Il cronoscafo non si mosse.
Harlan non si era aspettato che il cronoscafo si muovesse; non si era aspettato alcun tipo di movimento, ne in alto ne in basso, ne a destra ne a sinistra, ne avanti ne indietro. Tuttavia gli spazi tra le aste si erano sciolti in una oscurita grigia, solida al tatto eppure immateriale. E c'era un senso di movimento nel suo stomaco, un debole accenno di vertigine (psicosomatica?), piccoli elementi che gli dicevano come tutto cio che il cronoscafo conteneva, lui compreso, stesse filando in avanti nel tempo, attraverso l'Eternita.
Era salito a bordo nel 575° Secolo, la Sezione di residenza che gli era stata assegnata due anni prima. In quel periodo il 575° era stato il punto piu avanzato da lui raggiunto nell'Eternita, ma ora stava andando verso il 2456° Secolo.
In circostanze normali, la prospettiva gli avrebbe certamente dato un senso di smarrimento. Il suo Secolo natale era molto indietro, il 95°, per essere precisi. Il 95° era un Secolo rigidamente restrittivo per quanto riguardava l'energia atomica, vagamente rustico, portato a preferire il legno naturale come materiale da costruzione, esportatore di alcuni tipi di liquidi potabili distillati praticamente in ogni punto del Tempo; e grande importatore di semi di trifoglio. Benche Harlan non fosse piu ritornato nel 95°, da quando aveva iniziato l'addestramento speciale ed era diventato un Cucciolo, a quindici anni, esisteva sempre un senso di smarrimento e di nostalgia quando ci si allontanava ancor piu da «casa» lungo il corso del Tempo. Nel 2456° sarebbe stato a piu di duecentoquaranta millenni dal suo tempo natale, e si trattava di una distanza considerevole anche per un Eterno incallito.
In circostanze normali, sarebbe stato cosi…
Ma in quel momento Harlan non era in grado di pensare ad altro che ai suoi documenti che gli pesavano in tasca, e al suo piano che gli pesava sul cuore. Era un po' spaventato, un po' teso, e un po' confuso.
Furono le sue mani ad agire da sole, e a fermare il cronoscafo nel modo giusto e nel Secolo giusto.
Era strano che un Tecnico si sentisse teso o nervoso. Come aveva detto una volta l'Istruttore Yarrow?
«Sopra ogni altra cosa, un Tecnico deve essere privo di sentimenti. Il Mutamento di Realta che egli inizia puo influire sulla vita di cinquanta miliardi di persone, e influire cosi radicalmente su un milione di queste, da renderle praticamente nuovi individui. In queste condizioni, un atteggiamento emotivo e un chiaro svantaggio.»
Harlan scosse la testa, con un movimento quasi rabbioso, come se avesse voluto scacciare il ricordo della voce secca e precisa del suo Istruttore. A quei tempi non avrebbe mai immaginato di doversi trovare in quella posizione, ne di averne le capacita. Ma alla fine l'emozione lo aveva raggiunto. E non era per cinquanta miliardi di persone. In nome del Tempo, che cosa importava a lui di cinquanta miliardi di persone? Ce n'era una sola. Una sola persona.
Si rese conto che il cronoscafo era fermo, e, dopo un brevissimo indugio per riordinare i propri pensieri, riusci ad assumere la personalita fredda e distaccata che un Tecnico doveva avere, e usci. Il cronoscafo dal quale era uscito, naturalmente, non era lo stesso nel quale era entrato, nel senso che non era composto dagli stessi atomi. Harlan non si preoccupava di questi dettagli, non piu di quanto se ne sarebbe preoccupato qualunque altro Eterno: meditare sulla mistica del Viaggio nel Tempo, piuttosto che sul semplice fatto della sua esistenza, era il marchio del Cucciolo, del novizio dell'Eternita.
Indugio di nuovo alla sottilissima cortina di Non-Spazio e Non-Tempo che lo separava in un senso dall'Eternita, e nell'altro dal Tempo normale.
Quella sarebbe stata per lui una sezione di Eternita completamente nuova. Ne conosceva gli elementi, per sommi capi, perche aveva consultato il Manuale Temporale: tuttavia nulla poteva sostituire il contatto, l'aspetto concreto e reale, e percio Harlan si preparo a sostenere l'urto dell'adattamento.
