48 Appoggiandosi al pugnale

Dopo essere uscita dalla vasca da bagno di rame con un asciugamano bianco avvolto attorno al capo, Nynaeve si asciugò lentamente. La paffuta cameriera dai capelli grigi cercò di vestirla ma lei la mandò via, ignorando le occhiate stupite e le proteste, vestendosi da sola con gran cura, esaminando l’abito verde scuro con l’ampio colletto di merletto che apparteneva a Merada e osservandosi allo specchio. Il pesante anello d’oro di Lan era riposto nel sacchetto appeso alla cintura — meglio non pensarci — assieme a uno degli anelli ritorti ter’angreal, e il Gran Serpente risplendeva al dito medio della mano destra. La mano destra. Preferiva non pensare nemmeno a quello.

Il soffitto alto era gradevolmente dipinto di azzurro cielo con delle nuvole bianche, i sostegni dei mobili rappresentavano delle sconcertanti zampe di leone dorate, le sottili colonne del letto e le zampe delle sedie, come tutto ciò che era verticale, erano troppo scanalate e dorate per i suoi gusti, ma era di sicuro la stanza più comoda nella quale avesse alloggiato da parecchio tempo. Una stanza gradevole. Moderatamente fresca. Nynaeve stava cercando di calmarsi, ma non ci riusciva.

Aveva percepito una tessitura di saidar, e non appena uscì dalla camera da letto vide la protezione contro le spie che Elayne aveva lavorato e legato attorno al soggiorno. Birgitte e Aviendha erano già presenti, entrambe con un abito pulito e fresche di vasca.

Secondo quanto Birgitte aveva definito ordinario da quelle parti, quattro camere da letto affiancavano l’unico soggiorno, anch’esso con il soffitto affrescato di azzurro cielo e nuvole. Quattro alte finestre arcuate si aprivano su un lungo balcone di ferro battuto dipinto di bianco, talmente intricato che potevano guardare la piazza di Mol Hara proprio davanti al palazzo senza essere notate. Dalle finestre soffiava una debole brezza, che trasportava l’odore salmastro del mare e sembrava addirittura fresca. La rabbia interferiva con la sua concentrazione e Nynaeve aveva percepito la tensione subito dopo essere giunta al palazzo di Tarasin.

A Thom e Juilin erano state assegnate delle stanze nella zona della servitù, cosa che sembrò irritare Elayne più che non gli uomini stessi. Thom si era messo a ridere. Ma in fondo poteva permetterselo.

«Bevi un po’ di questo eccellente tè, Nynaeve» le disse Elayne, sistemandosi un tovagliolino bianco sulla gonna del bel vestito di seta blu. Come tutto il resto nel soggiorno, la grande sedia di Elayne aveva delle sfere dorate come zampe e altre disposte in cima allo schienale. Aviendha le sedeva a fianco, ma sul pavimento, con le gambe incrociate sotto al vestito verde chiaro dal collo alto, quasi dello stesso colore delle mattonelle. La collana d’argento con il suo complesso intarsio si accompagnava bene a quell’abito. Nynaeve non pensava di aver mai visto la Aiel seduta su una sedia.

«Menta e lamponi» aggiunse Birgitte all’offerta di Elayne, riempiendo un’altra tazzina di delicata porcellana color oro senza attendere. Birgitte aveva addosso degli ampi pantaloni grigi e una giubba blu molto corta. Occasionalmente indossava degli abiti femminili, ma, visti i suoi gusti, Nynaeve era contenta che non lo facesse spesso. Tutte e tre vestite e agghindate, ma nessuno le voleva.

La caraffa d’argento brillava per la condensa e il tè era fresco e dissetante. Nynaeve ammirava il volto di Elayne, freddo e asciutto. Lei si sentiva già umida malgrado la brezza. «Devo dire» mormorò «che mi aspettavo di essere accolta diversamente.»

«Davvero?» chiese Elayne. «Dopo il modo in cui ci hanno trattate Vandene e Adeleas?»

Nynaeve sospirò. «Molto bene, diciamo allora che lo speravo. Finalmente sono Aes Sedai, davvero Aes Sedai, e nessuno sembra crederci. Speravo davvero che lasciare Salidar avrebbe fatto la differenza.»

