Si svegliò e scattò in piedi all'istante. Bellissima anche da sveglia, proprio come lo era quando era priva di sensi, la sua ospite era in piedi dall'altra parte della stanza. Nella mano destra impugnava un coltello, piccolo ma letale. Gli occhi erano spalancati per la paura.
Pip era sospesa davanti a lei, a non più di due metri dal suo viso, in posizione di attacco. Scrap girava nervosamente in cerchio intorno a sua madre. I continui movimenti del giovane minidrago preoccupavano la ragazza più di quanto non facesse l'immobile Pip.
Flinx registrò quella scena in un secondo e si chiese cosa diavolo stesse succedendo. Il coltello non aveva alcun senso, e neppure la posa minacciosa di Pip, a meno che quel coltello non fosse stato diretto contro il suo padrone. Ma perché la ragazza avrebbe dovuto minacciarlo mentre dormiva?
A quel punto lei si accorse che si era seduto sul letto, ma continuò a tenere gli occhi fissi sul minidrago.
— Richiamali, maledizione, richiamali!
Flinx lo fece, lanciando un pensiero distratto. Pip sfrecciò di nuovo sul letto.
Il respiro della donna si calmò e il braccio che teneva il coltello ricadde lungo il fianco. — Come ci sei riuscito?
— Tutti i minidraghi di Alaspin sono telepati emotivi. A volte stabiliscono un legame con una persona. Pip è mia… è l'adulto. Il nome del piccolo è Scrap.
— Carino — disse lei con voce tesa, — davvero carino. — Poi rabbrividì e chinò la testa. — Non so come hai fatto a trovarmi. E adesso? Hai intenzione di picchiarmi di nuovo? Perché non ti decidi ad ammazzarmi e la facciamo finita? Ho risposto a tutte le vostre domande.
Flinx socchiuse gli occhi. — Io non ti ho picchiata e non ho nessuna intenzione di ucciderti. Se avessi avuto delle cattive intenzioni nei tuoi riguardi, pensi forse che ti avrei curata?
Lei sollevò il capo di scatto e lo studiò per un lungo istante. — Non sei uno di loro? — chiese incerta.
— No, non lo sono, chiunque siano “loro”.
— Per gli dèi. — Emise un lungo sospiro e a quel punto le sue gambe si fecero di gomma e dovette appoggiarsi alla parete per non cadere. Il coltello cadde senza far rumore sul pavimento di legno.
Flinx balzò giù dal letto, dirigendosi verso di lei, ma quando la vide irrigidirsi, si fermò. La ragazza non si fidava ancora di lui e, dopo tutto quello che aveva passato, non poteva darle torto.
— Non voglio farti del male. — Parlò lentamente, in tono dolce. — Voglio aiutarti, se posso.
Lo sguardo della ragazza si spostò da lui al serpente volante. Lentamente, si chinò a raccogliere il coltello, lo mise sul vecchio cassettone lì vicino e scoppiò in una risata nervosa.
— Tutto questo non ha alcun senso, ma niente di quello che mi è successo nelle ultime settimane ne ha. E poi, se anche solo la metà di quello che ho sentito è vero, allora quel coltello è del tutto inutile contro un minidrago.
— Non la metà — la corresse Flinx, — è tutto vero. — Rimase fermo. — Perché non ti siedi? Sei rimasta svenuta per parecchi giorni.
La ragazza si mise una mano sulla fronte. — Pensavo di essere morta, là fuori. — Indicò la finestra che si affacciava sulla città. — Non ero mai stata così certa di qualcosa in vita mia. Adesso non sono più sicura di niente. — Sbatté le palpebre e cercò di sorridergli. — Grazie. Credo che mi siederò.
C'era una sedia a sdraio fatta di liane lucidate. Sotto la superficie levigata, il legno splendeva di un arcobaleno di colori. Era l'unico mobile dai colori vivaci che ci fosse nella stanza. Flinx si sedette sul bordo del letto, mentre Pip si arrotolava attorno ad uno dei pomelli della testiera, simile ad una decorazione intagliata. Scrap andò a sistemarglisi in grembo e Flinx accarezzò la schiena del piccolo serpente volante con aria assente.
— Quanti anni hai? — gli chiese la donna sprofondando nella poltrona.
Perché gli chiedevano sempre quello? Non «grazie per avermi salvato» o «da dove vieni» o «che lavoro fai». Le diede la stessa risposta che usava da anni.
— Quanti ne bastano. Quanti ne bastano perché non fossi io quello che giaceva là nell'Ingre, pronto a diventare il pasto delle cimici e a morire disidratato. Come sei finita lì?
— Sono fuggita. — Trasse un profondo respiro, come se l'aria fresca della stanza fosse un regalo inaspettatamente gradevole. — Scappata.
— Sicuramente non avevo pensato che ci fossi finita per tua scelta, perché non eri vestita nel modo giusto. Alaspin non perdona.
— Neppure le persone che mi avevano presa. Come hai detto che ti chiami?
— Non l'ho detto, ma il mio nome è Flinx.
— Solo Flinx? — Quando lui non rispose, la ragazza accennò a un leggero sorriso. Era bellissimo a vedersi. — Va bene, so che ci sono dei limiti alle domande che si possono fare in un posto come questo. — Stava cercando di mostrarsi forte e risoluta. Da un momento all'altro avrebbe potuto mettersi a insultarlo… o sarebbe potuta scoppiare in lacrime. Rimase seduto tranquillamente, accarezzando l'insidiosa creatura accoccolata nel suo grembo.
