53 Parole evanescenti

Nelle profondità del vuoto che si restringeva Rand vide Moiraine precipitarsi, quasi spuntando dal nulla, per agguantare Lanfear. Gli attacchi contro di lui cessarono mentre le due donne piombavano attraverso la soglia ter’angreal, avvolte da un lampo infinito di luce bianca. Colmò la subdola soglia ritorta come se cercasse di fuoriuscirne e colpire qualche barriera invisibile. I fulmini si elevavano, argentati e azzurri, attorno al ter’angreal, sempre più volenti. Dei ronzii graffianti scoppiavano nell’aria.

Rand barcollò. Il dolore non era sparito, ma la pressione sì, con la promessa che avrebbe portato via anche il dolore. Non riusciva a distogliere gli occhi dal ter’angreal. Moiraine. Quel nome gli risuonava nella testa scivolando attraverso il vuoto.

Lan si avvicinò a lui barcollando, con gli occhi fissi sul carro, sporto come se solo camminando in avanti avrebbe evitato di cadere.

In quei momenti Rand aveva appena la forza per rimanere in piedi. Incanalò e avvolse il Custode in un flusso di Aria. «Non... non puoi fare nulla, Lan. Non puoi seguirla.»

«Lo so» rispose Lan disperato. Con il passo sospeso non si opponeva, fissava il ter’angreal che aveva ingoiato Moiraine. «Che la Luce adesso mi mandi la pace, lo so.»

In quel momento il carro prese fuoco. Rand cercò di spegnere le fiamme. Non appena spegneva una fiamma, i fulmini ne appiccavano un’altra. Anche la soglia incominciava a fumare, benché fosse di pietra, un fumo bianco e acre che stava addensandosi velocemente sotto la cupola grigia. Anche se poco, il fumo bruciava nelle narici di Rand facendolo tossire, la pelle prudeva e pizzicava dove passava. Velocemente rilasciò i flussi della cupola, li dissipò piuttosto che aspettare e intessé attorno al carro un’alta ciminiera di Aria che risplendeva come vetro, per portare i fumi in alto. Solo allora rilasciò Lan. Avrebbe potuto seguire comunque Moiraine se fosse riuscito a raggiungere il carro. Adesso era completamente in fiamme, anche la soglia di granito, che si fondeva come se fosse di cera, ma per un Custode non aveva importanza.

«È scomparsa, non riesco a percepire la sua presenza.» Sembrava che le parole fossero strappate dal petto di Lan. Si voltò e iniziò a camminare lungo la fila di carri senza guardarsi indietro.

Seguendo il Custode con lo sguardo, Rand vide Aviendha in ginocchio che teneva Egwene. Rilasciando saidin iniziò a correre lungo il molo. Il dolore fisico che era stato un’entità lontana si rifece vivo, ma continuò a correre, anche se goffamente. Asmodean era con loro, si guardava attorno come se si aspettasse che Lanfear saltasse fuori da dietro a un carro o un calesse capovolto. E Mat, con la lancia sulle spalle che sventolava Egwene con il cappello.

Rand si fermò di colpo. «È...?»

«Non lo so» rispose Mat miseramente.

«Respira ancora.» La voce di Aviendha lasciava capire che era incerta su quanto sarebbe durato, ma gli occhi di Egwene si aprirono quando Amys e Bair si fecero largo spingendo da parte Rand, assieme a Melaine e Sorilea. Le Sapienti si inginocchiarono attorno alle giovani donne, mormorando da sole e parlando fra loro mentre esaminavano Egwene. «Sento...» Iniziò a spiegare debolmente Egwene, fermandosi per deglutire. Il viso era incredibilmente pallido. «Mi fa... male tutto.» Da un occhio scivolò una lacrima.

«Certo» rispose energica Sorilea. «Questo è quello che accade quando ti lasci invischiare nei piani di un uomo.»

«Non può venire con te, Rand al’Thor.» La bellezza di Melaine dai capelli rosso oro era pura rabbia, ma non stava guardando lui. Forse era rabbia contro di lui, o forse contro l’accaduto.

«Starò bene come acqua di fonte... con un po’ di riposo» sussurrò Egwene.

