CAPITOLO VENTESIMO

A bordo del Fevre Dream
FIUME MISSISSIPPI
Agosto 1857

Raymond e Armand stavano sorreggendo Damon Julian, quando Billy la Serpe saltò giù dal tamburo. Pareva che Julian avesse appena macellato un maiale; i suoi vestiti erano intrisi di sangue. «Gli hai permesso di fuggire, Billy.» Il suo tono gelido innervosì Billy la Serpe.

«È spacciato,» insistette Billy. «Le pale lo risucchieranno e lo maciulleranno, oppure annegherà. Avreste dovuto vedere lo spruzzo che ha provocato quando ha colpito l’acqua, con quella sua trippa. Non dovrà più preoccuparsi delle sue verruche.» Mentre parlava, Billy la Serpe si guardò intorno e non gli piacque molto quello che vide, nemmeno un po’. Julian era tutto insanguinato, una traccia di sangue che scendeva sinuosa lungo la scaletta del ponte del Texas fino a metà strada del ponte di manovra, e quel damerino del commissario giaceva all’estremità del portico del ponte, con un fiume di sangue che gli usciva dalla bocca.

«Se mi deludi, Billy, non diventerai mai come noi. Spero che Marsh sia morto, per il tuo bene. Capito?»

«Sì, Mister Julian, cosa è successo?»

«Mi hanno attaccato, Billy. Ci hanno attaccato. Secondo il buon capitano, hanno ucciso Jean. Gli hanno fracassato la sua dannata testa, credo che questa fosse la frase.» Sorrise. «Marsh, quel suo commissario e uno di nome Mike ne sono i responsabili.»

«Mike Dunne il Peloso,» disse Raymond Ortega. «È l’ufficiale in seconda del Fevre Dream, Damon. Grosso, stupido e rozzo. Il suo lavoro è sbraitare contro i neri e picchiarli.»

«Ah, lasciatemi andare,» disse Julian a Raymond e Armand. «Mi sento meglio ora. Posso stare in piedi.»

Ormai erano avvolti dalle ombre. «Damon,» lo avvertì Vincent, «la guardia si darà il cambio per cena. L’equipaggio farà ritorno alle cabine. Dobbiamo fare qualcosa. Dobbiamo lasciare questo battello o o ci scopriranno.» Guardò il sangue, poi il cadavere.

«No, Billy pulirà ogni cosa. Vero, Billy?»

«Sì, il commissario farà la fine del suo Capitano.»

«Fallo allora, Billy, invece di dirmelo soltanto.» Il sorriso di Julian fu gelido. «E poi vieni nella cabina di York. Vi andremo subito. Ho bisogno di cambiarmi.»

Billy la Serpe impiegò quasi venti minuti per rimuovere le tracce di morte e violenza sul ponte del Texas. Lavorò in gran fretta, fin troppo consapevole di quanto sarebbe stato facile che qualcuno uscisse dalla sua cabina, o salisse per le scale. Tuttavia, l’oscurità era quasi completamente calata, il che l’aiutò. Trascinò lungo il ponte il corpo di Jeffers, lo issò sul tamburo con gran difficoltà — il commissario era più pesante di quanto Billy avrebbe potuto mai immaginare — e lo spinse giù. La notte e il fiume lo inghiottirono e lo spruzzo non fu grande quanto quello fatto da Marsh. Quasi si perse nel rumore delle pale della ruota. Billy la Serpe si era appena tolto la camicia e aveva appena cominciato a ripulire il sangue, quando la fortuna decise di dargli una mano — scoppiò il temporale che si era andato preparando per l’intero pomeriggio. Tuoni gli rimbombarono nelle orecchie, fulmini caddero con violenza sul fiume e la pioggia iniziò a cadere. Fredda, pulita, una pioggia battente, che si rovesciò sul ponte, bagnò Billy fino alle ossa, e lavò via il sangue.

