45. LE PRECAUZIONI INUTILI

CONTRO LE FRODI

Leo Bussi, piazzista d'anni 30, entrò nella succursale n. 7 del Credito Nazionale per riscuotere un assegno circolare di 4000 lire (quattromila).

Non c'erano sportelli ma un lungo banco dietro al quale gli impiegati lavoravano. " Desidera? " domandò uno di questi gentilmente. " Ho un assegno da riscuotere. " " Prego " disse l'impiegato e, preso il foglietto in mano lo esaminò per diritto e per rovescio. Poi: " Si accomodi più in là, dal mio collega "

Il collega era un uomo sui cinquanta. Contemplò l'assegno a lungo (rigirandolo da una parte e dall'altra), tossicchiò, alzò gli sguardi al di sopra degli occhiali esaminando la faccia del cliente, guardò ancora l'assegno, guardò di nuovo il Bussi, quasi cercando una corrispondenza, infine chiese: " Lei ha qui un conto corrente? ". " No " lui rispose. " Documenti di riconoscimento? " Il Bussi diede i! passaporto. L'impiegato lo prese, lo portò al suo tavolo, sedette, sfogliò il libretto controllandolo, cominciò a prendere nota, registrando su un modulo nome, numero, data di rilascio, eccetera. Ma a un certo punto si fermò, aggiustandosi gli occhiali, e brontolò qualche parola.

" C'è qualcosa che non va? " disse il Bussi con la vaga sensazione di essere scambiato per un gangster. " Niente, niente " fece quello con un sorrisetto ambiguo. Così dicendo, col passaporto in mano, andò a consultare il direttore, che stava in fondo, a un tavolo più grande.

I due confabularono, alzando ogni tanto gli occhi a esaminare la faccia del piazzista. Finalmente, l'impiegato ritornò. " è la prima volta " chiese " che lei viene a questa banca? " " Sì, la prima volta Ma forse c'è qualche difficoltà? "

" Niente, niente " ripeté l'impiegato rinnovando il sorrisetto. Quindi riempì il modulo per la riscossione, lo diede da firmare, riprese il modulo, aprì di nuovo il passaporto, controllò l'uguaglianza delle firme. A questo punto, evidentemente, lo prese un nuovo dubbio. Per la seconda volta andò a consultare il direttore. Dal banco, il Bussi non poteva afferrare le parole. (" Per 4000 lire quante storie! " pensava intanto. " E se fossero state centomila? ") Quando Dio volle, l'impiegato tornò al banco, deluso si sarebbe detto di non trovare altri motivi per ampliare le sue investigazioni. " Ecco fatto, si accomodi alla cassa. " E, col passaporto, gli diede un tagliando numerato. Alla cassa, quando fu il suo turno, il Bussi consegnò il tagliando. Il cassiere, uomo grasso e autorevole, palpeggiò l'assegno attentamente, riscontrò la bolletta relativa, guardò il Bussi e poi l'assegno ancora, pure lui cercando forse una misteriosa somiglianza fra la tratta bancaria e l'uomo, infine, perforò il foglietto con uno speciale timbro a spilli, lo rimirò di nuovo, lo depose di fianco a sé in una cassetta. Dopodiché, con solennità sacerdotale, trasse le banconote, facendole schioccare tra le dita con un colpetto caratteristico: uno, due, tre, quattro fogli da 10.000 (diecimila) lire. E li passò al cliente.


CONTRO LE SPIE

Antonio Lancellotti, alto funzionario dello Stato e uomo prudentissimo, incontra al Ministero il viceispettore Modica, suo sottoposto, ma uomo da tenere in conto perché in fama di spione. " Caro Modica " chiede stupidamente, a puro titolo di cordialità " che si dice? che si dice? " " Eh " fa il Modica scuotendo il capo " meglio non avere orecchie, creda. Qui al Ministero il gran lavoro che si fa è di tagliare i panni addosso! " " Addosso a chi? " e Lancellotti ride divertito. " Ma a tutti, eccellenza illustre, a tutti, anche alle persone più oneste e intemerate. " " Anche a lei, mio vecchio Modica? " " Ma certo, certo! E pazienza se sparlano di me, che sono l'ultima ruota del carro. Anche di lei, se proprio devo essere sincero! " " Anche di me? " fa Lancellotti ansioso. " E che dicono di me? " " Ma non ci badi, per carità, sono tutte miserabili calunnie. " " Calunnie? E perché mai? " " Vuol proprio sapcr le cose fino in fondo?… No, no, è meglio non guastarsi il sangue! " Sua eccellenza Lancellotti è sulle spine: " Suvvia. caro Modica, ho pur diritto di sapere! ".