Manovro i controlli, un'operazione semplicissima per passare nell'Eternita (e complicatissima per passare nel Tempo, un tipo di passaggio che era relativamente meno frequente). Attraverso la cortina, e si trovo abbagliato. Istintivamente, sollevo le mani per proteggersi gli occhi.
C'era solo un uomo davanti a lui. Dapprima Harlan riusci a distinguerlo confusamente.
L'uomo disse:
«Io sono il Sociologo Kantor Voy. Immagino che voi siate il Tecnico Harlan.»
Harlan annui, e disse:
«Padre Tempo! Non si puo regolare questa specie di decorazione?»
Voy si guardo intorno, e disse, in tono accondiscendente:
«Alludete alle pellicole molecolari?»
«E a che altro?» rispose Harlan. Il Manuale ne parlava, ma non accennava a una simile folle orgia di riflessi luminosi.
Harlan sapeva che la sua irritazione era del tutto ragionevole. Il 2456° Secolo era orientato sulla materia, come la maggior parte dei Secoli, e cosi lui aveva il diritto di aspettarsi fin dall'inizio una base di compatibilita. Non vi avrebbe trovato la totale confusione (totale per chiunque fosse nato in un Secolo orientato sulla materia) dei vortici di energia del 300°, o della dinamica dei campi del 600°. Nel 2456°, la materia veniva usata per tutti gli scopi, dalla costruzione di pareti a quella di chiodi; e questo era un vantaggio per la maggior parte degli Eterni.
Naturalmente, c'era materia e materia. Il nativo di un Secolo orientato sull'energia questo non lo avrebbe forse capito, perche per lui tutte le cose materiali sarebbero apparse variazioni minori di un tema grossolano, pesante e barbarico. Per un individuo orientato sulla materia, come Harlan, c'erano invece delle distinzioni: legno, metalli (suddivisi a loro volta in leggeri e pesanti), plastica, silicati, cemento, cuoio, e cosi via.
Ma chi poteva pensare a una materia composta esclusivamente di specchi?
Fu quella la sua prima impressione del 2456°. Ogni superficie rifletteva la luce e scintillava di luce. Ovunque si aveva un'impressione di completa levigatezza: l'effetto di una pellicola molecolare. E nell'infinita ripetizione del riflesso di se stesso, del Sociologo Voy, di tutto quello che poteva vedere, nei particolari o nella totalita, con tutte le angolazioni, c'era una spaventosa confusione. Un senso di confusione allucinante, che dava le vertigini.
«Sono dolente,» disse Voy. «Ma questo e l'uso del Secolo, e la Sezione assegnata a esso trova che e una buona norma adottare gli usi locali, quando e possibile. Vi abituerete, col passar del tempo.»
Voy s'incammino rapidamente sui piedi in movimento di un altro Voy, che se ne stava capovolto nel pavimento, e si muoveva in perfetta sincronia con lui. Tocco un sottilissimo indicatore, e il filo di luce che divideva la scala a spirale discese fino alla base.
I riflessi scomparvero; le luci si attenuarono. Harlan si senti di nuovo a suo agio.
«Seguitemi, per favore,» disse Voy.
Harlan lo segui lungo corridoi deserti che fino a pochi istanti prima dovevano essere stati un ribollire di luci e riflessi, su una breve scala, in un'anticamera, e finalmente in un ufficio.
In quel breve tragitto non si era visto alcun essere umano. Harlan era abituato a questo, lo dava per scontato, e sarebbe rimasto sorpreso, e forse scosso, se avesse colto l'immagine di una figura umana in movimento. Senza dubbio, si era diffusa la voce dell'arrivo di un Tecnico. Lo stesso Voy manteneva le distanze, e quando, casualmente, la mano di Harlan aveva sfiorato la manica del Sociologo, Voy si era scostato, trasalendo visibilmente.
Harlan provava una certa sorpresa nell'accorgersi dell'amarezza che tutto questo gli procurava. Aveva pensato che la corazza che era riuscito a far crescere intorno al suo cuore fosse piu robusta, piu resistente alle sollecitazioni dei sentimenti. E se sbagliava, se quella corazza era diventata troppo sottile, poteva esserci un solo motivo.
Noys!