Bair bagnò un panno con una sacca dell’acqua e lo appoggiò sulla sua fronte. «Starai bene se ti riposi molto. Temo che stanotte non potrai venire all’incontro con Nynaeve ed Elayne. Non ti avvicinerai al tel’aran’rhiod per alcuni giorni, finché non sarai di nuovo forte. Non guardarmi con quell’espressione ostinata, ragazza. Controlleremo i tuoi sogni per essere sicure, se ce ne è bisogno, e ti affideremo alle cure di Sorilea se solo pensi di disobbedire.»

«Non mi disobbedirai più di una volta, Aes Sedai o no» intervenne Sorilea, ma con una nota di simpatia che bilanciava l’espressione torva del volto rugoso. La frustrazione era chiara sul volto di Egwene. «Almeno io sto abbastanza bene per fare quello che va fatto» aggiunse Aviendha. Per la verità non sembrava meno stanca di Egwene, ma riuscì a rivolgere uno sguardo di sfida a Rand, aspettandosi chiaramente una discussione. Poi si rese conto che le Sapienti la stavano guardando. «Sto bene» mormorò.

«Ma certo» rispose Rand ironico.

«Sto bene» insisté Aviendha, rivolgendosi a lui. Evitava con cura di incontrare lo sguardo delle Sapienti. «Lanfear mi ha tenuta un momento meno di Egwene. Questo è bastato per fare la differenza fra noi due. Ho un toh nei tuoi confronti, Rand al’Thor. Non credevo che saremmo sopravvissuti. Era molo forte.» Gli occhi scattarono verso il carro in fiamme. Quelle feroci si erano già ridotte a carboni informi che salivano nella ciminiera. Il ter’angreal di granito ormai non era più visibile. «Non ho visto tutto quello che è accaduto.»

«Loro sono...» Rand si schiarì la gola. «Sono andate entrambe. Lanfear è morta. E anche Moiraine.» Egwene iniziò a piangere, scossa dai singhiozzi fra le braccia di Aviendha, che appoggiò la testa sulla spalla dell’altra donna come se anche lei fosse sull’orlo del pianto.

«Sei uno sciocco, Rand al’Thor» disse Amys, in piedi. Quel volto sorprendentemente giovane sotto alla fascia che legava i capelli bianchi era duro come la pietra. «Riguardo a questo e a molte altre cose, sei uno sciocco.»

Rand distolse lo sguardo dall’accusa negli occhi della donna.

Moiraine era morta. Perché lui non era stato in grado di uccidere una dei Reietti. Rand non sapeva se aveva voglia di piangere o ridere selvaggiamente. Se avesse cominciato, non sarebbe più stato capace di fermarsi. La parte del molo che stava svuotandosi quando aveva creato la cupola era di nuovo piena, anche se pochi si avvicinavano al punto dove era sorta la nebbia grigia. Le Sapienti stavano aiutando gli ustionati e confortavano i moribondi, assistite dai gai’shain vestiti di bianco e dagli uomini in cadin’sor. I lamenti e le grida lo colpirono. Non era stato abbastanza veloce. Moiraine era morta, nemmeno la guarigione per i feriti gravi. Perché lui... Non potevo. Che la Luce mi aiuti, non potevo! si disse.

Altri Aiel lo guardavano, alcuni stavano abbassando il velo solo ora. Ancora non vedeva le Fanciulle. Non solo gli Aiel erano presenti. Dobraine, a capo nudo in groppa a un castrone, non distoglieva gli occhi da Rand e non lontano Talmanes, Nalesean e Daerid stavano a cavallo mentre osservavano Mat quasi con la stessa attenzione di Rand. La gente era allineata in cima alle mura della città, in ombra per via del sole nascente con altre persone appresso. Due di queste sagome in ombra si voltarono quando Rand guardò in alto, le vide a soli venti passi di distanza una dall’altra, e parvero indietreggiare. Avrebbe scommesso che si trattava di Meilan e Maringil.

Lan era ritornato con i cavalli dietro l’ultima fila di carri e carezzava il muso bianco di Aldieb. La giumenta di Moiraine.

