CAPITOLO XVII

Mentre l'équipe chirurgica — stranamente assortita, per la verità — formata da Doc, Rama Joan e Bacchetto, si preparava a curare la gamba di Ray Hanks, Clarence Dodd guidò il resto degli uomini in una spedizione fino alle auto sepolte. Con la spinta combinata di tre o quattro uomini alla partenza, il camioncino si mise in moto abbastanza facilmente, nella sabbia, ma tendeva a fermarsi quando tutti tentavano di salire a bordo; così Hixon, l'Omino e il giovane Harry McHeath andarono in macchina, mentre Paul, Hunter e Wojtowicz si misero in cammino per raggiungerli alla frana.

Quando furono quasi arrivati, videro tornare indietro McHeath, che correva portando cerotti, garze e altri oggetti presi dalla valigetta di pronto soccorso di Dodd.

«Non sforzarti troppo, ragazzo,» gli gridò Wojtowicz. «A questo ritmo si fanno i quattrocento metri, non i cinquemila!»

«Quel ragazzo tende a strafare,» disse poi a Paul. «Ne sono responsabile verso le due zie, benché siano due vecchie dame arroganti che non vi raccomando!»

Dopo il breve esodo, aiutarono Dodd e Bill Hixon a scaricare, dal retro del camioncino di Dodd, e a trasferire sul veicolo funzionante, un formidabile assortimento di provviste, equipaggiamenti e oggetti pratici, tra i quali erano compresi scatole di cibo e di birra, coperte, due giacche di cuoio, una piccola tenda, stufetta a carbone, lampade a kerosene, e binocoli da campo… che vennero istantaneamente usati per guardare il Vagabondo, con scarsi risultati: infatti le lenti si limitarono a dilatare le chiazze purpuree e dorate. I binocoli permisero però di osservare con agghiacciante chiarezza gli enormi crepacci sulla superficie schiacciata, ellittica della Luna; l'ampiezza di quelle voragini divenne ancor più spaventosamente comprensibile.

Poi, dal veicolo di Dodd, scaturirono due machetes (Nel vederli, Paul ridacchiò per il romanticismo avventuroso di quegli oggetti) e due fucili con relative munizioni. Infine, tre latte da cinque galloni, e un lungo tubo, che usarono per trasferire la benzina dal serbatoio delle auto sepolte in quello del camioncino, e per ottenere una riserva di quindici galloni.

Wojtowicz si mise in spalla uno dei fucili, e annunciò:

«Ehi, guardate, rieccomi nell'esercito! Avanti… march!… Mi piace scherzare,» spiegò a Paul subito dopo.

Il camioncino carico, pur bloccandosi due o tre volte nella sabbia, compì il viaggio di ritorno abbastanza facilmente.

Il commento di Doc, dopo avere osservato il tesoro, fu:

«Dodd, qui vedo tutto il necessario per casi di emergenza, a eccezione di un liquore forte… o leggero,» aggiunse, scuotendo il capo, incredulo, alla vista dell'etichetta di una latta di pseudo birra, a bassissima gradazione.

«Ho un'ampia provvista di barbiturici e di dexedrina,» ribatté l'Omino.

«Non è la stessa cosa,» si lamentò Doc. «E non sono parziale nei confronti dei liquori. Se ci fosse almeno un po' di mescalina, diciamo, o di hashish, o perfino un po' di marijuana…»

Wanda parve lanciare fiamme dagli occhi. Harry McHeath rise nervosamente, e Wojtowicz disse solennemente, lanciando un'occhiata di avvertimento a Doc:

«Sta scherzando, ragazzo.»

Doc sorrise, e disse alla donna magra:

«Distribuisca il caffè rimasto, Ida. Gli Hixon non l'hanno ancora preso, e non hanno avuto neanche un sandwich, e una tazzina in più, o un boccone, non ci farebbero alcun male. Ora che sappiamo che Dodd ha quintali di caffè solubile, non c'è più bisogno di risparmiare. Inoltre, abbiamo bisogno di un contenitore per l'acqua del serbatoio della casa sulla spiaggia… ho controllato, ed è potabile. Alcuni tra voi potranno pensare che io sia soltanto un maniaco del C2H5OH, ma in pratica a volte mi soffermo perfino sull'H2O.»

