La testa cominciò a girarmi, sentii che le ginocchia mi cedevano. Jerry disse seccamente: «Ehi, non fare di queste sciocchezze!…» mi afferrò per la vita e mi tirò dentro, per poi chiudere la porta.
Mi tenne sollevato, poi mi diede un schiaffo per farmi riprendere la conoscenza. Io scossi la testa e trassi un lungo respiro. Da dietro di me, Kate disse: «Portalo qui, dove si può sedere».
Lentamente, i miei occhi si rimisero a fuoco. «No, sono a posto. Per un attimo, la sorpresa è stata troppo forte.» Mi guardai attorno. Eravamo nel solito salotto di casa Farnsworth.
«Hai avuto un piccolo collasso e sei svenuto, ecco cosa ti è successo. Niente di preoccupante, però. Vieni a sedere.»
«Sì. Salve, Kate. Sono davvero contento di vederti.»
«Anch’io.» Mi si accostò, mi mise le braccia al collo e mi diede un bacio. Come sempre, constatai che mentre Marga era tutto per me, Kate era il mio tipo di donna. Come del resto anche Pat. Marga, dovresti conoscere Pat. (Marga!)
La stanza sembrava spoglia: mobili senza rifinitura, pareti vuote; niente finestre, niente caminetto. Jerry disse: «Kate, metti per favore Remington numero 2. Vi preparo qualcosa da bere».
«Certo, caro.»
In quel momento arrivò di corsa Sybil: dalla piscina, notai. Mi gettò le braccia al collo (e per poco non mi buttò a terra: quella ragazza non è un fuscello) e mi baciò sulla guancia. «Signor Graham! Lei è stato magnifico! Ho visto tutta l’udienza, e anche sorella Pat è d’accordo!»
La stanza era ritornata come la conoscevo: da un lato l’ampia finestra con vista sulle montagne, dall’altro un allegro caminetto, in alto il soffitto intonacato.
Kate si voltò verso di noi. «Sybil, lascialo respirare, cara. Alec, siediti, devi riposarti.»
«Oh, sto benissimo» dissi, nell’accomodarmi. «Dove siamo, qui? È il Texas o è l’inferno?»
«Questione di opinione» rispose Jerry.
«Perché, c’è differenza?» ironizzò Sybil.
«Per ora, Alec, non farti di questi problemi» mi disse Kate. «Anch’io ho visto tutta l’udienza, e sono d’accordo con le ragazze. Sono orgogliosa di te.»
«È un caso davvero ostinato» la interruppe Jerry. «Non sono riuscito a smuoverlo di un millimetro. Alec, mi hai fatto perdere tre scommesse con loro.» Tre bicchieri comparvero davanti a noi. Jerry sollevò il suo. «A te.»
«Ad Alec!»
«Giusto!»
«A me, allora» dissi io, e bevvi un lungo sorso di Jack Daniell. «Jerry, ma tu sei davvero…?»
Lui mi sorrise. Camicia e calzoni scomparvero, gli stivaletti texani vennero sostituiti da zoccoli, sulla fronte gli spuntarono due corni, la pelle gli divenne di colore rosso cupo, lucida, e si tese su muscoli possenti; in grembo gli si levò un fallo assurdo, smisurato, eretto come a sfidare orgogliosamente il cielo.
Kate disse piano: «Caro, credo che tu lo abbia convinto, e non è mai stata una delle tue tenute più eleganti».
Immediatamente scomparve il diavolo convenzionale e ritornò il miliardario texano, altrettanto convenzionale. «Ti preferisco così» disse Sybil. «Papà, perché ti conci in quella maniera?»
«Ha i suoi forti valori simbolici. Ma questo vestito è più adatto all’ambiente in cui ci troviamo. E tu non dovresti stare sempre in costume da bagno.»
«Uffa.» Senza muoversi dalla sedia, Sybil si creò una maglietta e un paio di jeans. «E poi sono stufa di fare la sedicenne. Del resto, ormai sant’Alec sa che è stato ingannato.»
«Sybil, tu parli troppo.»
«No, caro, ha ragione» disse Kate.
Jerry scosse la testa. Allora, con un sospiro, dissi: «Sì, Jerry, lo so. E da quelli che credevo buoni amici. Amici miei e di Marga. C’eri tu dietro a tutto questo? E allora, chi sono io? Un altro Giobbe?»
