LA GUERRA SULL’ALON

Negli antichi tempi di Mahigul, due città-stato, Meyun e Huy, erano rivali nel commercio, nella scienza e nelle arti, e litigavano continuamente per stabilire quale fosse il confine tra i loro pascoli.

Il mito della fondazione di Meyun diceva questo:

La dea Tarv, dopo avere trascorso una notte particolarmente piacevole con un giovane mortale, un mandriano chiamato Mey, gli diede il proprio manto azzurro fiammante di stelle. Gli disse che se l’avesse steso sul terreno, su tutto il territorio così coperto sarebbe sorta una grande città, di cui sarebbe stato il signore.

A Mey pareva che la città fosse destinata a essere molto piccola, circa due braccia per tre, ma scelse un grazioso pezzo nei pascoli del padre, stese sull’erba il manto della dea e, con sua grande meraviglia, il mantello continuò ad allargarsi, e più ne stendeva più ne rimaneva da stendere, e alla fine coprì tutto il terreno collinoso fra i due fiumi, il piccolo Unon e l’ampio Alon. Quando il pastore ebbe segnato il confine, il mantello stellato salì in cielo per tornare alla sua proprietaria. E, dato che era un giovanotto intraprendente, Mey riuscì davvero a costruire una città e vi regnò a lungo e bene; anche dopo la sua morte la città continuò a prosperare.

Quanto a Huy, il mito era il seguente:

Una ragazza chiamata Hu era andata a dormire sul terreno arato dal padre, nel corso di una calda nottata estiva. Il dio Bult aveva guardato dal cielo, l’aveva vista e più o meno meccanicamente l’aveva violentata.

Hu si incollerì. Non accettò quel droit du seigneur. Gli annunciò che sarebbe andata a dirlo alla moglie di Bult.

Per placarla, il dio le disse che lei gli avrebbe dato cento figli, i quali avrebbero fondato una grande città nel punto stesso dove lei aveva perso la verginità. Scoprendo di essere incinta più di quanto non avesse pensato possibile, Hu si arrabbiò ancor di più e corse subito dalla moglie del dio, la dea Tarv.

La dea non poteva disfare quanto aveva fatto Bult, ma poteva cambiare leggermente le cose. A tempo debito, Hu diede alla luce cento figlie. Ragazze intraprendenti, fondarono una città sul terreno del nonno materno e la governarono a lungo e bene; anche dopo la loro morte, la città continuò a prosperare.

Sfortunatamente, una parte del confine delle terre del padre di Hu formava una curva che attraversava il fiume, raggiunto dal margine orientale del mantello stellato di Tarv prestato a Mey.

Dopo avere litigato per una generazione sul possesso di quella mezzaluna di terra, che nella parte più larga arrivava a mezzo miglio dal fiume, i discendenti di Mey e di Hu portarono le loro rivendicazioni all’origine di tutto, ossia alla dea Tarv e al dio Bult, suo marito. Ma la divina coppia non riuscì ad accordarsi su una decisione, come del resto faceva su qualsiasi altra cosa.

Bult dava ragione agli Huyani e non voleva sentir ragioni. Aveva detto a Hu che i suoi discendenti avrebbero posseduto quella terra e avrebbero governato la città, e così doveva essere, anche se poi erano risultate tutte femmine.

Tarv, che aveva un po’ il senso dell’onestà, ma non nutriva molto affetto per la dilagante progenie delle cento figlie bastarde del marito, disse di avere prestato il mantello a Mey prima che Bult violentasse Hu e che di conseguenza i suoi diritti sulla terra precedevano quelli della parte opposta, e non c’era altro da dire.

Bult consultò alcune delle sue nipoti, che gli fecero notare come il tratto di terra a ovest del fiume appartenesse alla fattoria della famiglia di Hu già almeno un secolo prima che Tarv prestasse il mantello a Mey.

Senza dubbio, dissero le nipoti, la piccola estensione di mantello sul terreno del padre di Hu era stata una semplice dimenticanza, che la città di Huy era disposta a tralasciare, a patto che la città di Meyun pagasse una piccola riparazione ammontante a sessanta giovenchi e dieci thube di oro. Uno dei thube sarebbe stato laminato in foglia d’oro e sarebbe stato utilizzato per coprire l’altare del tempio del Possente Bult nella città di Huy. E così sarebbe finito tutto.

