La Daedalus aveva trasmesso immagini riconoscibili del sistema Scilla-Cariddi per tre settimane. Finalmente ne avevano una abbastanza sensazionale per darla in pasto ai terragnoli.
Charlie mise il cubo olografico sulla scrivania.
— Questo è incredibile. Come hanno fatto?
— È un montaggio, naturalmente. — Johnny era uno degli adulti più giovani rimasti sull’L-5: un soffio al cuore, ginocchia deboli e sovrabbondanza di astrofisici.
— Le due stelle sono una foto stroboscopica a infrarossi. Più o meno. Dieci o ventimila immagini scattate mentre la nave orbitava intorno al sistema, e poi selezionate e potenziate. — Johnny indicò, ma non servì a molto, perché Charlie stava guardando il cubo da un angolo diverso.
«La lamina di fuoco dove le atmosfere si toccano è stata fotografata all’ultravioletto. Così mostra meglio la struttura fine.
«Gli anelli sono stati più facili. Lunghe esposizioni a luce visibile. E dà anche il campo sellare.
Bussarono alla porta, e un assistente si affacciò. — Ha un secondo, dottore?
— Sicuro.
— C’è al telefono qualcuna del comitato organizzatore russo del Primo maggio. Vuol sapere se hanno cambiato in Brezhnev il nome della nave.
— Già. Le dica che però abbiamo deciso di chiamarla Lev Trotsky.
L’assistente annuì, serissimo. — Va bene — disse, e fece per richiudere la porta.
— Aspetti! — Charlie si soffregò gli occhi, — Le dica… uhm… la nave non ha un nome commemorativo, finché resta in orbita lassù. La ribattezzeranno immediatamente prima d’incominciare il viaggio di ritorno.
— È vero? — chiese Johnny.
— Non lo so. Chi se ne frega? Fra un paio di mesi saranno loro a non volere che prenda il nome da qualcuno. — Charlie ed Ab avevano preparato un piano (per la verità un po’ traballante) per proteggere l’L-5 dalla collera dei terragnoli: nessuno, sul satellite, aveva saputo in anticipo che la nave era diretta a 61 Cygni. Era una decisione che l’equipaggio aveva preso prima di raggiungere Scilla-Cariddi; avevano modificato il sistema motore in modo da reggere alla distruzione materia-antimateria mentre orbitavano intorno alla stella doppia. L’L-5 sarebbe venuto a conoscenza del piano d’ammutinamento tramite una trasmissione effettuata mentre la Daedalus lasciava Scilla-Cariddi. Sarebbero stati in viaggio ormai da un mese prima che il messaggio arrivasse alla Terra.
Era piuttosto trasparente; ma almeno avevano avuto cura che nessun documento sulla vera missione della Daedalus rimanesse sull’L-5. Tuttavia c’erano tremila persone che conoscevano al verità, e qualunque ingegnere o scienziato che sapesse il fatto suo avrebbe potuto sospettarlo.
Ab aveva pensato che, sebbene fosse molto probabile che venisse a galla la verità, i terragnoli non sarebbero riusciti a serbare rancore per ventitré anni… anche se non si fossero lasciati impressionare dall’antimateria e da altre meraviglie…
E del resto, pensò Charlie, è una preoccupazione che ormai non li riguarda più.
Così come andarono le cose, l’equipaggio della Daedalus avrebbe avuto cose ben più grosse di cui preoccuparsi.