«Sì e no.»
«Che cosa significa… Maestà?»
«Alec, non c’è bisogno che tu mi chiami così. Siamo sempre stati amici, e spero che si possa continuare a esserlo.»
«Com’è possibile? Se io sono Giobbe… dov’è mia moglie?»
«Alec, vorrei saperlo anch’io. Nel tuo memoriale ho trovato alcuni indizi, e adesso li sto seguendo. Ma finora non ho nessuna certezza. Devi avere pazienza.»
«Uh… maledizione, non ho più pazienza! Che indizi? Dammeli, la cerco io; non vedi che sto impazzendo?»
«No, non stai affatto impazzendo. Ti ho appena messo alla prova. Ti ho spinto fino a quello che doveva essere il tuo punto di rottura, ma tu non ti lasci spezzare. Tuttavia, non puoi aiutarmi a cercarla, a questo punto. Alec, devi ricordare che sei umano… mentre io non lo sono. Io ho poteri che tu non potresti neppure immaginare. Ho anche limitazioni che non puoi immaginare, però. Dunque, calmati e ascolta.
«Sono tuo amico. Se non sei disposto a crederlo, puoi andartene, e cercare di trovarla da solo. Sul Lago c’è sempre bisogno di personale… se sopporti la puzza di zolfo. Puoi cercare Marga a modo tuo. Io non ti devo niente, perché non sono stato io a metterti nei guai. Credimi.»
«Uh… mi sforzo di crederti.»
«Forse potrai credere a Kate.»
Kate disse: «Alec, ti dice la verità. Non è lui il responsabile. Ascolta, non hai mai raccolto e curato un cane ferito… e poi la povera bestia, nella sua ignoranza, si è strappata le bende e si è riaperta le ferite?»
«Uh, sì.» (Il mio cane Brownie. Avevo dodici anni. Poi il cane era morto.)
«Allora, non fare come quel povero cane. Fidati di Jerry. Se deciderà di aiutarti, dovrà fare cose che non sono alla portata degli uomini. Cercheresti di dare consigli a un chirurgo del cervello? O gli faresti fretta?»
Le sorrisi e chinai la testa. «Starò bravo, Kate.»
«Sì, fallo per il bene di Marga.»
«Certo. Uh, Jerry… premesso che sono solamente umano e che non posso capire tutto, non potresti dirmi almeno qualcosa?»
«Quel che posso, te lo dirò. Da dove vuoi che inizi?»
«Be’, quando ti ho chiesto se ero Giobbe, tu hai detto: “Sì e no”. Che cosa intendevi dire?»
«Tu sei effettivamente un altro Giobbe. Nel caso del Giobbe originale, io sono stato, lo confesso, uno dei “cattivi”. Ma questa volta non c’entro.
«Non sono particolarmente orgoglioso del modo in cui ho trattato Giobbe. Anzi, non sono orgoglioso di essermi lasciato spingere da mio fratello Yahweh, molte volte, a sporcarmi le mani per lui, cominciando da Eva e da ancor prima, in varie occasioni che esulano dal nostro discorso. Ma ho il viziaccio di non tirarmi indietro, quando c’è da fare una scommessa… e mi vergogno anche di questo.»
Jerry fissò lo sguardo sul fuoco e rifletté. «Eva non era affatto male. Non appena posati gli occhi su di lei, mi dissi che Yahweh aveva finalmente tirato fuori una creatura degna di un Artista. Poi scoprii che aveva copiato quasi tutto.»
«Eh? Ma…»
«Uomo, non interrompere. Gran parte dei vostri errori… errori che mio fratello vi spinge espressamente a commettere… deriva dalla convinzione che il vostro Dio sia unico e onnipotente. Invece, mio fratello, come me, del resto, è solo un caporale nella gerarchia che arriva fino al Comandante in Capo. E a sua volta l’Entità che io chiamo Comandante potrebbe essere un soldato semplice di un’altra gerarchia che io non riesco a comprendere e che arriva fino al Dio Sconosciuto.