Il suggerimento che riguardava il caffè venne accolto all'unanimità. Tutti erano stanchi, e lieti di salire sulla piattaforma, lasciando la sabbia scomoda; perciò presero posto, alcuni seduti sulle sedie, altri sul palco. Al centro, sulla branda, si trovava Ray Hanks, con la gamba fasciata e stretta da una «steccatura» improvvisata. Ma il ferito riposava passabilmente, dopo aver ricevuto una dose del whisky di Doc… e con Bacchetto accanto, che teneva sul suo fianco un leggero «tocco guaritore».

Ida versò il caffè agli Hixon, che ora sedevano fianco a fianco, con il marito che abbracciava la moglie con aria di protezione. I due si guardarono negli occhi, poi si toccarono le tazzine, con aria piuttosto solenne. Questo diede un certo tono all'insieme. C'era qualcosa di solenne in tutti loro, quando cominciarono a sorseggiare le ultime gocce di caffè caldo. Come Hunter aveva intuito prima, ciascuno a suo modo sentiva che quel luogo era una casa, per loro, e temeva il momento della partenza. Là sulla spiaggia non c'erano colline che potessero cadere, né edifici che potessero crollare o bruciare, né tubi del gas che potessero incrinarsi ed esplodere in vampate di fiamma gialla, né fili dell'alta tensione che, crollando, potessero spruzzare il terreno di crepitanti, mortali scariche azzurrine (Certo, c'era la casa sulla spiaggia, che ora pareva sgangherata, con una parete smossa dal terremoto, ma era buia e bassa e le finestre erano sbarrate con delle travi, e così essa poteva essere ignorata). Là non c'erano stranieri che seguissero le loro mosse su schermi segreti, né vittime che potessero supplicare il loro aiuto. Le scariche di statica soffocavano quei messaggi di catastrofe, quegli ordini e quelle proibizioni, tutto quello che la polizia e la Croce Rossa e la Difesa Civile stavano certo ordinando in quel momento, riempiendo l'etere di messaggi. Era meraviglioso sognare di poter restare là… una piccola, affiatata colonia sulla spiaggia… restare là a osservare il Vagabondo, che ora stava scendendo verso l'oceano, con la luna di nuovo nascosta dalla sua forma, e il pianeta che mostrava ora una faccia che ricordava un toro infuriato, che caricava tenendo bassa la testa purpurea, ora che il giallo bersaglio era sparito per metà dietro l'orlo del disco, e una rotondità più grande e più bassa di colore giallo stava apparendo lentamente dall'altra parte. Per caso, o forse addirittura intenzionalmente, due piccoli ovali gialli formavano due occhi. Dodd posò la sua tazza, per tracciare uno schizzo.

«El toro,» disse Margo.

«La testa di una piovra,» disse Rama Joan. «I cretesi la disegnavano proprio così, sui loro vasi.»

«Ma noi dovremmo andarcene da qui… e prima di tre, o quattro ore,» disse improvvisamente Doc, come se si fosse reso conto del sogno di tutti, che nessuno aveva pronunciato, di rimanere sulla spiaggia. «La marea.»

CINQUE ORE

Hunter aggrottò le sopracciglia, in segno di avvertimento, e Doc si affrettò ad aggiungere:

«Adesso, non fraintendetemi… in questo momento non corriamo il minimo pericolo, anzi, tutto il contrario. Qui l'intervallo dell'acqua alta è di circa dieci ore, e ciò significa una bassa marea circa quattro ore dopo che la Luna ha raggiunto il suo zenit, nel cielo. In altre parole, tra circa un'ora avremo la bassa marea. Vedete quanto è lontano il limite del bagnasciuga? Questo ci lascia tutto il tempo per un buon riposo… tempo che io per primo sono deciso a sfruttare.»

«Ma che cosa vuol dire la marea, Doc?» domandò Wojtowicz.