Modica, dopo molte insistenze, si decide: " Sa cosa hanno il coraggio di insinuare? Sa che cosa? Che lei è un mormoratore, che lei sparla sistematicamente del nostro grande capo, il Maresciallo Baltazano, che lei… ". " Io? io? Io che per Baltazano darei la vita! Io che tutte le sere, prima di addormentarmi, leggo qualche brano dei suoi scritti! " Modica lo guarda. " Be', sa cosa le dico? Anche se fosse!… " " Anche se fosse cosa? " " Anche se fosse vero che lei dà del cretino a Baltazano… Su, su, siamo sinceri, eccellenza illustre, diciamolo inter nos, da qualche tempo in qua lei non ha l'impressione che il nostro Maresciallo sia… be', come dire?… insomma che non sia più lui, non proprio rimbambito ma… " " Oh no, assolutamente! " reagisce Lancellotti e pensa: " ecco che l'agente provocatore salta fuori ". " Anzi! I suoi ultimi discorsi mi son sembrati, se possibile, più belli dei precedenti, più forti, eloquenti, illuminati. " " Ma quella sua presa di posizione sfavorevole, diciamo pure, ai piani di bonifica progettati dal ministro Imenez eh eh?, lei la condivide? " " Altro che se la condivido! In questo, il Maresciallo " e alza la voce per farsi udire da tre impiegati che stanno passando " il Maresciallo dimostra una geniale visione dei veri interessi del Paese! Il nostro grande Baltazano è un'aquila, caro il mio Modica, e al paragone Imenez, be' non dìco un passerotto, ma poco ci manca! Il Maresciallo, caro lei, è la mente politica più possente che abbia visto questo secolo. " I tre impiegati si sono fatti sotto e ascoltano, estremamente interessati. Poi uno si avvicina al Modica e gli passa un giornale. Con la coda dell'occhio, Lancellotti intravede un grande titolo. " Che cosa c'è? " domanda insospettito. " Nienie, niente. " " No, faccia vedere. " Su tutta la prima pagina c'è scritto: " Una risoluzione della Giunta Nazionale ". E sotto: " Baltazano lascia ii potere per incompatibilità dottrinaria – Il suo arresto sventa un tentativo di fuga all'estero – Un proclama di Imenez nuovo presidente del Consiglio ".

Lancellotti si sente sprofondare, barcolla, trova appena il fiato per chiedere: " Ma lei, lei, Modica, sapeva? ". " Io? " fa l'altro con un satanico sorriso. " Io? Ma io, le giuro, casco dalle nuvole! "


CONTRO I LADRI

Da quando nella zona sono accadute tre rapine, Fritz Martella, possidente, è ossessionato dal terrore dei banditi. Non si fida più di nessuno, né dei familiari, né dei servi, né dei cani che pure fanno buona guardia. Dove nascondere i marenghi e i gioielli di famiglia? La casa non è luogo sicuro. Il cassettone, servito finora da forziere, è una garanzia ridicola. Dopo lunghi pensamenti, una notte, senza dir niente a nessuno, egli esce di casa con lo scrigno del tesoro ed una vanga, va nel bosco in riva al fiume, dove scava una profonda buca. E vi seppellisce la cassetta.

Ma, tornato a casa, medita: " Che imbecille. Come ho fatto a non pensare che la terra smossa può destar sospetti? Di là non passa quasi mai nessuno, è vero, ma chissà, se viene qualche cacciatore e nota i segni dello scavo? e se si incuriosisce? e se prova a scavare pure lui? "

Così rimuginando, si volta e si rivolta fra le coltri, senza riuscire a prender sonno. Intanto, sul far dell'alba, tre assassini, cercando un posto adatto per seppellire il cadavere dell'orefice aggredito e trucidato per la via, vanno al bosco in riva al fiume e non gli par neppure vero di trovare un lembo di terreno dove, chissà da chi e per cosa, le zolle sono già state smosse di recente. Qui in tutta fretta sotterrano la salma. La notte successiva, morso dall'inquietudine, il possidente, con la vanga in spalla, torna al bosco per riprendere lo scrigno: troverà bene poi un nascondiglio più sicuro.