«Dietro ogni mistero ce n’è un altro. Una regressione all’infinito. Ma né tu né io abbiamo bisogno di conoscere la risposta finale. Ci basta sapere cos’è successo a te… e a Margrethe. Yahweh è venuto a propormi la stessa scommessa che avevamo fatto un tempo, dicendo che aveva trovato un suo seguace ancor più testardo di Giobbe. Io gli ho detto di no. Quella scommessa su Giobbe non mi aveva dato molte soddisfazioni; dopo qualche battuta ero già stanco di tormentare quel povero gonzo. Perciò questa volta ho detto a mio fratello di andare a proporre i suoi trucchetti a qualcun altro.
«Solo quando ho visto te e Marga sull’Interstato 40, nudi come vermi e altrettanto indifesi, solo allora ho capito che Yahweh doveva avere trovato qualcun altro con cui fare i suoi giochetti. Perciò vi ho portato qui e vi ho tenuto per una settimana…»
«Come? Era una sola notte!»
«Non cavillare. Vi ho tenuto per il tempo occorrente per interrogarvi, poi vi ho rimesso in cammino… vi ho dato qualche suggerimento su come dovevate comportarvi, certo, ma ve la cavavate benissimo anche da soli. Siete due creature capaci di sopravvivere in mezzo alle avversità, Alec. Perciò vi ho lasciati andare.
«Poi ho saputo che tu stavi arrivando da me; ho spie dappertutto, devi sapere. Metà degli assistenti personali di mio fratello è composto di “talpe” installate da vecchia data e da doppi agenti al mio servizio.»
«San Pietro?»
«Eh? No, Pietro, proprio no. Pietro è un genuino, il più perfetto cristiano in Cielo e in terra. Ha ripudiato tre volte il suo Capo, e da quel giorno in poi ha sempre cercato di farsi perdonare. È soddisfatto di essere in rapporti confidenziali con il suo Dio in tutt’e tre gli aspetti. Pietro mi piace molto. Se mai dovesse litigare con mio fratello, un posto qui da me lo troverebbe sempre.
«E a quel punto, dicevo, sei arrivato da me. Ti ricordi un invito che ti ho fatto un tempo, e che riguardava proprio l’inferno?»
(«…vieni a cercarmi. Ti prometto un’ospitalità infernale.») «Certo!»
«Ho mantenuto la promessa? Attento a come rispondi; sorella Pat è in ascolto.»
«No, non lo è» disse Kate. «Pat è una signora, non come certi altri, che origliano alle porte. Caro, lascia finire a me. Farò più in fretta. Alec vuole sapere come e perché è stato perseguitato e che cosa può fare adesso. Nel senso di trovare Marga. Alec, il perché è semplice: sei stato scelto per lo stesso motivo per cui si prende un gallo da combattimento e lo si butta nell’arena. Perché Yahweh pensava che avresti vinto. Il “come” è altrettanto semplice. Avevi ragione nel pensare che si ordisse una congiura contro di te. Ogni volta che riuscivi a orientarti, la confusione si ripeteva. Per esempio, quel milione di dollari che appare e scompare. Un piccolo trucco: serviva solo per confonderti. Con questo, credo di averti detto tutto, salvo consigliarti la tua linea d’azione. E questa consiste nel lasciar fare a Jerry. Può darsi che non riesca neppure lui a rimediare… è una cosa molto pericolosa… ma cercherà di aiutarti.»
Guardai Kate con infinito rispetto e con un leggero timore. Aveva parlato di cose successe dopo il mio primo incontro con Jerry, e perciò le chiesi: «Kate, sei davvero umana? O sei un trono o qualche altro tipo di angelo caduto?»
Lei rise. «È la prima volta che qualcuno ha dei dubbi. Alec, caro, sono umana, troppo umana. E tu mi conosci già.»
«Davvero?»
«Fa’ mente locale all’aprile del 1446 prima della nascita di Yeshua di Nazaret.»
«E questa data dovrebbe permettermi di riconoscerti? Mi spiace, ma non ci arrivo.»
«Allora, mettiamola così: quarant’anni esatti dopo l’esodo dall’Egitto dei figli di Israele.»
«La conquista della terra di Canaan.»
«Uffa! Libro di Giosuè, capitolo 2. Dimmi subito il mio nome e la mia professione.»
(Una delle più note storie della Bibbia. E Kate era proprio lei?) «Uh… Rahab?»
«La meretrice di Gerico. Sono proprio io. Ho nascosto nella mia casa le spie del generale Giosuè… e così ho salvato dal massacro la mia famiglia. Adesso puoi dirmi che porto bene gli anni.»