Rand andò da lui. «Mi dispiace, Lan. Se fossi stato più veloce, se io...» sospirò gravemente. Non potevo uccidere l’una, per cui ho ucciso l’altra, si disse. Che la Luce mi accechi! Se fosse accaduto in quel momento, non gli sarebbe importato.

«La Ruota tesse.» Lan andò da Mandarb, dandosi da fare per controllare il sottopancia dello stallone. «Era un soldato, una guerriera a modo suo, come me. Sarebbe potuto accadere duecento volte in questi ultimi vent’anni. Lei lo sapeva, come anche io. Un buon giorno per morire.» La voce di Lan era dura come non era mai stata, ma quegli occhi freddi e azzurri erano striati di rosso.

«Mi dispiace comunque, avrei dovuto...» L’uomo non avrebbe tratto conforto da queste parole, e faceva male all’anima di Rand. «Spero che tu possa ancora essere mio amico, Lan, dopo... ho sempre tenuto in alta considerazione il tuo consiglio e l’addestramento nella scherma, avrò bisogno di entrambi nei giorni a venire.»

«Sono tuo amico, Rand, ma non posso rimanere.» Lan montò in sella. «Moiraine mi ha fatto qualcosa che non è stato fatto per centinaia di anni, non da quando le Aes Sedai legavano i Custodi che lo volessero o meno. Ha alterato il mio legame per passarlo a un’altra al momento della sua morte. Adesso devo trovare l’altra Aes Sedai e diventare uno dei suoi Custodi. Lo sono già. Posso percepirla debolmente, da qualche parte a ovest e lei può percepire me. Devo andare, Rand. È parte di quello che ha fatto Moiraine. Aveva detto che non mi avrebbe permesso di morire nel tentativo di vendicarla.» Afferrò le redini come per mantenere Mandarb, come se volesse evitare di affondare i talloni nei fianchi dell’animale. «Se mai rivedrai Nynaeve dille...» Per un istante quel volto di pietra fu attraversato dall’angoscia, un istante, per tornare immediatamente a essere di granito. Mormorò, ma Rand sentì ugualmente. «Una ferita pulita guarisce prima e fa meno male.» Ad alta voce aggiunse: «Dille che ho trovato un’altra. Le Sorelle Verdi a volte sono molto vicine ai loro Custodi, come le donne ai mariti. In tutti i modi. Dille che sono diventato l’amante di una Sorella Verde, come anche la sua spada. Queste cose accadono. È passato molto tempo da quando l’ho vista l’ultima volta.»

«Le dirò quello che vuoi, Lan, ma non so se mi crederà.»

Lan si inchinò in avanti per afferrare una spalla di Rand. Rand si era ricordato di aver definito l’uomo un lupo parzialmente domato; quegli occhi adesso sembravano quelli di un cagnolino. «Siamo simili in molti modi, tu e io. C’è qualcosa di oscuro in noi. Oscurità, dolore, morte. Irradiano da noi. Se mai amerai una donna, Rand, lasciala e permettile di trovare un altro uomo. Sarà il più bel regalo che potrai farle.» Tirandosi su sollevò una mano. «Che la pace favorisca la tua spada. Tai’shar Manetheren.» L’antico saluto. Il vero sangue del Manetheren.

Rand sollevò la mano. «Tai’shar, Malkier.»

Lan spronò Mandarb e lo stallone balzò in avanti, sparpagliando Aiel ovunque fuori dal suo cammino, come se stesse portando l’ultimo dei Malkieri ovunque volesse dirigersi, al galoppo per tutta la via.

«L’ultimo abbraccio della madre ti dà il benvenuto, Lan» mormorò Rand, rabbrividendo. Quella frase faceva parte dei servizi funebri nello Shienar, e in altri punti delle Marche di Confine.

Tutti ancora lo guardavano, gli Aiel, la gente sulle mura. La Torre sarebbe venuta a sapere dell’accaduto di oggi non appena un piccione avesse potuto volare da loro. Se Rahvin aveva modo di osservarli — tutto quello che serviva era un corvo in città, un ratto lungo il fiume — certamente oggi non avrebbe avuto nulla da temere. Elaida avrebbe pensato che si era indebolito, forse più malleabile, e Rahvin...

