14

Suonò l’avvisatore alla porta dell’ufficio e Kyle premette il pulsante di apertura. In corridoio, sullo sfondo dell’atrio dalla tappezzeria cadente, stava una donna asiatica di mezza età, con indosso un completo grigio dall’aria costosa.

— Il dottor Graves? — domandò.

— Sì?

— Brian Kyle Graves?

— Esatto.

— Gradirei parlare con lei, per favore. Kyle si alzò e le fece segno di entrare.

— Mi chiamo Chikamatsu. Le vorrei parlare a proposito della sua ricerca.

Kyle le indicò una sedia. La visitatrice prese posto e Kyle si rimise a sedere.

— Corre voce che lei abbia conseguito qualche buon esito nel calcolo quantico.

— Non quanto mi piacerebbe. Ho fatto una figuraccia giusto due settimane.

— L’ho sentito dire. — Kyle inarcò le sopracciglia. — Ascolti, sono qui in rappresentanza di un consorzio che vorrebbe proporle un contratto per assicurarsi i suoi servigi.

— Davvero?

— Sì. Noi crediamo che lei sia prossimo al successo.

— Non a giudicare dai risultati attuali.

— Un problema superabile, ne sono certa. Lei sta cercando d impedire la decoalescenza tramite i campi di Dembinski, vero?… Difficili da controllare, com’è noto.

Le sopracciglia di Kyle ebbero un altro soprassalto. — Vedo che è bene informata.

— Abbiamo seguito i suoi progressi con grande interesse. Lei è senza dubbio assai vicino a una soluzione. E se la trova, il mio gruppo potrebbe essere disposto a investire in modo consistente sul suo procedimento… purché, ovviamente, lei sia in grado di convincermi che il sistema funziona davvero.

— Be’, o funziona o non funziona, non ci sono vie di mezzo.

La Chikamatsu annuì. — Non lo metto in dubbio, ma per quanto ci riguarda dobbiamo avere certezza assoluta. Lei verrebbe quindi invitato a effettuare per nostro conto la scomposizione in fattori di un certo numero, che naturalmente sarei io a fornirle, tanto per essere sicuri che non vi siano manipolazioni… immagino capirà.

Kyle strinse gli occhi. — Qual è, esattamente, la natura del suo… consorzio?

— Siamo un gruppo internazionale d’investitori — rispose la donna. Aveva con sé una borsetta cilindrica in pelle con rinforzi metallici. L’aprì, ne estrasse un memowafer e lo porse a Kyle. — Il numero che vorremmo farle scomporre è memorizzato in questo supporto.

Kyle prese l’oggetto senza neppure guardarlo. — Di quante cifre è composto, il numero?

— Cinquecentododici.

— Anche se riuscissi a eliminare gli attuali difetti del mio sistema, non potrei comunque accontentarla in tempi brevi.

— Perché?

— Be’, per due motivi. Il primo è di natura pratica. Democrito… il nome del nostro prototipo… ha una limitazione di carattere tecnico che gli consente solo il trattamento di numeri composti esattamente di trecento cifre, né una di più né una di meno. Pur nell’ipotesi di un funzionamento corretto, non sarebbe possibile fargli elaborare numeri di lunghezza a piacimento, in quanto i registri quantici vanno manipolati con estrema precisione in relazione all’esatta quantità delle cifre.

La Chikamatsu aveva l’aria delusa. — E l’altro motivo?

Kyle sollevò di nuovo le sopracciglia a sottolineare quanto stava per dire. — L’altro motivo, signora Chikamatsu, è che io non sono un criminale.

— Come, scusi?…

— Esiste una sola applicazione pratica per la scomposizione in fattori di grandi numeri — continuò Kyle facendosi saltellare in mano il memowafer. — La decodifica di schemi crittografici. Non so a chi appartengano i dati che sta cercando di violare, ma con me ha sbagliato indirizzo. Si trovi qualcun altro.

— Si tratta semplicemente di un numero generato a caso — insisté la donna.