Di nuovo, Hunter si accigliò, e fece un piccolo segno di diniego col capo.

«No, Ross,» disse Doc, rivolgendosi a Hunter. «Credo che sia meglio affrontare la cosa adesso, quando ancora abbiamo tempo per respirare.» Poi, rivolgendosi a Wojtowicz, «Lei sa, naturalmente come la Luna… la massa della Luna… sia la principale causa delle maree. Ebbene adesso lassù c'è il Vagabondo. Si trova approssimativamente nello stesso punto della Luna, così possiamo aspettarci che le maree seguano più o meno lo stesso schema di prima.»

«Meno male,» disse Wojtowicz. «Per un momento mi aveva spaventato.»

Ma quasi tutti gli altri, ora, stavano guardando Doc, e non sorridevano. Doc sospirò, e disse:

«Però, a giudicare dal modo in cui ha catturato la Luna, il Vagabondo deve possedere una massa equivalente a quella della Terra… in altre parole, una massa ottanta volte superiore a quella della Luna.»

Ci fu un silenzio piuttosto prolungato. La parola «ottanta» rimase sospesa nell'aria, come una pietra grigia, che si faceva più grossa e più solida a ogni secondo che passava. Solo Bacchetto e le sue donne non sembravano molto preoccupati. Hunter aveva l'espressione accigliata, e stava scrutando ansiosamente le reazioni degli altri. Rama Joan, le cui ginocchia erano ritornate il cuscino della bambina addormentata, fece d'un tratto un caldo sorriso a Doc. La signora Hixon sollevò una mano, come se avesse voluto esclamare, «Ma…» Suo marito le prese la mano, e la strinse un po' più forte, facendo nello stesso tempo un solenne cenno di assenso a Doc. Paul fece lo stesso, circondando finalmente col braccio le spalle di Margo. L'Omino infilò in tasca il suo blocco d'appunti, e incrociò le braccia.

Doc sostenne lo sguardo degli altri, e fece un sorriso grave, e un po' triste.

Fu il giovane Harry McKeath a dare finalmente voce al pensiero generale.

«Lei intende dire, signor Brecht, che benché le maree possano seguire gli stessi orari e lo stesso ciclo di prima, esse saranno… ottanta volte più grandi?»

«Non ha detto questo!» intervenne in tono acceso Hunter. «Rudy, lei non ha preso in considerazione l'età delle maree. In ogni caso, dovremmo avere un giorno di tregua. Oltre a questo, le maree sono un fenomeno di risonanza… dovrebbe occorrere molto tempo, perché le bande delle maree oceaniche comincino a vibrare con maggiore ampiezza.»

«Questo può essere vero,» disse Doc. «Inoltre, ci saranno altri effetti moderatori, che potranno ridurre il fattore di ottanta. Però,» proseguì, con maggiore fermezza, «Quel pianeta dipinto in due tonalità è lassù, e non c'è ragionamento che possa cambiarne la massa. Avete visto tutti quel che ha già fatto alla Luna. Forse ci vorranno sette ore, o forse una settimana, ma l'acqua alta verrà, e quando verrà io mi sentirò più sicuro con un paio di colline sotto di me. È per questo che ho chiesto notizie sulla Collinare di Santa Monica,» spiegò agli Hixon. «Malgrado tutto,» continuò con voce forte, soffocando il brusio che aveva seguito le sue parole, «Prima che un uomo compia uno sforzo, egli raduna le sue forze… come io sto per fare ora. Chiunque voglia sprecare energia a blaterare inutilmente, si accomodi. Non mi darà fastidio.»

Detto questo, si sdraiò su quattro sedie allineate, portò le braccia sugli occhi e, dopo qualche tempo, cominciò sonoramente a russare.


Don Merriam, che si trovava per la seconda volta dietro il Vagabondo, improvvisamente pensò alla minaccia che la sola esistenza di quel pianeta poteva costituire per la Terra. Ci sarebbero stati dei terremoti… probabilmente… e gigantesche ondate di marea… certamente, anche se non sapeva con sicurezza quanto tempo ci sarebbe voluto ad accumularle… e avrebbe potuto esserci… be', lui non pensava che, a quella distanza, il Vagabondo avrebbe potuto spaccare la Terra, eppure avrebbe voluto vedere la Terra in quel momento, con il binocolo, per rassicurarsi.

