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De Soya ha l’idea di lasciar perdere lo schema di ricerca della Raffaele e di traslare direttamente nel primo dei sistemi catturati dagli Ouster.

— Quale vantaggio ne avremmo, signore? — domanda il caporale Kee.

— Nessuno, forse — ammette il Padre Capitano de Soya. — Ma se c’è una relazione con gli Ouster, lì potremmo scoprire qualche indizio.

Il sergente Gregorius si liscia la mascella. — Sì, ma potremmo anche cadere in mano a uno Sciame. Questa nave non è la meglio armata della flotta di Sua Santità, se me lo consente, signore.

De Soya annuisce. — Però è veloce. Probabilmente potremmo battere in velocità la maggior parte delle navi di uno Sciame. E forse ormai quelli avranno abbandonato il sistema: tendono a fare così, colpiscono, fuggono, spingono indietro la Grande Muraglia della Pax, poi lasciano nel sistema solo una simbolica difesa perimetrale, dopo avere causato la maggior distruzione possibile sul pianeta e sulla popolazione… — S’interrompe. Ha visto di persona solo uno dei pianeti devastati dagli Ouster, Svoboda, ma si augura di non vederne mai altri. — Comunque — riprende — per noi su questa nave non cambia niente. Di norma il balzo quantico al di là della Grande Muraglia comporterebbe otto o nove mesi di tempo/nave, con un debito temporale di undici anni o più. Per noi si tratterà del solito balzo istantaneo e di tre giorni per la risurrezione.

Il lanciere Rettig alza la mano, come fa spesso in quelle discussioni. — Bisogna considerare una cosa, signore.

— Quale?

— Gli Ouster non hanno mai catturato un corriere Arcangelo, signore. Non credo siano al corrente dell’esistenza di queste navi. Diamine, signore, gran parte della nostra flotta ignora perfino che esiste la tecnologia per le Arcangelo.

De Soya capisce subito il punto, ma Rettig prosegue: — Perciò sarebbe un bel rischio, signore. Non per noi stessi, ma per la Pax.

Segue un lungo silenzio. Alla fine de Soya dice: — Giusta obiezione, lanciere. Anch’io ci ho riflettuto. Ma il Comando della Pax ha costruito questa nave con la culla automatica di risurrezione per consentirci di andare al di là dello spazio della Pax. Mi pare sottinteso che potrebbe presentarsi la necessità di seguire qualche traccia nella Periferia… nel territorio Ouster, se occorre. — Prende fiato. — Io ci sono stato. Ho bruciato le loro foreste orbitali e mi sono aperto la strada combattendo per uscire dagli Sciami. Gli Ouster sono… bizzarri. Il loro tentativo di adattarsi ad ambienti insoliti, perfino allo spazio, è… blasfemo. Forse loro non appartengono più alla razza umana. Ma le loro navi non sono veloci. La Raffaele dovrebbe essere in grado di entrare nella Periferia e poi di traslare a velocità quantiche, se c’è pericolo che sia catturata. E possiamo programmarla in modo che si autodistrugga in caso di cattura.

Le tre Guardie Svizzere rimangono in silenzio. Ciascuno pare pensare alla morte nella morte che quell’evento comporterebbe… la distruzione senza preavviso di distruzione. Andrebbero a dormire come sempre nella loro cuccetta e non si risveglierebbero, semplicemente… non in questa vita, almeno. Il sacramento del crucimorfo è davvero miracoloso, può riportare in vita cadaveri maciullati ed esplosi, riformare la sagoma e l’anima di cristiani rinati che siano stati colpiti, bruciati, affamati, annegati, asfissiati, pugnalati, schiacciati o rovinati dalla malattia… ma ha i suoi limiti: è impotente di fronte a un lungo periodo di decomposizione, come lo sarebbe in caso d’esplosione termonucleare del motore interplanetario della nave.