Tarv non consultò nessuno. Disse che quando aveva annunciato che il territorio della città era tutto quello coperto dal suo mantello, intendeva esattamente quello, né più né meno.

Se la gente di Meyun voleva coprire di foglia d’oro l’altare della Stellata Tarv della loro città (cosa che avevano già fatto) lei ne sarebbe stata felicissima, ma la cosa non aveva importanza per la sua decisione, basata su fatti inalterabili e ispirata alla giustizia divina.

Fu a questo punto che le due città presero le armi; da quel momento in poi, Bult e Tarv non ebbero più parte negli avvenimenti, anche se i loro discendenti e i loro devoti delle città di Meyun e di Huy li invocarono con continuità e fervore.

Per le due successive generazioni, la contesa divampò, a volte giungendo fino a prendere la forma di incursioni armate di Huy sull’altra riva del fiume, nel territorio della riva occidentale da loro rivendicato.

Il territorio conteso aveva la lunghezza di circa un miglio e mezzo; nel punto dove l’Alon era più stretto e meno profondo la distanza tra gli argini era di una trentina di braccia e le sponde erano alte cinque piedi. Nella parte più settentrionale del tratto conteso c’erano alcuni laghetti che risultavano ottimi per pescare le trote.

Le incursioni di Huy incontravano sempre una feroce resistenza di Meyun. Quando gli Huyani riuscivano a impossessarsi del tratto di terra a ovest dell’Alon, lo chiudevano tra mura, in un semicerchio che usciva dal fiume e poi |vi ritornava. Allora gli uomini di Meyun raccoglievano le forze, organizzavano un’incursione contro il muro, ricacciavano gli Huyani dall’altra parte dell’Alon, abbattevano il muro nemico e ne innalzavano uno proprio, che correva lungo la sponda orientale del fiume per l’intero tratto.

Ma quella era la parte del fiume dove i pastori Huyani erano abituati a portare le loro bestie ad abbeverarsi. Quando si trovavano davanti a un nuovo muro dei Meyun, procedevano immediatamente ad abbatterlo. Allora gli arcieri di Meyun scagliavano frecce contro di loro; di tanto in tanto colpivano un uomo, a volte una mucca. La collera di Huy saliva e un altro gruppo di armati usciva dalla città e riconquistava il terreno a ovest dell’Alon.

A quel punto intervenivano coloro che volevano trattare la pace. Il consiglio dei Padri di Meyun si riuniva in conclave, il consiglio delle Madri di Huy si riuniva in conclave: ordinavano ai combattenti di ritirarsi, inviavano messaggeri e diplomatici da una sponda all’altra dell’Alon, cercavano di raggiungere un accordo e non ci riuscivano.

Oppure a volte ci riuscivano, ma a quel punto qualche pastore di Huy portava la sua mandria dall’altra parte del fiume, nei ricchi pascoli dove aveva brucato fin da tempi immemorabili e i pastori di Meyun sequestravano la mandria intrusa e la portavano nei pascoli recintati della loro città, cosicché il pastore di Huy correva a casa giurando che si sarebbe ripreso il suo bestiame e che la collera di Bult sarebbe ricaduta sui ladri. Oppure due pescatori, che pescavano in qualche tranquilla polla dell’Alon, al di sopra del guado delle mandrie, litigavano sulla proprietà della pozza dove pescavano e tornavano alle loro rispettive città giurando di tenere lontano dalle loro acque i pescatori di frodo. E tutto ricominciava.

In quelle incursioni non morivano molte persone, ma la rivalità era causa di morti continue tra i giovani dei due insediamenti. Alla fine le Consigliere di Huy si dissero che occorreva sanare una volta per tutte la piaga, senza ulteriore spargimento di sangue.

Come tante volte accade, l’invenzione fu la madre della scoperta. I minatori di rame di Huy avevano recentemente sviluppato un esplosivo potente. Le Consigliere vi videro il modo di porre fine alla guerra.

Fecero uscire dalla città una grande squadra di lavoratori, protetti da arcieri e da uomini armati di lancia. Gli Huyani, scavando furiosamente e minando il terreno con cariche esplosive, cambiarono in trentasei ore il corso dell’Alon per l’intero miglio e mezzo oggetto della contesa. Con i loro esplosivi formarono una diga che chiuse l’alveo e scavarono un canale che correva, con un arco, lungo il confine da loro rivendicato, a ovest del letto precedente. Il nuovo fiume seguiva la fila di rovine delle varie mura costruite nel tempo e abbattute da Meyun.