Billy la Serpe stava gocciolando, quando finalmente entrò nella cabina di Joshua York e la sua camicia, di elegante fattura, era ridotta ad una palla umida nella sua mano. «È fatta,» annunciò.

Damon Julian stava seduto su di una comoda poltrona in pelle. Aveva indossato degli abiti puliti, aveva un bicchiere in una mano, e sembrava forte e sano come sempre. Raymond era in piedi al suo fianco. Armand era seduto su un’altra sedia, Vincent era seduto sulla scrivania, Kurt sulla sedia della scrivania. E Joshua York era seduto sul suo letto, fissandosi i piedi, la testa abbassata, la pelle bianca come polvere di gesso. Sembrava un cucciolo bastonato, pensò Billy la Serpe.

«Ah, Billy, cosa faremmo mai senza di te.»

Billy la Serpe assentì. «Mi sono messo a pensare mentre ero là fuori, Mister Julian, e secondo me abbiamo due possibilità. Questo battello ha una scialuppa per fare rilevamenti e cose del genere. Possiamo prenderla e andarcene di qui. Oppure, ora che è scoppiato il temporale, possiamo aspettare che il pilota la faccia legare e poi sbarcare. Non siamo molto lontani da Bayou Sara, forse potremmo approdare lì.»

«Non mi interessa Bayou Sara, Billy. Non mi interessa lasciare questo eccellente battello, il Fevre Dream è nostro adesso. Giusto, Joshua?»

Joshua York alzò la testa. «Sì.» La sua voce era così debole che era difficile udirla.

«È troppo pericoloso,» insitette Billy la Serpe. «Il capitano e il commissario sono entrambi scomparsi. Cosa ne penserà la gente? Si accorgeranno presto della loro assenza e cominceranno a fare delle domande. E molto presto, anche.»

«Ha ragione, Damon,» intervenne Raymond. «Sono qui su questo battello fin da Natchez. I passeggeri vanno e vengono, ma l’equipaggio… siamo in pericolo qui. Ci guidicano strani, sospetti, sconosciuti. Quando noteranno l’assenza di Marsh e Jeffers, per prima cosa cercheranno noi.»

«E poi c’è quell’ufficiale,» aggiunse Billy. «Se ha aiutato Marsh, vuol dire che sa tutto, Mister Julian.»

«Uccidilo, Billy.» Billy la Serpe deglutì a disagio.

«Supponiamo che lo uccida, Julian. Non servirà a nulla. Noteranno anche la sua scomparsa, e ci sono altri ai suoi ordini, un’intera dannata armata di negri, stupidi tedeschi e grossi svedesi. Noi siamo meno di venti e durante il giorno sono da solo. Dobbiamo andar via da questa nave e anche in gran fretta. Non possiamo lottare contro l’equipaggio, e anche se potessimo, di sicuro non potrò lottare contro di loro da solo. Dobbiamo andarcene.»

«Resteremo qui. Sono loro che devono aver paura di noi. Come potrai mai essere uno dei padroni se pensi ancora come uno schiavo? Resteremo.»

«Cosa faremo se scoprono che Marsh e Jeffers sono scomparsi?» chiese Vincent.

«E per quanto riguarda l’ufficiale in seconda? È una minaccia.» disse Kurt.

Damon Julian fissò Billy la Serpe e sorrise. «Ah,» esclamò. E sorseggiò il suo drink. «Diamine, lasceremo che Billy si occupi di questi piccoli problemi per noi. Billy ci dimostrerà quanto è intelligente, vero, Billy?»

«Io?» Billy Tipton la Serpe rimase a bocca aperta. «Non so…»

«Vero, Billy?»

«Sì. Sì.»

«Io posso risolvere questo problema senza ulteriori spargimenti di sangue,» intervenne Joshua, con un accenno della sua vecchia fermezza nella voce. «Sono ancora il capitano a bordo di questo battello. Lasciate che sollevi dall’incarico il Signor Dunne e tutti quelli di cui potete temere. Possiamo farli sbarcare dal Fevre Dream in maniera pulita. Ci sono stati abbastanza morti.»