— Hai detto che sei scappata. Io avevo pensato che magari il tuo veicolo si fosse guastato. Da chi sei scappata? Immagino che si trattasse di quello che ti ha picchiato.
La mano della ragazza corse istintivamente alla ferita sulla spalla. — Sì. Adesso non mi fa più così male.
— Ti ho prestato le prime cure — le spiegò Flinx. — Mi sono trovato in situazioni in cui ho dovuto prendermi cura di altri, oltre che di me stesso. Ma ho paura che le mie risorse fossero limitate quanto le mie cognizioni. Sei stata fortunata. Niente lesioni interne né ossa rotte.
— Questa è buffa, perché io mi sentivo proprio come se dentro fosse tutto rotto.
— Chiunque ti abbia pestato, non voleva ucciderti. Che cosa volevano?
— Informazioni. Risposte a delle domande. Ho rivelato il meno possibile, ma qualcosa ho dovuto dirgli… così per un po' hanno smesso. — Abbassò la voce. — Ma non ho detto tutto quello che volevano sapere, così hanno ricominciato. Ho finto di perdere i sensi… non è stato difficile, avevo fatto un sacco di pratica. Poi sono scappata.
«Mi tenevano in qualche posto, là nella giungla. Era notte e mi sono diretta verso il fiume. Ho trovato un tronco e mi sono lasciata trasportare dalla corrente. Non avevo idea di essere tanto lontana da qualunque posto abitato.»
— Ti ho trovata su di una spiaggia. Ti eri trascinata fuori dall'acqua.
Lei annuì. — Credo di ricordare di aver lasciato andare il tronco. Non avevo più forze e sapevo di dover tornare sulla terraferma, altrimenti sarei annegata.
— Saresti sorpresa di vedere quanta strada hai fatto strisciando.
Lei stava guardandosi le mani. — Hai detto che sono rimasta priva di conoscenza per parecchi giorni. — Flinx annuì, mentre la ragazza girava le mani, osservando i palmi escoriati. — Penso che tu abbia fatto un ottimo lavoro, grazie. Non posso dire di sentirmi bene, ma almeno va un po' meglio.
— Qualche giorno di riposo è un'ottima medicina per qualunque ferita.
— Mi sono svegliata, ti ho visto sdraiato nell'altro letto e ho pensato che mi avessero trovato. Ho creduto che tu fossi uno di loro. — Questa volta non sorrise. — Avevo quel coltello, nascosto nella suola dello stivale. È con quello che mi sono liberata. Non serve a molto contro un gruppo di persone, ma contro un uomo addormentato… stavo per tagliarti la gola.
— Pip non te lo avrebbe mai permesso.
— Me ne sono accorta. — Guardò il serpente volante arrotolato sul pomolo. — Quando mi si è gettato contro, ho cercato di raggiungere la porta. Ma è sigillata. Allora ho cominciato a gridare, ma nessuno è venuto a vedere cosa stava succedendo.
— Ho sigillato la porta perché non mi piace essere interrotto quando dormo. — Allungando una mano dietro la testiera del letto, prese un piccolo braccialetto e toccò un pulsante inserito sulla superficie. La porta emise un debole click. — Mi porto dietro i miei lucchetti. Non mi fido di quelli che ti affittano. In quanto alle tue urla, questa è una città molto aperta. Non è un posto in cui la gente si immischia negli affari dei vicini. A volte è difficile dire perché qualcuno grida. — Si infilò il braccialetto. — Hai mai visto il corpo di una persona assalita dalle cimici?
Lei posò lo sguardo sulle proprie gambe e poi fece scorrere un dito sulle pustole quasi completamente scomparse. — Queste?
Flinx fece cenno di sì. — Si nutrono sotto la pelle. Non sono molto grosse, ma sono voraci e persistenti. La prima cosa che fanno è di aprirsi la strada mangiando fino al punto in cui il muscolo si attacca all'osso. Cominciano dalle gambe. Poi, quando la loro preda non può più muoversi, si sistemano comodamente per un mese o più di pasti gratis.
La ragazza rabbrividì. — Eccomi qui a farti domande, senza nemmeno averti ringraziato a dovere.
— Sì che lo hai fatto. Un attimo fa.
Lei sbatté le palpebre. — Davvero? Scusa, non ti ho detto come mi chiamo. — Si passò una mano tra i corti capelli biondi e lui si chiese che aspetto avrebbe avuto un trucco accurato su quel viso dai tratti così perfetti. — Mi chiamo Clarity. Clarity Held.
— Piacere di conoscerti.
Lei rise, questa volta più apertamente. — Lo è davvero? Non sai nulla di me. Forse, se sapessi qualcosa, non sarebbe più un piacere.
— Ho raccolto un essere umano ferito nella giungla. In quelle circostanze avrei raccolto chiunque.
— Non ho dubbi. Avanti — lo canzonò, — quanti anni hai?
Flinx sospirò. — Diciannove. Ma sono stato parecchio in giro. Senti, cos'è tutta questa faccenda? Chi ti ha picchiato e perché ti stavano trattenendo contro la tua volontà?
Ma lei stava guardandosi attorno nella stanza, e ignorò la sua domanda. — C'è un bagno in questo posto?
Flinx mise un freno alla propria curiosità e fece un cenno in direzione dell'olo di una fontana sulla sinistra. — Là dietro.
— C'è una vasca? — La sua voce aveva un tono strano. Lui annuì e la ragazza sorrise felice. — È ora che le cose tornino alla normalità. Dall'inferno al paradiso, in un colpo solo. — Si alzò e si diresse verso l'ologramma.