— Siamo con lei, credo — dice infine il sergente Gregorius, sapendo che il Padre Capitano de Soya ha intavolato questa discussione perché a lui non piace dare un semplice ordine e imporre ai propri uomini un simile rischio di vera morte.

Kee e Rettig si limitano ad annuire.

— Bene — dice de Soya. — Programmerò la Raffaele in questo modo: se non avrà la possibilità di fuggire prima di risuscitarci, farà esplodere i motori a fusione. E starò ben attento a stabilire i parametri che determinano "l’impossibilità di fuga". Ma non credo che ci siano molte possibilità che la situazione si verifichi. Ci sveglieremo in… oddio, non ho neppure controllato qual è il primo mondo del Teti occupato dagli Ouster. Tai Zhin?

— Negativo, signore — dice Gregorius, chino sopra la mappa stellare che riporta lo schema di ricerca della Raffaele. Punta il dito sopra una zona fuori della Pax, segnata con un circoletto. — Hebron. Il pianeta degli ebrei.

— D’accordo, allora — dice il prete-capitano. — Entriamo nelle cuccette e dirigiamoci al punto di traslazione. L’anno prossimo a Nuova Gerusalemme!

— L’anno prossimo, signore? — si meraviglia il lanciere Rettig, sospeso sopra la mappa, prima di darsi lo slancio per tornare nella cuccetta.

De Soya sorride. — Un modo di dire che ho appreso da alcuni amici ebrei. Non so cosa significhi.

— Non sapevo che in giro ci fossero ancora degli ebrei — dice il caporale Kee, librato sopra la cuccetta. — Pensavo che se ne stessero tutti nella Periferia.

De Soya scuote la testa. — Nell’università, quando seguivo corsi esterni al seminario, c’erano alcuni ebrei convertiti. Non pensateci. Fra poco su Hebron ne incontrerete alcuni. Allacciare le cinture.


Appena si sveglia, il prete-capitano capisce subito che qualcosa è andato storto. Alcune volte, da giovane, nei suoi giorni più sfrenati, Federico de Soya si è ubriacato con i colleghi seminaristi e in una di quelle occasioni si è svegliato in un letto estraneo… da solo, grazie a Dio… ma in un letto sconosciuto, in una sconosciuta parte della città, senza il minimo ricordo del padrone di quel letto né di come lui vi fosse finito. Questo risveglio gli ricorda le vecchie bravate.

Anziché aprire gli occhi e vedere le compatte culle automatizzate della Raffaele, sentire gli odori d’ozono e di sudore riciclato della nave, provare il terrore di svegliarsi-e-cadere dovuto all’assenza di gravità, de Soya si trova in un comodo letto e in una graziosa stanza, in un campo gravitazionale ragionevolmente normale. Alle pareti sono appese icone religiose: la Vergine Maria, un grande crocifisso con il Cristo sofferente che leva al cielo gli occhi, un quadro raffigurante il martirio di S. Paolo. Dalle tendine di merletto penetrano deboli raggi di sole.

Lo stupefatto de Soya trova vagamente familiari l’ambiente e il viso grassoccio e gentile del prete che gli porta brodo e gli rivolge le solite frasi. Alla fine le sinapsi che si ricollegano nel cervello del Padre Capitano de Soya compiono la connessione: riconosce padre Baggio, il cappellano di risurrezione che ha visto ultimamente nei Giardini Vaticani e che era convinto di non rivedere mai più. Sorseggiando il brodo, de Soya guarda dalla finestra del rettorato il cielo azzurro chiaro e pensa: "Pacem". Si sforza di ricordare gli eventi che l’hanno condotto lì, ma come ultima cosa ricorda solo la conversazione con il sergente Gregorius e i suoi uomini, la lunga risalita dal pozzo gravitazionale di Mare Infinitum e di 70 Ophiuchi A, poi la scossa della traslazione.

— Come? — borbotta, afferrando per la manica il prete. — Perché… come?

