23

Così finii per recarmi da san Pietro alla porta di Giuda… dopo avere cercato per tutto il Cielo. Dietro suggerimento di Hazel ero anche ritornato alla porta di Aser e mi ero rivolto all’ufficio “Trovate i vostri amici e i vostri cari”.

«Sant’Alec» mi aveva detto lei «gli angeli non trasmettono informazioni sbagliate, e i loro registri sono accurati. Ma potrebbero non avere consultato i giusti registri, e, secondo me, non hanno cercato con l’impegno con cui l’avresti fatto tu stesso… gli angeli sono angeli. Margie potrebbe essere registrata con il suo nome di ragazza.»

«Ma è proprio quello che gli ho dato io!»

«Oh, pensavo che gli avessi chiesto ci cercare “Margie Graham”.»

«No. Pensi che debba tornare indietro a chiederglielo?»

«Per adesso, no. E, in qualsiasi caso, non rivolgerti più alla cabina del servizio informazioni. Va’ direttamente all’ufficio di san Pietro. Laggiù troverai altri esseri umani, e non angeli.»

«Ecco il posto giusto!»

«Sì, ma prima va’ ancora da “Trovate i vostri amici e i vostri cari”. Non sono burocrati, è un’associazione di volontari, gestita da persone che si prendono a cuore i nostri casi personali. È così che Steve mi ha trovato dopo che è stato ucciso. Non conosceva il mio cognome, e io, del resto, non lo usavo da diversi anni, ormai. Non conosceva la mia data e luogo di morte. Ma una cara vecchia signora del “Trovate i vostri amici e i vostri cari” ha continuato a cercare donne chiamate Hazel finché Steve ha esclamato: “Eccola!” Se avesse chiesto all’ufficio centrale del personale… da san Pietro… gli avrebbero risposto: “Dati insufficienti, impossibile il riconoscimento”.»

Hazel mi aveva sorriso e aveva proseguito:

«Ma all’ufficio “Trovate i vostri amici e i vostri cari” hanno un po’ più di immaginazione. Mi hanno fatto incontrare Luke, anche se non c’eravamo mai conosciuti in vita. Quando mi sono stancata del dolce far niente, ho pensato che mi sarebbe piaciuto avere un piccolo ristorante… è un modo meraviglioso di incontrare gente e di farsi amici. Così ho chiesto all’associazione, e loro hanno cercato nei loro computer, sotto la parola “cuoco”; poi, dopo qualche tentativo andato a vuoto, mi hanno presentato a Luke e ci siamo messi in società per gestire la Vacca Sacra. Poi, con un’altra ricerca analoga, abbiamo trovato Albert.»

Hazel, come Kate Farnsworth, è una donna capace di rincuorarti con la sua sola presenza. Ma è anche una donna pratica, come Margrethe. Mi lavò i vestiti e mi prestò una delle tonache di ricambio di Steve, da indossare mentre aspettavo che i calzoni e la camicia si asciugassero. Mi trovò uno specchio e il sapone; potei finalmente radermi la barba di cinque giorni (o di sette anni?). A quel punto, l’unica lametta che possedevo era più una sega che una lama, ma, con una mezz’ora di paziente lavoro di affilatura, e servendomi come mola dell’interno di un bicchiere (trucco che avevo imparato in seminario), riuscii a ridarle il filo.

Ora, per andare da san Pietro, mi ero potuto fare la barba come si deve, anche se me l’ero fatta (male) già nei giorni precedenti. Non so per quanto tempo fossi stato in caccia di informazioni, ma fino a quel momento mi ero fatto la barba quattro volte… due con l’acqua fredda e senza sapone, e una con il metodo Braille, ossia senza specchio. Per noi di carne erano stati effettivamente installati gli impianti igienici… ma non certo ai livelli qualitativi richiesti dall’Associazione americana consumatori. La cosa non mi stupiva affatto, visto che gli angeli non hanno bisogno di servizi igienici, e che la stragrande maggioranza delle creature di carne arrivate in Cielo non aveva mai conosciuto le stanze da bagno.

Il personale dell’associazione era stato cortesissimo, esattamente come Hazel mi aveva assicurato (non credo che questo dipendesse dalla mia aureola) ma non era riuscito a darmi notizie di Margrethe, anche se l’avevano cercata nei loro computer sotto tutte le combinazioni che mi erano venute in mente.

