suo sguardo scettico. — È un fardello di cui non posso liberarmi. La violenza mi segue. Guarda te: sei un esempio perfetto.
— Incontrarti è stata una pura coincidenza — ribatté Clarity. — Una coincidenza fortunata, per quello che mi riguarda. Non puoi certo pensare che vi sia qualche grandioso schema cosmico che non abbia l'unico scopo di renderti la vita infelice.
— So che suona pazzesco. A volte non so cosa credere. Ci sono momenti in cui penso che dovrei restare a bordo del Teacher, scegliere un vettore a caso sul piano galattico e partire a tutta velocità finché non si esaurisce il motore. Almeno avrei la pace.
Lei lasciò che il silenzio si prolungasse prima di rispondere. — A me sembra che ti troverai a dover scegliere tra la pace e le risposte alle tue domande.
Flinx si voltò a guardarla e a poco a poco la tensione scomparve. — È un'osservazione molto percettiva, Clarity.
— Diavolo, io sono una persona molto percettiva. Oltre ad essere un genio biologico. L'autodannazione non è una soluzione per nulla, non più di quanto lo sia l'autocommiserazione.
— Che cosa ne sai tu di queste due cose? Ma è carino da parte tua cercare di farmi sentire meglio. E considerando la tua situazione personale, è molto carino il solo fatto che ti interessi a me.
— Sì, sei proprio in una triste condizione, vero, Flinx? Sei indipendente, hai denaro quanto basta per mantenere una tua astronave privata e non hai che diciannove anni. È abbastanza difficile provare compassione per qualcuno che si lamenta e geme di una situazione simile.
Analizza solo quello che vede, pensò Flinx, non considera le variabili interne. Ma era comunque un pensiero premuroso da parte sua.
— Che tu ci creda o no, sono stufo di tutto questo. Voglio solo essere lasciato per conto mio, ai miei pensieri e ai miei studi. Gli Ujurriani hanno chiamato questa nave Teacher in mio onore. Avrebbero dovuto chiamarla Student, perché è questo che sono. La mia prima materia di studio sono io stesso. Voglio sapere chi sono e cosa sono. Forse lo so già, ma sono troppo stupido o troppo spaventato per riconoscerlo.
A quella frase, Clarity si alzò e si diresse verso di lui. Le sue mani si mossero. — Io penso che tu sia simpatico, se solo volessi mettere da parte un po' delle sciocchezze con le quali ti affliggi. — Lui fece un passo indietro e Clarity sporse le labbra imbronciata.
— Dove vuoi che ti porti? — chiese Flinx a disagio.
La ragazza trasse un profondo respiro. — Hai mai sentito parlare di un mondo chiamato Longtunnel? — Lui scosse il capo. — Chiamalo sulla tua mappa olografica. Pensi che Alaspin sia un mondo di frontiera? Su Longtunnel c'è un solo insediamento ed è a corto di personale. E per buone ragioni, come vedrai tu stesso quando ci arriveremo. È là che voglio andare.
— Se ti riporto dove stavi prima, i tuoi rapitori là non ti cercheranno?
— Certo che lo faranno, ma devo raccontare ai miei colleghi quello che è successo, in modo che possano prendere delle precauzioni. — Sorrise. — Capirai subito perché ho reagito con tanta sorpresa quando hai parlato dei tuoi amici Ujurriani che amano scavare gallerie. Non credo che siano responsabili degli scavi su Longtunnel.
— Probabilmente no. Anche se a volte è difficile capirli con chiarezza, nonostante la comunicazione mentale diretta. L'ingenuità estrema e la sofisticazione estrema sono una combinazione difficile da trattare.
Ma adesso potevano anche non essere più così ingenui, si disse. Non dopo che lui aveva insegnato loro il gioco della civiltà. Per quanto, conoscendoli, a quell'ora potevano essere già passati ad un gioco completamente diverso. Doveva scoprirlo… una volta consegnata quella giovane signora sana e salva sotto la protezione dei suoi amici.
