Era una bella giornata a Whiteford, e la città era illuminata da un vivido sole e circonfusa da quell’alone di sicurezza, equilibrio e comodità caratteristiche delle piccole città nelle mattinate estive.
Jerome andò alla finestra del suo ufficio e rimase per un momento a guardare il traffico di Mayflower Square attraverso le chiome degli alberi. Era sfacciatamente troppo presto per pensare di far vacanza per il resto della giornata, ma nei pochi mesi trascorsi dal suo matrimonio con Anne Kruger e dalla sua nomina a condirettore dell’Examiner il lavoro era molto diminuito. Gli argomenti di interesse mondiale, come il drammatico e improvviso accordo sul disarmo nucleare, non erano di pertinenza dell’Examiner, e la cronaca nera locale era pressoché inesistente.
«Pensi a quello che sto pensando io?» Anne Kruger gli cinse la vita e posò la testa sui robusti muscoli della sua schiena.
«Sì, ma siamo andati al lago martedì» obiettò lui. «Dovremmo lavorare tutta la settimana, una volta tanto.»
Anne rise. «Ricordami di comprarti una scatola di pillole anti-puritane. Vado a parlare con Bernard. Sono sicura che non gli seccherà di pensare lui a tutto.» Si staccò da Jerome e andò a cercare il vicedirettore.
Jerome sedette alla scrivania in attesa del suo ritorno, e spinto dall’impulso aprì un cassetto e ne trasse una cartelletta che portava la scritta QUICKSILVER.
I lettori dell’Examiner tendevano a interessarsi di più ai risultati delle esposizioni locali di fiori che non ai voli spaziali, ma lui aveva raccolto una collezione di ritagli relativi alla Quicksilver e al suo sensazionale ritorno sulla Terra.
Ricordava come fosse rimasto incredulo quando, verso la fine di gennaio, si era diffusa la notizia che l’astronauta salvato aveva asserito di far parte di una colonia umana stabilitasi su Mercurio in epoca preistorica. Il misterioso spaziale era morto per collasso cardiaco poco dopo l’arrivo sulla Terra, ma aveva fatto in tempo a convincere qualcuno che diceva la verità.
L’interesse di tutto il mondo era stato tale che i tre principali membri del club spaziale, USA compresi, stavano allestendo nuove spedizioni dirette verso il primo pianeta.
Jerome aprì la cartelletta e sfogliò i ritagli finché non ebbe trovato una fotografia dell’astronauta morto. Aveva studiato più volte quella faccia barbuta da Cristo, chiedendosi perché continuasse ad affascinarlo. Nel suo intimo era sicuro che si trattasse di un russo che, dopo aver passato indicibili peripezie su Mercurio aveva finito con l’impazzire, ma una parte nascosta di lui si rifiutava di crederlo.
«Tutto a posto. Ho parlato con Bernard» disse Anne rientrando nell’ufficio. «Possiamo far vacanza per il resto della giornata.»
Jerome la guardò e sorrise: «Ti comprerò una gazzosa per ricompensa.»
«Stai ancora guardando quella foto!» Anne gli si mise a fianco e guardò la fotografia. «Penso che tu cominci a credere che veniva veramente da Mercurio.»
«Non far la bambina, Anne!» sospirò lui. «Voglio dire, credi che sia probabile?»
«Ma perché continui a guardarla?» insisté lei. «Comincio a pensare di avere un rivale.»
«Non sia mai!» Jerome chiuse la cartelletta e la gettò nel cestino della cartaccia. «So apprezzare quello che ho.»