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Guidavo un carro a cavalli, e la cosa non mi piaceva affatto. Faceva caldo, e la polvere sollevata dal cavallo mi si impiastricciava sulla pelle sudata, le mosche non mi davano tregua, e non spirava un alito di vento. Eravamo nella zona in cui il Missouri e il Kansas confinano con l’Oklahoma, ma non conoscevo bene la mia posizione. Da giorni non vedevo una carta geografica e dalle strade erano spariti i segnali per gli automobilisti… dato che non esistevano le automobili.

Nelle ultime due settimane (più o meno: non tenevo più il conto dei giorni) avevamo sofferto la pena di Sisifo: avevo incontrato una ridicola frustrazione dopo l’altra. Vendere i dollari d’argento a qualche negoziante in cambio della valuta del luogo? Nessun problema; l’avevo fatto molte volte. Ma non sempre ci era stato utile.

Una volta avevo ceduto alcune monete d’argento e avevamo ordinato la cena, quando, bum, c’era stato un altro cambiamento di mondo e noi eravamo rimasti a digiuno. Un’altra volta ero stato vergognosamente imbrogliato, e alle mie rimostranze l’acquirente mi aveva detto: «Amico, il possesso di queste monete è illegale, e lei lo sa. Le ho offerto qualcosa lo stesso, perché lei mi è simpatico. Cosa fa, accetta o preferisce che faccia il mio dovere di cittadino?»

Avevo accettato. Ma il denaro di carta che mi aveva dato in cambio di cinque once d’argento non era stato sufficiente a pagare un pasto per me e Marga in un ristorante dei dintorni chiamato “Mom’s Diner”.

Questo avvenne in un affascinante paesino che si chiamava (come lessi in un cartello posto ai confini dell’abitato):


I DIECI COMANDAMENTI
UNA COMUNITÀ PULITA
MORI, GIUDEI, PAPISTI
SI TENGANO ALLA LARGA!

Ci tenemmo alla larga anche noi. Due settimane erano trascorse, e non eravamo riusciti neppure a percorrere i trecento chilometri da Oklahoma City a Joplin, Missouri. Avevo dovuto accettare, mio malgrado, di passare per Kansas City (ma contavo di rimanerci il meno possibile, perché un cambiamento di mondo poteva metterci in balia di Abigail) perché a Oklahoma City mi era stato detto che l’unica strada possibile per raggiungere Wichita era la deviazione attraverso Kansas City. Eravamo regrediti all’epoca del calesse e dei cavalli.

Quando consideriamo l’età della terra, dalla creazione (4004 a.C.) all’Anno del Signore 1994 — vale a dire 5998 anni, che per comodità arrotonderemo a 6000 — una novantina d’anni non è molto, rispetto a 6000. E questo era appunto il tempo che era trascorso, nel mio mondo, dall’epoca dei carri a cavalli. Mio padre era nato in quell’epoca (1909), e il mio nonno paterno non solo non aveva mai posseduto un’automobile, ma si era sempre rifiutato di salire su una. Diceva che erano fabbricate dal diavolo, e citava alcuni versetti di Ezechiele che, secondo lui, lo confermavano. Forse aveva ragione.

Ma l’epoca dei carri a cavalli ha effettivamente i suoi difetti. Ce ne sono alcuni ovvi, come l’assenza di servizi igienici interni, dei condizionatori d’aria e della medicina moderna. Ma per noi ce n’era un altro, meno ovvio ma importante: se non ci sono camion e automobili, è impossibile fare l’autostop. Oh, a volte è possibile farsi portare su un carro agricolo… ma la differenza di velocità tra un uomo che va a piedi e un cavallo che va al passo non è molto grande. Quando potevamo, accettavamo un passaggio, ma in qualsiasi caso, una ventina di chilometri al giorno era già una buona media: fin troppo buona, anzi, perché non ci rimaneva tempo per lavorare.

C’è un vecchio paradosso, Achille e la tartaruga, in cui a ogni passo la distanza tra voi e la vostra meta si dimezza. Domanda: Quanto vi occorre per raggiungerla? Risposta: Non riuscirete mai ad arrivarci.

Ecco il nostro “progresso” da Oklahoma City a Joplin.

Inoltre, c’era un’altra cosa che mi preoccupava. Ero sempre più convinto di dovermi aspettare da un momento all’altro il giudizio finale… e Margrethe non si era ancora convertita. Eppure, avevo la folle impressione (oltre alla mia convinzione paranoica che tutti quei cambiamenti di mondo fossero indirizzati contro di me, personalmente) che la fine del nostro viaggio fosse essenziale per la salvezza dell’anima di Margrethe. E ora temevo che, a causa di quei ritardi, il giorno del giudizio venisse mentre eravamo ancora in viaggio.