Poi mandarono messaggeri a Meyun, dall’altra parte del pascolo, per annunciare, in termini cortesi e cerimoniali, che la pace tra le due città era ritornata, dato che il confine sempre rivendicato da Meyun, la sponda orientale del fiume Alon, era accettabile per Huy, a patto che il bestiame di Huy potesse abbeverarsi in certi punti della sponda orientale.

Una certa parte del consiglio di Meyun sarebbe stata disposta ad accettare questa soluzione. Ammettevano che le scaltre donne di Huy li avevano defraudati della loro proprietà, ma era solo un tratto di pascolo lungo meno di due miglia e largo meno di mezzo, e i loro diritti di pesca nelle polle dell’Alon non sarebbero più stati in discussione. Quindi invitavano ad accettare il nuovo corso del fiume.

Ma alcune menti meno arrendevoli si rifiutarono di cedere all’inganno. Il Lactore Pubblico fece un intervento in cui lamentò che ogni palmo di quel terreno prezioso era bagnato del sangue rosso dei figli di Mey e reso sacro dal manto stellato di Tarv. Quel discorso determinò l’esito del voto.

Meyun non aveva ancora inventato esplosivi molto efficienti, ma è più facile ridare a un fiume il suo corso originale che indurlo a seguirne uno artificiale. Una selvaggia, entusiastica forza lavoro di cittadini, scavando furiosamente, protetta da arcieri e soldati armati di lancia, riportò in una sola notte l’Alon nel suo alveo.

Non ci fu resistenza, non ci fu spargimento di sangue. Il Consiglio di Huy, orientato verso la pace, aveva proibito alle proprie guardie di attaccare la squadra dei lavoratori e dei soldati di Meyun.

Mentre era fermo sulla riva orientale dell’Alon, non avendo incontrato opposizione e fiutando la vittoria nell’aria, il Lactore Pubblico urlò: «Avanti, uomini! Schiacciamo quelle sgualdrine intriganti, una volta per tutte!» E con un solo grido, dicono gli annali, tutti gli arcieri e i lancieri di Meyun, seguiti da gran parte dei cittadini che erano venuti ad aiutare a riportare il fiume nel suo vecchio alveo, attraversarono di corsa il mezzo miglio di prato fino alle mura di Huy.

Irruppero nella città, ma la guardia cittadina era pronta ad accoglierli, così come i cittadini stessi, che lottarono come tigri per proteggere le loro case.

Quando, dopo un’ora di lotta sanguinosa, il Lactore Pubblico venne ucciso — abbattuto da una zangola da quaranta pinte, per il burro, volata da una finestra e finita sulla sua testa, scagliata da una casalinga infuriata -le forze di Meyun si ritirarono in disordine fino all’Alon. Laggiù si raggrupparono e difesero coraggiosamente il fiume fino al calar della notte, quando vennero ricacciate indietro e dovettero rifugiarsi nella loro città.

Le guardie e i cittadini di Huy non cercarono di entrare in Meyun; invece, tornarono indietro, collocarono esplosivi e scavarono tutta la notte per riportare l’Alon nel suo nuovo letto, che curvava a ovest.

Data la natura altamente infettiva delle tecnologie della distruzione, era inevitabile che Meyun scoprisse come procurarsi esplosivi potenti come quelli della città rivale. L’aspetto, forse inconsueto, fu che nessuna delle città li usava come armi.

Non appena Meyun ebbe gli esplosivi, il suo esercito, guidato da un uomo col titolo di nuova creazione «Artificiere Pubblico», uscì in marcia dalla città e fece saltare la diga che bloccava il vecchio letto dell’Alon.

Il fiume ritornò nel suo vecchio corso e l’esercito fece rientro a Meyun.

Sotto il loro nuovo «Ingegnere Supremo», nominato dalle deluse e vendicative Consigliere di Huy, le guardie uscirono dalla città ed effettuarono qualche complesso lavoro di demolizione a mezzo esplosivi, che, bloccando il vecchio corso e approfondendo l’accesso al nuovo corso del fiume, portò l’Alon a scorrere felicemente in quest’ultimo.

Da quel momento in poi, il territorialismo delle due città-stato si espresse quasi completamente sotto forma di esplosioni.