L’incontro con Merilille Ceandevin non era andato bene. Si trattava della presentazione. Il preambolo di Vandene era stato quasi sbrigativo, quindi erano state congedate, mandate via per dar modo alle vere Aes Sedai di parlare. Merilille aveva detto di essere sicura che volessero rinfrescarsi, ma era un congedo che lasciava loro, la scelta se andare via come Ammesse obbedienti o rifiutare come bambine capricciose. Solo il ricordo rovinò tutti i tentativi di Nynaeve di mantenere la calma; il sudore cominciò a grondarle dal viso.

Essere mandate via non era stata comunque la cosa peggiore. Merilille era una snella, elegante donna di Cairhien che aveva i capelli neri e lucidi e grandi occhi, una Grigia che non sembrava mai sorpresa da nulla e mai lo sarebbe stata, eppure aveva sgranato gli occhi quando le avevano detto che Elayne e Nynaeve erano Aes Sedai e ancora di più nel sentire che Egwene era Amyrlin Seat. Anche Birgitte come Custode l’aveva colpita, benché fosse riuscita a reagire con una sola occhiata e una momentanea tensione delle labbra. Aviendha fu la parte più facile. Merilille le disse solo poche parole, le spiegò quanto sarebbe stata contenta di essere novizia. Quindi furono congedate. Con il suggerimento, più nella forma di un ordine, di trascorrere qualche giorno a recuperare dai rigori del viaggio.

Nynaeve estrasse il fazzoletto dalla manica e si sventolò inutilmente il volto.«Penso ancora che nascondano qualcosa.»

«Davvero, Nynaeve» puntualizzò Elayne scuotendo il capo. «Non mi piace come siamo state trattate, proprio come non piace a te, ma stai cercando di fare un toro di un topolino. Se Vandene e Adeleas vogliono cercare delle fuggiasche, che lo facciano pure. Preferiresti che prendessero il comando nella ricerca della scodella?» Durante l’intero viaggio non avevano parlato del ter’angreal che dovevano cercare, per paura che le due decidessero appunto di prendere le redini dell’impresa.

Che lo facessero o meno, Nynaeve era ancora convinta che nascondessero qualcosa. Elayne non voleva ammetterlo. Adeleas doveva aver capito che Nynaeve aveva sentito quell’osservazione sull’andare a caccia di fuggiasche una volta raggiunta Ebou Dar, e quando lei chiese se si aspettavano davvero di trovarne qualcuna, Vandene rispose un po’ troppo in fretta che erano sempre alla ricerca di giovani ragazze fuggite dalla Torre. Non aveva senso. Nessuna era fuggita da Salidar, anche se le novizie a volte lo facevano — la vita era dura, specialmente con anni di obbedienza come prospettiva prima di poter anche solo incominciare a pensare a se stesse — e di tanto in tanto un’Ammessa cominciava a disperare della conquista dello scialle e cercava quindi di andare via, eppure anche Nynaeve sapeva che poche riuscivano a superare l’isola di Tar Valon e quasi tutte venivano riportate indietro. Le ragazze potevano essere espulse in ogni momento, perché non erano abbastanza forti da proseguire, perché rifiutavano o fallivano l’esame da Ammessa e quello da Aes Sedai che lei ed Elayne avevano evitato, ma andare via di propria spontanea volontà non era una decisione possibile, a meno che non si portasse lo scialle.

Quindi, se le fughe portate a buon fine erano rare, perché Vandene e Adeleas pensavano di poter trovare qualche ragazza a Ebou Dar, e perché si erano chiuse come cozze quando glielo aveva chiesto? Nynaeve temeva di conoscere anche troppo bene la risposta. Non tirare la treccia fu un’azione che richiese un discreto autocontrollo. Le sembrava che in quello stesse migliorando.

«Almeno adesso Mat è convinto che siamo Aes Sedai» gridò. Se non altro, avrebbe potuto regolare i conti con lui. Che tentasse pure di farle qualcosa: avrebbe scoperto che effetto faceva essere colpito con qualunque cosa potesse essere raccolta con il Potere. «È meglio per lui.»

«È per questo che lo hai evitato come un Cheltan recalcitrante davanti a un esattore delle tasse?» domandò Birgitte con un sorriso, e Nynaeve sentì che stava arrossendo. Pensava di aver nascosto meglio i suoi sentimenti.