«Ma è davvero così?» chiese Julian.

«Licenziarli non funzionerà,» replicò Billy la Serpe. «Semplicemente, si chiederanno il perché ed esigeranno di vedere il Capitano Marsh.»

«Sì,» concordò Raymond. «Non seguono York,» aggiunse, rivolto a Julian. «Non si fidano di lui. Ha dovuto uscir fuori in pieno giorno prima che qualcuno di loro fosse disposto a seguirlo nel Bayou. Con Marsh scomparso, e Jeffers pure, non sarà mai capace di controllarli.»

Billy Tipton la Serpe guardò Joshua York con sorpresa e nuovo rispetto. «L’avete fatto davvero,» sbottò. «Siete uscito di giorno?» Altri, qualche volta, osavano farlo al crepuscolo o si attardavano poco dopo il sorgere del sole, ma non aveva visto nessuno di loro uscir fuori quando il sole era alto. Nemmeno Julian. Joshua York lo guardò freddamente e non rispose.

«Al caro Joshua piace giocare a fare il bestiame,» disse Julian, divertito. «Forse sperava che la sua pelle diventasse scura e rinsecchita.» Gli altri sorrisero educatamente.

Mentre stavano sorridendo, Billy la Serpe ebbe un’idea. Si grattò la testa e sorrise. «Non li licenzieremo,» disse improvvisamente a Julian. «Lo so. Li faremo scappare. So io come farlo.»

«Bene, Billy. Cosa faremmo mai senza di te?»

«Potete obbligarlo a fare quello che gli dico?» chiese Billy indicando col pollice York.

«Farò quello che devo per proteggere la mia gente,» replicò York, «e per proteggere il mio equipaggio, anche. Non c’è bisogno di costringermi.»

«Bene, bene,» disse Billy la Serpe. «Bravo davvero.» Tutto stava filando molto più liscio di quanto avesse immaginato. Julian ne sarebbe rimasto davvero impressionato. «Andrò a prendermi una camicia nuova. Vestitevi anche voi, Capitano York, e poi cominceremo a crearci una sicura “protezione”.»

«Sì,» aggiunse Julian con voce morbida. «E Kurt verrà anche lui con voi.» Sollevò il bicchiere verso York. «Solo in caso che…»

Mezz’ora dopo, Billy la Serpe condusse Joshua York e Kurt sul ponte di passeggiata. La pioggia era diminuita un po’ e il Fevre Dream si era immesso nel Bayou Sara e si era portato alle spalle di una dozzina di battelli più piccoli. Nel salone, la cena era stata servita. Julian e la sua gente erano lì con il resto, e mangiavano senza attirare l’attenzione. La sedia del capitano era vuota, tuttavia, presto o tardi, qualcuno avrebbe cominciato a commentare la cosa. Fortunatamente, Mike Dunne il Peloso era dabbasso, sul ponte di manovra, e sbraitava contro gli scaricatori per come avevano caricato alcune merci e una dozzina di metri cubi di legno. Billy la Serpe lo aveva attentamente sorvegliato dall’alto prima di dare il via al suo piano; Dunne era un tipo pericoloso.

«Prima il cadavere,» disse Billy conducendoli direttamente alla porta della cabina dove Jean Ardent aveva trovato la morte. Kurt ruppe la serratura con una semplice rotazione della mano. All’interno, Billy accese la luce e diede un’occhiata alla cosa sul letto. Billy la Serpe emise un fischio. «Bene, bene. Quei vostri amici hanno certamente fatto un buon lavoro col vecchio Jean,» disse rivolto a York. «Metà del cervello è sulle lenzuola e metà sul muro.»

Gli occhi grigi di York erano pieni di disgusto. «Procediamo. Suppongo che abbiate bisogno di noi per gettare il corpo nel fiume.»

«Per l’inferno, no,» rispose Billy la Serpe. «Diamine, lo bruceremo. Proprio in una delle vostre fornaci lì sotto, Capitano. E non ci nasconderemo neppure. Passeremo per il salone, e poi scenderemo per la scala di coperta.»

