Gli archivi del defunto direttore FitzMaugham occupavano quattro piani dell’edificio, ma per gli scopi di Walton i soli reparti che importavano erano quelli ai quali si poteva avere accesso soltanto dall’ufficio del direttore.
Una tastiera e uno schermo erano incastonati nella parete, alla sinistra della scrivania. Walton posò le dita sui tasti luminosi, nervosamente.
Il principale problema che doveva affrontare, pensò, era dovuto al fatto che lui non sapeva da dove cominciare. Malgrado lo scrupoloso programma che aveva fatto, malgrado il tentativo di dare ordine al corso tumultuoso dei suoi pensieri, era ancora confuso, quasi sommerso dall’immensità del suo lavoro. I sette miliardi di abitanti del mondo erano nelle sue mani. Lui poteva trasferire cinquantamila nuovayorkesi nelle province fredde e deserte del Canada settentrionale, dove la popolazione era ben al di sotto della media mondiale di densità, con la stessa disinvoltura usata per trasferire cinque inconsapevoli dottori… operazione portata a termine con pieno successo circa mezz’ora prima.
Dopo pochi istanti di pensieri pieni di disagio, batté il primo messaggio.
“Richiesta dei documenti completi sul progetto di ‘terraforming’ ”.
Sullo schermo apparvero le parole: “Ricevuto e codificato. Prepararsi a ricevere”.
Il cilindro di arrivo ronzò di attività. Walton spazzò via frettolosamente una doppia catasta di fogli dattiloscritti, per far posto ai nuovi documenti in arrivo. Mentre i fogli continuavano ad arrivare, Walton fece una smorfia. L’incartamento completo era molto più voluminoso di quanto avesse pensato. Forse aveva esagerato, chiedendo “tutto”, quello che gli archivi conservavano.
Barcollando, raccolse la massa cartacea e la portò sulla scrivania. Poi cominciò a sfogliare ì diversi documenti. La raccolta dei dati era iniziata trent’anni prima, nel 2202, e Walton poté vedere con i suoi occhi questo inizio: la copia fotostatica di una lettera inviata dal dottor Herbert Lang a FitzMaugham, lettera nella quale si proponeva un progetto in virtù del quale i pianeti del Sistema Solare, segnatamente i pianeti interni, potevano essere resi abitabili per gli esseri umani.
Unita a questa lettera c’era la risposta scettica e abbastanza canzonatoria di FitzMaugham: il vecchio aveva conservato ogni cosa, a quanto sembrava, perfino le lettere che lo mostravano in una cattiva luce.
In seguito figuravano molte altre lettere di Lang, nelle quali si pregava il senatore di sostenere la causa del “terraforming” davanti al Senato degli Stati Uniti; le risposte di FitzMaugham si facevano a mano a mano più entusiastiche. Finalmente, nel 2212, c’era un’annotazione… il Senato aveva approvato lo stanziamento di un milione di dollari per le ricerche di Lang… una somma minuscola, in confronto alle necessità del progetto, ma era sufficiente a coprire le ricerche preliminari. Lang si era dichiarato molto grato.
Walton sfogliò altri documenti più o meno conosciuti, che riguardavano la natura del progetto di “terraforming”. Conosceva le linee generali del piano, e avrebbe potuto studiarne i particolari più tardi, se ne avesse avuto il tempo. Adesso voleva soltanto delle informazioni precise sullo stadio attuale raggiunto dal progetto. FitzMaugham era stato particolarmente silenzioso a questo proposito, benché si fosse creata l’impressione generale che un gruppo di tecnici, gruppo comandato da Lang, fosse già al lavoro sul pianeta Venere.
Gettò da parte intere manciate di lettere, cercando quelle con una data recente.
Ne trovò una datata 1 Febbraio 2232, di FitzMaugham a Lang: il vecchio informava lo scienziato che era imminente l’approvazione della Legge del Controllo, e che in questo caso Lang avrebbe ricevuto un appoggio sostanzioso dalle Nazioni Unite. Alla lettera era unita una risposta giubilante di Lang.
In seguito c’era un’altra lettera, del 10 Maggio 2232, sempre di FitzMaugham a Lang: autorizzazione ufficiale per iscrivere Lang tra gli uomini di Poppy, in qualità di direttore del progetto venusiano, e uno stanziamento di… Walton sbarrò gli occhi… cinque miliardi di dollari per le ricerche sul “terraforming”.