Mormorò qualcosa nel microfono nascosto, sdegnando questa volta l'uso della tastiera. Forse lui non sapeva dove fosse Longtunnel, ma il Teacher certamente sì. Immagazzinata nella sua memoria, c'era l'ubicazione di ogni mondo conosciuto del Commonwealth.
Clarity gli arrivò alle spalle, facendolo trasalire. Pip si allontanò dalla sua spalla e si avvolse intorno ad una scultura dall'altra parte della fontana. Scrap stava giocando con i pesci nell'acqua, scartando e guizzando quando essi salivano in superficie. A Flinx parve simile a un martin pescatore ricoperto di scaglie e un po' fuori posto.
Le braccia di Clarity lo avvolsero dolcemente, stringendolo contro il proprio corpo. Flinx avrebbe potuto sciogliersi da quell'abbraccio, ma questa volta non provò l'impulso di farlo.
— Allora siamo in viaggio per Longtunnel?
— Sì, siamo in rotta. Cosa stai facendo?
— È meglio mostrarlo — gli sussurrò in un orecchio, — che non raccontarlo.
Quello che gli mostrò fu un modo di contrarre i parsec. Per una volta tanto, non si annoiò durante il lungo viaggio nello spazio-più, né fu costretto a rivolgersi alla biblioteca della nave per ingannare il tempo. La biblioteca era stata limitata alle cognizioni degli Ujurriani al tempo della costruzione della nave. Poi, durante le sue visite su altri mondi, Flinx l'aveva ampliata considerevolmente. La mostrò a Clarity la prima volta che trovarono il tempo per farlo.
Non si innamorò di lei, anche se avrebbe potuto benissimo accadergli. In lui erano ancora sepolte troppe cose. Ma non era una faccenda di cui preoccuparsi, dal momento che anche Clarity non dava segno di innamorarsi di lui. Cercava solo di fare in modo che il balzo da Alaspin a Longtunnel fosse il viaggio più piacevole che mai avesse fatto sul Teacher.
Era davvero una gran cosa non viaggiare da soli, non isolarsi dal resto dell'umanità. Soprattutto quando l'umanità assumeva la forma di qualcuno vivo, intelligente, spiritoso e attraente come Clarity.
Longtunnel era un mondo strano, e così apparve loro fin da quando la nave entrò nella sua orbita. Sulla superficie c'era un unico radiofaro. Collegandosi ad esso, il Teacher valutò la velocità del vento nella zona temperata a circa centocinquanta chilometri all'ora.
— Giornata di relativa calma. — Clarity stava leggendo lo schermo dietro le spalle di Flinx. — Soffia molto più forte di così.
Si trovavano in un luogo anacronistico: il ponte della nave. Dal momento che Flinx poteva rivolgersi al computer della nave da qualunque punto, compreso il bagno, l'esistenza di un ponte altro non era che una concessione ad una tradizione arcaica. Ma era bello sedersi davanti a un quadro comandi e ispezionare i controlli manuali. Flinx capiva alcune delle loro funzioni, ma non così a fondo per pilotare la nave in caso di emergenza. Guidare un vascello interstellare era così complicato che i piloti umanx raramente ci provavano e ne erano ben contenti. Erano poco più che una soluzione di emergenza per un sistema ritenuto a prova di errore e di avaria.
I controlli e la vista che si godeva dall'ampio schermo di plexolega erano piacevoli ed era bello trovarsi in quel posto, a guardare il susseguirsi di informazioni incomprensibili. Gli schermi del ponte erano più grandi di quelli delle altre cabine.
— A che velocità arriva il vento? — le chiese.
— Trecento, quattrocento chilometri. Forse anche di più. Nessuno ci fa molto caso, a meno che non sia in arrivo una navetta di rifornimento.
— Credevo che, vivendoci, fosse una cosa a cui fare sempre caso.
— Appunto. Noi non ci viviamo sopra: la superficie di Longtunnel non è abitabile.
— Vivete in strutture sotterranee?
— Vedrai. — Fece un cenno verso i dati. — Segui il faro di navigazione e basta.
— Va bene — ma non si mosse.
Clarity attese ancora qualche istante. — Non andiamo alla navetta? — chiese alla fine.