Continuavo a cercare qualche lavoro (lavare piatti o altro) anche se avevamo ancora monete d’argento e d’oro da vendere. Ma i motel erano scomparsi, gli alberghi erano diventati rari, e il numero dei ristoranti era diminuito, come ci si poteva aspettare in un’economia dove si viaggiava poco e la gente mangiava a casa.

Era più facile trovare lavori nelle stalle. Ma io preferivo lavare i piatti, anziché spalare letame., soprattutto perché avevo un solo paio di scarpe.

Potete chiedervi perché non salissimo come clandestini sui treni merci. Per prima cosa non sapevo come si facesse, dato che non avevo mai avuto occasione di farlo. E, soprattutto, temevo per Marga. Oltre al pericolo di cadere da un carro in movimento, c’era il rischio di trovare dei malintenzionati: vagabondi, ubriachi e mezzi delinquenti. Perciò evitammo sempre le ferrovie.

Ero in cassetta e guidavo quel carro (Dio, che giornata calda!… “tempo da cicloni” l’avrebbe definito mia nonna Hergensheimer) come corollario di un lavoro in una stalla. Come sempre, avevo smesso dopo il primo giorno, e avevo spiegato al mio datore di lavoro che dovevamo ripartire per Joplin: la madre di Margrethe era laggiù ed era ammalata.

Lui mi aveva detto di dover restituire un carro al suo proprietario, in una cittadina che avremmo incontrato lungo la strada. Ossia, al momento aveva troppi carri presso di sé, suoi o d’altri, perché altrimenti avrebbe aspettato che si presentasse qualcuno a cui noleggiarlo.

Io dissi che avrei potuto restituirlo in cambio di un giorno di paga (alla tariffa bassissima che mi pagava per pulirgli la stalla).

Lui allora osservò che mi faceva un favore, dato che io e mia moglie dovevamo andare a Joplin.

Aveva la logica dalla sua, e il vantaggio della posizione; accettai. Ma sua moglie ci preparò un cestino con del cibo per il viaggio, oltre a farci dormire nel fienile e a darci la colazione.


Avevamo appena raggiunto la periferia di una cittadina (Lowell? Racine? non ricordo più) quando scorsi qualcosa che mi ricordò la mia infanzia: la tenda di un predicatore itinerante, un “revivalista”, come ai vecchi tempi. A sinistra della strada c’era un cimitero; di fronte a questo, a destra della carreggiata, su un pascolo, c’era la tenda. Mi chiesi se tanta vicinanza fra il camposanto e il predicatore della Bibbia fosse voluta… Se ci fosse stato di mezzo il mio capo, reverendo Danny, sarebbe stata certamente voluta: molta gente diventa assai suscettibile ai messaggi religiosi, se vede davanti a sé qualche lapide.

Accanto alla tenda, da un lato, c’erano molti carri, e poco più in là era stato allestito un corral per i cavalli. Dall’altra parte della tenda c’erano invece alcuni tavoli e panche di legno grezzo, con ancora gli avanzi del pasto. Era evidentemente un serio raduno di esercizi spirituali: iniziava il mattino, s’interrompeva per il pasto e poi riprendeva il pomeriggio; poi si interrompeva una seconda volta per la cena, e si chiudeva soltanto quando — a giudizio del revivalista — non ci fossero più state anime da salvare in giornata.

(Mi fanno ridere certi pretini di città, con i loro “messaggi ispirati” di cinque minuti. Si racconta che Billy Sunday predicasse per sette ore senza toccare altro cibo che un bicchier d’acqua, poi facesse altre sette ore di predica la sera e il giorno seguente. Non si lamentino, poi, se i culti pagani dilagano!)

Accanto alla tenda c’era anche un carrozzone con due cavalli, che portava sul fianco la scritta:


LA BUONA RELIGIONE DEI VECCHI TEMPI!
FRATELLO “BIBBIA” BARNABY
GUARIGIONI DAL PECCATO OGNI RIUNIONE
HH. 10 — 14 — 19
TUTTI I GIORNI DA DOMENICA 5 GIUGNO AL
!!!GIORNO DEL GIUDIZIO!!!

Tirai la briglia per fermare il cavallo e dissi: «Cara, guarda cosa c’è!»

Margrethe lesse la scritta, non fece commenti.

«Ammiro il suo coraggio» proseguii io. «Fratello Barnaby si gioca la reputazione scommettendo che il giorno del giudizio sarà prima del giorno del raccolto… che dovrebbe arrivare presto, quest’anno, con tutto il caldo che abbiamo patito.»