«Accidenti, Kate, li porti proprio bene! Trentaquattro secoli, e neppure una grinza. Be’, poche, voglio dire.»
«Ah, “poche”! Giovanotto, vedo che oggi hai deciso di digiunare.»
«Kate, sei bellissima, e… se mi hai spiato quando scrivevo il memoriale… lo sai. Tu e Margrethe siete in lizza per il primo posto.»
«E io chi sono?» protestò Sybil. «Anch’io ho i miei tifosi. Inoltre, se vogliamo essere precisi, mia madre ha più di quattromila anni, non di tremila. È una vera befana.»
«No, Sybil» dissi io. «Il Mar Rosso si è aperto nel 1491 avanti Cristo. Somma gli anni della data del Rapimento, 1994, e aggiungine sette…»
«Alec.»
«Sì, Jerry?»
«Sybil ha ragione. Tu non l’hai notato. I mille anni di pace che intercorrono tra l’Armageddon e la Guerra in Cielo sono trascorsi quasi per metà. Mio fratello, nella sua veste di Gesù, governa adesso la terra, e io sono incatenato e scagliato nel Pozzo per tutto il millennio.»
«Da qui non mi sembri affatto incatenato. Posso avere un altro Jack Daniel’s?» Ero confuso.
«Sono incatenato a tutti gli effetti utili: ho smesso di “andare sulla terra e di camminare su di essa”. Yahweh l’ha tutta per sé, finché non la distruggerà. E io non intendo più partecipare al suo gioco.» Jerry alzò le spalle. «Non ho voluto partecipare all’Armageddon… gli ho detto di trovarsi un altro: a casa sua ne ha quanti ne vuole, di “felloni” disposti ad assumersi il ruolo del Drago.
«Alec, quando è mio fratello a stendere il copione, si presume sempre che io lotti ferocemente, come dice lo stemma di Harvard, e poi perda. La cosa diventa monotona. Adesso vorrebbe che tornassi sul set per un’altra recita alla fine del millennio, per adempiere le sue profezie: la “Guerra in Cielo” che lui stesso ha profetizzato nell’Apocalisse.
«Ma io non ci vado. Ho detto ai miei angeli che se vogliono possono formare una legione straniera, ma che io me ne starò a casa. Perché scendere in campo a giocare, se l’esito è già predeterminato, migliaia d’anni prima del fischio d’inizio?»
Mentre parlava, aveva continuato a osservarmi. Ora s’interruppe: «Che cosa hai, adesso?»
«Jerry… se sono passati cinquecento anni da quando ho perso Margrethe, non ci sono più speranze, vero?»
«Eh? Maledizione, ragazzo! Ti ho detto di non cercare di capire le cose che non puoi capire. Pensi che mi occuperei della cosa, se non ci fossero speranze?»
Kate disse: «Alec, Jerry ha ragione. Con il suo aiuto, puoi ancora trovarla. Cinque secoli o cinque secondi, il tempo non è la cosa più importante, dammi retta. Non è una cosa che tu debba capire, basta che tu mi creda e che tu abbia pazienza.»
«Cercherò. Ma io e Marga non potremo più aprire la tavola calda che le ho promesso.»
«Perché no?» chiese Jerry.
«Dopo cinque secoli? Nessuno saprà più cos’è un taglio alla cioccolata calda. I costumi saranno cambiati, nessuno andrà più al ristorante o in gelateria.»
«Meglio ancora» disse Jerry. «Potrai reinventare il gelato in coppa e farti un mucchio di soldi.»
«Vuoi un gelato adesso?» chiese Sybil.
«Non penso che debba mescolarlo con quel buon Jack Daniell…» obiettò Jerry.
«Grazie, Sybil» risposi io, scuotendo la testa «ma il gelato mi ricorda Marga. Finirei per mettermi a piangere.»
«Bravo, non pigliarlo. Figliolo, piangere nel bicchiere di whisky è abbastanza brutto; ma piangere in un taglio alla vaniglia e cioccolata calda è disgustoso.»
«Sentite, posso terminare la storia della mia poco esemplare gioventù, o non c’è nessuno che mi dà retta?» chiese Kate.
«Io ti do sempre retta, Kate» le assicurai. «Allora, ti sei messa d’accordo con Giosuè.»
