Ho cominciato da due schermate la mia demo per quelli della Microsoft e sento sapore di sangue in bocca e devo cominciare a deglutire. Il mio capo non conosce il materiale, ma non mi lascia condurre la demo con un occhio nero e metа faccia gonfia per i punti dentro la guancia. I punti si sono allentati e li sento con la lingua. Pensate a una lenza aggrovigliata sulla spiaggia. Io li immagino come i punti neri che si danno a un cane ferito e continuo a inghiottire sangue. Il mio capo sta facendo la presentazione leggendo il testo che gli ho scritto io, mentre io mi occupo della proiezione, quindi sono in fondo alla stanza al buio.
Le labbra mi diventano appiccicose di sangue e io mi sforzo di ripulirmele con la lingua e quando le luci si accenderanno mi rivolgerт ai rappresentanti della Microsoft, mi rivolgerт a Ellen e Walter e Norbert e Linda, grazie di essere venuti, con la bocca luccicante di sangue e il sangue che mi spunta dalle fessure tra i denti.
Si riesce a mandar giщ una bicchierata di sangue prima di vomitare.
Domani и giornata di fight club e io il fight club non me lo perdo.
Prima della presentazione Walter della Microsoft stende a sorriso la sua mandibola a badile che sembra una pubblicitа, abbronzata del colore di una patata arrosto. Walter con il suo anello con sigillo mi stringe la mano, me la prende nella sua liscia e morbida e dice: «Non vorrei vedere com'и conciato l'altro».
La prima regola del fight club и che non si parla del fight club.
Dico a Walter che sono caduto.
Mi sono ridotto cosм da solo.
Prima della presentazione, quando ero seduto davanti al mio capo a spiegargli come si combina la sequenza delle dia rispetto al testo e in che momento avevo intenzione di inserire il filmato, il mio capo mi domanda: «In che razza di casino ti cacci tutti i fine settimana?».
И solo che non ho voglia di morire senza qualche cicatrice addosso, rispondo. Non serve piщ a niente avere un bel corpo intonso. Vedi quelle belle macchine con la loro bella carrozzeria virginale, fresche fresche di concessionario classe 1955 e a me viene sempre da pensare, Dio che spreco.
La seconda regola del fight club и che non si parla del fight club.
Magari a pranzo il cameriere viene al tuo tavolo e il cameriere ha due occhi neri come un panda gigantesco per il combattimento di sabato scorso, quando lo hai visto con la testa schiacciata tra il pavimento di cemento e il ginocchio di un ragazzone da cento chili che gli ha picchiato cazzotti nel naso a ripetizione in un rintoccare di pacche piatte e pesanti che hai sentito benissimo in mezzo a tutte le urla finchй il cameriere и riuscito a prendere abbastanza fiato da spruzzare sangue dicendo basta.
Non dici niente perchй il fight club esiste soltanto nelle ore che vanno tra quando il fight club comincia e quando il fight club finisce.
Hai visto il ragazzo che lavora in copisteria, l'hai visto un mese fa questo ragazzo che non si ricorda mai di fare i tre buchi in un ordine o infilare le striscioline di carta colorata tra le serie di copie, ma questo ragazzo и stato un dio per dieci minuti quando lo hai visto sgonfiare un impiegato grosso due volte lui e montargli sopra e tramortirlo di cazzotti finchй non и stato costretto a smettere. Questa и la terza regola del fight club, quando qualcuno dice basta o non reagisce piщ, anche se sta solo facendo finta, il combattimento и finito. Ogni volta che rivedi il ragazzo, non puoi dirgli quanto bene ha combattuto.
Solo due per ogni combattimento. Un combattimento per volta. Si combatte senza camicia e senza scarpe. Il combattimento dura per il tempo che stabiliscono loro. Queste sono le altre regole del fight club.
Quelli del fight club non sono quelli del mondo reale. Anche se tu dicessi al ragazzo della copisteria che и un combattente fenomenale, non parleresti alla stessa persona.
Quello che sono io al fight club non и uno che il mio capo conosce.
Dopo una sera al fight club ogni cosa del mondo reale si ridimensiona. Niente puт farti piщ incazzare. La tua parola и legge e se qualcuno viola quella legge o la mette in dubbio, non t'incazzi lo stesso.