«Perché, Billy?» gli chiese York con voce fredda.

«Fatelo e basta!» sbottò Billy. «E poi, per voi, io sono il Signor Tipton, Capitano.»

Avvolsero il corpo di Jean in un lenzuolo, affinché non si potesse riconoscerlo. York andò ad aiutare Kurt a sollevarlo, ma Billy la Serpe lo scostò e prese lui stesso l’altra estremità del lenzuolo. «Non sembrereste un vero armatore né un vero capitano, se vi metteste a trasportare un morto. Camminate al nostro fianco e assumete un atteggiamento preoccupato.»

York non ebbe problemi a recitare la parte richiesta. Aprirono la porta che conduceva al salone e uscirono, il corpo avvolto di Jean tra Billy e Kurt. Il tavolo della cena era occupato per metà. Qualcuno inspirò sonoramente e tutte le conversazioni cessarono.

«Posso esservi d’aiuto, Capitano York?» chiese un omino dai baffi bianchi e macchie d’olio sul panciotto. «Cos’è successo? È morto qualcuno?»

«State alla larga!» urlò Billy la Serpe quando l’uomo fece un passo verso di loro.

«Fate come vi dice, Whitey,» disse York.

L’uomo si fermò. «Certo, ma…»

«È soltanto un uomo morto,» continuò Billy. «Morto nella sua cabina. L’ha trovato Mister Jeffers. È salito a New Orleans, doveva essere malato. Era febbricitante quando Jeffers lo ha sentito lamentarsi.»

Tutti quelli che erano al tavolo sembrarono preoccupati. Un uomo diventò molto pallido e fuggì verso la sua cabina. Billy la Serpe si sforzò di non sorridere.

«Dov’è Mister Jeffers?» chiese Albright, il compito pilota.

«È andato nella sua cabina,» rispose in fretta Billy. «Non si sentiva bene. Marsh è con lui. Mister Jeffers stava diventando giallastro, immagino che l’aver assistito alla morte di un uomo lo abbia sconvolto.»

Le sue parole ebbero l’effetto che aveva immaginato, specialmente quando Armand, tra i tavoli, si rivolse a Vincent e, eseguendo le istruzioni di Billy, gli disse, «John il giallo.» Poi i due si alzarono e andarono via. Lasciando la cena a metà.

«Non è John il giallo!» esclamò a voce alta Billy. Dovette dirlo ad alta voce poiché improvvisamente, molti di quelli che erano al tavolo avevano iniziato a parlare e metà di essi si erano alzati in piedi. «Dobbiamo andare a bruciare questo cadavere, venite adesso,» aggiunse, e Kurt e lui ricominciarono a trascinare il corpo verso lo scalone. Joshua York si attardò indietro, con le mani alzate, cercando di parare centinaia di domande poste da persone spaventate. Passeggeri ed equipaggio si tennero alla larga da Kurt, Billy e il loro carico. Una coppia di stranieri dall’aspetto malmesso, che avevano ottenuto un passaggio sul ponte, erano gli unici a trovarsi sul ponte di coperta, eccetto gli scaricatori che entravano e uscivano con legna da ardere e casse. Le fornaci erano state chiuse, ma erano ancora calde, e Billy la Serpe si scottò le dita quando insieme a Kurt sistemò il corpo avvolto nel lenzuolo in quella più vicina. Stava ancora imprecando e agitando la mano in aria quando Joshua York venne giù per raggiungerli.

«Se ne stanno andando,» i pallidi tratti del volto di York erano confusi. «Quasi tutti i passeggeri hanno già preparato i bagagli e metà dell’equipaggio mi ha chiesto di venir su a parlarmi per ricevere lo stipendio. Macchinisti, camerieri, perfino Jack Ely, l’ingegnere in seconda. Non capisco.»

«John il giallo si è preso un passaggio sulla sua Barca,» spiegò Billy Tipton. «O almeno, questo è quello che pensano.»