Messaggio di Lang a FitzMaugham, 14 Maggio: la squadra del “terraforming” stava per partire immediatamente per Venere, e iniziare le operazioni.
Messaggio di FitzMaugham a Lang, 16 Maggio: i migliori auguri. Inoltre Lang aveva l’ordine di mettersi in contatto con FitzMaugham, a regolari intervalli di una settimana.
Spaziogramma di Lang a FitzMaugham, 28 Maggio: arrivati su Venere sani e salvi, ci prepariamo alle operazioni secondo i piani.
La documentazione terminava qui. Walton frugò nella marea di fogli, sperando di scoprire un comunicato più recente; l’aveva chiesto FitzMaugham di ricevere un rapporto settimanale! E gli ordini di FitzMaugham, in genere, venivano eseguiti. Perciò Lang avrebbe dovuto mettersi in contatto con Poppy circa quattro giorni fa, con il suo primo rapporto completo da Venere.
Probabilmente il rapporto si era perduto alla consegna, pensò Walton. Passò venti minuti a frugare tra le carte, prima di ricordare che avrebbe potuto ottenere un’altra copia dall’archivio nel giro di pochi secondi.
Batté sui tasti la richiesta di tutta la corrispondenza intercorsa tra il direttore FitzMaugham e il dottor Herbert Lang, dopo la data del 28 Maggio 2232.
La macchina diede il segnale di ricevuto, e dopo un secondo rispose: “Questo materiale non è incluso nei banchi di memoria”.
Walton corrugò la fronte, riunì la maggior parte dei dati riguardanti il progetto di “terraforming” e li depositò in un contenitore d’archivio. Lo stato attuale del progetto, quindi, era per il momento incerto; gli scienziati erano su Venere e stavano presumibilmente lavorando, ma non avevano ancora fornito notizie.
Il prossimo progetto di Poppy da prendere in considerazione era quello dell’astronave-più-veloce-della-luce. Ma dopo la mole di dati che Walton aveva dovuto digerire negli ultimi minuti, scoprì di esitare di fronte alla possibilità di affrontare un’altra collezione altrettanto cospicua così presto.
Si rese conto anche di desiderare con ansia la presenza di qualche essere umano. Aveva trascorso l’intera mattinata da solo, parlando a sottoposti anonimi per mezzo del visifono o dell’intercom, chiedendo materiale a un cervello elettronico ancor più anonimo e impersonale. Voleva essere circondato di rumore, di vita, di gente. Ne aveva bisogno come dell’aria che respirava. Schiacciò il pulsante dell’intercom.
— Desidero convocare un’immediata riunione dei capisezione di Poppy — disse. — Nel mio ufficio, tra mezz’ora… alle dodici e trenta precise. Avverta i capisezione di lasciar perdere tutto quello che stanno facendo in questo momento, e venire subito.
Un paio di minuti prima che i capisezione cominciassero ad arrivare, Walton si sentì sommergere da un’improvvisa ondata di tensione. Aprì il primo cassetto della sua nuova scrivania e cercò le tavolette di tranquillante. Con sorpresa, una sorpresa che durò un momento ma fu ugualmente spiacevole e gli diede i brividi, non riuscì a identificare il luogo nel quale si trovava; tutto era confuso, ma subito dopo ricordò che quello era l’ufficio di FitzMaugham e la scrivania era quella di FitzMaugham, e non la sua, e FitzMaugham aborriva i tranquillanti, in ogni loro possibile forma e variazione.
Ridacchiando nervosamente, Walton estrasse di tasca il portafoglio e prese la tavoletta di tranquillante che portava sempre con sé, come riserva, per i casi di emergenza. Se la infilò in bocca, la inghiottì, solo un attimo prima che la figura sparuta di Lee Percy, primo ad arrivare tra i capisezione, apparisse sullo schermo collegato con l’ufficio esterno.
— Roy? Sono io, Percy.
— Ti vedo. Vieni pure, Lee.
Percy era incaricato delle relazioni pubbliche di Poppy. Era un individuo alto e magro, con i lineamenti marcati, e sempre accigliato.
Dopo di lui arrivò Teddy Schaunhaft, coordinatore della clinica e dell’équipe medica; poi giunsero Pauline Medhurst, direttrice del personale; Olaf Eglin, direttore degli agenti locali; e Sue Llewellyn, addetta al Controllo.