«Ma non pensavi anche tu che il giorno del giudizio fosse vicino?» chiese lei.

«Sì, ma io non mi ci gioco la reputazione professionale… solo l’anima e il paradiso. Marga, ogni studioso della Bibbia interpreta in modo diverso le profezie. Gran parte degli attuali millenaristi non si aspetta il giorno del giudizio prima dell’anno 2000. Vorrei sentire come la pensa fratello Barnaby. Può darsi che mi possa offrire qualche spunto interessante. Ti dispiace se ci fermiamo qui un’oretta?»

«Fermiamoci pure, se lo desideri. Ma… Alec, desideri che venga anch’io? Devo proprio?»

«Be’…» (Sì, cara, certo che lo desidero!) «Preferisci rimanere sul carro?»

Il suo silenzio fu abbastanza eloquente. «Capisco, Marga. Non voglio costringerti. Ma ascolta. In queste ultime settimane non ci siamo mai separati, tranne quando era assolutamente necessario. E tu sai perché. Con tutti questi cambiamenti, non vorrei che uno sopraggiungesse mentre io sono dentro e tu sei qui fuori. Comunque, potremmo stare all’esterno della tenda; vedo che l’hanno sollevata.»

Lei drizzò la schiena. «Scusa, non ci pensavo. No, no, andiamo dentro. Alec, hai ragione, i cambiamenti avvengono troppo in fretta. Non ti posso chiedere di rinunciare a una riunione dei tuoi correligionari.»


Fermai il carro all’estremità della fila, poi portai il cavallo insieme con gli altri. Marga non si staccò da me. Quando ci avvicinammo di nuovo alla tenda sentii cantare l’inno Accendi una lucerna nella tua casa (“per guidare alla salvezza chi è lontano dal porto”).

Cantai anch’io le ultime parole del ritornello.

Mi sembrava di essere ritornato bambino.

I soli strumenti musicali erano un organo e un trombone, e la presenza di quest’ultimo mi sorprese piacevolmente: non c’è altro strumento che possa fare onore agli inni La Città Divina e Il Figlio di Dio va alla guerra. Inoltre c’era un coro vestito di bianco, da angeli: un coro preparato in quattro e quattr’otto, perché le vesti denunciavano chiaramente la loro origine domestica, da lenzuoli vecchi. Ma la mancanza di allenamento era compensata dallo zelo. La musica da chiesa non ha bisogno di essere intonata: basta che sia sincera… e a tutto volume.

Nel centro della tenda c’era uno stretto corridoio, coperto di segatura, tra due file di panche. Il corridoio terminava contro una specie di balaustra, ottenuta con qualche paletto e qualche asta di legno. Dietro mia richiesta, un aiutante del predicatore ci condusse fino a un posto delle prime file; la panca era quasi piena, ma la gente si spostò per lasciarci sedere. Certo, dietro c’era posto, ma tutti i predicatori odiano la gente — e il loro numero è infinito! — che va a sedere in fondo quando c’è posto davanti.

Quando la musica terminò, fratello Barnaby si alzò e raggiunse il pulpito; posò le mani sulla bibbia. «Nella Bibbia c’è tutto» disse a bassa voce. Tutti fecero silenzio.

Si guardò attorno. «Chi vi ama?»

«Cristo ci ama!»

«Fatevi sentire meglio da Lui.»

«Cristo ci ama!»

«Come lo sapete?»

«Nella Bibbia c’è tutto!»

Cominciai a notare un odore che non sentivo da tempo. Il mio professore di omelia ci aveva detto una volta, durante un seminario, che un gruppo di ascoltatori pieni di fervore religioso ha un odore forte e caratteristico (“una puzza”, le parole da lui usate) composto di sudore e di umori maschili e femminili. «Figli miei» ci aveva detto «se i vostri parrocchiani, riuniti per la funzione, profumano troppo di pulito, significa che non riuscite a fare breccia in loro. Se non riuscite a farli sudare, a farli contorcere nel loro muschio come altrettanti gatti in calore, tanto vale che cambiate mestiere e andiate dai papisti. L’estasi religiosa è la più forte emozione umana; quando c’è, se ne sente l’odore!»

A giudicare da quel che fiutavo, fratello Barnaby era uno che riusciva a fare breccia.

(Mentre io non ci sono mai riuscito, devo confessare. Ecco perché mi sono dato agli aspetti organizzativi e amministrativi.)

«Sì, nella Bibbia c’è tutto. E la Bibbia non è un’allegoria, ma la verità letterale. Ora vi leggerò dalla Bibbia: “Poiché il Signore stesso, al segnale dato, alla voce dell’Arcangelo e alla tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risorgeranno i morti in Cristo.”»