— Su, su — dice padre Baggio — pensi a riposare, figliolo. Più tardi ci sarà tempo per parlare. Tempo per tutto.

Calmato dalla voce gentile, dalla luce intensa e dall’aria ricca d’ossigeno, de Soya chiude gli occhi e s’addormenta. Fa sogni minacciosi e sinistri.


Durante il pasto di mezzogiorno (ancora brodo) de Soya si convince che il gentile, grassoccio padre Baggio non risponderà a nessuna delle sue domande: non gli spiegherà come mai si trova su Pacem, non gli dirà dove sono e come stanno i suoi uomini… e non gli spiegherà per quale motivo non gli darà risposte.

— Presto sarà qui padre Farrell — dice padre Baggio, come se questo spiegasse ogni cosa. De Soya raccoglie le forze, si lava e si veste, cerca di riprendere lucidità e aspetta padre Farrell.

Padre Farrell arriva a metà pomeriggio. Alto, ascetico (un comandante dei Legionari di Cristo, viene a sapere presto e con poca sorpresa de Soya) parla con tono spiccio e pratico, anche se pacato. Ha occhi grigi, gelidi.

— La sua curiosità è comprensibile — dice padre Farrell. — Ma nella sua mente c’è ancora una certa confusione. Cosa normale, per chi è appena rinato.

— Conosco bene gli effetti collaterali — dice de Soya, con un lieve sorriso ironico. — Ma sono curioso. Come mai mi sono svegliato su Pacem? Cos’è accaduto nel sistema di Hebron? E come stanno i miei uomini?

Padre Farrell non batte ciglio. — Cominciamo dall’ultima domanda, Padre Capitano. Il sergente Gregorius e il caporale Kee stanno bene… in questo momento si riprendono dalla risurrezione nella cappella delle Guardie Svizzere.

— Il lanciere Rettig? — domanda de Soya. La sensazione d’infausto presagio che dal risveglio lo tormenta ora si agita, muove ali tenebrose.

— Morto, purtroppo — risponde Farrell. — Della vera morte. Gli è stata somministrata l’estrema unzione e il corpo è stato consegnato alle profondità dello spazio.

— Come ha fatto a morire… della vera morte, intendo — riesce a domandare de Soya. Avrebbe voglia di piangere, ma si trattiene perché non è sicuro se sia effetto del dispiacere o della risurrezione.

— Non sono al corrente dei particolari — risponde padre Farrell. Lui e de Soya sono nel piccolo salotto del rettorato, di cui ci si serve per incontri e per importanti discussioni. Sono soli, a parte gli occhi di santi, martiri, Cristo e Sua madre. — Pare che ci sia stato un guasto nella culla automatizzata di risurrezione, al ritorno della Raffaele dal sistema di Hebron — continua padre Farrell.

— Ritorno da Hebron? — si stupisce de Soya. — Non capisco, Padre. Avevo programmato la nave in modo che restasse nel sistema, a meno che non fosse minacciata da forze Ouster. È questo, il caso?

— Evidentemente — replica il Legionario. — Come le ho detto, non conosco i particolari tecnici… né sono competente in materia. Ma da quanto ho capito, lei ha programmato la sua nave Arcangelo per entrare nello spazio controllato dagli Ouster…

— Dovevamo continuare su Hebron la nostra missione — lo interrompe il Padre Capitano de Soya.

Padre Farrell non si spazientisce né cambia l’espressione neutra, ma de Soya guarda quei freddi occhi grigi ed evita d’interromperlo ancora.

— Come dicevo, Padre Capitano… da quanto ho capito, lei ha programmato la sua Arcangelo per entrare nello spazio controllato dagli Ouster e, se non ci fossero state minacce, stabilirsi in orbita intorno al pianeta Hebron.

De Soya conferma in silenzio. Incrocia lo sguardo di padre Farrell… senza animosità, per il momento, ma pronto a difendersi da ogni accusa.