Nel mondo reale io sono un coordinatore di operazioni di ritiro in giacca e cravatta, seduto al buio con la bocca piena di sangue a cambiare i valori di spesa e le dia mentre il mio capo spiega alla Microsoft come ha scelto per icona una particolare sfumatura di celeste fiordaliso.
Il primo fight club siamo stati io e Tyler a scazzottarci.
In passato era sufficiente, quando tornavo a casa rabbioso e sapevo che la mia vita non stava dietro al mio piano quinquennale, mettermi a ripulire l'appartamento o lucidare la macchina. Un giorno sarei morto senza una cicatrice addosso e avrei lasciato un gran bell'appartamento e una gran bella macchina. Molto, molto belli, fino al formarsi di un nuovo velo di polvere o fino all'arrivo di un nuovo proprietario. Non c'и niente di statico. Persino la Gioconda se ne va a pezzi. Da quando c'и il fight club posso far dondolare metа dei denti che ho in bocca.
Forse l'automiglioramento non и la risposta.
Tyler non ha mai conosciuto suo padre.
Forse la risposta и l'autodistruzione.
Tyler e io andiamo ancora al fight club, insieme. Il fight club и lo scantinato di un bar, adesso, il sabato sera, dopo l'ora di chiusura, e settimana dopo settimana, quando ci vai ci trovi piщ gente.
Tyler si piazza sotto l'unica luce al centro del nero scantinato di cemento e vede quella luce riflettersi nel buio in cento paia d'occhi. La prima cosa che Tyler grida и: «La prima regola del fight club и che non si parla del fight club».
«La seconda regola del fight club» grida Tyler, «и che non si parla del fight club.»
Quanto a me, io ho conosciuto mio padre per sei anni, ma non mi ricordo niente. Mio padre mette su una nuova famiglia in una nuova cittа ogni sei anni circa. Piщ che una nuova famiglia, и come se mettesse su una nuova filiale.
Quella che vedi al fight club и una generazione di uomini cresciuti da donne.
Tyler sotto l'unica luce nell'oscuritа del dopo mezzanotte in uno scantinato pieno di uomini, Tyler che snocciola le altre regole: dueuomini per combattimento, un combattimento per volta, niente scarpe niente camicia, il combattimento dura finchй vogliono i combattenti.
«E la settima regola» grida Tyler «и che se questa и la vostra prima sera al fight club, dovete combattere.»
Il fight club non и football in tv. Non sei lм a guardare un gruppo di uomini che non conosci e che dall'altra parte del mondo si pestano dal vivo via satellite con uno scarto di due minuti di ritardo, pubblicitа di birra ogni dieci minuti e interruzioni per l'identificazione dell'emittente. Dopo che sei stato al fight club, guardare football in tv и come guardare pornografia quando potresti fare ottimo sesso di persona.
Il fight club diventa la tua buona ragione per andare in palestra e tenere i capelli corti e tagliarti le unghie. Le palestre dove vai sono affollate di tizi che cercano di sembrare uomini, come se essere un uomo equivalesse ad avere l'aspetto che ha in mente uno scultore o un pubblicitario.
Come dice Tyler, anche un soufflй и bello pompato.
Mio padre non ha fatto l'universitа perciт era importantissimo che io facessi l'universitа. Dopo l'universitа l'ho chiamato in interurbana e gli ho chiesto, e adesso?
Mio padre non sapeva.
Quando mi sono trovato un lavoro e ho compiuto venticinque anni, in interurbana gli ho chiesto, e adesso? Mio padre non sapeva, cosм mi ha risposto: sposati.
Sono un ragazzo trentenne e mi domando se un'altra donna и davvero la risposta che mi occorre.
Quello che succede al fight club non succede a parole. Certi hanno bisogno di un combattimento alla settimana. Questa settimana Tyler dice che si batteranno i primi cinquanta che entrano e basta. Nessun altro.
La settimana scorsa ho battuto un dito sulla spalla di un tizio e siamo stati messi in lista per un combattimento. Lui doveva aver avuto una settimana tutta storta, mi ha inchiodato le braccia dietro la testa e mi ha sbattuto la faccia contro il pavimento finchй i denti mi hanno squarciato l'interno della guancia e un occhio mi si и gonfiato tanto che mi si и chiuso e si и messo a sanguinare e dopo che ho detto basta ho guardato giщ e sul pavimento c'era un'impronta della metа della mia faccia nel sangue.