Li avevo ringraziati e avevo dato loro la mia benedizione, e poi mi ero diretto verso la porta di Giuda, diametralmente opposta a quella di Aser, a più di duemila chilometri di distanza. Durante il tragitto mi ero fermato solo una volta, in Piazza del Trono, per mangiare uno dei paradise-burger di Luke, per bere una tazza del miglior caffè di Nuova Gerusalemme, e per ricevere qualche parola di incoraggiamento da parte di Hazel. Dopo averla vista, avevo ripreso con nuova lena la mia estenuante ricerca.

L’Anagrafe Celeste ha sede in due palazzi colossali, posti alla destra di chi entra dalla porta di Giuda. Il più piccolo è per le registrazioni a.C, l’altro per quelle dopo Cristo, e al primo piano di questo secondo edificio ci sono gli uffici di san Pietro. Io mi diressi subito là.

Su una grande porta a doppio battente c’era scritto: «MDRV» san Pietro — avanti, e io entrai. Ma non mi trovai subito nell’ufficio che cercavo: vidi davanti a me una sala d’attesa vasta come la Grand Central Station. Spinsi un cancelletto rotante che si sbloccava quando si ritirava un biglietto dal distributore, e una voce meccanica mi avvertì: «Grazie. Si sieda e attenda la chiamata del suo numero».

Sul mio biglietto c’era scritto “2013” e la stanza era piena di gente in piedi; mentre mi guardavo attorno alla ricerca di un posto vuoto, pensai con costernazione che prima dell’arrivo del mio turno avrei dovuto radermi un’altra volta.

Mi stavo ancora guardando attorno quando arrivò di corsa una suora, che si fermò davanti a me e mi fece una piccola riverenza. «Sant’uomo, posso esserle d’aiuto?»

Non conoscevo abbastanza bene i costumi dei vari ordini cattolici per capire che suora fosse, ma era vestita nel modo che definirei “caratteristico”: veste che scendeva fino a terra, maniche lunghe, pettorina bianca inamidata che le arrivava fino al mento, cuffia che le circondava le orecchie, copricapo nero che le dava un profilo da sfinge, un grosso rosario al collo… e una faccia serena con occhialini a pince-nez un po’ di sghembo. E, naturalmente, l’aureola.

La cosa che mi colpì maggiormente fu la sua presenza laggiù. Per la prima volta avevo la prova che anche i papisti potevano salvarsi. Era un problema che avevamo dibattuto spesso, in seminario, prima di andare a dormire… anche se la posizione ufficiale della mia chiesa era che, certo, anch’essi potevano salvarsi, purché credessero e chiedessero a Dio la grazia. Mi riproposi di farmi raccontare come e quando fossero avvenute la sua conversione e rinascita in Cristo: doveva essere una storia molto edificante.

Risposi: «Certo, grazie, sorella! Lei è davvero molto gentile. Sì, può aiutarmi… ossia, spero che possa farlo. Sono Alexander Hergensheimer e sto cercando mia moglie. È qui che si chiedono informazioni, vero? Sono arrivato da poco.»

«Sì, sant’Alexander, è proprio qui. Ma lei vuole vedere san Pietro, vero?»

«Vorrei porgergli i miei omaggi. Se non è troppo occupato.»

«Oh, sono certa che anche lui desidera vederla, sant’Alexander. Aspetti che ne parlo con la mia sorella superiore.» Sollevò la croce del rosario e se la accostò alla bocca, mormorò qualcosa che non riuscii a sentire, poi tornò a guardarmi. «Si scrive Hergensheimer con due H, sant’Alexander?»

«Sì, sorella.»

Tornò a parlare al rosario. Poi mi disse: «Sorella Marie Charles è la segretaria personale di san Pietro. Io sono l’assistente di sorella Marie e l’addetta ai contatti con il pubblico.» Sorrise. «Sorella Mary Rose.»

«Davvero lieto di conoscerla, sorella Mary Rose» dissi io. «Mi parli di lei. A che ordine appartiene?»