— Aspetta un attimo. Non hai risposto a nessuna delle mie domande.
— Lo farò, ti dirò tutto quello che vuoi sapere. Dopo tutto, ti devo la vita. — Gettò un'occhiata alla porta. — Sei sicuro che non possa entrare nessuno?
— Ne sono sicuro. E poi, se anche ci riuscissero… — fece un gesto in direzione di Pip.
— Bene. Dovrei progettare il modo per andarmene da qui, per andarmene da questo pianeta. Perché sono sicura che mi staranno cercando. Ma in questo momento mi sento come un verme che sia appena strisciato fuori dal pozzo di una fognatura. Se non mi lavo, non sarò presentabile a sufficienza per rispondere alle tue domande. Prima il bagno. — Sorrise tra sé. — C'è sempre il tempo per un bagno.
Flinx si appoggiò al cuscino. — Se lo dici tu. Quello che è inseguito non sono io.
— Giusto — mormorò pensierosa. — L'inseguito non sei tu. Credi che potrai aiutarmi ad andarmene da qui? Da questa città? A proposito, come si chiama questo posto?
— Mimmisompo. Non sei passata di qui?
— No. Per parecchio tempo sono rimasta in un grande skimmer. — Corrugò la fronte. — Ad Alaspinport, credo. Mi hanno portata giù drogata e siamo andati direttamente nello skimmer. Sono stata quasi sempre priva di sensi, tranne quando mi facevano rinvenire per rispondere alle domande. Ti spiegherò tutto quello che posso, ti dirò tutto quello che ricordo, ma dopo. Adesso, un bagno caldo è quanto di meglio riesco a immaginare.
— Allora forza, accomodati e resta quanto vuoi. Io terrò d'occhio la porta.
La ragazza fece un passo verso di lui, poi esitò. — È bello avere un amico, qui. — Si voltò in fretta e attraversò l'olo che divideva il bagno dal resto della stanza.
Al suo passaggio l'immagine si spense automaticamente e lei, con il pensiero rivolto al bagno caldo, non si preoccupò di riaccenderla. Qualche istante più tardi, si udì il rumore dell'acqua che scorreva. Disteso con le mani dietro la testa, Flinx contemplò il soffitto. Strano. Si sarebbe detto che di acqua ormai avrebbe dovuto averne abbastanza. La strana venerazione che le donne avevano per l'acqua calda era qualcosa che proprio non riusciva a capire.
Rotolando su di un fianco e allungandosi leggermente, riusciva a vedere la ragazza seduta sul bordo della vasca a forma di rombo. Stava lavandosi con una spugna. Era difficile valutare il grado di inibizioni di un'altra persona senza prima conoscere il mondo da cui proveniva, il suo stato sociale e le tendenze religiose. Lei sollevò lo sguardo all'improvviso, vide che lui la stava guardando e sorrise. Non era un sorriso invitante, ma neppure canzonatorio, semplicemente un sorriso dolce e rilassato.
Ma la cosa non gli impedì di voltarsi imbarazzato. E poi si sentì furente con se stesso per averlo fatto. Pip sollevò lo sguardo incuriosita, mentre Scrap esplorava le lenzuola dove aveva dormito Clarity. Il serpente volante reagiva ad ogni sua emozione, non solo alle minacce.
Clarity Held uscì dalla vasca e cominciò ad asciugarsi. Questa volta, non ebbe bisogno di tendersi per vederla. E questa volta non distolse lo sguardo.
— È stato meraviglioso. — Evidentemente la società in cui era cresciuta non aveva il tabù della nudità, e questa particolarità di un mondo ancora sconosciuto suscitò un vivo compiacimento da parte di Flinx. La ragazza canticchiò tra sé con voce lievemente stonata, poi mise da parte l'asciugamano senza nessuna apparente timidezza e cominciò ad estrarre gli abiti dall'autolavanderia della stanza.
Ho parlato con gli uomini più saggi del Commonwealth, rifletté Flinx. Ho parlato con i più importanti capitani d'industria e so tutto di astronavi aliene. Sono riuscito a stabilire un contatto, quando tutti avevano fallito, con un'intelligenza artificiale vecchia di migliaia di anni e sono sempre riuscito a mantenere la padronanza di me stesso di fronte a pericoli di ogni tipo. E allora perché diavolo non riesco a fare una conversazione sensata con qualcuno dell'altro sesso, senza balbettare e biascicare ogni parola?
Aveva sentito parlare della seduzione verbale, ma non aveva la più pallida idea di dove cominciare. Più di ogni altra cosa voleva affascinarla, in modo che dimenticasse la sua età e cominciasse a considerarlo un uomo. Voleva persuaderla, rassicurarla, stupirla con la sua intraprendenza e la sua ingegnosità per spegnere le sue parole e accendere i suoi sensi.
E tutto quello che disse fu: — Il bagno ti ha fatto bene?
— Incredibilmente, grazie. — Stava asciugandosi i capelli, agitandoli con le mani, mentre il codino sopra l'orecchio dondolava come la coda di un gatto. Flinx si chiese chi avesse eseguito il cambio di spettro che aveva dato ai suoi occhi quella sfumatura turchese. Certo quel colore non poteva essere naturale.
— Se hai in mente di andare ancora a spasso qui intorno, dovremo trovarti degli abiti più adatti.