— Naturalmente. — Si alzò. — Sto solo controllando le ultime cose.
Per quanto amasse vedere nuovi mondi e incontrare gente nuova, avvertiva sempre una fitta di rimpianto tutte le volte che doveva lasciare il Teacher. In un universo di follia, era il suo unico rifugio: sempre pronto, sempre confortante.
Scesero compiendo una stretta curva attorno all'emisfero settentrionale, dirigendosi verso l'unico radiofaro. Poiché non c'erano altri veicoli in orbita, non fu necessario richiedere l'autorizzazione, e Clarity gli aveva assicurato che non c'erano altri velivoli di stanza sul pianeta.
— Questo significa che il nostro arrivo verrà notato non solo dai tuoi amici e dalle autorità portuali, ma anche da qualunque contatto i tuoi rapitori abbiano stabilito qui sul posto.
— Puoi sempre impacchettarmi di nuovo per la consegna — rispose lei con un sorriso.
— Vero. Però questa volta con nastri e fronzoli. — Studiò gli strumenti della navetta. — A quest'ora potrebbero aver smesso di cercarti, o potrebbero aver concentrato tutti i loro sforzi su Alaspin.
— L'ultima ipotesi è possibile, ma non la prima. — Il suo viso aveva un'espressione seria. — Non credo che quella gente si arrenda su nulla.
Il piccolo shuttle vibrò entrando nell'atmosfera turbolenta, sballottato qua e là dai venti d'alta quota. Nonostante i compensatori, ringraziarono entrambi il fatto di portare le cinture di sicurezza. Le folate rabbiose si scontravano l'una contro l'altra, trattando l'intruso con rude indifferenza. Pip e Scrap si erano arrotolati attorno ai due sedili vuoti e si tenevano stretti.
I fulmini preoccupavano Flinx più del vento. Ne cadevano in continuazione, sia tra nuvola e nuvola che tra le nuvole e la superficie. La navetta venne colpita due volte, ma l'unico danno fu un'ala leggermente bruciacchiata.
— È sempre così? — Il rombo insistente dei tuoni si udiva anche all'interno dello shuttle perfettamente insonorizzato.
— Così dicono i climatologi. Non vorrei essere nei loro panni per tutto l'oro del mondo: devono stare vicino alla superficie e uscire di tanto in tanto all'esterno per controllare gli strumenti.
Era mezzogiorno, ora locale, ma quando finalmente emersero dall'ultimo strato di nubi, era scuro come al mattino presto. I lampi continuavano a saettare tutto intorno. Flinx era contento di non dover fare altro che restarsene seduto e aspettare mentre il cervello della nave conversava ad altissima velocità con il computer di atterraggio del pianeta. Le due macchine, con molta calma, stabilivano l'angolo di avvicinamento e di discesa, la velocità di atterraggio, la direzione del vento e delle correnti e i mille altri dettagli vitali per portare a terra sani e salvi due fragili essere umani. Nonostante gli sforzi delle due macchine, il piccolo velivolo sobbalzava e rollava.
C'era poca luce, appena quanto bastava per permettere a Flinx di guardare fuori dal visore. Il terreno era assai poco promettente: svettanti picchi rocciosi, una rete frastagliata di valloni e sporgenze, vegetazione malsana che si abbarbicava tenace alle rocce esposte al vento o si nascondeva nei pochi luoghi riparati, cercando di evitare di venir risucchiata dalle raffiche onnipresenti. Cadeva una pioggia sottile.
Mentre scendevano sempre più bassi e vicini a quel paesaggio minaccioso, Flinx si sforzò di cogliere una luce, un edificio, qualunque cosa che indicasse che stavano atterrando nel posto giusto.
All'improvviso, i motori della navetta ruggirono, gettandolo contro lo schienale e con le cinture che premevano forte contro il petto e le gambe. Poi la navetta si sollevò inclinandosi e Flinx ebbe una rapida visione di luci blu allineate nel buio. Questo fu tutto: niente campo d'atterraggio, né hangar o pozzi di lancio, né nessun altro dei mille annessi e connessi che facevano parte di un normale porto delle navette.