«È molto irritante, anche per essere un uomo» mormorò Aviendha. «Devi aver viaggiato in terre molto lontane, Birgitte. Menzioni spesso posti di cui non ho mai sentito parlare. Un giorno vorrei viaggiare nelle terre bagnate e vedere tutti questi strani luoghi. Dov’è questo... Cheltan? Chelta?»

Quella domanda cancellò il sorriso dal volto di Birgitte; ovunque si trovasse doveva essere scomparso da migliaia di anni, forse da un’Epoca precedente. Lei e quel suo vizio di parlare dei posti che conosceva. Nynaeve avrebbe voluto essere stata presente quando aveva ammesso con Egwene ciò che quest’ultima già sapeva. Egwene era diventata decisamente forte durante il periodo con gli Aiel e tollerava ben poco le cose che riteneva insensate. Birgitte era ritornata con un’espressione castigata.

In ogni caso, a Nynaeve piaceva più Birgitte di Aviendha, che la metteva molto a disagio con quei suoi occhi e i discorsi da donna assetata di sangue. Per quanto Birgitte potesse essere irritante, Nynaeve aveva promesso di aiutarla a mantenere il segreto.

«Mat mi ha... minacciata» disse veloce. Fu la prima cosa che le venne in mente per distrarre Aviendha e l’ultima che volesse far conoscere alle altre. Le guance arrossirono di nuovo. Elayne sorrise, anche se aveva avuto la buona grazia di nascondere il viso nella tazzina. «Non in quel modo» aggiunse quando Aviendha cominciò ad aggrottare le sopracciglia e a carezzare il cinturone con il pugnale. La donna aiel sembrava pensare che la giusta risposta a ogni provocazione dovesse essere violenta. «Si è trattato solo di...» Aviendha e Birgitte la guardavano interessatissime, tutte orecchi. Fu soccorsa da Elayne.

«Penso davvero che abbiamo parlato abbastanza di mastro Cauthon» disse con fermezza. «È qui solo perché dovevamo toglierlo dai piedi a Egwene e io posso sempre decidere cosa fare con quel ter’angreal in un altro momento.» Serrò le labbra per un istante. Non era stata particolarmente contenta quando Vandene e Adeleas avevano iniziato a incanalare contro Mat senza nemmeno chiederle il permesso, e meno ancora quando lui si era infilato in quella locanda. Non aveva potuto intervenire. Elayne sosteneva che solo dicendogli di fare cose che avrebbe fatto comunque lo avrebbe abituato a ricevere ordini. Be’, buona fortuna a lei.

«Mat è la parte meno importante di questo viaggio» disse con maggior fermezza.

«Sì» rispose Nynaeve, cercando di non infondere sollievo nella voce. «Sì, la scodella è ciò che conta.»

«Vorrei andare in avanscoperta io per prima» disse Birgitte. «Ebou Dar sembra più dura di quanto ricordassi, e questo quartiere che avete descritto potrebbe essere più duro di...» non guardò Aviendha «...del resto della città» concluse la frase sospirando.

«Se bisogna andare in avanscoperta» intervenne Aviendha «vorrei partecipare. Ho un cadin’sor.»

«Un’esploratrice deve mimetizzarsi» rispose con gentilezza Elayne. «Penso che dovremmo trovare degli indumenti del posto per tutte noi, poi potremo cercare insieme e nessuna di noi darà nell’occhio, anche se Nynaeve avrà la meglio» aggiunse, sorridendo a Birgitte e Aviendha. Le donne di Ebou Dar che aveva visto avevano i capelli scuri e quasi tutte sembravano avere gli occhi neri. Aviendha sospirò e Nynaeve ebbe voglia di farle eco, pensando a quelle scollature profonde. Birgitte invece sorrise; non aveva alcun pudore.

Prima che la discussione continuasse, una donna dai capelli neri e corti e con addosso la livrea della casata Mitsobar entrò senza bussare, cosa che a Nynaeve sembrò maleducata, nonostante quello che secondo Elayne era il corretto comportamento di una cameriera. La ragazza aveva addosso un abito bianco e la gonna era corta sopra al ginocchio sinistro per mostrare una sottoveste verde, con il corpetto attillato e un’ancora e una spada verdi ricamate sul seno sinistro. Anche la scollatura della livrea era molto profonda. Paffuta e di mezza età, la donna esitò, quindi fece la riverenza e si rivolse a tutte.