«Alle domenicane, sant’Alexander. In vita ero l’amministratrice di un ospedale di Francoforte sul Meno, Germania. Ma qui, dove non c’è più bisogno di infermiere, faccio questo lavoro perché mi piace stare con la gente. Venga con me, sant’Alexander.»

La folla si spartì al nostro passaggio come le acque del Mar Rosso, non so se per timore della suora o per deferenza verso la mia aureola vistosa. Tutt’e due le cose, probabilmente. Lei mi accompagnò a una porta laterale, senza scritte, e mi trovai nell’ufficio della sua superiora, sorella Marie Charles. Questa era una monaca alta, quasi come me, e mi parve assai graziosa… anzi, diciamo la verità: era una delle più belle donne che avessi visto! Sembrava più giovane della sua aiutante, ma chi può mai dire l’età, nel caso delle suore? Sedeva a una grossa scrivania carica di scartafacci, con da una parte una vecchia macchina da scrivere Underwood. Si alzò subito, mi guardò fisso e mi rivolse la strana riverenza che avevo già avuto occasione di vedere quando avevo incontrato l’altra suora.

«Benvenuto, sant’Alexander! Siamo onorati della sua visita. San Pietro verrà immediatamente. Si vuole accomodare? Posso offrirle qualcosa? Un bicchiere di vino, una Coca-Cola?»

«Oh, berrei con vero piacere una Coca-Cola! Non l’ho più assaggiata da quando ero sulla terra!»

«Una Coca-Cola, allora. Subito.» Mi sorrise. «Le svelerò un piccolo segreto. La Coca-Cola è l’unica passione di san Pietro. Perciò ne abbiamo sempre qualcuna in ghiaccio.»

Da un punto indeterminato, al di sopra della scrivania, si levò una voce… una voce forte e sonante, in chiave di baritono, adatta a un buon predicatore: proprio come quella di fratello Barnaby, benedetto il suo nome. «Ti ho sentito, Charlie. Servigliela qui, la sua Coca; adesso sono libero.»

«Hai ripreso a origliare, capo?»

«Non sono osservazioni adatte a te, ragazza mia. E portane anche una per me.»

Quando entrai nel suo studio, san Pietro si dirigeva già verso la porta e mi tendeva la mano. Nel corso di storia della Chiesa mi avevano insegnato che aveva circa novant’anni, al momento della morte. Ovvero al momento della sua crocefissione da parte dei romani. (Quella del predicatore è sempre stata una vocazione rischiosa, ma all’epoca di san Pietro lo era più di quella di sergente dei marine.)

L’uomo davanti a me era robusto e dimostrava una sessantina d’anni portati benissimo: un uomo abituato a stare all’aperto, con un’abbronzatura permanente e piccole cicatrici dovute a eccessiva esposizione al sole. Aveva barba e capelli lunghi, con qualche filo grigio, e, con una certa sorpresa, vidi che il colore originale dei capelli doveva essere il rosso. Era muscoloso, con spalle larghe, e aveva le palme callose: me ne accorsi quando mi strinse la mano. Ai piedi portava i sandali e indossava una veste di colore marrone, fatta di lana ruvida; sul capo aveva un’aureola come la mia e sulla bella testa leonina portava uno zucchetto. Provai subito simpatia per lui.

Mi accompagnò fino a una comoda poltrona posta davanti alla sua scrivania, attese che mi accomodassi prima di sedersi a sua volta. Sorella Marie Charles arrivò un istante più tardi, reggendo in mano un vassoio con due bottiglie di Coca-Cola aventi il consueto profilo “stretto in vita” e due bicchieri assai meno consueti (non ne avevo più visti da anni) del tipo largo in cima e con il marchio di fabbrica della Coca-Cola Company. Mi chiesi chi fosse il concessionario per la Città Celeste e che accordi avessero preso.

Disse: «Grazie, Charlie. Non ci sono per nessuno.»

«Neppure per…?»

«Non diciamo sciocchezze. Fila via.» Si rivolse a me. «Alexander, cerco di accogliere di persona ogni nuovo santo che arriva, ma tu mi devi essere sfuggito.»

«Sono arrivato in un momento particolarmente affollato, san Pietro. Con quelli del Rapimento. E non a questa porta, ma a quella di Aser.»