Anche se molti soldati, cittadini e un numero ancor superiore di bovini vennero uccisi, a mano a mano che il progresso tecnologico portava ad agenti di distruzione sempre più potenti e capaci di far saltare in aria quantità di terra sempre più grandi, quelle cariche non vennero mai utilizzate come mine, con l’intenzione di uccidere. Il loro unico fine era quello di raggiungere il grande scopo di Meyun e Huy.

Per quasi cento anni le due città-stato dedicarono la maggior parte delle loro energie e delle loro risorse a quello scopo.

Verso la fine del secolo, il paesaggio della regione era cambiato in modo enorme e irrevocabile. Un tempo, i prati scendevano dolcemente fino alle rive, coperte di salici, del piccolo Alon con le sue chiare polle piene di trote, le strettoie di roccia, i punti di abbeverata fangosi, e i guadi dove le mucche si fermavano con aria quasi sognante e con l’acqua che arrivava alle mammelle. Al posto di tutto questo c’era adesso un canyon, una vasta depressione, larga mezzo miglio da un lato all’altro e profonda quasi seicento braccia.

Le pareti sporgenti erano composte di terra e di frantumi di roccia. Nulla vi cresceva; anche quando non erano destabilizzate dalle ripetute esplosioni, le piogge invernali le consumavano, le facevano scivolare continuamente sotto forma di frane di pietre e smottamenti di terra che bloccavano il corso del torrente scuro, soffocato dal limo in sospensione, che scorreva nel fondo, e lo costringevano a erodere la parete sull’altro lato, causando nuove frane ed erosioni, che allargavano e allungavano il canyon.

Sia la città di Meyun sia quella di Huy si trovavano adesso a poche centinaia di braccia dall’orlo del precipizio. Persistevano a sfidarsi dai due lati dell’abisso che s’era divorato i loro pascoli, i loro campi, le loro bestie e tutti i loro thube di oro.

Dato che il fiume e tutto il territorio conteso erano adesso in fondo a quella immensa voragine di fango e di pietra, non c’era nulla da guadagnare con ulteriori esplosioni; ma l’abitudine era troppo forte.

La guerra non terminò fino alla terribile notte in cui, in un improvviso, mostruoso momento, metà della città di Meyun tremò, s’inclinò e scivolò tutta intera nel Grande Canyon dell’Alon.

Le cariche che avevano destabilizzato la parete est del canyon, erano state collocate non dall’Ingegnere Supremo di Huy, ma da dall’Artificiere di Meyun. Tuttavia, per l’afflitta e terrorizzata popolazione di Meyun, il disastro non era colpa loro, ma di Huy. Infatti era a causa dell’esistenza di Huy che il Pubblico Artificiere aveva collocato erroneamente le cariche.

Molti cittadini Huy accorsero dall’altra riva dell’Alon, attraversandolo qualche miglio più a nord o più a sud, dove era meno profondo, per aiutare i superstiti dell’enorme smottamento di fango che s’era inghiottito metà delle case e della popolazione di Meyun. Quella onesta generosità non rimase senza effetto. Venne dichiarata una tregua. Fu rispettata e col tempo si trasformò in pace.

Da allora la rivalità tra Meyun e Huy è sempre intensa, ma non ha più dato luogo a esplosioni. Non avendo più mucche o pascoli, vivono di turismo.

Appollaiato proprio sull’orlo della Riva Ovest del Grande Canyon, quel che rimane di Meyun ha il privilegio di sorgere in un luogo pittoresco e drammatico, che attrae migliaia di visitatori ogni anno. Ma la maggior parte di questi! visitatori si ferma a Huy, dove si mangia meglio, e che è a pochi passi dalla Riva Est, con la sua meravigliosa vista del canyon e delle rovine semisepolte di Meyun Vecchia.

Ogni città ha sul proprio lato un sentiero a tornanti per i turisti che, in sella ad asini, scendono fra le rocce e le strane formazioni di fango del canyon, fino al fiume Alon, che scorre nelle profondità, nuovamente pulito, anche se privo di mucche e di trote.

Là giunti, i turisti consumano un picnic sulla riva erbosa. Le guide di Huy raccontano ai turisti la divertente leggenda delle Cento Figlie di Bult, e quelle di Meyun raccontano l’avvincente mito del Manto Stellato di Tarv.

Poi tutti si rimettono in sella agli asini e risalgono lentamente fino a rivedere la luce.

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