Il Sociologo Kantor Voy si piego in avanti, rivolgendosi al Tecnico con modi apparentemente cordiali, ma Harlan noto, automaticamente, che sedevano alle estremita opposte di una lunga tavola.
«Sono lieto che un Tecnico della vostra reputazione si interessi del nostro piccolo problema,» disse Voy.
«Si,» rispose Harlan, nel tono gelido e impersonale che ci si aspettava da lui. «Ha i suoi lati interessanti.» (Ma era abbastanza impersonale? Certo i suoi veri motivi dovevano essere evidenti, la colpa doveva brillare in goccioline di sudore sulla sua fronte… non poteva simulare bene!)
Prese da una tasca interna il foglio perforato che riassumeva il progettato Mutamento di Realta. Era la stessa copia che era stata inviata il mese prima al Consiglio d'Ogniquando. Grazie ai rapporti che lo legavano al Calcolatore Anziano Twissell (il grande Twissell in persona) non aveva dovuto faticare molto per metterci le mani.
Prima di svolgere il foglio, che sarebbe rimasto aderente al tavolo grazie a un tenue campo paramagnetico, Harlan esito per una frazione di secondo.
La pellicola molecolare che ricopriva il tavolo era attenuata, ma non spenta. Il movimento del braccio attiro il suo sguardo, e per un momento il riflesso del suo viso parve fissarlo dalla piatta superficie del tavolo. Harlan aveva trentadue anni, ma ne dimostrava di piu, e lo sapeva bene. Questo era dovuto in parte al suo volto allungato e alle sopracciglie nere su un paio d'occhi scurissimi, quei lineamenti che gli davano l'espressione imperiosa e lo sguardo gelido che nella mente di tutti gli Eterni si associavano alla caricatura del Tecnico-tipo. O forse l'espressione era dovuta al fatto che lui stesso si rendeva conto, acutamente, di essere un Tecnico.
L'esitazione fu comunque brevissima. Subito egli termino di svolgere il foglio, che aderi perfettamente al tavolo, e fatto questo passo all'argomento principale.
«Io non sono un Sociologo, signore,» dichiaro, brevemente.
Voy sorrise:
«Splendido. Quando si comincia col dichiarare una mancanza di competenza in un campo specifico, generalmente si sottintende che, quasi subito dopo, si esprimera un'opinione completa in proposito.»
«No.» disse Harlan. «Non si tratta di un'opinione. Solo di una richiesta. Vorreste dare un'occhiata a questo sommario per vedere se non avete commesso un lieve errore, da qualche parte?»
Voy si fece subito serio.
«Spero di no.» disse.
Harlan rimase con un braccio appoggiato allo schienale della sedia, e con l'altro braccio appoggiato alle proprie gambe. Doveva impedire alle sue dita di muoversi, e di tamburellare nervosamente il tavolo. Non doveva mordicchiarsi le labbra. Era necessario che egli non mostrasse in alcun modo i propri sentimenti.
Da quando l'intero orientamento della sua vita era stato cosi radicalmente cambiato, aveva tenuto d'occhio tutti i progetti di Mutamenti di Realta che erano passati attraverso il rigido meccanismo amministrativo del Consiglio d'Ogniquando. Essendo il Tecnico personale del Calcolatore Anziano Twissel, era riuscito a fare questo con una disinvolta interpretazione di certi principi dell'etica professionale. Questo era stato facile, sorpattutto perche l'attenzione di Twissell era stata assorbita completamente dal suo nuovo progetto. (Harlan dilato brevemente le narici. Adesso sapeva qualcosa sulla natura di quel progetto).
Harlan non aveva avuto alcuna garanzia di trovare quello che stava cercando, per lo meno in un periodo di tempo ragionevole. Quando aveva potuto vedere per la prima volta il progetto di Mutamento di Realta 2456-2781, Numero di Serie V-5, aveva sospettato che le sue capacita di ragionamento si fossero piegate al desiderio, facendogli credere di avere trovato quanto desiderava in un progetto del tutto insignificante. Aveva passato un giorno intero a controllare e ricontrollare equazioni e relazioni, in uno stato di lacerante incertezza, che si mescolava a una crescente eccitazione e a un senso agrodolce di riconoscenza per chi gli aveva insegnato, per lo meno, i rudimenti della psicomatematica.
Voy si stava chinando su quegli schemi perforati, ora, con espressione in parte sconcertata, in parte preoccupata.
