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La signorina Bishop impallidì e Gaspard fece per afferrare le chele di Zane, che tuttavia si fermarono a un palmo di distanza dal collo della ragazza.

— Voglio dire, è meglio che abbiate scherzato — continuò il robot enunciando ogni parola con agghiacciante precisione. — Cambiare i circuiti personali di un robot per alterare il suo comportamento è due volte peggio, per me, che praticare la psicochirurgia sugli umani. La personalità di un robot può essere alterata con tanta facilità che istintivamente lui la custodisce con la massima ferocia. — E abbassò le chele. — Scusatemi se vi ho spaventata — disse con voce più tranquilla — ma dovevo dimostrarvi quali fossero i miei sentimenti al riguardo. Ora vi prego di darmi il consiglio che vi ho chiesto.

— Be’… ehm… non saprei, Zane — cominciò incerta la signorina Bishop, lanciando a Gaspard un’occhiata di sbieco che gli sembrò più carica di esasperazione che di panico. — Fra l’altro… ehm… voi e la signorina Blushes non mi sembrate una coppia bene assortita, sebbene sia un vecchio principio umano quello del marito forte e geniale e della bella moglie sciocca: ma non sono sicura che sia un principio esatto. Il noto esperto di psicometria Sharon Rosenblum afferma che tra marito e moglie dovrebbe esserci una differenza di trenta punti nel quoziente di intelligenza, oppure nessuna differenza. Gaspard, le vostre esperienze possono gettar luce su questo problema? Quanto è stupida Heloise Ibsen?

Ignorando la domanda meglio che poté (e cioè abbastanza male, poiché finì per assumere una sciocca espressione d’alterigia) Gaspard disse: — Non voglio sembrarti volgare, Zane, ma i tuoi rapporti con la signorina Blushes includerebbero il matrimonio?

— Io non sono immacolato — rispose Zane. — Ma sì, lo includerebbero. Parlando a voi due soli, posso ammettere che molti robot sono piuttosto promiscui, specialmente quando capita l’occasione buona (e, per sant’Henry, chi può biasimarli?), ma io non sono fatto così. Giudico tale esperienza incompleta e insoddisfacente, a meno che non vi sia un rapporto prolungato al livello del pensiero, del sentimento, dell’azione… in breve, una vita insieme.

“A parte questo, nel mio caso c’è anche una considerazione molto pratica: devo pensare alle reazioni dei miei lettori. Il protagonista di un romanzo di Zane Gort è sempre un robot che ama una sola robicchia. Vilya d’Argento gli ronza intorno, affascinante da impazzire, ma il dottor Tungsteno finisce sempre per piantarla e per ritornare da Blanda, la sua compagna dorata”.

— Zane — disse la signorina Bishop — avete mai pensato che forse la signorina Blushes finge di essere più sciocca di quanto non sia in realtà? Le robicchie umane lo fanno spesso, per lusingare l’uomo che le interessa.

— Credete che sia veramente possibile? — chiese eccitato Zane. — Per sant’Hank Harrison, credo che sia proprio così! Molte grazie signorina! Mi avete dato un elemento su cui riflettere.

— Ne sono lieta. E non mi preoccuperei troppo del suo puritanesimo; per lo meno, è una vecchia tradizione umana che le donne più puritane si rivelino molto sensuali, perfino molto esigenti. Oh, Cielo è ora che giri i marmocchi e li sposti! — Cominciò a cambiare posto ai sostegni secondo un ordine incomprensibile, posando ogni tanto un uovo d’argento su una delle tavole, durante il procedimento. Quando posava un uovo, gli dava una inclinazione diversa da quella che aveva avuto prima.

— Perché? — chiese Gaspard.

— Questo modifica la pressione sul tessuto cerebrale e offre loro un po’ di varietà — disse lei, girando il capo. — Ad ogni modo, è una delle regole di Zukertort.

— Perché, Zukertort…

— Oh, sì, Daniel Zukertort stabilì un regime completo che regolava la cura dei cervelli e i loro reciproci rapporti sociali: si potrebbe chiamare la Bibbia del dormitorio. E poiché non abbiamo mai avuto un solo caso di morte, e non dovremmo averne, se siamo scrupolosi, poiché il tessuto nervoso è in pratica immortale, secondo Zukie, potete ben capire che seguiamo le istruzioni alla lettera.

Zane Gort la stava osservando con grande attenzione. Dopo un po’ il robot disse, esitante: — Scusate signorina, ma… mi permettereste di tenerne uno?

La ragazza girò su se stessa, sbalordita. Poi il suo volto fu rischiarato da un ampio sorriso.

— Naturalmente — disse, porgendogli l’uovo argenteo che aveva fra le mani.

Zane se lo strinse al petto d’acciaio azzurro, senza muoversi, facendo lievemente le fusa. L’effetto era bizzarro, a dir poco, e Gaspard ricordò l’enigmatica allusione che Zane aveva fatto, poco prima, alla riproduzione dei robot. Che un robot desse vita a un altro robot, eccetto che nel senso di costruirne uno, pareva il colmo dell’impossibilità o per lo meno dell’assurdità, eppure…

— Se un essere umano e un robot potessero unirsi — disse sommessamente Zane — la loro creatura potrebbe assomigliare a questo, per lo meno nello stadio iniziale, non vi sembra? — Poi cominciò a cullare l’uovo, con molta delicatezza, canterellando la ninnananna di La ragazza del mulino di Schubert.

