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«Dichiari e sillabi il suo nome, prego» disse l'impiegato.

L'uomo con la testa quadrata e barba e capelli bianchi si piegò sul microfono del banco dei testimoni. «Smathers, Packwood. S-M-A-T-H-E-R-S.»

A quel punto Dale avrebbe potuto chiamare qualcun altro, ma usando Smathers come esperto della Difesa, sperava di comunicare ai giurati che fossero a conoscenza dei suoi tentativi di escogitare un metodo per l'esecuzione di un Tosok che, nei fatti, Smathers non doveva necessariamente credere che Hask fosse colpevole; dopo tutto, sarebbe stato particolarmente riprovevole se la giuria avesse pensato che un membro dell'entourage credeva che Hask fosse davvero l'assassino di Calhoun.

Dale andò al leggio. «Qual è la sua professione, signore?»

«Sono professore di esobiologia e biologia evolutiva all'Università di Toronto.»

Dale presentò il massiccio curriculum di Smathers e poi: «Dottor Smathers, ha sentito il discorso del reverendo Brisbee sull'occhio umano. È d'accordo?»

«No, signore. Non lo sono.»

«Lei non crede che la complessità dell'occhio umano sia una chiara prova della creazione divina?»

«No, signore.»

«Vostro Onore» disse Ziegler alzandosi. «Obiezione. Cosa ha a che fare con questo processo la natura dell'occhio?»

«Vostro Onore,» disse Dale «l'avvocato Ziegler ha insistito molto sulle parti mancanti del corpo del dottor Calhoun. Sicuramente noi abbiamo diritto a esplorare ogni possibile ragione perché fossero prese proprio quelle parti.»

«Sono incline all'elasticità» disse Pringle. «Però non si dilunghi troppo, avvocato Rice.»

«Sarò la personificazione della brevità, Vostro Onore» disse Dale con un piccolo inchino. «Ora, dottor Smathers, lei ha sentito il concetto del reverendo secondo cui l'occhio umano non può aver avuto diverse fasi evolutive. Se vuole, posso far rileggere la frase esatta, ma credo che la sostanza fosse 'A che serve un solo occhio? A che serve un quarto di occhio? Lei è d'accordo?»

Smathers sorrise e allargò le braccia. «Oggi consideriamo un uomo con un solo occhio un parziale disabile: ha un campo visivo drasticamente ridotto, senza una visione periferica su un lato del corpo, e naturalmente senza percezione della profondità, dato che questa è una funzione della visione stereoscopica — che richiede due viste simultanee della stessa scena da angolazioni leggermente diverse.»

Smathers fece una pausa, e bevve un sorso d'acqua dal bicchiere sul banco dei testimoni. «C'è un vecchio detto, signore. Beato chi ha un occhio nella terra dei ciechi. Se nessun altro ha due occhi, un occhio è un notevole miglioramento. Allora non si verrebbe considerati dei disabili; ma piuttosto incredibilmente avvantaggiati.»

«Però» disse Dale «quell'unico occhiò è una creazione miracolosa, no?»

«No davvero. Un occhio umano è formato da una lente per mettere a fuoco la luce; una retina, che è una delicata membrana fotosensibile sul retro dell'occhio — una sorta di pellicola dell'occhio; e poi il nervo ottico, che trasmette informazioni al cervello. Il reverendo ha ragione, naturalmente, nel dire che tre strutture così complesse non potevano apparire simultaneamente in seguito a una singola mutazione. L'occhio, dal punto di vista evolutivo, ha avuto origine da un tessuto sensibile alla luce — che aveva la capacità di distinguere la luce dall'ombra. Ma questo non è mezzo occhio. Non è un quarto di occhio. È la più piccola frazione di un occhio. Non c'è niente di miracoloso nelle cellule fotosensibili. La nostra pelle è piena di loro precursori; dopo tutto, ci abbronziamo esponendoci ai raggi ultravioletti. Be', non lei signore, ma…»

«Vada avanti, dottore.»

«Ebbene questa minuscola frazione di occhio è sufficiente a renderci beati se tutti gli altri sono completamente ciechi. A che serve un occhio parziale? Se ti permette di vedere che un'altra creatura sta venendo verso di te — una creatura che potrebbe divorarti — se ti dà modo di percepirla, anche come ombra indistinta, per fuggire quando ti insegue, allora è un vantaggio, e l'evoluzione la seleziona.

«Col passare del tempo, se una membrana trasparente si sviluppa su quelle cellule fotosensibili, per proteggerle dai danni, e se quella membrana ti permette di conservare le tue cellule fotosensibili quando tutti gli altri le perdono, allora, sì, è un vantaggio, e l'evoluzione la seleziona.

«E se poi quella membrana trasparente per caso diventa più spessa nel mezzo, con l'effetto di focalizzare la luce, dandoti una visuale lievemente più precisa di ciò che si stava avvicinando, allora anche questo è un vantaggio.

«A poco a poco, un minimo cambiamento dopo l'altro, passi dalla totale non visione a un occhio altamente sofisticato, come quello che abbiamo noi. Infatti, dalle testimonianze fossili della Terra, sembra che l'occhio non si sia evoluto una sola volta, ma in sessanta diverse fasi. Prende tutti i tipi di forme: i nostri occhi a una sola lente, l'occhio composto degli insetti, gli occhi a foro di spillo senza lenti dei nautili. Sì, l'occhio si è evoluto, da solo, senza guida, in modo non pianificato, attraverso la selezione naturale.»