«Mi sembra, ripeto, mi sembra che sia tutto in perfetto ordine,» disse il Sociologo, dopo un breve esame.
Harlan prosegui:
«Mi riferisco in particolare alla questione del corteggiamento caratteristico della societa della corrente Realta di questo Secolo. Si tratta di un problema di sociologia, ed e quindi sotto la vostra responsabilita, suppongo. E per questo che ho fatto in modo di parlare con voi al mio arrivo, invece che con qualcun altro.»
Ora Voy aveva la fronte corrugata. Era sempre cortese, ma nella sua voce c'era una sfumatura di gelo.
«Gli Osservatori assegnati alla nostra Sezione sono di estrema competenza,» disse. «Sono piu che certo che quelli assegnati al progetto hanno fornito dei dati accurati. Avete forse le prove del contrario?»
«Affatto, Sociologo Voy. Accetto senza riserve i loro dati: quello che metto in dubbio e lo sviluppo dei dati. Non avete forse un complesso-tensorio alternativo, a questo punto, se i dati inerenti il corteggiamento sono stati esaminati con la debita considerazione?»
Voy dilato per un momento gli occhi, e poi apparve visibilmente sollevato.
«Naturalmente, Tecnico, naturalmente, ma l'alternativa si risolve in una identita. C'e una biforcazione di piccole dimensioni senza sbocchi da una parte o dall'altra. Spero vorrete scusarmi se uso un linguaggio figurato, senza ricorrere alle precise espressioni matematiche.»
«Anzi, ve ne sono grato,» disse Harlan, seccamente. «Non sono un Calcolatore, piu di quanto non sia un Sociologo.»
«Benissimo, allora. Il complesso-tensore alternato al quale vi riferite, o, in linguaggio figurato, la biforcazione della strada, e privo d'importanza. Le diramazioni si riuniscono subito, e la strada rimane unica. Non c'e stato neppure bisogno di menzionare l'alternativa nella nostra proposta.»
«Se lo dite voi, signore, mi inchinero alla vostra esperienza e competenza. Tuttavia, rimane sempre la questione del M.M.N.»
Il Sociologo trasali nel sentire pronunciare quelle iniziali, una reazione che Harlan si era aspettato. M.M.N.: Minimo Mutamento Necessario. In questo campo, il Tecnico era l'unico padrone. Un Sociologo poteva sentirsi a] di sopra della critica di chicchessia nelle questioni che riguardavano l'analisi matematica delle infinite Realta possibili nel Tempo, ma in materia di M.M.N. il Tecnico era l'autorita suprema.
I calcolatori meccanici, in questo campo, non servivano. Il piu grande Computaplex che mai fosse stato costruito, programmato dal piu intelligente e piu esperto Calcolatore Anziano che mai fosse nato, avrebbe potuto indicare solo i campi entro i quali sarebbe stato possibile trovare il M.M.N.: era a questo punto il Tecnico, dopo avere esaminato i dati, a decidere la scelta di un punto esatto entro i campi indicati. Un buon Tecnico sbagliava raramente. Un grande Tecnico non sbagliava mai.
Harlan non sbagliava mai.
«In questo caso, il M.M.N. raccomandato dalla vostra Sezione,» disse Harlan (che parlava freddamente, con sicurezza, pronunciando in sillabe precise le parole della Lingua Standard Intertemporale), «Prevede di provocare un incidente nello spazio, seguito immediatamente dalla morte piu o meno orribile di una dozzina di esseri umani.»
«Inevitabile,» dichiaro Voy, scrollando le spalle.
«D'altro canto,» prosegui Harlan, «Io suggerisco di ridurre il M.M.N. al semplice spostamento di un recipiente da uno scaffale a un altro. Qui!» e punto il dito affusolato. L'unghia ben curata del suo indice sfioro una serie di fori sul foglio perforato.
Voy esamino la sequenza con una specie d'intensita dolorosa, ma rimase in silenzio.
Harlan aggiunse:
«Questo non altera forse la situazione, in relazione al vostro bivio cosi trascurato? Non approfitta forse della biforcazione di possibilita minori, trasformandole in quasi-certezza, e questo non ci conduce forse al…»
«…praticamente, al M.R.O.» bisbiglio Voy.
«Esattamente al Massimo Risultato Ottenibile,» lo corresse Harlan.