— Ma mi faccia il piacere. Se invece di capitarmi qui col suo numero già confezionato mi avesse chiesto di scomporre un qualunque numero di lunghezza compresa, diciamo, fra cinque e seicento cifre, avrei anche potuto crederle. Invece è del tutto evidente che ha l’intenzione di decifrare un codice altrui.

Gettando un’occhiata al memowafer nell’atto di restituirlo, Kyle notò, sulla faccia ora esposta, un’etichetta con una sola parola scritta a penna: HUNEKER.

— Huneker! — esclamò. — Si tratta forse di Joshua Huneker?

La Chikamatsu allungò la mano per recuperare il supporto. — Chi? — domandò con tono innocente, contraddetto dal suo evidente nervosismo.

Kyle serrò il pugno sottraendole la preda. —A che razza di gioco sta giocando? Cos’ha a che fare questa storia con Huneker?

La donna abbassò lo sguardo. — Non pensavo che quel nome potesse dirle qualcosa.

— Quando la conobbi, la mia futura moglie stava insieme a lui.

Gli occhi a mandorla della signora Chikamatsu si spalancarono. — Davvero?

— Sì, davvero. E adesso mi spieghi che accidenti è questo dannato imbroglio.

Lei parve riflettere. — Be’, ecco, prima dovrei consultarmi coi miei soci.

— Faccia pure. Le serve un telefono?

— No — rispose, cavandone uno dalla sua originale borsetta. Poi si alzò, traversò la stanza, e diede inizio a una conversazione soffocata, altalenante fra giapponese. e qualcosa che sembrava russo, in cui Kyle riconobbe solo poche parole sparse, fra cui “Toronto”, “Graves”, “Huneker” e “quantico”. Dal modo in cui trasaliva di continuo era chiaro che si stava sorbendo una bella lavata di capo.

Non ci mise molto. Infine richiuse il telefono e lo ripose in borsa.

— I miei colleghi non sono per nulla soddisfatti — spiegò. — Tuttavia abbiamo veramente bisogno del suo aiuto e il nostro intento non è illegale.

— Vediamo se riesce a convincermi.

Lei contrasse le labbra ed espirò rumorosamente dal naso. Poi: — Che ne sa della morte di Huneker?

— Suicidio, ha detto mia moglie.

La Chikamatsu annuì. — Ce l’ha, qui, un terminale web?

— Naturalmente.

— Permette?

Kyle indicò l’apparecchio.

La donna vi sedette dinanzi e parlò nel microfono. — Il “Toronto Star”. Ricerca numeri arretrati. Parole chiave: Huneker e Algonchini.

— Ricerca in corso — annunciò il terminale con voce androgina. Poi: — Trovato.

L’unico articolo individuato apparve sullo schermò del monitor.

La Chikamatsu si alzò. — Dia un’occhiata — disse.

Kyle sedette al posto della donna. L’articolo portava la data del 28 febbraio 1994. Tutte le ricorrenze delle parole “Algonchini” e “Huneker” erano evidenziate, rispettivamente, in rosso e in verde. Kyle lo lesse per intero, ordinando allo schermo un cambio pagina quando necessario.


ASTRONOMO SI TOGLIE LA VITA

Joshua Huneker, 24 anni, ieri è stato trovato morto presso il radiotelescopio che il Consiglio Nazionale delle Ricerche canadese gestisce entro il Parco degli Algonchini, nel nord dell’Ontario. Il giovane ha commesso suicidio mangiando una mela ricoperta di arsenico.

Huneker, che stava studiando per il dottorato all’Università di Toronto, era rimasto solo all’osservatorio, bloccato dalla neve per sei giorni.

Egli operava nell’ambito del progetto internazionale SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence), che scandaglia il cielo alla ricerca di messaggi radio provenienti da altri mondi. Essendo il Parco degli Algonchini, assai distante da ogni città, soggetto a poche interferenze radio, esso è il luogo ideale per dedicarsi a un così delicato lavoro di ascolto.