«Ma l'occhio è così raffinato, dottore, così sofisticato. Davvero lei non crede che sia opera di Dio?»

Smathers guardò l'aula. «Circa la metà della gente che vedo qui oggi porta gli occhiali; scommetto che buona parte dell'altra metà porta le lenti a contatto. Ora, può essere un miracolo che i produttori di lenti riescano a fare gli occhiali in un'ora, ma mi sarei aspettato che il Dio onnipotente progettasse occhi che mettono bene a fuoco da soli, senza aiuti meccanici.

«Naturalmente si potrebbe obiettare che Dio non ha mai pensato che avremmo guardato la TV tutta la notte, o che avremmo letto così tanto, che saremmo stati davanti ai computer, o che avremmo fatto dei lavori delicati con le nostre mani. Ma i problemi della vista non sono un disturbo soltanto moderno. Gli antichi indiani del Nord America facevano i loro esami della vista. La penultima stella dell'Orsa Maggiore in realtà è una stella doppia. Nelle notti limpide, una persona con la vista normale dovrebbe riuscire a vedere una seconda stella, meno luminosa, molto vicina a quella principale; questa è la prova che facevano gli indiani.

«E gli antichi greci usavano le Sette Sorelle delle Pleiadi nel Toro — riuscite a vederle tutte e sette? Bene, oggi, anche con una vista normale, solo sei sono visibili chiaramente — una delle Pleiadi si è oscurata nel corso dei millenni. Ma il fatto che i popoli antichi facessero dei test prova che i problemi della vista non sono una novità.»

Dale diede un'occhiata alla giuria, poi guardò di nuovo lo scienziato canadese.

«Però, dottor Smathers, la questione della messa a fuoco è sicuramente secondaria. Di certo nella sua struttura generale, la perfezione dell'occhio dimostra l'esistenza di un creatore divino?»

«No, non la dimostra» disse Smathers. «L'occhio, di fatto, è progettato in modo incompetente. Nessun ingegnere lo farebbe mai così. Ricorda che ho nominato tre componenti fondamentali — lenti, retina e nervo ottico? Ebbene, un progetto ben fatto avrebbe previsto che la retina fosse collegata al nervo ottico sul retro — in modo che il nervo non oscurasse la luce che arriva alla retina dalle lenti.

«Ma il nostro occhio è legato a culo indietro — mi perdoni, Vostro Onore — con il nervo ottico collegato alla retina dalla parte anteriore. La nostra vista sarebbe più acuta se la luce che arriva attraverso le lenti non dovesse passare attraverso il tessuto neurale prima di raggiungere la retina. Ed è ancora più alterata dal fatto che c'è anche una rete di vasi sanguigni sopra la retina che raggiungono il tessuto neurale.

«E, come se non bastasse, il tessuto nervoso deve fare un canale attraverso la retina per raggiungere il retro dell'occhio e andare verso il cervello. Questo canale provoca un punto cieco in ogni occhio. Normalmente non ne siamo coscienti, perché il nostro cervello compensa le informazioni visive mancanti con un'immagine estrapolata, ma sono sicuro che molti dei presenti hanno fatto i semplici esperimenti che permettono di dimostrare la presenza di un punto cieco nella vista. La perdita di qualità dell'immagine di cui ho parlato prima e il punto cieco semplicemente non sarebbero necessari se i nostri occhi fossero stati progettati in maniera logica, con la connessione neurale dietro invece che davanti alla retina.»

Ziegler si alzò di nuovo. «Davvero, Vostro Onore, devo rinnovare la mia obiezione. Dove si vuole arrivare?»

«La Corte è perplessa, avvocato Rice» disse Pringle.

«Ho bisogno solo di un attimo per finire con il teste, Vostro Onore.»

«Molto bene, avvocato Rice. Ma non di più.»

«Grazie.» Dale guardò Smathers. «Stava parlando della perdita di qualità dell'immagine dovuta alle connessioni dell'occhio umano. Ma sicuramente, professore, ciò che lei sta dicendo è semplicemente che lei non ha percepito la saggezza del progetto divino. Dopo tutto, noi non siamo ancora in grado di costruire occhi artificiali. Forse c'è qualcosa di fondamentale che non sappiamo di cui la struttura apparentemente incompetente da lei citata necessita.»

«No, non c'è. È vero che noi non possiamo ancora costruire occhi, ma la natura ne costruisce in continuazione. E poiché la natura opera per tentativi attraverso l'evoluzione, a volte sbaglia, come nei nostri occhi, e altre volte fa la cosa giusta. Spesso si dice che polpi e squille hanno occhi molto simili a quelli umani, ed è vero. Ma i loro si sono evoluti indipendentemente dai nostri, e sono attaccati bene, con tutto il tessuto neurale dietro la retina. Nessuno dei due ha vasi sanguigni o tessuto neurale che diffondano la luce che arriva sulla retina, e non hanno punti ciechi. Lungi dall'essere una prova della creazione divina, avvocato Rice, l'occhio umano è una delle migliori prove dell'evoluzione.»

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