«La regina Tylin desidera vedere le tre Aes Sedai, se loro sono d’accordo.»

Nynaeve si scambiò delle occhiate stupite con Elayne e le altre.

«Qui ci sono solo due Aes Sedai» rispose Elayne dopo un istante. «Forse ti riferisci a Merilille?»

«Sono stata indirizzata in questo appartamento... Aes Sedai.» La pausa fu abbastanza lunga da essere notata e la donna aveva espresso quel titolo in forma quasi interrogativa.

Elayne si alzò lisciandosi la gonna; nessun estraneo avrebbe sospettato che dietro quel volto sereno si nascondesse rabbia pura, ma c’era un cenno di tensione agli angoli della bocca. «Andiamo, Nynaeve, Aviendha, Birgitte?»

«Io non sono Aes Sedai» rispose Aviendha, e la cameriera aggiunse in tutta fretta: «Mi è stato detto di invitare solo le Aes Sedai.»

«Aviendha e io potremmo andare a dare un’occhiata in città mentre voi incontrate la regina» disse Birgitte prima che Elayne potesse aprire bocca. Il volto della Aiel si illuminò.

Elayne rivolse alle due donne un’occhiata severa, quindi sospirò. «Be’, almeno fate attenzione. Nynaeve, vuoi venire o preferisci andare con loro?» L’ultima parte fu pronunciata in maniera secca, con un’altra occhiata a Birgitte.

«Oh, non voglio perdermi una cosa simile» rispose Nynaeve. «Sarà bello incontrare finalmente qualcuna che pensa...» non poté finire la frase con la cameriera presente. «Non dovremmo far aspettare la regina.»

«Oh, no» disse la donna in livrea. «Equivarrebbe al valore delle mie orecchie.»

Quale che fosse ‘il valore delle sue orecchie’, ci volle del tempo per attraversare i corridoi del palazzo. Come a bilanciare tutto il bianco delle pareti esterne, il palazzo era pieno di colore. In un corridoio il soffitto era dipinto di verde e le pareti azzurre, in un altro le pareti erano gialle e il soffitto rosa pallido. Le mattonelle erano a forma di diamante, rosse, nere e bianche o gialle e blu o ogni altra combinazione delle varie sfumature. Vi erano pochissimi arazzi e di solito rappresentavano scene marine, c’erano però molti vasi in porcellana color oro del Popolo del Mare inseriti dentro delle nicchie arcuate, e anche dei grandi pezzi di cristallo scolpito, statue, orci e ciotole che avevano attirato l’attenzione di Nynaeve come quella di Elayne.

I servitori correvano da tutte le parti: la versione maschile della livrea includeva brache bianche e lunghe vesti verdi sopra una camicia bianca con delle ampie maniche pieghettate, ma prima che si fossero allontanate di molto Nynaeve vide qualcuno che si dirigeva verso di loro e si arrestò di scatto, prendendo Elayne per un braccio. Si trattava di Jaichim Carridin. Mentre le oltrepassava, Nynaeve non tolse gli occhi di dosso a quell’alto uomo dai capelli grigi, ma i suoi profondi occhi crudeli non le guardarono mai; il manto bianco sventolava alle sue spalle. Aveva il volto madido di sudore, ma lo ignorò come ignorava loro due.

«Che cosa sta facendo qua?» chiese Nynaeve. L’uomo aveva scatenato un massacro a Tanchico e solo la Luce sapeva dove altro.

La cameriera la guardò perplessa. «I Figli della Luce hanno inviato un’ambasciata due mesi fa. La regina... Aes Sedai?» di nuovo quell’esitazione.

Elayne riuscì ad annuire con grazia, ma Nynaeve non riuscì a togliere la durezza dalla sua voce. «Certo, non dobbiamo farla aspettare.»

Una cosa che Merilille si era lasciata scappare su quella Tylin era che si trattava di una donna puntigliosa, rigida e formale. Se anche lei avesse cominciato a dubitare che loro erano Aes Sedai, Nynaeve era dell’umore giusto per provarlo.

