Per il 20 giugno 1845 era stata fissata, già da tempo, L'inaugurazione della nuova strada di 80 chilometri tra la capitale e San Piero, grosso paese, di 40.000 abitanti sito quasi ai confini del regno, in posizione isolata, tra spopolate lande. Il lavoro era stato iniziato dal vecchio governatore. Il nuovo, eletto da appena due mesi, non si era eccessivamente interessato dell'impresa e col pretesto di un'indisposizione si fece rappresentare alla cerimonia dal conte Carlo Mortimer, ministro degli Interni.
Il viaggio inaugurale avvenne sebbene la strada non fosse completamente pronta e negli ultimi venti chilometri, verso San Piero, consistesse ancora in una rudimentale massicciata; ma il direttore dei lavori garantì che le carrozze sarebbero potute arrivare fino in fondo. D'altra parte non sembrò opportuno rinviare una cerimonia tanto attesa. La popolazione di San Piero fremeva di entusiasmo e impazienza. Ai primi di giugno giunsero alla capitale una dozzina di colombi viaggiatori con messaggi di devozione al governatore e l'annunzio che a San Piero si erano preparate grandi feste.
Così il 19 giugno partì il corteo inaugurale. Era formato da un drappello di guardie a cavallo e da quattro carrozze.
Nella prima presero posto il conte Carlo Mortimer, il suo segretario Vasco Detui, l'ispettore ai Lavori pubblici Vincenzo Lagosi (padre di quel Lagosi che doveva poi cadere eroicamente alla battaglia di Riante) e il costruttore e appaltatore Franco Mazzaroli che aveva diretto la costruzione della strada.
Nella seconda c'erano il generale Antes-Lequoz con la moglie, bizzarra e coraggiosa dama, e due funzionari governativi.
Nella terza il capo cerimoniere don Diego Crampi con la consorte e il giovanissimo segretario, nonché il dottore Gerolamo Attesi, medico-chirurgo.
La quarta era per la servitù e le provviste, dato che durante il tragitto non era facile trovare da mangiare.
Fino a Passo Terne, piccolo paese, dove le autorità pernottarono, il viaggio ando a gonfie vele. Il giorno dopo non rimanevano da percorrere che una trentina di chilometri; venti di questi però, come si è detto, avrebbero costretto. per la incompleta sistemazione della strada, a un passo lento e malagevole.
I personaggi ripartirono da Passo Terne alle 6 del mattino, per godere delle ore più fresche. Tutti erano di umore lieto benché la zona ch'essi attraversavano fosse particolarmente squallida; una pianura riarsa dal sole e rotta qua e là da innumerevoli gobbe di terra rossa, con strane sagome, alte da 10 a 20 metri circa. Rari gli alberi e ancor più rare le case. Ogni tanto si incontravano piccole baracche che avevano già ospitato gli operai addetti ai lavori.
Un'ora circa di buon trotto portò i viaggiatori al punto dove la strada, incompiuta, si faceva irregolare, meno soda di fondo e più stretta. C'erano in attesa molti operai che avevano eretto con delle assi un rozzo arco trionfale ornato con frasche e lembi di stoffa rossa.
I cavalli furono costretti a un passo molto lento e le carrozze cominciarono a traballare scricchiolando nonostante la loro solida struttura. Faceva molto caldo e nell'atmosfera ristagnante erano sospesi umidi vapori. Il paesaggio si faceva sempre meno attraente, fino all'orizzonte, da tutte le parti, una distesa di terra rossiccia con poca e stenta vegetazione
La conversazione nelle carrozze languiva per via di una invincibile sonnolenza. Soltanto il conte Mortimer pareva inquieto e guardava insistentemente, dinanzi a sé, la strada che diventava di metro in metro meno praticabile.
A un certo punto la terza carrozza si arrestò sbandandosi; una ruota si era affondata in una buca e finì per sfasciarsi, nei ripetuti sforzi fatti per liberarla. Il cerimoniere, sua moglie, il segretario e il medico dovettero trovar posto nelle altre carrozze.