— Manovra di avvicinamento — disse la voce del computer risuonando metallica nella cabina che rollava e beccheggiava.
— Perché un'altra volta? — chiese Flinx.
— Troppo vento. Il Controllo Atterraggio ha annullato la nostra iniziale discesa. Sto girando in cerchio.
— E se anche questa volta c'è troppo vento?
— Continueremo a girare finché il Controllo Atterraggio non ci autorizza. Nel caso che il livello di carburante scendesse troppo, ritorneremo automaticamente alla base per il rifornimento.
Questo significava che avevano carburante a sufficienza solo per due tentativi, e Flinx lo sapeva. Il Teacher non portava molto carburante di riserva per la navetta, e normalmente si riforniva ad ogni atterraggio. Adesso era troppo tardi per desiderare dei serbatoi di riserva.
Compirono una virata tanto stretta che quasi strappò le ali dalla fusoliera a forma di trapezio. Questa volta l'avvicinamento fu molto più morbido, perché la velocità del vento era scesa sotto i cento chilometri orari per pochi preziosi istanti.
Clarity parlava per nascondere il nervosismo. — Sei in buoni rapporti con tutti i computer?
— Cerco di essere amico del maggior numero possibile di intelligenze. E ci sono un mucchio di esseri umani che non si meritano quell'appellativo. Questo volo ti innervosisce, vero?
— Certo che mi innervosisce! — esclamò seccata. — Ma è l'unico modo per arrivare e partire da Longtunnel. L'ho fatto una mezza dozzina di volte e continuo a farlo.
— Un altro modo per dire che le probabilità non sono ancora diventate sfavorevoli.
— Nonostante tu sia un giovanotto affascinante, a volte sai essere molto deprimente.
— Mi spiace.
Sotto di loro brillarono le luci blu e la navetta puntò direttamente in direzione della prima. Stavano volando più bassi delle montagne. L'insediamento e il porto erano stati costruiti in una profonda valle circondata da alti picchi. Al riparo dal vento, pensò lui. Chissà com'erano i venti di superficie fuori dalla protezione delle montagne.
Quando finalmente toccarono terra, emise un sospiro di sollievo. La navetta si sollevò una prima volta, presa nel vortice di una folata, poi atterrò definitivamente, mentre il computer invertiva la spinta dei motori per frenare. Quando i motori tacquero, udirono chiaramente il rumore del vento e dei tuoni.
Alla loro sinistra apparve una luce verde che lampeggiava insistente. La navetta girò su se stessa per intercettare un altro radiofaro, che loro non potevano vedere.
— Buon atterraggio — Clarity stava già slacciando le cinture.
— Buono? — Flinx era più scosso di quanto volesse ammettere. — Questo è un posto infernale.
— Pieno di possibilità, altrimenti nessuno di noi sarebbe qui.
— Com'è l'aria?
— Respirabile… se non ti scaraventa a terra. Ricorda sempre che qualunque atterraggio su Longtunnel è un buon atterraggio. Avremmo anche potuto non atterrare per niente.
— Perché no?
— Smottamenti. — Stava guardando fuori dal finestrino.
Almeno, nello spazio si vedevano le stelle, pensò lui. Lì c'erano solo rocce nude appena visibili attraverso la polvere e l'oscurità. Piovigginava leggermente di traverso, il vento ululava e la temperatura esterna non era sopportabile a causa dell'effetto serra prodotto dalle spesse coltri di nubi. Era stato altre volte su mondi poco ospitali, ma mai su uno così decisamente squallido.
— Preferirei vivere su Freeflo — le disse.
— Certo. Ma nessuno di noi è qui per viverci. Siamo qui per studiare, lavorare e produrre.
La saracinesca che si sollevò per farli entrare era inserita in muri di cementacciaio che incorniciavano un'apertura naturale nel fianco di una parete scoscesa. Come a ricordargli l'accenno di Clarity agli smottamenti, dei grossi massi rotolarono con fragore andando a cadere sulle malconce strisce di atterraggio dipinte alla loro destra.