Si rese conto di cosa stava facendo e sobbalzò. Smettila! Almeno per un minuto, smettila e addolorati! si disse. Non voleva tutti quegli occhi puntati su di sé. Gli Aiel si fecero indietro davanti a lui come avevano fatto con Mandarb.

Il riparo dal tetto di ardesia del capitano del molo era un’unica stanza di pietra priva di finestre, piena di scaffali coperti di libri mastri, pergamene e carte varie, illuminato da due lampade su un rozzo tavolo coperto di sigilli per le tasse e timbri della dogana. Rand si chiuse duramente la porta alle spalle per tenere fuori gli sguardi.

Moiraine era morta, Egwene ferita e Lan andato via. Un prezzo alto da pagare per Lanfear.

«Soffri, che tu sia folgorato!» gridò. «Merita almeno questo! Non ti sono rimasti dei sentimenti?» Ma più che altro si sentiva intorpidito. Il corpo doleva, ma sotto al dolore vi era la morte.

Incurvando le spalle infilò la mano in tasca e sentì le lettere di Moiraine. Le estrasse lentamente. Alcune cose sulle quali avrebbe dovuto meditare, gli aveva detto. Rimise a posto quella di Thom, ruppe il sigillo dell’altra. Le pagine erano coperte dall’elegante grafia della donna:

Queste parole svaniranno qualche momento dopo che la lettera lascerà le tue mani, una difesa fatta apposta per te, per cui sii prudente. Se stai leggendo significa che gli eventi al molo si sono succeduti come speravo...

Rand si fermò fissando la lettera, quindi proseguì velocemente.

Fin dal giorno in cui ho raggiunto il Rhuidean sapevo — non devi preoccuparti di capire come. Alcuni segreti appartengono ad altri e non li tradirò — cosa sarebbe accaduto a Cairhien quando fossero giunte notizie di Morgase. Non sapevo di cosa si sarebbe trattato. Se quello che abbiamo sentito è vero, che la Luce abbia pietà della sua anima, era testarda e ostinata, con il carattere di una leonessa a volte, ma anche se tutto questo è vero, era una regina brava e buona. Ma ogni volta le notizie portavano agli eventi al porto del giorno seguente. C’erano tre sentieri che si snodavano dal molo, ma se stai leggendo la lettera, io sono andata, come Lanfear...

Rand strinse le mani sulle pagine. Moiraine sapeva. Sapeva e lo aveva comunque guidato il quel posto. Velocemente lisciò la carta stropicciata.

Gli altri due percorsi erano anche più pericolosi. In uno, Lanfear ti uccideva. Nell’altro ti portava via e quando ti avremmo rivisto, ti saresti presentato come Lews Therin Telamon e saresti stato il suo amante devoto.

Spero che Egwene e Aviendha siano sopravvissute incolumi. Non so cosa sia accaduto nel mondo dopo il momento della mia dipartita, tranne forse una piccola cosa che comunque non ti riguarda.

Non potevo dirtelo per lo stesso motivo per cui non ho potuto dirlo a Lan. Anche con le diverse opzioni, non potevo essere certa di quali avresti scelto. Sembra che gli uomini dei Fiumi Gemelli hanno in loro molto del fatidico sangue di Manetheren, tratti in comune con gli uomini delle Marche di Confine. Si dice che un uomo delle Marche di Confine si lascerebbe ferire da una pugnalata per evitare che venisse fatto del male a una donna, considerandolo uno scambio equo. Non ho osato rischiare che tu potessi anteporre la mia vita alla tua, sicura che in qualche modo avesti potuto eludere il fato. Non un rischio, temo, ma una sciocca certezza, come di certo ha provato la giornata di oggi...

«Una mia scelta, Moiraine» mormorò. «Solo mia.»

Alcuni punti conclusivi.

Se Lan non è già andato via, digli che quello che gli ho fatto, l’ho fatto per il suo bene. Un giorno capirà e, spero, mi benedirà per averlo fatto.