Joshua York aggrottò la fronte. «John il giallo

Billy la Serpe sorrise. «La febbre gialla, Capitano. È chiaro che non siete mai stato a New Orleans, quando John il giallo vi ha fatto capolino. Nessuno resterà su questo battello più a lungo di quanto deve, né si avvicinerà a questo cadavere, né andrà a parlare con Jeffers o Marsh. Ho lasciato credere loro che hanno preso la febbre, capite. La febbre è davvero contagiosa. Anche troppo. Diventi giallo, vomiti della roba nera, ti senti bruciare come il diavolo e infine muori. Solo che ora faremmo meglio a bruciare il vecchio Jean qui presente, così penseranno che stiamo facendo sul serio.»

Impiegarono dieci minuti per riaccendere la fornace, e infine furono costretti a chiamare un massiccio fuochista svedese perché li aiutasse, ma non ebbero problemi. Billy la Serpe vide con i suoi occhi quando il fuochista spiò il corpo dentro con la legna, e sorrise nel vedere quanto in fretta sparì. Molto presto Jean non sarebbe stato che un ricordo. Billy la Serpe lo osservò ridursi in cenere e poi distolse lo sguardo, annoiato. Notò dei barili di lardo a portata di mano. «Usate questo per le gare, è vero?» chiese a Joshua York. York assentì. Billy la Serpe sputò. «Da queste parti, quando un capitano fa una gara e ha bisogno di più vapore, ordina di gettare nelle caldaie un bel negro grasso. Il lardo è troppo caro. Vedete, so anch’io qualcosa sui battelli. Che peccato non aver potuto conservare Jean per una gara.» Kurt sorrise, ma Joshua York si limitò a incenerire Billy con lo sguardo. Billy la Serpe non gradì quello sguardo, nemmeno un po’, ma prima che potesse dire qualcosa udì la voce che attendeva.»

«Tu!» Mike Dunne il Peloso stava arrivando dal castello di prua, ondeggiando in tutti i suoi quasi due metri d’altezza. La pioggia gocciolava dall’ampia tesa del suo cappello di feltro nero. L’acqua imperlava i baffi neri e gli abiti gli si erano attaccati addosso. Gli occhi erano granelli di duro marmo verde e teneva in mano il suo bastone di ferro, battendolo sul palmo con fare minaccioso. Dietro di lui c’erano una dozzina di mozzi, magazzinieri e scaricatori. Il grosso svedese era con lui e c’era un negro anche più grosso con un solo orecchio, e un robusto mulatto con un fucile e una coppia di ragazzi, armati di coltelli. L’ufficiale si fece più vicino e gli altri lo seguirono. «Chi state bruciando lì dentro, ragazzo?» ruggì. «Cos’è questa storia della febbre gialla? Non c’è febbre gialla su questa nave.»

«Fate come vi ho detto,» disse Billy la Serpe a York con una voce allarmata. Si allontanò dalla fornace mentre l’ufficiale avanzava.

Joshua York si frappose tra loro e sollevò le mani. «Alt. Mister Dunne vi sto sollevando dal vostro incarico, seduta stante. Voi non siete più l’ufficiale in seconda del Fevre Dream.»

Dunne lo guardò con sospetto. «Non lo sono?» Poi fece una smorfia. «Per l’inferno, non starete mica licenziandomi!»

«Io sono il padrone e il capitano, qui.»

«Voi? Bene, io prendo ordini dal Capitano Marsh. Se mi dice di andarmene, lo farò. Ma fino ad allora, io rimango. E non mi raccontate frottole sul fatto che ha acquistato la vostra quota. Già stamattina ho sentito questa menzogna.» Fece un altro passo avanti. «Ora, vi farete da parte, Capitano. Ho bisogno di avere alcune risposte da Mister Billy la Serpe qui presente.»