:- Da quanto ho capito, la… mi pare che la sua nave corriere si chiami Raffaele, giusto?

De Soya annuisce. Ora capisce che quell’attenta formulazione delle frasi, quel rivolgere domande di cui già è nota la risposta… quel modo di fare è caratteristico degli avvocati. La Chiesa ha molti consulenti legali. E inquisitori.

— Pare che la Raffaele abbia seguito il programma da lei predisposto, non abbia trovato ostacoli immediati in fase di decelerazione e si sia posta in orbita intorno a Hebron — continua padre Farrell.

— Il guasto alla culla di risurrezione si è verificato in quel momento? — domanda de Soya.

— Da quanto ho capito, non è questo il caso — dice padre Farrell. Stacca per un istante gli occhi da de Soya, esamina la stanza come per calcolare il valore del mobilio e degli oggetti d’arte, a quanto pare non scopre nulla d’interessante e torna a fissare il prete-capitano. — Da quanto ho capito — riprende — voi quattro a bordo eravate prossimi alla piena risurrezione, quando la nave ha dovuto fuggire dal sistema. Lo choc da traslazione è stato, ovviamente, fatale. La nuova risurrezione, dopo quella già iniziata ma non completata, è molto più difficoltosa, come lei sa benissimo. Proprio a questo punto il sacramento è stato ostacolato da un guasto meccanico.

Segue un momento di silenzio. Immerso nei suoi pensieri, de Soya si rende conto solo vagamente del rumore di traffico terrestre che proviene dalla viuzza, del rombo di navi da carico che decollano dal vicino spazioporto. Alla fine dice: — Le culle sono state esaminate e riparate mentre eravamo in orbita intorno a Vettore Rinascimento, Padre Farrell.

Quest’ultimo annuisce impercettibilmente. — Abbiamo la documentazione. Credo che si trattasse di un errore di calibratura simile a quello nella culla automatizzata del lanciere Rettig. L’indagine continua, nella guarnigione del sistema di Vettore Rinascimento. Abbiamo anche esteso l’indagine ai sistemi di Mare Infinitum, di Epsilon Eridani e di Epsilon Indi, al mondo Grazia Inevitabile nel sistema Lacaille 9352, al Mondo di Barnard, a NCG 2629-4BIV, ai sistemi di Vega e di Tau Ceti.

De Soya può solo stupirsi. — Un’indagine davvero minuziosa — dice alla fine. Intanto pensa: "Per una simile indagine, di sicuro adoperano tutt’e due gli altri corrieri Arcangelo. Perché?".

— Sì — conferma padre Farrell.

De Soya sospira e si lascia andare un poco sui morbidi cuscini della poltrona del rettorato. — Così ci hanno trovati nel sistema di Svoboda e non hanno potuto risuscitare il lanciere Rettig…

Padre Farrell increspa appena le labbra sottili. — Sistema di Svoboda? No. Da quanto ho capito, la sua nave corriere è stata trovata nel sistema 70 Ophiuchi A, mentre decelerava verso Mare Infinitum.

De Soya si drizza sulla poltrona. — Non capisco. Ho programmato la Raffaele in modo che, se avesse dovuto abbandonare prima del tempo il sistema di Hebron, traslasse nel sistema della Pax seguente secondo lo schema di ricerca originario. Il pianeta successivo sarebbe stato Svoboda.

— Forse l’inseguimento da parte di navi ostili nel sistema di Hebron ha impedito un simile allineamento di traslazione — dice padre Farrell, senza enfasi. — In questo caso il computer della nave potrebbe avere deciso di tornare al punto di partenza.

— Può darsi — ammette de Soya, cercando di leggere l’espressione dell’altro. Tentativo inutile. — Lei ha detto "potrebbe avere deciso", Padre Farrell. Ancora non si sa? Il libro di bordo della nave non è stato esaminato?

Il silenzio di padre Farrell potrebbe valere un’affermazione o niente del tutto.