Voy sollevo lo sguardo, e il suo volto scuro esprimeva un conflitto di collera e sgomento. Harlan noto, distrattamente, che c'era uno spazio tra i grandi incisivi superiori del Sociologo, uno spazio che gli dava un aspetto da coniglio, che contrastava notevolmente con la forza repressa delle sue parole.
«Suppongo,» disse Voy, «Che presto ricevero notizie dal Consiglio d'Ogniquando?»
«Non credo. Per quanto ne so, il Consiglio d'Ogniquando non ne e al corrente. Almeno, il progetto di Mutamento di Realta mi e stato inoltrato senza alcun commento.» Non diede spiegazioni sul significato di «inoltrato», ne Voy gliene chiese.
«Siete stato voi a scoprire questo errore, dunque?»
«E esatto.»
«E non avete fatto rapporto al Consiglio d'Ogniquando?»
«No.»
Ci fu dapprima un'espressione di sollievo, poi di sospetto.
«Perche no?»
«Poche persone avrebbero potuto evitare questo errore. Ho pensato di poterlo correggere prima che fosse compiuto il danno. E quanto ho fatto. Perche andare oltre?»
«Be'… vi ringrazio, Tecnico Harlan. Siete stato un amico. L'errore della Sezione che, come dite, era praticamente inevitabile, avrebbe fatto un'impressione pessima nel mio curriculum.»
Fece una breve pausa, e prosegui:
«Naturalmente, per ottenere le alterazioni di personalita richieste da questo Mutamento di Realta, la morte preliminare di pochi uomini e di trascurabile importanza.»
Harlan penso, con un certo distacco: Il suo tono non esprime una vera riconoscenza. Anzi, e probabile che sia risentito. Se ci pensera troppo, il suo risentimento si trasformera in sorda collera, al pensiero di essere stato salvato da un Tecnico da un errore che avrebbe fatto retrocedere di molti punti la sua qualifica. Se io fossi un Sociologo, mi stringerebbe la mano, ma non vuole stringere la mano a un Tecnico. E pronto a lottare per difendere la sua decisione che condanna dodici persone e piu a morire asfissiate, ma non se la sente di stringere la mano a un Tecnico.
E poiche sapeva che sarebbe stato fatale permettere al risentimento di Voy di crescere ancora, Harlan disse, senza lasciargli tempo per riflettere:
«Spero che la vostra riconoscenza giungera al punto di indurre la vostra Sezione a svolgere un lavoretto per me.»
«Un lavoretto?»
«Si, un Progetto di Vita. Ho qui i dati necessari, insieme a quelli di un Mutamento di Realta consigliato per il 482°. Desidero conoscere gli effetti del Mutamento sugli schemi di probabilita di un certo individuo.»
«Non credo di capirvi del tutto,» disse lentamente il Sociologo. «Certamente avrete i mezzi per fare questo nella vostra Sezione?»
«Infatti. Ciononostante, la ricerca nella quale sono impegnato attualmente e una faccenda personale, che non desidero sia messa agli atti, per il momento. Sarebbe difficile svolgerla nella mia Sezione, senza che…» Con un gesto vago, diede una conclusione incerta alla frase incompiuta.
«Dunque,» disse Voy, «Desiderate che non si svolga attraverso i canali ufficiali.»
«Desidero che sia fatta in forma confidenziale, e avere una risposta confidenziale.»
«Be', andiamo, si tratta di una procedura irregolare. Non posso acconsentire.»
Harlan corrugo la fronte.
«Non mi sembra piu irregolare della mia mancata denuncia del vostro errore al Consiglio d'Ogniquando. A questa irregolarita non avete sollevato eccezioni. Se dobbiamo seguire i rigidi criteri della norma in un caso, dobbiamo adottare la medesima politica nell'altro. Mi seguite… spero?»
L'espressione di Voy era la piu chiara risposta possibile a quella domanda. Il Sociologo tese la mano.
«Posso vedere i documenti?»
Harlan senti la sua tensione allentarsi, sia pure di poco. La parte peggiore era passata. Osservo ansiosamente il Sociologo, chino sui documenti che gli aveva consegnato.
Voy fece un solo commento, durante la lettura:
«Per il Tempo, ma e un Mutamento di Realta minimo!»