«Capito. Giorno di grande lavoro, quello, e abbiamo ancora qualche pratica arretrata. Ma un santo dovrebbe essere scortato alla porta principale… da ventiquattro angeli e due trombettieri. Bisogna che vada a fondo di questa faccenda.»

«Se devo dire il vero, san Pietro» non potei fare a meno di dire «non credo di essere davvero un santo. Ma non riesco a togliermi quest’aureola.»

Lui scosse la testa. «No, no, lo sei, non c’è errore. E non lasciarti prendere da questo genere di dubbi; nessun santo sa di esserlo, occorre sempre che glielo dica un altro. È un paradosso: chi pensa di essere un santo, invece, non lo è mai. Ti dico, quando sono arrivato e mi hanno consegnato le chiavi e mi hanno detto che comandavo qui dentro, non ci ho creduto. Pensavo che il Maestro volesse prendermi in giro per punirmi di un paio di scherzi che gli avevo fatto nei giorni che predicavamo sulle rive del Mar della Galilea. E invece, no! Era vero. Simone figlio di Giona, il vecchio pescatore, non c’era più e al suo posto c’era san Pietro. E tu sei sant’Alexander, che ti piaccia o no. Ma ti piacerà, con il tempo.»

Mi indicò un grosso dossier posato sulla sua scrivania. «Ho qui la tua documentazione. Non ci sono dubbi sulla tua santità. Non appena ho rivisto gli atti mi sono ricordato del tuo processo di santificazione. Avvocato del diavolo contro di te era san Tommaso d’Aquino; poi è venuto da me e mi ha detto che la sua accusa era pro forma, perché non aveva mai avuto il minimo dubbio sul tuo diritto alla santità. Dimmi, quel primo miracolo, l’ordalia del fuoco… la tua fede ha mai vacillato?»

«Penso di sì. L’indomani, infatti, avevo una vescica.»

San Pietro rise. «Una singola vescica! E non pensi di meritare la santità! Figliolo, se santa Giovanna d’Arco avesse avuto una fede salda come la tua, avrebbe spento il fuoco che le ha dato il martirio! Conosco…»

Venne interrotto da sorella Marie Charles, che annunciò: «C’è la moglie di sant’Alexander.»

«Falla entrare!» E, rivolto a me, disse: «Ti racconto dopo.»

Io quasi non sentii le sue parole. Il cuore mi batteva pazzamente.

La porta si aprì; fece il suo ingresso Abigail.

Non so come descrivere i successivi minuti. Mi limiterò a due parole: delusione e imbarazzo.

Abigail mi guardò e disse con severità: «Alexander, che diavolo fai con quell’aureola assurda? Toglila immediatamente!»

San Pietro ruggì: «Figlia, qui il “diavolo” non c’entra; qui siamo nel mio ufficio personale. Non devi parlare in questo modo a sant’Alexander.»

Abigail lo guardò con disprezzo e arricciò il naso. «Lei lo definisce un santo? E non le hanno mai insegnato che ci si alza in piedi, quando c’è una signora? O per i santi non valgono le regole della buona educazione?»

«Io mi alzo, certo, per le signore. Figlia, rivolgiti a me con rispetto. E parla a tuo marito con il rispetto dovuto da parte di una moglie.»

«Non è mio marito!»

«Eh?» San Pietro guardò prima lei, poi me, poi di nuovo lei. «Spiegati.»

«Gesù ha detto: “Poiché dopo la resurrezione né uomo prenderà moglie né donna prenderà marito, ma vivranno come gli angeli”. Ecco perché! Ed è ripetuto anche in Marco, capitolo 12, versetto 23.»

«È vero» ammise san Pietro. «Gliel’ho sentito dire anch’io. Ai sadducei. In base a questa regola tu non sei più una moglie.»

«Sì! Alleluia! Da anni volevo liberarmi di questo zuccone… liberarmene senza commettere peccato.»

«Quanto a questo, ho i miei dubbi. Ma il fatto di non essere una moglie non ti esonera dal dovere di parlare educatamente a quest’uomo che un tempo era tuo marito.» Pietro si rivolse di nuovo a me. «Vuoi che questa donna rimanga?»

«Io? No, no! C’è stato un errore.»