— E se siamo tornati a Mare Infinitum — continua de Soya — perché ci siamo svegliati qui su Pacem? Cos’è accaduto nel sistema 70 Ophiuchi A?

Ora padre Farrell sorride davvero. Un piccolissimo allungamento delle labbra sottili. — Per coincidenza, Padre Capitano, al momento della vostra traslazione il corriere Arcangelo Michele si trovava nello spazio della guarnigione di Mare Infinitum. Il capitano Wu era a bordo della Michele…

— Marget Wu? — domanda de Soya, senza curarsi se l’interruzione infastidisce padre Farrell.

— Esattamente. — Padre Farrell si toglie dai calzoni con la piega inamidata un immaginario peluzzo. — Considerando la… ah… la costernazione causata su Mare Infinitum dalla sua precedente visita…

— Ossia il trasferimento del vescovo Melandriano in un monastero per togliermelo dai piedi — dice de Soya. — E l’arresto di alcuni corrotti e traditori ufficiali della Pax che quasi sicuramente eseguivano furti e pastette sotto la supervisione di Melandriano…

Farrell alza la mano per interrompere de Soya. — Quegli eventi non rientrano nella mia sfera d’indagine, Padre Capitano. Mi sono limitato a rispondere alla sua domanda. Possiamo continuare?

De Soya lo guarda e sente la collera mischiarsi al cordoglio per la morte di Rettig nel turbine d’euforia narcotica della risurrezione.

— Il capitano Wu, che aveva già udito le proteste del vescovo Melandriano e di altri funzionari di Mare Infinitum, ha ritenuto più opportuno che lei fosse riportato su Pacem per la risurrezione.

— Così la nostra risurrezione è stata interrotta una seconda volta? — domanda de Soya.

— No. — Farrell non mostra traccia d’irritazione nella voce. — Nel sistema 70 Ophiuchi A, quando fu presa la decisione di riportarla al Comando della Pax e al Vaticano, il processo di risurrezione non era stato iniziato.

De Soya si guarda le dita. Tremano. Con l’occhio della mente vede la Raffaele e il suo carico di cadaveri, compreso il proprio. Prima un giro mortale nel sistema di Hebron, poi la decelerazione verso Mare Infinitum, poi il balzo verso Pacem. De Soya rialza subito gli occhi. — Per quanto tempo siamo rimasti morti, Padre?

— Trentadue giorni.

A momenti de Soya balza dalla poltrona. Alla fine torna ad accomodarsi e con voce controllata al massimo dice: — Se il capitano Wu ha deciso di deviare qui la nave prima che la risurrezione iniziasse nello spazio di Mare Infinitum, Padre, e se nello spazio di Hebron non c’è stata risurrezione, a questo punto dovremmo essere rimasti morti meno di settantadue ore. Calcolando tre giorni qui… dove abbiamo trascorso gli altri ventisei giorni, Padre?

Farrell fa scorrere le dita lungo la piega dei calzoni. — Ci sono stati ritardi nello spazio di Mare Infinitum — spiega freddamente. — L’indagine è iniziata lì. Sono state presentate proteste. Il lanciere Rettig è stato sepolto nello spazio, con tutti gli onori. Altri… compiti… sono stati portati a termine. La Raffaele è tornata con la Michele.

All’improvviso Farrell si alza e de Soya lo imita. — Padre Capitano — annuncia formalmente Farrell — devo porgerle i complimenti del cardinale segretario Lourdusamy e il suo augurio per un completo recupero in salute e vita nelle braccia di Cristo… e chiederle di presentarsi domattina alle sette precise nell’ufficio vaticano della Sacra Congregazione per la Dottrina e la Fede, per incontrare monsignor Luca Oddi e altri funzionari designati della Sacra Congregazione.

De Soya rimane intontito. Può solo battere i tacchi e chinare la testa in segno d’ubbidienza. È un gesuita e un ufficiale della flotta della Pax. È stato addestrato alla disciplina.