Questi cinque individui avevano costituito il comitato centrale di Poppy. Walton, come vicedirettore e amministratore aggiunto, era stato il loro coordinatore, oltre al suo normale lavoro di dedicarsi agli spostamenti della popolazione e di fungere come parafulmine per tutte le pratiche che non potevano essere sbrigate da FitzMaugham. Sopra di loro c’era sempre stato FitzMaugham, padrone della vita e della morte, ombra onnipresente sempre china sul suo titanico lavoro; FitzMaugham si era riservato, oltre all’incarico di supervisore generale, anche i compiti particolari inerenti i progetti collaterali di Poppy: il “terraforming” di Venere e il motore più veloce della luce.
— Avrei dovuto riunirvi molto prima di quanto non abbia fatto — disse Walton, quando furono tutti seduti al loro posto. — Però l’emozione, e la confusione generale…
— Comprendiamo perfettamente, Roy — disse in tono gentile Sue Llewellyn. Era una donna piccola e grassoccia sulla cinquantina, della quale si raccontavano incredibili aneddoti, e la cui vita privata, sicuramente, era assai in contrasto con il suo aspetto piacevolmente domestico. — È stato duro per tutti noi, ma lei era così vicino al signor FitzMaugham.
Ci fu un mormorio di assenso, da parte di tutti gli altri.
Walton disse: — Il periodo di lutto dovrà essere per forza brevissimo. Personalmente suggerisco che il lavoro proceda come d’abitudine, senza perdere tempo. — Diede un’occhiata a Eglin, il direttore degli agenti locali. — Olaf, nella tua sezione c’è un uomo in grado di occuparsi del tuo lavoro?
Egli parve sbalordito per un momento, poi riuscì a riprendersi.
— Devono essercene cinque, per lo meno. Walters, Lassen, Dominic…
— Sfoglia il catalogo — gli disse Walton. — Scegli l’uomo che ti sembra il più indicato a sostituirti, e mandami la sua scheda per l’approvazione.
— E “io” dove vado?
— Tu prendi il mio posto come vicedirettore. Essendo direttore degli agenti locali, hai maggiore familiarità con i problemi più pressanti del mio lavoro di tutti coloro che si trovano qui.
Eglin raddrizzò le spalle, con aria tronfia; Walton sospirò interiormente, e si chiese se avesse fatto bene la sua scelta, Eglin era abbastanza competente, e avrebbe dato il cento per cento delle sue energie in qualsiasi momento… ma forse non sarebbe mai riuscito a raggiungere quel centodue per cento che un amministratore davvero grande poteva produrre nei momenti di necessità.
Eppure qualcuno doveva sostituirlo immediatamente, ed Eglin avrebbe potuto prendere le redini molto più in fretta degli altri quattro.
Walton si guardò intorno.
— Per il resto, tutte le attività di Poppy continueranno come sotto la direzione del signor FitzMaugham, senza il minimo cambiamento. Domande?
Lee Percy alzò lentamente la mano.
— Roy, ho un problema che vorrei sollevare qui, dato che siamo tutti assieme. L’opinione pubblica comincia a credere con sempre maggiore forza che tu e il povero direttore foste segretamente degli herscheliani. — Ridacchiò, imbarazzato. — Lo so che sembra stupido, ma ti riferisco soltanto quello che ho sentito.
— Anch’io ho sentito la voce — disse Walton. — E ti dirò che non mi piace per niente. Si tratta di una di quelle cose che portano dritto dritto a una sommossa.
Gli herscheliani erano degli estremisti che chiedevano l’adozione immediata della sterilizzazione degli umani non perfettamente sani, un controllo delle nascite obbligatorio, con pena di morte per i trasgressori, e mezza dozzina di altri rimedi radicali per il problema della sovrappopolazione. Benché le loro teorie non fossero errate, l’opinione pubblica, ovviamente, non poteva sopportarli.
— Quali passi intendi fare per ribattere a questa accusa? — chiese Walton.
— Bene — disse Percy. — Stiamo preparando un programma commemorativo in onore di FitzMaugham, nel quale suggeriamo l’idea che egli sia stato ucciso dagli herscheliani, che lo odiavano.
— Bene. E il movente?
— Lui era troppo permissivo, troppo umano e dolce di cuore. Daremo un’immagine crudele degli herscheliani, li dipingeremo come ultrareazionari decisi a imporre la loro volontà sul genere umano se solo ne avranno l’occasione, e faremo capire che FitzMaugham li combatteva con le unghie e coi denti. Chiuderemo la trasmissione mostrando qualche immagine, mentre tu prendi sulle spalle il mantello del grand’uomo, eccetera eccetera. E ci sarà anche un tuo breve discorso, nel quale proclamerai gli scopi fondamentalmente umanitari di Poppy.