— Non preoccuparti. Gli unici ambienti che intendo esplorare da qui allo scalo delle navette sono quelli costruiti dagli umanx. Vado dritta da qui all'orbita, se mi aiuti. — Fece un cenno in direzione della finestra. — Saranno là fuori, ora, a chiedersi come ho fatto a fuggire. Speriamo che siano ancora al fiume. — Si fermò e, all'improvviso, l'espressione allegra del suo volto si incupì. Un po' di paura tornò nella sua voce.
— Hai detto che ho lasciato una lunga impronta dal fiume sulla spiaggia, strisciando. Potrebbero trovarla. Capirebbero che sono ancora viva.
— Non sapevo che tu fossi stata rapita, perciò non ho visto nessuna ragione per perdere tempo a cancellarla. Ma non preoccuparti: anche se la trovano e ne traggono le giuste conclusioni, la prima cosa che faranno sarà di cercare nelle immediate vicinanze con un rivelatore di calore e un processore di immagini.
— Vedranno anche le tracce del cingolato. Gli verrà in mente che potrei essere stata raccolta da qualcuno.
— Prima dovranno trovare il posto. Ti senti pulita e rilassata?
— Più o meno.
— E allora che ne dici di rispondere a qualcuna delle mie domande? Comincia a dirmi chi sei e perché quella gente si interessa tanto a te.
Lei si avviò alla finestra, ma poi ci ripensò e preferì non esporsi all'esterno, nonostante lo schermo, e girò su se stessa avvicinandosi al cassettone mentre parlava.
— Il mio nome lo conosci. Sono il capo-divisione di un'industria in piena espansione. Quei fanatici mi hanno scelta perché posseggo un talento unico.
Per un istante, Flinx si sentì gelare, poi si rese conto che lei intendeva parlare di un altro genere di “talento unico”.
— È un'esperienza fantastica per una persona della mia età. Mi occupo della supervisione di una dozzina di specialisti, quasi tutti più vecchi di me, e mi spetta una parte dei profitti. Voglio dire, quando ho lavorato per la tesi di laurea, sapevo di essere la migliore nel mio campo, e poi l'ho anche dimostrato, ma si è trattato comunque di un'offerta irresistibile. Quindi, non me la sono lasciata sfuggire.
— Hai un'alta opinione di te stessa — cercò di non farla sembrare una critica.
La cosa non la infastidì per nulla. — Giustificata in laboratorio. — Adesso che si trovava su di un terreno che le era congeniale, parlava liberamente. — È un'esperienza eccitante. Volevo essere in prima linea. Altrove avrei potuto guadagnare di più. Per esempio nel campo dei cosmetici su New Riviera o sulla Terra. Sai, mi era stata offerta la possibilità di andare su Amropolous a lavorare con ì thranx. Continuano ad essere superiori agli umani nella micromanipolazione. A volte il loro lavoro è più un'arte che una scienza. Ma non mi piacciono il caldo e l'umidità.
«Quel gruppo che mi ha rapito… sono estremisti della peggior sorta. Ne avevo già sentito parlare prima… tutti leggono i fax… ma non ho mai pensato che fossero diversi da altre centinaia di organizzazioni con gli stessi scopi. Questo dimostra quanto poco sappiamo. C'era quel giovane… — distolse lo sguardo da Flinx. Era placcato. Voglio dire iridescente, come una stella del tri-di.
— Carino. — Flinx parlò con voce priva di espressione. — Prosegui.
— Siamo usciti qualche volta insieme. Diceva di lavorare con le autorità portuali, e che per questa ragione non lo avevo visto in giro. Non era autorizzato a passare i controlli di sicurezza della compagnia, per cui ci vedevamo fuori. Ho creduto di essermene innamorata. Sai, aveva quell'abilità di farti innamorare di lui. Una sera mi ha chiesto di fare una passeggiata insieme in superficie. Sopra era abbastanza calmo, per cui risposi di sì. — Si interruppe.
— Devi capire che nel posto in cui lavoravo da un punto di vista intellettuale le cose erano molto eccitanti, ma socialmente eravamo a zero. Erano quasi tutti più vecchi di me. L'aspetto fisico gioca ancora un ruolo molto importante nelle relazioni interpersonali, sai.
A me lo dici, pensò Flinx. Non gli piaceva la piega che aveva preso la conversazione, ma non aveva niente da aggiungere.
Clarity scrollò le spalle. — Comunque, credo che mi abbia narcotizzata. Era uno di loro, capisci. Quando poi l'ho rivisto, non mi sembrava più così attraente. Fisicamente sì, ma il suo viso aveva un'espressione diversa. Uguale a quella dei suoi compagni.
— Di che specie erano? — Stava pensando agli instancabili attacchi degli AAnn alla tecnologia umana.
— Per quello che ne so, erano tutti umani. Se erano alieni, avevano un travestimento incredibile. Mi portarono via dal pianeta. Quando mi svegliai, da qualche parte là fuori, faceva caldo ed era umido. — Fece un gesto assente in direzione dell'Ingre. — A quel punto è cominciato l'interrogatorio. Sul mio lavoro, quanto era avanzato, quali erano i piani della compagnia per gli sviluppi e l'espansione futura, ed altre cose tipo l'ubicazione dei laboratori e le misure di sicurezza.
«Dissi loro che non potevo rispondere, perché quello che mi chiedevano era coperto dal Trattato di Segretezza Commerciale Interplanetaria. Non dissero nulla, ma mi lasciarono nelle mani di quella donna alta, che cominciò a picchiarmi a sangue. Io non sono un tipo coraggioso, così ho cominciato a dirle quello che voleva, il meno possibile su ogni argomento.