La domestica le lasciò in una vasta stanza con il soffitto azzurro chiaro e le pareti gialle, dove una fila di alte finestre a triplo arco si affacciavano su un balcone di ferro battuto che lasciava entrare una piacevole brezza salata, e al cospetto della regina Nynaeve ed Elayne fecero la riverenza, da Aes Sedai a governante, una leggera flessione, un vago cenno del capo.

Tylin era una donna imponente. Non più alta di Nynaeve, aveva un portamento regale che Elayne avrebbe faticato a eguagliare in uno dei suoi giorni migliori. Avrebbe dovuto ricambiare le loro riverenze facendone una a sua volta, ma non fu così. Al contrario le esaminò con un’intensità arrogante bene espressa dai grandi occhi scuri.

Nynaeve cercò di ricambiare il favore al meglio. I capelli di Tylin, ondulati, neri e lucidi, grigi alle tempie, scendevano ben oltre le spalle e incorniciavano un volto bellissimo, anche se con qualche ruga. Sulle guance della donna erano visibili due cicatrici, sottili e molto vecchie, quasi invisibili. Aveva anche uno di quei pugnali ricurvi appeso a una cintura d’oro, con l’elsa e la custodia tempestate di gemme preziose. Nynaeve era certa che fosse solo ornamentale. L’abito di seta blu di Tylin non era del tipo che potesse essere indossato durante un duello, con delle cascate di merletto candido come la neve che le nascondevano quasi le mani e la gonna tirata sopra le ginocchia per mostrare strati di sottovesti di seta verdi e bianche, con uno strascico lungo un passo o forse più. Il corpetto era decorato con lo stesso merletto, stretto al punto tale che Nynaeve non era certa se fosse più scomodo sedere o rimanere in piedi indossandone uno. Portava un girocollo d’oro che avviluppava il collo slanciato e sosteneva altro merletto, che spuntava da sotto al mento e dal quale pendeva un coltello nuziale dalla custodia bianca con l’elsa rivolta verso il basso, incorniciato dal taglio ovale della scollatura decisamente profonda.

«Voi due dovete essere Nynaeve ed Elayne.» Tylin prese una sedia intagliata e fatta con un legno che somigliava al bambù, anche se era dorata, e si sistemò la gonna con cura senza mai distogliere lo sguardo dalle due donne. La voce era profonda, melodiosa e imperiosa. «Avevo capito che c’era una terza persona di nome Aviendha.»

Vi fu uno scambio di sguardi fra Nynaeve ed Elayne. Non erano state invitate a sedersi, nemmeno con un cenno degli occhi. «Lei non è Aes Sedai» iniziò a rispondere con calma Elayne.

Tylin parlò prima che potesse aggiungere altro. «E tu lo sei? Avrai visto al massimo diciotto inverni, Elayne. E tu, Nynaeve, che mi fissi come un gatto con la coda impigliata, quanti ne hai visti? Ventidue? Forse ventitré? Che mi pugnalino il fegato! Una volta ho visitato Tar Valon e la Torre Bianca. Dubito che qualsiasi donna della vostra età abbia mai portato l’anello alla mano destra.»

«Ventisei!» scattò Nynaeve. Con una bella fetta della Cerchia delle Donne, giù a Emond’s Field, che pensava fosse troppo giovane per essere Sapiente, era diventata un’abitudine sventolare la propria età. «Io ho ventisei anni e sono un’Aes Sedai dell’Ajah Gialla.» Provava ancora un brivido d’orgoglio nel pronunciare quella frase. «Elayne forse avrà diciotto anni, ma è Aes Sedai anche lei e appartiene all’Ajah Verde. Pensi che Merilille e Vandene ci lascerebbero indossare questi anelli per scherzo? Sono cambiate molte cose, Tylin. L’Amyrlin Seat, Egwene al’Vere, non è più grande di Elayne.»

«Davvero?» rispose Tylin atona. «Non mi era stato riferito. Prima l’Aes Sedai che è stata mia consigliera fin dal giorno che sono ascesa al trono, e di mio padre prima di me, se ne va improvvisamente per tornare alla Torre senza alcuna spiegazione, poi sento che le voci sulla Torre divisa sono vere, quindi i fautori del Drago sembrano spuntare dalla terra, successivamente arriva un’Amyrlin per opporsi a Elaida e viene riunito un esercito sotto uno dei grandi capitani in Altara... Con tutti questi avvenimenti, non potete aspettarvi che sia innamorata delle sorprese.»