Harlan prese al volo questa opportunita, e improvviso:
«Infatti. Per me, e troppo trascurabile. La discussione verte proprio su questo particolare: il Mutamento e al di sotto della differenza critica, e io ho scelto un particolare individuo come campione. Naturalmente, non sarebbe diplomatico servirmi dei mezzi della nostra Sezione, prima di avere ottenuto la certezza di avere ragione.»
Voy non si dimostro ricettivo a queste spiegazioni, e Harlan si fermo, comprendendo che era inutile spingersi oltre i limiti della prudenza.
Il Sociologo sollevo il capo.
«Passero il tutto a uno dei miei Progettisti di Vita. La cosa rimarra confidenziale. Voi stesso capirete, pero, che questo non deve creare un precedente.»
«Naturalmente.»
«E se non vi dispiace, vorrei assistere subito al Mutamento di Realta. Sono sicuro che ci farete l'onore di condurre personalmente il M.M.N.»
Harlan annui.
«Me ne assumo tutte le responsabilita.»
Due degli schermi della sala di visione erano in funzione, quando essi vi entrarono. Gli ingegneri li avevano gia messi a fuoco sulle esatte coordinate di Spazio e Tempo, e poi se n'erano andati. Harlan e Voy erano soli, nella stanza scintillante. (L'insieme di pellicole molecolari era in funzione, non c'erano dubbi, ma Harlan stava guardando gli schermi).
Entrambe le immagini erano immobili. Avrebbero potuto apparire delle scene morte, poiche rappresentavano degli istanti matematici del Tempo.
Una immagine era in nitidi colori naturali; rappresentava la sala macchine di quella che Harlan sapeva essere un'astronave sperimentale. Una porta si stava chiudendo, e nella fessura che rimaneva era appena visibile una scarpa scintillante di un materiale rosso e semitrasparente. Era immobile. Tutto era immobile. Se l'immagine fosse stata tanto nitida da mostrare i granelli di polvere sospesi nell'aria, anch'essi sarebbero apparsi immobili.
Voy disse:
«La sala macchine restera vuota per due ore e trentasei minuti, dopo l'istante visualizzato. Questo nella Realta attuale, naturalmente.»
«Lo so,» mormoro Harlan. Stava infilando i guanti, e i suoi occhi stavano gia fissando nella mente la posizione del recipiente critico nel suo scaffale, misurando i passi necessari per raggiungerlo, valutando la posizione migliore nella quale trasferirlo. Lancio una rapida occhiata all'altro schermo.
Se la sala macchine, che si trovava nel campo definito «presente» rispetto alla Sezione d'Eternita nella quale essi si trovavano, appariva nitida e nei colori naturali, l'altra scena, che si trovava a circa venticinque Secoli nel «futuro», aveva la lucentezza azzurra tipica di tutte le visioni del «futuro».
Era un astroporto. Un cielo di un azzurro profondo, degli edifici azzurrini di nudo metallo su una terra verde-azzurra. Un cilindro azzurro di strana fattura, dalla base a bulbo, si ergeva in primo piano. Sullo sfondo, erano ritti altri due cilindri bulbosi. Tutti e tre puntavano verso il cielo delle punte divise da una scanalatura che giungeva nelle profondita delle astronavi.
Harlan corrugo la fronte.
«E un disegno strano.»
«Elettrogravita,» spiego laconicamente Voy. «Il 2481° e l'unico Secolo che sviluppi una tecnica di volo spaziale a elettrogravita. Ne propellenti, ne nucleonica. Esteticamente, e un sistema bellissimo: e un vero peccato che ora dobbiamo Mutare la sua Realta. Un vero peccato.» I suoi occhi fissarono Harlan, con evidente disapprovazione.
Harlan serro le labbra. Disapprovazione, certo! Perche no? Era lui il Tecnico.
Certo, era stato qualche Osservatore a fare rapporto sui particolari dell'abuso di droga. Era stato qualche Statistico a dimostrare che i recenti Mutamenti avevano aumentato il livello di consumo e di assuefazione, tanto da farne il piu elevato di tutte le attuali Realta umane. Qualche Sociologo, probabilmente lo stesso Voy, aveva dato l'interpretazione di questo elemento per tracciare un profilo psichiatrico di una societa. Infine, qualche Calcolatore aveva elaborato il Mutamento di Realta necessario per abbassare l'assuefazione alla droga ai limiti di sicurezza, e aveva scoperto che, operando il Mutamento, ci sarebbe stato un effetto collaterale che avrebbe influito sulla tecnica del volo spaziale elettrogravitazionale, facendola praticamente svanire. Dieci, cento uomini di ogni posizione e qualifica nell'Eternita avevano avuto mano in quel Mutamento.