«Sapevo che avrei continuato a parlare, raccontando tutto, e non avevo dubbi su quello che mi sarebbe accaduto quando avessi risposto all'ultima domanda. Quindi una notte mi sono liberata e sono scappata a gambe levate. Era buio come la pece e c'erano delle cose che continuavano a pungermi e a morsicarmi, così sono entrata nel fiume, ho trovato il tronco e mi sono lasciata trasportare dalla corrente. Non sapevo più dov'ero o dove stavo andando. Volevo solo scappare.
— Sei stata fortunata a riuscire ad arrivare al fiume — disse Flinx in tono serio. — Alaspin ha la sua parte di carnivori notturni. Degli insetti ti ho già parlato.
Clarity si grattò una gamba. — Mi sono svegliata qui, sono saltata alle conclusioni e ho pensato di ucciderti. Adesso ho fatto un bagno, mi sento duemila volte meglio dell'ultima volta che ho ripreso i sensi e tu mi aiuterai a lasciare questo mondo e a tornare dalla mia gente. Sono sicura che mi staranno cercando anche loro, ma non da queste parti. Oltre ad essere simpatica a tutti, sono insostituibile. Sono sicura che ci sarà una ricompensa per chi mi riporterà indietro. Immagino che ci siano sempre, in casi come questi.
— Non mi interessano le ricompense.
— No? Sei così facoltoso alla tua età? — Flinx preferì ignorare il commento.
— Ho ereditato quanto basta per le mie necessità. E tu? Che cosa ti rende tanto popolare?
Clarity sorrise con aria mesta. — Sono un ingegnere genetico. In effetti, sono il migliore fra gli ingegneri genetici.
Lui non cambiò espressione. Ma Pip percepì la sua violenta reazione emotiva e volò via dal pomello del letto, girò una volta attorno all'attonita Clarity e poi di colpo tornò di nuovo sul letto.
Flinx girò il capo, non del tutto certo di essere riuscito a nascondere la sua reazione.
— Che cos'ha il tuo animaletto? Che succede? Ho forse detto qualcosa che ti ha turbato?
— No, niente. — Ma si rese conto che era una bugia trasparente. — È solo che qualcuno che conosco molto bene ha avuto dei guai con degli ingegneri genetici tanto tempo fa. — E frettolosamente esibì quel sorriso di bimbo innocente che gli era stato tanto utile nei suoi anni di furti giovanili. — Non è nulla, solo una storia vecchia.
Clarity doveva essere più percettiva o molto più matura di quanto lui credesse, perché mentre gli si avvicinava, sul suo volto c'era un'espressione di sincera preoccupazione.
— Sei sicuro che vada tutto bene? Io non posso cambiare ciò che sono.
— Non ha nulla a che fare con te. Quel fatto è avvenuto ancor prima che tu nascessi. — E sorrise, un sorriso obliquo, ma questa volta era sicuro che lei non avrebbe capito il perché. — Anche prima che io nascessi, in realtà.
No, nessuno di noi due era nato quando la Società ha dato inizio ai suoi esperimenti. Tu eri già grande quando l'esperimento denominato “Philip Lynx” venne al mondo con il suo DNA rimescolato come un'insalata. Naturalmente questo non posso dirtelo. Non posso dirlo a nessuno. Ma mi chiedo cosa penseresti di me se sapessi cosa sono. Saresti in grado di dire se sono stato un risultato buono o cattivo?
Avrebbe dovuto fare lo scienziato, gli sarebbe servito. Invece aveva passato l'infanzia a fare il ladro. Era difficile dire quale delle due professioni gli avrebbe svelato più in fretta la sua origine.
Le dita di lei gli sfiorarono una spalla. Flinx si irrigidì, poi si rilassò quando le mani di Clarity cominciarono a massaggiarlo dolcemente. La ferita è più profonda di quanto tu non creda, pensò, guardandola di sottecchi.
— Flinx, tu non hai paura di me, vero?
— Paura di te? Questa è buffa. Sono io quello che ti ha trascinato fuori dalla giungla mezza morta, ricordi?
— Certo, e ti sono grata quanto può esserlo chiunque debba la propria vita a un'altra persona. Mi aiuterai ad andarmene da Alaspin prima che riescano di nuovo a trovarmi, vero? Sono pazzi, ma intraprendenti. Maledettamente in gamba. Non sono sicura che siano più in gamba di te. C'è qualcosa in te… di solito sono molto brava a giudicare la gente, ma per me resti un mistero. Hai l'aspetto di un bambino troppo cresciuto, ma sembra che tu sappia come cavartela comunque e dovunque.
Dovunque? pensò, sorridendo tra sé. Sì, puoi ben dire che sono stato dappertutto, piccolo ingegnere. Sono arrivato fino al Blight e agli estremi confini del Commonwealth. Ho fatto cose che la maggior parte degli uomini può solo sognare e altre che non si possono neppure immaginare. Oh, sono stato dappertutto, è vero.
Distolse di nuovo lo sguardo, e sentì che Clarity si stringeva a lui, premendo la gamba contro la schiena e circondandogli il corpo con le braccia, cominciando a muoversi per dimostrargli senza parole quanto gli fosse grata e quanto avrebbe potuto esserlo.
Senza sapere veramente come, si ritrovò a sciogliersi dall'abbraccio e a fissarla in viso. Il volto di lei aveva un'espressione ferita e la voce assunse un tono preoccupato.
— E adesso cosa c'è che non va?
— Non ti conosco abbastanza per sapere se mi piaci in quel modo, non consciamente, almeno.
— Mi preferivi quand'ero svenuta?