Il corpo di Huneker è stato rinvenuto da Donald Cheung, 39 anni, un radioastronomo giunto all’osservatorio per dare il cambio al collega.

“È una grande tragedia” ha dichiarato a Ottawa il portavoce del CNR Allison Northcott. “In Josh avevamo uno dei nostri più promettenti giovani ricercatori. Molto noto era anche il suo appassionato impegno a favore di Greenpeace e altre associazioni umanitarie. Purtroppo, a giudicare dal suo biglietto di addio, egli doveva patire problemi personali a causa di un legame sentimentale con un altro uomo. La sua scomparsa rappresenta una grave perdita per tutti noi.”


Sino a quel momento, Kyle aveva ignorato i particolari della morte di Josh. Una storia davvero triste. Quand’ebbe finito, fece ruotare la sedia e trovò la donna che lo fissava.

— Questa vicenda le ricorda qualcuno? — gli domandò.

— Certo. Alan Turing. — Il padre del moderno calcolo automatico era in effetti morto suicida nel 1954, allo stesso modo e per lo stesso motivo.

Lei annuì, scura in volto. — Precisamente. Turing era l’idolo di Huneker. Ma quel che il portavoce non rivelò, fu che Josh aveva lasciato “due” biglietti, non uno solo. Il primo aveva a che fare effettivamente coi suoi problemi personali, ma il secondo…

— Sì?

— Il secondo riguardava quello che Josh aveva scoperto.

— In che senso?

— Con il radiotelescopio. — La Chikamatsu chiuse gli occhi, evidentemente combattuta, cercando di superare un’ultima indecisione. Poi li riaprì e disse, con un filo di voce: — I Centauri non sono stati i primi alieni con cui siamo entrati in contatto. Esisteva una precedente comunicazione.

Kyle corrugò incredulo la fronte. — Ma via, non dica sciocchezze!

— È la pura verità. Nel novantaquattro l’osservatorio degli Algonchini captò un segnale. Ovviamente non giungeva da Alpha Centauri, dato che quella stella non è visibile dal Canada. Huneker ricevette un messaggio proveniente da qualche altra fonte, a quanto pare non ebbe difficoltà a decifrarlo, e rimase sbalordito per il suo contenuto. Decise dunque di bruciare tutti i nastri magnetici originali, crittografo l’unica registrazione superstite e poi si uccise. Sino a oggi, nessuno è riuscito a rimettere in chiaro il messaggio. L’osservatorio fu chiuso immediatamente dopo il fatto con la scusa di tagli al bilancio. In realtà c’era l’intenzione di esaminarlo da cima a fondo nel tentativo di stabilire la provenienza del messaggio. Huneker aveva in programma l’osservazione di oltre quaranta stelle diverse, durante la sua settimana di permanenza lassù. L’installazione venne passata al setaccio, ma non si trovò nulla.

Assorbito il primo impatto, Kyle volle saperne di più. — E Huneker utilizzò… che cosa? La cifratura RSA?

— Esatto.

Kyle si accigliò, RSA è la sigla che definisce un sistema di crittografia dati a due chiavi: la chiave pubblica consiste in un numero molto grande e quella privata in due numeri primi che sono fattori della chiave pubblica.

La Chikamatsu allargò le braccia in gesto di rassegnazione. — Senza la chiave privata, evidentemente, il messaggio non può essere decodificato.

— E la chiave pubblica di Huneker è composta da cinquecentododici cifre?

— Sì.

L’espressione di Kyle divenne, se possibile, ancora più cupa. — Quindi con degli elaboratori convenzionali servirebbero trilioni di anni per trovarne i fattori a forza di tentativi.

— Proprio così. I calcoli cominciarono pochi giorni dopo la morte di Huneker; diversi computer ci stanno lavorando ininterrottamente sin da allora. Senza esito, fino a oggi. Ma si tratta, come ha osservato lei, di elaboratori convenzionali. Un elaboratore quantico, invece…

— Per un elaboratore quantico sarebbe questione di secondi.

— Precisamente.