«Ne avevo l’impressione anch’io. Figlia, puoi andare.»

«Adesso, aspetti lei! Dopo avere fatto tanta strada, ho giusto alcune cose da dirle, volevo già farmi sentire da tempo. Qui attorno ho visto certe situazioni decisamente scandalose. Come, senza la sia pur minima decenza…»

«Figlia, sei stata congedata. Preferisci uscire da sola con le buone, o devo chiamare due angeli per farti cacciare fuori in malo modo?»

«Oh, che modi! Stavo per dire che…»

«Tu non stai per dire niente!»

«Avrò certamente il diritto di parlare come tutti.»

«Non in questo ufficio. Sorella Marie Charles!»

«Sì, signore?»

«Ricordi ancora la lotta libera che ti hanno insegnato quando hai lavorato nella polizia di Detroit?»

«Certo.»

«Sbattimi via questa rompiscatole.»

La monaca sorrise e si fregò le mani. Poi successe qualcosa, talmente in fretta che non riuscii a distinguere bene i movimenti. Ma Abigail scomparve immediatamente.

San Pietro appoggiò la schiena alla spalliera, trasse un sospiro e prese il suo bicchiere di Coca. «Quella donna metterebbe a dura prova la pazienza di Giobbe. Da quanto eri sposato con lei?»

«Un po’ più di mille anni, mi sembra.»

«Ti capisco. Ma perché l’hai fatta chiamare?»

«Non l’ho fatta chiamare. Ossia, non intendevo far venire lei.» Cercai di spiegare.

Ma lui mi fermò. «Certo! Perché non hai detto che cercavi la tua concubina? Mary Rose si è confusa. Sì, so di chi intendi parlare: la bella bionda che compare nell’ultima parte del tuo dossier. Una cara ragazza, mi è parso. La stai cercando?»

«Sì, certo. Il giorno della Tromba e del Grido siamo stati Rapiti insieme. Ma la tromba d’aria… un vero tornado del Kansas… era così violenta che ci siamo separati.»

«Hai già chiesto di lei in precedenza. Una richiesta di informazioni che ci è stata trasmessa dalla cabina sulla riva del fiume.»

«Proprio così.»

«Alexander, quella richiesta è il più recente documento del tuo dossier. Posso far ripetere la ricerca… ma ti dico fin d’ora che l’esito non cambierà. Lei non è qui.»

Si alzò e venne accanto a me; mi posò la mano sulla spalla. «È una tragedia che ho visto ripetersi infinite volte. Una coppia innamorata, sicura di trascorrere insieme tutta l’eternità. Uno arriva qui, l’altro no. E io non posso fare niente. Vorrei poter fare qualcosa, ma non ne sono in grado.»

«San Pietro, c’è stato un errore!»

Lui non rispose.

«Mi ascolti! Lo so! Lei e io eravamo fianco a fianco, davanti a quel predicatore… e, un istante prima che si udissero la Tromba e il Grido, lo Spirito Santo è sceso su di noi. Eravamo in stato di grazia e siamo stati Rapiti insieme. Chieda a Lui! A lei dà ascolto!»

Pietro sospirò di nuovo. «Dà ascolto a tutti, in ognuno dei suoi aspetti. Ma m’informerò.»

Sollevò il ricevitore di un telefono talmente vecchio che pareva fatto dallo stesso Graham Bell. «Charlie? Passami lo Spirito. Sì, aspetto in linea… Ehi! Sono Pietro, qui alla porta principale. Ne hai sentita qualcuna divertente, negli ultimi tempi? No? Neppure io. Ascolta, ho qui un problema. Per favore, cerca di riandare al giorno del Grido e della Tromba, quando nel tuo aspetto del Figlio hai preso vive tutte le anime incarnate che in quel momento erano in stato di grazia. Pensa a un prato vicino a Lowell, Kansas… sì, America del Nord… e a una riunione sotto la tenda, un raduno di revivalisti. Ci sei? Dunque, un certo Alexander Hergensheimer, ora fatto santo, sostiene che, qualche frazione di secondo prima della Tromba, sei sceso su di lui e sulla sua amata concubina Margrethe. Altezza tre cubiti e mezzo, biondo-cenere, lentiggini… ci sei? Oh. Già troppo tardi, eh? Lo temevo. Glielo dirò.»