E poi, alla fine, un Tecnico come Harlan doveva entrare in gioco. Seguendo le istruzioni che tutti gli altri avevano preparato congiuntamente per lui, sarebbe stato lui a originare il vero e proprio Mutamento di Realta. E allora tutti gli altri lo avrebbero fissato con aria accusatrice, perfette immagini di nobilta offesa. I loro sguardi avrebbero detto: Tu, e non noi, hai distrutto questa meraviglia.
E per questo motivo essi lo avrebbero condannato ed evitato. Era cosi, e sarebbe stato cosi. Tutti scaricavano su di lui le loro colpe, e lo disprezzavano.
«Comunque le astronavi non contano,» disse Voy. Il suo sguardo era sempre fisso su Harlan. «Contano invece quelle cose.»
Le «cose» erano persone, rimpicciolite dalla vicinanza delle astronavi, proprio come la Terra e la societa della Terra venivano sempre rimpicciolite dalle dimensioni fisiche del volo spaziale.
Erano piccole marionette riunite a grappoli, quelle persone. Le loro braccia e gambe minuscole erano sollevate in posizioni innaturali, immobilizzate in quell'istante di Tempo.
Voy scrollo le spalle.
Harlan stava regolando il piccolo generatore di campo che teneva al polso.
«Vediamo di sbrigare questo lavoro,»
«Un momento. Voglio mettermi prima in contatto con il mio Progettista di Vita, per sapere quanto impieghera a svolgere il suo lavoro. E un'altra cosa che desidero portare a termine presto.»
Le sue dita si mossero rapide su un piccolo contatto mobile, e il suo orecchio ascolto attentamente lo schema fatto di ticchettii che giungevano in risposta. (Un'altra caratteristica di quella Sezione d'Eternita, penso Harlan… suoni codificati in ticchettii. Intelligente, ma ostentato, proprio come le pellicole molecolari).
«Ha detto che non ci vorranno piu di tre ore,» riferi alla fine Voy. «Tra parentesi, mi ha detto che gli piace molto il nome della persona in esame. Noys Lambent. E una femmina, vero?»
C'era un senso di soffocamento, nella gola di Harlan.
«Si.»
Voy piego le labbra in un lento sorriso.
«Sembra interessante. Mi piacerebbe vederla, senza farmi vedere. In questa Sezione non abbiamo visto una donna da mesi.»
Harlan non si fido della sua voce, e giudico piu prudente non rispondere. Fisso per un momento il Sociologo, e poi si volto, bruscamente.
Se c'era una lacuna nell'Eternita, questa riguardava le donne. Harlan aveva riconosciuto questa mancanza nel momento stesso in cui era entrato nell'Eternita, ma ne aveva avvertito il peso, personalmente, solo nel giorno in cui aveva conosciuto Noys. Da quel momento tutto era cambiato, in una successione di eventi che lo avevano portato al momento attuale… nel quale lui tradiva il suo giuramento di Eterno e tutto cio in cui aveva creduto.
E perche, tutto questo?
Per Noys.
E non provava alcuna vergogna.
Era questo che lo turbava. Non provava alcuna vergogna. Non provava alcun senso di colpa per il crescendo di colpe di cui si era macchiato… colpe che erano crimini veri e propri, per l'etica dell'Eternita, e al cui confronto l'ultimo abuso commesso, e cioe l'uso improprio di un Progetto di Vita privato, poteva essere considerato un semplice peccatuccio trascurabile.
E se fosse stato necessario, avrebbe fatto anche di peggio.
Per la prima volta, quel pensiero specifico e preciso si formo nella sua mente: e benche lo respingesse subito, inorridito, si rese conto che tutto era inutile, perche se quel pensiero era venuto una volta, certo sarebbe ritornato.
Il pensiero era, semplicemente, questo: se fosse stato necessario, lui avrebbe distrutto l'Eternita.
E il peggio era che lui sapeva di avere il potere di farlo.