Baird Ewing si risvegliò lentamente, avvolto in una coltre di freddo. Il gelo stava abbandonando gradualmente il suo corpo: testa e spalle ne erano già fuori, il resto del corpo si stava liberando.
Guardò il pannello sopra la sonnovasca. Da che aveva lasciato Corwin erano trascorsi undici mesi, quattordici giorni e sei ore. Sperava che nessuno avesse trattenuto il fiato in attesa di vederlo tornare con la nave.
Disattivò l’apparecchiatura di animazione sospesa, uscì dalla sonnovasca. Toccò un perno smaltato e lo schermo visore si accese. Al centro delle profondità verdi dello schermo c’era un pianeta, un pianeta verde a sua volta, con grandi mari che delimitavano i continenti.
La Terra.
Ewing sorrise. Certo, sarebbero rimasti stupiti nel rivederlo. Ma lui poteva aiutarli, e quindi era tornato. Poteva fungere da coordinatore per il movimento di resistenza. Poteva dare un impulso costruttivo alla ribellione che avrebbe spodestato i siriani.
Arrivo, pensò.
Le sue dita si mossero in fretta sul pannello di comando manuale della nave. Iniziò a impostare l’orbita d’atterraggio. Nella sua mente attiva si andavano già formando piani e contropiani.
La nave scese verso la Terra lungo un ampio arco. Ewing attese, impaziente d’atterrare, mentre la nave si avvicinava sempre di più a quel pianeta verde e meraviglioso.