Lo interruppi, sussurrando con agitazione: «Chieda dov’è!»

«Capo, sant’Alexander soffre in modo indescrivibile. Vuole sapere dov’è la donna. Certo, glielo dirò.» San Pietro interruppe la comunicazione. «Non è in Cielo e non è sulla terra. Puoi capire già da te la risposta. E mi dispiace veramente.»


Devo dire che san Pietro dimostrò con me una pazienza infinita. Mi assicurò che avrei potuto parlare con ogni persona della Trinità… ma mi ricordò che, avendo parlato con lo Spirito Santo, era già come se avessi parlato con tutte. Pietro fece controllare ancora una volta gli elenchi dei Rapiti e delle tombe riaperte, nonché l’elenco degli arrivi successivi… pur facendomi presente che nessuna ricerca del computer poteva dare risposte diverse da quella infallibile fornita da Dio che parlava come Spirito Santo. Io lo capivo perfettamente ed ero d’accordo con lui, ma continuavo a chiedergli nuove ricerche.

Chiesi: «E sulla terra? Non potrebbe essere viva laggiù, in qualche posto? Magari a Copenaghen.»

Pietro rispose: «Alexander, lo Spirito è onnisciente sulla terra come in Cielo. Non lo sai?»

Trassi un profondo sospiro. «Lo so. Cercavo solo di rimandare la decisione. Va bene, come si arriva all’inferno?»

«Alec! Non parlare così!»

«Pietro, senza di lei, l’eternità non è piacere, ma noia, solitudine e dolore. Crede che questa aureola significhi qualcosa per me, ora che so che la mia amata è all’Inferno? Ero disposto a lavare piatti per tutta la vita, pur di stare con lei. Le è stato rifiutato il Cielo con un cavillo da quattro soldi, e lei, Pietro, lo sa! Qui è pieno di angeli antipatici e presuntuosi che non hanno mai fatto niente per meritarselo, ma la mia Margrethe, che era un vero angelo, è stata mandata all’inferno perché ci si è impuntati, in modo estremamente infantile, dico io, sulle regole. Riferisca al Padre, al Figlio dalla voce tanto melliflua, e a quell’imbroglione di Spirito Santo che possono prendere la loro pacchiana Città Celeste e cacciarsela dove dico io! Se Margrethe è all’inferno, allora anch’io voglio andarci!»

Pietro continuava a pregare: «Perdonalo, Padre nostro, il dolore gli ha fatto perdere il senno… non sa quello che dice.»

Mi calmai leggermente. «San Pietro, so quello che dico. Non voglio rimanere qui. Se Margrethe è all’inferno, voglio raggiungerla laggiù.»

«Alec, vedrai che cambierai idea.»

«Non voglio cambiare idea. Voglio stare con Marga e condividere il suo destino. Lei mi ha detto che è all’inferno…»

«No, io ho detto che non è in Cielo e neppure sulla terra.»

«Perché, c’è qualche altro posto? Che so, il Limbo?»

«Il Limbo è solo un mito. Non conosco altri posti.»

«Allora voglio andarmene di qui e cercarla in tutto l’inferno. Come si fa per andarsene?»

Pietro alzò le spalle.

«Maledizione, non mi dia anche lei delle risposte evasive! Non ho avuto altro, dal giorno che ho camminato sul fuoco, uno scaricabarile dopo l’altro. Sono un prigioniero?»

«No.»

«Allora, mi spieghi come arrivare all’inferno.»

«Va bene. Ma non puoi portare con te l’aureola, nell’inferno. Non ti lascerebbero entrare.»

«Non l’ho mai voluta. Andiamo!»


Poco più tardi, oltrepassavo la Porta di Giuda, scortato da due angeli. Pietro non mi salutò; credo di averlo disgustato. La cosa mi dispiacque: l’avevo trovato molto simpatico. Ma non ero riuscito a fargli capire che il Cielo senza Margrethe non era più il Cielo, per me.

Mi fermai sulla soglia. «Vorrei che diceste a san Pietro…»

Senza darmi ascolto, mi afferrarono per le ascelle e mi scagliarono fuori.

Io caddi.

E continuai a cadere.

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