Mentre scava, ode un trapestìo, si volta, una dozzina di armigeri si avanza al lume di lanterne. " Alto là! " gli intimano.

Il Martella resta impietrito con la vanga in mano.

" Che cosa fai tu a quest'ora? " chiede il capo delle guardie.

" Io? Io niente… io sono il proprietario… io scavo… io ho sepolto qui una mia cassetta… "

" Ah sì? " fa l'altro sogghignando. " E noi invece siamo in cerca di un morto, di un morto ammazzato! E poi cerchiamo gli assassini. "

" Che ne so io del morto? Io sono venuto qui, ripeto, a riprendere una cosa mia… " " Bene, benissimo! " il capo del drappello esclama. " Coraggio, allora, brav'uomo, scava, scava. Vediamo un po' quel che tiri fuori! "


CONTRO L'AMORE

Ora che lui è partito, e non si farà vivo più, scomparso, cancellato via dal quadrante della vita esattamente come se fosse morto, a lei, Irene, non resta che armarsi di tutto il coraggio che una donna può chiedere a Dio e sradicare tutti i rami per cui quello sfortunato amore si è attaccato alle sue viscere. È sempre stata una ragazza forte, Irene, questa volta non sarà da meno. È fatto! Meno tremendo di quanto lei pensasse; e meno lungo. Non sono passati neanche quattro mesi, ed eccola completamente liberata. Un poco più magra, più pallida, più diafana, però leggera, col languore soave della convalescenza, dentro cui già palpitano vaghe illusioni nuove. Oh è stata brava, eroica è stata, ha saputo essere crudele con se stessa, ha respinto con accanimento tutte le lusinghe dei ricordi, ai quali sarebbe stato pur dolce abbandonarsi. Distruggere tutto ciò che di lui restava nelle sue mani, fosse pure uno spillo, bruciare le lettere e le foto, buttare via i vestiti indossati quando c'era lui, sui quali forse gli sguardi suoi avevano lasciato una traccia impalpabile, sbarazzarsi dei libri che anch'egli aveva letto e la cui comune conoscenza stabiliva una complicità segreta, vendere il cane che ormai aveva imparato a riconoscerlo e gli correva incontro al cancello del giardino, abbandonare le amicizie che erano appartenute a entrambi, cambiare perfino casa perché al bordo di quel camino lui una sera si era appoggiato con un gomito, perché un mattino quella porta si era aperta, e dietro era apparso lui, perché il campanello della porta continuava a dare lo stesso suono di quando lui veniva, e in ogni stanza le sembrava così di riconoscere una sua misteriosa impronta. Ancora: abituarsi a pensare ad altre cose, gettarsi in un lavoro massacrante per cui di sera, quando il pericolo si ridestava più insidioso, un sonno di pietra la atterrasse, conoscere nuove persone, frequentare nuovi ambienti, cambiare anche il colore dei capelli.

Tutto questo lei è riuscita a fare, con impegno disperato non lasciando sguarnito un angolo, una fessura, da cui il ricordo potesse farsi strada. L'ha fatto. Ed è guarita. Ora è mattino, con un bel vestito azzurro che la sarta le ha appena mandato, Irene sta per uscire di casa. Fuori c'è il sole. Lei si sente sana, giovane, tutta lavata dentro, fresca come quando aveva sedici anni. Felice addirittura? Quasi.

Ma da una vicina casa viene una breve onda di suono. Qualcuno ha la radio accesa o fa andare il grammofono e una finestra è stata aperta. Aperta e poi subito chiusa.

è bastato. Sei sette note, non di più, la sigla di un vecchio motivo, la sua canzone. Su, coraggiosa Irene, non perderti per così poco, corri al lavoro, non fermarti, ridi! Ma un vuoto orrendo le si è già formato entro nel petto, ha già scavato una voragine. Per mesi e mesi l'amore, questa strana condanna, aveva finto di dormire, lasciando che Irene s'illudesse. Ora una inezia è stata sufficiente a scatenarlo. Fuori passano le macchine, la gente vive, nessuno sa di una donna che, abbandonata sul pavimento a ridosso della porta di casa come una bambina castigata, sciupandosi il bel vestito nuovo, perdutamente piange. Lui è lontano, non tornerà mai più, e tutto è stato inutile.

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