— Molto bene — dice padre Farrell e prende congedo.

Il Padre Capitano de Soya rimane nel salottino del rettorato per diversi minuti dopo l’uscita del Legionario di Cristo. Come semplice prete e ufficiale di un reparto combattente, è stato solo sfiorato dalla politica e dalle lotte interne della Chiesa, ma perfino un prete di provincia o un assorto militare della Pax conoscono la struttura basilare del Vaticano e i suoi scopi.

Sotto il Papa ci sono due categorie amministrative principali, la Curia Romana e le cosiddette Sacre Congregazioni. De Soya sa che la Curia è una struttura amministrativa intricata e pericolosa… la sua forma "moderna" è stata fissata da Sisto V nell’a.D. 1588. La Curia comprende la Segreteria di Stato, base di potere del cardinale Lourdusamy, nella quale l’alto prelato ha le funzioni grosso modo di primo ministro, con l’ambiguo titolo di cardinale segretario di stato. Questa Segreteria è una parte importante di quella a cui spesso ci si riferisce come "la Vecchia Curia", usata dai Papi fin dal XVI secolo. In aggiunta, c’è "la Nuova Curia", iniziata come sedici corpi inferiori creati dal Secondo Concilio Vaticano, ancora comunemente noto come Vaticano II, che si concluse nell’a.D. 1965. Sotto i 260 anni di regno di Papa Giulio, questi sedici corpi sono divenuti trentun entità strettamente collegate.

Ma de Soya non è stato convocato nella Curia, bensì in uno dei suoi separati e a volte contrastanti gruppi d’autorità, ossia le Sacre Congregazioni. Per l’esattezza ha avuto l’ordine di presentarsi alla cosiddetta Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, un organismo che negli ultimi due secoli ha guadagnato (per meglio dire, riguadagnato) enorme potere. Sotto Papa Giulio, la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede ha accettato di nuovo il Papa come suo Prefetto… un cambiamento di struttura che ha rivitalizzato l’ufficio. Per i dodici secoli precedenti all’elezione di Papa Giulio, quella Sacra Congregazione (nota come il Sant’Uffizio, dall’a.D 1908 all’a.D. 1964) è stata sminuita al punto da divenire quasi un organo vestigiale. Ma ora, sotto Papa Giulio, il potere del Sant’Uffizio è sentito per cinquecento anni luce di spazio e risale a tremila anni di storia.

De Soya ritorna nel salottino e si appoggia alla poltrona dove poco prima era seduto. Si sente turbinare la mente. Sa che, prima di presentarsi al Sant’Uffizio, l’indomani mattina, non avrà il permesso di vedere Gregorius o Kee. Forse non li rivedrà mai più. Cerca di sbrogliare il filo che l’ha tirato a quell’incontro, ma si perde nei lacciuoli della politica della Chiesa, di prelati offesi, di lotte di potere della Pax e nella confusione del proprio cervello intontito dalla risurrezione.

Sa una cosa: la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, nota in precedenza come Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, era conosciuta, per molti secoli prima dell’attuale, con il nome di Sacra Congregazione dell’Inquisizione Universale.

Proprio sotto Papa Giulio XIV l’Inquisizione ha ripreso a vivere secondo il nome e il senso di terrore originari. E de Soya, senza preparazione, parere legale o conoscenza delle accuse mosse contro di lui, deve presentarsi di fronte all’Inquisizione alle sette precise dell’indomani.

Con un sorriso sui paffuti lineamenti da cherubino, padre Baggio entra nella stanza. — Ha avuto una piacevole conversazione con padre Farrell, figliolo?

— Sì — risponde distrattamente de Soya. — Molto piacevole.

— Bene, bene — dice padre Baggio. — Ma penso che sia il momento di un po’ di brodo, di un po’ di preghiera… l’Angelus, mi pare… e poi di corsa a letto. Dobbiamo essere ben riposati per ciò che ci porterà il domani, vero?

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