Walton fece un sorriso d’approvazione, e disse: — L’idea mi piace. Quando vuoi che tenga il mio discorso?
— Non avremo bisogno di te — gli disse Percy. — Abbiamo una grande quantità di materiale d’archivio, e potremo tirar fuori il discorso anche da poche sillabe rimaste nelle registrazioni. Sai, con i nostri tecnici dei suoni è, naturalmente, possibile questo e altro.
Walton corrugò la fronte. Troppi discorsi dell’epoca erano artificiali, creati da abili tecnici che spaccavano le parole nei fonemi che le componevano e le riunivano poi nella forma desiderata.
— Almeno lasciami controllare il discorso, quando avrai finito di registrarlo.
— Certamente. E vedrai che questa faccenda degli herscheliani la risolveremo a nostro vantaggio. Sono pronto a scommettere.
Pauline Medhurst si agitò nervosamente sulla sedia. Walton capì che voleva attirare l’attenzione, e le fece segno di parlare.
— Uh, Roy, non so se questo sia il luogo o il momento, ma ho ricevuto il tuo ordine di trasferimento, quello dei cinque medici.
— L’hai ricevuto? Bene — disse frettolosamente Walton. — L’hai già notificato?
— Sì. Non sono sembrati molto felici.
— Riferisci loro l’aurea regola di FitzMaugham. Di’ loro che sono solo rotelle in una grande macchina, una macchina che lavora per salvare l’umanità. Non possiamo permettere che delle considerazioni personali interferiscano nella nostra missione, Pauline.
— Se solo potessi spiegar loro il perché…
— Già — intervenne Schaunhaft, il coordinatore della clinica. — Hai spazzato via l’intero personale del turno di mattina. Mi chiedevo…
Walton si sentì un pesce appeso all’esca. Ma decise di passare al contrattacco.
— Ascolta — disse con fermezza, in tono duro. — Ascoltatemi tutti. “Io” ho deciso il trasferimento. “Io” ho avuto i miei motivi per farlo. È compito vostro far partire immediatamente i cinque medici, inviandoli nei luoghi ai quali sono stati assegnati, e di farli sostituire senza indugio da altri cinque medici della stessa capacità e della stessa esperienza. Non è previsto che voi dobbiate dare delle spiegazioni a quei cinque… come non è previsto che io debba darle a voi.
Un silenzio improvviso cadde nell’ufficio. Walton sperò di non avere usato troppa forza, di non avere gettato un’ombra di sospetto per questa sua rigidità.
— Accidenti! — esclamò Sue Llewellyn. — Questo si chiama fare sul serio!
— Ho detto che avremmo portato avanti il lavoro di Poppy senza alterazioni e senza sussulti — disse Walton. — Il fatto che voi mi chiamate per nome, e che ci diamo quasi tutti del tu, non significa che io sarò un direttore meno forte di FitzMaugham.
“Finché l’ONU non avrà scelto il mio successore” aggiunse la sua mente maligna. Ad alta voce, aggiunse:
— A meno che non abbiate ulteriori domande, ora debbo chiedervi di ritornare alle vostre rispettive sezioni, e di riprendere il lavoro. — Ci pensò un istante, e poi aggiunse: — Essendo necessario del tempo per lo spostamento, e avendo perduto tempo in questa riunione, devo chiedere a tutti di rinunciare alla vostra sosta per la colazione. Il lavoro deve restare al passo.
Rimase seduto dietro la sua scrivania, quando gli altri se ne furono andati, cercando di attingere da qualche riposta riserva di energia le forze necessarie ad andare avanti.
Il problema era: possedeva lui questa riserva di energia?
Un giorno di lavoro, ed era già stanco, terribilmente stanco. E sarebbero passate sei settimane e anche più, prima che le Nazioni Unite decidessero di scegliere il nuovo direttore di Poppy.
Non sapeva chi sarebbe stato quell’uomo. Si immaginava che avrebbero offerto il lavoro a lui, ammesso che il suo lavoro risultasse soddisfacente durante il periodo d’interregno; ma, stancamente, capì che non avrebbe potuto accettare l’offerta.