Non fidarti completamente di nessuna donna che sia Aes Sedai adesso. Non parlo solo dell’Ajah Nera, anche se devi sempre essere cauto. Sospetta di Verin come di Alviarin. Abbiamo fatto danzare il mondo cantando per tremila anni. È un’abitudine difficile da spezzare, come ho imparato danzando al suono della tua canzone. Devi ballare libero, e anche le Sorelle con le migliori intenzioni potrebbero cercare di guidare i tuoi passi come una volta ho fatto io.

Ti prego di consegnare la lettera a Thom Merrilin non appena lo vedi. C’è una piccola faccenda di cui una volta gli ho parlato che devo chiarire per dargli la pace mentale. In ultimo, fai attenzione a mastro Jasin Natael. Non posso approvare completamente, ma capisco. Forse era il solo modo. Ma stai attento a lui. È lo stesso uomo, non è cambiato. Ricordatelo sempre. Che la Luce ti illumini e ti protegga, te la caverai bene.

Era firmata semplicemente ‘Moiraine’. Non aveva usato quasi mai il nome della sua casata.

Rand lesse di nuovo il secondo paragrafo con maggiore attenzione. In qualche modo la donna aveva capito chi fosse Asmodean. Doveva trattarsi di quello. Sapeva che uno dei Reietti le stava proprio di fronte e non aveva mai battuto ciglio. Ne aveva capito anche il motivo, se aveva letto bene. Rand avrebbe pensato, in una lettera che diventa bianca non appena la posi, che avrebbe potuto uscire allo scoperto e dire esattamente quello che voleva. Non solo riguardo Asmodean. Su come aveva scoperto le cose che sapeva nel Rhuidean, qualcosa che aveva a che fare con le Sapienti, a meno che non si sbagliasse di grosso, e aveva le stesse possibilità di scoprire altro dalla lettera quanto dalle Sapienti. Riguardo le Aes Sedai, perché aveva nominato Verin? E perché Alviarin invece di Elaida? Anche riguardo Thom e Lan. Per qualche motivo non pensava che Moiraine avesse lasciato una lettera per Lan. Il Custode non era il solo a credere nelle ferite pulite. Era tentato di aprire la lettera di Thom, ma forse l’aveva schermata allo stesso modo della sua. Aes Sedai e Cairhienese, si era avvolta nel mistero e nella manipolazione fino alla fine. Fino alla fine.

Era quanto stava cercando di evitare con tutto questo cianciare di mantenere i segreti. Sapeva cosa sarebbe accaduto e si era fatta avanti con lo stesso coraggio di un Aiel. Si era lanciata nella morte sapendo che era lì ad attenderla. Era morta perché lui non poteva uccidere Lanfear. Non poteva uccidere una donna, per cui un’altra era morta. Gli occhi di Rand ricaddero sulle ultime parole.

...te la caverai bene.

Tagliavano come la lama di un rasoio.

«Perché piangi da solo, Rand al’Thor? Ho sentito dire che alcuni abitanti delle terre bagnate credono sia una vergogna essere visti piangere.»

Rand guardò furioso Sulin, in piedi sulla soglia. La donna era completamente equipaggiata, arco nella custodia dietro le spalle, faretra appesa alla cintura, lo scudo di cuoio rotondo e tre lance in mano. «Io non sto...» aveva le guance umide e le pulì. «Fa caldo qui. Sudo come un... Cosa vuoi? Credevo che aveste deciso di abbandonarmi e ritornare nella terra delle Tre Piegature.»

«Non siamo noi ad abbandonarti, Rand al’Thor.» Chiudendosi la porta dietro le spalle, si sedette in terra appoggiando lo scudo e due lance. «Sei tu ad aver abbandonato noi.» Con un solo movimento mise un piede sull’ultima lancia che aveva fra le mani, la sollevò e la spezzò in due.

«Cosa stai facendo?» La donna lanciò di lato i pezzi e prese un’altra arma. «Ho detto, cosa stai facendo?» Il volto della Fanciulla dai capelli bianchi superava anche quello di Lan, ma Rand si inchinò e afferrò la lancia con ambo le mani. Il piede della donna, che indossava i morbidi stivali, si appoggiò sulle nocche di Rand. Non con leggerezza.