Quello stentato procedere durava già da un paio d'ore (San Piero non doveva quindi distare più di dieci chilometri) quando anche la prima carrozza si fermò con una serie di tremendi scossoni. Il cocchiere, insonnolito, non si era accorto in tempo che la massicciata della strada cessava bruscamente, perdendosi in un terreno pietroso e sconvolto; un cavallo era stramazzato malamente e la vettura per poco non si era rovesciata.
Tutti scesero a terra e rimasero allibiti constatando che ogni segno di strada terminava in quel punto. Più avanti non c'era la minima traccia di lavori. Il conte Mortimer, con voce afona per la collera, chiamò a sé il Mazzaroli, responsabile dell'impresa. Ma il Mazzaroli non si fece vivo. Egli era inesplicabilmente scomparso.
Per qualche minuto tutti furono paralizzati da una misteriosa paura. Poi il Mortimer, visto che il Mazzaroli non si trovava e ch'era inutile stare a recriminare contro la sua spudoratezza, mandò una guardia a una casupola che si scorgeva a circa cento metri, quasi incastrata alla base di un grande roccione. Nella casupola, abitava un vecchio che venne condotto alla presenza del Mortimer.
Il vecchio disse che, in quanto alla strada, non sapeva nulla e che San Piero, dove da oltre venti anni non era più andato, distava circa due ore di buon cammino, bisognava oltrepassare una specie di terrazza rocciosa poco rilevata, visibile laggiù in fondo e poi contornare una palude. Aggiunse che la zona era quasi del tutto disabitata e che quindi non c'erano neppure sentieri. Era una tale enormità che tutti, compreso il Mortimer, rimasero annichiliti. Il fatto che i lavori della strada cessassero in tronco e più in là non fosse stata neppure smossa una pietra, non poteva trovare alcuna spiegazione plausibile, per quanto azzardata. Comunque, dopo un po' si prospettò la soluzione più logica: non rimaneva che tornare indietro, soffocare in quanto possibile l'inaudito scandalo e punire i responsabili
Tuttavia, con sorpresa di tutti, il conte Mortimer annunciò ad alta voce la sua ferma intenzione di proseguire: a piedi, dato ch'egli non sapeva cavalcare. A San Piero la popolazione l'attendeva; gente povera si era sobbarcata a spese pazze per preparargli degne accoglienze. Gli altri tornassero pure indietro. In quanto a lui, c'era un preciso dovere da compiere.
Inutili furono gli sforzi per dissuaderlo. Era circa mezzogiorno quando le personalità, sentendosi moralmente obbligate a seguire il ministro, ripresero il viaggio a piedi, precedute dalle guardie a cavallo che recavano le provviste di cibi rimaste. Solo le due signore tornarono alla capitale in carrozza.
Sulla landa sgretolata dal sole e dai secoli, senza ombra né verde, c'era un caldo spaventoso. Il gruppetto procedeva con penosa lentezza; le scarpette da cerimonia non erano fatte per quel terreno irregolare e nessuno osava togliersi le opprimenti divise, imbottite e cariche di decorazioni, vedendo il Mortimer che avanzava impassibile senza dare il minimo segno di disagio.
La marcia procedeva da poco meno di mezz'ora quando il comandante delle guardie riferì al ministro che i cavalli della scorta, senza alcuna ragione apparente, si rifiutavano di proseguire; si lasciavano martirizzare dagli speroni piuttosto di fare anche un solo passo innanzi.
Ouesta volta il Mortimer andò su tutte le furie e per tagliar corto alle discussioni ordinò che le guardie tornassero indietro per loro conto, salvo quattro che avrebbero accompagnato il gruppo delle autorità.
Verso le due del pomeriggio essi arrivarono a una misera cascina. Un contadino, chissà come, era riuscito a rendere coltivabile un breve pezzo di terreno e allevare alcune capre il cui latte ristorò i viaggiatori affranti e assetati. Ma il sollievo fu di breve durata perché il bifolco garantì che un buon camminatore non poteva impiegare meno di quattro ore per raggiungere San Piero.