Kyle annuì. — Posso comprendere perché un seguace di Turing abbia trovato soddisfazione nel lasciare come testamento un messaggio in codice… — Durante la Seconda guerra mondiale, Turing aveva svolto un ruolo determinante nel decifrare i codici prodotti dai nazisti tramite il sistema Enigma. — …Ma perché mai dovrei acconsentire a lavorare per voi?

— Abbiamo una copia del disco di Huneker… e, mi creda, non ci è stato affatto facile procurarcela. Io e i miei soci riteniamo che le informazioni cifrate in essa presenti possano essere di notevole valore commerciale, e che se riusciamo a decrittarle per primi faremo tutti quanti un mucchio di soldi.

— Tutti quanti chi?

— Quando ho parlato con loro per telefono, i miei soci mi hanno autorizzata a proporle una partecipazione del due per cento a tutti gli utili.

— E se non ve ne fossero?

— Mi scusi, avrei dovuto essere più esplicita. In luogo della partecipazione ai ricavi sono pronta a offrirle quattro milioni di dollari in anticipo. E ogni diritto sulla tecnologia del calcolo quantico rimarrebbe a lei. A noi interessa solo decifrare il messaggio.

— Cosa vi fa pensare che contenga informazioni d’importanza commerciale?

— Il secondo biglietto scritto a mano da Huneker diceva semplicemente “Messaggio radio alieno rivela nuova tecnologia”. Il disco con la trasmissione crittata… un vecchio floppy da tre pollici e mezzo, forse li ricorderà… fu rinvenuto proprio sopra quel biglietto. Evidentemente, Huneker aveva compreso il messaggio e constatato che esso conteneva la descrizione di qualche tecnologia innovativa.

Kyle accolse quelle parole con espressione dubbiosa. — Ho passato metà della mia vita a cercar d’interpretare cosa diavolo vogliono dire gli studenti quando scrivono qualcosa. Forse Huneker intendeva solo affermare che sarebbe servita una nuova tecnologia, come il calcolo quantico, per decifrare il suo codice.

— Niente affatto — replicò la Chikamatsu con estrema serietà. — Siamo certi che deve descrivere qualche grande innovazione, e la vogliamo per noi.

Kyle decise che non era proprio il caso di mettersi a discutere con lei su questo punto. La donna aveva evidentemente investito in quell’impresa troppo tempo e troppo denaro, per prendere in considerazione l’ipotesi di aver gettato tutto al vento. — A me come siete arrivati?

— Da anni teniamo sotto osservazione le ricerche sul calcolo quantico. Sappiamo esattamente cosa stanno facendo tutti quelli che se ne occupano, e quanto siano vicini a un risultato. Lei, professor Graves, e Saperstein del Technion, siete entrambi a un passo dal risolvere le ultime difficoltà tecniche.

Kyle sospirò. Da sempre odiava Saperstein in modo totale e incondizionato. Chissà se la Chikamatsu ne era a conoscenza? Probabilmente sì, il che voleva dire che forse gli aveva solo gettato un’esca. Comunque, quattro milioni di dollari…

— Vorrei un po’ di tempo per rifletterci — propose.

— D’accordo. Mi rimetterò io in contatto — accettò la donna alzandosi. Tese una mano per farsi restituire il memowafer.

Kyle parve riluttante a cederlo.

— Contiene solo la chiave pubblica — chiarì la Chikamatsu. — Senza il messaggio alieno non serve a nulla.

Kyle esitò ancora un istante, poi disserrò il pugno e le porse il supporto, col rivestimento in plastica lucido adesso del suo sudore.

Lei lo asciugò con un fazzoletto, quindi lo ripose in borsa. — Grazie — gli disse. — Ah, vorrei metterla in guardia. Ho motivo di sospettare che non siamo i soli a interessarci alle sue ricerche.

Kyle allargò le braccia e cercò una risposta spiritosa. — Allora forse dovrei semplicemente approfittare dell’offerta migliore.

La Chikamatsu era già sulla porta. — Non credo che le piacerebbe il loro genere di offerta.

Ciò detto se ne andò.

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