Nynaeve sperava che non le si vedesse in viso quanto si sentiva male. Perché non aveva ancora imparato a tenere a freno la lingua, di tanto in tanto? Improvvisamente si accorse che non percepiva più la Vera Fonte; rabbia e imbarazzo non erano associabili. Probabilmente era un bene. Se avesse potuto incanalare forse si sarebbe resa ancor più stupida.

Elayne cercò di calmare le acque senza interrompersi. «So che lo hai già sentito dire prima,» disse a Tylin «ma lascia che aggiunga le mie scuse a quelle di Merilille e delle altre. Portare un esercito all’interno dei tuoi confini senza avere il tuo permesso è stato irragionevole. La sola cosa che posso dire per giustificarlo è che gli eventi si sono mossi più rapidamente di quanto sia giunta notizia a Salidar, ma non è una scusa. Ti giuro che non intendiamo danneggiare l’Altara né insultare il trono dei Venti. Mentre parliamo Gareth Bryne sta portando l’esercito fuori da questo regno.»

Tylin la fissò senza battere ciglio. «Non ho sentito scuse o spiegazioni finora, ma ogni governante di Altara deve imparare a ingoiare insulti da potenze superiori.» Sospirando fece un cenno con la mano, lasciando svolazzare i merletti. «Sedete. Entrambe. Appoggiatevi al vostro pugnale e liberate le lingue.» Il sorriso improvviso fu simile a un ghigno. «Non conosco nessun detto equivalente di Andor. Mettetevi a vostro agio e parlate apertamente.»

Nynaeve fu contenta che gli occhi azzurri di Elayne si sgranassero sorpresi, perché lei era rimasta a bocca aperta. Era la donna che secondo Merilille richiedeva cerimoniali al massimo livello? Nynaeve fu più che felice di prendere una sedia. Pensando a tutte le correnti sotterranee di Salidar si chiese se Tylin stesse cercando di... Che cosa? Ormai si aspettava che chiunque non fosse un amico di vecchia data cercasse di manipolarla. Elayne sedeva sul bordo della sedia, rigida.

«Sono sincera» insisté Tylin. «Qualunque cosa direte, non vi leggerò alcun insulto.» Da come tamburellava sull’elsa del pugnale che portava alla vita, il silenzio avrebbe potuto essere considerato tale.

«Non so di preciso da dove iniziare» rispose Nynaeve con cautela. Sperava che Elayne avesse annuito alla sua apertura. Lei doveva sapere come comportarsi con re e regine. Perché non diceva qualcosa?

«Oh, be’,» disse spazientita la regina «spiegatemi perché a Ebou Dar sono arrivate altre quattro Aes Sedai da Salidar. Il motivo non può essere superare l’ambasciata di Elaida — Teslyn non la chiama nemmeno in quel modo, e ci sono solo lei e Joline... Non lo sapevate?» Ricadde indietro sulla sedia ridendo e si portò due dita davanti alle labbra. «Sapete dei Manti Bianchi? Sì?» Con la mano libera fece un movimento come a tagliare l’aria e il divertimento cominciò a diminuire. «Manti Bianchi! Ma devo ascoltare chiunque si presenti da me, il lord Inquisitore Carridin come tutti gli altri.»

«Ma perché?» chiese Nynaeve. «Sono contenta che non ti piacciano i Manti Bianchi, ma in questo caso perché devi ascoltare anche una sola parola di Carridin? Quell’uomo è un macellaio.» Sapeva di aver commesso un altro errore. Il modo in cui Elayne aveva preso a studiare il grande camino bianco, dove l’architrave profondo era scolpito in modo da rappresentare delle onde enormi, glielo aveva rivelato ancor prima che l’ultima vestigia di risate svanisse dalla bocca di Tylin.

«Tu mi prendi alla lettera» disse con calma la regina. «Ho detto parlate liberamente e...» Gli occhi scuri si posarono sulle mattonelle e sembrò che la donna cercasse di controllarsi.