— Non era quello che intendevo, e lo sai. — Era ora di cambiare argomento. — Se ti senti ancora in pericolo, dovresti denunciare alle autorità quello che ti è capitato.
— Ti ho detto che hanno spie dappertutto. È così che mi hanno preso. Se parliamo con la persona sbagliata, in un attimo sono di nuovo nelle loro mani. E per quello che ti riguarda, ti ucciderebbero, per essere sicuri che non parli.
— E questo ti spiacerebbe?
— Puoi ben dirlo. — Lo stava guardando dritto negli occhi. — Sei un bizzarro salvatore, Flinx. — Piegò la testa di lato per guardarlo. — E mi piacerebbe scoprire quanto bizzarro. Non mi trovi attraente?
Flinx deglutì. Come al solito, avrebbe voluto avere il controllo della situazione, e come al solito non era così.
— Straordinariamente attraente — riuscì a borbottare alla fine.
— Almeno questa è chiarita. Oh! — Clarity trasalì quando Scrap le si posò su di una spalla. Non riuscendo ad arrotolarsi, avvolse strettamente la coda intorno alla treccia corta e bionda.
— Si chiama Scrap. Credo che tu gli piaccia.
— Come stai? — Piegò la testa per osservare quel minuscolo strumento di morte sistemato pigramente sul suo collo. — Come sai che gli piaccio?
— Perché sei ancora viva.
— Capisco. — Assunse un'aria pensosa. — Hai detto che si chiama Scrap? — Sentendo pronunciare il suo nome, il giovane minidrago sollevò leggermente la testa.
— Tendono a stabilire un legame, lo sai. A formare uno stretto vincolo emotivo con gli esseri umani verso i quali si sentono attratti. I serpenti ti danno fastidio?
— Sono un ingegnere genetico: nessuna creatura vivente mi dà fastidio, tranne quelle troppo piccole per poterle vedere ad occhio nudo.
Chissà cosa penseresti di me, se conoscessi la mia storia, pensò. — Sono telepatici a livello emotivo. Scrap sa cosa stai provando. Se sceglie di legarsi con te, non avrai un compagno più devoto o una più fedele guardia del corpo. Pip ed io siamo insieme quasi da quando sono nato. E solo un paio di volte mi è capitato di rimpiangere la nostra relazione.
— Quanto vivono? — Stava accarezzando la nuca del serpente volante come aveva visto fare da Flinx con Pip.
— Nessuno lo sa. Non sono comuni su Alaspin e praticamente sconosciuti fuori di qui. Questo è un posto difficile per compiere studi sulla fauna selvatica, per non parlare poi di studiare qualcosa di tanto pericoloso come un minidrago. — Rifletté un istante. — Pip era già adulta quando l'ho trovata, quindi deve avere circa diciassette anni. Per un rettile sarebbe vecchia, ma i minidraghi non sono rettili.
— No, infatti percepisco il calore. — Sorrise al suo nuovo amico. — Be', sei il benvenuto, se vuoi restare.
Scrap voleva restare. Flinx lo sentiva. Per un attimo pensò di prenderla tra le braccia e baciarla, ma poi con un sospiro si rimise a sedere sul letto. Era esperto in quel genere di situazioni, ma non sapeva mai come metterle in pratica. Si tormentò nervosamente le dita.
— Ho detto che ti avrei aiutato. Come intendi procedere?
— Devo tornare dalla mia gente, sono certa che a questo punto saranno preoccupati a morte. Per quello che mi risulta, non c'è un'anima che sappia cosa mi sia capitato. Saranno in preda alla frenesia.
— Perché sentono la tua mancanza come persona o perché sei un ingranaggio tanto importante nella loro macchina di ricerca?
— Per entrambe le cose — lo assicurò lei senza battere ciglio. — Ma la cosa va oltre me, ora. Dalle domande che mi hanno fatto, ho capito che quei fanatici vogliono mandare a monte l'intero progetto. Il mio rapimento è stato un modo per rallentarlo e anche per ottenere tutte le informazioni di cui hanno bisogno.
— Perdonami, ma non mi sembri abbastanza vecchia per essere così importante nell'economia di una compagnia.
Il volto di lei si contrasse in una smorfia di disappunto, ma poi si accorse che lui stava solo stuzzicandola. — Uno a zero. Non farò più commenti sulla tua età, se tu farai lo stesso con me.
— Molto meglio.
— Devo tornare in fretta. La mia assenza rallenta tutto. Sono una specie di fulcro intuitivo del progetto. Vengono da me per avere nuove idee, per trovare nuovi modi di guardare le cose da un altro punto di vista. Non per i progetti di tutti i giorni. Io sono un'intuitiva nelle cose in cui praticamente tutti gli altri sono deduttivi. — Il suo tono era così realistico che lui capì che non stava vantandosi, ma semplicemente esponendo dei fatti.
— Senza di me, tutto finirà con il fermarsi, se già non è successo. Portami ad Alaspinport, poi decideremo il da farsi. Immagino che dovrò trovare qualche travestimento. Oltre a cercarmi là fuori, puoi star certo che sciameranno verso ogni navetta in partenza come pidocchi, o comunque si chiamassero quegli insetti che mi hanno morsicato le gambe.
— Cimici scavatrici, per lo più. — Le guardò le gambe.
Quando sollevò gli occhi, vide che lei lo stava fissando con un sorriso. — Ti piace quello che vedi?
Flinx cercò di apparire disinvolto. — Belle gambe, brutte morsicature.