Naturalmente, riconobbi la lettera ai Tessalonicesi. Fratello Barnaby si guardò attorno.

«Quest’ultima riga è importante, fratelli. Che cosa significa? Non parla dei morti in generale, ma dei morti in Cristo. Coloro che sono rinati in Gesù e che sono morti in stato di grazia prima della sua seconda venuta, saranno i primi. I primi a risorgere. Le loro tombe si apriranno, riavranno miracolosamente il corpo… la vita, la salute e la perfezione fisica… e guideranno la processione verso il cielo, dove vivranno in letizia eterna accanto al grande trono bianco!»

Qualcuno gridò: «Alleluia!» Il fervore religioso aumentava.

«Benedetta te, sorella! Tutti i morti in Cristo, dal primo all’ultimo! Sorella Ellen, strappata alla sua famiglia dalle mani crudeli di un tumore, ma che è morta con il nome di Gesù sulle labbra, guiderà la processione. Tutti i vostri cari che sono morti in Cristo saranno raccolti in quell’occasione, e li rivedrete in cielo. Fratello Ben, che visse nel peccato, ma che trovò Dio in una trincea, prima di essere colpito da un proiettile nemico, sarà lassù, e il suo caso è particolarmente gioioso, perché dimostra che Dio si può incontrare dappertutto.»

S’interruppe per un attimo, poi riprese. «Questo succederà a coloro che sono morti. Non sono interpretazioni allegoriche» ripeté fratello Barnaby. «Cristo stesso è lì ad aspettarvi. Ma se al momento del giudizio sarete vivi, e sarete rinati in Cristo, se Gesù avrà lavato i vostri peccati e sarete in stato di grazia… che cosa succederà? Vi ho letto la prima parte della promessa di Dio ai fedeli. Ascolterete il Grido, sentirete la Tromba che annuncia il Suo arrivo, e i morti in Cristo risorgeranno.

«E poi?

«Per sapere quello che succederà, ascoltate le parole del Signore: “Poi noi, i viventi, i superstiti, assieme a essi saremo rapiti sulle nubi per andare incontro al Signore nell’aria, per essere per sempre con il Signore”.

«E così sarà!»

«Alleluia!»

(Scoprii di essere uno di coloro che gridavano “alleluia”.)

«Invece, chi non si pentirà verrà scagliato in eterno nel Pozzo, a bruciare nel lago di zolfo ardente. Ma Gesù vi salverà, se voi glielo chiederete. I morti in Cristo risorgeranno e saranno salvi, e i vivi saranno salvi se saranno in grazia di Dio nel momento del Grido e della Tromba. Gesù ci ha promesso che ritornerà e che Satana sarà incatenato per mille anni mentre Lui regnerà in pace e giustizia sulla terra. Questo è il Millennio, fratelli. Dopo quei mille anni, Satana sarà rimesso in libertà perché ci sarà la grande battaglia. Ci sarà guerra in cielo. L’arcangelo Michele sarà il generale dei nostri, e guiderà gli angeli di Dio contro il Drago… cioè Satana… e contro le sue legioni di angeli ribelli. E Satana sarà sconfitto, tra mille anni. E non lo si vedrà più in cielo.»

Il coro cominciò a cantare Agnello di Dio, vengo a te!…

…e sentii scendere in me lo Spirito Santo.

Mi alzai, senza lasciare la mano di Margrethe, e mi avvicinai con lei alla balaustra. Solo allora notai i nitriti di terrore dei cavalli, e il rumore della tenda sbattuta dal vento. Alzai gli occhi e vidi uno squarcio che si allargava sempre più.

La tenda venne spazzata via. La terra prese a tremare, il cielo si oscurò.

La Tromba mi scosse fino alle viscere. Il Grido fu il più forte che avessi mai sentito, gioioso e trionfale. Aiutai Margrethe ad alzarsi e le sorrisi: «È adesso, cara!»

Venimmo sollevati da una tromba d’aria. Un tipico tornado del Kansas. Sentii che Margrethe mi sfuggiva di mano, ma non riuscii a girarmi verso di lei. Non potete nuotare dentro una tromba d’aria; dovete andare dove vi porta lei. Ma ero certo che Margrethe fosse salva.

La tempesta mi fece girare su me stesso e mi tenne fermo per qualche istante, a una cinquantina di metri da terra. Vidi che i cavalli erano fuggiti dal recinto e che alcune delle persone, che non erano state rapite dalla tromba d’aria, correvano da tutte le parti. Poi la forza del tornado mi fece di nuovo girare su me stesso; mi cadde sotto gli occhi il camposanto.

Le tombe si spalancavano.

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