Nynaeve guardò Elayne sperando in un qualche suggerimento su cosa aveva detto di sbagliato, su come porvi riparo, ma la ragazza la guardò in tralice e scosse lievemente il capo prima di tornare a studiare il camino di marmo. Forse anche lei doveva evitare di guardare Tylin? Ma la donna che ora fissava il suolo attirava lo sguardo di Nynaeve. Con una mano Tylin carezzava l’elsa del pugnale ricurvo, con l’altra arma più piccola fra i seni.

Il coltello nuziale diceva molto su Tylin; Vandene e Adeleas avevano spiegato volentieri alcune delle usanze di Ebou Dar, soprattutto quelle che facevano sembrare pericolosa la città per chiunque non fosse circondato da una dozzina di guardie del corpo armate. La custodia bianca significava che la regina era vedova e non intendeva risposarsi. Le quattro perle e il granato incastonati nell’oro dell’elsa dicevano che aveva avuto quattro figli e una figlia. La montatura di smalto bianco del granato e quella rossa su tre perle diceva che solo un figlio era sopravvissuto. Dovevano tutti aver avuto almeno sedici anni quando erano morti in duello, o l’incastonatura sarebbe stata nera. Chissà cosa comportava portarsi appresso un promemoria del genere! Secondo Vandene le donne interpretavano l’incastonatura rossa o bianca come punto d’orgoglio, che le pietre fossero perle, granati o vetri colorati. Vandene aveva anche spiegato che alcune donne rimuovevano le pietre rappresentanti i figli che avevano superato i sedici anni e rifiutato i duelli, senza mai più riconoscerli.

Alla fine Tylin sollevò il capo. La sua espressione non era sgradevole e la mano lasciò il pugnale alla cintura, ma la donna continuò a toccare il coltello nuziale con fare assente. «Voglio che mio figlio mi succeda al trono dei Venti» spiegò con calma. «Beslan ha la tua età, Elayne. In Andor sarebbe un dato di fatto — anche se dovrebbe essere una donna...» Tylin sorrise, sembrava davvero divertita «e lo stesso varrebbe in qualsiasi altra terra a parte il Murandy, dove le cose vanno pressappoco come qui in Altara. Durante i millenni dopo Artur Hawkwing solo una casata ha mantenuto il trono per cinque generazioni, e la caduta di Anarina fu talmente repentina che ancora oggi la casata Todande è un cane da salotto per chiunque li voglia requisire. Nessun’altra casata ha mai avuto più di due governanti in successione.

«Quando mio padre ha preso il trono, vi erano altre pariglie che avevano più potere in città. Se fosse uscito da questo palazzo senza guardie del corpo, sarebbe stato infilato in un sacco con dei sassi e gettato in un fiume. Quando è morto mi ha lasciato tutto questo. Poco, a confronto di altri regni. Un uomo che avesse dei cavalli freschi potrebbe raggiungere la fine del mio regno in un solo giorno. Ma non sono stata inoperosa. Quando sono giunte notizie del Drago Rinato, mi sono sentita certa che avrei potuto lasciare a Beslan due volte ciò che possiedo e ogni sorta di alleato. La Pietra di Tear e Callandor hanno cambiato tutto. Adesso ringrazio Pedron Niall per aver organizzato le cose in modo tale che Illian si prenda solo un centinaio di chilometri dell’Altara invece di invaderci. Ascolto Jaichim Carridin e non gli sputo in un occhio, per quanti abitanti dell’Altara siano morti durante la guerra dei Manti Bianchi. Ascolto Carridin, Teslyn, Merilille e prego di poter lasciare qualcosa a mio figlio invece che essere ritrovata annegata nella vasca da bagno o che Beslan subisca un incidente di caccia.»

Tylin sospirò. L’espressione gradevole rimase, ma la voce era tagliente. «Adesso che mi sono esposta a seno nudo al mercato del pesce per voi, rispondete alle mie domande. Perché ho l’onore di aver ricevuto la visita di altre quattro Aes Sedai?»

«Siamo qui per trovare un ter’angreal» rispose Elayne. Mentre Nynaeve la fissava stupita raccontò tutto, dal tel’aran’rhiod alla stanza polverosa dove era nascosta la scodella.