«Con le sue spie. Alec… te lo dico perché con gli amici sento il bisogno di chiarire la mia posizione. Molta gente che conosce la mia storia… e anche qualche commentatore… dice che Rahab è stata solo una traditrice e un’opportunista. Che in tempo di guerra ha agito come quinta colonna del nemico e via discorrendo. Io…»
«Non l’ho mai pensato» la interruppi io. «Yahweh aveva decretato la caduta di Gerico, e tu non avresti potuto impedirla. Tu ti sei limitata a salvare i tuoi.»
«Sì, certo, ma la cosa ha anche altri aspetti, Alec. Il patriottismo è un concetto molto più recente. A quell’epoca, nella terra di Canaan, oltre al dovere verso i propri familiari, tutt’al più si giurava obbedienza a un capo… di solito qualche forte guerriero che si proclamava “re”. Ma questo genere di obbedienza non riguardava le prostitute.»
«Non capisco. Kate, non ho idea di come fosse la vita, a quell’epoca.»
«A quell’epoca, Alec, le prostitute erano di tre generi. O eri una prostituta sacra, e lavoravi per il tempio, o eri una schiava, oppure eri una donna libera. Io ero di queste ultime. Libera per modo di dire, perché una prostituta non può opporsi ai pubblici ufficiali che la taglieggiano. Arriva un capitano del re, e si aspetta di avere gratis il vino e l’intrattenimento. Idem per le guardie di città… i poliziotti. E per i funzionari cittadini. Alec, credimi se ti dico che le prestazioni a scrocco superavano quelle a pagamento… e talvolta, quando bevevano, ci rimediavo anche un occhio nero. No, no, non avevo nessun amore per la città di Gerico; gli ebrei non erano più cattivi di loro, ed erano molto più onesti!»
«Kate, nessun pastore protestante ha mai parlato male di Rahab, ti assicuro. Ma spiegami una cosa che non ho mai capito bene. La tua casa era sulle mura della città, vero?»
«Sì. Era scomodo per il bucato… ci toccava fare un mucchio di scalini per portare su l’acqua… ma dal punto di vista professionale era adattissima: c’era un buon passaggio; e la pigione era bassa. È stato proprio grazie a quella posizione che ho potuto salvare le spie del generale Giosuè. Gli ho annodato alcune lenzuola e li ho fatti uscire dalla finestra. Le lenzuola non me le hanno più rese.»
«Quanto erano alte le mura?»
«Uh? Sai che non l’ho mai saputo? Comunque, erano alte.»
«Venti cubiti» disse Jerry.
«Ne sei sicuro?»
«Certo. Ero andato a vedere. Interesse professionale. Primo impiego di guerriglia psicologica in combinazione con armi infrasoniche.»
«Chiedevo dell’altezza, Kate, perché la Bibbia dice che hai radunato nella tua casa tutti i familiari e che vi siete rimasti chiusi per l’intera durata dell’assedio.»
«Certo, e sono state sette giornate orrende. Faceva parte dell’accordo con le spie israelite. Io avevo solo due stanze, e ci stavamo stretti: eravamo tre adulti e sette bambini. Abbiamo finito il cibo, abbiamo finito l’acqua, c’erano i bambini che piangevano, mio padre che si lamentava. Era sempre contento di prendere i soldi che gli davo; con sette figli ne aveva bisogno. Ma protestava perché doveva stare sotto lo stesso tetto dove intrattenevo i clienti, e soprattutto gli dava fastidio dover usare il mio letto. Il mio tavolo di lavoro. Ma lo usava lo stesso, e io dormivo sul pavimento.»
«Allora, tutta la famiglia era in casa, quando sono crollate le mura.»
«Sì. Non abbiamo avuto il coraggio di uscire finché le due spie non sono venute a chiamarci. Avevo messo alle finestre della mia casa un segnale rosso.»
«Kate, ecco cosa volevo sapere. Voi eravate a dieci metri d’altezza, sulle mura, e le mura sono crollate tutte insieme. Non s’è fatto male nessuno?»
Lei inarcò le sopracciglia. «No. Perché?»
«La casa non è crollata?»
«No. Senti, Alec, è passato tanto tempo, ma ricordo bene le trombe, il grido, e poi un rumore come il terremoto, quando le mura sono crollate. Però la mia casa non è rimasta danneggiata.»
«Sant’Alec?»
«Sì, Jerry?»