«Ci farai indossare le gonne, trovare marito e accudire i fuochi? O dobbiamo giacere vicino al tuo fuoco e leccarti la mano mentre ci lanci dei pezzi di carne?» I muscoli della donna si tesero e la lancia si spezzò, ferendo il palmo della mano di Rand con le schegge.

Rand ritirò la mano libera imprecando, rimuovendo delle gocce di sangue. «Non era quello che intendevo fare. Credevo che aveste capito.» La donna raccolse la lancia, sistemò il piede ma Rand incanalò, intessendo Aria mentre la immobilizzava. La donna lo fissò senza parole. «Che io sia folgorato, non hai detto nulla! Per cui ho tenuto le Fanciulle fuori dalla battaglia con Couladin. Non tutti hanno combattuto quel giorno. E tu non hai mai detto una parola.»

Sulin sgranò gli occhi incredula. «Tu ci hai tenute lontane dalla danza delle lance? Noi abbiamo tenuto te lontano. Eri come una ragazza appena sposata alla lancia, pronto a correre e uccidere Couladin senza mai pensare alla lancia che avrebbe potuto colpirti alle spalle. Tu sei il car’a’carn. Non hai alcun diritto di correre rischi inutili.» La voce della donna divenne atona. «Adesso te ne vai a combattere il Reietto. Il segreto è ben custodito, ma ho sentito abbastanza da quelli che sono a capo delle altre società.»

«E vuoi tenermi fuori anche da questa battaglia?» disse Rand con calma.

«Non essere sciocco, Rand al’Thor. Chiunque avrebbe potuto danzare le lance con Couladin, era da bambini pensare che tu corressi il rischio. Ma nessuno fra noi può affrontare le Anime dell’Ombra, se non te.»

«Allora perché...?» Rand si fermò, sapeva già la risposta. Dopo il giorno intriso di sangue dello scontro con Couladin, Rand si era convinto che alle Fanciulle non importava. Aveva voluto crederlo.

«Quelli che verranno con te sono stati scelti.» Le parole giungevano come sassi scagliati. «Uomini di ogni società. Uomini. Non ci sono Fanciulle, Rand al’Thor. Le Far Dareis Mai portano il tuo onore, e tu ci togli il nostro.»

Rand sospirò profondamente alla ricerca delle parole giuste. «Non... mi piace vedere morire una donna. Lo odio, Sulin. Mi fa sentire male. Non potrei uccidere una donna anche se ne dipendesse la mia vita.» Le pagine della lettera di Moiraine frusciarono fra le mani di Rand. Morta perché lui non poteva uccidere Lanfear. Non sempre la sua vita. «Sulin, preferirei andare da solo contro Rahvin piuttosto che vedere morire una di voi.»

«Sciocchezze. Tutti hanno bisogno di qualcuno che gli guardi le spalle. Come Rahvin. Anche Roidan dei Camminatori del Tuono e Turol dei Cani di Pietra ne hanno bisogno.» La donna guardò il piede sollevato appoggiato contro la lancia dallo stesso flusso che le immobilizzava le braccia. «Rilasciami, e parleremo con calma.»

Dopo un po’ di esitazione Rand rilasciò il flusso. Era pronto a bloccarla di nuovo se ne avesse avuto bisogno, ma la donna si limitò a incrociare le gambe e si sedette facendo rimbalzare la lancia fra le mani. «A volte dimentico che sei stato allevato da gente non del nostro sangue, Rand al’Thor. Ascoltami. Io sono quello che sono. Questo è quello che sono» disse sollevando la lancia.

«Sulin...»

«Ascolta, Rand al’Thor. Io sono la lancia. Quando un amante si frappone fra me e la lancia, io scelgo la lancia. Alcune scelgono l’altra soluzione. Alcune decidono di aver corso abbastanza a lungo con la lancia, vogliono un marito e un bambino. Io non ho mai voluto altro. Nessun capo esiterebbe a inviarmi dove la danza è più focosa. Se morissi in quel frangente, le mie sorelle prime piangerebbero la mia scomparsa, ma non una lacrima in più di quando è caduto il nostro fratello primo. Un assassino degli alberi che mi pugnalasse al cuore durante il sonno mi renderebbe un onore maggiore di quello che fai tu. Mi hai capita adesso?»