«Riportare il clima alla normalità sarebbe una benedizione miracolosa,» osservò Tylin lentamente «ma il quartiere che avete descritto somiglia al Rahad, sull’altra riva del fiume. Anche la guardia cittadina cammina in punta di piedi da quelle parti. Perdonatemi — capisco che siete Aes Sedai — ma nel Rahad potreste ritrovarvi con un pugnale in mezzo alla schiena prima di accorgervene. Se gli abiti sono eleganti, usano una lama molto sottile per versare meno sangue. Forse dovreste lasciare questa ricerca a Vandene e Adeleas. Credo che loro abbiano qualche anno di più, per sapere come accedere a un posto simile.»

«Ti hanno detto della scodella?» chiese Nynaeve aggrottando le sopracciglia. Ma la regina scosse il capo.

«Solo che erano qui alla ricerca di qualcosa. Le Aes Sedai non dicono mai una parola più di quanto devono.» Quel sorriso fugace si accese di nuovo. Sembrava più allegro, anche se rendeva maggiormente visibili le sottili cicatrici sulle guance. «Fino alla vostra comparsa. Mi auguro che il passare degli anni non vi cambi troppo. Ho spesso desiderato che Cavandra non avesse fatto ritorno alla Torre. Con lei potevo parlare in questo modo.» Dopo essersi alzata fece loro cenno di rimanere sedute e attraversò la stanza per percuotere un gong d’argento con un martello d’avorio. Per essere così piccolo, risuonò forte. «Farò portare del tè alla menta e parleremo ancora. Mi direte come posso aiutarvi — se inviassi dei soldati nel Rahad si ripresenterà la stessa situazione della sommossa del vino — e forse riuscirete anche a spiegarmi perché la baia è così piena di imbarcazioni del Popolo del Mare che né i moli né il commercio...» Trascorsero molto tempo discutendo e sorseggiando il tè, quasi sempre parlando dei pericoli del Rahad e di cosa Tylin non poteva fare, e a un certo punto fu presentato alle donne Beslan, un giovane che si inchinava rispettosamente e le fissava con dei meravigliosi occhi scuri che forse mostrarono troppo sollievo quando la madre lo congedò. Lui di sicuro non aveva mai dubitato che fossero Aes Sedai. Alla fine le due fecero ritorno ai loro appartamenti attraverso i corridoi variopinti.

«Hanno deciso di prendersi anche il compito della ricerca» mormorò Nynaeve, guardandosi intorno per essere certa che nessuno dei servitori in livrea fosse abbastanza vicino da sentire. Tylin aveva scoperto troppe cose su di loro, troppo in fretta e, per quanto avesse sorriso, era molto seccata dalla presenza delle Aes Sedai a Salidar. «Elayne, credi che sia stato saggio dirle tutto? Potrebbe decidere che il modo migliore per assicurare il trono a quel ragazzo sia lasciarci trovare la scodella e poi dirlo a Teslyn.» La ricordava vagamente; una Rossa molto sgradevole.

«So cosa provava mia madre nei confronti delle Aes Sedai che attraversavano Andor senza mai fornire le motivazioni del loro viaggio. So cosa proverei io. E poi mi sono ricordata una cosa che mi è stata insegnata a proposito di quella frase — appoggiati al pugnale e quanto segue. Il solo modo di insultare qualcuno che te la rivolge è mentire.» Elayne sollevò il mento. «Per quanto riguarda Vandene e Adeleas, credono solamente di aver preso il comando. Questo Rahad forse è pericoloso, ma non riesco a pensare a nulla di peggio di Tanchico, e non dovremo preoccuparci dell’Ajah Nera. Scommetto che in dieci giorni troveremo la scodella, saprò cosa fa funzionare il ter’angreal di Mat e saremo in cammino per riunirci a Egwene, con Mat che ci rivolgerà il saluto più in fretta di mastro Vanin. Lasceremo Vandene e Adeleas con Merilille e Teslyn, a cercare di scoprire cosa sia accaduto.»

Nynaeve non riuscì a trattenersi ed esplose in una risata. Un cameriere smilzo che stava spostando un vaso di porcellana dorata la guardò e lei gli fece una linguaccia. All’uomo cadde quasi di mano il vaso. «Non accetterei questa scommessa, se non per la parte relativa a Mat. Dieci giorni.»

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