Tyler mi ha affiancato e tutt'e due siamo rimasti a guardare la grande O della mia bocca con tutto il sangue intorno e la fessurina del mio occhio che ci fissava dal pavimento e Tyler dice: «Complimenti».
Io stringo la mano al tizio e gli dico che и stato un bel combattimento.
Lui mi dice: «Facciamo la settimana prossima?».
Io cerco di sorridere nel gonfiore e gli dico, ma guardami. Perchй non facciamo il mese prossimo?
Non c'и essere vivi come sei vivo al fight club. Quando sei tu e l'altro sotto quell'unica luce in mezzo a tutti quelli che guardano. Il fight club non c'entra con il vincere o perdere i combattimenti. Il fight club и questione di parole. Vedi un tizio che viene al fight club per la prima volta e ha il culo come una pagnotta bianca. Vedi lo stesso sei mesi dopo e sembra scolpito nel legno. Lo vedi che si sente sicuro di affrontare qualsiasi cosa. C'и casino al fight club come in ginnastica, ma il fight club non c'entra con il mettersi in tiro. Ci sono schiamazzi isterici in gergo come in chiesa e la domenica pomeriggio quando ti svegli ti senti redento.
Dopo il mio ultimo combattimento, il mio avversario ha pulito per terra mentre io chiamavo la mia assicurazione per informarli che passavo al pronto soccorso. All'ospedale Tyler dice che sono caduto.
Certe volte Tyler parla per me.
Mi sono ridotto cosм da me stesso.
Fuori stava spuntando il sole.
Non si parla del fight club perchй salvo che per cinque ore dalle due fino alle sette della domenica mattina il fight club non esiste.
Quando abbiamo inventato il fight club, io e Tyler, nessuno dei due aveva mai partecipato prima a un combattimento. Se non sei mai stato in combattimento sei pieno di interrogativi. Sei lм che ti chiedi com'и farsi male, cosa saresti capace di fare a un altro uomo. Io sono stato il primo a cui Tyler si и sentito di poter chiedere senza timore ed eravamo ubriachi tutt'e due in un bar dove a nessuno importava niente di noi, cosм Tyler ha detto: «Voglio che mi fai un favore. Voglio che mi tiri un cazzotto piщ forte che puoi».
Io non volevo, ma Tyler mi ha spiegato tutto, tutta la storia di non voler morire senza cicatrici, di essere stanco di vedere solo combattimenti di professionisti e di voler sapere di piщ di se stesso.
Mi ha raccontato dell'autodistruzione.
All'epoca la mia vita mi sembrava troppo completa e forse abbiamo bisogno di spaccare tutto per tirar fuori qualcosa di meglio da noi stessi. Mi sono guardato intorno e gli ho detto di sм. Va bene, gli ho detto, ma fuori nel parcheggio.
Cosм siamo usciti e gli ho chiesto se lo voleva in faccia o in pancia.
«Sorprendimi» ha detto Tyler.
Io ho detto che non avevo mai picchiato nessuno.
«Allora dai fuori di matto» ha detto Tyler.
Io gli ho detto di chiudere gli occhi.
«No» ha detto Tyler.
Come tutti quelli al primo combattimento al fight club ho preso fiato e ho menato una sventola al mento di Tyler come in tutti i film di cowboy che avevo visto e nel caso mio il pugno lo ha raggiunto al collo.
Merda, ho detto. Questo non conta. Voglio riprovare.
«Sм che и contato» ha detto Tyler e mi ha colpito, diritto di botto, pac, come un guantone spinto da una molla in un cartone animato del sabato mattina, in pieno petto. Sono finito contro una macchina. Eravamo lм uno davanti all'altro, Tyler a massaggiarsi il collo e io a tenermi una mano sul petto, tutti e due coscienti di essere finiti in un posto dove non eravamo mai stati e, come il gatto e il topo nei disegni animati, eravamo ancora vivi e volevamo sapere fin dove saremmo potuti arrivare restando vivi.
«Complimenti» ha detto Tyler.