Poi si ritrovarono all'interno, il vento divenne solo un ricordo minaccioso e la navetta venne inondata dalla limpida e sterile luce artificiale. La saracinesca si richiuse dietro di loro, lasciando fuori vento, pioggia e calore.
— Che cosa usate per l'energia elettrica? — La quantità di luce che riempiva ogni angolo dell'hangar sembrava davvero eccessiva per il porto di un simile avamposto. Ma avrebbe dovuto arrivarci da solo.
— Turbine a vento in cima alla montagna — rispose Clarity. — Abbiamo anche un impianto a fusione, come emergenza, ma da quello che so, non c'è mai stato bisogno di metterlo in servizio. Chi vuole qualche chilowatt in più per le sue necessità, non deve fare altro che arrampicarsi in cima alla montagna e installare un'altra turbina. Sono costruite in modo da resistere a venti come questi e ha contribuito allo sviluppo di questo luogo. Si paga solo la turbina, l'installazione e il collegamento al sistema. Poi l'energia è gratis. E con la velocità del vento, ce n'è in abbondanza.
Flinx vide delle figure che si avvicinavano alla navetta, muovendosi lentamente, con passo cauto. — Non sembra che siano abituati agli arrivi fuori orario.
— Per quel che ne so, sono la prima. Questo non è quello che si definirebbe un rinomato luogo di vacanza.
— Che cosa dico al Controllo Atterraggio?
Clarity scoppiò in una risata. — Non c'è nulla di simile, qui. Sei con me, quindi non ci sono problemi. Io sono con la Coldstripe e tutti ci conoscono. — Guardò Pip che si stava srotolando dal sedile. — E le tue bestiole?
— Pip viene con me. Scrap può andare o restare, come preferisce. Sono abituati al clima di Moth, quindi dovrebbero essere in grado di tollerare qualunque cosa, qui: basta che non scenda sotto lo zero.
— Mai.
Dietro istruzioni del computer di atterraggio, lo shuttle spense i motori e Flinx seguì la ragazza all'esterno. Alcuni operai in tuta beige guardarono dalla loro parte e poi ripresero a lavorare. Flinx sospettò che quegli sguardi fossero diretti a Pip e Scrap più che a lui e Clarity.
Quando erano scesi dalla navetta, Clarity gli era parsa tesa. Ora sembrava calma. — Niente fuori dell'ordinario, pare. Mi chiedo quanti fossero al corrente della mia scomparsa. Qui vivono tutti nel loro piccolo mondo.
— Avrei detto che in un posto così piccolo le notizie viaggiassero piuttosto in fretta.
— Solo se si lasciano correre le voci, senza metterle a tacere. La compagnia avrà cercato di tenere tutto sotto silenzio, per non allarmare gli altri. E non c'è molta socializzazione tra i rappresentanti delle varie società. Tutti tendono ad occuparsi del loro lavoro e a starsene per conto loro. Alcuni si isolano fisicamente e gli altri… be', sono la concorrenza, no?
Lo guidò sulla superficie liscia. Mentre si allontanavano dal massiccio cancello dell'hangar, udirono il tuono rumoreggiare all'esterno.
Una breve occhiata bastò a rivelargli che stavano attraversando il pavimento di un'enorme caverna che era stata trasformata in hangar. Era abbastanza spaziosa per contenere comodamente parecchie decine di shuttle.
— Lo spazio era già a nostra disposizione — rispose lei alla sua domanda sulle origini della caverna. — È una cosa che Longtunnel ha in abbondanza.
— E la flora e la fauna del luogo?
— Ah — rispose lei con un sorriso, — questa è proprio la ragione principale per cui siamo qui. È incredibilmente differenziata ed adattabile. Un ecosistema unico e stimolante, come scoprirai da solo tra poco.
Flinx gettò un'occhiata alla saracinesca dell'hangar. — Non ho visto molto mentre atterravamo e non mi sembra che un clima simile offra molta varietà.