La strada inesplicabilmente interrotta, la mancanza di sentieri, la desolazione della zona, San Piero che sembrava andasse allontanandosi sempre più per quanto si camminasse; tutto questo gettò i compagni del Mortimer in uno stato di costernazione. Essi circondarono il ministro scongiurandolo di rinunciare al progetto. Era ora di uscire da quell'incubo. Troppo facile era smarrirsi in quel deserto; e chi sarebbe potuto accorrere in loro aiuto, una volta spersi nell'infernale territorio? Indubbiamente una specie di maledizione si accaniva contro di loro. Fuggire, dunque fuggire, e senza perdere altro tempo.
Il conte Mortimer allora dichiarò che sarebbe proseguito solo. Nei suoi occhi scintillava la luce di una decisione senza ritorno. Fattosi preparare un pacco di cibi e una bottiglia piena d'acqua, egli uscì dalla cascina dirigendosi a grandi passi verso la terrazza rocciosa dalla quale, a detta del contadinosi dovevano scorgere distintamente le torri e i campanili di San Piero! Per qualche minuto gli altri non fiatarono; poi due soli si mossero, per accompagnare il ministro; il segretario Vasco Detui e il dottor Attesi. Prima di sera essi contavano di poter giungere alla meta.
I tre procedettero in silenzio, coi piedi doloranti, per la distesa di terre arse e pietrami, sotto a un implacabile sole. Procedettero per due ore fino a che furono giunti sulla sommità della terrazza rocciosa; ma non riuscirono a distinguere San Piero. Troppi vapori ristagnavano sulla terra.
Camminavano uno dietro l'altro, sulla scorta di una piccola bussola che il Mortimer portava appesa alla catena dell'orologio. Oltrepassarono la terrazza, trovarono ancora terre secche e banchi sassosi: il sole non dava tregua.
Invano essi attesero ansiosamente di vedere comparire tra le brume le sagome di qualche campanile. Evidentemente essi avevano fatto un giro vizioso oppure avevano calcolato la velocità della loro marcia con esagerato ottimismo; molto ad ogni modo non poteva mancare.
Già si avvicinava il tramonto quand'ecco venire incontro ai tre un vecchietto seduto sul dorso di un asinello. Veniva dalla sua cascina, situata nei pressi – spiegò – per andare a far compere a Passo Terne. " è ancora molto lontano San Piero? " gli domandò il Mortimer. " San Piero? " ribatté il vecchietto come se non avesse capito. " San Piero, il paese, perdio, lo conoscerai bene, no? " " San Piero? " ribatté il vecchietto quasi parlando a se stesso. " No, il nome non mi torna del tutto nuovo, signore. Sì, adesso mi sembra di ricordare (soggiunse dopo una pausa), sì, mio padre ogni tanto mi parlava di una città da quelle parti (e segnò con un dito l'orizzonte) una grande città che aveva un nome del genere. San Pietro o San Dedro, forse. Ma, in fondo, io non ci ho mai creduto. "
Il vecchietto con l'asinello si allontanò alle loro spalle. I tre si sedettero su delle pietre. Nessuno osava parlare per primo. Così lasciarono arrivare la notte.
Il Mortimer, finalmente, parlò nel buio:
" Bene, amici miei, vi siete sacrificati fin troppo per me. Appena si farà chiaro, voi due prenderete la via del ritorno. Io andrò avanti ancora. Ormai arriverò in ritardo, lo so, ma non voglio che quelli laggiù, di San Piero, mi abbiano aspettato per niente. Hanno fatto tante spese per farmi festa, poveri figlioli. "
Il Detui e l'Attesi poi raccontarono che al mattino un vento improvviso portò via tutte le brume della pianura, senza che però apparissero le case di San Piero. Sordo alle loro suppliche, il Mortimer volle proseguire da solo il viaggio inaugurale verso il desolato orizzonte, per il glabro deserto che sembrava dovesse continuare in eterno.
Essi lo videro avanzare a passi lenti ma decisi in mezzo alle aride pietre, fino a che scomparve ai loro sguardi. Due o tre volte ancora però parve loro di scorgere un breve scintillio: lo scintillio del sole sui bottoni della sua alta uniforme.