Colpiscimi di nuovo gli ho detto io.
«No, tu colpisci me» ha detto Tyler.
Cosм l'ho colpito, una grande sbracciata da donna poco sotto l'orecchio e Tyler mi ha spinto all'indietro e mi ha calcato il tacco della scarpa nello stomaco. Quello che и successo subito dopo e oltre non и successo a parole, ma il bar ha chiuso e la gente и uscita e si и messa intorno a noi a gridare nel parcheggio.
Invece che su Tyler, ho sentito che finalmente potevo mettere le mani su tutto quello che nel mondo non funzionava, gli indumenti che mi tornavano dalla tintoria con i bottoni del colletto spezzati, la banca che dice che sono sotto di centinaia di dollari. Il mio lavoro dove il mio capo si mette al mio computer e smanetta i miei comandi Dos. E Maria Singer, che mi ha soffiato i gruppi di sostegno.
Niente era risolto alla fine del combattimento, ma niente contava.
La prima sera che abbiamo combattuto era una domenica sera e Tyler non si era fatto la barba per tutto il fine settimana cosм avevo le nocche che mi bruciavano per la sua barba lunga. Sdraiato sulla schiena nel parcheggio accanto a lui a guardare l'unica stella che si vedeva nella luce dei lampioni, ho chiesto a Tyler con cosa aveva combattuto.
Suo padre, ha detto Tyler.
Forse non avevamo bisogno di un padre per completarci. Non c'и niente di personale contro il tuo avversario al fight club. Combatti per combattere. И proibito parlare del fight club, ma noi abbiamo parlato e per un paio di mesi la gente si ritrovava in quel parcheggio dopo la chiusura del bar e quando ha cominciato a far freddo, un altro bar ci ha offerto il seminterrato dove ci riuniamo ora.
Quando si riunisce il fight club, Tyler enuncia le regole che abbiamo stabilito io e lui.
«Nella maggior parte dei casi» grida Tyler nel cono di luce al centro dello scantinato pieno di uomini, «siete qui perchй qualcuno ha violato le regole. Qualcuno ha parlato del fight club.»
Tyler dice: «Allora и meglio che smettete di parlarne oppure vi conviene aprire un altro fight club perchй la prossima settimana il vostro nome finirа su una lista quando entrerete e solo i primi cinquanta nomi della lista entreranno. Se entrate, stabilite subito il vostro combattimento se avete voglia di combattere. Se non volete un combattimento, ci sono altri che lo vogliono, allora forse vi conviene restarvene a casa.
«Se questa и la vostra prima sera al fight club» grida Tyler, «dovete combattere.»
La maggior parte di quelli che vengono al fight club ci vengono per via di qualcosa contro cui hanno paura di combattere. Dopo qualche combattimento hai molta meno paura.
Ci sono molti ottimi amici che si ritrovano per la prima volta al fight club. Ora vado a riunioni o convegni e vedo facce ai tavoli, dirigenti e giovani direttori o avvocati con i nasi rotti che vanno gonfiandosi come melanzane sporgendo da sotto le bende o un paio di punti sotto un occhio o una mandibola ingessata. Sono quelli che se ne stanno tranquilli ad ascoltare fino al momento di prendere una decisione.
Ci scambiamo cenni di saluto con la testa.
Piщ tardi il mio capo mi chiederа com'и che conosco tanti di questi individui.
Secondo il mio capo nel nostro mestiere ci sono sempre meno gentiluomini e sempre piщ canaglie.
La demo va avanti.
Walter della Microsoft incrocia gli occhi con i miei. И un giovane con denti perfetti e pelle sana e il tipo di posto di lavoro di cui ti prendi la briga di vantarti con gli ex compagni di scuola. Sai che и troppo giovane per aver combattuto in qualche guerra e se i suoi genitori non erano divorziati, suo padre non era mai a casa, e ora sta guardando me, che ho la faccia per metа ben rasata e per l'altra metа scura di un livido che tengo nascosto nel buio. Sangue che mi luccica sulle labbra. E forse Walter sta pensando a un'indolore cena vegetariana a cui и stato la settimana scorsa o all'ozono o al disperato bisogno della Terra di smettere i crudeli atti di sperimentazione sugli animali, ma probabilmente no.