«Signor Dunne, a bordo di questo battello si è manifestato un grave morbo. Vi sto congedando per la vostra stessa sicurezza.» Joshua mentiva con sincerità davvero invidiabile, pensò Billy. «Il Signor Tipton sarà il nuovo ufficiale in seconda. Egli si è già messo in evidenza.»

«Lui? La mazza di ferro schioccò contro il palmo dell’ufficiale. «Non è mai stato un marinaio.»

«Sono stato un sorvegliante, posso badare ai negri.»

Ricominciò ad avanzare. Mike Dunne il Peloso scoppiò a ridere. Billy la Serpe si sentì gelare. Se c’era una cosa al mondo che non poteva sopportare, ebbene, era l’esser deriso. In quel momento decise di non far impaurire Dunne per libersi di lui. Ucciderlo sarebbe stato più piacevole. «Avete portato con voi tutta quella feccia, negri e bianchi,» disse all’ufficiale. «A quanto pare avete avuto paura di affrontarmi da solo.»

Gli occhi verdi di Dunne si strinsero pericolosamente ed il bastone schioccò nel palmo della mano ancora più forte di prima. Fece velocemente due passi avanti, in pieno bagliore della fornace, e restò lì, nello splendore infernale, scrutando il cadavere che stava bruciando. «C’è soltanto lui e questo è a tuo vantaggio. Se fosse stato il Capitano o Jeffers, ti avrei rotto ogni osso prima di ucciderti. Ora ti ucciderò e basta.»

«No,» intervenne Joshua York. Si mise di nuovo di fronte all’ufficiale. «Andate via dal mio battello. Siete licenziato.»

Mike Dunne il Peloso lo spinse da una parte. «Statene fuori, Capitano. Sarà uno scontro leale, soltanto io e lui. Se mi batte, sarà lui l’ufficiale. Aspettate soltanto che gli abbia fatto a pezzi la testa e poi noi due andremo a cercare il Capitano Marsh per vedere chi lascerà questo battello.»

Billy la Serpe allungò la mano dietro la schiena e tirò fuori il coltello.

Joshua York guardò ora l’uno, ora l’altro, disperato. Gli altri erano tutti indietreggiati, e stavano incitando Mike il Peloso. Kurt si mosse con scioltezza e spinse da parte York, per impedirgli di interferire.

Inondato dalla cascata di luce della fornace, Mike Dunne il Peloso sembrava una creatura venuta dritta dall’inferno. Il fumo gli danzava intorno, la pelle era arrossata, l’acqua sui capelli si stava asciugando e la mazza batteva ritmicamente contro il palmo mentre avanzava. Sorrise. «Ho lottato con canaglie armate di coltello prima d’ora,» disse, sottolineando ogni frase con un colpo della spranga. «E tutti giocavano sporco.» Uno schiocco.

«Sono anche stato ferito in passato.» Thunk. «Le ferite guariscono, Billy la Serpe.» Thunk.

«Le teste rotte, beh, questa è un’altra faccenda.» Thunk. Thunk. Thunk.

Billy era nuovamente indietreggiato, finché la schiena aveva colpito duramente un mucchio di casse. La mano impugnava il coltello senza stringerne fermamente il corto manico. Mike il Peloso vide il suo avversario alle corde, inchiodato in un angolo, sogghignò e levò alta la mazza di ferro sulla testa. Si lanciò in avanti ruggendo. E Billy Tipton la Serpe rigirò il coltello nella mano e lo lanciò saettando nell’aria. Colpì Mike il Peloso sotto il mento, trapassò i baffi e penetrò nella testa dell’ufficiale. Questi cadde sulle ginocchia e il sangue sprizzò fuori dalla bocca. Un istante ancora, e Dunne si abbatté sul ponte.

«Bene, bene,» disse Billy camminando boriosamente verso il cadavere. Gli sferrò un calcio alla testa e sorrise, per i negri, gli stranieri, e per Kurt, ma soprattutto per Joshua York. «Bene, bene,» ripeté. «Presumo che questo mi abbia fatto guadagnare il titolo di ufficiale in seconda.»

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