«Capisco, ma...» Rand non capiva. La donna non voleva che lui facesse di lei qualcosa di diverso da quel che era. Tutto quello che doveva fare era essere disposto a vederla morire. «Cosa succede se spezzi l’ultima lancia?»

«Se non posso avere onore in questa vita, forse nell’altra...» disse come se fosse solo un’altra spiegazione. Rand ci mise un po’ a capire. Tutto quello che doveva fare era essere disposto a vederla morire.

«Non mi lasci altra scelta, vero?» Proprio come aveva fatto Moiraine.

«Ci sono sempre delle scelte, Rand al’Thor. Tu hai una scelta, come ne ho una io. Ji’e’toh non ne consente altre.»

Rand aveva voglia di mettersi a ringhiare contro la donna, di maledire ji’e’toh e tutti quelli che lo seguivano. «Scegli le tue Fanciulle, Sulin. Non so quante ne posso portare, ma le Far Dareis Mai avranno tanti elementi quanto le altre società.»

Rand superò la donna e il suo sorriso improvviso. Non sollievo. Piacere. Piacere di avere un’occasione di morire. Avrebbe dovuto lasciarla avvolta in saidin, per occuparsi di lei una volta che fosse tornato da Caemlyn. Spalancando la porta si fece avanti a grandi passi lungo il molo e... si fermò.

Enaila guidava una fila di Fanciulle, ognuna con tre lance fra le mani, una fila che giungeva fino alla casa del capitano, scomparendo sotto al cancello della città. Alcuni degli Aiel sul molo lo guardarono incuriositi, ma era ovviamente qualcosa fra le Far Dareis Mai e il Car’a’carn, non affari delle altre società. Amys e tre o quattro delle Sapienti che erano state Fanciulle stavano guardando con maggiore attenzione. La maggior parte dei non Aiel era andata via, tranne alcuni uomini che cercavano di sollevare i calessi del grano che erano caduti, tentando di guardare altrove. Enaila si fece avanti verso Rand, quindi si fermò e sorrise a Sulin quando uscì. Non sollievo. Piacere. Sorrisi compiaciuti si diffusero lungo tutta la fila di Fanciulle. Anche sui visi delle Sapienti e un cenno deciso del capo da parte di Amys, come se avesse messo fine a un qualche comportamento indecente.

«Credevo che sarebbero entrate una alla volta e ti avrebbero baciato per alleviare i tuoi dolori» disse Mat.

Rand lo guardò corrucciato, in piedi appoggiato alla sua lancia, mentre sorrideva, con il cappello a falde larghe tirato indietro sul capo. «Come fai a essere così allegro?» L’odore della carne bruciata aleggiava ancora nell’aria insieme ai lamenti di uomini e donne ustionati che venivano curati dalle Sapienti.

«Perché sono vivo» scattò Mat. «Cosa vuoi che faccia, che mi metta a piangere?» si strinse nelle spalle a disagio. «Amys ha detto che Egwene svanirà in pochi giorni.» Non si guardò intorno, come se non sopportasse quello che vedeva. «Che io sia folgorato, se dobbiamo fare questa cosa, allora facciamola. Dovie’andi se tovya sagain.»

«Cosa?»

«Ho detto che è il momento di lanciare i dadi. Sulin ti ha forse tappato le orecchie?»

«Il momento di lanciare i dadi» concordò Rand. Le fiamme erano morte dentro la ciminiera di Aria, ma il fumo bianco ancora saliva mentre consumava il ter’angreal. Moiraine. Avrebbe dovuto... Quel che era fatto era fatto. Le Fanciulle stavano affollandosi attorno a Sulin, tutte quelle il molo poteva contenere. Quel che era fatto era fatto e doveva vivere con quel pensiero. La morte sarebbe stata un sollievo rispetto al pensiero con cui avrebbe convivere. «Facciamolo.»

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