— Basta così, — disse la signorina Bishop con fermezza, mostrando un po’ di apprensione. — Non sono bambini, vedete, ma gente molto vecchia.

Zane annuì, e sotto la supervisione di lei posò con cautela l’uovo sul cercine nero, sul nuovo piedestallo. Poi lo sguardo del robot vagò sulle altre uova.

— Vecchi o neonati sembrano comunque un ponte tra umani e robot — disse, pensoso. — Se soltanto…

Si udì all’improvviso un frastuono di grida confuse, di squittii e di passi affrettati.

La signorina Blushes entrò come una saetta nella Nursery. Sfuggendo freneticamente le braccia aperte di Zane Gort, si gettò con furia isterica sulla signorina Bishop, che rabbrividì ma sopportò eroicamente la sua stretta d’alluminio.

Dietro la signorina Blushes spuntò babbo Zangwell, che agitava il caduceo e urlava, con voce spessa: — Fuori per Anubi! Non voglio robot giornalisti qui dentro!

— Zangwell! — gridò con voce sonante la signorina Bishop. Il vecchio barbuto si girò verso di lei come un pesce preso all’amo. — Fuori di qui — continuò la ragazza in tono gelido — prima che l’atmosfera sia completamente etilizzata e che il vostro fiato ammorbi le uova. Questa non è un robot giornalista. Avete un attacco di delirium tremens. Zane, avete dimenticato di chiudere la porta interna.

— Chiedo scusa.

Babbo Zangwell batté le palpebre e cercò di mettere a fuoco lo sguardo socchiudendo gli occhi.

— Ma, signorina Bish — gemette — proprio ieri mi avete detto di montare di guardia contro i robot giornalisti… — La voce gli si spense quando il suo sguardo passò ondeggiando dalla signorina Bishop alla signorina Blushes. Cominciò a squadrarla come se solo in quel momento la vedesse veramente. — Robot rosa, questa volta! — gemette disperato. Si tolse dalla tasca una grossa bonaccia, fece l’atto di buttarla via, poi se la portò alle labbra, mentre indietreggiava verso l’atrio.

La signorina Bishop si liberò dall’abbraccio della signorina Blushes.

— Cercate di ricomponi — disse secca — Cos’è successo all’Editrice Razzi?

— Niente, che io sappia — disse con alterigia la robicchia rosea. — Quel vecchio ubriacone mi ha spaventata, ecco tutto.

— Ma avevate detto a Zane che avreste custodito Mezza Pinta e gli altri…

— Oh, credo proprio di averlo detto — continuò la signorina Blushes nello stesso tono. — Ma poi il signor Cullingham mi ha detto che disturbavo e mi ha pregato di uscire nel corridoio. Il signor Flaxman mi ha detto di montare di guardia alla porta che aveva la serratura elettrica rotta, in modo che nessuno potesse fare irruzione all’improvviso. Ho lasciato la porta socchiusa per poter guardare. — Esitò un attimo, poi proseguì: — Vedete, signorina… oh, non è successo niente del tutto, non pensate questo… ma io non credo che quei tre cervelli siano molto felici là all’Editrice Razzi.

— Cosa intendete dire? — scattò la signorina Bishop.

— Ecco non mi sembravano molto felici — disse la robicchia.

— Cosa intendete dire, non sembravano? — domandò la signorina Bishop. — Se stavano facendo i capricci e discorsi di autocommiserazione, non è niente per cui valga la pena di agitarsi. Li conosco bene… si lagneranno per un pezzo, prima di arrendersi e di ammettere che vogliono tornare a scrivere.

— Ecco, non so niente in proposito — disse la robicchia. — Ma quando uno di loro cominciava a lamentarsi, il signor Flaxman gli disinseriva l’altoparlante… per lo meno, è ciò che ho visto io.

— Qualche volta è necessario farlo — disse la signorina Bishop, un po’ imbarazzata. — Ma se quei due… Avevano giurato di seguire le Regole di Zukie: gliene ho lasciato una copia. Che cos’altro avete visto, signorina Blushes?

— Non molto. Il signor Cullingham è venuto a chiudere la porta quando si è accorto che io sbirciavo. Immediatamente prima di questo, ho sentito un uovo che diceva: “Non resisto più. Non resisto più. Per amor di Dio, smettetela. Ci fate impazzire. È una tortura”.

— E poi…? :- La voce della signorina Bishop era dura e acuta.

— E poi il signor Flaxman gli ha disinserito l’altoparlante e il signor Cullingham ha chiuso la porta, e io sono venuta qui e quel vecchio ubriacone mi ha spaventata.

— Ma cosa stavano facendo alle uova Flaxman e Cullingham?

— Non ho potuto vedere. Il signor Flaxman aveva un trapano sulla scrivania.

La signorina Bishop si strappò la cuffietta bianca, si slacciò il camice e lo lasciò cadere sul pavimento, senza preoccuparsi troppo del fatto che così era rimasta con un corto pagliaccetto bianco.

— Zane — disse — chiamerò immediatamente la signorina Jackson. Non voglio che voi lasciate la Nursery fino al suo arrivo. Custodite le uova. Signorina Blushes, prendetemi una gonna e il maglioncino dal lavatoio… quella porta. Poi restate con Zane. Venite, Gaspard, andremo subito a fondo di questa storia.

Si toccò il fianco e per un attimo Gaspard vide profilarsi, sotto al pagliaccetto, una pistola nella relativa fondina.

Anche senza quel particolare, e nonostante il suo spettacoloso sviluppo anteriore, aveva un’aria straordinariamente sinistra.

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