Lui aveva lavorato, si era massacrato di fatica come vicedirettore; ma c’era sempre stata l’ombra benevola e protettiva di FitzMaugham sopra di lui. Certo, rinunciando all’incarico, l’uomo scelto dall’ONU al suo posto non avrebbe potuto essergli favorevole. Questo era un problema. Avrebbe rischiato di perdere entrambi i posti. Però il lavoro era massacrante, questo era ovvio.
Ma non si trattava soltanto di un fatto nervoso, non si trattava soltanto dell’incapacità dei suoi nervi a sopportare la spaventosa tensione quotidiana del lavoro; adesso lui capiva quali potevano essere le intuizioni di Fred, e la cosa lo feriva profondamente, colpiva nel segno e faceva male e faceva paura.
E se suo fratello avesse aspettato, prima di denunciarlo pubblicamente, che l’ONU gli attribuisse l’incarico formale? E poi, una volta ricevuto l’incarico, se Fred avesse preso la palla al balzo per rivelare che il capo di Poppy, ben lontano dall’essere un herscheliano dal cuore d’acciaio, si era reso colpevole in realtà di un’irregolarità che violava tutte le leggi di Poppy, e lo spirito stesso sul quale si fondava il Piano? Se avesse detto che lui aveva rischiato stupidamente la carriera per salvare un bambino, cosa sarebbe accaduto? Lui sarebbe stato finito. Distrutto, sommerso da un’ondata di risate che l’avrebbe spazzato via dalla vita pubblica per sempre… e probabilmente l’avrebbe fatto finire in galera o peggio. Tutto questo sarebbe accaduto, se Fred l’avesse denunciato.
In quel momento, Walton avrebbe strozzato con le proprie mani il piccolo Prior, se soltanto l’avesse avuto sotto gli occhi. Perché Fred era perfettamente capace di agire a quel modo, di tenere in serbo le sue armi per denunciarlo al momento opportuno, e rovinarlo. Rovinarlo, definitivamente e certamente.
Walton si sentì vorticare tra una serie di alternative in violento conflitto tra loro. Conservare il lavoro e affrontare l’eventuale attacco di suo fratello? O dare le dimissioni, e scomparire nell’anonimato? Nessuna delle alternative pareva troppo affascinante. Anzi, considerando bene le cose, erano entrambe schifose.
Accettare l’incarico dell’ONU. Forse avrebbe potuto farcela, ma Fred cosa avrebbe fatto?
Dare le dimissioni. Scomparire tra la folla grigia. Era un maledetto inghippo.
Si strinse nelle spalle, si alzò faticosamente dalla poltrona, dietro la lucida scrivania sulla quale il giorno prima FitzMaugham era morto. Ricordava quel momento come se l’avesse vissuto un attimo prima. Aveva significato la fine di tante cose, accidenti a quel momento. Dopotutto, FitzMaugham l’avrebbe protetto, l’avrebbe coperto anche se avesse saputo. E niente lasciava intuire che FitzMaugham avesse saputo, solo quella sensazione che lui aveva provato il giorno prima, e si sa come sono le sensazioni, vanno e vengono e non ci si può fidare molto di esse. E se FitzMaugham, invece, avesse saputo? In questo caso la sua morte non era stata del tutto inopportuna, in quel momento. Perché lui era a capo di Poppy, e aveva delle armi con le quali combattere.
Decise di nascondere il suo conflitto interiore dietro una maschera di alacre attività. Tra l’altro, ne aveva bisogno, perché gli impegni si accumulavano e lui non era pronto come avrebbe voluto. FitzMaugham aveva tenuto tante cose soltanto per sé, e questo lo svantaggiava, al momento di assumere il posto del vecchio. Come nel caso del “terraforming”, lui si trovava a partire completamente da zero.
Si era stabilito un programma, e doveva portarlo avanti. Perciò batté sui tasti una richiesta per gli Archivi, riguardante tutti i dati disponibili sul progetto del motore più veloce della luce.
Era una delle cose di maggiore importanza, e poi lo incuriosiva personalmente.
Qualche istante dopo, il torrente cominciò a scorrere… partendo da qualche punto nascosto nelle profondità del gigantesco computer, ruggendo e rombando verso l’alto attraverso il sistema di trasmissione, la valanga di carta salì, minacciosa e implacabile, verso il ventinovesimo piano del Cullen Building, verso l’ufficio nel quale il direttore a interim Roy Walton stava aspettando con una specie di filosofica rassegnazione di sottostare a un’altra forzata indigestione di lettere e di dati e di appunti raccolti dal defunto direttore FitzMaugham.