«Dovresti capirlo; sei un santo. C’è stato un miracolo. Se Yahweh non avesse sparso miracoli a destra e a manca, gli israeliti non avrebbero mai conquistato i canaaniti. Ti pare che una banda di straccioni come quella che era partita dall’Egitto potesse arrivare in un territorio fertile e pieno di città fortificate… e non perdere mai una battaglia? Miracoli, ti dico. Chiedilo ai canaaniti, se riesci a trovarne qualcuno. Mio fratello li faceva passare tutti a filo di spada, tranne qualche donna giovane e bella da tenere come schiava.»
«Ma era la terra promessa, Jerry, e gli israeliti erano il popolo eletto.»
«Sì, lo erano davvero. Ma a essere il popolo eletto di Yahweh c’è poco da stare allegri. Hai mai contato sulla Bibbia quante volte gli ha dato addosso? Mio fratello è sempre stato un imbroglione.»
Nel mio recente passato c’erano state troppe sorprese e troppi Jack Daniel’s. Ma la bestemmia di Jerry mi irritò. «Il Signore è un Dio giusto!»
«Lo dici perché non hai mai giocato a carte con lui. Alec, la “giustizia” non è un concetto divino: è un’illusione umana. La base del codice morale giudaico-cristiano è l’ingiustizia, il sistema del capro espiatorio. Il sacrificio del capro espiatorio domina in tutto l’Antico Testamento, poi raggiunge il culmine con il concetto di un redentore che subisce il martirio. Ti pare che sia giustizia, addossare i propri peccati a un altro? Indipendentemente dal fatto che sia un agnello a cui si taglia la gola in una cerimonia o un Messia inchiodato a una croce che “muore per i vostri peccati”. Qualcuno dovrebbe decidersi una buona volta a informare i seguaci di Yahweh, ebrei e cristiani, del fatto che non si dà niente per niente.
«O no? Perché se sei in quella condizione catatonica chiamata “grazia” nel momento esatto della morte… o dell’Ultima Tromba… fili in Cielo. Esatto? Tu ci sei arrivato in questo modo, vero?»
«Sì. Mi è andata bene. Perché avevo accumulato un bel po’ di peccati.»
«Anche tutta una vita di malvagità, seguita da cinque minuti di grazia, ti porta in Cielo. Una vita vissuta onestamente, operando per il bene, seguita da un’esplosione di “nominare il nome di Dio in vano”… ti porta dritto all’inferno per l’eternità, se ti viene un attacco di cuore in quel momento. Non è così?»
Risposi rigidamente: «Se leggi la Bibbia alla lettera, è così. Ma il Signore opera in modi miste…»
«Per me non sono affatto misteriosi, amico: lo conosco da troppo tempo. Comunque è il suo mondo, e sono le sue leggi e le sue opere. La regola è quella, e chi vuole può seguirla e avere il premio. Ma “giusta” non lo è. Che cosa mi dici di quel che ha fatto a te e Marga? È giustizia, la sua?»
Trassi un profondo respiro. «Continuo a pensarci dal giorno del giudizio… e il whisky del signor Jack Daniel non mi aiuta ad avere le idee chiare. Comunque, non mi pare che rientrasse nei patti.»
«Ah, invece, tutto quel che ti è successo rientrava nei patti!»
«Sì?»
«Sì. Mio fratello Yahweh, nella sua veste di Gesù, ha detto: “Pregherete così”. Va’ avanti tu.»
«“Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà…”»
«Alt! “Sia fatta la tua volontà.” Nessun musulmano che si sia proclamato “schiavo di Allah” ha mai firmato una cambiale in bianco così grande. In quella preghiera lo invitate a fare tutto quello che vuole. Masochismo perfetto. È il test a cui è stato sottoposto Giobbe, figliolo. Giobbe è stato trattato ingiustamente, in tutte le maniere, giorno dopo giorno, per anni interi… te lo posso assicurare io: c’ero; anzi, l’ho fatto… e il mio caro fratello è rimasto ad assistere e mi ha lasciato fare. “Lasciato”? Mi ha spinto, è stato mio complice, con premeditazione!
«Adesso tocca a te. Il tuo Dio ti ha fatto le stesse cose. E tu, come ti comporterai? Lo maledirai, oppure tornerai a lui strisciando sulla pancia come un cane bastonato?»