Il suo dovere era quello di avvertire la Terra, o almeno di tentare, benché il tentativo sembrasse senza speranza. Riscaldò la radio del Baba Yaga, e cominciò alternativamente a trasmettere e ad ascoltare. Una volta, gli parve di udire il principio di una risposta, ma il segnale svanì.

Si domandò se qualcuno non fosse in ascolto, su quel nero emisfero dalle strane chiazze verdi.


Arab Jones e i suoi fratelli di viaggio, sull'Isola di Manhattan, avevano già trascorso una parte del giorno almeno doppia della parte di notte che ancora restava agli studiosi dei dischi volanti, dato che la linea dell'alba, in quel momento, stava avanzando verso ovest, attraverso le Montagne Rocciose, alla consueta velocità di 700 miglia orarie, spruzzandole di chiarori rosati e attirando gli avvoltoi sulla mesa solitaria di Asa Holcomb.

Nelle vicinanze di Roosevelt Square, Arab puntò il braccio verso i tetti, e gridò:

«Eccoli lassù!»

'High' e Pepe guardarono a loro volta. I tetti bassi erano una selva di gente, e spiegavano in parte il mistero della 125a Strada deserta. Alcune persone stavano guardando in basso, e altre stavano facendo dei segnali frenetici, e gridavano.

Ma era impossibile capire le parole, a causa del brontolio di un tassi abbandonato, parcheggiato così vicino che 'High', barcollante, usò uno degli sportelli aperti per appoggiarsi.

«Sono pazzi, se credono di sfuggire alle bombe a quel modo,» disse Pepe, guardando in alto. «Le bombe vengono dallo spazio, non salgono attraverso la roccia, non vengono certo dal vecchio Pellucidar!»

«Ne sei sicuro?» domandò 'High'. «Forse quella palla di fuoco sta venendo dal fiume, attraverso i canali di scarico.»

«Stanno aspettando tutti la palla di fuoco!» gridò Arab, spalancando le braccia per comprendere tutti i tetti della zona. «Ma sono già morti tutti! Sono un museo delle cere sulle cime dei tetti! Tutta New York è morta.»

Bruscamente, lo stimolo di paura di quest'ultima visione diventò un terrore paurosamente reale, ed egli pensò di essere spiato, e spinto, e attirato e infine irresistibilmente preso da tutte quelle scure mummie viventi di cera, che si trovavano quindici metri più in alto… e la visione diventò intollerabile.

«Andiamocene da qui!» urlò 'High'. Si rannicchiò un momento, e poi s'infilò nel tassi. «Io me ne vado!»

'High' si era messo al volante, e Arab e Pepe s'infilarono pesantemente nel sedile posteriore. Un balzo in avanti del tassi chiuse lo sportello, e li mandò ad affondare nel sedile di cuoio freddo e lucido, mentre 'High' si dirigeva a ovest, accelerando continuamente, e descrivendo una strana sarabanda tra centinaia d'auto abbandonate.


L'improvvisa frenesia di uscite di intere sezioni della Polizia e dei Vigili del Fuoco di New York, con un concerto di ululati che disturbava il rapido e sensato prepararsi della città alla catastrofe, fu dovuta a un certo numero di fattori concomitanti: dei rapporti esagerati sulla pressione della marea a Hell Gate, e dei danni riportati dal Centro Medico di Broadway, ordini errati o confusi impartiti da un cervello elettronico che si trovava nel centro sotterraneo del nuovo sistema automatico di coordinamento urbano… il cervello elettronico era entrato in corto circuito, per l'afflusso di acqua… e una falsa segnalazione di disordini nel centro commerciale.