— Ed è così. — Continuava a sorridere. — Pochi cespugli bassi, qualche specie di insetto e mammiferi inferiori. La natura non è stupida, Flinx. Quando gli scopritori di Longtunnel sono atterrati, la prima cosa che hanno fatto è stata quella di mettersi al riparo dal clima. Le forme di vita locali hanno avuto miliardi di anni a disposizione: non credi che abbiano fatto la stessa cosa? Se fuori c'è il temporale, rifugiati dentro. Questo è proprio quello che hanno fatto gli abitanti di Longtunnel.
Entrarono nella stazione del porto, che era semplice e spoglia. Flinx era affascinato dalla quantità di roccia nuda che si vedeva sul soffitto, sul pavimento e sulle pareti. Siamo tornati indietro nel tempo, qui, pensò. Anche se riempita di cavi di fibra ottica, terminali e interruttori, resta pur sempre la caverna dei nostri antenati. Solo le pitture murali sono cambiate. Le stalattiti e le stalagmiti erano rimaste in tutti quei punti dove non intralciavano le normali attività.
Pochi sguardi si posarono su di loro: erano abbastanza lontani da Alaspin per far sì che Pip venisse considerata solo alla stregua di una bestiolina esotica da coloro che non erano al corrente della sua reputazione letale.
Nonostante il gran movimento, il porto era a corto di personale, per quanto l'immensità dello spazio a disposizione lo avrebbe comunque fatto sembrare troppo grande. Era facile distinguere i nuovi arrivati da coloro che erano lì da più tempo. La pelle di questi ultimi aveva un pallore quasi cadaverico.
— Tutti qui si sottopongono a lampade — spiegò Clarity. — Alcuni sono più diligenti di altri… la luce artificiale compensa fino ad un certo punto.
— E allora perché restano qui? — Flinx sapeva che era una domanda stupida.
— Per denaro. Per che altro si potrebbe venire in questo posto? Per il denaro e forse per la gloria.
— E la trovano?
— Alcuni sì. La gloria… il denaro comincia adesso ad arrivare. Nel mio caso, posseggo una quota dei profitti su un biobrevetto appena registrato. Ho altri brevetti in corso di concessione, più di quanti si potrebbero ragionevolmente attribuire a qualcuno della mia età.
— Di che genere di lavoro si tratta?
— Già — disse scherzando, — non te l'ho detto, vero?
— Mi hai detto solo che sei un ingegnere genetico. Non mi hai detto altri particolari.
— Vedrai. Ti farò vedere ogni cosa e al diavolo le regole di sicurezza della compagnia. Te lo devo, se è questo che vuoi. Altrimenti, immagino che tu sia libero di andartene. Hai fatto tutto quello che ti avevo chiesto, e anche di più.
Flinx ripensò al viaggio da Alaspin e Longtunnel e disse secco: — Non è stato decisamente un compito difficile, da parte mia. Sono molto incuriosito da quello che fai e anche da questo posto. Mi piacerebbe vedere di cosa ti stai occupando.
— Speravo che lo dicessi — rispose contenta. — Ti farò avere l'autorizzazione.
«Longtunnel è un'enorme formazione carsica, o così affermano i geologi. Per miliardi di anni, questo posto è stato ricoperto da oceani poco profondi.»
Flinx annuì, studiando le pareti di pietra. — Questo è tutto calcare.
— In gran parte, non tutto. Calcare, gesso, calcite… minerali teneri. Gli oceani si ritirarono mentre Longtunnel si raffreddava, i tre continenti si trovarono esposti al vento, ma soprattutto alla pioggia costante che ha corroso il calcare per millenni. Il risultato sono le caverne come quella in cui ci troviamo e quella più grande usata come hangar da cui siamo appena usciti.
«L'esplorazione qui è appena iniziata, ma c'è chi pensa che Longtunnel comprenda il più grande e più esteso sistema di caverne dell'intero Commonwealth. Non si può camminare sottoterra senza imbattersi in qualche speleologo con gli occhi fuori dalle orbite. L'intero contingente di scienziati non ha fatto altro che barcollare da un posto all'altro con aria trasognata fin da quando è stata dedotta la natura della superficie planetaria. Non fanno altro che affiggere liste aggiornate quando scoprono questa o quella nuova meraviglia. Ti piacciono le caverne?