— Forse farei meglio a non cercare di andarmene con la prima nave. Scommetto che non è molta la gente che viene ad Alaspin. — Flinx capì che stava discutendo tra sé. — Ma se non provo con la prossima, potrei restare bloccata qui per settimane prima dell'arrivo di un'altra astronave di linea, e questo darebbe loro ancor più tempo per stringere il cerchio attorno a me. Quindi immagino che non mi resti che cercare di salire sulla prima, anche se avranno un sacco di persone che mi cercano. — Poi sollevò lo sguardo su di lui, come se si fosse ricordata all'improvviso di non essere sola. — Immagino che tu non abbia amici nel governo del pianeta?
— Non esiste un governo planetario. Questo è un mondo H di Classe Otto, mondo di frontiera. C'è un amministratore nominato dal Commonwealth e una forza di pace pronta ad intervenire su richiesta. E basta. È un posticino piuttosto aperto.
— Be', non ha importanza — disse decisa. — Devo cercare di svignarmela sulla prima nave disponibile, non solo per salvarmi, ma anche per avvertire la mia gente.
— Su Alaspin c'è un raggio da spazio profondo. Lo hanno pagato i cercatori minerari, mi pare. Potresti provare a contattare i tuoi con quello.
Lei scosse il capo. — Non c'è nessuna stazione ricevente, nel posto da cui vengo.
— E se tu spedissi un messaggio alla più vicina stazione ricevente e poi lo facessi inoltrare con un corriere?
— Non so. Potrebbero tenere sotto controllo anche il deposito messaggi. Ed è facile intercettare un corriere. Non sottovalutare quella gente, Flinx. Non mi sorprenderei se stessero passando al setaccio tutto quello che arriva ad Alaspinport. Ne sapevano abbastanza per riuscire a contrabbandare me. E renderanno difficile contrabbandare qualunque cosa.
— Mi sembra che tu non abbia grandi scelte.
— No. Immagino di no. — lo fissò. — Hai detto che mi avresti aiutata. Ti ho chiesto dei suggerimenti, ora te li chiedo di nuovo. Forse potresti corrompere qualcuno per farci evitare le procedure di partenza.
— Non c'è abbastanza folla in questo posto per passare inosservati. — Tossì, tenendo la mano chiusa a pugno davanti alla bocca. — C'è un'altra possibilità: potrei portarti indietro io.
Lei lo guardò perplessa. — Non ti seguo. Stai forse pensando di farmi viaggiare facendomi passare per tua moglie o qualcosa del genere? Forse con qualche travestimento?
— Non esattamente. Intendo che potrei portarti indietro io, nel senso letterale del termine. Vedi, ho una nave mia.
Seguì un lungo silenzio e Flinx finì con l'agitarsi imbarazzato sotto lo sguardo di lei. — Hai una nave tua? Vuoi dire che vieni da una nave in orbita e stai aspettando di riunirti al resto dell'equipaggio? È questo che intendi, vero? Una nave da carico non registrata o qualcosa del genere?
Flinx stava scuotendo la testa. — No, intendo dire che ho una nave mia, registrata a mio nome. Io sono il proprietario. La nave si chiama Teacher.
— Stai prendendomi in giro, è uno scherzo. Non mi diverte, Flinx. Non dopo quello che ho passato.
— Nessuno scherzo. Il Teacher non è molto grande, ma lo spazio è più che sufficiente per le mia necessità. Una persona in più non creerà problemi.
Lei lo fissò a bocca aperta. — Non stai prendendomi in giro, vero? — Si lasciò cadere nella sedia accanto all'ologramma che non era ancora stato ripristinato. — Un ragaz… una persona di diciannove anni che possiede una nave privata. Tutta sua? Viaggia a velocità sub-luce?
— Oh, no — rispose in fretta. — Ti porterà in qualunque parte del Commonwealth tu voglia. Motori KK, un campo di proiezione molto stretto, servizi da tavola, tutti i comandi automatici. Io mi limito a dirle dove voglio andare e lei ci va.
— Chi sei tu, Flinx, per permetterti alla tua età una nave interstellare? Ho sentito dire che i capi delle grandi famiglie commerciali possiedono delle navi private e che altri hanno accesso a navi speciali delle compagnie. So che il governo mantiene navi per il servizio diplomatico e che i Primi Consiglieri della Chiesa Unificata hanno piccole navi private per le loro necessità. Chi sei tu per essere come loro? L'erede di una delle grandi Case Commerciali?
Mamma Mastino lo avrebbe trovato divertente, Flinx ne era certo. — Proprio no. Non ho mai avuto interesse per il commercio nel senso tradizionale del termine. — Ero solito alleggerire i ricchi del superfluo senza che se ne accorgessero, ma direi proprio che questo non si può qualificare come commercio, pensò.
— Allora cosa sei? Che cosa fai?
Lui rifletté attentamente sulla domanda, volendo darle una risposta a cui poteva credere, ma senza stiracchiare troppo la verità.
— Immagino che si possa dire che sono uno studente che fa ricerche avanzate.
— Studiando cosa?
— Soprattutto me stesso e quello che mi sta intorno.
— E che cosa “ti sta intorno”?
— Per qualcuno a cui è stata appena salvata la vita, fai un mucchio di domande. Direi che studio quello che mi circonda dovunque mi trovi. Ascolta — le disse deciso, — mi sono offerto di portarti dovunque tu voglia, di aiutarti ad andartene sana e salva da questo pianeta e lontana da quei pazzi di cui contìnui a parlare. Non è abbastanza?
— Più che abbastanza.