Eppure, la bailamme generale fu dovuta in gran parte al sistema nervoso degli uomini… nuda paura alleata al frenetico bisogno di uscire e di fare in tutti i modi la parte dell'eroe. Fu come se il Vagabondo avesse finalmente realizzato le antiche superstizioni che affermavano come i raggi della Luna fossero portatori di pazzia. Per tutto l'emisfero occidentale… a Buenos Aires come a Boston, a Valparaiso come a Vancouver, ci furono le stesse, inutili, insensate sortite.


'High' Bundy stava ancora accelerando, tre isolati a ovest di Lenox, quando lui, Pepe e Arab udirono l'avvicinarsi delle sirene. Dapprima non capirono da dove esse venissero, ma solo che si avvicinavano, perché si facevano sempre più forti a ogni istante che passava.

Poi il tassi attraversò l'Ottava Avenue, e mentre il rauco ululato aumentava, essi videro avanzare a tutta velocità, lungo l'Ottava, a meno di un isolato di distanza, due pantere della polizia affiancate, e altre subito dopo, con le luci rosse di segnalazione ammiccanti.

'High' pigiò il pedale del gas con maggiore forza. Il suono delle sirene avrebbe dovuto diminuire per un paio di secondi, mentre c'erano degli edifici tra il tassi e le pantere. Ma non diminuì. Si fece più forte.

C'era un vecchio camioncino, abbandonato al centro della strada, all'incrocio successivo. 'High' si preparò a sorpassarlo a destra. Una pantera della polizia e un'auto dei vigili del fuoco uscirono come proiettili dalla Settima Avenue, da sud, e girarono per sorpassare il camioncino, ciascuno da un lato. 'High' premette l'acceleratore e non sterzò, passando a pochi millimetri dai parafanghi delle due auto, e attraversò la Settima con pochi centimetri di anticipo su una grossa autopompa dei pompieri, che seguiva le altre due auto a meno di una lunghezza. Pepe riuscì a scorgere il grande cappello rosso e il viso dagli occhi sbarrati dell'autista, e si mise le mani sugli occhi, tanto fu vivida l'impressione di uno scontro inevitabile.

Il tassi non era giunto neppure a metà dell'isolato successivo, quando l'incrocio, più avanti, si riempì di altre automobili rosse e nere, che sfrecciavano verso nord. Il concerto delle sirene, davanti e indietro, era lacerante.

Se i fratelli di «viaggio» non fossero stati carichi di droga, avrebbero potuto rendersi conto che la bailamme di auto della polizia e di autopompe che venivano da Manhattan bassa non aveva nulla a che fare con loro, personalmente, e che i minacciosi veicoli non convergevano sulla 125a Strada, ma continuavano la loro folle corsa verso nord.

Ma i fratelli di «viaggio» erano pieni di droga, e il magistrale stimolo di paura dell'inseguimento della polizia era sopra di loro. Pepe si convinse che loro sarebbero stati i capri espiatori, per un tentativo di distruggere Manhattan con bombe congelate… li avrebbero accusati di aver creato la palla di fuoco, e li avrebbero condannati con l'unica prova di un accenditore Zippo.

Arab sapeva che lo scopo della polizia era quello di spingerli sul tetto più vicino, per legarli lassù insieme alle ghignanti mummie di cera.

'High' pensò, semplicemente, che dovevano averli visti a fumare «erba» vicino al fiume… probabilmente, li avevano scoperti con la telepatia. Frenò, facendo fermare il tassi quasi davanti a Lenox. Scesero tutti.

L'entrata della metropolitana si spalancava come il nero invito di una caverna o di una tana, promettendo la sicurezza che tutti gli animali spaventati bramano. L'ingresso era parzialmente bloccato da una transenna bianca, ma i tre passarono oltre, e scesero di corsa le scale.

La biglietteria era vuota. I tre corsero fino ai binari. C'era un treno illuminato in attesa, con le portiere aperte. Ma a bordo non c'era nessuno.

La stazione era illuminata, ma non videro nessuno, da nessuna parte, su quella piattaforma o su quella di fronte.

Il treno vuoto stava ronzando sommessamente e insistentemente, ma dopo che le sirene si furono perdute in lontananza, non si udirono altri rumori.

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