— No, in generale no. Non mi fanno paura, ma preferisco sentire il sole sulla pelle e percepire il profumo delle cose che vivono e crescono.
— Qui ne troverai solo una parte, anche se forse non il tipo di profumi che ami. L'aria è sempre fresca, ma il calore soprastante filtra e la riscalda. Si può lavorare in maniche di camicia. Sui livelli inferiori non si sa nulla. Gli speleologi sono stati tanto occupati quassù, in quella che chiamiamo la zona temperata, che non hanno avuto l'opportunità o la voglia di trasferire più in basso le loro lanterne. A proposito, l'acqua è pura e fresca come in ogni altro posto ed è filtrata naturalmente. Si parla di installare una fabbrica di imbottigliamento e di esportarla. Se non altro, avrebbe il pregio della novità.
«Fino a questo momento sono stati scoperti quattro fiumi sotterranei. — In quel momento stavano passando davanti ad un bar. — Ma si aspettano di trovarne altri. Si parla persino di oceani sotterranei.
Flinx corrugò la fronte. Di certo una caverna grande tanto da contenere una simile distesa a quest'ora sarebbe crollata.
— Chi lo sa? Longtunnel sta facendo riscrivere un notevole numero di leggi geologiche che erano state ritenute valide per tantissimo tempo. E anche leggi biologiche.
Fin da quando si erano lasciati alle spalle l'hangar, Flinx aveva avvertito un ronzio costante nell'aria, un debole suono, come un coro di tenori che continuasse a cantare a bocca chiusa la stessa melodia.
— Sono pompe — spiegò Clarity quando glielo chiese. — C'è molta acqua su Longtunnel. Le caverne sono in continua crescita, in continua formazione. Sopra piove sempre e l'acqua deve fluire da qualche parte. La maggior parte viene drenata naturalmente, ma ci sono luoghi in cui vogliamo trasferirci dove anche l'acqua va a raccogliersi. Quindi usiamo le pompe. Come ti ho detto, l'energia non è un problema, qui.
— Ma qualcuno deve ancora pagarla, pagare per tutto questo.
— Le infrastrutture del porto e le strutture di supporto sono in cooperativa tra il governo e le ditte private che operano qui dietro licenza. Tutto il resto è gestito da privati.
— Un sistema prospero. Tutte le società sono ubicate nella stessa caverna?
— No, sono sparse dappertutto e collegate da canali di comunicazione. La comunicazione senza fili non funziona troppo bene attraverso le pareti di solida roccia, qualunque tecnologia si adotti. È molto meno costoso e più semplice stendere dei cavi. Le pareti interne sono costruite solo per assicurare l'intimità, dal momento che ogni unità può disporre della sua caverna. Ti scegli un posto vuoto, gratti via le formazioni rocciose e sistemi la scrivania, il letto, gli archivi, la cucina e le attrezzature da laboratorio. Su Longtunnel c'è più spazio per uffici di quanto potrebbe servire ad una dozzina di mondi.
— Sembra tutto molto efficiente e ben gestito. Perché qualcuno dovrebbe voler interferire con le vostre operazioni, qui?
Clarity si fece scura in volto. — Non ne sono sicura. Non me lo hanno detto apertamente. Ma in ogni caso, io rispondo solo alla logica e alla ragione.
Flinx fu sul punto di dire: — Sei troppo carina per essere anche sarcastica — ma poi ci ripensò. Per prima cosa, non credeva che lo avrebbe apprezzato e, in secondo luogo, lui non era mai molto sicuro di cosa dovesse dire quando c'erano di mezzo delle belle donne. Chissà come, quando cercava di parlare con loro, riusciva a suscitare un'espressione interrogativa, invece di un sorriso. Andava molto meglio quando non diceva nulla.
— Ooh, attento. — Gli mise una mano sul braccio per guidarlo verso sinistra.
Da principio lui non li vide, perché stava guardando dritto davanti a sé e i suoi occhi impiegarono un istante a distinguere il movimento.