Non aveva ragione di proseguire, ma qualcosa dentro di sé lo costrinse a rispondere al resto della domanda. — Se ti interessa sapere come sono entrato in possesso del Teacher, ti dirò che è stato un regalo.
— E che regalo! Con quello che costa anche il più piccolo veicolo interstellare, potrei vivere nel lusso per il resto della mia vita. E anche tu.
— Vivere nel lusso non mi interessa granché — rispose sincero. — Viaggiare, scoprire delle cose, conoscere persone interessanti, quello mi interessa moltissimo. Una volta ho fatto un favore a certi amici e si sono sdebitati regalandomi il Teacher.
— Come vuoi. — Era chiaro che non credeva ad una sola parola, ma aveva abbastanza buon senso da lasciar perdere l'argomento. — La tua vita privata non è affar mio.
— Non sei costretta ad accettare, se la cosa ti rende nervosa.
Era sorpreso dall'intensità con cui desiderava invece che accettasse. Certo, Clarity era un ingegnere genetico, esercitava quella professione che lui era arrivato a considerare con rispetto e paura. Ma era anche attraente. No, si corresse, non era proprio così. In realtà era straordinariamente bella. E questa non era una qualità che si trovasse spesso abbinata a una grande intelligenza.
In altri termini, non voleva che se ne andasse. Neppure nel caso che tutta quella storia fosse stata inventata solo ed esclusivamente per procurarsi il suo aiuto. E se le cose stavano così, be', di sicuro aveva raggiunto il suo scopo.
— Certo che accetto. Che altro potrei fare? Sono pronta ad andarmene, anche subito, in questo preciso istante. Non ho valige da fare. E tu non mi dai l'impressione di uno che si porta appresso del bagaglio in eccesso.
Preferendo non indagare su possibili doppi sensi, rispose semplicemente: — Hai ragione, non porto bagaglio in eccesso. Ma non partiremo subito.
— Perché no? — Era ovviamente perplessa.
— Perché dopo averti portato a spasso per la giungla dell'Ingre solo per svegliarmi e trovarti con un coltello in mano e l'intenzione confessata di tagliarmi la gola, ho bisogno di una bella notte di sonno in un letto decente.
Clarity ebbe la buona grazia di arrossire. — Non accadrà più. Te l'ho detto, ero confusa.
— Lascia perdere. Sono state due settimane lunghe per me, e adesso devo occuparmi di te e dei tuoi problemi. Ce ne andremo domani mattina, quando farà meno caldo. Ricorda, è meglio essere riposati. Tu hai dormito per giorni, io no.
«E inoltre, se questa gente è sulle tue tracce, aspettare ancora farà sì che allarghino il campo di ricerca sempre più lontano. E questo ci consentirà di avere meno probabilità di essere scoperti quando ce ne andremo.
— Tu sai meglio di me cosa si deve fare — ammise con riluttanza. — Senti, capisco che ti chiedo molto, considerato tutto quello che hai già fatto per me, ma il mio stomaco è come l'interno della Grotta di Cascade.
— E dove si trova?
— Sul mondo dove lavoro.
— Non mi sorprende. Sei sopravvissuta con flebo e iniezioni da quando ti ho trovata.
— Qualunque tipo di cibo solido sarebbe una cosa meravigliosa.
Flinx rifletté. — Immagino che il tuo corpo sia pronto e immagino che dal momento che ti scorrazzerò per un numero sconosciuto di parsec, posso anche permettermi un paio di cene.
— Oh, farò in modo che tu venga ripagato — disse lei in fretta. — Quando mi riporterai indietro, la mia compagnia ti ricompenserà per il viaggio e il disturbo.
— Non ce n'è bisogno. È passato tanto tempo dall'ultima volta che ho portato a cena una bella donna.
Mio Dio, pensò all'improvviso, l'ho proprio detto!
L'espressione della ragazza si addolcì, e lui seppe di averlo proprio fatto.
— Solo, non eccedere. Se mangi troppo, finirai con lo star male per tutto il viaggio.
— Non preoccuparti per me. Ho uno stomaco di ferro. Mangio qualunque cosa. O questo non quadra con la tua immagine di una bella donna? — Quando lui non fece commenti, si sentì delusa. — Hai detto di essere uno studente, ma questo però non mi dice di cosa ti occupi.
Flinx controllò scrupolosamente il corridoio, con Pip all'erta sulla sua spalla e Scrap aggrappato per la coda ai capelli di Clarity. Solo quando fu sicuro che tutto fosse tranquillo e non ci fosse nessuno in giro, si incamminò in direzione della piccola sala da pranzo dell'albergo.
— Sono solo quello — le rispose, — uno studente.
— Neanche per sogno. Sei più di questo. Non sono un telepate emozionale come il tuo serpente volante, ma sono in grado di dire che sei qualcosa di più di uno studente, Flinx. Qualcosa di più di uno che vuole imparare. Non dirmelo, se non vuoi. Maledizione, ecco che caccio ancora il naso nei tuoi affari. — Lui percepì il sorriso più che vederlo. — Devi scusarmi. La mia mente è fatta così, per non parlare poi di deformazione professionale. Se sei anche solo la metà dello studente che proclami di essere, capirai la mia curiosità.
Curiosità? Sì, lui era curioso. E anche frustrato, arrabbiato, spaventato e felice. Ma questo non era forse vero per ogni essere umano giovane?
In quanto a quello che era davvero, nessuno, nemmeno quelli che avevano giocato a fare miracoli con la sua mente prima ancora che egli nascesse, conoscevano la risposta.
Io sono un tamburo nel vuoto, pensò all'improvviso.